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Autore: LysandraBlack    04/09/2017    4 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO OTTO: OSTAGAR II

 





Aenor raggiunse con tutta calma il luogo dell'incontro.

«La vostra passione per la gloria e le leggende sarà la vostra rovina, Cailan. Dobbiamo occuparci della realtà.» Sentì dire mentre si avvicinava al grande tavolo dove erano riuniti tutti coloro che avevano un ruolo di comando. Alistair, un poco distante da esso, la salutò con un cenno del capo. Erano gli unici due che non avevano la minima idea del perché fossero lì. L'uomo che aveva parlato scrutava il re in modo truce: di mezza età, aveva i capelli neri e lunghi, il naso imponente e lo sguardo poco amichevole. Era equipaggiato con un'armatura imponente di metallo grigio scuro, decorata in modo sobrio.

«D'accordo, illustratemi la strategia. I Custodi Grigi e io attireremo la Prole Oscura, sfidandola a caricare le nostre linee... e poi?» Disse il re, che sembrava stufo di sentire le obiezioni dell'uomo accanto a lui.

Quello rispose come se fosse l'ennesima volta che ripeteva la stessa cosa. «Poi, ordinerete alla torre di accendere il fuoco di segnalazione, e i miei uomini andranno alla carica dal proprio riparo-»

«Per attaccare ai fianchi la Prole Oscura, ora ricordo.» Lo interruppe il re. «Parliamo della Torre di Ishal, vero? E chi accenderà questo fuoco di segnalazione?»

«Ho alcuni uomini appostati laggiù. Non è un incarico pericoloso, ma è di vitale importanza.» Rispose l'altro. Sembrava sicuro del suo piano, evidentemente non era la prima guerra che combatteva, e da come gli altri lo guardavano, tutti si fidavano del suo piano.

«Allora dovremmo mandare il meglio a nostra disposizione.» Disse il re. «Inviate Alistair e la nuova Custode Grigia ad assicurarsi che vada tutto bene.»

Aenor sentì gelarsi il sangue nelle vene. Se le avessero affidato un incarico del genere, sarebbe stato impossibile andarsene prima della battaglia. Anche se non aveva alcun affetto per gli umani, era chiaro persino a lei che se avessero perso quella battaglia, l'intero Ferelden sarebbe stato sommerso dalla Prole Oscura. Si scambiò uno sguardo preoccupato con l'altro Custode.

All'improvviso una mezza dozzina di paia di occhi erano puntati verso lei e Alistair.

«Vi affidate troppo a questi Custodi Grigi. È davvero saggio?» Ribatté l'uomo arcigno.

«Basta con le vostre teorie, Loghain, vedete cospirazioni ovunque. I Custodi Grigi combattono il Flagello, non importa da dove provengano.» Lo zittì il re.

«Vostra maestà, dovete considerare la possibilità che compaia un Arcidemone...» Li interruppe Duncan, schiarendosi la gola.

«Non c'è stato alcun segno di draghi nelle selve.» Commentò l'uomo che si chiamava Loghain.

Un altro uomo, vestito con la tunica dei maghi, prese la parola. «Vostra maestà, la torre e il fuoco di segnalazione non sono necessari. Il Circolo dei Magi...»

Prima che potesse finire la frase, una donna anziana dall'aspetto antipatico lo interruppe, guardandolo storto. «Non affideremo le nostre vite ai vostri incantesimi, mago! Conservateli per la Prole Oscura!» Sbraitò. Osservandola meglio, Aenor individuò l'occhio della Chiesa degli umani sulle sue vesti e sul medaglione che portava appeso al collo.

«Ora basta! Questo piano sarà sufficiente. I Custodi Grigi accenderanno il fuoco di segnalazione.» Li interruppe Loghain, zittendo ogni possibile risposta.

«Grazie, Loghain. Non vedo l'ora che arrivi questo glorioso momento! I Custodi Grigi combatteranno al fianco del re del Ferelden per respingere l'ondata del male!» Esclamò re Cailan, la voce che lasciava trapelare la sua emozione.

Loghain sembrava non condividere il suo entusiasmo. Gli diede le spalle, scrutando l'oscurità della notte intorno a loro. «Sì, Cailan. Sarà un momento glorioso per noi tutti.»

 


 

 

Cosa ci fosse di glorioso nel farsi divorare da un paio di fauci sbavanti e putrescenti, era da capire.

Aenor si guardò attorno, cercando di scorgere Alistair tra le fiamme. Il ponte era crollato quasi completamente, colpito da giganteschi macigni in fiamme, costringendoli a separarsi per riuscire ad attraversarlo. Un soldato di fianco a lei urlava di dolore, afferrandosi la gamba maciullata. L'elfa lo ignorò, caricando a testa bassa un hurlock, così si chiamavano i Prole Oscura più grossi, e mandandolo a terra per poi finirlo con la spada. Intorno a lei si era scatenato il caos.

Avevano dormito un paio d'ore, per cercare inutilmente di riposarsi in vista della battaglia. La metà delle truppe si era mossa qualche ora prima dell'alba, scendendo nella pianura con il re e tutti i Custodi Grigi, tranne lei e Alistair, mentre l'altra metà si era nascosta sulla collina con Loghain, per cogliere i nemici alle spalle e schiacciarli su due fronti.

La strategia avrebbe potuto funzionare, se l'orda dei Prole Oscura non fosse stata così sconfinata.

Erano usciti dalle selve, a migliaia, scagliandosi contro le forze del re e mettendoli da subito in difficoltà. Alistair e Aenor si erano immediatamente diretti verso la Torre di Ishal, ma la Prole Oscura li aveva preceduti, attaccando in forze il ponte che collegava le due parti della fortezza e bloccando il passaggio per la torre in un inferno di fiamme e cadaveri.

Schivò una pioggia di detriti infuocati con un salto, rischiando di essere presa alla sprovvista da un genlock, basso, tozzo e coriaceo, che l'aveva attaccata alle spalle. Piroettò su se stessa, schivando un affondo e parando il successivo con la spada. Colpì con un calcio la creatura, che però riacquistò subito l'equilibrio, pronta a scagliarsi nuovamente contro di lei. L'elfa alzò la spada per difendersi, ma prima che la creatura potesse raggiungerla, venne spazzata via da una nuova palla di fuoco piovuta dal cielo.

L'onda d'urto sbalzò via di qualche metro anche Aenor, che si rialzò dolorante, facendo fatica a mettere a fuoco l'ambiente circostante. Controllò di non essere ferita, per poi proseguire verso la torre, di fronte a lei.

«Aenor!» Sentendosi chaimare, accelerò il passo, individuando Alistair poco più avanti, impegnato a tenere a bada due genlock. Corse in suo aiuto.

«Hanno conquistato tutta la torre!» Le urlò per sovrastare il caos tutto attorno, una volta che ebbero eliminato le creature. «Dobbiamo riuscire ad accendere quel fuoco, a tutti i costi!»

L'elfa annuì, schivando un affondo di lato da parte di un altro genlock appena spuntato e staccandogli la testa di netto con un colpo ben assestato.

«Non si può entrare nella torre!» Urlò uno shemlen, avvicinandosi a loro a passo incerto. «Sono ovunque!» Si girò terrorizzato alle loro spalle, indicando la struttura. «Sono spuntati dal nulla, non abbiamo potuto fare niente... Ci hanno massacrati!» Tremava, senza nemmeno cercare di tenere dritto l'arco che aveva in mano. Un hurlock si voltò, attirato dalle sue urla, caricandolo. «Siamo spacciati!» Urlò lo shemlen, non dando segno di volersi difendere.

Aenor, che era troppo distante per impedirgli di finire ammazzato, non potè fare altro che guardare la scena, certa di vederlo fatto a pezzi in pochi attimi...

La creatura si immobilizzò improvvisamente, uno spesso strato di ghiaccio che la ricopriva inchiodandola sul posto. L'elfa non esitò a caricare e colpì l'hurlock con tutta la forza, mandandolo in frantumi maleodoranti tutto attorno. Si girò per vedere da dove provenisse l'incantesimo.

Un mago, con le vesti del Circolo, agitava il proprio bastone magico in ampi cerchi sopra la testa, spedendo lampi di ghiaccio attorno a sé. Altri due genlock caddero a terra, immobilizzati, e Alistair ne approfittò per eliminarli.

«Non è il caso di farsi prendere dal panico!» Commentò il mago, raggiungendo l'elfa e l'arciere. «Voi siete i Custodi che dovevano arrivare per dare il segnale a Loghain?» Chiese alla ragazza, che annuì con il capo.

«Come entriamo là dentro?» Gli chiese, indicando la torre.

Quello squadrò prima lei e poi i gli altri due uomini. «Vendendo cara la pelle.» Rispose.

Alistair sospirò affranto. «E io che speravo potessimo aspettare comodamente il segnale mangiando uno spuntino...» Commentò, prima di dare una pacca sulle spalle all'arciere, ancora tremante. «Hei, vedi di riprenderti, ci serve tutto l'aiuto possibile.» Gli disse.

Quello spalancò gli occhi, terrorizzato all'idea di tornare dentro la torre. «N... no, vi prego! Non-» Si interruppe bruscamente, la spada di Aenor premuta sulla sua gola.

«O ci aiuti ad arrivare là in cima, o ti ammazzo con le mie mani, hai capito?!» Sbraitò lei. «Fenedhis lasa, shemlen, tira fuori le palle!»

«Aenor!» Le urlò Alistair, contrariato. «Non-»

«Allora?!» Ringhiò l'elfa all'arciere, ignorando l'altro Custode.

Il poveretto si ritrovò ad annuire, spaventato. «D'accordo... v-vi seguo.» Balbettò, massaggiandosi il collo quando l'elfa finalmente rimosse la lama dalla sua pelle.

Soddisfatta, Aenor li precedette verso la Torre di Ishal.

L'edificio era in pessime condizioni, in parte crollato o in fiamme, ma riuscirono a farsi strada fino al piano superiore. La torre brulicava di Prole Oscura, genlock, hurlock e persino alcune creature agili e deformi che si muovevano a quattro zampe, strillando da fare accapponare la pelle.

«Shriek.» Disse Alistair, dopo che erano riusciti a far fuori un paio di quei mostri con grande difficoltà. «Odio quelle urla.»

Aenor non potè far altro che concordare con lui. Sentiva l'arciere parlare da solo, terrorizzato, ma per il momento l'uomo aveva fatto un buon lavoro, colpendo praticamente tutti i bersagli.

Spalancarono una porta, trovandosi di fronte ad una decina di Prole Oscura che si scagliarono all'unisono contro di loro. Preparandosi all'impatto, Aenor alzò la spada, riuscendo con difficoltà a parare un colpo di un hurlock particolarmente grosso, che roteava un gigantesco maglio di buona fattura, chiaramente recuperato nell'armeria allestita nella torre.

Imprecò, buttandosi di lato per evitare un altro colpo, senza avere il tempo di contrattaccare. Le sembrò di sentire un ululato dalla stanza accanto, ma venne di nuovo distratta dall'hurlock, che mirò alla tua testa, costringendola a indietreggiare ulteriormente, fino a finire con le spalle al muro. Un genlock la attaccò a sua volta, ma lei riuscì a trapassarlo con la spada prima che potesse colpirla, lasciandosi però scoperta contro il Prole Oscura più grosso, che torreggiava sopra di lei. Si buttò di lato, per mitigare il colpo che però non sentì arrivare. L'hurlock cacciò un grido di dolore, che le perforò le orecchie, colpito da una freccia che gli spuntava dalla spalla. Senza dargli tempo per riprendersi, Aenor raccolse tutte le sue forze e lo passò da parte a parte, girando l'elsa fino ad incastrarla quasi completamente nella creatura. Liberò l'arma con uno strattone, ringraziando l'arciere con un cenno del capo per poi dedicarsi al mostro successivo.

Il pavimento sembrò esplodere tra le fiamme.

Si sentì scaraventare in avanti, lontano dall'esplosione, e per poco non colpì il muro di pietra di fronte a lei. Cercando di riprendere fiato, si appoggiò alla parete per rimettersi in piedi. Si girò a guardare cosa aveva provocato l'esplosione: un Prole Oscura diverso da quelli che avevano incontrato finora, alto e slanciato, fluttuava al centro della sala, un rozzo bastone magico alzato sopra di sé, pronto a sferrare un altro attacco.

Vide l'arciere mirare verso la creatura, ma l'uomo venne attaccato da un genlock prima che potesse scoccare la freccia. Alistair corse in suo aiuto, mentre il mago cercava di contrattaccare.

Aenor tese le orecchie, le pareva proprio di sentire degli ululati. Si appoggiò alla porta di fianco a lei, aprendola con una spallata: all'interno, vi erano delle gabbie con tre mabari, che ululavano e ringhiavano in attesa di essere liberati. Zoppicando leggermente, l'elfa si affrettò ad aprire le gabbie. I mastini scattarono subito nella stanza adiacente, pronti ad attaccare la Prole Oscura.

Si concesse un attimo per riprendere fiato, per poi tornare di corsa in aiuto dei compagni. Il Prole Oscura che lanciava incantesimi sembrava in difficoltà, incapace di lanciare incantesimi incalzato da Alistair, che lo stava spingendo verso una voragine creatasi nel muro esterno della torre. Aenor si affrettò a dargli manforte, colpendolo ad un fianco e facendo barcollare all'indietro. Alistair lo colpì alla testa con lo scudo, stordendolo, per poi abbassarsi e darle l'opportunità di caricarlo in pieno petto, trapassando la stoffa leggera e i tessuti putridi sottostanti senza alcuna difficoltà.

La creatura si afflosciò su sé stessa, e Aenor se ne liberò spingendola giù dalla voragine.

«Un Emissario.» Spiegò Alistair. «Spero non ce ne siano altri.»

 

Con fatica, riuscirono a raggiungere l'ultimo piano della torre, dove doveva esserci la legna pronta per accendere il fuoco di segnalazione. Spalancarono la porta con un calcio, facendosi strada all'interno.

Un ruggito più forte di qualsiasi cosa avessero mai sentito gli perforò i timpani.

Spalancarono gli occhi, terrorizzati alla vista di un'enorme creatura, alto forse quattro metri, dalla pelle violacea e putrida e due corna enormi, che li puntava dall'altro lato della stanza, le fauci aperte a mostrare zanne lunghe quanto un braccio che colavano sangue e bava.

Aenor rimase impietrita, guardando la bestia e cercando di carpirne i punti deboli, senza successo. Lanciò un'occhiata ad Alistair, sperando che il Custode più anziano avesse qualche suggerimento, ma il ragazzo sembrava atterrito tanto quanto lei. «Ogre. Non fatevi colpire.» Disse solo.

«Molto utile!» Ringhiò l'elfa, buttandosi per terra da un lato per schivare la creatura che li aveva caricati, corna in avanti e pronta a farli a pezzi. L'ogre fermò la sua corsa, scuotendo il testone e cercando di individuarli di nuovo. Una saetta lo colpì in mezzo agli occhi, facendolo solo infuriare ulteriormente.

«Bella mossa, ora sì che è contento di farci a pezzi!» Urlò Alistair, preparandosi a schivare nuovamente la carica del mostro.

Il mago dovette ripararsi dietro un cumulo di macerie per non essere spazzato via.

«Hei!» Urlò l'arciere, attirando l'attenzione del mostro nonostante stesse tremando vistosamente. Lo centrò con una freccia sulla spalla scoperta, che però sembrò scalfirlo solo superficialmente.

I due guerrieri provarono a colpirlo ai fianchi, ma la pelle del mostro sembrava impenetrabile, e continuava a parare i loro colpi con facilità, costringendoli a schivare per la maggior parte del tempo.

«Così non funziona.» Grugnì Alistair tirando fiato. Sanguinava da un taglio sulla fronte. Si passò il braccio sul volto, togliendosi il sangue dagli occhi. «Ci serve un piano.»

Aenor annuì. «Mago, tienilo distratto. Tu, arciere, mira alle gambe. Dobbiamo buttarlo giù e impedire che ci carichi un'altra volta.» Ordinò ai due, per poi fare un cenno ad Alistair di prepararsi nuovamente all'attacco.

Il mago lanciò una pioggia di scintille sull'ogre, accecandolo per qualche istante, mentre l'arciere scoccava frecce. Il mostro ruggì, infuriato, ma Alistair e Aenor si fecero sotto, attaccandolo dai lati e cercando di farlo cadere a terra. La pellaccia della creatura era davvero resistente, ma con un affondo l'elfa riuscì a trapassargli una gamba dietro al ginocchio. L'ogre caracollò in avanti con un verso di dolore, cercando di spazzarla via con un braccio. Lei si buttò all'indietro per schivarlo, finendo a terra. La creatura, però, si sporse in avanti, chiudendo la mano a pugno sopra di lei, per schiacciarla al suolo come una mosca. Troppo lenta, Aenor rimase a fissare il colpo in arrivo. Una figura si parò tra lei e l'ogre, proteggendola con lo scudo, che risuonò con uno schiocco metallico.

«Stai bene?!» Le urlò Alistair, crollando in ginocchio, reggendo lo scudo con entrambe le mani, una ferita al fianco che sanguinava copiosamente. L'elfa annuì, sorpresa. Si rimise in piedi, respingendo l'ogre con la spada alzata e permettendo ad Alistair di liberarsi e rotolare da un lato. La creatura fece per parare il colpo alzando il braccio, ma Aenor fu più veloce, usando tutta la forza che aveva per far calare la spada dritta davanti a sé.

L'intenzione era quella di recidergli l'arto, ma la pellaccia del mostro oppose resistenza: la lama restò incastrata in profondità, facendolo ruggire di dolore e vorticare il braccio sano davanti a sé, per colpire l'elfa. Quella si ritrovò a dover fare presa sulla propria arma per issarsi con un salto sul braccio ferito della creatura, evitando per un soffio le fauci enormi che schioccarono a qualche centimetro dalla sua testa. Una freccia si conficcò nella schiena del mostro, facendolo voltare di scatto verso l'arciere. A sorpresa, l'ogre scattò in avanti nonostante la gamba ferita, afferrando l'uomo con il braccio sano e buttandolo a terra. Aenor si ritrovò aggrappata ad una delle corna del mostro, cercando di issarsi su una di esse per evitare le sue zanne. Sentì un rumore di ossa frantumate e un urlo di dolore spegnersi di colpo, sostituito da un gorgoglio sinistro. Si ritrovò faccia a faccia con il mostro, che gettato via il corpo dell'arciere fece per afferrarla e togliersela di dosso. L'elfa scalciò in preda al panico, colpendo l'ogre sul muso per evitare di farsi azzannare. I suoi piedi toccarono una delle punte di metallo dell'armatura sul petto del mostro, ferendosi ad una gamba ma riuscendo ad usare la sporgenza per darsi lo slancio necessario a salirgli sullo spallaccio enorme che la creatura indossava. Si accucciò, cercando di riprendere l'equilibrio facendo presa su una delle corna a cui era ancora attaccata, mentre l'ogre veniva colpito al fianco da una saetta. La distrazione del mostro le permise di aggrapparsi meglio e salirgli in groppa, afferrando entrambe le corna per reggersi in piedi.

Alistair colpì di nuovo la bestia, che parò il colpo con il braccio ferito. Il guerriero si riparò dietro allo scudo, caricandolo di peso e riuscendo finalmente a recidergli l'arto proprio sotto al gomito. Un fiotto di sangue nero si riverso a terra tra i ruggiti dell'ogre, che, accecato dal dolore, caricò incespicando e travolgendo qualsiasi cosa davanti a sé. Alistair riuscì a schivarlo parzialmente rotolando a terra di fianco a sé, colpendo con forza i detriti sul pavimento con un gemito, ma il mago non fu altrettanto fortunato: Aenor, ancora avvinghiata alla base delle corna dell'ogre con tutte le sue forze, lo vide sgranare gli occhi, mentre l'uomo abbassava lo sguardo su una delle enormi corna che gli perforavano il petto da parte a parte. Sputò una bolla di sangue, che finì addosso al mostro e all'elfa, scivolando all'indietro e cadendo sul pavimento con un tonfo.

Con un grido, la ragazza estrasse il pugnale che portava alla cintura, conficcandolo con forza nel collo dell'ogre, dove la pelle era più sottile, e rigirandolo in profondità. Quello cercò di togliersela di dosso, ma lei riuscì ad evitare un'enorme manata che rischiò di sbalzarla via. Estrasse il coltello e si issò più in avanti, facendo presa su una delle corna e infilzando uno degli occhi dell'ogre.

Il gigante scosse la testa, ruggendo impazzito, disarcionandola e spedendola dall'altra parte della stanza. L'elfa colpì il pavimento con uno schianto che le tolse il fiato. La vista le si oscurò per un attimo, mentre annaspava in cerca d'aria. Strisciò a fatica sulle pietre rese scivolose dal sangue, fino ad un cumulo di macerie. Respirando a fatica, si rimise in piedi barcollando. Le facevano male tutte le ossa. Sputò a terra un grumo di sangue, asciugandosi la bocca con la manica. L'ogre, ormai a terra, ruggì verso di lei, cercando di rimettersi in piedi.

Alistair giaceva di lato sul pavimento, cercando di fare leva sulla spada per alzarsi mentre teneva premuta la mano sul fianco ferito, lo scudo a terra.

Il braccio reciso della creatura era a pochi metri da lei, la sua spada ancora conficcata nella carne morta. Con un ultimo sforzo, l'elfa afferrò l'elsa, liberandola con uno strattone, e andò verso l'ogre che la sfidò con un potente ruggito.

«Il Temibile Lupo ti prenda!» Urlò in elfico, prima di schivare per un soffio gli artigli del mostro e sollevare la spada sopra di sé, sentendola penetrare nella carne. Spinse più che poté, sentendo il ruggito della creatura trasformarsi in un gorgoglio orrendo. L'ogre cadde all'indietro, permettendole di ritrarre la spada, causando un fiotto di sangue che la costrinse a proteggersi il viso, roteando poi di nuovo la spada e, con tutta la forza rimastale, piantarla in mezzo agli occhi della creatura.

Quella ebbe un paio di spasmi incontrollati, per poi finalmente giacere immobile in una pozza di sangue maleodorante.

Sfinita, Aenor crollò in ginocchio accanto ad essa, troppo stanza anche solo per recuperare la spada.

«Ce l'abbiamo fatta...» Sentì dire ad Alstair. Alzò lo sguardo per vederlo zoppicare faticosamente verso la grande pila di legname, un tizzone acceso in mano. In pochi attimi la legna prese fuoco, lanciando il segnale che avrebbe dovuto salvare le truppe del re e dei Custodi Grigi. «Speriamo non sia troppo tardi.» Gemette il Custode, crollando a terra a sua volta.

Aenor non seppe per quanto rimasero in quello stato, il respiro che usciva a fatica, gli occhi chiusi cercando di ignorare il dolore.

Un rumore di passi e grugniti li risvegliò dal torpore. L'elfa aprì gli occhi di scatto, incrociando lo sguardo di Alistair.

«Come non detto...» Lo sentì gemere.

Non sapendo nemmeno lei come, si rimisero in piedi a fatica. Estrasse la spada dal cadavere dell'ogre, facendo una fatica immane. L'arma sembrava pesare dieci volte più del solito, pensò mentre almeno una mezza dozzina di Prole Oscura sciamava all'interno della stanza. Quelli rimasero un attimo a guardarli, gli occhietti malvagi che lampeggiavano dai due guerrieri al cadavere dell'ogre a terra, intimoriti e incerti sul da farsi. Un paio di genlock decisero di gettarsi all'attacco, dando l'esempio agli altri.

Aenor sollevò la spada davanti a sé, riuscendo a cogliere di sorpresa il primo e uccidendolo sfruttando la sua stessa carica. L'altro la scaraventò a terra, trafiggendole un fianco. Mentre sentiva la lama reciderle la carne, urlò di dolore, raccogliendo in qualche modo le forse per liberarsi con una ginocchiata. Rotolò di lato, una mano sulla ferita, sentendosi inzuppare di sangue la maglia. Il genlock le fu subito addosso, costringendola a strisciare alla ricerca di un arma. Cercando di proteggersi con un braccio, tastò il pavimento con l'altra mano, trovando ciò che cercava. La creatura le afferrò la gola, stringendo e togliendole il respiro, ma prima che potesse strozzarla Aenor gli ficcò una freccia nel collo, spingendola in profondità. Il genlock gemette di dolore, cadendole addosso e schiacciandola col proprio peso. Se lo tolse di dosso con fatica, mettendosi a carponi e alzando lo sguardo giusto in tempo per vedere Alistair venire colpito in pieno petto da un calcio di un hurlock. Il guerriero colpì violentemente la parete di pietra dietro di lui, accasciandosi esanime. I tre Prole Oscura rimasti si girarono verso di lei, le fauci spalancate che grondavano sangue e bava, pronti a farla a pezzi.

«Fatevi sotto, schifosi.» Li sfidò l'elfa, rantolando. Se doveva morire, ne avrebbe ammazzati quanti più poteva, fino alla fine. Le creature scattarono in avanti, lei strinse la spada, pronta a colpire l'hurlock più vicino con un fendente dal basso.

Un boato assordante la colse di sorpresa.

Qualcosa la scaraventò a terra per l'ennesima volta. Grugnì di dolore, cercando di strisciare via, accecata da polvere e... fiamme?

Rotolò sulla schiena, guardando sopra di sé.

Una serie di squame violacee le occupava il campo visivo. Si girò, guardando un'enorme zampa schiacciare a terra un genlock e spappolarlo sotto il proprio peso. La gigantesca creatura sopra di lei ruggì, facendo tremare l'intera struttura di pietra e vomitando fiamme attorno a sé. Degli strilli di dolore segnalarono che la nuova Prole Oscura arrivata al piano superiore era stata colpita in pieno.

“Un drago.” L'elfa strabuzzò gli occhi. L'Arcidemone, probabilmente. Ma allora perchè stava attaccando la Prole Oscura e non i due Custodi feriti e inermi?

Cercò di individuare Alistair in mezzo a tutto quel frastuono di fiamme e ruggiti, facendosi forza sui gomiti per mettersi a sedere. Il Custode era a pochi metri da lei, ancora svenuto, una chiazza di sangue sotto di lui. Strisciò verso di lui, per... “fare cosa? Ci arrostirà tutti.”

Che tempismo. Non bastava un'orda di Prole Oscura e un Ogre, no, doveva pure arrivare un drago ad ucciderli. Lanciò un'occhiata alla sua spada, troppo lontana perché potesse anche solo pensare di raggiungerla, e poi non avrebbe avuto comunque la forza di sollevarla...

Raggiunse Alistair con un grugnito di dolore. La spada del Custode giaceva a terra, ancora nella sua stretta. Aenor la prese, usandola come perno per mettersi in piedi.

La zampa del drago era poco distante da lei.

Fece due passi in avanti, barcollando, la vista annebbiata dal dolore e dal fumo. L'aria rovente le bruciava il volto, rendendole quasi impossibile respirare. Sollevò la spada, facendola calare debolmente su una delle dita della bestia.

Quella ruggì, spazzando via l'arma come se niente fosse, intrappolando poi l'elfa con una zampa. Il drago si voltò a guardarla, le fauci spalancate in un ruggito, l'alito caldo che le scottava la pelle, le zanne bianchissime che brillavano minacciose alla luce delle fiamme a pochi centimetri dalla sua faccia. “Che meraviglia”, si ritrovò a pensare l'elfa.

«Avanti.» Rantolò trepidante, un rivolo di sangue che le colava dalle labbra. Sorrideva.

Quello rimase un attimo a fissarla, le pupille erano braci ardenti, mentre tutto il resto piombava nell'oscurità. All'improvviso, si sentì sollevare da terra con uno strattone. Riaprì gli occhi: la torre in fiamme era sotto di lei, mentre il terreno si faceva sempre più lontano, le sagome sempre più piccole. La zampa del drago era chiusa fermamente attorno a lei, impedendole di cadere mentre penzolava nel vuoto. Gettò uno sguardo alla sua destra, e vide Alistair trasportato allo stesso modo.

“Sto impazzendo.” Pensò.

 

 

 

 

 

Le pellicce su cui giaceva erano morbide, sapevano di erbe aromatiche e incensi. Fece per girarsi, ma una fitta al fianco le troncò il respiro, immobilizzandola.

«Sei sveglia.» Le disse una voce. «Hai rischiato grosso, ma vhenan.»

«Tamlen?» Gracchiò, la voce roca e flebile. L'elfo le sorrise, accarezzandole delicatamente la guancia con le dita fresche. «Stai... bene?» Balbettò lei, incredula.

«Ma certo, Lethallan. Sei tu quella di cui bisogna preoccuparsi, ora.» Le rispose lui, senza smettere di sorridere. Sembrava rilassato, i capelli biondi che gli ricadevano morbidi sugli occhi, coprendo parzialmente il vallaslin dipinto sul volto.

Aenor non capiva. «Ma... Pensavo fossi...»

L'altro le prese delicatamente il viso tra le mani, guardandola negli occhi, rassicurante. Lei si rilassò, dimenticandosi quasi del dolore che sembrava bruciarle tutto il corpo. Quando le labbra morbide di lui su posarono sulle sue, si lasciò sfuggire un sospiro felice.

Tamlen si staccò improvvisamente da lei. Aenor fece per tirarsi su e afferrarlo per la manica, ma quello era già evaporato nel nulla.

«No!» Urlò, tirandosi a sedere di scatto.

Cacciò un gemito di dolore. Rantolando, si guardò attorno. Non era in uno degli aravel del suo clan, bensì sdraiata in un letto in una piccola stanza di legno, accanto a lei un tavolino su cui vi erano poggiati un infuso che mandava un forte odore di erbe e una ciotola contenente un impasto verdognolo e speziato. La porta si aprì cigolando, lasciando entrare una donna che si tolse dal capo un cappuccio violaceo, lasciando cadere per terra dei piccoli cumuli di neve che si sciolsero sul pavimento.

«Ah, vedo che sei sveglia.» La salutò la nuova arrivata. «Madre sarà entusiasta.»

Aenor sbattè le palpebre più volte, incredula. «...Morrigan?»

La strega delle Selve chinò il capo, accennando un sorrisetto soddisfatto. «Bene, non ti sei dimenticata tutto, allora. Dimmi, riesci a ricordarti come mia madre vi ha salvati?» Le chiese, avvicinandosi al letto. Le scostò le coperte, tastandole il fianco e esaminandole le bende. Sembrava compiaciuta. Le sfiorò la testa, fasciata anch'essa, restando a guardarla in attesa di una risposta.

“Madre?” Ricordava di essere stata in cima alla torre. Avevano ucciso l'ogre, poi erano riusciti ad accendere il segnale, ma erano arrivati degli altri mostri e poi...

«Un drago!» Esclamò. «C'era un drago, sputava fuoco e-» Si interruppe bruscamente, il ricordo che riaffiorava pian piano. “Ho provato ad ucciderlo. Poi voleva mangiarmi.” Come faceva ad essere ancora viva? «Stavo volando.» Biascicò, incerta su cosa fosse successo dopo. Dovera il drago? Cosa ci faceva nel bel mezzo delle paludi, nella capanna delle streghe delle Selve?

«Quella era, in effetti, mia madre.» Disse Morrigan. Incrociando lo sguardo incredulo dell'elfa, si lasciò sfuggire una risatina. «Pensavi forse che tutto quello che potesse fare una strega delle Selve fosse trasformare gli incauti viaggiatori in rospi e cucinarli per cena?»

Aenor rimase a fissarla a bocca aperta. Possibile che la vecchia signora potesse davvero trasformarsi in un drago, enorme e sputafuoco?

«Entreranno le mosche.» Commentò Morrigan, toccandole il mento. «Ora, stai ferma, devo controllarti il resto delle fasciature.» La girò di schiena, spalmandole un po' dell'unguento che teneva vicino al letto. La squadrò con occhio critico, tastandole delicatamente il petto sullo sterno e scendendo ad applicare una leggera pressione sulle costole sotto ai seni. L'elfa gemette di dolore, ma la donna la ignorò. «Sembra che le ferite si siano rimarginate. Fossi in te non farei sforzi per almeno un paio di settimane, comunque, le ossa non sono così semplici da rimettere a posto, e ne avevi parecchie fratturate o rotte. Per la schiena, il fuoco di drago è una scocciatura, ma a quanto pare te la sei andata a cercare... a cosa stavi pensando?» Parlava senza aspettarsi una risposta, continuando ad esaminare le varie ferite ed escoriazioni in via di guarigione. Le porse l'infuso. «Bevi questo, disseta ed è ottimo per le lesioni interne. Te ne ho dovuto somministrare parecchio, in questi giorni.»

L'elfa prese dei piccoli sorsi, sorprendendosi di quanto fosse amaro. Storse la bocca, allontanando il bicchiere. «Da quanto sono qui?»

Morrigan le fece segno di continuare a bere. «Una settimana, circa. Bevilo tutto.»

«Una...?» “Abbiamo vinto o perso?” «Com'è finita?» Chiese, portandosi nuovamente il bicchiere alle labbra e prendendone un altro sorso.

«La battaglia, intendi? L'uomo che doveva rispondere al segnale si è allontanato dallo scontro e la Prole Oscura ha vinto.» Rispose la strega in tono asciutto, gli occhi gialli che non tradivano alcuna emozione. «Quelli rimasti, sono stati massacrati. Il tuo amico non la sta prendendo bene.»

«Amico?»

«Lo stupido pieno di sospetti con cui viaggiavi prima, sì. È qua fuori, vicino al fuoco.» Rispose l'altra. «Madre ha chiesto di vederti, quando ti fossi svegliata. Ce la fa ad alzarti dal letto?»

Aenor annuì, titubante. Appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolino, accettando di buon grado la gruccia di legno che Morrigan le porgeva per aiutarla ad alzarsi in pedi. Si avvolse nello scialle di lana pesante che la donna le mise sulle spalle.

Con uno sforzo immane, zoppicò fino alla porta d'ingresso, sentendo dolori ovunque. L'aria fredda le colpì la faccia, i fiocchi di neve che le si posavano sul naso. Si avvicinò al fuoco, che scoppiettava di fronte alla capanna. Una figura era in piedi davanti ad esso. Sentendo aprirsi la porta, si girò di scatto.

«Sei viva!» Esclamò incredulo Alistair. «Pensavo...»

«Sto bene. Più o meno.» Lo interruppe Aenor. «Tu?»

Il Custode scosse la testa. «Non... Abbiamo perso la battaglia. Sono tutti morti, Duncan, il Re... Loghain non ha mai risposto al nostro segnale.» Strinse i pugni, conficcandosi le unghie nel palmo delle mani. «Perchè avrebbe dovuto fare una cosa del genere?»

Aenor rimase a fissarlo senza sapere cosa rispondere. Che ne sapeva lei? Da come tutti erano sembrati pendere dalle labbra del comandante, Loghain doveva essere un esperto di battaglie. Ed era sicuramente legato al re, altrimenti non avrebbe potuto contraddirlo così spesso senza ripercussioni... no? Quindi, perchè abbandonarli?

«Questa sì che è un'ottima domanda.» Li interruppe la madre di Morrigan, avvicinandosi a loro. «Ciò che si nasconde nel cuore degli uomini è ancora più oscuro di qualsiasi altra creatura corrotta... Forse ritiene che il Flagello sia un esercito che può sopraffare. Forse non riesce a riconoscere che il male che c'è dietro di esso è la vera minaccia.»

«L'Arcidemone.» Disse Alistair.

Aenor si decise finalmente a chiedere cosa fosse.

«Si racconta che molto tempo fa, il Creatore rinchiuse gli antichi dei del Tevinter in prigioni nelle profondità della terra. Un arcidemone è uno di questi antichi dei, risvegliato e corrotto dalla Prole Oscura. La storia racconta che siano creature temibili e immortali.» Narrò la vecchia.

«Beh, qualsiasi sia la ragione della follia di Loghain, chiaramente pensa che il Flagello non sia una minaccia. Dobbiamo avvertire tutti.» Alistair sembrava aver deciso già il da farsi.

Aenor lo guardò di sottecchi. Se il Custode aveva intenzione di imbarcarsi in un'impresa del genere, si accomodasse pure. Lei non era ansiosa di affrontare un altro drago nell'immediato futuro. “Parlando di draghi...”

«Ci avete salvati, grazie.» Disse contrita. «E mi dispiace per...»

La vecchia scoppiò in una risatina divertita. «Per cosa, avermi fatto il solletico? Sono rimasta sorpresa, però, non sembravi nemmeno in grado di reggerti in piedi.»

Aenor si appoggiò alla gruccia, premendosi leggermente il fianco che ricominciava a pulsarle dolorosamente. «Beh, grazie lo stesso...» Si rese conto che ancora non sapeva il suo nome.

«Puoi chiamarmi Flemeth.» Rispose lei.

L'elfa sgranò gli occhi. «Asha'bellanar?» Sussurrò, facendo per inchinarsi al cospetto della vecchia.

La donna anziana la fermò subito, rassicurandola. «No, soltanto una vecchia con lo stesso nome.»

Aenor si scusò, restando comunque a fissarla di sottecchi. Una strega che poteva tramutarsi in drago, estremamente potente, che condivideva il nome con la Donna dai Molti Anni... Che l'umana non stesse raccontando tutta la verità?

«Credo dovremmo andare da Alr Eamon. Non era ad Ostagar e tutti i suoi uomini sono rimasti a Redcliffe. Ed era lo zio di Cailan.» Spiegò Alistair. «Lo conosco, è un brav'uomo, rispettato da tutta la nobiltà. Andremo a Redcliffe per chiedergli aiuto!» Sembrava sicuro del suo piano. «Una volta saputo del tradimento di Loghain, radunerà tutti i nobili per detronizzarlo.»

«Quanta determinazione, giovanotto!» Esclamò Flemeth. «Interessante.»

Morrigan fece capolino dalla porta, annunciando che la cena era pronta. I tre rientrarono nella capanna, sedendosi attorno ad un tavolo di legno. La zuppa che ribolliva nel pentolone aveva un odore buonissimo, e Aenor si sentì borbottare lo stomaco dalla fame. Morrigan le versò una porzione abbondante, che l'elfa spazzolò a grandi cucchiaiate, prendendone poi dell'altra.

«Non so se gli uomini di Aemon basteranno.» Ruppe il silenzio Alistair. «Redcliffe non può sconfiggere un Flagello da sola.»

Aenor rimase in silenzio, rimestando la zuppa col cucchiaio di legno. L'idea di andarsene appena fosse stata meglio le ronzava ancora in testa.

«Ma certo!» Esclamò il Custode dopo qualche minuto, illuminandosi. «I Trattati!»

L'elfa si girò a guardarlo, senza capire.

«I Custodi Grigi possono chiedere aiuto agli elfi, ai nani, ai maghi e altri, durante un Flagello! Tutti sono obbligati a prestare loro aiuto.» Spiegò raggiante. «Dobbiamo solo...»

«Girare per tutto il Ferelden e raccogliere un esercito partendo da sole due persone? Una passeggiata, insomma.» Si intromise Morrigan.

Alistair la ignorò, voltandosi a guardare Aenor. «Possiamo farcela, no?» Le chiese conferma.

La ragazza deglutì un sorso di zuppa, non sapendo come rispondere. Annuì, incerta. «Forse.»

«Un “forse” è meglio di niente!» Ribattè l'altro. «Dobbiamo fare qualcosa, siamo gli ultimi Custodi Grigi rimasti! Se non fermiamo il Flagello...» Lasciò cadere la frase nel vuoto.

Piombò nuovamente il silenzio. Aenor guardava intensamente il piatto vuoto. Afferrò del pane e si mise a sbocconcellarlo, senza più fame.

«Prima di andare da qualsiasi parte, vi consiglio di guarire le vostre ferite e rimettervi in sesto. Partirete non appena starete meglio.» Commentò Flemeth.

 

Rimasero nella capanna per altri cinque giorni, sotto le cure di Flemeth e Morrigan, che cambiavano loro le bende regolarmente, applicando intrugli e pomate, mentre occasionalmente la madre recitava qualche incantesimo di guarigione. Morrigan sembrava non vedere l'ora che i loro ospiti se ne andassero e non andava affatto d'accordo con Alistair. I due si beccavano continuamente, pur parlandosi appena. Aenor sperava di liberarsi in fretta di entrambi, ma non era completamente a proprio agio con l'idea di lasciare Alistair ad occuparsi di tutto quel macello.

Finalmente, furono pronti a partire. Morrigan aveva recuperato sul campo di battaglia alcune armi, che i due Custodi si legarono alle cinture. Aenor sentiva la mancanza di una spada a due mani, ma soppesando la daga che aveva in mano dovette riconoscere che era meglio di niente. Alistair si assicurò il piccolo scudo tondo di metallo dietro la schiena, infilandosi la spada nel fodero vuoto con qualche difficoltà.

«C'è un ultima cosa.» Disse loro Flemeth, sull'uscio della capanna.

«Madre, lasciateli andare, o si farà così tardi che saranno costretti a fermarsi un'altra notte.» Si intromise Morrigan, uscendo anche lei sotto la luce del sole. Il cielo si era schiarito, e aveva sciolto il tappeto di neve che era caduto nei giorni precedenti. Un tempo perfetto per viaggiare, se non si aveva paura di sporcarsi di fango.

«I Custodi Grigi se ne stanno andando, ragazza. E tu andrai con loro.» Rispose Flemeth.

Morrigan sgranò gli occhi, sorpresa. «Cosa?!» Esclamò, pronta a ribattere.

«Mi hai sentito benissimo, ragazza. L'ultima volta che ho controllato, avevi un paio di orecchie.»

Aenor si intromise a favore della giovane. «Se Morrigan non vuole, non è il caso di forzarla.»

«Oh, sono anni che vuole andarsene dalle Selve. E questa è un'ottima opportunità. Per quanto riguarda voi, Custodi, consideratelo il vostro debito nei miei confronti.» Disse l'anziana.

L'elfa si strinse nelle spalle. «Come volete.»

«Non per... guardare il cavallo in bocca, ma non ci creerà problemi? Fuori dalle Selve, è un'eretica.» Si intromise Alistair, che chiaramente non voleva la compagnia della maga.

«Se non volevi l'aiuto di noi eretici, giovanotto, potevi restare su quella torre.» Ribattè Flemeth.










Note dell'Autrice: Per ancora un paio di capitoli il personaggio narrante sarà prevalentemente Mahariel, ma non preoccupatevi, presto torneranno anche gli altri!

A chi interessasse, ho disegnato i vari protagonisti, trovate i link in fondo ai capitoli delle rispettivi Origini! :)

  
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