Leon mi
portò correndo in una stanza dell’ospedale della BSAA e dottori e infermieri mi
legarono sul letto iniettandomi un sonnifero che, subito, fece effetto e
piombai in un sonno profondissimo.
-Tesoro- una
soffice mano mi accarezzò i capelli e alzai lo sguardo dalla bambola sul
pavimento e osservai la mamma –Come stai?-
-Bene,
mamma. Lo sai che sono riuscita a costruire la casa delle bambole da sola?
Oramai sono grande!-
-Oh, sì
tesoro mio! Una vera signorina-
Sentii grida
di due uomini e rimasi immobile fissando la porta.
-Tesoro, va
tutto bene. Papà è solo arrabbiato con tuo fratello Leon-
-Perché?-
-Leon… non
si è comportato bene e lo sta sgridando-
-Ma perché
anche Leon urla, mamma?-
-Perché è un
po’ arrabbiato, ma capita. E’ normale! Hai presente quando tu sei arrabbiata
per una cosa e inizi ad urlare? E’ la stessa cosa, amore mio-
Ricordai un
bacio sulla fronte e il suo sorriso sempre meraviglioso.
Svanì quella
scena e se ne aprì un’altra: autostrade. Pattuglie e ambulanze intorno ad
un’automobile ribaltata dalla quale vennero estratti due cadaveri. Mamma e
papà. Le barelle pronte con sopra un telo che copriva i loro corpi, ma una
mano, non so di chi dei due, penzolava da fuori come se volesse dire “Noi siamo
qui, vedi?”. E piansi, a dirotto, guardando come gli infermieri allontanarono
le barelle in una strada buia, mentre io, invano, urlavo i loro nomi.
<< Sta
delirando! >> urlò un’infermiera.
<< Portatemi
il siero! E iniettatele altro sonnifero, la ragazza si sta muovendo! >>
urlò un altro.
Gli occhi,
subito, si richiusero e piombai in un altro sogno.
-Alice,
forse non hai capito! Leon ha picchiato una ragazza perché ubriaco e ha
cominciato una rissa con i suoi amici!-
-Cerca di
capire, Clark! Ha perso i suoi genitori da tre mesi; è normale che faccia
queste cose. Ha bisogno di… dobbiamo restargli vicino, Clark. E anche a sua
sorella; è piccola, ha undici anni!-
-Alice… Non
possiamo continuare così. Hanno entrambi bisogno di attenzioni, ma Leon, per il
momento, deve stare sotto controllo. Rischia la galera per quello che ha fatto,
capisci?! Fortunatamente sono poliziotto e posso far in modo che non passi guai…-
Io,
ascoltavo da sopra le scale in silenzio e singhiozzando. Leon, era chiuso nella
sua camera. Dopo la morte dei miei genitori, io e Leon ci allontanammo del
tutto e lui divenne come un estraneo.
Mi svegliai.
Cacciai un urlo talmente forte che entrarono nella stanza gli infermieri con
alle spalle mio fratello, Chris e Rebecca.
<< Calma,
calma >> sospirò un dottore tenendomi per le spalle.
<< Levami
le mani di dosso! >> ringhiai agitandomi nel letto, ancora legata.
<< Ci
penso io, lasciate fare! >>
Leon si avvicinò
e mi rilassai calmandomi guardandolo negli occhi, ma subito iniziai a piangere
nel momento in cui i sogni riapparvero nella mia mente.
<< Leon… >>
gli strinsi la mano, avevo paura di perderlo di nuovo.
<< Va
tutto bene, piccolina. Sono qui, sono qui. Sono qui… >> disse infine,
baciandomi la mano.
<< Resta
con me >>
<< Sì,
sì. Resto qui con te, rimango vicina a te >> riprese, poi << Non ti
lascio >>
Il respiro
tornò regolare come prima e dopo essermi data una calmata, cercai di guardarlo
con tutta la forza che potevo. Alle sue spalle c’erano Chris e Rebecca e altri
dottori ai quali lanciai sguardi cupi; Chris, si avvicinò a me e mi accarezzò
la testa in una maniera così dolce che mi rilassò per un breve tempo.
<< Cosa
mi è successo? >> chiesi, dopo essermi ripresa del tutto.
<< Krauser
ti… ti ha infettata con il suo braccio. Con quell’ago che aveva al posto della
mano e… >>
Interruppi
Leon << Ma non me ne sono accorta! >> esclamando preoccupata e allo
stesso tempo delusa.
<< Io sì.
Non era bendato; non so come abbia fatto ma ti ha presa alla sprovvista ed è
riuscito a provocarti dei tagli >>
<< Forse
quando stavate parlando ed eri presa dalle sue parole, o forse anche perché eri
troppo emozionata ed euforica per essere vigile. Sai, non lo vedevi da tanto e
non ti sei resa conto che forse avrebbe potuto farti del male… >> Concluse
Chris al posto di Leon.
Il mio
sguardo si riposizionò sempre sulla parete, e questa volta assunsi un’espressione
vuota e neutra, senza accorgermi degli sguardi di Chris.
-Usciremo da
qui, secondo te?-
-Ovvio che
sì! Dobbiamo farcela… E poi, sei forte e sveglia ragazzina. Non avrei mai
immaginato di avere una partner di sedici anni nel campo di battaglia-
-Perché? Di
solito chi sono i tuoi partner? Comunque grazie-
-Mah, per me
non sono alla mia altezza. Tu, stranamente, mi convinci molto di più; sarà
perché non temi la morte come me, o perché non temi di essere abbandonata.
Qualsiasi cosa sia, mi piaci ragazza. Ottimo lavoro-
<< Perché? >>
<< Mi
dispiace, piccola… >>
<< Perché
mi ha salvato la vita? Poteva lasciarmi morire, allora… >>
<< Non
lo so… Queste sono domande che non hanno risposte >> Leon strinse ancora
di più la mia mano.
<< Non
riesco a capire: si è alleato con Wesker prima o dopo avermi salvata da
Seattle? >>
<< Dopo.
Dopo gli eventi di Seattle, venni informato del fatto che Krauser morì in un
incidente aereo ma non era così. Si era già alleato con Wesker e dopo con
Saddler… >>
<< Ma
già conosceva Ada >> presi in considerazione quest’altro particolare
<< E lei lavorava per Wesker >>
<< Ada
sapeva già tutto >> ammise mio fratello con rammarico e lo guardai. Era
triste in volto e lo capivo: entrambi siamo stati delusi dalle persone a noi
care. Lui aveva perso la testa per Ada, ne era follemente innamorato; io anche
avevo perso la testa per Krauser, ma non era amore, era una sorta di
“fratellanza” per così dire. Lo amavo come un fratello; dopotutto, mi aveva
salvato la vita.
<< Ora
cosa faccio? >>
<< Riposati.
Siamo riusciti a togliere l’infezione dal tuo corpo, ma devi restare qui per
ancora molto tempo; cerca di dormire il più possibile, Ele. Ne hai veramente
bisogno >>
Annuii e
chiesi a mio fratello di restare. Dopo tutto quello che avevo scoperto,
perderlo sarebbe stato un suicidio; da sempre avevo sottovalutato mio fratello,
credendo che lui fosse il cattivo e Krauser il buono. Invece, non era così.
Eravamo due vittime e per di più eravamo sulla stessa barca con stessi problemi
e stesse delusioni. Riuscii a perdonarlo.
<< Perché
a noi, Leon? >>
<< È così e basta >> rispose calmo
accarezzandomi la guancia.
<< È
così e basta >> ripetei io, trasformando quella frase in uno stile di
vita. È così e basta.
<< Perché
non provi a riposarti? >>
<< Perché
faccio incubi >>
<< Cos'hai
sognato? >> divenne teso, preoccupato.
<< Mamma
e papà sulla barella dell'ambulanza e poi Alicia e Clark che discutevano di te.
Ti ricordi quando avevi picchiato quella ragazza da ubriaco, insieme ai tuoi
amici? >>
<< Non
è andata così >>
<< Sì,
ma lo hai fatto. Questo conta >>
<< Ero
ubriaco e questa ragazza... Sì, è vero >> sospirò, rendendosi conto che,
comunque, aveva rischiato la galera quel giorno. Picchiare una ragazza a sangue
e prendere parte in una rissa subito poco dopo con gli amici, non è una cosa
che l'America si aspetterebbe da un agente segreto. E sinceramente, nemmeno
io... << Acqua passata >> sussurrai.
<< Clark
mi ha salvato dalla galera, cazzo >> sorrise << Almeno i rapporti
dopo sono migliorati... >>
<< Infatti
sei diventato poliziotto. Certo, non nei modi migliori, però ci sei
riuscito >> Mi baciò in fronte e restò vicino per ancora molto tempo,
finché non mi addormentai con la mano vicina alla sua.
Nei miei sogni ricomparvero Krauser e Leon che
combattevano in una stanza strana: c'era una scrivania e un camino. Impugnavano
un coltello da caccia e Krauser riusciva ad avere la meglio; gli slogò il polso
e lo scaraventò sopra la scrivania. Il pugnale di Leon arrivò ai miei piedi
mentre lui veniva strangolato da Krauser; subito, impugnai l'arma e la
posizionai alla nuca dell'assalitore. -Sei stato uno stronzo figlio di puttana,
Jack Krauser- fu tutto ciò che riuscii a dirgli.
-Bene. Alla
fine ci sei cascata pure tu, "Spacca-culi"- voltò mezzo profilo di
viso e i suoi occhi a serpente erano posizionati sui miei pieni d'odio.
-Perché?-
-Fattelo
spiegare da Ada- e nel momento in cui lo disse, conficcò tutta la lama del
pugnale sul petto di Leon e, per vendetta e dolore, feci lo stesso sul cranio
di Krauser rimanendo sola nella stanza. Ancora una volta, venni abbandonata.
Mi
risvegliai urlando e Leon sobbalzò dalla sedia, ma riuscì a calmarmi
prendendomi il viso tra le mani. << Oddio, Leon! Oh mio Dio sei qui! >>
<< Sì,
sì. Va tutto bene. Calmati e cerca di respirare >> ancora una volta, il
suo abbraccio mi fece sentire al sicuro da tutto e tutti. Il mio occhio cadde
sull'orologio sopra il comodino che segnavano le due di notte. Infatti,
l'ospedale era silenzioso e si poteva sentire solo il rumore dei miei respiri e
degli infermieri che camminavano nel corridoio. << Ho sognato che Krauser
ti aveva ucciso e io gli ho conficcato il pugnale dietro la testa... >>
respirai con affanno e sudavo in maniera frenetica. << Tranquilla, era
solo un sogno >>
<< Non
era solo un sogno; Krauser mi disse di chiedere spiegazioni ad Ada. Lei sa
qualcosa >>
<< Ele >>
Leon mi fissò negli occhi << Era un cavolo di sogno, non... Non lasciarti
andare così >>
<< Ma
se, invece, Ada sapesse veramente qualcosa? >>
<< Infatti,
quando ti sarai ripresa e tornerai al Campus, insieme al presidente la cercherò
e ucciderò Krauser una volta per tutte >>
Esitai, ma
poi gli chiesi << Il presidente ti permetterà di farlo? >>
<< Ha
tradito il paese, ha infettato una sua abitante. Sicuro che sì, Ele. Tu devi
mantenere la concentrazione per me e per te. A proposito, sei fortunata ad aver
avuto Rebecca come assistente per il vaccino; è riuscita anche a cicatrizzare i
tagli sul braccio. Quando tornerai al Campus, ti basterà mettere un polsino e
starai tranquilla >>
Annuii e
assaporai di nuovo la sua presenza vicina a me; ci abbracciamo di nuovo e gli
chiesi di dormire con me nel letto. Accettò e si addormentò subito dopo me.
"Mamma
e papà sono veramente fieri di te, Leon"
Fu il mio
ultimo pensiero e, finalmente, riuscii a dormire tranquilla.