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Autore: Eneri_Mess    19/09/2017    3 recensioni
Raccolta di flashfic nata da un Writing Game su vari tipi di baci!
1. It’s-the-end-of-the-world kiss [Shance]
2. "I almost lost you" kiss [AU] [Shance]
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt: 11. "I almost lost you" kiss. Angst again, ma quell'almost salva tutto ♥
Numero parole: 1633.
Noticine alla fine.
A Lele,
che l'ha chiesta
e mi ha fatto venire paturnie da prestazione.

Ad Aredhel,
perché le do la buonanotte
e il buongiono
con l'angst.
 
 

Shiro ha perso il conto delle volte in cui la vita gli è passata davanti.

Non che queste ripetute esperienze lo abbiano aiutato a prevedere le successive. Succedono. Un’ora prima è vivo, cinquantanove minuti dopo lo stanno rianimando, sfugge a un proiettile fatale, sopravvive a un incidente.

Sono giornate che iniziano con caffè e ciambella, o notti in cui viene svegliato nel cuore del sonno perché c’è bisogno di te. Un nuovo caso comincia con una storia già raccontata, solo che nessuno pare averla ascoltata e lui non è che un bardo che narra al contrario, dalla fine al principio, per capire dov’è che le note hanno avuto un’impennata, o una caduta tragica.

Tre anni da detective della omicidi e ha la sensazione di essere lì da trenta. Non perché i motivi spesso siano sempre gli stessi, per cui un essere umano strappa arbitrariamente la vita di un altro essere umano, ma perché si trova a indagare su segreti intimi, tenere sulla scrivania fotografie sorridenti di persone che non sorrideranno più, offrire parole che troppo spesso sono promesse a vuoto.

Ha superato i problemi di sonno durante il suo primo anno. O dorme o è lui a finire sul tavolo del medico legale, non c’è molto da argomentare. Ha superato diverse crisi personali in altrettanti modi diversi - più sport, più tempo con la sua famiglia, più sesso occasionale, meno empatia. Non ricollega più l’età, la routine, l’innocenza delle vittime a qualche conoscente, a qualche “poteva esserci lui o lei al suo posto”.

È un lavoro il suo, nel senso più stretto del termine. Non è come molti pensano un salvatore della stessa pasta di paramedici e pompieri. Lui salva raramente qualcuno; si occupa invece di raccogliere ciò che rimane, mettere insieme i pezzi, ricostruire vite spezzate sperando di fiutare l’innesco della follia per poi archiviare il tutto. Affermano che gli spetterebbero onori, gratitudine, riconoscimenti, ma la verità è che prima il tutto finisce dentro una scatola con sopra scritto “caso chiuso”, meglio dormiranno lui, i parenti, le vittime e i carnefici.  

Con una pistola addosso per quasi ventiquattrore al giorno, ha compreso presto che perderà il conto delle volte in cui rischia la vita. Con esausta ironia saprà anche cosa accadrà ognuna di quelle possibili volte; sentirà i colleghi urlarsi il codice degli agenti a terra, il frastuono delle ambulanze, dita che lo stringeranno per farlo rimanere cosciente e forza Shiro, è solo un graffio!

Sono momenti in cui perde il conto dei secondi; sono elastici, a volte in base alle fitte di dolore, altre volte ai blackout della mente, non riesce veramente a tenere il passo. Le immagini di ventinove anni di vita si affollano come una calca ai saldi, confusionarie e prepotenti; discorsi lasciati cadere per motivi che acquistano importanza quando non c’è più tempo; gesti che avrebbero forse cambiato qualcosa, ma non lo sapeva allora e non lo saprà meno che mai quando inizierà a sentire freddo.

Shiro sa cosa si prova a vedere la vita scorrerti davanti senza controllo; mentre quella ti distrae, il sangue fluisce da un misero buco di proiettile di neanche un centimetro, portandosi via la tua ragione e il tuo respiro.

Mentre muori - perché morire è un processo apparentemente veloce, ma piuttosto lento quanto vivere - e sei Takashi Shirogane, ti viene quasi da sorridere.

 

And if I only could
I'd make a deal with God
And I'd get him to swap our places
Be running up that road
Be running up that hill
Be running up that building
See if I only could, oh

 

È buio e pioviccica, e Shiro sta morendo anche questa volta, tra le sirene della polizia, dei vigili del fuoco e le ambulanze. Sta morendo perché non sente nulla pulsare in sé, che sia sangue, respiro, pensieri, anima.

Ci sono troppe voci e troppi ordini urlati, anche al suo indirizzo, soprattutto verso di lui, ma non riesce ad ascoltarli. Non riesce a stringere nulla perché trema. Ci sono odori acri, come scie nere che si insinuano nei polmoni eppure non hanno il potere di nausearlo.   

Quella pellicola che è la sua vita, che manda le repliche dei suoi ricordi quando perde una mano col destino, si è fermata. Inceppata. C’è un unico fotogramma fisso a cui non ha dato l’importanza che meritava fino a quel momento - quando arriva l’abbaglio dei fari e tu non hai prestato attenzione a sufficienza. L’immagine minaccia di rimanere fissa.

Una delle fotografie sulla sua scrivania.

 

Shiro sta morendo mentre spintona colleghi di lato, mentre supera i nastri Do Not Cross ed entra nella zona dell’incidente.

A volte si chiede quanto la parola possa sentirsi innocente di fronte agli occhi delle vittime e di chi rimane. C’è del dolo a monte, sempre, in un incidente. Una premeditazione verticale e incontrollabile, ma presente. Parole, gesti e sguardi. Numeri di secondi che si trasformano in azioni e si sommano e danno un risultato. È utopistico, come detective della omicidi, come sfortunato essere umano, aspirare ad avere prima i bandoli e impedire quindi il formarsi di matasse da districare. Non esisterebbe matassa però, se potesse impedire l’inevitabile. Non esisterebbero incidenti. Non sarebbe lì a sentire il sangue intrappolato nel circolo del proprio corpo, pompare follemente in ogni direzione senza trovare quella via d’uscita a cui quasi si è abituato.

Adesso ha addosso un unico suono ritmico, un’unica sensazione fradicia, un sapore freddo sulle labbra, un odore mitigato dalla pioggia più forte.  

E quando lo vede nella confusione, quel fotogramma nella sua mente resta fisso meno di quanto si aspettava. Si accartoccia sulla realtà di un viso che non sta sorridendo, un corpo a terra, stretto da mani non sue e dai primi soccorsi.

Quando muori, se sei Takashi Shirogane, la verità è che pensavi che prima o poi sarebbe successo ma a te soltanto.

Ma se è qualcun altro - un incontro non programmato, una stretta di mano, un nome pronunciato in così tante sfumature da acquisire nuovi sensi, del sesso occasionale consumato una volta di troppa, « Amico, non farti riempire di proiettili oggi, ok? Voglio replicare il Netflix & Chill di ieri sera, e magari mi lasci gestire il tuo telecomando, mh? » …

 

Oh c'mon, baby, c'mon darling
Let me steal this moment from you now.
C'mon, angel, c'mon, c'mon, darling
Let's exchange the experience, oh

 

 

Il picchiettio della pioggia continua, ma i bip sono altrettanto ritmici e logoranti. Shiro non ha spazio per il mal di testa, anche se c’è, ma c’è anche il sonno e Shiro non ha spazio neanche per quello.

C’è Lance e il suo letto d’ospedale, i tubicini, i macchinari; le bende dove prima c’era l’angolo di un occhio che guizzava malizioso, ora tumefatto dall’incidente. Altre bende lì dove la settimana prima Shiro ha lasciato un succhiotto impaziente, scostandogli il colletto della maglietta durante una pausa: ora è solo pelle escoriata e viola, che avrà bisogno di tempo per guarire.

In realtà le bende sono un po’ ovunque e Shiro stringe la mano sana di Lance aspettando che si svegli e faccia una delle sue battute, qualcosa che suoni come wow, è già Halloween? Potevate avvertirmi!

Ma non si sveglia ed è già arrivato il quinto giorno di quell’attesa.

Lo sa solo perché diverse persone sono venuti a trovarli, sebbene la sua capacità di registrazione del reale abbia diversi buchi. Qualcuno lo ha trascinato a prendersi una boccata d’aria, inveendo che Lance deve solo azzardarsi ad andarsene; qualcun altro gli ha messo sotto il naso del cibo con un sorriso che suonava come il tuo piatto preferito, a lui farebbe piacere; c’è chi ha portato altre lacrime con sé, tentando di mascherarle dietro discorsi sulle tecnologie mediche, e Shiro si è sentito meno solo e con la necessità di dire starà bene, si sveglierà.

Eppure continua a dormire e Shiro a volte scivola nel sonno di fianco a lui, ed è una cosa che non ha mai fatto, sognare come sarebbe vivere con qualcuno. Lo fa da cinque giorni ormai; sogna casa sua con le cose di Lance a riempire gli spazi, a ingombrare il bagno, a profumare la camera da letto con l’odore dei panni puliti. Poi apre gli occhi e Lance è lì, ma non come lo ha immaginato. La prima notte ci ha creduto sul serio, a quel sogno, che fosse già così, già reale; niente incidente, niente ospedale, niente coma. Col rumoreggiare del temporale fuori, si è anche permesso di raccontarglielo, alla penombra della luce sul comodino, con i corridoi vuoti e neanche i passi delle infermiere a disturbarli.

Non è servito a svegliarlo.

Tempo, dicono i medici. È stabile. Gli hanno spiegato il perché stia così, ha annuito, ma non ricorda più una sola parola, pensa al gusto di gelato che piace a Lance. Ne hanno parlato solo una volta; essendosi conosciuti a inizio autunno, ed essendo a malapena primavera, non c’è stata occasione di prendersi un gelato insieme. Ma è sicuro gli abbia detto che gli piaccia la menta. Vorrebbe tanto che glielo confermasse per andare a comprarglielo. Sente la necessità di assaggiarlo, anche se non è mai stato tra i suoi gusti preferiti.

Nell’attesa, lascia un bacio sul dorso della mano di Lance, che non sa delle sue cure di bellezza abituali, ma di disinfettante e qualcosa di forzato che copre il sapore della sua pelle. Shiro ha realizzato di adorare la sua pelle in quelle ore che la carnagione scura si è fatta pallida. Lance sostiene che d’estate, al mare, diventa ancora più bello, e Shiro non vede l’ora di farsi trascinare a Cuba e godersi le ferie per la prima volta da che ha iniziato a lavorare.

Quando Lance si sveglierà, Shiro non saprà da che parte iniziare ad amarlo.

 

Do you wanna hear about
the deal that I'm making?
You
It's you and me
[Running Up That Hill - Placebo]

 

Fuori permane il grigio da giorni, eppure c’è una luce diversa nella stanza.

« Shi… ro… »

« Ehi… era ora »

Gesti come prenderlo tra le braccia, sollevarlo, stringerlo, portarlo via dovranno aspettare. Ma ce ne è uno, relativamente invasivo e che riassume gli altri, che può concedersi, prima che arrivino i medici, prima del dover rispondere a domande scomode e affrontare le conseguenze.

 

« mmh Shiro... sai di… menta »

 


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Shiro qui ha 29 anni ed è sempre manzo.
Non ho idea del gusto di gelato preferito da Lance, ma la menta ci stava bene. Mentre Shiro mi sa tipo da cioccolato *love*
L’incidente è un incidente brutto, non ha una reale forma, ha coinvolto Lance, è successo. 
Grazie di aver speso tempo a leggere 


Pagina autore: Nefelibata ~
 
   
 
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