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Autore: LysandraBlack    21/09/2017    4 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO DIECI: REDCLIFFE





 

Dopo un paio di giorni di viaggio, si accamparono per la notte nelle vicinanze del villaggio di Redcliffe, con l'intenzione di raggiungerlo la mattina seguente. Non avevano incontrato viaggiatori e, dalla collina su cui erano, il villaggio appariva silenzioso, soltanto alcune fioche luci erano accese. Il Lago Calenhad, dietro di esso, si estendeva a perdita d'occhio come una massa scura.

Era una notte buia, lo spesso strato di nuvole che li aveva accompagnati per tutto il giorno non accennava a diradarsi.

«Aenor, posso parlarti un attimo?» Chiese Alistair all'elfa, una volta che ebbero sistemato a terra i giacigli e Morrigan si stava occupando della zuppa.

La ragazza annuì, seguendolo fuori dal cerchio di luce proiettata dal falò.

«Che succede?»

Alistair sembrava incerto, spostava il peso da un piede all'altro e continuava a guardare poco oltre di lei. Chiaramente, non sapeva da dove cominciare, ma quello che stava per dirle era per lui importante.

«Sai che sono cresciuto a Redcliffe, no?» Di decise finalmente a parlare. «Arl Eamon mi ha cresciuto, fino a che non sono stato mandato dalla Chiesa per diventare un Templare...»

Aenor gli fece segno di continuare, non avendo idea di dove lui stesse andando a parare.

«Ecco, quello che non ti ho detto è che Aemon sapeva benissimo chi fossi e per quello mi ha tenuto con sé finché ha potuto. Mio padre...» Si fermò di nuovo, prendendo un profondo respiro. «Mio padre era Re Maric.» Rivelò abbassando lo sguardo sul terreno. Dopo qualche attimo, non ricevendo riscontro dall'elfa, la guardò di sottecchi. «Re Maric.» Ripeté.

La ragazza rimase qualche attimo a fissarlo, in silenzio.

«Quindi... Re Cailan era tuo fratello?» Gli chiese finalmente.

«Fratellastro, tecnicamente.»

Di nuovo il silenzio.

«Questo spiega l'idiozia di entrambi.» Disse Aenor, scrollando le spalle.

«Hei!» Esclamò Alistair, facendo una smorfia. «Non offendere la mia delicata sensibilità!»

«Quindi? Dovrebbe cambiare qualcosa?»

L'altro sembrò spiazzato dalla domanda. «Beh, non te lo volevo dire perchè... Di solito appena qualcuno scopre che sono il figlio bastardo di un Re, cominciano a trattarmi diversamente. Persino Duncan, per proteggermi, mi ha tenuto fuori dalla battaglia. Pensavo che-»

«Nah.» Lo interruppe Aenor. «Eri un umano scemo prima, resti un umano scemo adesso, non cambia da chi l'hai preso.»

«Grazie... credo. Non so se dovrei sentirmi offeso o rincuorato.»

«Altro da dirmi?» Chiese lei. «Non so, hai un drago come animale da compagnia, o un'arma segreta per sconfiggere l'Arcidemone... Sai, qualcosa di effettivamente utile a sapersi.»

Alistair scoppiò a ridere. «Se avessi un drago, credo che ormai l'avresti notato, no?» Scosse la testa, visibilmente sollevato. «Comunque ti farò sapere.»

Falon arrivò scodinzolando, un osso in bocca, probabilmente datogli da Morrigan per toglierselo di torno mentre lei cucinava. Il mabari si mise a terra a rosicchiarlo, guardando ogni tanto i due Custodi, intenti a fissare il villaggio sotto di loro.

«Sembra troppo tranquillo.» Commentò Alistair. «Me lo ricordavo più... vivace.»

«E non abbiamo incontrato nessuno sulla strada, per tutto il giorno.»

Rimasero in silenzio per un po', ognuno perso nei propri pensieri.

«Mi dispiace, che tu sia stata trascinata in tutto questo, sai?» Disse lui. «Deve essere stato orribile essere portata via dalla tua famiglia... Io ero felice quando Duncan è venuto a prendermi, la vita della Chiesa non faceva proprio per me. Ma capisco quello che provi.»

«No invece.» Lo interruppe lei. «Non puoi capirlo.» Strinse i pugni, il pensiero che volava alle rovine dove aveva perso Tamlen. Cosa ne poteva sapere?!

«Hai ragione, scusa. È che... Duncan ti ha salvato la vita, no? Mi ha raccontato di avere temporaneamente fermato la Corruzione, e di averti portato con sé per-»

«Non mi ha salvato la vita.» Ringhiò Aenor. «Mi ha costretta ad andare con lui ad Ostagar. E ora che è morto...» Si interruppe bruscamente.

«Ora che è morto...?» Ripetè Alistair. «Cosa intendi dire?»

«Ora che è morto, me ne posso anche andare.»

«Cosa?!» Sbottò Alistair, mettendosi quasi ad urlare. «Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?! Siamo gli unici rimasti, gli unici che possono fermare il Flagello! Non puoi andartene!» Si era alzato in piedi, fronteggiandola, rosso di rabbia. «Come puoi essere così egoista?!»

«E non è egoista trascinarmi in questo casino?!» Sbottò lei, mettendosi a gridare a sua volta. «Non volevo averci nulla a che fare, con tutto questo!»

«Hai giurato!»

«E chi mi costringerà a mantenerlo, eh? Tu?» Lo sfidò.

Falon aveva preso a uggiolare, allarmato.

Alistair indietreggiò, guardandola ferito. «Non...»

«La città!»

Leliana arrivò correndo verso di loro, l'arco a tracolla, gli occhi sbarrati. Guardò entrambi sorpresa.

«Che sta succedendo?» Chiese. Senza aspettare risposta, indicò qualcosa alle loro spalle. «Non abbiamo tempo, qualsiasi cosa sia. Guardate!»

Si voltarono: il villaggio sotto di loro era in fiamme, nuvole di fumo e scintille che si alzavano a brillare nella notte. Il vento cambiò direzione, portando verso di loro delle urla disperate. Falon abbassò le orecchie, ringhiando.

Rimasero per qualche secondo ancora a fronteggiarsi, poi Alistair scosse la testa, facendo due passi indietro. «Non è finita.» Disse, prima di fare cenno a Leliana e correre di nuovo verso l'accampamento.

Aenor rimase a fissarlo per qualche istante, poi si decise a fare lo stesso.

«Alistair e la pazza sono già corsi giù.» La avvisò Morrigan, una volta arrivata di fronte al falò. «Peccato, la cena era quasi pronta.» Indicò il pentolone, che ribolliva invitante.

«Cosa stiamo aspettando?» Chiese loro Sten, la grande spada a due mani che Aenor gli aveva procurato già pronta a falciare qualcuno.

L'elfa annuì, controllando i lacci che tenevano insieme la propria armatura. «Andiamo, prima che si facciano ammazzare.» Disse, per poi fare cenno a Falon di seguirla.

«Dobbiamo proprio?» Commentò Morrigan, scocciata, ma la seguì ugualmente.

Corsero giù per la collina. Il cielo era illuminato dalle fiamme provenienti da Redcliffe, che proiettavano ombre sinistre sul terreno.

Arrivati davanti alle porte del villaggio, uno spettacolo terrificante si parò loro davanti.

Almeno tre cadaveri, in fiamme, si voltarono verso di loro. Le orbite vuote, la carne morta che si inceneriva e cadeva a pezzi rivelando l'osso sottostante, le armi in pugno. Si scagliarono contro i nuovi arrivati.

Presa di sorpresa, Aenor fece un balzo indietro, per evitare di essere scottata dalle fiamme. Una saetta di elettricità colpì il suo aggressore, scaraventandolo indietro e dandole la possibilità di contrattaccare, colpendolo al fianco. Roteò su sé stessa, colpendo anche il secondo prima che potesse avvicinarsi a Morrigan. Vide Sten decapitare di netto il terzo, facendolo afflosciare a terra.

Un raspare sotto di lei la fece sobbalzare: uno dei cadaveri strisciava sul terreno schioccando le mascelle, trascinandosi solo sulle braccia, il busto troncato dal resto del corpo, le cui gambe giacevano inerti poco distante, il fuoco che lo stava consumando quasi interamente. Fece un salto indietro, imprecando.

La lama di Sten calò sulla testa del cadavere, silenziandolo in modo permanente.

«Cosa ci fanno qui questi cosi?!» Urlò Aenor a Morrigan.

«Cadaveri rianimati.» Rispose lei, osservandone uno da vicino. «Ci deve essere della magia oscura molto potente all'opera, per riuscire ad averne un esercito sufficiente ad attaccare l'intera città. Quasi sicuramente è opera di un demone.»

«Maghi.» Commentò Sten, disgustato. Entrambi non sembravano voler proseguire verso la città.

«Falon.» Chiamò Aenor, trattenendo il mabari. «Non attaccare se vedi il fuoco. E non mordere.» Ordinò. Non voleva che si bruciasse, e sperava che il cane fosse abbastanza intelligente da non ingerire niente di quei cadaveri.

«Voi fate come volete, ma io vado ad assicurarmi che Alistair non si faccia ammazzare.» Disse ai compagni, superandoli. Cercava di non pensare all'ultima volta che aveva affrontato dei cadaveri come quelli, concentrandosi sulla battaglia.

Gli altri due, dopo un attimo di esitazione, la seguirono di malavoglia. Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Si fecero strada tra le fiamme e i cadaveri. Una decina di soldati stavano combattendo quelle creature, cercando di bloccare l'accesso al resto del villaggio.

«Verso la Chiesa!» Urlò loro Leliana, centrando con una freccia l'orbita vuota di un cadavere. «Hanno bisogno di rinforzi!»

Aenor vide Alistair precederli, buttando a terra un paio di cadaveri putrescenti usando il suo scudo e proseguendo oltre, lasciando che Sten e l'elfa li finissero. Superarono diverse barricate di fortuna, alcune di esse in fiamme, arrivando alla piazza principale. Il grosso dei soldati era posto a difesa della Chiesa, ma i nemici li superavano in gran numero. Si gettarono nella mischia, andando in aiuto dei soldati. Leliana li bersagliava con le sue frecce, mentre Morrigan lanciava incantesimi di supporto. Sten e Aenor caricarono, facendosi strada tra i cadaveri con potenti fendenti che spezzavano loro le ossa e li facevano caracollare a terra. Uno dei cadaveri si attaccò alla gamba di Aenor, cercando di azzannarle un polpaccio ma colpendo i gambali, che le evitarono qualsiasi ferita.

«Fenedhis lasa!» Sbraitò lei, staccandoselo di dosso con uno strattone e un colpo di spada. Distratta, non vide quello che sopraggiungeva dietro di lei. Sentì solo un colpo sulla schiena, protetta anch'essa dall'armatura, e vide Falon superarla con un balzo, ringhiando e buttando a terra il suo aggressore. Aenor girò su se stessa e corse in aiuto all'animale, recidendo la testa del cadavere.

Si premette una mano sul braccio, dove la lama nemica era riuscita a insinuarsi tra le giunture dell'armatura. Lo ritirò, guardandosi la mano sporca di sangue.

Imprecò nuovamente, affiancandosi a Sten, che nonostante fosse privo di armatura non batteva ciglio davanti alla massa di nemici che si fiondavano contro di loro.

Morrigan ne buttò a terra un piccolo gruppo con un incantesimo di telecinesi, permettendo ai soldati della città di finirli rapidamente.

Quando ebbero respinto l'ondata, si fermarono un attimo a prendere fiato. Aenor cercò di individuare Alistair, ma del Custode non c'era traccia.

«Siamo arrivati giusto in tempo.» Urlò Leliana, avvicinandosi a loro. «Non sono rimasti in molti a difendere il villaggio...»

«Vi ringraziamo del vostro aiuto, signori.» Disse loro un uomo di mezz'età, la folta barba che spuntava da sotto l'elmo, un arco lungo stretto in pugno. Aenor notò che stava finendo le frecce.

«Quando sono arrivati?» Gli chiese l'elfa.

«Al tramonto, come al solito.» Rispose l'altro. «Ormai è la quarta notte che ci attaccano. Ieri mattina è arrivata una ragazza, ci ha dato una mano ad organizzare le difese... Il fuoco è stata una buona idea, anche se all'inizio è più difficile colpirli, dopo un po' bruciano completamente e cadono giù.» Spiegò, indicando una pila di corpi carbonizzati accatastati contro le barricate.

«Ogni notte?» Chiese Leliana. «E avete scoperto perchè?»

L'altro scosse la testa. «No, sappiamo soltanto che vengono dal castello. E non abbiamo notizie da là sopra da quando è iniziato tutto.»

Prima che potessero rispondere, una nuova ondata di nemici apparve dietro le case, costringendoli a rimandare qualsiasi discorso a più tardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Elissa Cousland si tolse l'elmo con un gemito, lasciandolo cadere a terra. Un colpo alla testa l'aveva ammaccato in modo irrecuperabile, ferendola alla nuca. Spostò da una parte la treccia di capelli biondi, ora intrisi di sangue, guardandosi attorno mentre riprendeva fiato. Attorno a lei una massa di cadaveri, tra cui due soldati che erano stati travolti dal tetto crollato di una casa.

All'inizio i fuochi tra le barricate erano sembrati una buona idea, ma presto il fuoco si era propagato grazie ai cadaveri semoventi per tutta la città, appiccando piccoli incendi che si erano poi trasformati in roghi violenti a causa delle case costruite prevalentemente in legno altamente infiammabile. Erano riusciti a respingere le prime ondate all'imboccatura della città, ai piedi della collina, ma poi i cadaveri li avevano spinti a ritirarsi all'interno, e ora si combatteva in ogni vicolo, in ogni angolo, tutto pur di non permettere a quei mostri di entrare nella Chiesa, dove tutti gli abitanti del villaggio avevano cercato rifugio.

Il suo mabari balzò giù da una palafitta, scuotendosi il pelo bagnato.

«Biscotto!» Lo salutò lei sollevata. «Stammi vicino.» Ordinò al cane, vedendo avvicinarsi altri nemici. Sollevò di nuovo lo scudo, pronta ad un nuovo scontro.

Dietro di lei, sopraggiunse Ser Perth, la spada a due mani in pugno. «Lady Elissa, state bene?»

Elissa annuì, abbattendo con lo scudo uno dei cadaveri e finendolo con un preciso fendente al collo.

«Com'è la situazione nella piazza?» Gli urlò per sovrastare il frastuono.

«Sopravvivono.» Rispose il cavaliere, falciando un paio di nemici roteando la grande arma con maestria. Si voltò alle loro spalle, sgranando gli occhi. «Dannazione.» Imprecò stringendo l'elsa con più forza e digrignando i denti.

Elissa si girò a sua volta, sbiancando. Almeno una decina di cadaveri stavano correndo verso di loro, alcuni di essi avvolti dalle fiamme. Urlò, attirando la loro attenzione e facendo segno al cavaliere di seguirla, mentre si intrufolavano in un vicolo stretto che portava alla spiaggia, inseguiti.

«Non finiscono più!» Gemette, schivando a malapena un fendente al fianco, rotolando per terra da un lato. Biscotto corse in suo aiuto, buttando in acqua il cadavere e avventandosi su di esso sfruttando il fatto che le fiamme che lo avvolgevano si erano spente.

Un altro cadavere le fu subito addosso, lei gli sferrò un calcio, facendolo barcollare. Lo stivale prese fuoco, ma lei lo strofinò nella sabbia, rimettendosi poi in piedi e finendo la creatura. Poco lontano da lei, Ser Perth stava tenendo a bada altri quattro cadaveri. Andò ad aiutarlo, colpendo con lo scudo uno di essi, che si stava arrampicando sull'armatura del cavaliere.

Un altro la colpì alle spalle, facendole perdere l'equilibrio.

Finì in acqua, annaspando per non affogare sotto il peso dell'armatura. Qualcosa le afferrò la gamba, strattonandola. Scalciò in preda al panico, cercando di liberarsi e finendo con la testa sott'acqua. Un dolore al polpaccio la fece urlare e ingoiò l'acqua del lago, andando più a fondo.

Improvvisamente, la presa sulla gamba si affievolì, permettendole di fare leva sulle braccia per tirarsi fuori. Tossì violentemente, mettendosi in ginocchio tra i conati.

Biscotto le fu subito accanto, aiutandola ad uscire dall'acqua. Aggrappata all'animale, strisciò sul bagnasciuga. Tutti i cadaveri erano a terra, immobili.

Ser Perth giaceva poco distante, l'armatura strappatagli dal petto a rivelare uno squarcio da cui usciva sangue a fiotti.

«Ser...» Tossì Elissa, trascinandosi verso di lui. Cercò di premere sulla ferita, per limitare la fuoriuscita di sangue, ma era chiaro che non ci fosse nulla da fare. Il cavaliere rantolava, in preda agli spasmi di dolore.

«Bruciatemi.» Sussurrò alla ragazza. «Bru...» Sputò un grumo di sangue rosso vivo, accasciandosi a terra. Altri due spasmi e smise di muoversi.

Elissa sbattè il pugno per terra, impotente.

Altri cinque cadaveri in fiamme sbucarono da dietro una palizzata, correndo verso di lei.

Biscotto rimase al fianco della padrona, ringhiando disperato. Elissa si rese conto di aver perso la spada in acqua e strinse lo scudo, facendo leva su di esso per alzarsi in piedi.

La grande spada a due mani di Ser Perth giaceva a terra, ma Elssa non era in grado di usarla. In quel momento, non avrebbe avuto abbastanza forza nemmeno per un fendente solo.

Mise lo scudo davanti a sé, nascondendosi dietro di esso, pronta a caricare il primo cadavere.

Quello le si scagliò addosso, ma lei era pronta. Lo respinse con una spallata, buttandolo a terra e colpendolo alla testa con il bordo dello scudo, preso tra entrambe le mani. Il cranio si spaccò con uno schiocco, mentre il legno e il metallo spappolavano le cervella all'interno.

Il secondo cadavere venne abbattuto da Biscotto, che lo spinse a terra nella sabbia, guaendo quando il fuoco gli lambì la pelliccia. Prima che quello potesse rialzarsi, Elissa lo schiacciò come aveva fatto con l'altro. I due cadaveri più vicini le corsero addosso, non dandole il tempo di proteggersi.

Cadde a terra, battendo la testa sulla sabbia, tenendo lo scudo tra sé e i mostri.

Biscotto si scagliò contro uno di essi, cercando di liberarla, ma venne afferrato dal mostro e costretto a ritirarsi. Attaccò nuovamente, cercando di spingerlo in acqua.

Elissa nel frattempo sentiva la pelle bruciare sotto l'armatura resa rovente dalle fiamme sul cadavere. Quello si dimenava, cercando di azzannare il volto e le braccia. La ragazza si riparava dietro lo scudo, alzando le braccia davanti a sé, schiacciata sotto il peso di quel corpo. Sentì i bracciali cedere e i denti della creatura azzannarle l'avambraccio sinistro. Urlò, cercando di liberarsi. Non riuscendo più a tenere lo scudo, restò schiacciata sotto il cadavere ancora in fiamme, finendo ad un soffio dalle sue fauci spalancate.

Il fuoco invase il suo campo visivo. Urlò di nuovo, chiudendo gli occhi, in preda al dolore, sentendo il volto e le braccia in fiamme...

Di colpo cadde in acqua, il freddo che andava a lenirle il corpo ustionato.

Annaspò terrorizzata, non riusciva a respirare. Qualcuno la sollevò di peso.

Cercò di riconoscere il suo salvatore, ma aveva la vista annebbiata.

«Tranquilla, è finita.» Le disse qualcuno, mentre Elissa perdeva conoscenza.




 

Si svegliò nel buio più assoluto. Non riusciva a sentirsi la faccia o le braccia e muoversi le provocava un dolore lancinante. Doveva essere stesa su qualcosa di morbido, al chiuso. La notte era passata, dunque, se era lì significava che avevano vinto. Per il momento. Cercò di parlare, ma non uscì alcun suono.

Senza altra scelta, rimase supina ad aspettare l'arrivo di qualcuno.

Dopo un'attesa interminabile, sentì dei passi avvicinarsi.

«Sei sveglia?» Chiese una voce femminile che Elissa non riconobbe.

Riuscì a muovere le dita della mano destra, segnalando che sì, era sveglia.

«Bene. Ora bevi, ne hai bisogno.» Disse la voce. Sentì qualcosa di fresco premere sulla bocca, lasciando cadere delle gocce d'acqua che la ragazza deglutì avidamente. Ripeterono il processo un paio di volte, prima che la sua guaritrice si ritenesse soddisfatta.

«Non riuscirai a parlare per qualche giorno, credo.» Continuò lei. «Le lesioni interne erano lievi, però, sei stata molto fortunata. Alistair ha detto che avevi gli abiti zuppi d'acqua, per quello le fiamme non hanno fatto grandi danni.»

“Lesioni interne? Fiamme? Alistair?” Si chiese Elissa, ma non aveva modo di fare domande.

«Io sono Morrigan, comunque, mi hanno chiesto di rimanere qui a rimetterti in sesto.» Sentì le dita della donna toccarle le braccia. Soffiò di dolore. «Dovrò cambiarti le bende e metterti di nuovi gli unguenti. Purtroppo non conosco alcun incantesimo di guarigione, quindi dovrai fare affidamento solo sulle mie conoscenze delle erbe. Ti ho già salvato la vita, comunque, e non sei la mia prima paziente, quindi puoi stare tranquilla.»

“Tranquilla?!” Elissa avrebbe alzato gli occhi al cielo, se fosse stata in grado di farlo.

«Ora, posso continuare i trattamenti senza descriverti nulla, oppure posso spiegarti esattamente quello che ti è successo. Cosa preferisci? Muovi le dita due volte, se vuoi che ti spieghi.»

Elissa mosse debolmente la mano.

«Molto bene.»

La ragazza la sentì trafficare con oggetti vari, poi una fitta al braccio le segnalò che la donna le stava togliendo le bende che lo avvolgevano.

«Hai riportato ustioni su quasi tutta la parte superiore del corpo, prevalentemente sugli avambracci e sulla parte destra del viso.» Iniziò a spiegare la donna mentre lavorava. «Non sentirai molto dolore, per i primi giorni, poiché la maggior parte delle terminazioni nervose in superficie sono state toccate dal fuoco. Dovrai stare il più immobile possibile, senza parlare, preferibilmente.»

Le ripose il braccio sul letto, prendendole l'altro.

«Dovrai bere molto, e in nessun caso contestare le mie indicazioni. So quello che faccio e non accetto lamentele.» Le passò qualcosa di fresco sulla pelle, coprendola di nuovo con le bende. «Ora, la parte peggiore.»

“Peggio di così?” Si chiese Elissa, ansiosa.

«Le fiamme ti hanno raggiunto il viso. E sei stata fortunata che i capelli bagnati abbiano impedito loro di attecchire, tuttavia...»

“Tuttavia...?” La ragazza sentiva un nodo alla gola. Perché non riusciva a muovere gli occhi, o battere le palpebre? Perché le aveva coperto il volto?

«Ho dovuto farti un piccolo incantesimo di paralisi, limitato alla zona degli occhi, per evitare che tu possa peggiorare la situazione. Il bulbo oculare destro era parzialmente fuso, quindi ho dovuto operarti per rimuoverlo, evitando di causare emorragie interne e infezioni. Il sinistro non è stato toccato, ma come saprai, muovi entrambi gli occhi quando li giri, quindi ho immobilizzato entrambe le orbite con una paralisi temporanea. Gli unguenti che sto applicando sono...»

Mentre la donna continuava a parlare, Elissa giaceva in preda alla disperazione.

Cieca.

Aveva perso completamente un occhio.

La vista era fondamentale per un guerriero, era ciò che le permetteva di evitare di essere colpita, di individuare i punti deboli del nemico... Come avrebbe fatto ad avere la sua vendetta, conciata in quel modo? Avrebbe pianto, se non fosse stato per l'incantesimo della maga.

“Magia.”
Il fatto di essere nelle mani di una maga, che avrebbe potuto ucciderla da un momento all'altro con i suoi poteri, soltanto con uno schiocco di dita, non la metteva a suo agio. Tuttavia, la donna la stava curando, quindi doveva significare che per il momento non aveva cattive intenzioni nei suoi confronti...

Non c'era una maga quando era arrivata al villaggio.

Che il Circolo avesse sentito della situazione di Redcliffe e avesse mandato qualcuno ad aiutarli? E allora, perché mandare qualcuno che non conosceva incantesimi di guarigione?

Rabbrividì alla conclusione.

Quella doveva essere una dei maghi al di fuori del controllo della Chiesa, che erano scappati dal Circolo o non erano mai stati dentro di esso. Un'eretica.

Sentiva il battito cardiaco accelerare, mentre la maga era passata a svolgerle le bende intorno al capo, alzandole la testa con delicatezza ma con mano ferma.

Attraverso la palpebra chiusa, avvertì un poco di luce fioca, ma non riusciva ad aprire l'occhio. Si mosse, a disagio.

«Ti raccomando di restare ferma, rischierai soltanto di farti del male.»

Sentì che le spalmava l'unguento su gran parte del viso, per poi avvolgerlo in bende pulite. La fece poi alzare, tenendole la testa sollevata mentre le portava un bicchiere alle labbra.

«Vedi se riesci a mandarla giù.» Le disse, inclinandolo.

Elissa sentì l'acqua fresca scorrerle in gola, deglutendo a fatica. Lentamente, finì l'intero bicchiere, fermandosi solo un paio di volte a causa dei colpi di tosse.

«Dormi, se riesci. Tornerò a controllare tra un paio d'ore.»

Sentì Morrigan allontanarsi.

Nonostante tutto, cadde addormentata quasi subito, probabilmente grazie a qualcosa che la maga aveva messo nell'acqua.

Fece sogni confusi, pieni di volti, familiari e non, che danzavano avvolti dalle fiamme. Vide suo padre sorridere, muovendo le labbra dicendo qualcosa che Elissa non riusciva a sentire. Provò ad urlare, ma la voce le uscì in un rantolo roco, mentre il padre scompariva nel fuoco.

Si sentì annaspare, in cerca d'aria, ma il petto le bruciava e non riusciva a muoversi, il calore era insopportabile... Un uomo la sollevò da terra, portandola lontana dalle fiamme. «È finita.»

Cadde nel buio.












Bann Teagan stava ballando.

Aenor, di fronte ad una sequenza di capriole particolarmente male eseguita, si scambiò uno sguardo perplesso con Sten. Il Qunari scosse la testa, borbottando un “magia” che l'elfa non riuscì a sentire, ma lesse chiaramente nel labiale.

Il bambino in piedi di fianco ad Isolde battè le mani, deliziato. Il ghigno malvagio che sfoggiava stonava con i tratti delicati del viso. Alzò lo sguardo verso i nuovi arrivati.

«Madre?» Chiamò, con una voce cavernosa che non poteva in alcun modo appartenere ad un bambino di quell'età. «Sono questi coloro di cui mi hai parlato? Quelli che hanno fermato il mio esercito, mandato a riconquistare il mio villaggio?»

Isolde impallidì ulteriormente, voltandosi appena, come se non sopportasse l'idea di guardarlo. «Sì, Connor, sono loro...»

Aenor fece due passi avanti, tenendolo d'occhio, la spada tenuta saldamente tra le mani. Avevano combattuto innumerevoli cadaveri per arrivare fin lì, si sentiva la puzza di quei mostri addosso, la stanchezza che la pervadeva.

«E ora, quella cosa mi sta fissando.» Continuò Connor, ricambiando lo sguardo. «Cos'è, madre?»

«...è un'elfa, Connor.» Squittì la madre. «Ne abbiamo alcuni, qui al castello, ti ricordi...?»

Il ragazzino si illuminò in una smorfia malvagia. «Oh, sì! Mi ricordo! Ho fatto tagliare loro le orecchie e le ho date in pasto ai cani! Hanno masticato per ore!» Indicò Aenor con un dito. «Dovrei spedirla nei canili!»

«Provaci soltanto, demone.» Rispose Aenor, facendo un altro passo avanti.

«Aenor, fermati!» Le gridò Alistair. «È solo un bambino!»

«Un bambino posseduto con un esercito di cadaveri...» Bofonchiò lei, ma si fermò, limitandosi a guardare il ragazzino con astio. Come si sarebbero liberati del demone che lo possedeva?

«Connor, ti prego! Non... non fare del male a nessuno!» Lo supplicò Isolde.

Connor si portò una mano davanti al volto, sfregandosi gli occhi. «Mamma? Mamma, che... che sta succedendo? Dove sono?» Balbettò con voce flebile, guardandola smarrito.

Isolde si buttò in ginocchio, abbracciando il figlio. «Oh, sia ringraziato il Creatore! Connor! Connor, mi senti?»

Il bambino ebbe uno spasmo, liberandosi con uno strattone. «Stammi lontana, stupida donna! Mi stai annoiando!» Urlò imperioso.

«È reciproco...» Ribattè Aenor.

«Custode Grigio!» La apostrofò Isolde. «Vi prego, non fate male a mio figlio! Non ha colpe, non si rende conto di quello che sta facendo...»

«Di certo ne ha più di quelli che sono stati massacrati per colpa sua.» Disse l'elfa in tono asciutto.

«No! Vi prego, non è stato lui! Non voleva fare niente di tutto questo! È stato quel mago, quello che ha avvelenato Eamon... ha evocato lui il demone! Connor voleva soltanto aiutare suo padre...» Isolde scoppiò a piangere, scossa dai singhiozzi.

«L'accordo era onesto!» Tuonò Connor. «Padre è ancora vivo, come volevo. E ora è il mio turno di sedermi sul trono e inviare eserciti alla conquista del mondo! Nessuno può dirmi più cosa fare!»

Aenor squadrò il ragazzino. “Fastidioso.”

«Nessuno gli dice cosa fare, nessuno!» Cantilenò Bann Teagan con voce sciocca, ridendo.

«Fa' silenzio, zio!» Lo sgridò Connor, guardandolo minacciosamente. «Ti avevo avvertito di stare zitto, non è così?» Si volse di nuovo verso i nuovi arrivati, distendendo il volto contratto dalla rabbia. «Ma comportiamoci civilmente. Questa... elfa, riceverà l'udienza che cerca. Cosa volete?»

«Fermarti, ovviamente.» Rispose Aenor.

«Ah!» Esclamò Connor. «Sarò io a distruggervi, invece! Mi avete rovinato il divertimento, salvando quello stupido villaggio, ma ora me la pagherete!» Fece un gesto con la mano e Bann Teagan e i suoi uomini, almeno una dozzina, si alzarono improvvisamente in piedi, fronteggiando Aenor e i suoi compagni.

«Teagan, fatti da parte.» Provò a dire Alistair, ma l'uomo sembrò non sentirlo. Ridendo ancora come un folle, estrasse la spada, facendola cozzare contro lo scudo del Custode, che provò a disarmarlo.

«Ci risiamo.» Commentò Aenor, colpendo uno dei cavalieri in pieno petto e sbalzandolo all'indietro, cadendo con uno sferragliare metallico.

«Non uccideteli!» Urlò Alistair.

Aenor con la coda dell'occhio individuò Connor sgattaiolare via dalla stanza. Fece per inseguirlo, ma uno dei cavalieri posseduti le si parò davanti, costringendola a lasciar perdere.

Dopo uno scontro acceso, Teagan e i suoi uomini giacevano a terra, privi di sensi. Almeno tre erano in gravi condizioni, e uno di essi era chiaramente morto, la spada di Sten che gli aveva trapassato il cranio da parte a parte.

«Teagan! Teagan, stai bene?» Chiamò Isolde, precipitandosi al fianco dell'uomo. Sembrava così preoccupata, che Aenor si chiese se tra i due non ci fosse qualcosa.

L'uomo ci mise qualche istante a riprendere conoscenza, ma Alistair era riuscito a non ferirlo gravemente. Sbattè le palpebre un paio di volte. «Isolde?» Si mise faticosamente a sedere, aiutato dalla donna. «Sto... meglio. Mi sento di nuovo me stesso.»

«Andraste benedetta!» Sospirò la donna. «Non mi sarei mai perdonata se...» Lo abbracciò per un attimo, stringendolo a sé in preda ai singhiozzi. Si staccò poi dall'uomo, riportando la sua attenzione sui Custodi Grigi. «Vi prego, Connor non ha colpe. Deve esserci un modo per salvarlo, deve!»

Aenor si strinse nelle spalle. «Non vedo come...»

«Mi dispiace, mia signora. Ma Connor è diventato un abominio. Non è più vostro figlio.» Si intromise una voce. Si voltarono.

Jowan, il mago del sangue che avevano trovato nelle segrete e che Aenor aveva liberato, avanzava verso di loro, sul viso un'espressione affranta. L'uomo aveva promesso di trovare un modo per sistemare il danno che aveva combinato, ma l'elfa si era aspettata scappasse appena l'avessero lasciato solo. Evidentemente, non era stato così.

«Tu!» Sbraitò Isolde. «Tu hai fatto questo a mio figlio!»

«Non è vero!» Si difese il mago. «Non ho evocato nessun demone, ve l'ho detto! Per favore, dovete credermi, sono qui per aiutarvi...»

«Aiutarci?!» Urlò la donna, perdendo le staffe. «Mi hai tradita! Ti ho portato qui per aiutare mio figlio e tu in cambio hai avvelenato mio marito!»

«Questo è il mago di cui mi hai parlato?» Chiese Teagan. «Non era nelle segrete?»

«L'ho liberato.» Tagliò corto Aenor. «Ha detto che poteva aiutare e sembrava sincero.» Sfidò i due umani a ribattere, la spada ancora tra le mani. Mago del sangue o meno, non le importava, lasciare qualcuno a morire dentro una cella sbranato da quei mostri era inaccettabile. Sten avrebbe fatto la stessa fine e Aenor non aveva alcun rimorso per aver liberato entrambi dalle loro gabbie.

«Dopo tutto quello che ha fatto, dovrebbe essere giustiziato! Senza di lui, nulla di tutto questo...» Ribattè Isolde, gridando.

«E allora? Pure tu ci hai mentito. E tuo figlio ha evocato un demone che ha sterminato più della metà del villaggio di Redcliffe.» Sibilò l'elfa. «Comincio a tagliare teste a tutti?!» Alzò la spada, come a rafforzare il concetto.

La donna si ritrasse con un grido spaventato, mentre Teagan le si parava davanti con fare protettivo.

«Cerchiamo di mantenere la calma!» Si intromise Alistair, frapponendosi tra loro. «Per favore.»

«So cosa pensate di me, mia signora. Ho approfittato delle vostre paure, e... mi dispiace. Non pensavo si arrivasse a tanto.» Le disse Jowan, chinando il capo.

«Beh, allora, che aiuto puoi darci?» Gli chiese Teagan, ancora con un braccio davanti ad Isolde. «E se Connor è davvero diventato un Abominio...»

«L'avete visto anche voi, non è sempre quel demone! Mio figlio è ancora là dentro!» Si oppose la donna. «Vi prego, farei qualsiasi cosa per salvarlo...»

«Jowan.» Chiamò Aenor. «Suggerimenti?»

Il mago si schiarì la voce. «Il modo più semplice per distruggere il demone, sarebbe uccidere Connor. Però... c'è un'altra possibilità.» Sembrava riluttante ad esporre la sua idea.

«Forza, non abbiamo tempo da perdere.» Lo spronò l'elfa.

L'altro sospirò. «Un mago potrebbe confrontarsi con il demone nell'Oblio, senza uccidere Connor stesso.» Spiegò.

«Che intendi?» Chiese Aenor, senza capire.

«Il demone non è fisicamente dentro il bambino. L'ha avvicinato nell'Oblio, mentre stava sognando, ed è da lì che lo controlla. Possiamo usare la connessione tra di loro per trovarlo nell'Oblio, e ucciderlo lì.»

«Quindi, puoi entrare nell'Oblio e salvare mio figlio?» Lo interruppe Isolde.

Jowan scosse la testa. «No, ma posso permettere ad un altro mago di farlo. Normalmente, occorrerebbero diversi maghi e un'ingente quantità di lyrium, ma io... posso usare la magia del sangue.» Disse, abbassando lo sguardo sul pavimento.

«No, assolutamente no. Pessima idea!» Esclamò Alistair, intromettendosi. «Non se ne parla.»

«Ma se può salvare Connor...» Sussurrò Isolde.

«Non è tutto.» La interruppe Jowan. «Per il rituale, mi servirebbe la forza vitale di una persona. Tutta, la forza vitale. Un sacrificio.»

Calò il silenzio per qualche istante.

«Allora, prendi me.» Disse Isolde guardandolo negli occhi con decisione, la voce ferma. «Se serve a salvare mio figlio, farò qualsiasi cosa.»

«Isolde! Sei impazzita?» Esclamò Teagan. «Eamon non lo permetterebbe mai!»

«Non ci sono altre opzioni. Ho preso la mia decisione, Teagan.» Ribatté lei con fermezza.

«Magia del sangue! Come può un'altra malvagità sistemare le cose?!» Sbottò Alistair, pestando un piede per terra. «Due errori non danno una cosa giusta!»

Aenor rimase in silenzio, ponderando la decisione giusta. La scelta più facile sarebbe stata salire le scale al piano di sopra e uccidere il ragazzino, liberandosi di quel demone... Fece cenno all'altro Custode di seguirla, andando a chiudersi in una stanza adiacente alla sala.

«Non dirmi che stai anche solo considerando la sua proposta!» Sbraitò lui appena l'elfa chiuse la porta alle loro spalle. Era chiaramente furibondo.

«Non proprio.» Rispose lei. «Ha detto che soltanto un mago può entrare nell'Oblio.»

Alistair sembrò capire il problema. «Oh. Morrigan.»

«Già. Sono rimasta sorpresa anche solo di vederla combattere, ieri notte. E non era proprio entusiasta quando le abbiamo chiesto di restare a curare i feriti a Redcliffe. Non c'è modo di convincerla ad entrare nell'Oblio e perdere tempo con questo rituale, quando il modo più semplice sarebbe uccidere Connor qui ed ora.»

«Più semplice?!» La interruppe lui. «Stai parlando di uccidere un bambino!»

«Un bambino posseduto al comando di un armata di cadaveri!» Ribattè Aenor, alzando la voce. «Lo so che non è il massimo come opzione, ma non abbiamo molte alternative!»

«Deve esserci un altro modo!» Si mise ad urlare anche lui. «E poi cosa te ne frega, del villaggio o di Connor, te ne stavi andando in ogni caso, no? E allora vattene!»

«Che il Temibile Lupo ti ci porti!» Sbraitò Aenor in elfico. «Sto cercando di aiutarti, ma forse dovrei andarmene e vedere come te la cavi da solo!»

«Vai pure, nessuno ti ferma! Non sei degna di essere un Custode Grigio!»

«Detto da uno che non riesce a guardare più in là del suo naso!» Ribattè lei. «Credi che la vita sia facile, dannato principino?! Qui tutti ne hanno passate più di te, ma tu continui a lamentarti! Poverino, il bastardo abbandonato e cresciuto in un castello! Poverino, lui che è contento di essere un Custode Grigio e morire per salvare un paese di schifosi mostri che non esiterebbero a bruciarlo alla prima occasione! Datti una svegliata, idiota!»

Lui sgranò gli occhi, non sapendo come ribattere, livido di rabbia. «Come... Non è vero...»

«Voi umani mi disgustate.» Rincarò la dose Aenor. «Trattate i vostri inferiori come vermi, avete ucciso, schiavizzato e tradito il mio popolo, siete sempre in guerra tra di voi... Persino il vostro Creatore vi insegna a rinchiudere la vostra stessa gente in una torre o ucciderli senza un motivo valido oltre alla paura che prima o poi escano dal controllo mentale che avete su di loro e ve la facciano pagare! E tu, tu sei un dannato stupido pieno delle stronzate che la Chiesa ti ha messo in testa! Cosa farai se me ne vado, eh?! Lancerai una nuova Marcia Santa?!»

Rimasero a fronteggiarsi, Aenor che riprendeva fiato e Alistair che cercava come ribattere. Improvvisamente, il Custode si irrigidì, restando a bocca aperta.

«I maghi!» Esclamò.













Note dell'autrice: Sono sparita causa esami. Meno male che avevo qualche capitolo da parte da pubblicare, perchè per tre settimane mi è pesato pure rileggere tre righe, figuriamoci scrivere qualcosa. Ora si torna al lavoro però! 
Come al solito, commenti o critiche sono ben accetti. Cheers!

A chi interessasse, ho disegnato i vari protagonisti, trovate i link in fondo ai capitoli delle rispettivi Origini! :)

  
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