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Autore: Meramadia94    27/08/2018    3 recensioni
Dean Winchester è un brillante medico, che lavora nell'ospedale gestito dal padre. Malgrado non avesse pensato da sempre di fare il medico è bravo nel suo lavoro, ha un fratello minore che è tutta la sua vita, gode della stima di suo padre e dell'amore di Castiel Novak. Ma la confessione al padre della sua omosessualità e la sua reazione mettono a rischio le sue certezze, che rischiano di non lasciargli scampo quando rimane vittima di un incidente.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Lo so, ho una storia in sospeso qui... ma quando l'ispirazione mi prende non riesco a trattenerla nè a trattenermi di condividerla con qualcuno che ha la mia passione.
Mi è caduto l'occhio su alcuni episodi di Grey's Anatomy... gli unici che io abbia mai visto, non me ne vogliano i fan della serie per questo... e si incastrava tutto in modo perfetto. 
Non so se qualcuno abbia già scritto una cosa simile, perciò se qualcuno si ritiene copiato o plagiato non ha che da dirlo ed affronterò le conseguenze.
Ma spero che questa '' follia'' vi piaccia.


Ore 7.00 a.m, New York.
In un appartamento, in una camera matrimoniale, si stavano svegliando due persone. 
Due uomini. 
Il primo aveva i capelli marroni, la barba e due occhi azzurri come il mare. Stava fissando il giovane che dormiva accanto a lui. Capelli biondi, occhi verdi come scheggie di ametista, un tatuaggio molto particolare sul lato sinistro del torace. 
Il moro lo guardava sorridendo. 
Benediva quei momenti, in cui si svegliava prima di lui. Vedere il suo compagno e coinquilino, Dean Winchester dormire così beatamente,  gli dava un senso di pace senza eguali. 
Sembrava un bambino. 
E quando aprì gli occhi lo salutò con un bacio sulla guancia - Buongiorno bella addormentata.- 
Il biondo sorrise, coprendo uno sbadiglio con una mano.
- Non ho voglia di alzarmi...- fece Dean accoccolandosi sul petto di Castiel - ho voglia di starmene sotto le coperte con te, tutto il giorno, senza fare niente.- 
- E chi te lo impedisce?- fece Castiel - Io oggi ho la giornata libera.... chiami tuo padre, gli dici che non ti senti troppo bene...-
Dean sorrise - Magari. Oggi ci sono le esercitazioni e devo fare da supervisore con la dottoressa Harvelle... e poi figurati se un luminare come lui non riconosce uno che sta male sul serio da uno che sta solo accampando scuse.- 
- Ho capito. Vado a preparare la colazione.- fece Castiel dandogli un bacio sulle labbra.
Dean si rigirò nel letto ancora qualche minuto, prima di convincersi ad alzarsi, lavarsi e vestirsi. 
Sbuffò annoiato. 
Molti avrebbero pagato per essere al suo posto. 
Era un giovane di trent'anni,  di bell'aspetto, con tutte le donne che gli passavano davanti pronte a fare patti con il diavolo per avere anche solo un secondo della sua attenzione, una laurea in medicina ed una specializzazione in micro-chirurgia, ottenuta all'università di Monaco, figlio del primario e direttore della clinica più rinomata della città... praticamente una vita perfetta.
Peccato però che vi fosse un piccolo problema. 
Le facce erano una maschera. Per quanto belle e perfette potessero sembrare, non potevano cambiare quello che succedeva dietro di loro. Nell'anima del proprietario di quella maschera.
Dean Winchester, era un uomo profondamente infelice. Sua madre, Mary Winchester, era morta quando aveva solo quattro anni di linfoma. Una delle forme più aggressive, nemmeno il farla ricoverare nella clinica più cara di New York, era riuscito a salvarle la vita. 
Se n'era andata in meno di un mese, senza che potessero fare nulla. Solo... guardare ed aspettare. 
Lasciando solo il marito, il dottor John Winchester, ad occuparsi dei due figli: Dean, ed il piccolo Samuel, detto affettuosamente Sam o Sammy, di soli sei mesi. 
John divenne ossessionato dal lavoro e dall'impedire che qualcuno morisse nello stesso modo in cui era morta sua moglie, e si dedicò con anima e corpo al suo lavoro, diventando così uno dei più brillanti medici dello stato, scriveva spesso su riviste mediche specializzate... ma aveva trascurato le persone di cui avrebbe dovuto curarsi più delle altre: i suoi figli, che erano ancora piccoli, che avevano perso da poco la madre, che avevano bisogno di lui...
Dean fu costretto così a crescere di botto, a diventare oltre che un fratello maggiore, una madre ed un padre, per garantire un minimo di sicurezza a quel bambino che da quando la madre era morta era diventato la sua unica compagnia. 
E la sua ragione di vita. Ed anche se adesso aveva ventidue anni, viveva per  conto suo ( più o meno) e si vedeva con una ragazza che a dire del fratello era la donna più bella del mondo, continuava a preoccuparsi per lui... specie dopo che il padre lo aveva praticamente cacciato di casa, quando il figlio minore gli aveva detto chiaro e tondo che aveva intenzione di investire le sue energie nella professione di avvocato.
'' Se lo farai.... non aspettarti alcun aiuto da parte mia.''- aveva detto John Winchester. Sam non si era certo lasciato intimidire. Si era iscritto a legge, ed era andato a vivere a casa di un amico di vecchia data della famiglia Winchester, Robert Singer, che aveva sempre considerato lui e Dean come dei figli suoi non avendo potuto averne a causa della prematura scomparsa di sua moglie in un incidente d'auto.
Lo aveva accolto come un figlio, supportandolo nella carriera universitaria.... era stato per i due fratelli la figura paterna amorevole e presente che non avevano mai avuto.
Insomma, lui e suo fratello erano la prova lampante che le vite degli altri a guardarle di fuori erano sempre perfette... ma se guardavi con il caledoscopio alla fine le grane c'erano per tutti. 
Poi era arrivato Castiel Novak.
Commesso di un negozio di elettronica, reduce da una storia finita male, era stato sfrattato, senza parenti o amici che potessero aiutarlo. Si erano conosciuti nel negozio dove lavorava, quando Dean gli aveva portato il telefono per aggiustarlo.
La prima cosa che lo aveva colpito di quell'uomo erano i suoi occhi. Azzurri e profondi, come il cielo d'estate. Una parola tira l'altra, Castiel gli aveva detto che a breve avrebbe dovuto lasciare la pensioncina in cui aveva trovato da dormire per un po'...
'' Io ho appena trovato un appartamento. Il prezzo, se lo dividi a metà è un vero affare. Potresti venire a vivere con me... così tu hai un posto fisso dove dormire ed io conosco già il mio coinquilino.'' 
Inutile dire che il moro aveva accettato al volo quell'offerta. Poi, a furia di vivere assieme, tra loro era scoccato qualcosa. Prima era un'amicizia che a mano a mano che si conoscevano diventava sempre più complice... poi, sei mesi prima, mentre si stavano godendo la partita ed una birra sul divano... il moro aveva cercato le labbra del suo coinquilino 
Da quella notte... erano diventati inseparabili. 
...
...
...
- Odio le esercitazioni.- fece Dean al suo collega ed amico Benjamin Lafitte, detto Benny, oncologo entrando mentre passava dal suo abbigliamento da uomo normale per indossare una divisa da ospedale sull'azzurro cielo. 
Gli piaceva parlare con lui. 
Forse perchè assieme alla prima assistente di suo padre, la dottoressa Ellen Harvelle e sua figlia Jo, infermiera, non lo fissava come il resto degli altri medici ed infermieri dell'ospedale. Lo sapeva cosa pensavano tutti là dentro. Che era il preferito del capo, visto che ne era il figlio, che poteva permettersi lussi e privilegi che loro potevano solo sognare. 
Niente di più sbagliato. 
John Winchester pretendeva sempre il massimo dai suoi collaboratori. E da lui pretendeva più del massimo. Proprio perchè era il figlio. 
- Non vedo quale sia il problema.- fece Ben - Sei circondato da ragazzini di primo pelo a cui far sudare sette camice che avranno paura di te.- 
- E che mi faranno sanguinare le orecchie perchè scambiano una dermatite per un tumore alla pelle... una pacchia.- fece Dean prendendo una cartellina - passo dal capo. Devo fargli vedere il referto del paziente che ho operato due settimane fa.- 
- Vai dal sergente maggiore Hartman? Tanti auguri.- 
...
...
...
- Papà?- fece Dean facendo capolino sulla porta, dopo aver bussato - posso entrare?- 
- Si, vieni pure... stavo giusto per mandarti a chiamare io.- fece John togliendosi gli occhiali da lettura e lasciando perdere le carte che stava  esaminando. 
Il figlio maggiore gli posò sulla scrivania una cartellina.
- Sono le analisi del signor Hernandez.- fece Dean - L'uomo che ho operato di appendicite due settimane fa. Direi che dalle analisi è tutto a posto, penso che domani stesso possiamo mandarlo a casa.-
John lesse attentamente le analisi e poi concordò con il figlio - Si. Incaricherò Ellen di avvisare i parenti.-
- Volevi parlarmi, a proposito?- 
-Si. Devo chiederti una cosa. Ma voglio che tu sia sincero con me.-
- Certo...- fece Dean che sentiva l'inquietudine crescere. 
- Te e il tuo coinquilino. Cosa c'è veramente tra voi.- fece John spiazzandolo completamente - e non mentirmi. Lo so già.- 
- Mi hai controllato come se avessi ancora quattro anni?- fece Dean. 
- Che cosa ti aspettavi? Mio figlio mi dice che vuole andarsene a stare per conto suo, e che si è trovato un coinquilino. Credo che sia un mio diritto di padre sapere chi ti metti in casa.- 
- Vuoi sapere se io e Castiel ci stiamo frequentando?- fece Dean - Sì. Viviamo assieme e ci stiamo frequentando: mangiamo pizza fredda e birra sul divano, facciamo sesso... un sacco di sesso, andiamo al cinema e al parco la domenica...- e quando prendevano una granita, un frullato o un gelato di gusto diverso, per assaggiare, si baciavano appasionatamente, ma quello preferiva non farlo sapere in giro - e la mattina ci salutiamo con un bacio. E' forse un problema?- 
-  Certo che è un problema. Due cose chiedevo.- fece John Winchester alterandosi non poco, tanto che il suo primogenito iniziò a domandarsi se per caso il suo oroscopo non gli suggerisse ( vedi, ordinasse) caldamente di darsi malato e non muoversi dal letto quella mattina - Di vederti prendere il posto di comando in quest'ospedale e vederti sistemato con qualcuno. Ma per mio figlio avrei voluto qualcosa di meglio... e salta fuori che hai una storiella con un commesso.-
E qui fu Dean a non vederci più dalla rabbia.
- Questo non ti permetto di dirlo.- fece Dean - Ho... ho sacrificato tutto quello che avevo: per te ho preso la laurea in medicina, ho rinunciato ad avere degli amici e qualunque forma di relazione sociale diversa da te, da Sam, dai colleghi di lavoro... ho lasciato anche la squadra di nuoto del college perchè non l'approvavi. 
Ma sulla persona che dovrà stare al mio fianco, affrontare la vita... non ti permetto di dire una sola parola.- 
- Dean, ti prego.- fece John - tu pensi davvero che quel tizio ti giri attorno perchè è innamorato della tua personalità?- 
- Che cosa vorresti insinuare con questo?- fece Dean verde di bile, che aveva già capito a cosa mirava il genitore.
- Che per un commesso di un negozio di elettronica è un bel salto di qualità mettersi con il figlio di un noto medico.- 
- Non ti permettere sai?- strillò quasi Dean - Castiel è un uomo buono, generoso, onesto... lui  per me E' il meglio. E' la cosa più bella che mi sia mai capitata nella vita.- a parte prendersi cura di Sammy, ma Castiel... era qualcosa di davvero speciale - e comunque levami una curiosità... Cassie, Lisa, Anna, Lidya...- ed almeno un elenco telefonico di nomi femminili - come mai non hai mai battuto ciglio quando sapevi che uscivo con loro? Dì la verità. E' il fatto che mi sia innamorato di un uomo a darti fastidio?- 
- L'hai voluto tu. Sì. Questa cosa mi disturba parecchio.- fece John.
- Affari tuoi. Io amo Castiel, e Castiel ama me, non abbiamo la minima intenzione di lasciarci, quindi mettiti l'anima in pace.-
John si passò una mano sul volto affranto. 
- Se la pensi così... non c'è dubbio che tu sia il più grave dei miei errori.- 
Curioso che tutti notassero sciocchezze, particolari inutili che potevano essere ingigantiti per essere trasformati in convincenti motivi di dibattito, che vedessero cose che esistevano solo nella loro testa... ma un cuore che si spezzava nessuno lo sentiva mai. 
In quel momento il cuore di Dean Winchester si spezzò in milioni di briciole. 
- Devo andare adesso.... ho... il paziente della 412 e le esercitazioni oggi...- fece Dean ansioso di uscire da quella stanza.
Voleva piangere. Sentiva la sua faccia tremare, il labbro inferiore che ballava, gli occhi pizzicare...
E sarebbe scoppiato davvero se il suo cellulare non fosse squillato. 
Sam.
- Pronto...?-
'' Dean! Esco ora dall'esame... non ci credererai mai, trenta e lode!''- fece la voce euforica di Sam dall'altro capo del telefono -'' Dobbiamo assolutamente festeggiare!'' 
- Certo....- fece Dean - stasera....- 
'' No, ti prego. Vieni da Biggerson oggi a pranzo. Vorrei presentarti Jessica... non vede l'ora di conoscerti...''
- Sam... è una giornata un po' piena oggi...- 
'' Mezz'ora. Quarantacinque minuti al massimo. C'è un Biggerson davanti alla clinica, ti fai sostituire da Benny...''
- Ok.- fece Dean sorridendo tiratamente - ci vediamo lì allora...- 
'' Dean?''
- Si?-
'' Sei sicuro che vada tutto bene? Sembra che tu sia tornato a casa pregustando una bistecca al sangue per ritrovarti con un minestrone di verdure.''
- E' una giornataccia, te l'ho detto.... scusa, ma ora devo andare... ci vediamo a mezzogiorno.- nel dir così chiuse la comunicazione, ed appena vide Benny gli fece cenno di fermarsi. 
- Oh, ciao Dean...- lo salutò il collega.
- Buongiorno... senti, mi servirebbe un piccolo favore...- fece Dean - a mezzogiorno, potresti sostituirmi per poco meno di un'oretta?- 
- Certo, nessun problema.- fece Benny - Qualche problema?- 
Dean sorrise - No. Sam ha preso il massimo dei voti ad un esame... vuole festeggiare e già che ci siamo, presentarmi la sua ragazza.- 
Benny sorrise - Allora non c'è storia.... vai. A proposito... so che forse non sono fatti miei, ma... sei sicuro che vada tutto bene?- 
- Eddai. Sei la seconda persona che me lo chiede oggi. Sì. Sto bene. Oggi è giorno di esercitazioni, sarà una giornata massacrante, sono stanco ed il mio povero cervello è già saturo.- 
- Ti ho sentito mentre litigavi con tuo padre...- 
- Piccole divergenze di opinioni sui trattamenti farmaceutici. Capita.- fece Dean.
- Ne sei sicuro?- 
- Si, sono sicuro... scusa, la dottoressa Harvelle mi sta aspettando.-
...
...
...
Dean però non riusciva a concentrarsi. La lite con il padre lo aveva stravolto non poco. Era cresciuto pensando che suo padre era una specie di supereroe... quando era piccolo e lo vedeva mentre i parenti delle persone che salvava lo ringraziavano ( di solito succedeva tre o quattro volte alla settimana), pensava che fosse un eroe in grado di salvare il mondo. Quando aveva detto a lui e a Sam che li avrebbe voluti medici, lui era entusiasta, anche se gli sarebbe piaciuto fare altro... ma alla fine aveva messo da parte i suoi sogni, per percorrere una strada più sicura. Il padre era l'unico genitore che gli era rimasto, teneva alla sua stima e alla sua approvazione più che a quella di chiunque altro... ed anche se a volte gli pesava vedere la luce negli occhi delle persone che dicevano di aver scelto in libera autonomia la loro strada, con il pieno supporto delle persone che amavano e che li amavano, pensando che lui questa fortuna non l'aveva avuta... si consolava pensando che suo padre lo stimava. 
Sammy invece era stato più coraggioso di lui. 
Aveva scelto di diventare avvocato, di iscriversi a legge, di prendere in mano le redini della sua vita e al diavolo tutto il resto. 
In tutto questo, a fargli forza, oltre a Sam e la sicurezza di essere tutto quello che il padre voleva, era che al momento giusto, quando il suo cuore avrebbe iniziato a battere per una persona speciale, suo padre avrebbe accolto la notizia con gioia...
'' Sei il più grave dei miei errori''- quelle parole erano peggio di una pugnalata, di un colpo di pistola, di una frustata tutto nello stesso tempo... avrebbe preferito la dannazione eterna piuttosto che sentirle dire dalla persona che ammirava di più.
- Dottor Winchester?- lo richiamò all'ordine la dottoressa Harvelle dopo che uno specializzando aveva appena finito di esaminare una ferita al polso della figlia - che ne pensa?- 
- Mi scusi ero... sovrappensiero. Può ripetermi la diagnosi per favore?- 
- Secondo questo studente... il braccio di Jo è gonfio, ma il polso radiale è presente, quindi è esclusa una sindrome compartimentale. Frattura del radio, immobilizzerei l'arto e programmerei dei controlli a distanza.- 
- Beh... stando così le cose non ci sono dubbi...- fece Dean - Ellen, mi dispiace... tua figlia è morta.- 
- Come... morta?- fece lo specializzando strabuzzando gli occhi per la sorpresa.
- Hai mandato a casa una persona a cui l'osso aveva perforato la pelle.- spiegò la dottoressa Ellen Harvelle. 
- Una frattura con ferite è una frattura esposta fino a prova contraria. Sono andata in setticemia e morta grazie a te caro.- fece Jo sul lettino. 
- Dovete essere rapidi e fidarvi dell'istinto. Non lasciatevi ingannare dai vostri occhi, se sbagliate la diagnosi il paziente potrebbe finire come Jo.- fece la dottoressa Ellen. Stava per chiamare il prossimo specializzando quando, vennero interrotti da John Winchester.
Dean s'irrigidì, senza sapere cosa dire o cosa fare. Guardarlo negli occhi per lui significava leggere negli occhi del genitore la delusione che gli aveva confessato di provare nei suoi confronti da quando gli aveva confessato che lui e Castiel stavano insieme... tuttavia, non guardarlo negli occhi sarebbe stato come ammettere che si vergognava di aver fatto qualcosa. E lui, non sentiva di doversi vergognare per essersi innamorato di qualcuno. Optò quindi per fingere di annotare qualcosa. 
- Dottor Winchester.- lo salutarono le due Harvelle. 
- Mi dispiace molto dovervi interrompere, ma è appena arrivata una telefonata d'emergenza. Una nave si è scontrata con un ferry-boat  nel fiume Hudson. 
Tutti i centri traumatologici dei dintorni sono in allerta, devo organizzare subito una squadra.- 
- Fa parte dell'esercitazione, signore?- chiese una specializzanda.
- Lo vorrei tanto.- 
...
...
...
Dean fu incaricato del ruolo di capo squadra. Assieme a lui prese Benny, Jo, ed altri tre specializzandi che nella loro parte di esame pratico si erano dimostrati molto in gamba. 
La dottoressa Ellen Harvelle invece sarebbe rimasta assieme a John per occuparsi dell'assistenza dei feriti in arrivo ed accellerare la dimmissione dall'ospedale di pazienti che ormai non era più necessario trattenere oltre, per liberare dei posti letto. 
- Dean...- fece John rivolto al figlio prima che questi salisse con la sua squdra sull'ambulanza diretta sul luogo del disastro.
Il tono era molto più gentile di quello che gli aveva rivolto poche ore prima e per un breve istante il giovane sperò che fosse accaduto un miracolo. Che per la prima volta suo padre avesse capito che la sua opinione non era una verità assoluta, che aveva esagerato...
- Si, dimmi...- 
- Sai come trattare le urgenze vero?- 
Dean sospirò - Verde non grave, giallo emergenza differibile, rosso massima urgenza, mi preoccuperò di far arrivare i feriti gravi alle ambulanze in tempo record.- 
- E non dimenticare di farmi un 411 sulla situazione al porto ad intervalli regolari.- fece John allontanandosi.
Dean si diede mentalmente dello stupido.
John Winchester che ammetteva di aver sbagliato e che domandava perdono?
Più facile che il cielo diventasse verde.
...
...
...
La scena che si presentò davanti ai loro occhi sembra uscita da un film dell'orrore: decine di persone erano già sotto i lenzuoli e le sacche per cadaveri. 
Altrettante erano sulle lettighe con intorno medici di tutti gli altri ospedali della zona, i pompieri che cercavano di domare l'incendio... anche la stampa. 
- Santa Madre di Dio...- fece Jo portandosi una mano alla bocca.
- Ok, ascoltate. Non ostacolate le operazioni di soccorso, valutate attentamente ed assegnate i codici di emergenza.- fece Dean.
Benny, Jo e gli altri specializzandi annuirono. 
Per circa tre ore furono tutti molto occupati nel soccorrere e prestare le prime cure a tutti coloro che avevano bisogno di aiuto immediato, e a fare rapporto al loro '' Quartier Generale''. 
Poi l'attenzione di Dean venne attirata da un uomo che stava uscendo dall'acqua aggrappandosi ad una cima per poi sdraiarsi a terra, stremato e sofferente.
Gli si avvicinò subito e vide che aveva uno squarcio che continuava a buttare sangue rosso scuro dalla gamba sinistra.
- Che cosa è successo?- fece Dean inginocchiandosi di fianco all'uomo.
- Secondo te?!?- fece lui - Ho una ferita profonda alla gamba... il vetro di un auto.... cazzo cazzo che male.... ho nuotato... dovevo andare.... ho un appuntamento...- 
- Beh, immagino che dovrà chiamare la segretaria per chiederle di rimandarglielo...- fece Dean applicando delle garze sterili sulla ferita dell'uomo. Questi iniziò ad urlare e contorcersi dal dolore appena le mani del medico si poggiarono sulal ferita.
- Piano! Fa male!- 
- Lo so. Mi scusi.- fece Dean mantendendo costante la pressione - Signore... mi ascolti. L'arteria femorale è recisa. Sta perdendo molto sangue.... la ferita è grave ma non mortale, ma peggiorerà molto in fretta... devo ridurre l'emorragia... non posso somministrarle anestetici, perciò dovrà aiutarmi lei... mi faccia un cenno con la testa se ha capito...- l'uomo annuì leggermente - Ok. Dovrò farle un po' di male temo, perciò si concentri su qualcosa di rilassante... un posto, una persona... e non molli quel pensiero per nessuna ragione al mondo.- 
L'uomo annuì, ma mantenere quella promessa si rivelò più difficile del previsto. Dean ce la metteva tutta per essere il più delicato possibile, per non infierire ulteriormente su quella gamba dilaniata, ma l'uomo urlò parecchio, gli mandò anche delle maledizioni, ma Dean non ci fece caso e continuò a lavorare.
Dopo mezz'ora era riuscito a stabilizzare l'uomo.
- Ok. Adesso le fascio la ferita, avverto via radio i miei colleghi e la faccio portare in ospedale...- 
- No....- si lamentò l'uomo, delirando agitandosi - mi faccia andar via, ho un appuntamento importante...- 
- E' l'ultimo dei suoi problemi...- fece Dean provando a calmarlo e tenerlo fermo - per favore, cerchi di non muoversi...- 
L'uomo cercò di togliersi le mani del medico di dosso. Gli diede una leggera spinta... ma erano sul molo, a pochi centimetri dall'acqua.
Dean perse l'equilibrio, e con la confusione che c'era al porto, tra la polizia, i pompieri, vari medici ed infermieri dei vari centri traumatologia, nessuno si accorse del rumore di un uomo che cadeva nell'Hudson.
  
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