Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: Cress Morlet    12/12/2019    13 recensioni
[Kylo Ren/Rey]
Non osava toccarla, non osava avvicinarsi, non osava nulla. Era come masticare sale e zucchero, inghiottire spine e petali. Una disperazione infinita che non gli concedeva tregua e che squassava ogni suo giorno e ogni secondo della sua vita. Era un tormento di pensieri illogici e disordinati.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Rey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ghiaccio tra i petali


"Hai freddo", constatò, neutro.
Una densa aria ghiacciata aveva inglobato la sua schiena e un marchio composto da neve sottile e chicchi di grandine gli aveva solleticato le articolazioni e ogni giuntura. Rey doveva trovarsi su un pianeta freddo e inospitale. Sentì che detestava qualcosa della sua missione e che aveva stranamente paura. C'era qualcosa di poco rassicurante che tormentava i suoi pensieri e che assoggettava la sua volontà.

Sentiva la sua frustazione e il suo turbamento attraversare la galassia e riversarsi su di lui.
Era abbacinante il modo in cui riusciva a percepire ogni sua sensazione e ogni sua emozione. Come riuscisse a percepire il battito del suo cuore, lo sfrigolio dei suoi denti, la pressione della sua lingua sul palato. I suoi occhi bruciavano e le sue palpebre erano pesanti. Provava una spossatezza mentale che aggravava la sua sofferenza fisica. Dei graffi tagliuzzavano la sua pelle esposta ad un vento freddo che agganciava il lento scorrere del suo sangue in minuscoli aghi acuminati. Vene spezzate che si condensavano in lividi viola che macchiavano il suo corpo. Un dolore acuto che stringeva i suoi polmoni e che graffiava la sua gola ad unghiate. Soffriva, era ferita, doveva avere la febbre. Percepiva dei brividi freddi attraversare la sua mente a ondate.
Ben volse il suo capo verso sinistra e osservò il profilo del viso di Rey.
C’erano delle lacrime sporche - no, non era così, erano bianche, erano lacrime trasparenti in grado di rigare le sue guance sporche di fuliggine - che caracollavano giù sul suo mento, sulla sua giugulare, sulle sue spalle. Rey sussultava ad ogni singhiozzo non trattenuto. Osservò il modo in cui si mordeva le labbra, in cui si abbracciava il petto e si stringeva i vestiti tra le dita malamente chiuse in un pugno sfatto e debole. Stava tentando di lamentarsi il più silenziosamente possibile. Le pupille vagavano lente dall’alto verso il basso mentre cercava impaziente una via di fuga. Consumava il centro dei palmi delle sue mani sfregandosele contro la stoffa sporca che fasciava il suo addome. Garze bianche coprivano in obliquo altri graffi rossi e altri lividi giallastri. C’era una cicatrice a forma di mano all’altezza superiore del suo braccio destro e il ricordo di come duramente la lama avesse inciso la sua pelle lo scosse profondamente. Un turbamento crudele che gli sfigurò il volto in un’espressione arcigna e insoddisfatta. Erano costretti a condividere ogni più intima forma di emozione e di sensazione. Il dolore dell’uno era il dolore dell’altra. Avrebbe potuto pensare che nell’intera galassia non esistevano un legame indissolubile come il loro e così facendo avrebbe sicuramente sbagliato. Tra loro non era così. Tra loro non sarebbe mai stato così.
Delle minuscole perle di ghiaccio, delle misere briciole ghiacciate, caddero in quel momento sul suo letto - ma non era forse diventato il loro letto? o forse era soltanto un angolo di galassia che erano costretti a condividere senza alcuna possibilità di scelta? non c’era davvero nulla tra di loro? erano semplicemente due nemici che covavano e maceravano odio nei loro petti straziati?
Alcuni di quei grani ghiacciati riuscirono ad impigliarsi nella sua maglia nera e il ghiaccio si trasformò in acqua. La sua pelle percepì una sensazione spiacevole, la stessa che doveva star provando Rey.
Potevano provare le stesse sensazioni, ma non significava nulla. Come potevano realmente essere vicini? Loro non accettavano il legame che la Forza gli aveva imposto. Lo combattevano, lo sfregiavano. Cercavano con ostinazione di dimenticare l’emozione a cui mesi prima si erano aggrappati. Incoscienti entrambi. Stupidi illusi. Nessuno dei due compirà mai un passo verso l’altro. Nessuno dei due schiaccerà mai l’ira che ancora striscia e gorgoglia nelle loro costole e che cresce ogni notte e che li trasforma in degli esseri umani talmente tanto rancorosi da poter quasi assomigliare a dei ragazzini delusi e impauriti. Nessuno dei due mai...
“Hai molto freddo”, si corresse, e non poté controllarsi. Il suo tono di voce tradì un qualcosa che neppure Rey poté ignorare. C’era un’emozione nuova sul suo volto stanco. Uno stupore autentico che gli ricordò il sorriso estasiato dei bambini Jedi nel momento esatto in cui riuscivano per la prima volta a trattenere tra le proprie piccole dita il tremolio di una bolla d’acqua chiara e limpida. Rey sciolse i pugni e spostò il viso verso la sua spalla destra - verso di lui.
Dopo settimane, dopo mesi.
Erano talmente vicini. Talmente tanto vicini. E il suo volto era talmente tanto stanco. Ben toccò le sue guance sporche e il suo mento bagnato. Sfiorò i suoi occhi, la sua mandibola, le sue ciglia. Odiò se stesso. Avrebbe voluto schiaffeggiarsi e disperarsi. Distruggere la stanza e ogni ricordo che lo trasformava in un essere tanto debole.
Sono debole come mio padre.
Come era accaduta una cosa del genere? Come aveva potuto permettere che accadesse una cosa così tremenda e spaventosa? Il viso e il respiro di Rey erano diventati un bene prezioso e la sua vita una speranza impossibile da abbandonare.
Tu sei nulla.
Negarlo era inconcepibile.
Ma non per me.
Ora come avrebbe potuto smembrare una debolezza tanto importante? Come con suo padre? Era un’immagine macabra che aveva la spaventosa solidità di un pugnale seghettato lasciato ad affondare nelle sue viscere e lì barbaramente dimenticato.Ben non riusciva ad accettare di vivere senza Rey, non poteva neppure pensarlo - un nuovo tremito gli intorpidì un punto perduto in una parte oscura del suo petto.
Come poteva anche solo pensare di doverla uccidere? Come poteva perdere ancora ogni cosa? Come?
“Spezza il legame.”
Rey glielo ordinò, all’improvviso, stringendo i denti e inspirando a fatica. Il significato delle sue parole gli bloccò il respiro. Le sue ossa sfrigolarono elettriche, talmente tanto forte da ostruirgli la gola e inclinargli la voce.
“Non posso”, sussurrò, e si morse le labbra. Si costrinse a tacere subito dopo. Avrebbe voluto dirle altro, avrebbe voluto dirle la verità. 
Non voglio, pensò intensamente. Non voglio e non lo farò, non lo farò mai. Mai. Non posso lasciarti.

Rey percepì i suoi pensieri, li sentì.
Il dolore trasfigurò i suoi lineamenti in una maschera d’odio e l’ira indurì l’incavo delle sue guance.
“Non vuoi”, ripeté Rey, ad alta voce. Perché lei aveva sentito ogni cosa e perché non esistevano più pensieri che potessero celare l’uno all’altra.
La vide portarsi una mano al fianco - al suo livido più grande, un viola scuro che aveva assunto le sembianze di una rosa morta - e cercare i suoi occhi.
Soltanto un istante Ben sperò che Rey gli sorridesse. Che si avvicinasse al suo viso e sorridesse. Un solo istante di cui poi si sarebbe vergognato in solitudine. Avrebbe riso di se stesso allo specchio e poi non avrebbe più sostenuto la sua stessa vista e avrebbe indossato la maschera che aveva ricostruito. Così avrebbe ricominciato a smettere di respirare e avrebbe calpestato ogni suo pensiero capace di imporporargli le guance. Avrebbe compiuto assurde imprudenze che avrebbero ridotto il suo corpo e la sua mente in un insieme disordinato di brandelli di sabbia e di sassi. Soltanto perché aveva concesso a se stesso di sperare che Rey potesse essere felice di essere insieme a lui.
“Non vuoi e non lo farai. Non lo farai mai”, continuò a ripetergli ad alta voce mentre il suo tono diventava sempre più incredulo e rancoroso. Masticava le sue frasi e gliele restituiva sputandogli fiele e veleno.
“Perché tu non puoi lasciarmi.”
La vide soffocare tra i denti un rantolo causato dai suoi movimenti scoordinati e avvicinarsi al suo viso. Il suo collo era in tensione, le vene gonfie.
Sperò qualcosa che non avrebbe mai dovuto sperare. La mattina dopo avrebbe riso di se stesso e avrebbe distrutto il primo specchio in cui si sarebbe riflesso. No, avrebbe demolito ogni specchio in cui si sarebbe riflesso. Avrebbe scorticato la pelle delle sue nocche tanto duramente da far affiorare le sue ossa tra le schegge. Pugni infiniti contro una semplice lastra di vetro che gli avrebbe mostrato la sua vera natura. Lui era - e sarebbe sempre stato - un ragazzino patetico.
“Spezza il legame”, gli ordinò, tentando di imporsi sulla sua volontà.
Sentì un fremito in quell’oscuro punto perduto del suo petto che avrebbe dovuto essere vuoto e secco - soltanto altro sangue e delle croste di cicatrici.
Si impose di rimanere impassibile.
“Sai che non funzionerà. Non puoi farlo a distanza. Lo sforzo potrebbe ucciderti.”
La sua risposta calma sembrò colpirle il petto e spezzarle ogni costola. Gli mostrò i denti. Il modo in cui mordeva l’interno delle sue guance scavate e come tremavano i suoi polsi e le ossa delle sue dita: cercava in ogni modo di sottomettere la sua volontà.
Lo sai che anche a me tremano i polsi? Il mio sforzo è pari al tuo. Lo sento. Così implacabile, così asfissiante. Ma io e te non combattiamo lo stesso mostro.
“Spezza il legame.”
Rey era costantemente in bilico, altre volte credeva di averlo immaginato, ma adesso riusciva a percepirlo meglio. C’era un conflitto perpetuo nella sua anima: aveva sempre il costante desiderio di colpirlo e di fargli del male, aveva sempre il costante desiderio di avvicinarsi e di fare qualcosa di ancora più terribile. Era un conflitto che dilaniava e che comprometteva e che prosciugava.
Potresti spezzare tu il legame. Avresti potuto farlo ogni notte, ma non lo hai mai fatto. Tu vuoi essere qui con me - ma perché? io non voglio lasciarti e forse tu non vuoi lasciare me? forse tu lo vuoi tanto quanto me?
Tu vuoi essere qui con me, ora lo sento - è questo il motivo per cui tu mi odi così tanto? oppure odi una parte di te stessa? oppure sto impazzendo?
Credo che sia tutto un sogno. Una visione. Non mi hai parlato per settimane. Non mi hai guardato per mesi. Deve essere questo. Devo essere sconvolto da questa improvvisa tregua e fraintendo. Fraintendo ogni cosa.
“Dove sei?”
Ti ho salvato da Snoke.
“Adesso spezzerai il legame.”
Ho combattuto per te.
“Quale missione suicida stai affrontando?”
Ti avevo soltanto chiesto di restare al mio fianco.
“Adesso spezzerai il legame, Ben.”
Ben.
“Non credevo mi avresti più chiamato Ben.”
Non credevo avrei più voluto sentire quel nome.







Angolo autrice.
Ciao a tutti! Mi dispiace tantissimo se questo capitolo fa schifo, davvero tanto. Volevo avvertire che la descrizione "livido a forma di mano" non è mia, ma di Hanna Sophie Lewis. Inoltre, tra poco avremo Episodio IX, sono così emozionata da sentirmi male. E voi? Scusate davvero per questo scempio, spero di riuscire a portare a termine questo progetto. A presto!

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: Cress Morlet