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Autore: Antony1    18/12/2018    0 recensioni
È natale a Tōtsuki.
Alice, ha avuto l'idea di una festa alla villa ed un contest natalizio per l'occasione.
ma il colpaccio chi colpirà
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Nakiri, Arato Hisako, Erina Nakiri, Megumi Tadokoro, Souma Yukihira
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Non ci vedremo più.........Addio direttore."


___________________________________________________________________________________

 

Erina Raggelata gridò il suo nome senza risposta, al che chiamò i domestici per adagiarlo su di un divano e chiamò il suo medico comunicandogli l'urgenza.

Soma era sdraiato con la faccia violacea ed il corpo era scosso da brividi.

Arrivato, il dottore comunicò che Yukihira riportava tutti i sintomi dell'assideramento, che necessitava di riposo, di essere mantenuto al caldo e di essere idratato con bevande semplici ma energetiche, tipo un tea con del miele.

Erina lo fece portare al piano superiore in una camera per gli ospiti e coprire bene.
Frattanto erano arrivate Alice e Hisako, Erina spiegò la situazione tralasciando l'alterco avuto con lui.

Quando le ragazze seppero dello stato di salute del rosso iniziarono ad inveirle contro.

Alice prima "Che cazzo hai combinato Erina? Doveva essere uno stupido gioco tra voi, avevo immaginato che gli facessi fare qualcosa di malizioso, ma tu l'hai quasi ammazzato! Dopo tutto quel che è successo, dopo che ha fatto di tutto per te, così lo ripaghi? Dio Erina sei diventata una dannata sgualdrina. Vieni Ryo, lasciamo questa pazza da sola e speriamo che Yukihira si riprenda." Ed Alice, scuotendo la testa,  lasciò la camera di Yukihira.

Hisako non fu da meno "Ti avevo mandato messaggi in cui ti chiedevo di trattarlo bene. Doveva essere solo uno stupido gioco in cui si facevano cose stupide e tu l’hai trattato peggio di un cane.

Erina hai mostrato più rispetto per Azami che per lui.
Yukihira ti rispetta come amica, avresti dovuto rispettarlo almeno per come si è sacrificato per te.

Mi hai davvero deluso! Se dopo tutto ciò Yukihira non volesse più avere nulla a che fare con te, lo capirei!"

Detto ciò, Hisako si avvicinò a Soma, gli accarezzò una guancia e disse “riprenditi alla svelta amico mio, mi manchi”
Poi guardò con aria gelida Erina e lasciò la stanza.

 

Nella voce di Hisako non c'era alcuna deferenza per la sua amica.
Erina era finita per deluderli tutti.

Erina chiuse la porta restando da sola assieme a Soma, disse in un sussurro “Non preoccuparti Hisako, Soma ha già fatto la sua scelta. È una scelta che fa male.”


Ora le era chiaro che il dolore più grande era aver deluso lui: Soma Yukihira.
Lui che non avrebbe mai lasciato indietro un amico,
lui che ha sempre definito gli amici la sua priorità,
lui che combatté per gli amici pur avendo la sua espulsione sulla linea,
lui che alla fine si è arreso con lei.

 

Erina voleva divertirsi un po’ con lui, farlo sentire seccato o fuori luogo o comunque meno sicuro di sé.

Avrebbe voluto fargli capire come si sentivano tutti quando lui era in giro.

Nessuno riusciva ad affrontare le situazioni come lui. Lui che era sempre sicuro di sé, lui che avrebbe avuto sempre la parola giusta per chi ne aveva bisogno.

 

Lui che seppe guarirla dalle sue paure, lui che seppe proteggerla da suo padre, lui che accettò il suo passato facendosene carico, lui che seppe ricostruire il legame di amicizia tra lei ed Hisako.

Ora soltanto le era chiaro perché Megumi e Hisako ritenevano Yukihira un prezioso amico.

 

“Soma Yukihira mi hai fatto capire quanto sia duro e magnifico perdere la testa per qualcuno. Sei riuscito senza chiedere nulla in cambio” bisbigliò Erina.

 

La ragazza si avvicinò al letto dov’era adagiato e gli prese la mano e se la portò al volto bagnandola con le lacrime che le solcavano il viso.

Gli baciò la mano e iniziò a sussurrargli “Sei un maledetto stupido.

Perché ti sacrifichi per me?

Perché quando mi hai conosciuto non sei scappato via come hanno fatto tutti?

Perché t’importa?

Guarda cosa ti ho fatto.

Non voglio perderti. Voglio ancora essere tua amica.

Baka, baka, baka Soma.

Voglio essere protetta da te.

Lascia che ora sia io a prendermi cura di te”.

 

Le lagrime continuarono ad uscire inondando il viso e la mano di Soma.

 

Erina gli passò la mano sul viso per asciugare le sue lacrime, quando lo sentì parlare. Era solo un sussurro,

 

“..ina”

“..Rina”

“..Erina…no…”

Soma stava delirando, Erina lo accarezzò sul viso constatando quanto fosse ancora freddo. Quindi preparò del tea bianco al crisantemo con esenza di propoli e chiodi di garofano che poggiò sul tavolo attendendo che si svegliasse per farlo bere un po’.

 

Trascorse anche la notte e Soma non si svegliò, Erina era in completo panico. La mattina successiva si diede il cambio con una cameriera per vegliare il ragazzo mentre lei andò a riposare.

Quando tornò da lui, nel pomeriggio, seppe che aveva aperto gli occhi, aveva bevuto il tea che lei aveva preparato e si era addormentato di nuovo.

Erina chiese se aveva detto qualcosa, la cameriera rispose che non aveva detto nulla forse perché troppo stanco, visto che gli era faticoso anche bere.

 

Passarono così due giorni, in cui Erina non riusciva mai a trovarlo sveglio, ed arrivò anche il Natale.

Natale che il giovane era costretto a trascorrere pericolosamente incosciente a causa sua.

 

Erano passati a salutarlo ed a chiedere come stesse tutti i suoi amici, cui era stata raccontata una vaga storia di come fosse fuori nella neve a raccogliere qualcosa in giardino e si fosse raffreddato.

 

Era stato straziante assistere alle lacrime di Megumi.

Megumi che, in disparte, aveva affrontato Erina “se dovessi mai venire a sapere che è in questo stato a causa tua, sappi che ci vorrà ben più della tua ricchezza e del tuo prestigio per salvarti dalla mia ira.

Ora lo affido a te, ti prego prenditene cura.”

 

Erina non aveva risposto. Da una parte sapeva che meritava l’astio di Megumi e dall’altra sentiva di non avere il diritto di occuparsi di lui.

 

La sera di Natale sistemò delle coperte a terra per adagiarsi e rimanere a vegliare Soma, potergli dare da bere o da mangiare.

Quella stessa notte, mentre Erina era sveglia, seduta accanto al letto del ragazzo e avvolta nella coperta, Yukihira si svegliò.

 

Il ragazzo, rimanendo sdraiato, la vide, la riconobbe e a fatica disse “Eri..Nakiri, non c’è l’albero di Natale. Se mi aspetti vado a prepararlo” e fece come per scoprirsi, ma era così debole da non riuscire nemmeno a spostare le coperte.

Erina lo guardò addolorata per la mancanza di forze in quel corpo così vigoroso.

 

Allora lo aiutò, con difficoltà, a mettersi seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto, gli disse che per l’albero c’era tempo e non doveva preoccuparsi e gli fece bere della zuppa che aveva appositamente preparato.

 

Inutile dire che la situazione in cui la ragazza imboccava il giovane era a dir poco sorprendente, Erina, rossa come un peperone, cercava con tute le forze di non pensarci considerando che il ragazzo, che stava male a causa sua, ne aveva bisogno.

 

Una volta mangiato Soma ritrovò un po’ di colorito e sembrava stare meglio, infatti non si riaddormentò subito, ma esortò Erina “Nakiri è notte e si vede quanto sei stanca, perché non vai a letto?”

“Hai bisogno che qualcuno si prenda cura di te” rispose Erina con gli occhi più rassicuranti di quanto Soma ricordava.

 

“Ho bisogno di sapere che stai bene e non ti stai affaticando per colpa mia.

Non voglio che tu stia male, va a letto, ci rivedremo domani” la esortò il rosso.

 

Erina sentiva le lacrime che tornavano, cercò di bloccarle e rispose “Come puoi ancora preoccuparti di me dopo ciò che ti ho fatto? Stai male per colpa mia.

Mi occuperò di te anche se non è mio diritto, anche se non siamo più amici”

 

Soma la guardò addolorato alle sue ultime parole, poi lentamente ricordò la loro discussione e quanto fosse arrabbiato e frustrato. Con uno sforzo le prese la mano e parlò “Erina ci sono cose da dire, ma ora non riesco, ma facciamolo quanto prima.” Detto ciò chiuse gli occhi e crollò spossato.

 

Erina si distese sul tatami accanto al letto di Soma, disse a basa voce “mi hai detto che mi parlerai, tu mantieni le promesse, quindi sii forte e riprenditi, io resterò qui con te”.

 

Passarono altre notti così, con Erina che gli dormiva affianco e gli dava da mangiare imboccandolo.

 

Era arrivato l’ultimo dell’anno, Erina aveva notato che stava riacquistando il suo colorito e la pelle del viso, al tatto, era più calda ora.

 

Soma si svegliò sentendosi stavolta meglio, si mise a sedere sul letto da solo, senza chiedere aiuto alla ragazza, che vedendolo, gli volse un dolce sorriso. Soma non l’aveva mai vista sorridere così dolcemente e men che meno nei suoi confronti. Doveva ammettere che il suo sorriso era davvero bellissimo, riscaldava il cuore ed illuminava tutto attorno a sé.

 

Erina si sedette sul letto chiedendogli come si sentisse, Soma rispose

meglio e “Erina, grazie per le tue cure. Ora che ne dici se parliamo? Riguarda quello che è successo l’altra sera. Da quand’è che dormo? Non ricordo nulla.”

“dieci. Sono dieci giorni che stai male, sai tutti i ragazzi della stella polare sono venuti a trovarti, anche gli Aldini, Mito-chan, Hisako e Hayama”

Soma si passò la mano tra i capelli dicendo “accidenti. Mi dispiace, ma non ricordo proprio nulla” Erina notò che era davvero dispiaciuto, non aveva visto ancora il suo sorriso, quanto le mancava quel sorriso, non lo vedeva dalla sera del contest natalizio. Ed il giorno di quello stupido gioco, Soma le aveva mostrato delle emozioni che non aveva mai visto, aveva scoperto volti di Soma che pensava nemmeno esistessero.

 

Soma emise un leggero sospiro e continuò “Erina mi dispiace averti trattato male quella sera, ma ero davvero arrabbiato. Mi sentivo tradito dalla ragazza che, aldilà delle offese e delle frecciatine che mi manda, ho sempre reputato mia mica. Tu sei sempre lì a riprendermi sui miei errori, sei lì a mostrarmi la nuova vetta da raggiungere e a sfidarmi a chi arriva prima. Senza te non sarei mai riuscito ad arrivare dove sono ora.”

 

Erina alzò una mano come a fermarlo da dire altro, gli prese le mani nelle sue e confessò che anche lei aveva qualcosa da dirgli, ringraziò mentalmente di essere al buio, ma sentì le lacrime scenderle dalle guance e le vide bagnare le mani di Soma, si asciugò furiosamente gli occhi, ma continuavano a venire, incuranti dei suoi sforzi, abbassò la testa e parlò chiamandolo per nome, col solo intento d’instaurare da subito una connessione con lui “Soma, c’è molto da dire, per favore non interrompermi qualunque cosa io dica, va bene?” il ragazzo acconsentì, ed Erina continuò “quando ti ho incontrato per la prima volta, sei stata una seccatura. Fin dal primo momento non volevo aver nulla a che fare, fin da quell'esame di trasferimento.

"Ho assaporato il tuo Transforming Furikake ed è stato delizioso, non sono masi riuscita a confessartelo. Non potevo credere che avessi realizzato qualcosa di così straordinario da un piatto così comune, mi stavi dicendo che eri più talentuoso di me, ed io ho rifiutato la tua domanda, sono arrivato vicina a perderti a causa della mia meschinità"

 

Soma era sorpreso, aveva sempre pensato che Erina avesse bluffato, ma rimase in silenzio come promesso.

 

Erina continuò "Allora eri qui e ti vedevo in classe, fuori dalla classe, al campo di addestramento, alle elezioni, al festival, era come se facessi di tutto solo per infastidirmi e poco dopo..…mio padre è tornato. "

 

La sua voce si bloccò e Soma si ritrovò a stringerle le mani, mentre ricordava quei tempi, quando era in gioco tutto ciò che conoscevano a Tōtsuki, anche la stessa Erina.

 

"Sono successe così tante cose, ho pensato che non sarei mai stato libera da lui, ma tu hai cambiato tutto questo,  tu... Soma ... "

"Tu hai fatto di più, sei andato ben oltre per una ragazza che non ha fatto altro che urlarti contro ed insultare i tuoi talenti, anche quando pensavo che fossi senza speranza, quando mi ero arresa, non hai mai smesso di credere in me, anche se non ti ho mai dato una ragione per...tu ... mi hai salvato...Grazie Yukihira Soma. "

"Mi hai salvato da mio padre, mi hai salvato da me stesso, dall'essere la bambina spaventata che ero. E non so quando è iniziato esattamente, so che è stato poco dopo che ho iniziato a…a…."

Erina emise un forte sospiro e tirò velocemente in un sol colpo le parole che erano in gola  “a innamorarmi di te.”

 

Soma si bloccò. Aveva davvero sentito quelle parole provenire dalla bocca di Nakiri Erina? Era una nobile; Lei era un'aristocratica in tutto; lei non poteva mischiarsi con qualcuno come lui.

 

 

Soma contravvenendo a quanto detto prima rispose “Nakiri, io non ho fatto nulla, ero solo assieme a tutti i tuoi amici che hanno combattuto per Tōtsuki”

ma Erina subito disse “non è vero, i ribelli erano tali perché tu li hai convinti a combattere, tu eri il centro della rivolta, tu guidavi la carica, tu l’hai fatto per Tōtsuki e per me.”

 

Erina continauando “ed io non sapevo veramente cosa stavo provando, da poco ho scoperto che non sopportavo di essere intorno a te, mi hai fatto sentire così ... strano, ma non sopportavo di starti lontano. Ma non posso accettare di…di…”

 

 

Soma s’intromise ancora una volta nel discorso “di essere innamorata di me, giusto? Non puoi sopportare il pensiero di preoccuparti davvero di qualcuno così plebeo, vero? Anche dopo quello che abbiamo passato, quello che ho fatto per te, tutto quello che potevi vedere era che non c'era posto per me nel tuo mondo di perfezione.”

 

“Ti sbagli, Yukihira-kun.”

 

Soma fissò gli occhi della principessa di Tōtsuki. Il suo sguardo violaceo era ipnotizzante, e scoprì che non poteva distogliere lo sguardo da lei, indipendentemente da come ci provasse. Sentì che la sua rabbia svaniva con la stessa rapidità con cui era venuta in primo luogo per essere sostituita dall'amore che era sempre lì, appena sotto la superficie.

 

Erina con un tono sofferente rispose “Pensi che non volessi amarti perché non eri degno di me? La verità è che non volevo amarti perché non me lo meritavo.”

 

La mascella di Soma cadde e si ritrovò completamente e assolutamente stordito. Non meritava di amarlo? L'idea era ridicola. Come poteva pensare qualcosa di così assurdo? qualcosa di così sbagliato?

Erina fece un passo in avanti, allungando le mani per cullargli la faccia. Si passò le dita sui lati del profilo, lisciandosi i capelli indietro e fuori dagli occhi. Sōma quasi non osò respirare; le scie che le sue dita lasciavano sul suo viso si sentivano calde e vive.

"Hai smesso di essere un plebeo per me molto tempo fa Soma Se ci fosse qualcuno degno di me in questo mondo, saresti tu. Ma chi ero io per chiederti di amarmi? La ragazza che salvasti da suo padre? la ragazza che ti trattava come la sporcizia e rideva al pensiero che saresti stato espulso? Non meritavo il tuo amore ed ancora non lo faccio. "

Per Soma era troppo tutto ciò che la ragazza diceva a giustifica delle sue azioni e pensieri e la interruppe “Certo che sì Erina. Te lo meriti e altro ancora. Ti meriti molto più del mio amore.”

Lei prese a coppa la sua faccia, avvicinandola ancora di più ad essa, e Soma fissò le sfere di una meravigliosa ametista che Erina chiamava ‘occhi’.

 

Per la prima volta riuscì a guardare sinceramente Erina. Lui la guardò semplicemente. Ed allora vide.

I suoi occhi erano completamente aperti e vulnerabili, permettendogli di vedere cosa c'era davvero dietro di loro. Vide la profondità dei suoi sentimenti per lui; la pura sincerità, la possessività, la compassione, la tranquillità rara negli occhi della bionda.

E l'amore. Così tanto amore. Tutto diretto su di lui.

"Penso che una parte di me sperava che le cose sarebbero cambiate un giorno. Avrei realizzato qualcosa che mi avrebbe fatto riconoscere, qualcosa che mi avrebbe dato la libertà di dirti come mi sentivo, ma non è mai successo fino ai giorni scorsi. In tutti questo tempo da quel dannato giorno in cui ti sei ammalato per causa mia non ho potuto non pensare che l’uomo che amo stava male per causa mia, perché non ho avuto il coraggio di confessargli i miei sentimenti, perché ho preferito allontanarlo e trattarlo male per difendermi dal suo amore."

Soma la sentì sussultare e lui quasi si ritrasse.

Un senso di colpa lo pervadeva. Anche lui, come lei, non era mai stato sincero col rischio di perderla per sempre..

Erina continuò "Così ho deciso. Anche se non ti merito, anche se ho giocato un putrido gioco con te portandoti quasi alla morte, anche se sono una pessima amica e la peggiore persona che tu potessi incontrare in tutta la tua vita, voglio confessarti il mio amore ed egoista chiedere il tuo amore in cambio. Soma, so che non posso nemmeno chiederti perdono per il male fatto, ma, ti prego, non odiarmi."

Soma lentamente iniziò a risponderle “Erina il giorno del nostro presunto gioco sono stato molto male pe come hai deciso d’impostare il tutto. Nelle mie più selvagge speranze avevo immaginato che uscissimo assieme, quasi come ad un appuntamento e ci divertissimo senza avere alcuno intorno. Avevo deciso anche di trattarti con quella deferenza che non ho mai utilizzato per te, più per renderti tranquilla che per altro. Non volevo che si trasformasse nella nostra tipica giornata ostile. Ma quando ho visto che mi trattavi peggio di un cane ho visto rosso, mi sono arrabbiato e ti ho detto quelle cose, cose che non penso. Anzi vorrei che rimanessimo sempre amici. No aspetta non è così” Soma fece una pausa per prendere fiato, mentre Erina sbiancava in attesa che il giovane continuasse.

Soma ripreso fiato continuò “Mi piacerebbe se, aldilà di tutto, rimanessimo buoni amici, due persone che ridono, parlano di tutto, cucinano, si sfidano e crescono per raggiungere nuove vette. Ma in realtà non ti voglio come mia amica.” Erina sentì le lacrime che le gonfiavano gli occhi “Soma ti prego perdonami”.

Soma le diede quel sorriso calmo e luminoso che riusciva a tranquillizzare in un attimo la bellezza davanti a lui, con la mano le scostò i capelli dietro l’orecchio sinistro e l’appoggiò sulla guancia accarezzandola col pollice, quindi parlò “Erina ascoltami bene, non so dove trovo il coraggio o se in futuro l’avrò per ripetermi, ma io non ti voglio più come mia amica. Dal profondo del mio cuore Ti Amo. Se vuoi saremo sempre amici, ma ti voglio anche come mia ragazza, se mi vuoi ancora.”

Le parole di Soma erano poco più di un sussurro. Erina gli si accostò per sfiorargli le labbra, il bacio tra loro fu calmo, quasi un sussurro. Erina gli pose le braccia introno al collo e massaggiava i soffici capelli. La lingua di Soma balzò fuori, spingendo dolcemente le sue labbra e salendo in avanti quando accettò il suo passaggio con entusiasmo. La sua mano si aggrovigliava tra i capelli mentre l’altra le accarezzava la guancia.

Il bacio fu pieno di anni di tensione sessuale e passione represse. Soma sentì l'amore nel suo cuore cantare, finalmente il suo sogno si stava avverando, ma interruppe il bacio per chiedere “Erina, ti ho detto che anch’io ti amo, ma ti ho chiesto se vuoi essere la mia ragazza e non mi hai risposto” Erina continuando ad abbracciarlo gli sorrise anche con gli occhi, gli mostrò la magnificenza del sorriso di una ragazza innamorata, lo baciò di nuovo per rispondergli “Baka, ed il mio bacio cosa dovrebbe significare?”

Soma la guardò sorridente e disse “Allora abbiamo perso il Natale e l’ultimo dell’anno, per causa tua. Avresti dovuto svegliarmi almeno per preparare l’albero” Erina lo guardò frustrata mentre l’occhio sinistro si contraeva per rispondergli “chi è che stava male in quei giorni da non riuscire nemmeno a svegliarsi?” “e di chi è la colpa?” fu la sua risposta.

Erina iniziò a contorcersi nervosamente le mani mentre guardava a terra ed iniziò a scusarsi a bassa voce, Soma le sorrise, con un braccio la tirò a sé abbracciandola per le spalle, la baciò in fronte per sussurrarle “non preoccuparti, scherzavo” “sarà, ma avevi ragione, sono stata io a costringerti a letto.” Rispose un’Erina turbata.

Soma le alzò il mento per guardarla negli occhi e dirle “Non preoccuparti va tutto bene, grazie a quella vicenda ho avuto il coraggio di confessarti i miei sentimenti e chiederti di essere la mia ragazza. E sono stato fortunato che anche tu avessi dei sentimenti per me. Erina ti ho amato fin dalla battaglia contro la centrale, ti amo ora e ti amerò sempre. E dopo la laurea apriremo il nostro ristorante e ci sposeremo.”

Erina alle sue parole avvampò, aveva pensato di aprire un ristorante con lui, sarebbe stato fantastico cucinare assieme e sfidarsi ogni giorno, ma sentire che voleva sposarla era troppo per lei.

Erina ipocrita. Lei aveva addirittura immaginato il volto di sua figlia, si sarebbe chiamata Aki e avrebbe giocato col padre in cucina, proprio come Saiba aveva fatto con suo figlio.

Erina lo guardò e con un sorriso furbo gli disse “Non correre Diner boy, devi ancora stupirmi con la tua cucina.” Soma sbottò ridendo “Hey, hai già detto che il piatto che ho cucinato il giorno in cui ci siamo incontrati era delizioso.”

Erina sorridendo malvagiamente “Davvero? Non ricordo nulla del genere.”

Soma le rispose “Sei seria? Ok assaggerai la mia deliziosa cucina. Ho in mente una nuova ricetta tutta da gustare: sardine secche, miele d’acacia, passata di spinaci e cioccolato bianco? Ti lascerò senza fiato.” A quelle parole Erina sbiancò iniziando a tremare.

   
 
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