Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |       
Autore: Architetto di sogni    03/12/2017    3 recensioni
[Rivetra]-|Pregnancy|
-Dal testo:-
Anno 848
“Non è possibile, io non…”, la notte passata con il Caporale le piombò all’improvviso alla memoria e un senso di panico la investì.
Non voleva diventare madre, ma non se la sentiva neanche di uccidere quella vita innocente che si stava formando dentro di lei. Erano già troppe le vite a cui aveva dovuto dire addio.
L’unica cosa di cui era certa era che Levi non avrebbe mai dovuto saperlo, e che nessuno doveva scoprirlo.

---
Sperava che la vita che portava in grembo fosse all'altezza del mondo che l'attendeva fuori, ma visto e considerando che i suoi geni appartenevano al più forte dell'umanità , aveva buone speranze di poter cambiare la realtà.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Petra Ral, Rivaille, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Anno 848



I primi raggi del sole mattutino illuminarono la stanza.

Il riflesso della luce, che si posava sui capelli chiari della ragazza, emanava dei piccoli bagliori, accendendo ancora di più il viso candido della giovane.

Petra socchiuse gli occhi, mentre uno sbadiglio tradiva la stanchezza non ancora del tutto recuperata. Gli allenamenti del giorno precedente erano stati molto faticosi ed impegnativi e i muscoli delle braccia le dolevano per i ripetuti movimenti di attacco.

Mancava poco all’inserimento in squadra delle nuove reclute, ma nel frattempo i veterani dovevano continuare a tenersi in allenamento, visti i scarsi risultati ottenuti nelle precedenti missioni e le numerose perdite in termini di vite umane.

Era riuscita ad abbattere due giganti con le sue sole forze, nel corso dell’ultima missione nel Wall Maria, e la cosa l’aveva enormemente gratificata.

Quel giorno si sarebbero concentrati sull’ottimizzazione della cavalcata.

Decise di alzarsi, così da arrivare in anticipo e poter scambiare qualche parola con il Caporale prima che arrivasse il resto della squadra.

Tuttavia, appena poggiò il piede a terra, un forte senso di nausea la investì e dovette correre in bagno con la mano premuta sulla bocca, per poi rigettare nel gabinetto.

Ansimò, mentre goccioline di sudore le scivolavano dalla fronte e brividi le scuotevano il corpo. Attribuì la colpa di quel malessere alla cena consumata la sera precedente, abbondante e pesante, e l’essere andata a coricarsi presto non aveva giovato.

Dopo pochi minuti la situazione si era ripetuta, finché, con lo stomaco completamente vuoto, il tutto si ridusse a conati e continui tremori.

Non riusciva ad alzarsi in piedi, l’improvviso malessere l’aveva debilitata e tutti i buoni propositi per un allenamento profittevole erano di colpo sfumati.

Voleva solo tornarsene a letto e riposare.

Lo stomaco le doleva molto a causa dei continui sforzi e sembrava che le forze l’avessero di colpo abbandonata.

Strisciò verso il letto, rannicchiandosi in posizione fetale sotto le coperte e cadendo subito in un sonno agitato, fatto di giganti e combattimenti; e la voce del Caporale che la richiamava, sempre più forte, sempre più vicina.

Una mano la scosse piano.

Si svegliò di soprassalto, due occhi grigi e infossati la scrutavano.

“Non hai sentito la sveglia per caso?”

Rivaille la osservava sospettoso; Petra non aveva mai ritardato in tutti quegli anni passati insieme, anzi, era la prima che la mattina si presentava a suo cospetto, in modo da passare del tempo a parlare da soli, senza essere disturbati.

Così, quando quella mattina non l’aveva vista arrivare e si era dovuto sorbire il primo “buongiorno” da Gunther, un campanello d’allarme aveva preso a suonare insistentemente nella sua testa. Dapprima l’aveva ignorato, attribuendolo ad un’eccessiva preoccupazione dovuta ai traumi passati, ma quando anche gli altri due membri della squadra erano scesi e della ragazza non v’era ancora traccia, Levi aveva capito che qualcosa non andava e si era precipitato nella sua camera.

L’aveva trovata avvolta nelle coperte, caduta in un sonno profondo che neanche i suoi richiami erano serviti a rompere.

Perciò l’aveva scossa per un braccio, riuscendo così nel suo intento, ma gli occhi cerchiati della giovane non lasciavano presagire nulla di buono.

“Mi scusi Caporale...mi sono alzata, ma non mi sentivo molto bene…”

Non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni, Rivaille le credeva.

“Puoi rimanere a riposo per oggi.”, un cenno col capo come saluto e si dileguò, lasciandola sola. Non era il ritratto dell’amabilità, Petra lo sapeva e conosceva bene il carattere dell’uomo, ma in cuor suo aveva quasi sperato che quella mattina rimanesse con lei, a farle compagnia. Utopica illusione generata dai sentimenti che aveva iniziato a provare per il moro e che con gran maestria riusciva a nascondere agli occhi della squadra, per non causare conflitti di interesse.

Le uniche occasioni in cui si ritagliava del tempo per stare da sola con lui erano la mattina presto, prima degli allenamenti, e la tarda notte, quando tutti dormivano.

Non facevano grandi cose durante quelle ore, parlavano, o meglio, Petra parlava, raccontando della sua vita prima dell’arruolamento, del padre protettivo e geloso, del suo villaggio natale e della sua casetta in mezzo alla natura. Levi si limitava ad ascoltare e, raramente, intervenire con qualche domanda o breve accenno alla sua vita sotterranea.

Si fidava di lei, una fiducia nata nel corso di molto tempo e di molte situazioni delicate superate insieme. Ma soprattutto cresciuta durante quei brevi incontri, molti dei quali passati in silenzio, ad osservare la notte.

La contemplazione del cielo notturno era sempre stato un rituale per Rivaille e la condivisione di quei momenti con la ragazza, avevano reso quelle occasioni intime.

Per Petra erano piccoli sprazzi di felicità, in quella vita così miserabile e violenta, a cui quel giorno, però, avrebbe dovuto rinunciare. Sperava di rifarsi alla sera, al suo rientro alla base, ma stava già dormendo quando la squadra tornò dall’addestramento.

Quel che non sapeva è che quella notte Levi era entrato nella sua stanza, e vi era rimasto a lungo per controllarla e monitorarla.


L’istinto di protezione era ormai insito in lui, le esperienze passate lo avevano forgiato e, anche se odiava ammetterlo, la sicurezza della sua squadra era tutto per lui, specialmente la protezione di Petra. Sarà perchè sua madre era morta davanti ai suoi occhi quando era ancora un bambino impotente, sarà perché gli ricordava Isabel, ma a Petra era riservato un posto speciale nell’animo dell’uomo.

Non sapeva se ne era innamorato, non credeva che uno come lui potesse provare sentimenti diversi dall’odio e dalla vendetta, ma sapeva che da quando aveva conosciuto Petra il suo animo si era calmato, gli incubi erano diminuiti e la motivazione a fare quel che era giusto era aumentata. E sapeva che l’avrebbe protetta, da tutto e da tutti, forse anche da sé stesso.

Solo in un’occasione si era lasciato andare con lei, ricordava molto bene quella notte nonostante tutto l’alcol ingerito.


Ubriaco fradicio, ma sempre controllato, qualche settimana prima aveva lasciato che la ragazza lo accompagnasse alla sua stanza.

Preoccupata dal barcollare dell’uomo, lo aveva seguito per evitare che, cadendo o scivolando, si ferisse in qualche modo; inizialmente Levi si era opposto, era un uomo in grado di badare a sé stesso, ma le continue lamentele della bionda lo avevano fatto desistere e si era arreso, chiudendosi nel suo solito mutismo.

Una volta arrivati in camera, però, qualcosa di strano era successo.

Lui non era poi così ubriaco, ma lei era così dannatamente bella che l’uomo non poté fare a meno di avvicinarglisi e, con una mano tremante, afferrargli una ciocca di capelli chiara e portarsela al naso, inspirando il suo profumo.

Poi le aveva sorriso.

Petra aveva indietreggiato di colpo, spaventata, quasi l’avesse schiaffeggiata e lui, tornando quasi nel pieno delle sue facoltà, si era risentito, allontanandosi da lei e dandole le spalle.

“Vattene.”, una frase secca, piena di risentimento per quel rifiuto, il rifiuto per aver provato a lasciarsi quasi andare e tornare per un momento ad essere umano.

Petra però non si era mossa, indecisa sul da farsi, ben consapevole di ciò che stava avvenendo dentro al suo capitano. Non voleva che si rinchiudesse nuovamente nel suo guscio di dolore, non dopo aver visto quello spiraglio di speranza che l’accenno di un sorriso dell’uomo aveva aperto.

Non seppe mai da dove era arrivato quell’improvviso coraggio, forse era ubriaca anche lei, pur non avendo toccato un goccio di alcol, o forse era semplicemente tanto innamorata.

Si avvicinò all’uomo e quando lui si voltò, lei gli prese il viso tra le mani e, senza perdere tempo, poggiò le labbra sulla bocca di lui.

Lo sentì irrigidirsi e non sapeva cosa aspettarsi, forse l’avrebbe spinta via, o colpita per allontanarla. Ma contro ogni sua previsione, Rivaille approfondì il bacio, stringendola forte contro il suo corpo.

Di quel che successe in seguito, ricordavano solo dei flash: i vestiti che cadevano, ormai troppo ingombranti sui loro corpi, il profumo della pelle che li inebriava, il calore dei loro respiri, i sussurri, i gemiti...il paradiso.

Non avevano più parlato di quella notte, viveva solo nei loro ricordi, così come le parole e le promesse che si erano scambiati, rimaste incastrate nei loro corpi intrecciati.

Ma quella notte li aveva segnati.

Le loro occhiate si era fatte più sfacciate, il cuore di Petra accelerava ogni volta che lo vedeva e in alcune occasioni si erano ritrovati a darsi baci passionali, nascosti nel segreto della notte.   

Il loro rapporto si era evoluto dal punto di vista fisico, ma da quello emotivo e sentimentale...era impossibile da definirsi, non ne avevano mai parlato, né avevano intenzione di farlo, quasi per paura di rompere quel sottile legame che si era creato, così fragile che sarebbe bastato un soffio, una parola in più, per distruggerlo.

E ora, la presenza di Rivaille nella stanza della ragazza, era un segnale inequivocabile del cambiamento irreversibile che stava avvenendo, ma che lui si sforzava di ignorare.

Rimase ad osservarla per un paio d’ore, seduto accanto al suo letto, guardando il suo petto che si alzava e si abbassava, tranquillizzandolo.

Poi, silenzioso com’era arrivato, se n’era andato.

Non una carezza, né un misero bacio, quelle non erano cose da Rivaille.


La sua preoccupazione aumentò quando anche la mattina dopo Petra non si presentò, e nemmeno le due successive.

Ma quando, dietro la porta della sua camera, l’aveva sentita rigettare, aveva capito che si trattava di un virus e si era tenuto ben lontano, vedendola aggirarsi di tanto in tanto per la cucina per smangiucchiare qualcosa.

“Non sarebbe ora che tu ti rivolgessi ad un dottore?”, le aveva chiesto un mattino, sempre protetto dietro la pesante porta in legno, “Non ammetto elementi deboli nella mia squadra!”.

Detto ciò aveva fatto chiamare un medico, senza aspettare la risposta della ragazza; se si trattava davvero di un virus non voleva rischiare un contagio.

Il dottore arrivò solo il giorno dopo e fu accompagnato personalmente dal Caporale nella stanza della giovane, che li lasciò soli.

Lo specialista bussò piano alla porta,

“Signorina Ral, sono il dottor Frinkelbann, posso entrare?”,un sussurro affermativo appena accennato bastò al dottore per fare il suo ingresso nella stanza.


Petra era pallida, mangiava poco e la maggior parte delle cose che ingeriva poi le vomitava. La stanchezza era diventata una consuetudine e passava la maggior parte della giornata a letto a riposare.

Elencò tutti i sintomi al medico, mentre lui le controllava il battito e la invitava a fare dei respiri profondi.

“Mi dica signorina, sente anche dolori alla pancia, oltre le nausee e il disturbo allo stomaco?”

“Ho un leggero gonfiore nel basso ventre...” , furono quelle parole che resero chiara la situazione al dottore, che sorrise molto cordialmente alla ragazza.

Quel gesto calmò Petra, evidentemente non era nulla di grave, si trattava solo di un semplice virus passeggero. Ma l’uomo era di tutt’altro avviso.

“Le faccio le mie congratulazioni, lei non è malata, ma aspetta un bambino.”

Fu un fulmine al ciel sereno, il fiato le si mozzò in gola e spalancò gli occhi incredula.

“Non è possibile, io non…”, la notte passata con il Caporale le piombò all’improvviso alla memoria e un senso di panico la investì.

Non voleva diventare madre, era ancora troppo giovane, amava il suo “lavoro” ed era sicura che Rivaille era dello stesso avviso. Ma non se la sentiva neanche di uccidere quella vita innocente che si stava formando dentro di lei. Erano già troppe le vite a cui aveva dovuto dire addio.

L’unica cosa di cui era certa era che Levi non avrebbe mai dovuto saperlo, e che nessuno doveva scoprirlo.

“Quando...quando sarà evidente?” indicò la pancia che di lì a pochi mesi sarebbe esplosa,

“All’incirca al quinto mese...ma se non lo vuole ci sono delle tecniche per…”

“No. Lo tengo. Mi prometta solo che non ne farà parola con nessuno.”, avrebbe trovato una soluzione, si sarebbe rivolta a suo padre, anche se temeva la sua reazione.

In fondo aveva solo vent’anni ed era nel bel mezzo di una guerra sanguinaria, come avrebbe potuto crescere un figlio da sola?

Il medico le assicurò che il segreto professionale gli impediva qualsiasi soffiata e le diede consigli sul controllo della nausea, in modo da riprendere al più presto la sua routine e non dare troppo nell’occhio.

“Il padre del bambino...almeno lui dovrebbe saperlo, la potrebbe aiutare.”, fu l’ultimo suggerimento che le diede, Petra lo ringraziò, mentre dentro di sé giurò che mai avrebbe rivelato il suo segreto a Rivaille.

Anche a costo di portarselo nella tomba.




°°°

E’ da parecchio tempo che avevo in mente questa storia, la paura di un fallimento mi aveva fatto desistere dall’iniziarla, ma alla fine ho deciso di buttarmi, senza troppe pretese.

La vicenda si colloca intorno al 848, nell’intermezzo di tempo dopo la distruzione del Wall Maria, avvenuta nel 845, e l’arruolamento del 104° Corpo di addestramento reclute nel 850.

La domanda “cosa avranno fatto nel frattempo quelli della Squadra Operazioni Speciali?” mi perseguitava e perciò ho ideato questa vicenda utopistica che vede Rivaille e Petra protagonisti. E’ una delle coppie che preferisco dell’opera, e il loro rapporto ambiguo lascia ampio margine allo scatenarsi dell’immaginazione.

La mia mente malata sta producendo attualmente questa storia e vi ringrazio per aver letto fino a qui, spero anche vi vada di dirmi cosa ne pensate, sarebbe molto stimolante e mi aiutereste laddove c’è bisogno di miglioramenti.

Che dire?

Grazie ancora per la vostra attenzione e alla prossima!


   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Architetto di sogni