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Autore: shiningreeneyes    22/08/2017    2 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 25

Mi resi conto di quello che aveva appena detto e i miei occhi si spalancarono.

 

 

 

Rimanere a casa di Harry si era rivelato sorprendentemente facile e rilassante. I suoi genitori non facevano domande su niente, nemmeno dopo che furono passati un paio di giorni, ma ero abbastanza sicuro che Harry tenesse loro al corrente su tutto considerando il fatto che ricevevo parecchie occhiate comprensive da parte della madre e del padre che continuavano a dirmi 'rimani qui tutto il tempo di cui hai bisogno'. Ero eternamente grato ad entrambi e feci in modo di farglielo sapere, ma dopo quattro giorni e non avendo idea di cosa avrei dovuto fare, cominciai a sentirmi un po' colpevole. Stare in una casa in cui tecnicamente non sarei dovuto stare e senza essere in grado di aiutare a causa del fatto che fossi per metà disabile, mi fece sentire come un parassita.

 

Mercoledì, 13 Aprile

Trentaquattro settimane e due giorni 

 

Una mattina ci trovavamo in cucina, preparando una colazione veloce prima di andare a scuola. Harry era impegnato a guardare dentro il frigorifero, apparentemente in cerca di qualcosa da bere che non fosse latte se i mormorii di 'solo latte ovunque' che continuava a pronunciare erano di qualche indizio, mentre io lo guardavo dal bancone, preparando un paio di panini da portare per il pranzo.

 

"Ehi, Harry?" dissi improvvisamente.

 

"Hm?" rispose assente, ancora con la testa dentro al frigo.

 

"È... sono- voglio dire, è okay se sto qui?" chiesi, mordendomi leggermente il labbro.

 

Si mise dritto e si voltò a guardarmi con la fronte corrugata. "Perché me lo chiedi?"

 

Scrollai le spalle. "Non lo so, è solo... sai, occupo uno spazio in più e mangio il tuo cibo e non faccio davvero niente per aiutare, credo che sia sbagliato."

 

"Sono passati solo quattro giorni da quando sei arrivato," disse, guardandomi divertito, "e sei davvero poco costoso, non preoccuparti."

 

"Per ora," dissi, "dovrei almeno fare qualcosa per aiutare qui, specialmente perché non ho idea di quanto tempo ci vorrà prima di trovare un posto in cui vivere."

 

Sorrise un po' prima di chiudere lo sportello del frigo, avvicinarsi e mettermi entrambe le mani sulle spalle.

 

"Prima di tutto sei quasi all'ottavo mese di gravidanza e preferirei che tu non facessi niente se non ciò che è strettamente necessario," disse, "quindi non ti lascerò fare i lavori domestici o qualunque altra cosa tu abbia in mente di fare."

 

Dovetti ammettere che fare i lavori di casa suonava tutt'altro che allettante considerando che solo stare in piedi mi rendeva esausto e abbastanza affaticato.

 

"Sei sicuro?" dissi comunque, "potrei almeno aiutarti con-"

 

"No, Lou," mi interruppe con voce cantilenante, scuotendo la testa. "Starai seduto sul tuo culo carino fino a quando il bambino non sarà nato così che tu non finisca per fare male a te stesso o a lui. Mamma ha detto lo stesso."

 

"Cosa? Tua mamma ha detto che dovrei stare seduto sul mio culo carino?" 

 

Sorrise sarcasticamente. "No, ma lei ha detto che sembri stanco e che quando le persone in gravidanza sembrano stanche, devono riposare."

 

"Ah, allora parli di me con tua mamma," dissi, sollevando le sopracciglia con aria scherzosa.

 

"Si, beh, ho dovuto consultarmi con qualcuno," disse. "E chi meglio di chi è rimasta incinta due volte?"

 

"Bene, afferrato," dissi.

 

Mi fermai un attimo e poi sospirai.

 

"Senti, sei stato fantastico e anche i tuoi genitori, ma non ho idea di quando potrei avere un posto tutto mio. Potrebbero essere settimane e non voglio approfittarmi di te e dell'ospitalità dei tuoi genitori per così tanto tempo."

 

Harry sospirò e lasciò che entrambe le sue mani scivolassero dalle mie spalle fino allo stomaco, lasciandole riposare lì.

 

"Louis, ascoltami," disse, "sei incinto del mio bambino e voglio che entrambi siate al sicuro, ok? E farti vivere nella mia casa è un ottimo modo per garantirti questa sicurezza, perché se dovesse succedere qualcosa sarei a meno di venti metri di distanza da te e poiché entrambi i miei genitori sanno cosa sta succedendo, saranno lì per aiutarti. Mi piacerebbe se tu rimanessi qui fino a che il bambino non sarà nato e preferibilmente anche per qualche settimana dopo la nascita, sia che scegliamo di tenerlo sia che non lo scegliamo."

 

Inghiottii, il mio stomaco si attorcigliò di disagio all'ultima parte, ma quando mi guardò con i suoi occhi caldi e premurosi e dato che le sue mani erano posizionate in segno di protezione sul mio ventre, non avevo avuto il coraggio di dirgli che ogni giorno che passava ero sempre più propenso a dare il bambino in adozione. 

 

"Sei sicuro?" dissi semplicemente. "Perché, sai, mancano ancora due mesi prima della nascita e... beh, due mesi sono lunghi da vivere in una casa in cui non dovresti vivere."

 

"È bello," disse lentamente, come se cercasse di convincermi a credergli. "Ho parlato con i miei genitori e a loro va bene; papà sta dicendo che la nostra casa è stata vuota per troppo tempo da quando Carlos ed Helen se ne sono andati, quindi onestamente credo che sia felice di avere un'altra persona qui. In più, sai, è un po' eccitato per l'intera faccenda dell'avere un nipotino. Anche mia mamma."

 

"Davvero?" lo interrogai, leggermente sorpreso da quello, "sono eccitati che il loro figlio è riuscito a mettere incinto un ragazzo ad una festa mentre era ubriaco?"

 

Harry sbuffò. "Non sanno della festa, ho detto a loro che sei un amico di Liam e che ci siamo incontrati ad una partita di calcio e bla bla bla."

 

"E... sono d'accordo con questo?" chiesi, sentendomi un po' confuso, "che il loro figlio etero abbia messo incinto un ragazzo?"

 

"Si, beh, come ti ho detto prima, sono abbastanza alla mano," disse facendo spallucce, con un sorriso stampato in faccia, "non hanno chiesto niente, solo... l'hanno accettato per quello che è, suppongo."

 

"Peccato che i miei genitori non l'abbiamo vista nello stesso modo," dissi con una risata priva di umorismo, "o comunque, mia mamma con il suo fidanzato."

 

Il suo sorriso vacillò si trasformò in un espressione accigliata. "Come la stai prendendo? Non ti ho ancora chiesto niente."

 

"Sto... bene," dissi vagamente, "almeno considerate le circostanze."

 

"Ma...?"

 

"Nessun 'ma'," dissi, "è solo un po' dura quando tua mamma sceglie un ragazzo conosciuto da meno di un anno a te, sai?"

 

"Mi dispiace dirlo, ma è un orribile modello genitoriale," mormorò, "i genitori dovrebbero mettere i loro figli prima di qualsiasi altra cosa, non importa quali siano... le loro convinzioni."

 

"Sarai un buon genitore," dissi, sorridendo piano.

 

Fece un sorriso brillante e poi spostò lo sguardo verso il basso, guardando la mia pancia.

 

"Forse presto lo sarò," disse, "cosa ne pensi, piccolo? Sarò un buon genitore per te?"

 

"Non è carino tutto questo?" disse una voce femminile prima che avessi il tempo di pensare a cosa rispondere.

 

Entrambi girammo le nostre teste e vedemmo la mamma di Harry che stava sulla porta, guardandoci con un sorriso.

 

"Non dovreste essere pronti per la scuola?" aggiunse.

 

"Lo eravamo, ma poi Louis ha cominciato a blaterare sul fatto di essere inutile," disse Harry, ancora in piedi con le mani sul mio stomaco.

 

Stavo cominciano a chiedermi se avesse mai nascosto qualcosa ai suoi genitori. Da quello che avevo avuto modo di vedere negli ultimi giorni, non sembrava così. Per esempio, sabato durante la cena, aveva iniziato a parlare dei suoi pensieri riguardo a Liam e Zayn e a quanto avevano agito in modo strano ultimamente, e come fosse sicuro del fatto che ci fosse qualcosa che non gli avevano detto. Avevo optato per rimanere fuori da quella particolare conversazione visto che non avevo voglia di mentire alle persone che mi avevano permesso di stare con loro senza preoccupazioni.

 

"Forse dovreste andare ora," disse mentre camminava verso la macchinetta del caffè e iniziò a premere alcuni tasti, accendendola, "le vostre lezioni iniziano tra dieci minuti."

 

"Giusto, giusto," disse Harry e, con mio dispiacere, si allontanò da me.

 

Dopo aver avvolto i nostri panini e averli messi dentro le nostre borse, ci infilammo le scarpe e le giacche e uscimmo dalla porta. Anzi, Harry corse mentre io camminavo il più velocemente possibile, cercando di tenere il suo passo fino a dove la sua macchina era parcheggiata. Inutile dire che fallii. 

 

"Faremo tardi," disse quando eravamo a metà strada, "sono già le otto e due minuti."

 

"Mmm, avere una lunga conversazione prima della scuola non è stata una buona idea."

 

"Stanco?" chiese.

 

"Si," dissi sospirando un po', "ho passato la metà della nottata cercando di calmare tuo figlio. Giuro, ha ereditato i tuoi calci."

 

"Per amor tuo, spero che non calci forte come me," disse lui.

 

"Non credo che i muscoli delle sue gambe siano allenati come i tuoi, quindi no."

 

"Un giorno potrebbero esserlo."

 

"Spero che smetta di prendere a calci me, allora."

 

"Beh, non gli insegnerò a colpire le persone," sbuffò lui, "palloni da calcio, certo; persone, no."

 

"Calciare le persone potrebbe essere utile," ragionai, "sai, se volesse cominciare a fare karatè o judo o qualcosa del genere."

 

"Si, ma se sarà così, gli compreremo un sacco adeguato; non gli permetterò di praticare i suoi calci e colpi su di te."

 

"Grazie," risi, "è bello sapere che sarai lì a proteggermi."

 

"Sempre." 

 

Lo guardai, ma il suo sguardo era diretto verso la strada. Non era come se mi avesse dichiarato eterno amore; diavolo, aveva appena pronunciato una semplice parola che probabilmente non significava niente. Ma a prescindere da quello che intendeva, quella sola parola fece svolazzare il mio cuore e riscaldare il mio corpo di felicità, e mi aveva fatto ricordare il giorno in cui mi aveva detto che non mi aveva baciato per pietà. Ero un po' curioso di sapere cosa significasse. No, rettifico, ero davvero fottutamente curioso di sapere cosa significasse.

 

Quello però non era sicuramente il momento giusto per iniziare quella conversazione.

 

"Come vanno le cose con te e Lauren?" chiesi invece in un tentativo di spostare i miei pensieri su altro.

 

"Uhm, bene, credo," disse, "almeno ha smesso di stressarmi sul fatto che passo troppo tempo con te."

 

"Immagino che non sa che tecnicamente stiamo vivendo nella stessa casa," dissi, guardandolo.

 

"No, non lo sa," disse con un debole sorriso, "sono abbastanza sicuro che le verrebbe un infarto se lo scoprisse. O magari mi negherebbe il sesso per almeno una settimana o due."

 

"Dura perdita," dissi secco. "Ma... se stamattina hai detto che vuoi che io rimanga con te almeno fino a quando il bambino non nasce, cioè ancora un paio di mesi, allora... cosa farai se vorrà venirti a trovare? Potrei rimanere nella mia- o, nella stanza in cui dormo, ma comunque, è un po' rischioso, no?"

 

"Non lo so," disse distrattamente, "se vorrà venire ce ne occuperemo al momento."

 

Ci avvicinammo al parcheggio della scuola e non risposi, anche se pensai che non sembrava abbastanza... preoccupato della questione come lo era un paio di mesi prima. 

 

"Oh, a proposito," dissi quando uscimmo dalla macchina e cominciammo a camminare verso l'edificio scolastico, "ho un appuntamento con la dottoressa Hayes lunedì, vuoi venire con me?"

 

In tutta onestà avevo paura che dicesse di no e che avesse altri piani o semplicemente che non volesse venire, perché... beh, lo volevo lì, come tutte le volte che ero andato ad un controllo.

 

Mi ero preoccupato per nessuna ragione.

 

"Si, certo," disse, "quand'è?" 

 

"Alle tre."

 

"Dovrò saltare educazione fisica allora," disse.

 

"Oh. Posso andare da solo se preferisci-" cominciai, ma scosse la testa e mi fermò.

 

"No, va bene," disse con un sorriso rassicurante, "e so che vuoi iniziare un litigio, ma non è un problema. Davvero. Sembra che sia passata un eternità da quando sono venuto dal medico con te, quindi voglio venire."

 

Sorrisi, e mi trattenni dal gettargli le braccia al collo e abbracciarlo fino a quando la sua testa non si sarebbe staccata, e annuii. 

 

"Okay," dissi semplicemente. "Lunedì alle tre. Vuoi andare subito dopo la scuola?"

 

"Probabilmente è meglio."

 

"Mhm."

 

Camminammo in silenzio per alcuni secondi mentre cercavo di trovare un buon modo per porgergli una domanda che avevo in mente da un po'.

 

"Uhm, Harry?" chiesi finalmente.

 

"Si?"

 

"Posso farti una domanda?"

 

"Vai."

 

"Perché- o, è- beh, perché non sei... non sei preoccupato che Lauren possa scoprire che sto vivendo da te?" chiesi con esitazione, "voglio dire, arriviamo a scuola insieme, andiamo via da scuola insieme, facciamo passeggiate in giro per il tuo quartiere di tanto in tanto, lei potrebbe facilmente scoprirlo se un giorno decidesse di farti una visita a sorpresa, ed è solo... non lo so, sai, eri preoccupato che lei scoprisse che passavamo del tempo insieme, e ora sembri quasi... indifferente. Non so."

 

Mi lanciò uno sguardo di sbieco mentre continuavano a camminare, ma ci vollero un paio di secondi prima che lui rispondesse.

 

"Non sono indifferente," disse poi trascinandosi una mano tra i capelli. "Io... non meriti di essere trattato come una merda solo perché la mia ragazza tende a reagire esageratamente molto spesso. Non hai fatto niente di sbagliato e... no, non meriti di essere trattato come se avessi fatto qualcosa di male. Ti ho trattato di merda quando mi hai raccontato del bambino per la prima volta, ti ho trattato male dopo quella cosa nella tua camera da letto, e la colpa era mia, e ti ho trattato male dopo il bacio, e anche lì la colpa era la mia, e non lo meriti. Quindi credo che sto cercando di... risolvere in qualche modo."

 

Stavamo per giungere un angolo che ci conduceva direttamente al cortile della scuola, che probabilmente era pieno di persone anche se le lezioni erano iniziate già da dieci minuti, e mi fermai, guardandolo. Si fermò anche lui e mi guardò con curiosità.

 

"Che cosa? Ho detto qualcosa di stupido?" chiese.

 

"No, no," dissi in fretta, "solo... grazie, credo."

 

"Per cosa?"

 

"Per essere gentile con me," dissi.

 

Sorrise, quasi affettuosamente, pensai, e si avvicinò di un passo. "Quando vuoi," disse.

 

Lo guardai e la vicinanza tra i nostri corpi mi ricordò subito il giorno in cui ci eravamo baciati.

 

Per non commettere niente di stupido, guardai in terra.

 

"Ehi, che c'è che non va?" lo sentii chiedere e poi una mano si posò sulla mia.

 

"Niente," dissi, costringendomi ad alzare lo sguardo.

 

"Sembri un po' scosso," disse, aggrottando le sopracciglia, "sei sicuro che non ho detto niente di stupido? Non sarebbe la prima volta."

 

"No, non hai detto niente di stupido," dissi con una leggera risatina. "Giuro."

 

Le sue dita si strinsero un po' di più alle mie.

 

"Okay," disse, "probabilmente dovremmo andare alle nostre aule, siamo già in ritardo."

 

"Si, si," mormorai, il mio umore precipitò al pensiero delle tre ore di filosofia che mi aspettavano.

 

"Non hai lezioni divertenti oggi?" chiese con sguardo divertito.

 

"Nessuna lezione è divertente in questi giorni," dissi, "ma andrà bene, mi farò forza."

 

"Questo è lo spirito giusto," disse allegramente. "Vuoi un abbraccio così lo spirito risplenderà ancora di più?"

 

Sorrisi a quello. "Certo, se davvero pensi che possa aiutare."

 

"Penso che ti aiuterà," disse prima di lasciare la presa sulla mia mano e mettere entrambe le braccia intorno alla mia schiena, avvisandomi al suo corpo. A causa del mio ventre molto sporgente, c'era un limite a quanto i nostri corpi sarebbero potuti stare vicini, e l'abbraccio divenne un po' scomodo a causa di quello, ma tuttavia misi le braccia intorno al suo collo e lasciai che la mia guancia si appoggiasse alla sua spalla.

 

"La tua pancia è in mezzo," mormorò nel mio orecchio, apparentemente avevamo avuto gli stessi pensieri. Ridacchiai.

 

"Mi dispiace per questo."

 

"Nessun problema, è sempre bello abbracciarti."

 

Cercai di non essere troppo eccitato per quello che aveva detto e invece mi concentrai per godermi l'abbraccio per tutto il tempo che sarebbe durato.

 

"Beh, ciao, interrompiamo qualcosa?"

 

Balzai indietro alla voce inaspettata che improvvisamente suonò da qualche parte dietro di me. Una volta che riuscii a prendere di nuovo controllo del mio corpo, mi voltai e vidi, con mio notevole imbarazzo, Liam e Zayn in piedi, guardando verso me ed Harry con le sopracciglia sollevate.

 

"Cosa state facendo qui dietro?" chiese Harry, sembrando completamente sorpreso, al contrario di me.

 

"Solo un giro," disse Zayn semplicemente.

 

"Saltando le lezioni?" chiese Harry con le sopracciglia sollevate, "me lo sarei aspettato da te Zayn, ma anche tu, Liam? Hai deciso di fare il delinquente?"

 

"Devo andare," dissi prima che Liam avesse la possibilità di rispondere. Mi avvicinai di più ad Harry e rivolsi un rapido sguardo a Zayn e Liam, entrambi piuttosto divertiti.

 

"Uhm... si, ci vediamo più tardi, Harry, ciao," aggiunsi agitato prima di superare di corsa tutti e tre, cercando di scappare.

 

Poco prima di girare l'angolo, sentii Zayn parlare.

 

"Allora, Harry, abbiamo interrotto qualcosa?"

 

Non sentii la risposta di Harry, ma lo sentii mormorare qualcosa e la parola 'pazzo' era inclusa.

 

E fu così che il mio momentaneo buon umore si trasformò in depressione. Stavo cominciando a chiedermi se fossi masochista tenendo conto del fatto che dopo tutto quel tempo, cercavo ancora di non perdere le speranze con Harry, e per cosa esattamente? Solo per farle cadere subito dopo? Si, ero sicuramente un masochista.

 

La mia giornata fu, come previsto, terribilmente lunga e noiosa. Dopo le tre ore di filosofia, feci un pranzo veloce. Avevo considerato di cercare Harry in modo da non dover mangiare da solo, ma quando entrai nella mensa lo vidi seduto ad un tavolo con il braccio attorno alla vita di Lauren, ridendo di qualcosa che uno dei suoi amici aveva appena detto. E sembrava molto contento, quindi pensai che non sarei morto se avessi pranzato da solo. Lo avevo già fatto più o meno ogni giorno da quando avevo iniziato la scuola, non c'era bisogno di rovinare il pranzo apparentemente piacevole di Harry solo per potermi sentire un po' meno solo per venti minuti.

 

Dopo pranzo saltai le due ore di educazione fisica, per ovvie ragioni, e mi sedetti in biblioteca per cercare di recuperare i compiti che si erano accatastati durante l'ultima settimana. Riuscii a farne circa la metà e mi diedi una pacca mentale sulla spalla prima di andare verso la lezione di tedesco. Per fortuna mancava solo un'ora prima che la giornata finisse, quindi quando la campana finalmente suonò alle tre e mezzo e la Sig.ra Walton ci diede i compiti, mi alzai dalla sedia, uscii dall'aula e mi diressi verso l'uscita più vicina a dove Harry aveva parcheggiato la sua auto quella mattina.

 

Con mio sollievo, era già in piedi davanti all'auto quando arrivai. La sensazione di sollievo però fu breve perché anche Lauren era lì, premuta contro Harry. Le loro labbra erano praticamente incollate e se la mia vista non mi tradiva, anche i loro i fianchi lo erano. Mi fermai sui miei passi, sia perché non ero abbastanza sicuro di cosa fare e sia perché improvvisamente mi sembrava che il mio cuore si stesse restringendo come un palloncino che si sgonfiava dall'aria.

 

Passarono pochi minuti e io ero ancora lì, a venti metri di distanza da entrambi e probabilmente sembravo un idiota. Quando alla fine si allontanarono l'uno dall'altro, ebbi paura che Lauren mi trovasse lì in piedi, ma fortunatamente, invece di voltarsi, si gettò sulle labbra di Harry e poi mi diede le spalle, camminando verso la strada che sapevo conducesse al campo da calcio. Aspettai ancora alcuni secondi, finché non fosse fuori dalla mia vista, prima di muovere i piedi di nuovo.

 

Harry alzò lo sguardo e sorrise quando mi trovai a pochi metri di distanza.

 

"Ehi," disse. "Stai bene?" aggiunse quando ero un po' più vicino.

 

"Si, perché?" dissi, la mia voce forse un po' più alta del solito.

 

"Sembri un po' strano, tutto qui," disse, guardandomi con sguardo interrogativo.

 

"Sto bene," dissi, agitando la mano in aria. "Andiamo?"

 

"Oh, si," disse, pur continuando a guardarmi con curiosità mentre si avvicinava all'altro lato della macchina.

 

Tornammo a casa in silenzio. Non avevo voglia di parlare, soprattutto perché ero stanco, ma anche perché il mio petto faceva ancora male al pensiero dell'abbraccio di Harry e Lauren di qualche minuto prima. Era ridicolo, vero? Sapevo molto bene che stessero insieme, quindi perché faceva così male? A quanto pare non avevo più sentimenti razionali in quei giorni.

 

"Sembra che non ci sia nessuno in casa," disse Harry quando arrivammo quindici minuti dopo. Entrammo nel salotto e poi in cucina, entrambi erano vuoti.

 

"Immagino che dovremmo prepararci la cena."

 

"Penso che andrò a sdraiarmi per un paio d'ore," dissi, "quindi non preparare niente per me."

 

"Mi farai mangiare tutto solo?" chiese, fingendosi offeso.

 

"Mi dispiace," dissi con un sorriso, "sono stanco e diventerò scontroso se non dormirò un po'."

 

"Bene, vecchietto, vai a fare un pisolino," disse, facendomi una linguaccia.

 

"Grazie," dissi con una risata, "mi svegli verso le sei, ok?"

 

"Si, certo," disse, "fai un buon riposino."

 

Gli sorrisi brevemente prima di uscire dalla cucina e dirigermi verso la stanza che silenziosamente avevo definito 'mia' negli ultimi giorni. I pantaloni del pigiama che avevo lasciato sul pavimento quella mattina erano ancora lì, e appena chiusi la porta, sbottonai i jeans che avevo indossato per l'intera giornata e me li tolsi. Il tessuto in flanella con cui i pantaloni del pigiama erano fatti si appoggiavano sulle mie gambe in maniera celestiale e quando cambiai la felpa con il cappuccio e la maglietta con il solito maglione di lana oversize, ero già mezzo addormentato. Mi coricai nel letto e mi misi su un fianco, poggiando una mano sul mio stomaco.

 

"I giorni stanno diventando sempre più lunghi, non credi?" mormorai assonnato. "Dubito che tu abbia il senso del tempo, ma comunque, forse noti la differenza tra giorno e notte. Io lo so. Il giorno è quando tutto è esasperante e orribile, la notte è quando sono felice e addormentato."

 

Calciò leggermente a quello e sospirai.

 

"Si, beh, tranne quando scalci, ovvio," dissi, "pensi di poter rimanere calmo per un paio d'ore in modo che il tuo papà possa dormire?" 

 

Ottenni un piccolo calcio di risposta, ma con mio grande sollievo, non ce ne furono altri.

 

"Grazie," mormorai felice e mi addormentai tempestivamente.

 

 

 

Quando mi svegliai, la stanza era notevolmente più scura di quando mi ero addormentato, anche se non così scura di come sarebbe stata in una o due ore. Il mio corpo era ancora mezzo addormentato e non riuscivo a raccogliere l'energia necessaria per sedermi, quindi rimasi sdraiato guardando nulla in particolare. Il silenzio non durò per molto tempo, perché solo un paio di minuti dopo, sentii la porta aprirsi e rivolsi uno sguardo verso di essa.

 

"Lou?" sentii la voce morbida di Harry chiedere, "sei sveglio?"

 

"Tipo," risposi, e lo sentii ridacchiare brevemente poi la luce venne accesa e gemetti mentre seppellii il viso nel materasso.

 

"Scusami," disse e lo sentii chiudere la porta e avvicinarsi al letto, "ti ho portato un po' di cibo," aggiunse.

 

Lo guardai, sbattendo le palpebre alcune volte per lasciare che i miei occhi si adattassero alla luce, e spostai lo sguardo dove Harry era seduto, proprio accanto a me, con un piatto di cibo nelle mani.

 

"Mi sento come se fossi in un albergo," dissi colpevole prima di sedermi, gemendo leggermente per la rigidità della mia schiena, "non dovevi portarmi del cibo, non sono ancora completamente disabile."

 

Si sedette accanto a me e mi porse il piatto.

 

"È mia mamma che mi ha detto di portartelo," disse, "ha detto qualcosa sul fatto che è importante che le persone in gravidanza mangino correttamente e regolarmente." 

 

"Comunque," dissi prima di accettare il piatto e spostarmi un po' in modo che la mia schiena fosse appoggiata contro la pila di cuscini della testata del letto, "vorrei venire in cucina per mangiare come una persona normale."

 

"Mangia questo dannato cibo e basta, ok?" disse, ma sulla sua faccia c'era un'espressione affettuosa e nei suoi occhi uno scintillio brillante.

 

Ricambiai il sorriso prima di prendere la forchetta dal piatto e iniziare a mangiare. Il cibo era ottimo, come al solito, e non ci misi più di dieci minuti per pulire il piatto. Mi sentivo un po' un maiale, specialmente da quando Harry era seduto lì e mi guardava tutto il tempo, ma in verità, sapevo di apparire grasso, e pensai che probabilmente non era rimasto molto sorpreso da quanto velocemente mangiavo.

 

"Sembra che ti sia piaciuto," disse divertito quando misi in bocca l'ultimo pezzo di patata e inghiottii.

 

"Si. Tua mamma è un'ottima cuoca."

 

"Dovresti dirglielo, ne sarebbe felice."

 

"Lo farò," dissi mentre misi il piatto vuoto sul comodino.

 

"Bene," mormorò.

 

Ci fu una breve pausa mentre mi misi più comodo e lui si sedette bene con la schiena appoggiata al muro. Quando parlò di nuovo, la sua voce era improvvisamente nervosa come la sua espressione.

 

"Lou?"

 

Gli rivolsi uno sguardo e il mio cuore sprofondò; un Harry nervoso non aveva mai portato niente di buono.

 

"Si?"

 

"Io... penso che ci siano un paio di cose di cui dovremmo parlare," disse, guardandomi con le sopracciglia incrinate. "Intendo parlare seriamente."

 

Inghiottii, mentre il mio nervosismo cresceva.

 

"Cose...?" chiesi con esitazione, "cose tipo?"

 

"Beh, principalmente di due cose veramente," disse mentre si grattò la nuca. "Prima di tutto... l'intera questione del... 'mi piaci', e secondo... se sei disposto o meno a tenere il bambino."

 

Okay, quindi voleva discutere dei due problemi più grandi che avessi mai dovuto affrontare nella mia intera vita. Voleva discutere di quelle due cose proprio in quel momento. Certo. Va bene. Nessun problema.

 

"Proprio ora?" gracchiai.

 

"Non è rimasto molto tempo," disse con una scrollata di spalle.

 

"Credo di no," dissi a disagio. 

 

"Ma... è- voglio dire, okay, la seconda cosa è qualcosa di cui dovremmo probabilmente discutere, ma dobbiamo davvero parlare di... me e- beh, quello?"

 

"Attualmente viviamo nella stessa casa e so che provi dei sentimenti per me," disse, "quindi si, credo che dovremmo parlare di quello."

 

Aggrottai la fronte. "Se stare qui è un problema, posso-"

 

"Non ho detto che è un problema, ho solo detto che penso che dovremmo parlarne."

 

"Perché, Harry?" chiesi stanco, "non sgattaiolerò nel tuo letto durante la notte e inizierò a strusciarmi contro di te, se è questo che ti preoccupa."

 

"Certo che non sono preoccupato per questo," sospirò. "Ma è solo che- beh, se vivessi nella stessa casa della persona per cui provo dei sentimenti e che ho anche baciato e di cui sto portando il figlio in grembo, mi sentirei strano, in imbarazzo e ansioso. Non... ti preoccupa un minimo?"

 

Scrollai le spalle in modo poco convinto. 

 

"Non lo so," dissi, "non ho avuto il tempo di sedermi e pensarci. Non proprio. Adesso sono veramente grato che mi stai lasciando vivere qui e non ho intenzione di fare un casino provandoci con te."

 

Mi guardò interrogativo per alcuni secondi prima di rispondere.  

 

"Okay," disse allora, "ma se dovessi portare Lauren una notte, come- ti disturberebbe?"

 

Lo odierei con ogni fibra del mio essere e probabilmente trascorrerei la notte piangendo.

 

"Io- beh, non ne sarei entusiasta," dissi esitante, "ma non morirei nemmeno. Devi solo vivere la tua vita come hai sempre fatto, non pensare a come mi sentirei riguardo a tutto quello che dici o fai."

 

"Ora stai diventando ridicolo," disse lui, roteando gli occhi. "Certo che mi interessa di come ti senti riguardo a ciò che dico o faccio."

 

"Ci credo, ma-"

 

"Lou, ascoltami," mi interruppe, "so come ti senti, okay? Ho provato dei sentimenti per persone che non ricambiavano e- oh, Cristo, faceva schifo ed è uscita in modo sbagliato, mi dispiace."

 

Sorrisi, ma era un sorriso forzato e il mio cuore si era incrinato ancora.

 

Ho provato dei sentimenti per persone che non ricambiavano. 

 

Okay, quello era davvero duro.

 

"Va bene," dissi, "ma possiamo solo cambiare discorso ora?"

 

"No, non possiamo."

 

"Perché no?"

 

"Louis..."

 

"Cosa, Harry?" dissi con una risata esasperata e leggermente isterica. "Cosa altro c'è da dire? Ho sempre saputo che tu fossi etero e mi faccio ancora ammaliare da te perché, come Zayn ha sottolineato, sei stato il primo ragazzo con cui ho fatto sesso, tu sei il padre del mio bambino e tu sei stata la prima persona che è stata gentile con me e che ha avuto qualche tipo di interesse. Mi sono innamorato di te per questo ed è stato stupido, perché anche se tu fossi stato gay, non saresti voluto stare con uno come me. Ho sempre saputo tutto questo, ma non ci ho mai dato peso e ora ne sto pagando le conseguenze. Fine."

 

Mi stava guardando quando smisi di parlare e nel momento in cui realizzai quello che avevo  detto, la mia faccia si scaldò e con un paio di movimenti mi alzai in piedi.

 

"Non scappare," disse Harry prima di poter decidere cosa fare. Girai la testa appena in tempo per vederlo alzarsi dal letto e posizionarsi davanti a me, "non puoi continuare a scappare ogni volta che stiamo avendo una conversazione civile."

 

Spostai il mio sguardo verso il basso. "Scusami," mormorai.

 

"È tutto okay," disse lui e sentii un sorriso nella sua voce. "Ora, ti dispiace guardarmi negli occhi?"

 

Sospirai un po', ma feci come mi aveva chiesto e alzai lo sguardo. "Contento?"

 

Sorrise di nuovo ed annuii. "Si, grazie," disse. 

 

Per un paio di secondi mi guardò semplicemente, sembrava stesse cercando di capire qualcosa, ma alla fine sospirò.

 

"Solo... okay, io- io ho una fidanzata," disse poi, "ho una fidanzata e la amo, ma... se lei non ci fosse, tu... tu-" si interruppe e chiuse gli occhi per un attimo. "Se lei non ci fosse, non saresti la mia ultima scelta, okay?"

 

Sbattei le palpebre una, due, tre volte. Poi mi resi conto di quello che aveva appena detto e i miei occhi si spalancarono. Ma prima di avere il tempo di dire o fare qualcosa, si voltò e si diresse verso la porta. Si fermò per mezzo secondo una volta che la raggiunse e pregai che si voltasse per spiegarmi in modo più specifico quello che aveva detto, ma no; dopo mezzo secondo se ne andò ed io rimasi solo in camera, sentendomi più confuso e disperato che mai.

   
 
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