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Autore: MyWinter    31/12/2017    0 recensioni
Questa storia non tiene conto di TCC.
ScorpiusxAlbus
Un anno come tanti ad Hogwarts, o almeno questo è ciò che pensano il giovane Malfoy e il giovane Potter. Uno scherzo rischia d mettere in pericolo la loro amicizia, costruita con fatica e a piccoli passi, ma proprio grazie allo stupido scherzo i due ragazzi impareranno a dare nome e volto a un sentimento che prima non riuscivano a mettere a fuoco.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Baciami ancora

Capitolo quattro


Cosa ci faceva lì, tra le grinfie di quella? Le sue mani invadenti e appiccicose non lo lasciavano in pace e lui invece che trarne piacere, si stava solo irritando.

Le sue labbra di alcool e dolci stavano cancellando il buon sapore… doveva essere ammattito a definire buono il sapore del bacio con Albus. Ma lui lo aveva voluto quel bacio e per quanto stesse cercando di convincersi che non era così, sapeva bene che stava solo mentendo a se stesso. Gli era piaciuto e ci aveva pensato e ripensato. Aveva chiuso gli occhi e l’immagine che si era palesata ai suoi occhi era di quelle iridi verdi, sincere nelle quali cercava sempre appiglio, trovandolo. Aveva tentato di incolpare Albus, di convincersi che fosse stato l’amico a incollare le labbra sulle sue, ma in realtà non sapeva chi dei due avesse compiuto la mossa. All'inizio aveva creduto più facile scaricare il barile che prendersi la responsabilità di quell’atto, ma ora che ci pensava con un minimo di lucidità, doveva confessare che Albus rappresentava il suo punto fermo e lui stava rischiando di perderlo solo per non ammettere la verità.

Era tutta la sera che adduceva scuse, che cercava di giustificarsi, di inventarsi fasulle motivazioni per le quali Sally lo infastidisse, ma ora, mentre si guardava attorno sperando che lui fosse di ritorno, si rese conto che gli mancava. Che era preoccupato di quella sua fuga, per la sua reazione.

Si scolló di dosso Sally, le chiese scusa e, asserendo di avere bisogno del bagno, si liberò di lei. Si augurò solo che non intendesse seguirlo e proporgli una sveltina, perché non voleva avere a che fare ancora con la festeggiata. Poi si incamminò a un passo che man mano aumentava. Voleva correre in stanza con la speranza di trovarlo lì, magari addormentato. E forse lo avrebbe svegliato, costringendo a vestirsi e lo avrebbe trascinato sino al Lago. Per fare cosa poi? Non poteva aspettare il sorgere del sole per parlargli? No, si disse che non poteva o sarebbe ammattito: non solo voleva chiarire, ma voleva sentire ancora le labbra di Albus sulle sue, a costo di prendersi una maledizione senza perdono.

E poi mentre correva in sala comune e nella propria camera a perdifiato gli venne in mente il padre. Non lo avrebbe mai accettato, lo sapeva, ma il letto vuoto di Albus in quell’istante era più importante. Dove poteva essersi cacciato?

Corse ancora, verso i bagni e poi si fermò come svuotato. Doveva fare attenzione a non farsi beccare: una ramanzina, una punizione e una lettera di suo padre erano l’ultimo dei suoi desideri. Per cui si mosse con più circospezione e quando posò gli occhi sul cielo stellato, il suo cuore seppe che direzione prendere.

In silenzio, col petto straziato, con un tamburo a percuoterlo, accese la bacchetta con un Lumos Maxima ed eccolo lì. Albus dormiva, raggomitolato su se stesso.

Gli si sedette accanto e lo osservò. Si beò del suo volto a lui caro e gli sfiorò i capelli scuri e scarmigliati.

Albus mugugnó qualcosa e lo vide sollevare le palpebre con lentezza per poi stropicciarsele.

-Papá?-

Scorpius sorrise. -Al, ti sei addormentato.- Lo vide sussultare appena e raddrizzarsi, con un'espressione stupita dipinta in volto.

-Dimmi che non ho saltato le lezioni?- Gli sembrava preoccupato, ma la cosa lo fece ridere.

-È notte, la festa di Sally…- Quando pronunciò quel nome vide il suo migliore amico irrigidirsi e indispettirsi. Il suo fu un cambiamento repentino, inaspettato e incontrollato e Scorpius si domandó se… ma non poteva essere.

-Sei stato con lei?-

La domanda lo colse alla sprovvista, spiazzandolo.

-Sono corso a cercare il mio migliore amico che non tornava più. Mi hai fatto preoccupare.- Gli batteva forte il cuore ogni volta che le loro braccia si sfioravano.

-Non sei…- Lo vide inspirare, passarsi le mani sul viso sconvolto.- Non sei arrabbiato con me? Io, l’alcool non lo reggo.-

Era una spiegazione quasi ridicola, ma c’era una vena di tenerezza nella sua espressione, nelle parole e Scorpius si chiese quando il suo modo di guardare Albus fosse cambiato.

Perché era mutato ed era innegabile. Poteva mentirsi, mentire a lui, ma non poteva ingannare il cuore o nascondere quel nodo in gola che non gli permetteva di rispondere.

Si prese un istante per sembrare convincente.

-No.- Una risposta secca, veloce.

-No che cosa?-

-Non sono arrabbiato. Non con te.- Quanto poteva essere difficile non annegare in quegli occhi verdi e celargli il proprio cuore?

-Che vuoi dire?- fece una pausa. -Ah, James…-

Che sciocco! Sciocco lui che aveva dato per scontato che Albus cogliesse e Albus per aver pensato a James.

-Non c’entra tuo fratello.- Gli scostò una ciocca di capelli, caduta davanti alle iridi smeraldine.

Albus gli bloccó la mano e Scorpius credette che il suo universo stesse per lacerarsi. Là, dove le dita di Albus stringevano la sua pelle, essa bruciava. Il cuore faceva male, il palpito impazzito ricordava una tempesta di tuoni.

E lui si sporse in avanti e uní le loro labbra nel gesto più pazzo, più ribelle, più scriteriato e più spaventoso che avesse mai compiuto. Perché l’amore gli faceva paura ora che a esso aveva attribuito un volto e che ne aveva capito l’intrinseco significato.

Perché era innamorato, pensó, mentre assaporava le labbra morbide senza osare chiedere di più.

 

**

 

Albus aprì gli occhi nel momento in cui le loro labbra si dipartirono, ma non ebbe il tempo di dire nulla perchè Scorpius si alzò di getto e tentò di allontanarsi. Lui fu costretto a sollevarsi da terra velocemente e sventare quel tentativo di fuga, sebbene fosse così confuso che persino mettere un piede davanti all’altro risultasse complesso.

Gli agguantò il braccio, costringendolo a mettere una fine a quell’insensato scappare. Perchè lo baciava e se ne andava? Voleva prenderlo in giro, forse ripagarlo con la stessa moneta e fargli capire quanto schifo facesse venire costretti in un bacio che non si era richiesto?

«Con chi sei arrabbiato, Scorpius?» La domanda sembrava insensata, ma l’amico accennò quasi un sorriso e Albus si chiese se avesse imboccato la strada giusta.

«Lascia perdere….»

«Non sono più il tuo migliore amico? Io sono arrabbiato e forse per lo stesso motivo per cui lo sei tu. Io...» Inspirò. Come poteva trovare le parole giuste per chiedergli scusa?

«Per il bacio?» Il quesito di Scorpius lo mise con le spalle al muro.

Albus gli lasciò il braccio, tornò a sedersi nello stesso angolo dove si era raggomitolato prima e non si stupì che l’altro facesse lo stesso. Avvertì le loro braccia sfiorarsi e un calore immenso crescergli nel cuore. Doveva essere onesto, ce la poteva fare.

Annuì, muovendo appena la testa. «Io non so come sia successo. Ero talmente annebbiato dall'alcool.» Strinse i pugni e ricominciò, perché non era così che voleva cavarsela, non voleva nascondersi. «Forse ho trovato il coraggio di fare qualcosa che non avrei mai fatto. E ora puoi odiarmi per averti baciato, puoi detestarmi perché...» Si voltò e lo guardò negli occhi. Cercò nel grigio tempestoso il suo migliore amico, la sua comprensione. «Posso essermi innamorato? Non so quando sia cominciato, come, ma io….» Non terminò la frase, adagiò le labbra su quelle del compagno di scuola. Si aspettava di venire respinto, di essere spinto via con disgusto, rabbia, forza, ma non accadde. Quando trovò il coraggio di staccarsi, aprire gli occhi e guardarlo, poté leggere di tutto sul viso di Scorpius, ma di certo non era ira quella che gli faceva brillare gli occhi. Lo conosceva fin troppo bene  per sbagliarsi, per quanto surreale potesse apparire.

«Sei sicuro che non sia stato io a baciare te?» Scorpius non lo guardò mentre glielo diceva e Albus fu colto da un dubbio.

«Sei arrabbiato con te perché pensi di essere stato tu?»

«Non voglio, non volevo rovinare la nostra amicizia, Al, non ti voglio perdere.»

Albus si chiese se Scorpius avesse udito una sola parola di quella confessione che gli era costata tutto il suo orgoglio.

«Perché dovresti perdermi? Io ci sono e ci sarò sempre, anche se tuo padre mi farà rinchiudere al San Mungo o ad Azkaban per aver baciato suo figlio.» Anche se Scorpius lo avesse cacciato malamente per la sua dichiarazione, anche se lo avesse guardato con disgusto e lo avesse additato, nel suo cuore avrebbe ricoperto sempre un ruolo importante e non se ne sarebbe mai dimenticato.

«Come è successo?»

Albus lo fissò senza capire. La confusione era chiara nelle sue iridi verdi.

«Com’è successo che l’amicizia, che l’affetto per te si è tramutato e non me ne sono accorto prima? Ho odiato quel bacio con tutto me stesso per avermi svegliato. Posso essermi innamorato, Al? Perché io ne sono certo, non è amicizia la mia. Io...»

Albus avvertì le labbra di Scorpius premere contro le proprie. Si aggrappò ai suoi capelli chiari, scompigliandoli. Si godette il contatto caldo, morbido con la bocca che aveva sognato di poter sfiorare, avvolto da un alone di magia e mistero che non avrebbe mai voluto svelare.  Attanagliato dallo stupore, sconvolto da ciò che stava provando. E quando l’amico gli leccò le labbra e chiese accesso, lui le aprì. Permise alle loro lingue di incontrarsi, mentre le mani di Scorpius gli tenevano il viso quasi come se avesse paura di vederlo scappare via. Come se temesse che una volta realizzato che si stavano baciando sul serio, da sobri, in un bacio vero, profondo, passionale, lui potesse scappare.

Aveva il cuore in agitazione, una musica si ripeteva assordandolo e un brivido si arrampicò lungo la sua pelle, in una risalita lenta.

Solo un rumore li costrinse a staccarsi e nell’istante in cui lo fecero, Albus pensò che gli mancasse l’aria. Pensò che la guancie di Scorpius arrossate fossero belle. Che i suoi capelli di quel biondo strano fossero morbidi. Che Scorpius avesse addosso il suo profumo, ma evitò di indagare. Pensò che le labbra rosse e gonfie lo richiamassero come una sirena con un marinaio, senza speranza, con prepotenza, come una malìa cui non sapeva come resistere.

Scorpius all’improvviso scoppiò a ridere e Albus si voltò per guardarlo.

«Che stupido che sei!» gli disse, lasciandolo sconcertato. Prima lo baciava e poi gli dava dello stupido?! Che fosse una reazione a quel gesto incomprensibile, inaspettato.

«E di grazia, potrei sapere il perché?» Si risentì un po’ di quelle parole che per lui, in quel momento, erano fuori luogo.

«Davvero credi che mio padre ti farebbe spedire ad Azkaban o rinchiudere al San Mungo? E per curare cosa, poi?»

«Quello che non dovrei provare per te?» Era palese, almeno secondo lui.

«Sai che ti dico, Albus?» Scorpius si alzò, gli tese la mano e lo aiutò a mettersi in piedi. «I nostri padri si sono odiati. All’inizio abbiamo corso il rischio di detestarci anche noi, eppure siamo qui. I figli di due nemici… io ti amo, Albus. E non m’importa se sono un Malfoy e se tu sei un Potter. Non saranno i nostri cognomi a dividerci, non per me.»

Albus avvertì qualcosa di profondo risvegliarsi nei meandri più oscuri del suo animo. Sentì le guance divenire rosse, il cuore correre e l’anima spiccare un volo.

«Non saranno i nostri cognomi a dividerci. Non lo hanno fatto prima e non lo faranno adesso. Perchè io...» Albus gli prese la mano e se la poggiò sul cuore. «Ho scoperto solo grazie a quel bacio accaduto per caso cosa voglia dire essere innamorati. E sebbene avessi paura della tua reazione, di un tuo rifiuto...» Intrecciò le dita alle sue, tenendosele premute sul petto. «Non avrei smesso di amarti comunque. Perchè per quanto strano, inaspettato e surreale...»

Albus non riuscì a dire il suo “ti amo” perché le labbra di Scorpius furono più  veloci e leste della sua lingua. Le parole rimasero incastrate tra palato e lingua, conferendo un sapore speciale a quel bacio.

Perché quello scambio aveva un nuovo sapore, quello di un amore condiviso, ricambiato. Quello di un amore che poteva superare gli ostacoli, perché ne erano entrambi certi, non sarebbe stato facile, ma loro non si sarebbero arresi. Non ora che avevano qualcuno per cui lottare.


NdA: Ciao! Vi chiedo scusa per l'immenso ritardo, ma come vi avevo detto, sono rimasta senza connessione per un po'.
Spero che la storia vi sia piaciuta e che il finale non vi abbia deluse.
Ci chiedo scusa per l'uso improprio dei trattini per il discorso diretto, ma non ho avuto modo di recuperare il file prima e andare a camabiarli con i caporali :)
 
   
 
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