Epilogo
Bass
Harbour –
16 giugno 1834
Scendere
dalla nave fu piacevole per più di un motivo.
L’ultima
parte del viaggio era stata costellata di tempeste e potenti marosi,
perciò
Lorainne non aveva potuto godere della compagnia degli altri
viaggiatori come
avrebbe voluto.
Inoltre,
quel costante dondolio le aveva fatto venire delle nausee tremende,
chiusa
com’era stata in cabina assieme a Lucius.
Silver
non era stata meglio di lei, e aveva passato gran parte del viaggio
sdraiata
nel suo lettuccio, maledicendo i viaggi per mare e le navi da crociera.
Lucius
e Albert avevano potuto fare poco, per loro ma, con
l’avvicinarsi delle coste
americane, tutto era pian piano migliorato.
Ora,
giunti finalmente al porto di Bass Harbour e pronti per raggiungere Liberty House, Lorainne salutò
con
piacere il colonnello Kerryngton, fermo sulla darsena in loro attesa.
Non
appena fu a portata, perciò, Lorainne lo
abbracciò con calore e, subito dopo,
Lucius e Albert fecero lo stesso.
Silver
si limitò a una stretta di mano, ma Lawrence non se la prese
affatto. Conosceva
bene quella donna, e sapeva che non era tipo da abbracci.
Mentre
la servitù si adoprava per scaricare i bagagli dalla nave
passeggeri – che
presto sarebbe ripartita per proseguire verso New York –
Lucius domandò
all’amico: “Allora, come sono andate le cose,
qui?”
“Tutto
bene. Sono passato dal cantiere prima di venire qui, e Julian mi ha
assicurato
che non ci sono guai all’orizzonte. Tutto è andato
nel migliore dei modi e, a
mio parere, troverai Liberty House
ancor più bella di prima.”
“E’
già finita?” esalò sorpreso Lucius.
“Alcune
rifiniture sono da ultimare…” precisò
Lawrence. “… ma è già
pienamente
utilizzabile. Inoltre, sarai lieto di sapere che Claus Collins si
è rivelato
essere un ottimo acquisto, anche se ti spiegherà meglio
Julian.”
Lorainne
sorrise al marito, apparentemente assai lieto della notizia ma, prima
di poter dire
qualsiasi cosa, sgranò gli occhi e, afferrato il braccio di
Silver, si
allontanò con lei dal gruppo.
Un
po’ sorpreso, Lawrence le guardò avviarsi lungo la
darsena per poi trovare un
luogo abbastanza appartato dove inginocchiarsi e, sorretta da Silver,
Lorainne
diede di stomaco.
Sempre
più sorpreso, il colonnello guardò Lucius e
domandò: “Ma… e da quando Lorainne
soffre
il mal di mare? Avevo più o meno capito che niente potesse
sconvolgerla… a
parte te, ovviamente.”
“Non
è mal di mare” sottolineò Lucius con un
sorriso un po’ sciocco.
“Oh…
di già? Ti sei dato da fare, mascalzone. Farle affrontare un
viaggio per mare
così lungo, col tuo erede in arrivo…”
lo canzonò allegramente Lawrence,
stringendogli la mano per congratularsi.
Quando,
però, fu Silver a rimettere la colazione, Lawrence
andò completamente nel
pallone e Albert, a mo’ di spiegazione, disse:
“Lorainne ha insistito perché
Silver si facesse visitare da alcuni dottori inglesi, molto esperti nel
genere
di traumi di cui è stata vittima lei. Così,
Silver ha accettato, lady Spencer
le ha fatto conoscere il suo dottore ed è saltato fuori
che…”
Lucius
terminò per Albert, visto che l’amico era troppo
emozionato per proseguire, e
aggiunse: “… che Silver può concepire
un figlio. Non era mai successo, dopo
l’incidente, perché era come… bloccata.”
“Gli
orrori che aveva vissuto” assentì torvo Lawrence.
“I soldati si bloccano in
battaglia… figurarsi la mente di una donna, anche se forte
come Silver.”
Albert
annuì a sua volta e, scrollando le spalle,
dichiarò: “Quando lo ha saputo, ha
pianto… ma per il sollievo e, durante il viaggio,
beh…”
“Avete
fatto la scoperta” terminò per loro Lawrence,
sorridendo felice. “Così, i
pargoli cresceranno come fratelli. Mi sembra una bella cosa.”
“Personalmente,
lo trovo splendido, e anche Lorainne e Silver ne sono
contente… quando non
stanno male, ovviamente” sottolineò Lucius,
osservando per un istante le due
donne, ora di ritorno, prima di domandare: “Ora tocca a te.
Sei pronto?”
“Manca
meno di un mese, e già vorrei fosse domani” ammise
Lawrence, sorridendo poi a
Lorainne e Silver non appena si avvicinarono a loro. “Le
congratulazioni sono
d’obbligo, mi dicono.”
“Così
pare” ammise Lory. “Se fosse possibile, ora, andrei
a casa e mangerei qualcosa.
Ho una fame tremenda.”
Il
colonnello rise per tutta risposta e, nell’indicare al gruppo
ormai nutrito le
carrozze con cui era giunto, lasciò che Lucius gli
presentasse i nuovi venuti
prima di dirigersi alle vetture.
Procedendo
poi con calma verso il promontorio, si lasciarono alle spalle Bass
Harbour e
risalirono la costa fino al cantiere, dove salutarono e accolsero con
loro
Julian.
Lì,
William e Bridget poterono finalmente rivedere il figlio minore dopo
tanti anni
di separazione e, assieme a loro, il giovane si accodò al
nutrito gruppo di
ospiti per raggiungere la villa di Lucius.
Lorainne,
affacciata al finestrino e già pronta ad ammirare le nuove
vesti di Liberty House, sorrise
eccitata non
appena la vide e, dando di gomito a Randolf, esclamò:
“Guarda! Quella è la
villa!”
Lucius
la imitò, nel vederla così felice ma, non appena
si affacciò a sua volta, non
poté credere ai suoi occhi.
La
villa era davvero rinata dalle sue ceneri, e tutta l’ala est
– distrutta
dall’incendio – sembrava non essere mai stata
intaccata dalle fiamme.
Il
giardino era stato ulteriormente abbellito e, oltre il perimetro della
casa,
era stato eretto un patio enorme per le giornate assolate.
“Grazie,
Julian… è splendida” mormorò
Lucius, rimettendosi a sedere e ammiccando
all’amico.
“Ho
pensato che avreste gradito passare del tempo assieme anche
all’esterno, così
ho detto ai ragazzi di aggiungerlo al progetto… rientrava
nelle spese previste,
comunque” scrollò le spalle il giovane, lieto di
aver fatto cosa gradita.
William
batté una mano sulla spalla del figlio, orgoglioso della sua
intraprendenza e
Julian, sorridendogli, disse: “Jaqueline sarà
felicissima di vedervi.”
Al
suono di quel nome francese, Christofer Spencer storse appena il naso e
Julian,
nel notarlo, rise di gusto e celiò: “Stai
tranquillo, zio. I suoi genitori
odiano Napoleone almeno quanto te. Fuggirono qui in America proprio a
causa
sua, perciò potrete insultarlo senza ritegno anche dinanzi a
loro. Forse,
rimarrete sorpresi da quanto un francese possa odiarne un altro con
tanto
fervore.”
“Buona
cosa, nipote. Davvero buona. Anche se ora, a dir la verità,
vorrei conoscere il
tuo figliolo” gli sorrise Christofer, curioso quanto
compiaciuto.
“Jaqueline
ci attende alla villa, non temere” lo mise al corrente
Julian, mentre le
cavalcature della carrozza venivano fatte rallentare.
Quando
finalmente le vetture furono ferme, Lorainne aprì la
portiera e fece scendere i
predellini senza attendere il cocchiere, troppo ansiosa di mettere
piede a
terra per aspettare un solo attimo di più.
Randolf
rise sommessamente di fronte a quell’ansia ma, quando
anch’egli si ritrovò di
fronte alla villa e inspirò i profumi delle piante odorose
del giardino,
sorrise.
Sì,
era un bel posto, e sua sorella si sarebbe trovata bene lì.
Quel
luogo splendido, a picco sul mare e dalla natura selvaggia,
rispecchiava molto
la sorellastra. Anche Lorainne era splendida e libera, e quella nuova
terra le
avrebbe offerto possibilità che forse, in madrepatria, non
avrebbe avuto.
Nel
lanciare uno sguardo a suo padre, salito su un’altra vettura
ma ora disceso a
sua volta per ammirare il panorama e la villa, ammiccò al
suo indirizzo per
richiamare la sua attenzione.
Avvicinatosi
al figliastro, Anthony chiosò: “Beh, direi che ha
un discreto tetto sulla
testa. Tu che dici?”
“E’
intima, costruita in un luogo tranquillo quanto splendido, ed
è dotata di ciò
che le serve per essere autonoma” assentì Randolf,
indicando l’ampia serra alle
spalle dell’abitazione.
“Mi
piace come l’ha pensata Lucius. Non è pomposa, ma
denota buon gusto” annuì a
sua volta Anthony, compiaciuto. “Inoltre, il panorama
è davvero unico. Si respira
il profumo del mare, ma si può anche apprezzare la bellezza
dell’isola, all’orizzonte.”
Lorainne
prese sotto braccio il padre, tutta contenta, e aggiunse:
“E’ bello vero?”
“Davvero
molto. E anche la villa sembra davvero carina”
assentì Anthony, sorridendole.
“Aspetta
di vederla dentro. Lucius ha davvero buon gusto” lo mise in
guardia lei.
“Non
avevo dubbi… ha scelto di sposarti”
ammiccò il padre, facendola ridere.
Un
po’ alla volta, la nutrita schiera di ospiti venne fatta
entrare nella villa e,
quando Jaqueline si presentò con il pargolo in braccio, e
circondata dalla
servitù della villa, Lorainne colse quel momento per
avvicinarsi un attimo al
marito e mormorare: “Direi che, ora come ora, nulla potrebbe
andare meglio. Ti
pare?”
Lui
assentì, le sfiorò il ventre solo leggermente
arrotondato e aggiunse: “Sono
sicuro che, dopo questa visita, si sentiranno tutti più
tranquilli.”
“Ne
sono certa” annuì Lorainne, lanciando un sorriso a
Silver e Albert. “Una casa
splendida, un marito perfetto e i migliori amici che potessi mai
sperare di
trovare. Cos’altro vorrebbero di meglio, dei genitori, per la
loro figlia?”
“Te
lo saprò dire quando avrò tra le braccia il
nostro primo figlio, però spero che
tutto questo, per il momento, basti a sanare le loro ansie.”
Lorainne
annuì e, quando si rese conto di dover prendere le redini
della situazione,
prese sottobraccio la madre e, scortando gli ospiti con la sicurezza di
una
vera padrona di casa, mostrò loro la villa che
l’avrebbe protetta da quel
momento in poi.
N.d.A.:
E qui hanno termine le avventure dei nostri eroi, e la storia legata
alle
famiglie Spencer e Phillips. Spero di aver risposto ai vostri dubbi ma,
nel
caso, chiedete pure.
Per
il momento vi saluto e vi ringrazio per il vostro appoggio e la
passione con
cui mi avete seguito.
Mi
prenderò un po’ di tempo per terminare alcune
storie che ho in cantiere, perciò
non vi stupite se, per qualche mese, la mia bacheca rimarrà
ferma. Ci rivedremo
di sicuro (sperando che la UE non ci faccia brutti scherzi con il
diritto sul
copyright) e, nel frattempo, vi auguro buone ferie!