Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Luana89    22/09/2017    1 recensioni
Un piede ondeggiava annoiato fuori dal finestrino, l’altro poggiato con noncuranza sul cruscotto della berlina nera e costosa, portava la cravatta allentata, le spalle ricurve come se fosse concentrato a fissare qualcosa sul suo grembo, aveva un cipiglio attento. Nicholas si mosse nervoso sul sedile, solitamente non fissava così sfacciatamente i ragazzi sempre attento a non far sospettare nessuno delle sue ‘’preferenze’’, ma era impossibile non guardarlo. Gli zigomi appena pronunciati, l’arco delle sopracciglia nonostante fossero aggrottate era perfetto, e le labbra lievemente imbronciate; lo sconosciuto alzò lo sguardo, era come se fosse stato richiamato da quei pensieri troppo lontani, i suoi occhi si posarono su Nicholas e si accesero, non riuscì a distinguerne il colore ma non aveva poi molta importanza. Respirò a fatica mentre lo studente in divisa staccava la schiena dal sedile, le labbra si curvarono in un sorrisetto malizioso e crudele tutto per lui. La gola di Nicholas sembrò serrarsi, la gamba ingessata pulsò appena e gli venne spontaneo toccarla, non riusciva a staccare gli occhi dallo sconosciuto. Il semaforo divenne verde, tutto sfocato mentre la berlina nera diveniva un puntino lontano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 
Era una bella giornata soleggiata, nonostante l’aria pungente di fine novembre vi era il cielo azzurro senza neppure una nuvola. La sala gremita di gente fissava con insistenza gli sposi pronunciare i voti nuziali. Alla fine quel momento era arrivato sul serio. Nicholas accanto alla madre, Christopher al padre, vestiti il primo di bianco e il secondo di nero simile a due angeli schierati dal lato opposto di una guerra. Eppure in quelle ore sembrarono quasi percorrere la stessa strada mentre sorridevano con affetto ai due genitori. Nicholas ascoltò con attenzione la funzione, nonostante spesso il suo sguardo venisse calamitato dalla zazzera rossa di Jeremy seduto insieme agli altri, l’amico aveva evitato di parlargli da quella sera, inutile dire quanto gli mancasse e quanto volesse fare di tutto per sistemare le cose con lui. Ma come? La sala applaudì i novelli sposi, Christopher fissò quello che adesso era a tutti gli effetti il proprio fratellastro e il mondo sembrò perdere consistenza attorno a loro.
Scott e Amanda a braccetto giravano per i tavoli parlando del più e del meno con i loro ospiti, Nicholas fissava la madre mangiucchiando qualcosa mentre Christopher parlava con la propria accompagnatrice che rideva come fosse un’oca sgozzata.
«Patetico.» Bofonchiò quelle parole ficcandosi un pezzo di anatra in bocca.
«Chi è patetico?» La voce di Jeremy lo fece quasi strozzare, lo fissò sbigottito di fronte a se. «Vieni.» Nicholas non se lo fece ripetere due volte allontanandosi dalla calca per finire sul giardino di quella maestosa villa, affittata appositamente per le nozze.
«Jeremy..» Lo abbracciò con irruenza tenendogli le spalle con forza, scrollandolo appena. Sono contento tu sia venuto. L’amico fece una lieve smorfia di dolore a quella presa così salda.
«Evita di lussarmi una spalla, magari.» Si allontanò appena fissandolo con attenzione, quasi lo stesse soppesando. «Perché non me l’hai mai detto? Sei stupido o cosa?»
«Jeremy è complicato, insomma hai visto.. io non sono come te.» Chinò il capo mortificato e il rosso iniziò quasi a considerare l’ipotesi di Christopher sul manicomio attendibile.
«Tu sei esattamente come me, anzi decisamente più avvenente, e intelligente e bravo negli sport.»
«Invertito.» Quella parola piombò tra loro come una pesante incudine fatta di acciaio rovente.
«InvertiCosa?» Mosse un passo verso la figura di fronte a se mettendo la mano dietro l’orecchio, quasi volesse aiutarsi a sentire meglio. «Nicholas, se ti scopassi i cadaveri ti getterei in un pozzo abbastanza profondo da far compagnia a Samara. Ma tu non lo fai, essere ‘’diversi’’ non è sinonimo di ‘’sbagliati’’.» Nicholas annuì silenziosamente con poca convinzione, respirava appena sentendo quasi il petto comprimersi ad ogni contrazione.
«Mi perdoni? Per non avertelo detto dico..» Si arrischiò a guardarlo di sottecchi vedendolo con sua sorpresa sorridere divertito.
«Ti ho già perdonato giorni fa, volevo solo che cuocessi nel tuo brodo. Il minimo per anni di bugie.» Gli ficcò l’indice della mano destra sul petto, schiacciando i bordi della giacca. Risero insieme dandosi un abbraccio fraterno, finendo per rientrare spalla contro spalla. Jeremy non disse a Nicholas della visita di Christopher, aveva come l’impressione che quest’ultimo non volesse farlo sapere.
 
 
«Bella giacca.» La voce di Thomas sembrò vacillare un istante mentre si sedeva accanto a Evan rimasto solo al tavolo.
«Solo la giacca?» Lo beffeggiò bonariamente sorseggiando lo champagne, il calice appena sollevato scintillò alla luce dei grandi lampadari.
«Possiamo parlare?» Gli si fece più vicino spostando il busto in avanti, le loro dita si sfiorarono sulla tovaglia linda e nessuno dei due sembrò volersi ritrarre.
«Possiamo, si.»
«Nicholas andrà alla St.Jules, me lo ha detto.» Gli occhi nocciola dell’altro si fecero improvvisamente attenti.
«E quindi?» Il modo in cui lo disse sembrò mettere Thomas in difficoltà.
«Vorrei che lo tenessi sotto controllo, quel posto è un covo di lupi, e tu in fondo sei suo amico.» La risata dell’altro ebbe il potere di farlo innervosire.
«Mi hai preso per la sua balia?» Evan tolse la mano dal tavolo interrompendo il contatto tra le loro dita. «Ha Christopher, lui è la chiave che apre ogni porta, nessuno gli farà male. E se saranno così pazzi..» lasciò ondeggiare il calice in un gesto eloquente.
«Sei così sicuro di lui? A me fino ad oggi è sembrato lui il pericolo più grosso per noi.» La voce sprezzante non sembrò toccare l’altro. «Alle volte mi chiedo se tu non ne sia innamorato.» Lo disse per provocarlo e sembrò riuscirci per un vago momento, quando gli occhi nocciola si accesero di furia spegnendosi poco dopo.
«Stai sul serio dicendo a me queste cose? Tu che continui a fare il cagnolino di Nicholas? Pensi che ergendoti a suo protettore succederà qualcosa di diverso da quello che c’è adesso?» Le parole uscirono fuori con calma, tra un sorso di champagne e l’altro.
«Io non sono il cane né il protettore di nessuno.»
«Non venirmi ad accusare di cose, quando sei il primo a farle. Non sono stato io a baciare Christopher pur avendo una relazione con te.» La stoccata sul bacio con Nicholas sortì l’effetto sperato, Thomas chinò il viso e la sedia di Evan si mosse rumorosamente. Il ragazzo voltò le spalle pronto ad andare ma l’altro fu più veloce afferrandogli il polso, gli occhi nocciola si chinarono soppesando la figura seduta.
«Non andartene.» Thomas sollevò lo sguardo stringendo la presa, quasi implorante.
«Credo sia arrivato il momento di farlo invece. Inizia a venire tu da me, se proprio ci tieni.» Si liberò dalla presa con un gesto brusco mollandolo lì da solo, sparendo tra la folla.
 
 
Gli invitati in cerchio accolsero gli sposi sulla pista per aprire le danze, le note di ‘’A Thousand Years’’ riempirono la sala. Nicholas ai margini fissava la madre con calore, ricordava con spaventosa vividezza le sue lacrime il giorno del funerale del padre, il modo in cui stringeva un se stesso bambino sussurrandogli all’orecchio che sarebbe andato tutto bene. Serrò la mascella sbattendo più volte le palpebre.
«Non vorrai mica scioglierti in lacrime?» Christopher apparve accanto a se, il completo nero sembrava essergli stato cucito addosso, si fissarono senza alcun astio.
«Non sei contento per lui?» Indicò Scott che sorrideva bisbigliando all’orecchio della moglie e Christopher sembrò improvvisamente esposto al dolore.
«Pensi un amore possa durare così tanto come dice la canzone?» Guardò Nicholas furbamente sorseggiando il vino.
«Certo.» Una risata accolse la sua sicurezza. Christopher si spostò alle sue spalle, il braccio circondò il petto di Nicholas stringendosi appena sul collo, si irrigidì provando a sciogliersi da quell’abbraccio ma ottenne solo l’effetto di aderire ancora di più con la schiena al petto dell’altro. Respirò profondamente.
«Potresti non farlo, almeno per oggi? La gente ci guarderà.» Bisbigliò quel rimprovero con tensione, le spalle rigide, i pugni stretti.
«Non lo capisci? Sei tu stesso a far sospettare la gente, hai un viso che parla. Siamo solo due fratelli affettuosi, è questo ciò che vedono dall’esterno.» La voce carezzevole sussurrò al suo orecchio trasmettendogli un’ondata di brividi. Serrò le palpebre sentendo le labbra improvvisamente secche.
«Perché mi hai mentito?» Christopher sembrò allentare appena la presa per la sorpresa.
«Su cosa?» Aveva quindi ampia scelta in fatto di menzogne?
«Tua madre.. pensavo fosse morta.» Lo sentì trattenere il respiro per un breve istante.
«Non ho mai detto lo fosse, sei stato tu a trarre questa conclusione.»
«Hai parlato di lei al passato.» Voltò appena il viso ritrovando quello di Christopher troppo vicino, sentì il suo naso sfiorargli la guancia, l’odore del vino lo stordì.
«Lei è il passato. Vedi, ci sono persone che scelgono in quale luogo stare nella tua vita, alcune pretendono di avere un posto anche nel presente e nel futuro, altre si fermano alle prime due escludendo il futuro.» Nicholas fissò ancora una volta gli sposi.
«E tu? Tu che posto avrai nella mia vita?» Nonostante fosse girato poté giurare stesse sorridendo.
«Presente e futuro. E uno sprazzo di passato, in effetti.» Nicholas aggrottò la fronte voltandosi e stavolta l’altro lo lasciò andare concedendoglielo.
«Che passato?»
«Avevamo circa dieci anni, tua madre era appena rimasta vedova e ti portò con se in ospedale, io ero lì e così..» ricordi che Nicholas sembrava aver rimosso ma che sembrarono ugualmente scaldarlo da capo a piedi.
«Quindi conti di rimanere.»
«Non esserne così palesemente felice.» Christopher sorrise arcigno sollevando il calice in un brindisi silenzioso prima che una ragazza, dal nome che non si era premurato di chiedere e che lo aveva accompagnato al matrimonio, non venne a trascinarlo in pista. Mentre li fissava ballare Nicholas si sentì inadeguato, tutto sarebbe stato più semplice se anche lui fosse stato una donna, o Christopher, avrebbero potuto danzare anche loro senza gli sguardi di biasimo della gente. Gli tornarono in mente le parole pronunciate in quella notte di pochi giorni prima: ‘’l’amore è per gli sciocchi’’. Forse aveva ragione lui. E ancora: ‘’ama solo te stesso’’. Forse la chiave era proprio questa, se non amavi te stesso, come potevi pretendere di amare altri? Eppure mentre fissava Christopher, poté dire con assoluta certezza che l’altro non sembrava amarsi per niente.
 
 
«Dove andranno in luna di miele?» Thomas si avvicinò a Nicholas che lo trovò parecchio provato, sembrava non essersi goduto granché quel matrimonio.
«Parigi, banale ma mia madre è stata irremovibile.» Si sorrisero complici, entrambi conoscevano bene il caratterino dispotico di Amanda in certe situazioni. Il matrimonio era finito ormai da più di due ore, ma i festeggiamenti sembravano voler continuare tutta la notte. Christopher aveva affittato un’ala della villa, e adesso si trovavano lì tutti i ragazzi, gente mai vista prima, presi a bere e fare casino. Vide Jeremy con Rebecca intenta ad accarezzargli i capelli e provò un moto di pietà per l’amico che sembrava sul punto di svenire contro il pavimento.
«Quella se lo mangia a colazione, fidati.» Thomas sembrò leggergli nel pensiero esordendo con quella battuta che suo malgrado lo fece ridere. 
«Beh, a quanto pare è una dote naturale dei gemelli Cooper questa.» Lo fissò ambiguamente e l’amico chinò il capo sconfitto. Inutile negare ormai la relazione tra lui e Evan che in quel momento parlava con un ragazzo mai visto prima. Nicholas diede una gomitata a Thomas.
«Dovresti essere lì, non qui.» L’amico fece una smorfia infelice finendo l’intero contenuto del bicchiere.
«Non credo, mi odia. E sembra essersi già consolato.» Le parole vennero sputate via come fossero denti cariati e dolorosi.
«Perché dovrebbe odiarti?» Non riuscì comunque a saperlo, Christopher si avvicinò a loro, aveva ancora al braccio quell’assurda ragazza dai capelli biondi. Troppo biondi.
«Volete vi ceda una stanza?» Quattro paia d’occhi lo fissarono arcigni.
«Penso la stanza servirebbe più a te.» Nicholas sorrise sterile indicando la biondina che dal canto suo sembrava provare anch’essa un’antipatia innata per lui.
«Forse si.» La candida ammissione non fece altro che farlo infuriare di più, spinse Thomas indicandogli il bar senza più degnare di uno sguardo Christopher e la sua dolce compagnia.
«Sei geloso?» I piedi sembrarono piantarsi a terra.
«Ovvio che no.» Sorrise a denti stretti ordinando dell’acqua tonica, continuava a non amare molto l’alcool.
«A me puoi dirlo. Ti piace, vero?» Thomas voleva essere picchiato non c’era altra spiegazione.
«Thomas, vai da Evan.» Fu più un ordine che un consiglio, l’altro rise per la prima volta nell’arco di quella lunga giornata dandogli una pacca sulla schiena per poi andare via. Lo vide però dirigersi verso Jeremy, accorrendo in suo aiuto, piuttosto che da colui dalla quale avrebbe voluto andare. Nicholas scosse il capo sospirando.
«Codardo.»
«Chi?» Sobbalzò alla voce di Evan accanto a se, anche lui quel giorno vestiva elegante e doveva ammettere superasse in fascino molti dei presenti. 
«Dio santissimo, ma tu e l’amico tuo siete dei ninja?» Il ragazzo sorrise, neanche quel giorno indossava gli occhiali.
«Sei tu troppo disattento.» Lo guardò in tralice sedendosi poi sullo sgabello, Nicholas lo imitò.
«Hai litigato con Thomas?» I loro occhi si soppesarono. «So che dovrei farmi gli affari miei..»
«Dovresti.» Evan era famoso per l’agghiacciante sincerità.
«Dovrei, ma è mio amico.» Come se questo bastasse come scusante, l’altro scosse il capo ordinando da bere.
«Sei pronto per la St.Jules?» A dirla tutta Nicholas non lo era per niente, e difatti il suo sorriso insicuro valse più di mille parole per l’altro che rise. «Fai bene, è un luogo oscuro.»
«Confortante, Christopher voleva ci andassi per questo, per tormentarmi.» Allargò le narici rabbiosamente.
«Non ne sono così sicuro…» il suo sorriso sghembo mise curiosità nel biondino che gli si avvicinò.
«In che senso?»
«Credo solo ti volesse attorno. Non ce la fa proprio a stare senza tormentarti.» Nonostante la parola ‘’tormento’’ non fosse tra le più felici, Nicholas ebbe come l’impressione che Evan parlasse per metafore.
«Che sia un sadico è risaputo.»
«Ma che si fissi così tanto con qualcuno, no.» Scandì bene quelle parole zittendo l’altro. «Non so bene che tipo di rapporto abbiate, ma per quanto ti possa consigliare di stare attento..» si stoppò qualche istante come a voler cercare le parole adatte. «Posso solo dirti che lui non è così male.» Scrollò le spalle con indolenza scendendo dallo sgabello per perdersi in mezzo alla folla, lasciando un Nicholas solo e sbigottito.
Quella notte tutti sembravano voler giocare con lui agli indovinelli, ne aveva abbastanza francamente. Lasciò la villa con la musica ancora udibile lungo la strada, prendendo un taxi per dirigersi a casa. La madre era sicuramente già in aeroporto, non vedeva l’ora di lavarsi e mettersi a letto senza pensare più a nulla. Il viso di Christopher tornò prepotentemente nella sua mente, lo vide sorridere al braccio di quella ragazza.
«Ehi, ragazzino?» Sobbalzò raddrizzando la schiena, sbattendo le palpebre brucianti per mettere a fuoco l’uomo che lo fissava in tralice. Si era addormentato sul taxi, che cosa da bambini.
 
L’acqua bollente picchiò la schiena contratta sciogliendone i muscoli, si rilassò sotto il getto potente lavando via le fatiche di quella giornata, ripensando ancora a tutti gli avvenimenti accaduti. Adesso era entrato ufficialmente a far parte della famiglia Underwood, e Chris era il suo fratellastro.
Una pozza d’acqua si formò ai suoi piedi mentre afferrava un grosso telo con la quale si asciugò, indossò la biancheria e dei pantaloni uscendo dal bagno per dirigersi in camera. La luce sotto la porta di Christopher lo bloccò, tornò indietro a fissarla aggrottando la fronte. Non ci poteva credere, era tornato a casa per scoparsi quella tipa?
«Christopher giuro che stavolta..» aprì la porta con irruenza bloccandosi però sulla soglia, il ragazzo in piedi e poggiato alla scrivania sfogliava pigramente alcuni fogli. Sollevò il capo percorrendo l’intera figura di Nicholas con un mezzo sorriso.
«Stavolta cosa?» Poggiò i fogli incrociando le braccia al petto.
«Pensavo fossi..» non sapeva in effetti bene come esordire, né come rimediare a quell’entrata in scena infelice.
«Aaaah, pensavi mi fossi portato la ragazza qui.» Ci pensò egregiamente lui a svergognarlo.
«Come se fosse la prima volta.»
«E anche quando? Cosa ci sarebbe di male?» Christopher si mosse appena avvicinandosi all’altro che si irrigidì.
«Dipende, se siete rumorosi io non potrei dormire.» Farfugliò delle scuse approssimative mentre il fratello gli girava intorno continuando a scrutare ogni parte del suo corpo, adesso era dietro di lui.
«E tu? Vorrei sapere quanto sei rumoroso tu.» Si spostò appena piazzandosi ai lati, Nicholas voltò il capo incenerendolo con un’occhiata.
«Non ci riesci proprio vero?»
«A fare cosa?» Una finta innocenza che voleva essere scoperta.
«A mettermi in imbarazzo.» Pronunciò quelle parole a denti stretti e la porta si chiuse dietro di se con un boato. Sobbalzò voltandosi sbigottito, Christopher era poggiato contro di essa.
«Mi piace. Mi piace imbarazzarti, o spaventarti come in questo caso.» Gli si avvicinò, i loro visi quasi alla stessa altezza adesso vicinissimi.
«Perché?» Nicholas non seppe bene dove avesse racimolato il fiato.
«Perché..» sembrò pensarci attentamente mentre la mano gli accarezzava lo stomaco appena contratto, scendendo fino all’elastico dei pantaloni che allargò. «Tu ti poni troppe domande. Se qualcosa ti piace, è così e basta.» Nicholas per la prima volta vide la loro spaventosa differenza, lui così preciso sempre ansioso di avere risposte a ogni più piccolo quesito. Mentre Christopher, beh, lui sembrava vivere alla giornata nonostante la sua mente piena di troppe cose.
«Mi piaci, e non so neppure come sia possibile. Avrei voluto rispondessi tu per me, magari sapendo le tue motivazioni avrei scoperto le mie.» Le parole gli uscirono prima di poterle controllare, eppure non se ne pentì. Si sentì per la prima volta leggero, non era di certo così che aveva immaginato la sua prima dichiarazione a qualcuno. Christopher bloccò la mano già oltre il bordo dei pantaloni per scrutarlo con attenzione.
«Ti ho visto andare via, la festa aveva perso improvvisamente interesse.» Reclinò appena il capo, la voce uscì con una cadenza quasi distratta.
«Ho paura.»
«Di cosa?» Nicholas non riuscì a rispondere, forse perché non sapeva neppure lui con esattezza quali fossero queste paure. Ne aveva troppe. Aveva paura di come il suo stomaco si attorcigliava quando Christopher lo toccava, aveva paura di lui e di come sembrava trascinarlo in quell’inferno di desiderio, aveva paura del sesso. Aveva paura di ripugnarsi dopo averlo fatto. Aveva paura di troppe cose, talmente tante che si avventò sulle labbra dell’altro con irruenza. Lo sentì inspirare con forza per la sorpresa mentre ricambiava il bacio trascinandolo verso il letto. Nicholas si ritrovò ancora una volta steso tra quelle lenzuola, con Chris a torreggiare su di lui, impegnato a baciarlo con foga. Gli tolse la maglia gettandola lontano, toccando con dita tremanti ed esitanti ogni centimetro di pelle altrui, percorse i fasci di muscoli che si contraevano al suo passaggio.
«Hai ancora paura?» La voce affannosa di Christopher unita al suo viso così vicino, talmente tanto da sentirne il respiro infrangersi sulle proprie guance.
«Da morire. Ma non fermarti.»
Furono nuovamente avvinghiati, le dita esitanti del primo e sfacciate del secondo iniziarono a spogliarsi a vicenda. Non aveva mai mostrato il proprio corpo nudo a qualcuno che non fosse se stesso, eppure in quel preciso istante il desiderio oscurò la vergogna mentre si trascinava sopra l’altro guardandolo da quella prospettiva quasi privilegiata.
I gemiti di Nicholas somigliavano a fiori appena sbocciati mentre sentiva la bocca di Christopher scendere giù lungo l’addome e più giù ancora, nel punto più intimo del proprio corpo. Ne sentì la lingua, fu come una scossa elettrica che fece inarcare con ferocia la sua schiena, e la paura sembrò dissolversi mentre ne bramava ancora di più.
Un intenso bruciore pervase ogni fibra del suo corpo mentre sentiva qualcosa allargarlo e farsi strada dentro di lui, scoprendo poco dopo si trattasse di un semplice dito. Se quello era così ‘’ingombrante’’ come sarebbe stato il resto? La paura tornò ma fu questione di poco, lentamente si abituò al corpo estraneo rilassandosi, chiudendo gli occhi per cercare di controllare i battiti impazziti.
La mano di Nicholas scese chiudendosi sulla sua erezione, Christopher trattenne il respiro godendosi la sensazione di calore che andava diramandosi dentro ogni vena, il sangue pompava infuocato lungo tutto il suo corpo, temeva di bruciare lì tra quelle lenzuola ormai spiegazzate e calde.
Christopher gli fu nuovamente sopra, occhi negli occhi e per una volta i loro sguardi sembrarono simili. Nicholas allungò una mano sul comodino spegnendo la luce, sentì l’altro ridere per quell’improvviso sprazzo di vergogna ma ogni sua protesta venne soffocata da quelle labbra esigenti su di se. Fu dolore e piacere fusi insieme. All’inizio era come sentirsi aprire a metà, come se tutto il suo corpo si stesse spezzando, urlò di dolore aggrappandosi a quella schiena che adesso sembrava la sua unica ancora per non annegare. Ogni movimento era uno strappo doloroso, finché lentamente al dolore iniziò a seguire il piacere mentre il proprio membro sfregava contro l’addome contratto di Christopher. Chiuse gli occhi sentendosi madido di sudore, sollevò appena la schiena cingendogli i fianchi con le proprie gambe, stava lentamente naufragando. Sentiva il fuoco spandersi dentro di se e concentrarsi in un punto ben specifico, bruciava sempre di più e lui godeva senza alcun pudore mentre gli ansimi di entrambi si fondevano tra lingue e respiri intrecciati.
 
«La notte è più lunga di quanto pensi.» Furono queste le parole di Christopher mentre lo trascinava sopra di se, a ruoli capovolti adesso, sorridendo malizioso. 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Luana89