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Autore: Altair13Sirio    18/08/2017    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Luna si voltò a guardare l'alta facciata grigia della sua scuola, che ancora le incuteva un po' di timore ogni volta che si avvicinava all'edificio. Si era incupita di colpo non appena suo padre si era voltato dopo averle dato un bacio sulla fronte; allo stesso modo stava per far sua madre, ma la bimba tenne stretta la mano di Stella e fece di tutto per non lasciarla andare, pur non proferendo parola per spiegare il motivo di tanto attaccamento.
<< Che succede, Luna? >> Chiese Stella Rubia piegando un po' la schiena per potersi avvicinare alla figlia e sentire meglio quello che volesse dirle. Ma Luna rimase in silenzio stringendo la sua mano e fissando con occhi opachi il portone della scuola, i codini che le aveva fatto la madre dondolavano graziosamente a ogni movimento della sua testa.
La bimba abbassò lo sguardo confusa, poi lo rialzò eseguendo una rotazione di novanta gradi con il collo e finendo per guardare nel profondo degli occhi verdi di sua madre. << Mamma… >> Mormorò con voce fragile, come se da un momento all'altro dovesse smettere di emettere suoni dalla gola. << Oggi ce la farete a tornare in tempo? >>
La sua era una domanda legittima dopo i precedenti dei suoi genitori, anche se Luna non avrebbe nemmeno dovuto porsi quel dubbio; Stella, tuttavia, rimase senza una risposta chiara per quella domanda. La Tamaraniana fu completamente spiazzata dalle parole di Luna, che mostravano quanto fosse stata segnata dai recenti ritardi dei Titans nell'andare a prenderla alla fine delle lezioni e quanto, forse, avesse paura che quell'evento potesse ripetersi.
Dopo una pausa dalla durata relativamente breve – Stella la percepì come un'eternità, ma Luna non se ne accorse nemmeno – la madre rispose con un grande sorriso rivolto alla bambina, che per un attimo si era distratta mettendosi ad osservare da lontano alcuni bambini che giocavano nel cortile con una palla, in attesa dell'inizio delle lezioni. << Ma certo che torneremo in tempo! >> Esclamò rassicurante e piegandosi per abbracciare la piccola Luna, che di certo non si fece sfuggire quell'occasione per ricevere un altro po' di coccole prima della separazione. << La mamma e il papà hanno avuto alcuni contrattempi negli ultimi giorni e poi, come ha detto il signor Grayson, tutti quanti ci mettono un po' ad abituarsi… >>
<< E' perché siete tanto impegnati, che non arrivate mai in tempo? >> Chiese Luna con vocina tenera, abbassando lo sguardo e cominciando a tormentarsi le dita con nervosismo.
Stella strinse le spalle e assunse un tono incerto:<< “Mai”… Adesso non esageriamo… E' successo solo due volte! Vedrai che le cose andranno meglio. >> E con questo cercò di sorridere alla figlia, che però quel giorno sembrava non volerla smettere con le domande.
<< Due su due… >> Mormorò timidamente mentre il sorriso di Stella Rubia si sgretolava davanti ai suoi occhi e la donna rimaneva in silenzio, pensando a una buona risposta da darle. Non aveva niente pronto al momento, non aveva idea di cosa potesse voler sentirsi dire la bambina… L'unica cosa che poté fare fu mostrare un nuovo sorriso, che sembrava molto quello di prima resuscitato e un po' più ammaccato, e dirle di ave fiducia.
<< Per il momento l'unica cosa su cui ti dovrai concentrare sarà la scuola… Vai e non pensarci troppo, vedrai che avrai una bella sorpresa all'orario di uscita! >> Detto questo fece voltare la figlia, con il suo zainetto colorato sulle spalle che riluceva ogni volta che lei si muoveva, e le diede una piccola spintarella per farle coraggio.
Luna si sentì molto malinconica quando sua madre la ebbe spinta a quel modo, dimostrando di non sapere come rispondere alle sue insistenti e continue domande; non era molto incoraggiante, nonostante le avesse detto di non pensarci e avere fiducia. Sentì gli occhi inumidirsi, ma non riuscì pienamente a spiegarsi il perché di ciò e pensò di non aver dormito bene quella notte; strano, perché dopo essersi imbozzolata nella sua coperta in compagnia della fiammella di Stella Rubia, Luna si era sentita benissimo… La voce del padre la fece voltare di nuovo e Luna si chiese perché fossero ancora lì: aveva quasi dimenticato di aver trattenuto lei stessa la madre per porle le sue domande.
Robin non disse nulla: si batté un pugno sul petto all'altezza del cuore e sorrise incoraggiante alla bambina, che improvvisamente si fece raggiante e cominciò a saltellare sul posto facendo un gran baccano con lo zaino che sobbalzava in reazione ai suoi salti. Sorridendo, imitò il gesto del padre battendosi con vigore una mano sul petto; poi si voltò salutando i due genitori e cominciando ad incamminarsi a passi rapidi verso il portone di entrata scuola dove avrebbe incrociato un bidello tarchiato e con i pantaloni sporchi di terra che l'avrebbe salutata amabilmente con un grosso sorriso pacioso; la bimba avrebbe poi fatto un giro di fronte agli scalini che portavano sul portico prima di entrare nell'edificio, esaminando al volo il cortile da quel punto che, a suo parere, era il migliore, e poi sarebbe scomparsa confondendosi all'interno del corridoio di entrata tra le luci delle finestre e gli altri bambini che erano già entrati.
Se Robin aveva fatto quel gesto con la mano, significava che avrebbe mantenuto la promessa: Luna ne era sicura.
Attraversò il corridoio pieno di gente con un grosso sorriso stampato sul volto, pronta ad incontrare di nuovo i suoi amici di scuola; era difficile chiamarli amici dopo solo due giorni, ma pensava che ci fossero buone possibilità di creare delle stupende amicizie.
Gli alunni più grandi facevano chiasso nelle aule, mentre attendevano l'arrivo degli insegnanti, e per i corridoi si sentivano gli schiamazzi dei bambini e i rimproveri degli adulti che cercavano di mantenere l'ordine; la classe di Luna era in fondo a un corridoio più piccolo che si apriva a metà di quello che stava percorrendo lei in quel momento. Ricordava bene la prima volta che aveva attraversato quel corridoio in compagnia della direttrice Reeds e non lo avrebbe scordato mai: era così tesa da rischiare di inciampare in qualsiasi momento e temeva di confondersi proprio al momento meno opportuno e fare brutta figura pronunciando male qualche parola, addirittura il suo stesso nome. Per fortuna poi era andata bene, ma Luna aveva davvero temuto che succedesse qualcosa di spiacevole, o comunque imprevisto e incontrollabile quel giorno.
Dopo essere entrata assieme alla direttrice dagli occhi di ghiaccio, Luna era stata presentata alla classe con cordialità e gentilezza per farla mettere a suo agio; i bambini erano rimasti in silenzio e l'avevano accolta fissandola con occhi sgranati, pieni di curiosità. Tutti quegli occhi su di sé erano insoliti, Luna non aveva mai visto tanti bambini come lei riuniti assieme nella stessa stanza e in quel momento sembrava che lei fosse la cosa più interessante là dentro. Tutta quella attenzione la riceveva come quando si metteva a raccontare alla sua famiglia qualche fatto della sua giornata che l'aveva meravigliata tanto; in quei casi, i Titans si zittivano istantaneamente e cominciavano ad ascoltare attentamente ciò che aveva da dire loro. Era un po' la stessa cosa: anche al suo primo giorno di scuola aveva dovuto dire qualcosa ai suoi nuovi compagni di classe, si era dovuta presentare in modo che potessero sapere chi fosse.
Così Luna Bianca aveva cominciato a presentarsi; bastava già vedere il modo in cui fosse vestita quella mattina, con il vestitino indossato al contrario e le calze spaiate a indicare quanto fosse un tipetto particolare, ma quando aveva cominciato a parlare aveva dimostrato tutta la sua simpatia e la sua grande qualità di attirare la simpatia di chiunque. I bambini stavano ad ascoltarla quasi ammaliati dalle sue parole, come se tutto ciò che dicesse li interessava enormemente e i suoi occhi verde smeraldo li ipnotizzavano; Luna aveva detto di essere la figlia di Robin e Stella Rubia, si era presentata dicendo di aver chiesto lei di poter andare a scuola e la sua famiglia aveva esaudito il suo desiderio. Non sapendo bene cosa dire, Luna aveva poi cominciato a divagare parlando di argomenti sempre più vaghi e lontani dal punto principale del discorso, che era presentarsi: aveva cominciato raccontando di come si svolgessero le sue giornate, quando i genitori venivano richiamati per un'emergenza e dovevano quindi entrare in azione, e lei qualche volta riusciva ad ottenere il permesso di andare con loro mentre altre volte ancora doveva restare a casa a fare la brava, attendendo il ritorno degli adulti; poi era passata a descrivere la sua casa, l'enorme torre dove una persona normale si sarebbe persa in pochi minuti, ma dove lei che ci era cresciuta sarebbe riuscita a girare con gli occhi bendati; infine era arrivata ad elencare i suoi gusti nel vestire, nel cibo, nei cartoni animati e nei fumetti, nei giochi e tutto quello che secondo lei era di vitale importanza perché quei bambini potessero decidere di diventare suoi amici, e avrebbe continuato a parlare ancora a lungo se la signora Reeds non l'avesse fermata, dicendole che avrebbe avuto tutto il tempo per fraternizzare con i suoi nuovi compagni da quel momento.
Di certo, con quella presentazione i bambini avevano capito che Luna fosse provvista di una gran bella parlantina…
Dopo il primo giorno la scuola non era diventata meno intrigante, ma in qualche modo Luna ci aveva familiarizzato e in poco tempo era riuscita a memorizzare l'intera piantina dell'edificio, individuando tutti i bagni e localizzando ogni aula con estrema precisione. I bambini erano davvero stupefatti da questa sua caratteristica, come anche dalla sua incredibile – secondo loro – e insaziabile voglia i apprendere: Luna Bianca conosceva già molto di quanto venisse insegnato a scuola, ma scoprì che non c'era niente di meglio che ripetere con cura alcuni argomenti già conosciuti per poter capire se li avesse effettivamente compresi oppure no; in più, studiando a scuola Luna notò di essere messa continuamente di fronte a tante materie e situazioni diverse, dove la sua preparazione e il suo intelletto la aiutavano a trovare la risposta, mentre alcuni argomenti venivano affrontati in modo più approfondito di quanto avesse fatto con Corvina. Certamente, non era profondo come le sedute di meditazione con la sua K'Norfka e non era divertente come le lezioni di Tamaraniano di sua madre, ma a Luna piaceva la scuola e si divertiva molto ad apprendere nuove cose con gli altri bambini.
Quel giorno nella sua classe c'erano venti bambini, tre in meno dei due giorni precedenti; Luna non sapeva che si potessero assentare, si chiese cosa sarebbe successo al loro ritorno. I bambini nella classe erano riuniti in più gruppetti e chiacchieravano animatamente, alcuni di loro sfogliavano dei giornalini e altri giocavano con dei piccoli oggettini che Luna non riconobbe immediatamente. L'aula era piena di vita e quell'atmosfera dava una forte scossa a Luna ricaricandole le energie.
<< Ciao Luna! >> Esordì una bambina con indosso un vestitino a fiorellini alzando un braccio dal centro di uno dei gruppetti dove si chiacchierava.
Luna sorrise in silenzio e alzò una mano agitandola con imbarazzo mentre il suo corpo di pietrificava sul posto per un istante. << Ciao! >> Riuscì a rispondere prima di riprendere a camminare e avanzare verso il banco che le era stato assegnato il suo primo giorno di scuola, in seconda fila e al centro della classe.
La confusione non dava alcun fastidio a Luna, che fece il suo ingresso nella classe con grazia e un largo sorriso stampato in volto. Lanciava sorrisi benevoli ai suoi compagni, che rispondevano con molta cordialità e si voltavano tutti a sorriderle ogni volta che passava accanto a loro; tutti quanti la ammiravano come se fosse una persona speciale, ma Luna non capiva perché ricevesse così tanta attenzione anche per delle cose banali… Nonostante ciò, lo apprezzava.
La bambina si sedette al suo posto nella fila centrale e si voltò per sorridere al suo compagno di banco, che però non la degnò nemmeno di uno sguardo e si limitò a continuare a guardare il proprio banco con aria infastidita. Vedendo che non avrebbe ricevuto una risposta, con un po' di riluttanza Luna si girò per salutare i suoi compagni seduti dietro. Da quando era arrivata, il suo compagno di banco sembrava aver fatto di tutto per ignorarla e lei non sapeva nemmeno perché; non aveva fatto niente di male nei suoi confronti e aveva sempre cercato di chiacchierare con lui, eppure il bambino era sempre rimasto in silenzio… Non se ne preoccupava però, pensando che si trattasse solo della timidezza del suo compagno di banco.
<< Ciao Luna! >> Disse uno dei bambini alle sue spalle sorridendo ampiamente. Quando Luna rispose a quel sorriso con un altro sorriso ancora più ampio, il bambino sembrò emozionarsi molto.
<< Che fate? >> Chiese la bimba sporgendosi un po' dalla sedia e guardando sui banchi dei ragazzini dietro di lei.
I ragazzini stavano scarabocchiando qualcosa su dei fogli di carta colorata, mentre intanto altri bambini e bambine alle loro spalle si sporgevano dalle finestre e salutavano gli altri bambini all'esterno della classe, ancora nel cortile. Il bambino che l'aveva salutata alzò la testa stringendo in una mano una matita violetta:<< Disegniamo! >>
Luna cercò di intravedere il disegno del suo amichetto, ma quando riuscì a capire di cosa si trattava non ne rimase molto impressionata: era un disegno molto approssimato e dai tratti tremolanti di un grande mostro viola che camminava minacciosamente in mezzo ai palazzi di una città e ghignava in modo assurdamente ridicolo; dall'altro lato del foglio, un uomo mascherato gli si opponeva e arrestava la sua avanzata puntandogli contro un dito, mentre con posa fiera mostrava di avere la situazione sotto controllo. Doveva essere un supereroe? Il disegno ricordava vagamente il suo zio Cyborg, ma Luna pensò solamente che fosse brutto: non per il disegno in sé, quanto per il soggetto presentato. La ragazzina pensava che fosse molto più bello disegnare qualcosa come il mare, o un cielo pieno di nuvolette, o anche dei cuccioli che giocano tra loro; lei amava i supereroi e i suoi genitori, ma pensava che fossero molto più carini altri soggetti e che quelli fossero adatti alla realtà. E poi non era possibile che Cyborg diventasse improvvisamente così grosso!
Prima che Luna potesse dare un suo parere sul disegno del bambino, la campanella risuonò improvvisamente facendola sobbalzare sulla sedia tendendo le orecchie, mentre per un attimo si paralizzava sul posto tremando come una foglia e con gli occhi spalancati e fissi nel vuoto. Non si era ancora abituata a quel suono improvviso e squillante che era la campana dell'inizio delle lezioni, e aveva il presentimento che non se ne sarebbe mai abituata… Non aveva alcun problema con la sirena di casa sua, che partiva facendo tremare l'intera torre dei Titans anche nel bel mezzo della notte e che mobilitava subito tutti all'interno, ma quella campanella stridula e martellante le penetrava nel cervello e arrivava sempre inaspettatamente, come se cambiasse orario ogni giorno.
I bambini andarono ai loro posti mentre Luna si riprendeva dal colpo e si girava sulla sedia per rivolgere lo sguardo alla cattedra e alla porta della classe. Nella classe calò il silenzio, nonostante qualcuno nelle retrovie facesse ancora un po' di confusione, probabilmente un paio di compagni di Luna si erano messi a giocherellare tra loro ritrovandosi sulla stessa via per i banchi. All'improvviso si udì un forte rumore di sedie che strisciano e Luna si guardò intorno confusa mentre tutti gli altri bambini si alzavano con formalità; si accorse anche lei del professore che stava per fare il suo ingresso nella classe e si alzò dalla sedia con fare impacciato.
<< Buongiorno bambini… >> Disse distrattamente l'uomo che fece il suo ingresso nella classe camminando lentamente, con indosso una camicia a righe sottili blu e un paio di pantaloni grigi, mentre gli occhiali neri pendevano leggermente da un lato, spostati verso sinistra di qualche millimetro. Stava guardando con curiosità alcuni fogli che aveva portato con sé e non prestava attenzione a dove andava; finì per urtare una gamba della cattedra, suscitando l'ilarità della classe.
<< Buongiorno signor Grayson! >> Risposero in coro i bimbi dopo che l'uomo li ebbe ripresi con un'occhiata ammonitrice, mentre intanto Luna fissava sbigottita gli altri bambini e il professore che sembrava non essersi fatto molto male. Non capiva cosa ci fosse di divertente in un uomo che sbatteva con il piede a un ostacolo e rischiava di cadere, si era spaventata per lui non appena lo aveva visto in quella situazione così precaria; per fortuna non era successo niente…
Il signor Grayson si sedette sulla sedia della cattedra, un po' ruotata verso l'uscita, e continuò a sfogliare le carte che aveva portato mentre intanto poggiava accanto ai piedi della cattedra la sua solita valigetta nera. << Questa mattina… Ho pensato che sarebbe stato divertente fare qualcosa di nuovo… >> Mormorò più a sé stesso che alla classe. Intanto i bambini si erano seduti e Luna aveva nuovamente reagito in ritardo al gesto, rovinando quella che sembrava una coreografia perfetta. << Così ho deciso di stampare queste pagine di calcoli e distribuirle per caso alla classe; vediamo se riuscite a mettere in ordine i risultati tra di voi. >> E detto questo si alzò dalla sedia e cominciò a girare per i banchi lasciando fogli a bambini scelti a caso.
Quando passò da Luna, la bimba si sentì quasi onorata di essere stata scelta per quel foglio e accettò la carta con molta grazia, suscitando un sorrisetto divertito da parte del signor Grayson. Quando quello fu tornato al suo posto, prese una penna blu tra le dita della mano sinistra e cominciò a farla roteare:<< Se doveste avere bisogno di chiarimenti, non esitate a chiedere anche se preferirei che faceste il lavoro senza aiuti… Ricordatevi di collaborare tutti quanti e assicurarvi che i risultati siano corretti; per questo vi invito ad eseguire delle prove prima di scrivere il risultato con la penna. Avete quindici minuti, vediamo come riuscite a gestire questo tempo… >>
Non appena ebbe premuto sulla penna per tirare fuori la punta, i compagni di Luna si misero a lavorare all'istante con le teste basse sui loro fogli: i bambini dovevano prima risolvere da soli gli esercizi che gli erano stati posti sui fogli e poi dovevano collaborare per mettere in ordine i risultati dal più piccolo al più grande. Luna non capiva dove fosse la fretta; quindici minuti erano anche troppi! Rimase a guardarsi intorno con aria persa mentre gli altri scrivevano compulsivamente sulle loro fotocopie. Eventualmente, il signor Grayson notò questo suo atteggiamento e la chiamò.
<< Luna? >> Fece l'uomo disorientato, facendo voltare la bambina verso di sé. << Non lavori? C'è qualche problema? >>
La bimba lo fissò per qualche istante con gli occhi persi nel vuoto e la bocca serrata a mordicchiarsi l'interno del labbro, poi abbassò lo sguardo sul suo foglio, prese la penna e scrisse i risultati delle varie operazioni uno dopo l'altro. Quando ebbe finito, sollevò il foglio mostrandolo al professore. << Fatto. >> Disse con semplicità, mentre i suoi compagni la guardavano sbalorditi e il signor Grayson sbatteva le palpebre più volte con aria intrigata, leggermente disorientato.
<< Oh… >> Mormorò un po' sorpreso dalla rapidità di calcolo della bambina, che sembrava aver appena risolto degli esercizi semplicissimi ma che i suoi coetanei trovavano particolarmente stressanti. << Allora aspetta che finiscano anche i tuoi compagni e mettete in ordine i risultati… >> Rispose dopo un po' sorridendo imbarazzato, non aspettandosi una simile applicazione da parte della bimba appena arrivata; forse si aspettava di avere a che fare con qualcuno totalmente impreparato, ma in qualche modo avrebbe dovuto prevedere una simile perspicacia dai due giorni passati a conoscerla.
Luna annuì cordialmente e abbassò lo sguardo impassibile sul foglio; i suoi occhioni fissi erano puntati su una operazione appena svolta, risolta in un attimo assieme a tutte le altre. Le venne automatico alzare lo sguardo e vide il signor Grayson con sguardo basso e pensieroso mentre faceva scivolare lentamente la punta della penna su un foglio di carta posto sulla sua scrivania; Luna si voltò per un solo istante e scoprì che tutti gli altri bambini della classe la stavano fissando sbalorditi.
Tornò subito a guardare davanti a sé, imbarazzata sentendosi tutta quella pressione addosso. Non capiva; era così facile, perché la guardavano come se fosse di un altro pianeta? Anzi, per lei quegli esercizi erano addirittura noiosi; non vedeva l'ora di passare alla parte in cui ci si riuniva per mettere in ordine i risultati dei vari esercizi!
Sospirò poggiando una guancia sul pugno chiuso con stretta dentro la penna, poi mandò il proprio sguardo fuori dalla finestra, lontano, perdendosi prima tra le foglie degli alberi che facevano da cornice al cortile della scuola, poi nel blu cielo che quella mattina ancora non si era colorato del tutto. Anche la scuola a volte poteva essere noiosa…
   
 
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