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Autore: dreamlikeview    06/01/2020    3 recensioni
[1/3 di "What if we had been friends?"]
Lord Voldemort ha un piano infallibile per sconfiggere Harry Potter una volta per tutte e quando chiede a Draco Malfoy di avvicinarsi al prescelto, crede di avere la vittoria in pugno, ma non ha fatto i conti con una magia che lui non conosce, né mai conoscerà: l'amore.
Una storia in cui uno scherzo del destino può cambiare completamente due vite, può spingere due persone a conoscersi e a scoprirsi davvero, può permettere ad imprevedibili e improbabili amicizie di nascere, mettendo le basi per un qualcosa che è destinato a durare per sempre.
Fiducia, amicizia, amore sono le parole chiave.
[Drarry, con accenni ad altre coppie, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Serpeverde | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!

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Twist of Fate

18. Just wanna be with you (Nothing can break us apart)


 

Mandarono una lettera al ministero con la richiesta di incontrare i coniugi Malfoy, qualche giorno dopo averne parlato tra di loro. Draco si sentiva combattuto tra l’ansia, la paura e un’emozione simile all’aspettativa. Non sapeva cosa aspettarsi da quell’incontro, non sapeva neanche se fosse possibile, dato che dal Ministero ancora non arrivava alcuna risposta, sperava solo che sua cugina non decidesse di impedirglielo per “proteggerlo”. Aveva davvero bisogno di parlare con i suoi genitori, di chiarire e di far capire a loro le sue motivazioni. Sapeva che parlare con suo padre sarebbe stato più difficile, ma lui sperava che capisse i motivi che lo avevano spinto a tradire la causa e ad allearsi con Harry. Aveva timore di affrontare Narcissa, sebbene lei avesse dimostrato di essere più materna di quanto lui pensava che fosse, non sapeva come la donna potesse reagire ad un incontro. Era grato del fatto che Harry fosse al suo fianco, che lo sostenesse dicendogli che tutto sarebbe andato bene, che alla fine loro avrebbero capito, questo riusciva a tranquillizzarlo un po’, anche se non del tutto.
Tonks si materializzò nel loro salotto un giorno, improvvisamente, senza annunciarsi, infuriata come non mai. Draco dedusse che avesse letto la loro richiesta e che non avesse preso bene quella notizia.
«Se voi due, ragazzini, pensate di poter fare quello che volete solo perché avete salvato il mondo magico, beh, vi sbagliate di grosso!» esclamò, puntando l’indice con fare minaccioso contro di loro, i suoi capelli erano rosso fiammeggiante a causa della rabbia «Non vi permetterò di vedere quei due avanzi di galera e non permetterò che ti facciano del male, Draco!» i suoi capelli virarono verso il verde, sottolineando il disgusto che provava verso quei due individui.
«Lo so, Dora, e non lo chiederei se non fosse importante» disse lui «Ho bisogno di parlare con loro».
«Per farti insultare o cosa?» chiese lei.
«Per chiarire con loro» rispose con un sospiro «Lo so che ti sembra stupido, ma ho bisogno di parlare con loro per chiarire ciò che è successo, sono comunque i miei genitori e…» fece una pausa, riprendendo fiato «Voglio essere io a dirgli che… che io e Harry ci sposiamo» continuò, mordendosi le labbra e mostrò l’anello di fidanzamento che Harry gli aveva regalato «Voglio solo… che sappiano da me ciò che succederà. Ho bisogno di vederli solo una volta».
«Vi sposate?» chiese lei sorpresa, il biondo annuì e vide i capelli della cugina diventare prima di un tenue azzurrino, poi scoppiarono in un colore tra il giallo e l’arancione, la gioia pura «Sono così felice per voi!» esclamò abbracciandoli «Remus sarà sorpreso quando glielo dirò! Oh! Sarà così felice per voi due!»
«Quindi mi aiuterai ad organizzare un incontro con loro?» chiese il Serpeverde, speranzoso.
«D’accordo» rispose lei, incrociando le braccia al petto, i suoi capelli ripresero un colore normale «Ma lo farai alle mie condizioni e su di esse non transigerò».
«Obbedirò ai tuoi ordini, promesso» disse lui con sicurezza.
«Bene. Vi manderò un gufo quando sarà tutto sistemato con le indicazioni da seguire» affermò con tono serio «Oh congratulazioni, sono felicissima per la bella notizia!» esclamò gioiosa dopo averli abbracciati di nuovo «Vi aspetto sabato a cena. È da parecchio che non venite, a Teddy mancate e, beh, anche a me e a Remus, a presto!» esclamò di nuovo. Poi si smaterializzò in un lampo, lasciandoli soli. Draco guardò verso Harry, che era rimasto in silenzio fino a quel momento e il moro gli si avvicinò per abbracciarlo con forza. Erano giorni che si sentiva insicuro e si era ritrovato più volte a cercare dell’affetto da parte di Harry, non capiva perché, forse era il pensiero di dover incontrare i suoi genitori a farlo sentire così? Si sentiva un po’ insicuro, soprattutto dopo l’incontro con Tonks. Sentì le braccia di Harry stringerlo con più forza e si impose di rilassarsi un po’.
«Andrà tutto bene» gli sussurrò il moro «Okay? Io sarò accanto a te».
«Non sono più sicuro che sia una buona idea» confessò, Harry si irrigidì «Voglio farlo lo stesso, non ho cambiato idea, ma… se dovesse andare male?»
«Io sarò al tuo fianco e non ti lascerò nemmeno un momento» promise Harry «Non posso prometterti che sarà indolore o che capiranno le tue motivazioni, ma ti prometto che nel bene o nel male, sarò accanto a te» promise. Draco alzò lo sguardo su di lui e lo guardò con gli occhi che brillavano d’amore. Lo sapeva, con lui accanto poteva superare ogni cosa.
 
Due giorni dopo, arrivò la lettera di Tonks, in cui dava loro il permesso di andare ad Azkaban, dava loro indicazioni sul giorno e sull'ora e spiegava loro come si sarebbe svolto l’incontro. Innanzitutto, sarebbero stati accompagnati da un Auror per tutto il tempo, poi li avrebbero incontrati in due momenti: prima Narcissa, la quale aveva fatto richiesta di poter far entrare il figlio nella cella, solo per abbracciarlo – il permesso le era stato accordato solo perché era una detenuta modello – e poi Lucius, al quale però non si sarebbero avvicinati, se non attraverso le sbarre. Non aveva fatto menzione di essere felice della visita, ma non aveva fatto commenti in merito.
Due giorni dopo, come scritto nella lettera, un Auror bussò alla loro porta.
«Sei pronto?» chiese Harry, stringendolo in un abbraccio dolce.
«No, ma… sono ancora scioccato dal fatto che mia madre voglia abbracciarmi». Harry ridacchiò e gli diede un piccolo bacio sulle labbra, poi insieme raggiunsero l’Auror al piano di sotto e lui li smaterializzò ad Azkaban. Come anticipato nella lettera di Tonks, si recarono prima da Narcissa. La donna era seduta sulla branda della cella e teneva tra le mani un libro, Draco la guardò affascinato, manteneva la compostezza e la regalità nonostante la prigionia. Era sempre una bellissima donna. Lei sarebbe uscita da lì entro tre anni, aveva quasi scontato il primo anno.
«Signora Malfoy, ci sono visite» annunciò l’Auror, lei fece un gesto affermativo con la testa e l’uomo aprì la cella, per far entrare i due giovani «Io vi aspetterò qui. Avete mezz’ora».
«La ringrazio» disse Harry, entrando con Draco nella cella, mentre l’Auror chiudeva le sbarre alle loro spalle.
«Madre» la salutò il biondo, sentendosi un po’ stranito. La donna alzò lo sguardo su di loro e sorrise impercettibilmente, con grazia richiuse il libro e lo pose sulla branda. Poi si alzò e si avvicinò ai due giovani.
«Draco, signor Potter» li salutò lei con una strana dolcezza nella voce «Sono contenta che siate venuti a trovarmi»
«La prego, signora Malfoy, mi chiami solo Harry» le disse Harry imbarazzato, scuotendo la mano. Draco la guardò perplesso ancora un po’, non capiva chi era quella donna? Dov’era la donna fredda che conosceva lui?
«Come state?» chiese lei, ma senza aspettare una risposta, guardò il figlio «Sono felice che tu sia qui, Draco» disse, prima di avvolgerlo delicatamente tra le braccia, Harry fece un passo indietro per lasciare loro un po’ di intimità. Il ragazzo restò immobile qualche istante, prima di alzare con titubanza le braccia e perdersi in quella stretta che per tutta la vita aveva desiderato. Era una sensazione nuova per lui, non si era mai sentito così vicino a sua madre, non si era mai sentito così apprezzato da lei, in quell’abbraccio la donna riuscì a trasmettergli qualcosa che, in tanti anni di vita, non gli aveva mai dimostrato: l’amore materno che provava per lui.
«Madre, io…»
«Non devi dirmi niente, Draco» disse lei «Sono io che devo scusarmi con te. Non sono stata una buona madre, ti ho lasciato in pericolo, eri solo un ragazzino» fece lei, si allontanò appena per accarezzargli la guancia «Adesso sei un uomo e sei un uomo splendido, pieno d’amore e buoni sentimenti, non saresti mai diventato così con tuo padre o con me».
«G-Grazie» fece lui, sollevato «Ma io non capisco, madre, perché ci hai aiutati? E la lettera? Perché mi hai protetto durante la battaglia? Perché hai coperto Harry? Hai attaccato tuo marito, io…»
«Perché sei mio figlio, Draco» disse lei «E sei la cosa più importante per me. Non l’ho mai dimostrato prima, bloccata da tuo padre, ma avevi bisogno di essere protetto la notte che vi ho fatti fuggire. E ne avevi durante la battaglia» spiegò lei «Anche la lettera, te l’ho mandata perché non potevo permettere che vi trovassero, non potevo permettere che ti facessero di nuovo del male, non se io potevo impedirlo». Guardò con dolcezza Draco e gli accarezzò la guancia con una inusuale tenerezza per lei «Sei così bello…» Draco arrossì leggermente, non era abituato ai complimenti da sua madre «E io sono così fiera di te».
Lui sbatté le palpebre incredulo «Non riesco a credere a quello che sto ascoltando» disse con sincerità «Io…»
«Sono stata cieca, Draco, così tanto cieca per così tanti anni» disse con un sospiro «Ho aperto gli occhi grazie a te, quando tu e Harry eravate prigionieri a casa nostra, ho capito che cosa eravamo diventati, cosa io ero diventata» raccontò la donna «Ti sentivo urlare e volevo solo che tuo padre smettesse. Ho provato- Draco, ho provato a dirgli di smetterla. Ma continuava a dire che eri un traditore e non eri più nostro figlio, che avevi tradito la famiglia, che non meritavi pietà. Si sbagliava, oh, quanto si sbagliava, tu resti mio figlio, nonostante le tue scelte» disse lei guardando con orgoglio suo figlio, senza smettere di accarezzargli il viso «È stato uno sbaglio da parte mia, permettere a quel mostro di entrare in casa nostra ed esporti così al pericolo. E sono grata del fatto che tu ne sia uscito, soprattutto con l’aiuto delle persone che davvero tengono a te» affermò lei, indicando Harry, che le rivolse un sorriso allegro.
Stavolta fu Draco ad abbracciarla, gettandosi tra le sue braccia, reclamando quell’abbraccio che aveva sempre desiderato, ma che gli era sempre stato negato per tutta la vita per gli stupidi ideali di suo padre. Lei lo strinse forte e gli diede un bacio tra i capelli. Harry osservava come uno spettatore la scena che aveva davanti, provava una strana malinconia nell’osservare tutto, ma era profondamente felice per Draco, era contento che avesse ritrovato sua madre e che potesse costruire un nuovo rapporto con lei, adesso che l’incubo era finito. Narcissa sembrava diversa da quando l’aveva vista l’ultima volta durante i processi, anche se manteneva la sua eleganza, aveva abbandonato quella patina di freddezza che l’aveva sempre caratterizzata.
«Sii felice, promettimelo».
«Te lo prometto» fece lui, lasciandosi scappare un singhiozzo di commozione «A questo proposito, noi…» fece, guardando verso Harry alle loro spalle «Ecco…» le mostrò l’anello che l’altro gli aveva regalato e lei sorrise commossa, portandosi una mano alla bocca per lo stupore. Non c’era altra persona al mondo a cui avrebbe affidato suo figlio.
«Mi raccomando, Harry, prenditi cura di lui» fece lei, guardando suo genero e aggiunse «Non farlo soffrire».
«Lo giuro» rispose lui sorridendo. Narcissa gli regalò un rapido abbraccio per ringraziarlo e poi tornò a parlare con Draco, il quale abbracciò di nuovo la donna e restò accanto a lei, fino a che l’Auror non dichiarò che la mezz’ora di tempo fosse passata. Harry si offrì di uscire per primo per lasciare a Draco gli ultimi secondi per stare con la donna, la quale lo guardò come mai lo aveva guardato prima, con uno sguardo carico di gratitudine e una strana sorta di affetto che Harry non sapeva decifrare.
«Draco» lo chiamò prima che andasse via, lui si voltò verso di lei «Prendi questo» disse sfilandosi l’anello di famiglia che le avevano concesso di tenere solo perché era un cimelio e non un artefatto magico; mise il gioiello tra le mani del figlio «Regalalo alla persona che ami e sii felice, figlio mio».
«Grazie, madre» disse commosso abbracciandola un’ultima volta «Cercherò di tornare a farti visita» promise, mentre lasciava scivolare l’anello nella tasca dei pantaloni.
«Ti aspetto con gioia» rispose lei «E vorrei una foto del matrimonio, se non è un problema». Draco sorrise sollevato e le promise che gliel’avrebbe fatta avere, anzi se avesse potuto, gliel’avrebbe portata lui stesso. Uscì dalla cella un paio di minuti dopo, scusandosi con l’Auror per il ritardo, il quale fece finta di niente. Aveva visto tutta la scena e non si era sentito di interrompere quel tenero momento tra madre e figlio. Le riappacificazioni erano sempre belle da vedere, inoltre poteva fare una piccola eccezione per uno degli eroi del mondo magico.
Dopo il colloquio con la donna, i due giovani furono scortati verso la cella di Lucius, lungo il tragitto l’Auror spiegò che i due coniugi erano stati sistemati in due celle distanti, poiché Lucius Malfoy aveva provato a convincere Narcissa a trovare un modo per fuggire, lei si era rifiutata di violare la legge e lui aveva preso ad insultarla, ricordandole che era una traditrice che aveva tradito gli ideali di una vita per salvare un traditore. Mio figlio aveva sillabato lei, prima di chiamare una guardia e chiedere gentilmente di allontanare quell’uomo, che non era più suo marito, dalla sua cella. Draco restò in silenzio ad ascoltare la storia, era semplicemente strana e irreale. In sedici anni che aveva vissuto in casa sua, non aveva mai sentito Narcissa andare contro il volere di Lucius. Adesso lo sfidava addirittura. Non appena giunsero alla cella, l’Auror comunicò che c’era una visita. I ragazzi si avvicinarono alla cella e videro Lucius Malfoy seduto su una branda. Sembrava più vecchio di quanto lo ricordassero e più provato di Narcissa dalla prigionia. Beh, gli ultimi due anni avevano avuto un effetto deleterio su di lui, Draco lo aveva visto durante la battaglia, dell’uomo fiero e orgoglioso non era rimasto che un fantasma, provava quasi un po’ di pietà per lui. Quella era la sorte che sarebbe toccata a lui, se avesse continuato per quella via? Se non avesse conosciuto Harry? Se quest'ultimo non lo avesse salvato?
«Ci vuole coraggio a presentarsi qui, soprattutto con lui» sputò acidamente l’uomo, avvicinandosi lentamente alle sbarre «Con una feccia mezzosangue, la rovina della nostra famiglia».
«Non ti permetto di insultare così il mio fidanzato» disse Draco con la voce ferma «Sono qui per parlare, per chiarire. Ma non starò qui a sentirti insultarlo».
«Fidanzato?» chiese Lucius allibito «Tu osi…?»
«Sì» rispose con orgoglio «Sono venuto a dirti che ci sposeremo presto. Che saremo felici, perché oltre al potere, oltre alla purezza del sangue esiste anche l’amore e l’amore mi ha permesso di non ridurmi come te, come un fantasma di me stesso». Harry gli strinse la mano, era fiero di lui e non voleva interromperlo, stava andando bene. Ma Lucius sembrava agguerrito. Voleva intervenire, proteggere Draco da quel mostro, ma sapeva che doveva lasciargli affrontare quella sfida. Non gli lasciò la mano per tutto il tempo, gliela strinse forte, per fargli capire che era lì, al suo fianco.
«Tu dovresti sposare una nobile purosangue» disse l’uomo «Non un mezzosangue, per giunta, un uomo» disse schifato, il tono della sua voce si alzava sempre di più «Non ti ho educato così! Sua madre era una lurida sangue-marcio, suo padre un traditore del sangue! Non puoi sposarlo, non posso permettere che il nome della mia famiglia venga infangato da te! Hai già fatto abbastanza con il tuo atteggiamento da ribelle, ma sei ancora in tempo per risollevare il nostro nome!»
«Non me ne frega niente del tuo nome! Non me ne frega niente della discendenza della famiglia e neanche che lui sia un mezzosangue o figlio di una nata babbana» fece il biondo infervorandosi «Io amo Harry e sposerò lui che a te piaccia o meno!»
«Non osare, Draco!»
«Oserò invece! Ho già detto sì!» esclamò «Hai sempre creduto nelle cose sbagliate, ti sei lasciato manipolare da Voldemort, hai permesso a lui di rovinare la tua famiglia, non ti sei mai pentito di ciò che hai fatto? Non hai mai pensato di fare le cose in modo diverso?» chiese «Non hai mai pensato a me?»
Lucius fece un’espressione terribile, storse la bocca in un’espressione brutta, cattiva e scosse la testa «Tu dovevi essere il mio successore, tu dovevi portare in alto il nome dei Malfoy, aiutando il Signore Oscuro a vincere la guerra, avevi una sola missione, portare questo mezzosangue da Lui e farlo uccidere, ma tu hai fallito» disse scuotendo la testa «L’unica cosa di cui mi pento, è di aver messo al mondo una feccia come te» disse a denti stretti «Credi che l’amore e tutte quelle baggianate lì possano crearti un futuro? No, sono il potere e il denaro a darti un futuro, povero illuso» continuò «Sei solo una nullità, uno sporco traditore e mi vergogno di averti messo al mondo». Draco si gelò dopo quelle parole. Non riuscì a ribattere, non si aspettava che fosse tutto rose e fiori, ma neanche che suo padre gli vomitasse quelle parole così crudeli contro. Meritava davvero tanto odio dall’uomo che lo aveva messo al mondo?
«Non ti azzardare a parlargli così!» intervenne Harry, senza riuscire a trattenersi, la sua voce trasudava rabbia allo stato puro, Draco al suo fianco era immobile, le parole di suo padre lo avevano colpito, facevano male «Draco è un uomo migliore di quanto tu non lo sia mai stato. Non lo conosci affatto e mai lo conoscerai. E sai che ti dico? Fottiti. Tu, la tua stupida tradizione del sangue, dei soldi e del potere, i tuoi stupidi ideali potete andare al diavolo. Draco avrà una meravigliosa famiglia con me, farà parte della nostra famiglia e se vorrà prenderà il mio nome, sarà un Potter. Lui dovrebbe vergognarsi di avere un padre come te, tu dovresti solo essere fiero di lui» disse «Lo sai che se non fosse stato per lui, tu saresti ancora lo schiavetto di Voldemort? Draco ha salvato il mondo magico, senza di lui, tu saresti morto per mano di colui che chiami “signore”» concluse con disprezzo, mentre Lucius Malfoy lo guardava con odio.
Draco al suo fianco tremò e sussurrò un impercettibile «Andiamo via» così addolorato che il moro sentì una stretta dolorosa al cuore. Harry riconobbe subito quel tono di voce, qualcosa dentro di lui si era spezzato, sapeva che sarebbe andata a finire così. Ora doveva raccogliere con il cucchiaino i cocci che Lucius Malfoy si era lasciato indietro. Gli passò un braccio attorno ai fianchi e lo sorresse, sentendolo farsi piccolo tra le sue braccia.
«Draco…»
«Voglio andare via» disse con sicurezza, adesso sembrava tornato in se stesso, Harry sapeva leggere tra le righe: Draco non voleva farsi vedere debole e abbattuto da Lucius, non voleva che quell’uomo lo vedesse in un momento di debolezza «Non ho più niente da dirgli, non voglio vedere mai più questo schifoso mangiamorte» affermò e senza permettere a Lucius di aggiungere altro, Harry, senza lasciare la presa su Draco, fece segno all’Auror che si riavvicinò a loro.
«Avete ancora quindici minuti» fece presente.
«Lo so» affermò il biondo «Ma io e quest’uomo non abbiamo più nulla da dirci». L’Auror annuì e li condusse verso l’uscita della prigione. Harry sostenne Draco per tutto il tragitto e solo quando si smaterializzarono a casa, il biondo si permise di crollare tra le sue braccia, non pianse, lui non piangeva quasi mai, ma Harry dovette sostenerlo mentre tremava come una foglia. Poi si staccò da lui e come un automa andò in camera da letto, per mettersi sotto alle coperte con tutti i vestiti addosso; voleva solo dimenticare ciò che Lucius gli aveva detto. Anche se non sposava gli ideali del padre, faceva male sapere che si vergognasse addirittura di averlo messo al mondo, solo perché aveva seguito una strada diversa da quella che lui aveva immaginato, quello era più doloroso da sopportare di una cruciatus; quell’uomo era pur sempre suo padre, l’uomo che lo aveva cresciuto. Harry lo seguì dopo pochi minuti, in silenzio. Gli tolse le scarpe e i vestiti per farlo stare più comodo, poi, dopo essersi spogliato anche lui, si stese accanto a lui e lo strinse forte da dietro, premendogli un bacio sulla nuca, sussurrandogli di essere fiero di lui e di amarlo ancora più di prima. Draco si rilassò appena e si addormentò stretto in quell’abbraccio amorevole, durante il sonno gli sfuggirono un paio di lacrime; dentro di sé, aveva sempre sperato che alla fine, nonostante tutto, suo padre potesse capire le motivazioni delle sue scelte, potesse capire perché non aveva potuto tradire Harry, che Harry lo aveva salvato da morte certa, ma l’uomo gli aveva detto quelle cose spregevoli e lui, in quel momento, era crollato. Dopo tutte le torture, dopo tutto quello che aveva subito, suo padre gli aveva detto chiaramente che avrebbe preferito non averlo messo al mondo, piuttosto che vederlo al fianco della persona che amava e se era riuscito a sopportare due giorni di cruciatus, non riusciva a sopportare questo.
Almeno sua madre era fiera di lui, di questo doveva essere felice e fu quel pensiero che, la mattina dopo, lo fece alzare dal letto con un sorriso triste sul volto e il cuore ancora un po’ a pezzi, ma non riuscì a parlare di ciò che era accaduto il giorno precedente né con Harry né con nessun altro. Non fu pronto a parlarne per i giorni successivi. Non fu pronto a parlarne per quasi un mese.
Un periodo, durante il quale lui e Harry avevano affrontato una grande prova. Le parole di Lucius avevano completamente demolito Draco, si sentiva una nullità, si sentiva sbagliato in ogni senso e neanche una lettera di Narcissa era riuscita a tirarlo su di morale. Razionalmente Draco sapeva di non dover dare peso alla questione, che suo padre era un mangiamorte che lo aveva torturato, gli aveva dato la caccia e aveva cercato di ucciderlo, ma in qualche modo lui lo aveva perdonato, perché, dopotutto, erano una famiglia, erano usciti vivi da una guerra e Harry gli aveva insegnato che il perdono esisteva sempre, in ogni caso.
Ci era voluta tutta la buona volontà di Harry per aiutarlo ad uscire da quella spirare autodistruttiva, per ricordargli le cose positive che sua madre gli aveva detto. Non era stato facile cancellare dalla sua mente quei: sei una nullità, mi vergogno di averti messo al mondo sputati da Lucius con tanta rabbia e con tanto sdegno, in cuor suo Draco aveva sempre sperato che suo padre capisse che le sue scelte, per quanto condannabili fossero dalla fazione opposta, avevano contribuito a liberare anche lui dal giogo di Voldemort, ma Lucius non era stato dello stesso parere, era rimasto fermo sulle sue idee e sulle sue credenze e lo aveva ripudiato, tuttavia grazie all’amore che Harry Potter gli donava ogni giorno, Draco aveva superato quella delusione; di nuovo quel maledetto Grifondoro si era rivelato la cosa migliore che gli fosse capitata nella vita e non era una frase detta tanto per dire.
Non era stato facile neanche per il moro, ad essere onesti, Draco ne era consapevole: aveva messo a dura prova la pazienza del suo fidanzato. Per diversi giorni, dopo i colloqui, non si era riconosciuto, sembrava essere tornato a prima di Harry, prima di essere suo amico, il suo fidanzato, prima del loro sesto anno. La conferma di questo, l’aveva avuta una settimana dopo l’incontro con Lucius, quando aveva discusso con Harry e lo aveva ferito più che mai. Harry non lo meritava e lui aveva riversato comunque la sua rabbia e la sua frustrazione su di lui.
 
«Draco, lo so che ti fa stare male» gli aveva detto Harry un pomeriggio, abbracciandolo «Ma lui non… ha ragione, Draco, tu sei una persona meravigliosa e… io ti amo, lo sai» aveva continuato, per rassicurarlo «Ti prego, lui non è importante, ha detto delle cose orribili per ferirti, non lasciare che vinca».
«Lui è mio padre» aveva risposto Draco a denti stretti «Come puoi pensare che non mi debba importare ciò che ha detto?» Harry aveva provato a rispondere, ma il biondo aveva sbuffato «Cosa ne vuoi sapere tu? Nemmeno ce l’hai un padre» aveva detto con cattiveria. Le braccia di Harry, avvolte dolcemente attorno ai suoi fianchi, erano scivolate via, come due macigni. Draco si rese conto delle sue parole un attimo dopo «Harry, io…»
«Mi dispiace» disse il moro, facendo un passo indietro «Ricordati solo che tua madre ha sacrificato tutto per salvarti e saperti al sicuro, ha tradito Voldemort e tuo padre, ti ha protetto. Lui ti ha torturato, ti ha dato la caccia e ha cercato di ucciderti. Non ho mai conosciuto mio padre, ma so che lui e mia madre sono morti per salvarmi la vita». Si morse le labbra per non ribattere ulteriormente, mentre una lacrima solitaria scivolava incontrollata sulla sua guancia, un momento dopo sparì in cucina. Draco si maledisse in tutte le lingue che conosceva e non ebbe il coraggio di raggiungerlo per scusarsi. Solo un’ora dopo, raggiunse il moro e si scusò con lui per le sue parole cattive. Non avrebbe dovuto dirle, ne era consapevole, aveva ferito volontariamente Harry, solo perché lui era ferito.
«Mi dispiace» gli disse, avvicinandosi a lui «Non avrei dovuto dirti quelle cose. So che hai ragione, è che… mi ha fatto male».
«Lo so, tesoro» disse piano il moro «Ma è questo il punto. Vale la pena stare male per lui?» chiese «Per un uomo che ha cercato di ucciderti? Di venderti a un essere malvagio?»
«È pur sempre mio padre…»
«Lo so» fece dolcemente Harry, era fin troppo comprensivo e Draco non lo meritava, sapeva di non meritarlo, ma non poteva fare a meno di lui «Lo so, amore, andrà meglio con il tempo».
«Tu come hai fatto con i tuoi zii?» chiese il biondo «Ti hanno detto quelle cose orribili…»
«C’eri tu con me. Sapevo che mi amavi e che loro avevano torto».
«Non sono una feccia?» Harry scosse la testa «Non sono una nullità?»
«No, certo che non lo sei» rispose l’altro, accarezzandogli la guancia «E io ti amo immensamente».
Draco annuì e lo abbracciò, appoggiandosi contro di lui, in cerca di un po’ di conforto, che trovò immediatamente tra le braccia del suo fidanzato, lui lo strinse e non commentò le lacrime che il biondo versò nelle ore successive.
 
Se si guardava indietro, poteva vedere un ragazzino immaturo e viziato che ascoltava solo ciò che gli veniva detto dal padre, che non aveva una sua idea, spaventato dal mondo che lo circondava perché sprofondato in un incubo; quello stesso ragazzo aveva lavorato su se stesso giorno dopo giorno, si era avvicinato alla persona che aveva creduto per tutta la vita di odiare e adesso era maturato, era cambiato, si era fatto delle idee proprie, aveva scoperto persone meravigliose, si era innamorato, era felice e libero da un incubo e da una vita oscura. In poco meno di tre anni aveva costruito rapporti d’amicizia che prima non avrebbe mai pensato di desiderare, la stessa amicizia con Blaise e con Pansy era cambiata, fin da quel terrificante sesto anno. Adesso, era felice e sapeva di dover essere orgoglioso di chi era diventato. Aveva anche scoperto l’affetto di una cugina che non aveva mai conosciuto; era cambiato tutto, ma in meglio. Doveva ringraziare Harry per questo, perché gli era stato accanto anche nei momenti peggiori, si erano sostenuti a vicenda nel periodo più oscuro vissuto da entrambi, avevano rischiato di perdersi, ma adesso erano insieme ed erano felici.
«A che pensi?» mormorò Harry, rigirandosi nel letto verso di lui; allungò la testa verso di lui e gli posò un dolce bacio sulla guancia.
Draco fece un sospiro profondo e si allungò verso Harry, avvolgendogli le braccia attorno al corpo, stringendolo contro di sé, gli diede un bacio tra i capelli e «A tutto quello che hai fatto per me» mormorò in risposta «Mi dispiace aver reagito in quel modo e mi dispiace averti fatto disperare».
Il moro alzò la testa e guardò negli occhi il biondo «Non importa, tu mi hai sopportato quando avevo un pezzo dell’anima di un pazzo attaccata alla mia» gli disse «Stai bene?»
«Sì, sto bene» sussurrò, poi gli diede un bacio a stampo «Ti amo, so che non lo dico spesso, ma lo sento davvero».
«Ti amo anch’io» sussurrò il moro, stringendosi a lui «Lucius non merita che tu stia male per lui, okay? Hai fatto tanto per me, per il mondo magico e…»
«Harry, lo so» ribatté il biondo sorridendo «L’ho capito, è solo che… sai, è mio padre».
«Lo so, tesoro… lo so» disse piano «Vorrei poter fare di più e farti stare meglio».
«Fai già tanto» gli disse Draco, accarezzandogli delicatamente i capelli «Credimi, sto bene adesso, rimarrà sempre una piccola ferita, ma sono felice di avere te, mia cugina e i nostri amici nella mia vita» spiegò, Harry si sentì stranamente sollevato a sentirgli dire quelle parole «Sono felice anche che mia madre abbia capito e sono certo, che un giorno lontano da questo, anche mio padre capirà. Adesso voglio solo… sai, sposarti, farti impazzire con i preparativi e scegliere dove andare in viaggio di nozze».
Harry sorrise spontaneamente e lo baciò con trasporto, avvolgendo le braccia attorno al suo collo, mentre Draco ricambiava il bacio con la stessa passione, tenendogli una mano sul fianco. Quando si staccarono, si sorrisero dolcemente.
«Colazione?»
«Sì» fece Draco, sdraiandosi di nuovo «Vai, mio elfo, procurami la colazione!» scherzò, facendo ridere il moro, che dopo avergli dato un altro bacio a stampo, si alzò dal letto, borbottando che non era poi così basso e raggiunse la cucina per preparare la colazione. Era straordinariamente felice, gli incubi erano spariti, la cicatrice non gli faceva più male da un anno e con Draco si sentiva davvero al settimo cielo, si sarebbero sposati presto… e lo avrebbe portato in giro per il mondo per il viaggio di nozze, lo avrebbe reso felice e avrebbe cercato di cancellare la cicatrice che Lucius gli aveva lasciato nel cuore. Era stato odiato dalla sua famiglia per tutta la vita, l’ultima volta che aveva visto suo zio, si era sentito dare del mostro e del depravato, quindi sapeva bene cosa provasse Draco, poteva capirlo. Ed era fin dal giorno in cui erano stati ad Azkaban che cercava di essere presente per il biondo, che cercava di fargli capire che lui non lo avrebbe mai lasciato solo, che lo avrebbe sempre amato. Certo, non poteva paragonare il suo amore con l’affetto di un genitore e forse per lui era stato più facile superare la questione Dursley perché non era mai stato davvero affezionato a loro. Voleva solo che Draco capisse che, nonostante il male che gli aveva fatto suo padre, lui era amato.
Preparò la colazione in fretta e sistemò tutte le cose preferite di Draco su un vassoio di legno che Hermione gli aveva regalato, quando lui e Draco erano andati a vivere insieme, e poi salì di nuovo nella loro camera da letto. Draco era sul letto, con le gambe accavallate e il telecomando in mano, era ancora seminudo, indossava solo i boxer e si potevano ancora vedere le chiazze dei succhiotti che Harry gli aveva lasciato la notte precedente sul collo e sul petto, essi risaltavano molto sulla pelle pallida del biondo. Il moro si bloccò per un momento sull'uscio della porta a guardarlo, era bellissimo e lui completamente innamorato di lui, fin da quando aveva scoperto il suo vero carattere, fin da quando aveva sentito il suo profumo nell’Amortentia. Con lui aveva superato sia il periodo della guerra sia quello del dopoguerra: non era stato facile, a Hogwarts c’erano stati giorni in cui avrebbe fatto a pezzi la sua stanza per la rabbia che ancora provava – Silente lo aveva sempre usato per i suoi scopi, Piton che aveva fatto il doppiogioco e aveva ucciso Silente, Voldemort che gli aveva portato via quasi tutto – ma con Draco e i suoi amici al suo fianco, era stato un po’ meno difficile. C’era voluto un anno per lasciarsi definitivamente tutto alle spalle e adesso era felice, sollevato, innamorato. Desiderava solo che anche Draco si lasciasse tutto alle spalle, per poter guardare avanti insieme.
«Che c’è? Ti sei incantato?» gli chiese il biondo, facendolo risvegliare dai suoi pensieri. Draco lo guardava sempre in un modo che Harry non sapeva descrivere, ma lo faceva sentire amato, apprezzato, desiderato.
«È che sei bellissimo» rispose avvicinandosi a lui, Draco pronunciò un incantesimo levitante e fece restare sospeso in aria il vassoio. Il moro lo osservò rapito per qualche altro istante e sorrise, non potendosi impedire di farlo.
«Davvero?» chiese il biondo. Aveva le gote leggermente rosse, anche se sapeva di essere un bel ragazzo, sentirselo dire da lui, aveva sempre un effetto devastante su di lui. Lo faceva sentire matto d’amore. Fanculo le maledette tradizioni dei Malfoy, fanculo il non dover esprimere i propri sentimenti, fanculo l’essere un freddo pezzo di ghiaccio incapace di empatia. Fanculo alla rigida etichetta e benvenute sciocchezze sdolcinate come il dirsi ti amo e il coccolarsi dopo aver fatto l’amore, benvenuto calore d’amore e benvenuto romanticismo.
«Sì» rispose Harry con sincerità, sedendosi sul letto accanto a lui «Sai, se qualche anno fa mi avessero detto che mi sarei trovato in questa situazione, con te, a dirti cose dolci, avrei riso».
«Sei fortunato, io avrei vomitato» scherzò, allungò il collo verso di lui e gli diede un bacio a stampo «Ma non cambierei nulla degli ultimi tre anni. Neanche un singolo dettaglio, visto che tutto ci ha portato a questo» disse intrecciando le loro mani sul materasso, sorridendo a pochi centimetri dal volto del fidanzato «Sono felice con te e ti amo, Potter».
 
Dopo aver fatto colazione, un’altra dose di coccole, la doccia insieme, altre coccole – Harry non ne aveva mai abbastanza – il moro era uscito perché doveva accompagnare Ron a comprare delle cose. Draco era rimasto a casa da solo e aveva deciso di uscire anche lui, aveva intenzione di comprare un regalo speciale a Harry, il suo compleanno si avvicinava e anche se stava già organizzando una sorpresa per regalargli l’anello che sua madre gli aveva ceduto, voleva regalargli qualcosa di speciale. Era una cosa inconscia per lui, ma fin da quando Harry gli aveva raccontato del fatto che il giorno del suo compleanno, nessuno gli avesse mai fatto un regalo, aveva fatto nascere in lui il desiderio di riempirlo di regali ad ogni occasione. Tuttavia, non era facile rendere davvero felice Harry, perché lui si accontentava di poco e riusciva ad apprezzare anche le cose più piccole e che all’apparenza, per tutti, potevano essere insignificanti. Era consapevole che il regalo perfetto non esistesse, ma voleva comunque sorprenderlo in positivo; non bastava la sorpresa che aveva organizzato per lui, voleva qualcosa di speciale e di esagerato, in puro stile Malfoy – ogni tanto poteva ricadere nelle frivole vecchie usanze, se non implicavano cose negative e oscure, giusto?
Harry non desiderava mai niente in particolare, era così semplice e umile che si sarebbe accontentato anche di una calamita per il frigo, ne aveva comprate decine nelle città in cui erano stati in vacanza.
No, doveva trovare qualcosa di speciale, di unico, che lo avrebbe reso felice. Così fece l’unica cosa sensata che gli venne in mente: chiamò Hermione e le propose un giro di shopping per le vie babbane e non di Londra. Chi meglio di lei poteva suggerirgli il regalo perfetto per Harry? La ragazza, al settimo cielo, lo raggiunse, insieme a Pansy, in tempo record. Così lui si lasciò trascinare dalle amiche in giro per la Londra babbana, alla ricerca del regalo perfetto per il suo fidanzato. Poi, però, fu il regalo per Harry ad arrivare da lui, infatti mentre era in giro con le ragazze, la sua attenzione fu catturata da un piccolo cucciolo di cane nero che si aggirava smarrito e disperso per le strade della città. Draco si avvicinò cautamente a lui e, dopo essersi reso conto che era solo spaventato, lo raccolse e chiese in giro se conoscesse la persona a cui apparteneva. Chiese al negozio di animali lì vicino se per caso fosse scappato da lì, ma gli risposero che doveva essere un randagio.
«Lo sai che Sirius era un animagus?» chiese Hermione, lui scosse la testa «Si trasformava in un enorme cane nero, beh, questo gli somiglia molto».
«Pensi che a Harry possa piacere un cucciolo?» chiese; lo sguardo che gli rivolse Hermione, gli fece capire che quella era la scelta giusta. Così Draco si diresse di nuovo al negozio di animali e comprò tutto il necessario per allevare un cucciolo di cane. Doveva trovargli un nome, ma sapeva che il suo fidanzato sarebbe stato felice di sceglierlo.
Quando Draco rientrò con il cucciolo in braccio e la busta piena di cose utili per prendersi cura di lui, si stupì di non trovare il moro in casa; non credeva di essere stato fuori per così poco, anzi, credeva di trovarlo a casa, preoccupato per la sua assenza, dato che era sparito per tutta la mattinata, rapito dalle loro amiche, che ne avevano approfittato per portarlo all’inferno (il centro commerciale babbano) e comprare delle cose di vitale importanza per loro. Invece Harry non era in casa e un senso di preoccupazione si fece largo nel cuore del biondo. E se gli fosse successo qualcosa? – pensò preoccupato e prese l’arnese babbano di cui si erano forniti per tenersi in contatto, quel felefono o qualcosa del genere e cercò immediatamente il numero di Harry. Provò a chiamare, ma l’altro non rispose, Draco provò a chiamare anche Hermione, magari lei aveva avuto notizie di Ron, ma lei rispose che il rosso era già tornato a casa da ore, quando lei era rientrata. Draco si sedette sul divano con il cucciolo in braccio, preoccupato e in attesa. I peggiori scenari si presentarono nella sua mente: qualche mangiamorte fuggitivo aveva cercato di vendicare il Signore Oscuro? Qualche giornalista lo aveva assaltato ed era rimasto ferito? Qualcuno gli aveva fatto del male in qualche modo? Lo avevano rapito? Era al San Mungo in fin di vita e nessuno lo aveva avvertito?
Restò così per le successive due ore, fino a che Harry non si degnò di tornare. Quando lo vide entrare, rilassato, pimpante e allegro, la rabbia sostituì la preoccupazione che aveva attanagliato il suo stomaco fino a quel momento. Come osava tornare così allegro, dopo che lui aveva passato le ultime due ore in ansia, preoccupato che gli fosse accaduto qualcosa? Il cucciolo, avvertita la rabbia del biondo, saltò giù dalle sue gambe e si nascose, spaventato, sotto al divano.
«Ehi, amore!» esclamò raggiungendolo. Draco era livido di rabbia e Harry se ne chiese il motivo, anche se sperava di fargli passare il malumore con la sua sorpresa. Gli si avvicinò ignaro che quel suo stato d’animo dipendesse proprio da lui.
«Dov’eri?» chiese il biondo guardandolo «Non mentire, lo so che non eri con Weasley» aggiunse. Lo squadrò in cerca di ferite, ma non ne trovò, poi Harry fece un movimento e la manica della sua t-shirt si sollevò, lasciando scoperto il bicipite e notò una fasciatura che da lì arrivava fino alla spalla. Spalancò gli occhi e si avvicinò a lui in fretta. «Che diavolo ti è successo?» chiese allarmato. La rabbia presto si tramutò di nuovo in preoccupazione, allora qualcuno lo aveva davvero aggredito? E perché sorrideva come un ebete?
«Sei un po’ nervoso. Ti preparo un tea» fece Harry, guardandolo «Poi parliamo».
«No! Non lo voglio il tuo stupido tea, voglio sapere chi ti ha fatto questo!» esclamò, indicando il suo braccio fasciato «Ti hanno aggredito?»
«No, Draco» rispose con assurda calma il moro.
«Allora come ti sei ferito?»                                               
«Non mi sono ferito» rispose Harry con un sospiro «Calmati, sto benissimo» disse con tranquillità. Si tolse la maglietta con un movimento rapido e tolse più lentamente la fasciatura. Draco osservò attentamente il braccio del suo fidanzato, fino a che non notò un disegno stampato sulla sua pelle.
«Che cos’è quello?» chiese allibito.
«Un tatuaggio» rispose Harry con semplicità «Ti piace?» chiese. Il biondo lo osservò da vicino e spalancò gli occhi, riconoscendo la forma del disegno. Fece un passo indietro, scioccato e commosso allo stesso tempo.
«Ma… ma è…?»
«La costellazione del drago, sì» rispose Harry alla sua muta domanda «Non è da questa che deriva il tuo nome?»
«Ma, Harry… ti sei tatuato la mia costellazione…» il moro annuì «Perché?»
«Secondo te?» chiese retoricamente il moro, mettendogli le braccia attorno al collo «Perché ti amo, stupido. Perché sono tuo, perché non amerò mai nessuno come amo te. Perché non importa quello che la vita ci riserverà, niente potrà dividerci, perché voglio tenerti sempre con me».
«T-Tu sei un folle» mormorò Draco, sentendo la gola stretta per l’emozione, Harry lo faceva sentire così tanto amato, anche quando lui credeva di non esserlo, da farlo commuovere con gesti semplici, che sembravano eclatanti.
«Sì, sono pazzo di te» rispose ridacchiando, dandogli un bacio sulle labbra, Draco sorrise contro la sua bocca e lasciò cadere qualsiasi altro discorso; avvicinò di più Harry a sé e lo baciò con trasporto, stringendolo contro di sé, mentre l’altro ricambiava il bacio nel medesimo modo, spingendolo contro lo stesso divano sul quale Draco era stato seduto fino a poco prima.
«Aspetta» fece il biondo, spingendolo lontano da sé «Ho una cosa per te» disse. Solo in quel momento Harry vide la busta per terra e lo guardò perplesso. Draco si abbassò sotto al divano, disse un paio di parole come tranquillo, è tutto okay e si voltò verso Harry, porgendogli il cucciolo «Questo è per te» disse sorridendo.
«Un-Un cucciolo? Per me?» chiese Harry prendendolo tra le braccia, Draco annuì sorridendo furbamente «Ma guarda che carino, ciao piccolo!»
«Era tutto solo e abbandonato, e… cercavo un regalo perfetto per te, e beh, lui è arrivato giusto in tempo».
«Grazie, Draco» sussurrò Harry, dandogli un bacio a stampo «Lo chiameremo Felpato, in onore di Sirius» affermò commosso «Gli somiglia anche!» esclamò, Draco ridacchiò, se lo aspettava dopo il racconto di Hermione «Ti piace, piccolo?» il cucciolo emise un verso affermativo e Harry ridacchiò, mettendolo per terra. «Non ho mai avuto un cucciolo, grazie davvero, amore».
Quando lo guardò in viso, Draco sorrise soddisfatto: era riuscito perfettamente nel suo intento. Aveva sorpreso Harry e lo aveva reso felice.
 
 
§§§
 
 
La mattina del 31 luglio, Draco era in ansia da prestazione, un’emozione completamente nuova per lui, era sempre molto di sicuro di sé generalmente. Ripassò a mente tutto il piano: le scope erano pronte, il cestino anche, la sorpresa era nascosta nella tasca dei pantaloni che avrebbe indossato quel giorno.
Era il diciannovesimo compleanno di Harry, lui si era svegliato all’alba per preparargli la colazione – che giaceva mezza bruciata, mezza cruda sul bel vassoio di legno che l’altro usava quasi tutti i giorni per portargli la colazione a letto – e per organizzare una sorpresa indimenticabile. Era un po’ assonnato perché la sera prima Harry non aveva voluto andare a letto presto: aveva voluto fare l’amore con lui a mezzanotte per festeggiare bene il suo ingresso nei diciannove anni e lo avevano fatto per tutta la notte. Era un idiota adorabile e estremamente persuasivo e Draco lo amava. Non aveva bisogno di dormire, non quel giorno almeno. Aveva sonnecchiato un paio d’ore, la sua magi-sveglia era suonata alle sei del mattino e lui si era alzato dal letto. Aveva indossato i boxer ed era andato in cucina per litigare con i fornelli e preparare una colazione semi-decente e parte della sorpresa. Sperava che Harry apprezzasse il gesto, aveva davvero litigato con quei dannati fornelli babbani che Harry aveva insistito per comprare perché per lui erano più semplici da usare. Non conosceva incantesimi per preparare del cibo decente – non era mica un elfo domestico! – e non aveva minimamente pensato di chiedere aiuto a Dobby, sempre disposto ad andare in loro soccorso, o a Kreacher, il quale, anche se scontroso, non gli diceva mai di no, anche dopo essere stato liberato da Harry ed essersene andato da Grimmauld Place. Ma nonostante le difficoltà, aveva portato a termine il suo compito: la colazione di Harry era pronta, così come la giornata che lui aveva pensato di dedicargli. Riempì la ciotola di Felpato, per evitare che svegliasse il moro prima del tempo.
Alle nove in punto, prese il vassoio e salì nella loro camera da letto, si avvicinò al letto e appoggiò il vassoio sul comodino, poi regalò un bacio leggero sulle labbra al suo fidanzato e ne posò uno anche sulla sua spalla tatuata, ancora non ci credeva che avesse fatto quello per lui, per dimostrargli che lo amava; lo sentì muoversi appena, così lo chiamò dolcemente per svegliarlo. Non vedeva l’ora di trascorrere la giornata con lui e fargli vivere uno dei compleanni più belli della sua vita.
«Mmh» mugugnò quello «Cinque minuti».
«No, amore» fece il biondo «Dai, ti ho preparato la colazione».
«Tu?» chiese il moro aprendo un occhio «Stai cercando di avvelenarmi il giorno del mio compleanno?»
«Cretino» fece, poi gli schiaffò un vassoio sulle gambe, senza nemmeno usare un incantesimo levitante per reggerlo, come faceva sempre Harry quando gliela portava. Lui cercava di fare il romantico con lui e l’altro lo prendeva in giro.
Stupido Grifondoro ingrato.
«Dai, amore, sto scherzando» disse a sua discolpa, mettendosi seduto e sistemandosi il vassoio sulle gambe. Poi osservò ciò che Draco aveva preparato, le uova erano leggermente crude, la pancetta un po’ bruciacchiata, così come i toast. In compenso c’erano i biscotti con le gocce di cioccolato e due tazze di tè, ma davvero, dal punto di vista di Harry era tutto perfetto, perché la colazione era stata preparata da Draco per lui, non importava l’aspetto, era meraviglioso a prescindere dal risultato.
«È fantastico» commentò Harry, dandogli un bacio a stampo «Mangerò tutto, sembra buonissimo» affermò pizzicando le uova. Non gli importava davvero del sapore, era il gesto che era importante per lui. Draco sapeva sempre come farlo sentire amato, anche se a modo suo.
«Ti piace?» chiese speranzoso guardandolo e rubandogli un biscotto «Puoi dirlo se ti fa schifo, eh».
Harry sorrise dolcemente e assaggiò le uova, non erano incommestibili, ma neanche buonissime, ma non riuscì a dirglielo. Aveva uno sguardo così carino sul volto che sarebbe stato crudele da parte sua, toglierglielo.
«Sì, è tutto delizioso» affermò, assaggiando anche un toast imburrato, accompagnandolo con il tè che Draco gli aveva portato. Il biondo sorrise e spiluccò qualche biscotto, bevve il suo tè in silenzio, prese anche lui una fetta di toast e restò teso per tutto il tempo della colazione. Non sapeva perché, sapeva che non fosse proprio buonissimo, eppure Harry lo stava mangiando con gusto. Lo amava davvero così tanto da apprezzare solo il suo gesto?
A rispondere alla sua domanda, fu proprio Harry, che avvicinò il volto al suo e: «Ti adoro» confessò, rubandogli un bacio a stampo «Grazie» gli disse dopo aver spostato il vassoio dal letto «Questa è la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per il mio compleanno».
«Sul serio?» chiese Draco con gli occhi che brillavano, lui annuì e allora, al biondo venne facile lasciare andare l’ansia da prestazione e baciarlo con passione e amore «Buon compleanno, Harry».
«Grazie, amore» sorrise il moro, baciandolo ancora una volta. Non avrebbe mai smesso di baciarlo. Si scambiarono un lungo bacio languido con un leggero retrogusto di tè e della colazione che entrambi avevano appena consumato, poi Draco fu il primo a separarsi dall’altro, sorridendo in maniera furba.
«Adesso preparati!» esclamò pimpante «Andiamo a volare! Voglio portarti in un bel posto».
«Hai organizzato tutto, vedo» ribatté Harry, sorridendo.
Draco annuì con aria solenne, guardando il ragazzo che amava negli occhi «Beccato» affermò arrossendo un po’ «Ma non saprai altro da me. Adesso alzati da lì e fila a vestirti, Potter, non farmi aspettare».
«Non mi dai il regalo?» chiese Potter trattenendolo sul letto stringendogli i fianchi, dandogli prima un leggero bacio sulla spalla e poi uno più languido sul collo.
Draco se lo scrollò di dosso con un gesto rapido e ghignò divertito alzandosi dal letto «Direi che lo hai scartato abbondantemente stanotte» affermò facendogli l’occhiolino. Poi sparì oltre la porta per andare in bagno e iniziare a prepararsi. Fece una rapida doccia e indossò degli abiti comodi, ma allo stesso tempo di buon gusto. Harry lo imitò dopo poco, dopo aver salutato affettuosamente Felpato con una dose extra di coccole, e si diresse nell’altro bagno. Quando furono entrambi pronti, Draco rimpicciolì il cestino da picnic che aveva comprato qualche giorno prima con Pansy, afferrarono le scope ed uscirono di casa dal retro, per non farsi vedere dai babbani, infine spiccarono il volo e partirono. Harry non aveva aperto neanche uno dei bigliettini di auguri che gli erano arrivati, ma si ripromise che l’avrebbe fatto al loro ritorno. Volarono in alto, sopra le nuvole per non farsi vedere, si presero in giro durante il volo e scherzarono tra di loro com’erano soliti fare, fecero anche una breve gara, che finì in assoluta parità. Poi Draco gli disse di seguirlo e Harry lo fece, fidandosi ciecamente di lui. Volarono per tutta la mattinata, poi ad un certo punto, si diressero verso una direzione che Harry non aveva mai preso, ma sembrava che Draco la conoscesse bene. Quando atterrarono, il moro si guardò intorno sorpreso. Erano in un paradiso, era incantato dalla bellezza di quel posto. Draco lo voleva sul serio morto quella giornata, a causa dell’emozione però. Avrebbe avuto successo dove Voldemort aveva fallito, se avesse continuato così, prima la colazione, poi uno dei suoi posti preferiti…
«Le scogliere di Dover?» chiese scioccato «Volevo venire qui da una vita» affermò ammirato.
«Lo so. Sono un ottimo Legilimens» ribatté il biondo sorridendo «E a Hermione basta un giro di shopping per cantare come un usignolo». Quando aveva chiesto a Hermione di aiutarlo a scegliere il posto dove chiedere a Harry quella cosa, lei non aveva esitato un secondo: Harry aveva sempre desiderato andare ad ammirare le scogliere di Dover e allora lui aveva deciso di realizzare il suo desiderio. E aveva trovato un’ottima alleata e complice nella sua personale missione di far vivere a Potter uno dei compleanni più belli e indimenticabili della sua vita. Lo passerà con te, sarà sicuramente bello per lui, Draco – aveva detto la ragazza – Harry ama trascorrere le giornate importanti con le persone che ama di più, mi dispiace che io e Ron non siamo sempre riusciti a trascorrere quel giorno con lui. Ma sono sicura che con te sarà felice. Draco si era sentito sollevato e si era fatto aiutare da lei ad organizzare tutta la sorpresa, inoltre la giornata non si sarebbe fermata lì, ma – se tutto fosse andato secondo i suoi piani – la sera avrebbero festeggiato in un locale babbano, scelto per l’occasione da Hermione e Pansy che avevano preso l’onere, insieme a Ron, di pensare a quella parte per alleggerire un po’ Draco dalle sue responsabilità.
«Sei fantastico» fece Harry, guardandolo «È meraviglioso, grazie».
«Aspetta a dirlo» ribatté Draco e dicendo ciò estrasse dalla tasca il cestino e lo ingrandì di nuovo. Stese una tovaglia per terra e sistemò il cestino su di essa, estraendo da esso alcuni sandwich e alcune altre pietanze. Harry lo guardò ammirato e incredulo, Draco aveva davvero preparato tutto quello per il suo compleanno?  Era incredibile, non si sarebbe mai aspettato un risvolto del genere. Quello era decisamente il compleanno migliore di tutta la sua vita.
Quando finì di sistemare tutto, Draco guardò il moro e «Hai deciso di mettere radici lì, Potter? Forza, vieni qui!» lo invitò, con la sua solita gentilezza, a sedersi con lui. Harry si guardò intorno e sorrise dolcemente, ubbidendo immediatamente.
Il fruscio del mare sotto di loro era una piacevole sinfonia, l’enorme distesa di verde davanti a loro era suggestiva e Harry si sentì profondamente fortunato ad essere lì con la persona che amava. Lo ringraziò con un bacio a stampo, davvero non aveva parole per descrivere la felicità che provava in quel momento.
Pranzarono in tutta tranquillità, Harry si sentiva davvero felice, Draco gli aveva organizzato il compleanno più bello che avesse mai vissuto, non gli importava d’altro, se non di stare lì con lui quel giorno.
Ad un certo punto, il biondo prese dal cestino una bella torta al cioccolato e Harry spalancò gli occhi sorpreso.
«Hai fatto anche la torta? Tu?»
Draco scosse la testa inorridito e assunse un’espressione quasi disgustata «Io? Ma ti pare, Potter?» domandò retoricamente «L’ha fatta Molly, insieme a tutte le cose deliziose che abbiamo mangiato e ti fa tanti auguri di buon compleanno da parte di tutta la sua banda di pel di carota».
«Molly è davvero una persona adorabile» fece Harry sorridendo.
«Ehi, il sottoscritto ha organizzato tutto questo per te, stupido ingrato» disse piccato, imbronciandosi.
Harry rise, trovando adorabile che il suo fidanzato fosse sempre così permaloso e geloso; si allungò verso di lui e gli diede un bacio sulle labbra arricciate «Tu sei la mia persona preferita e il mio adorabile futuro marito» disse «Ti amo tanto».
«Stai cercando di rabbonirmi, vero?» mormorò Draco «Perché quando fai così mi fai sempre sciogliere, maledetto salvatore del mondo magico» si lamentò prima di baciarlo a sua volta. Risero entrambi ritrovandosi sdraiati per terra a pomiciare come se avessero ancora quindici anni e nessuna preoccupazione.
Quando si rialzò, Draco sistemò le candele che Hermione gli aveva suggerito di acquistare e le dispose sulla torta, accedendole con un incantesimo. L'amica aveva anche parlato di una canzoncina da cantare… ma non lo avrebbe mai fatto. Harry lo guardò commosso e sorrise, gli diede un bacio dolce sulle labbra e poi spense le candeline, dopo aver espresso, come da tradizione, un desiderio: essere felice con Draco, come lo era in quel momento. Nessuno gli aveva mai fatto una torta di compleanno, beh, in realtà nessuno aveva mai desiderato festeggiare il suo compleanno, ricordava vagamente di aver partecipato una volta a una festa di compleanno di un amico di Dudley, una volta, il giorno stesso del suo compleanno: ci era andato, solo perché la mamma del bambino aveva detto di portare anche lui, non perché i Dursley avessero deciso di portarlo. Quando la donna gli aveva porto un muffin, dicendogli so che è anche il tuo compleanno, piccolo, tanti auguri! – lui si era sentito felice, aveva ringraziato la signora e aveva fatto finta che quello fosse la sua torta di compleanno. La prima vera torta di compleanno l’aveva avuta a undici anni, quando Hagrid aveva sfondato la porta dei Dursley e lo aveva portato via da lì; negli anni successivi i suoi compleanni erano stati uno peggiore dell’altro, tranne quello dei suoi diciotto anni, a Parigi con Draco. Guardò quella torta sul telo e abbassò la testa, lasciandosi scappare qualche lacrima e un leggero singhiozzo che non sfuggì al sopraffino udito del suo Serpeverde.
«Ehi, ehi» fece il biondo prendendogli il volto tra le mani «Che hai?»
«S-Sono felice» disse con la voce tremante «Non… prima di te, io… non ho mai vissuto un compleanno felice e tu…» singhiozzò «Ti amo così tanto…»
«Shhh» fece Draco, spostandosi accanto a lui. Lo abbracciò con forza e gli fece appoggiare la testa sul suo petto «Va tutto bene, amore, respira piano» gli sussurrò dolcemente «Sono qui con te, va tutto bene». Harry annuì tra le sue braccia, ma si strinse contro il suo corpo e lasciò che il biondo lo consolasse e si prendesse cura di lui.
«Va meglio?» chiese Draco, passandogli le dita sulle guance «Mi dispiace, non volevo…»
«Non è colpa tua, è che… mi rendi così felice che…» si morse le labbra «Non riesco a non pensare a ciò che è successo in passato, sai, per tutti gli anni con i miei zii e… lo sai, non hanno mai voluto festeggiare il mio compleanno» disse, cercando un rifugio confortevole tra le sue braccia, non riuscì a dire altro, perché un altro singhiozzo lo scosse, si diede dell’idiota per aver reagito così, il biondo aveva reso il suo compleanno perfetto… perché doveva pensare al passato?
Draco lo strinse con dolcezza «Mi dispiace che tu abbia sofferto così tanto, amore» gli disse piano «Non starai mai più così male» promise «Non permetterò che accada».
«Ti amo» sussurrò Harry «Grazie, è stato il miglior compleanno di tutta la mia vita».
Quando finalmente il Grifondoro fu calmo, l’altro tagliò la torta ed entrambi la mangiarono, trovandola deliziosa, Harry baciò via dalle labbra di Draco un po’ di cioccolato, usando quella scusa solo per baciarlo ancora una volta e ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lui e, dopo un po’, si ritrovarono di nuovo sdraiati, accoccolati l’uno addosso all’altro a fissare il cielo: era bellissimo, stranamente limpido e le nuvole bianche formavano dei bellissimi disegni. Iniziarono a giocare a indovina l’animale magico ed entrambi iniziarono ad elencarne tra i più assurdi. Draco si voltò leggermente verso Harry e lo vide sorridere verso il cielo. Era bellissimo con il sole che gli illuminava il viso e gli occhi brillanti di felicità. Quella era davvero la persona con cui voleva passare davvero il resto della sua vita.
«Ti piace qui?» gli chiese Draco, ammirandolo.
«Adoro tutto ciò, grazie» affermò, girando la testa verso di lui e sorridendo con sincerità «Davvero, è il miglior regalo di compleanno che potessi ricevere» disse «Essere qui con te, in questo posto meraviglioso… io, Draco… grazie» balbettò alla fine, profondamente emozionato, gli mancavano le parole. L’altro gli diede un bacio sulla guancia con tenerezza, non credeva di essere il tipo di persona a cui piacevano le smancerie e le tenerezze, ma con Harry tutto sembrava perfetto e giusto, anche organizzare un picnic romantico sulle scogliere che il proprio amato aveva sempre desiderato di vedere. Si era improvvisamente trasformato in uno stupido sentimentale, ma non trovava nulla di sbagliato in ciò.
«Posso farti una domanda?» chiese il biondo, mettendosi seduto.
«Certo» rispose l’altro, imitandolo, sentendosi leggermente preoccupato.
Draco, sentendosi un po’ agitato, infilò la mano in tasca e avvolse le dita intorno all’anello di sua madre «So già che ti ho detto di sì. Ma tu non l’hai detto a me» Harry trattenne il fiato, mentre Draco si sistemava in ginocchio davanti a lui e gli mostrava l’anello di sua madre «Questo me l’ha dato mia madre quando siano andati da lei…» disse a mo’ di spiegazione «Mi ha detto di essere felice con la persona che amo, è, diciamo, la sua benedizione» fece un po’ imbarazzato «Quindi, adesso te lo chiedo io. Harry Potter, vuoi sposarmi?»
Emozionato, Harry si allungò verso di lui e gli diede un bacio a stampo «Lo voglio» sussurrò.
Felice, Draco fece scivolare l’anello sul suo dito e poi sorrise, prima di approfondire il bacio, sdraiandosi con lui sul telo e ridendo contro la sua bocca e lo baciò ancora, fino a perdere il fiato.
 
Poche ore dopo, Draco con un paio di incantesimi raccattò tutto e mise una mano sulla spalla di Harry, smaterializzando entrambi via dalle scogliere. Tornarono a casa, Felpato li accolse scodinzolando felice, reclamando coccole e attenzioni, che i suoi padroni gli diedero subito. L’intento era di cambiarsi e di raggiungere il locale in cui Pansy, Hermione, Ron e gli altri avevano organizzato la festa a sorpresa per Harry.
«Ci cambiamo? Il tuo compleanno non è ancora finito, che ne dici, usciamo?» propose il biondo. Non voleva che scoprisse della sorpresa, gli altri erano stati chiari: doveva essere una sorpresa con i fiocchi.
«Va bene, inizia a cambiarti tu» disse Harry «Leggo qualcuna di queste lettere d’auguri».
«Come vuoi!» esclamò l’altro, sparendo al piano di sopra. Harry aprì alcuni biglietti, alcuni erano di vecchi compagni di scuola, altri erano dei suoi amici, poi trovò una lettera strana. Non c’era il mittente. La aprì immediatamente, senza farsi altre domande e rimase scioccato quando iniziò a leggerla.
Caro Harry,
sono passati ormai due anni da quando te ne sei andato su quella scopa, insieme ai tuoi amici e al tuo ragazzo. Non ci sono parole per esprimere ciò che ti abbiamo fatto, né ce ne sono per scusarmi e chiederti perdono. Credo il tuo compleanno sia vicino, non so quando ti arriverà questa lettera, ma spero che per il 31 luglio sia da te (sì, mi ricordo quando cade il tuo compleanno, non esserne troppo sorpreso). Colgo l’occasione per scriverti e cercare, in qualche modo, di scusarmi. Sembra stupido farlo dopo due anni, ma ne sentivo la necessità.
Sono stato orribile con te, per tutta la nostra infanzia, molto spesso appoggiavo tutte le cose orribili che ti diceva papà, ma ero solo un ragazzino e non capivo quanto in realtà ti ferissi. Ma non ero d’accordo quando ti ha cacciato in quel modo, quando tu cercavi solo un riparo e un posto sicuro in cui proteggere te e i tuoi amici. Ho riflettuto a lungo dopo quella sera, il modo in cui ti ha parlato, mi ha fatto provare uno strano ribrezzo: avrebbe potuto trattare anche me così. Mi sono messo nei tuoi panni, ho provato ad immaginare cosa hai provato tu, quella sera e per tutti gli anni precedenti… e so che non sarà mai come viverlo, ma mi sono sentito davvero male a pensarlo. Non meritavi di essere trattato così, nessuno meriterebbe una cosa del genere. Vorrei poterti dire che papà ha cambiato idea e che tu e il tuo ragazzo potete tornare a casa, ma non posso. È fermo sulle sue stupide idee. Alla fine, ha cacciato anche me di casa, quando ha scoperto che anche io sono gay. Non ti nascondo che all’inizio ha accusato te, dicendo che mi avevi deviato… quando gli ho detto che mi piaceva un ragazzo, ancor prima di scoprire di te e del biondino, quasi gli è venuto un infarto. Avrei dovuto provare a combatterlo quella sera, ma sono sempre stato un codardo. Avrei dovuto comportarmi in modo diverso con te, alla fine non siamo poi così diversi, io e te (anche se tu sei un mago e io un… come dite voi maghi? Babbino? Babbuino?)
Non ho nessuna giustificazione per il modo in cui mi sono comportato, lo so, ma sono cambiato, sono maturato e non ti chiedo di perdonarmi, Harry. Sentivo di scriverti queste parole, per farti sapere che, nonostante tutto, tu per me non sei mai stato uno spreco di spazio. Avrei voluto averti davvero come cugino, ma ero un bambino viziato e “plagiato” dai miei genitori, che mi avevano istruito a comportarmi in quel modo. Ti chiedo scusa per tutto quello che ti ho detto e che ti ho fatto. Spero che il tuo ragazzo ti renda felice e che ti tratti meglio di come abbiamo fatto noi in questi lunghi anni.
So che nel tuo mondo non c'è molta tecnologia e spero che questa lettera ti arrivi ugualmente. Non è facile trovare dei gufi a Londra, sai? Ti lascio il mio numero, nel caso tu decida di rispondermi. (Lo usi il cellulare, vero? Spero di sì.)
Spero che tu sia felice.
Buon compleanno, Harry.
Tuo cugino, Dudley.
P.S. Mi piacerebbe incontrarti e presentarti il mio ragazzo, mi sembra il minimo, visto che io ho già conosciuto il tuo, anche se in situazioni non propriamente favorevoli.
Harry rilesse quella lettera tre volte, prima di capire davvero cosa ci fosse scritto. Le mani gli tremavano appena, non credeva di poter ricevere qualcosa “dalla sua famiglia”. Dudley lo aveva sorpreso, non credeva che potesse scrivergli quelle cose così toccanti. Felpato, notato il suo cambio di umore, si accucciò sui suoi piedi, per consolarlo.
«Harry?» Draco comparve dal piano di sopra e lo vide, si avvicinò a lui in fretta prendendolo tra le braccia «Ehi, che succede? Perché piangi?» il moro non si era neanche accorto di aver versato delle lacrime.
«I-Io… leggi» disse passandogli la lettera e asciugandosi il viso con le dita. Draco lesse la lettera in fretta e poi lo guardò con un'espressione tremendamente seria. Sapeva quanto Harry avesse sofferto per il “non essere mai stato apprezzato dalla sua famiglia”, e se poteva aiutarlo a recuperare il rapporto almeno con il cugino, lo avrebbe fatto, pur di vederlo felice, lo avrebbe fatto, ma se solo quell’insulso babbano avesse detto una sola parola contro il moro, lo avrebbe cruciato e poi ucciso. Oh sì, l’avrebbe fatto, le torture di Bellatrix sarebbero state nulla in confronto.
«Quando vuoi incontrarlo?» chiese. Harry si ritrovò a sorridere tra le lacrime e abbracciò di slancio il biondo, baciandolo. Quando si calmò, prese il cellulare, registrò il numero di Dudley e gli scrisse un breve messaggio. “Grazie per la tua lettera. Certo che ti perdono, sei mio cugino. Sarei felice di incontrare te e il tuo ragazzo, Draco non vede l’ora di presentarsi per bene. A presto, Harry. P.S. Si dice babbano.”
Quella sera, come da programma, festeggiarono il compleanno di Harry – la sorpresa fu un vero successo – e un paio di giorni dopo, Harry, insieme a Draco, incontrò Dudley e il suo ragazzo in un bar nella Londra babbana e invitò entrambi al loro matrimonio. Era convinto di non poter essere più felice di com’era in quel momento… doveva solo aspettare con pazienza il matrimonio.



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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Here we are, my darlings!
Sono in ritardissimo, lo so, ne sono consapevole, chiedo umilmente perdono per il mio immenso ritardo, ma martedì ho un esame e ho ripetuto tutto il giorno çç please, forgive me. But, here I am!
Ecco la seconda parte del capitolo 17, in cui Draco incontra i suoi genitori. Narcissa ama suo figlio e da adesso in poi lo dimostrerà ogni volta che lo incontrerà. Lucius… beh, è la solita cacca di cavallo. Lo so cosa state pensando, perché Draco ci è rimasto di merda, con Lucius? Beh, perché Draco è un cupcake adorabile, ha perdonato suo padre per quello che gli ha fatto e davvero credeva che lui avrebbe capito il suo punto di vista, ma ovviamente Lucius è un pezzo di merda e non ha capito un ciufolo. But! Manca ancora l’epilogo, che potrebbe confermare o ribaltare il risultato. (feeling like Alessandro Borghese). Sorry.
Comunque ci resta un sacco male e se la prende con Harry, non perché voglia fargli direttamente del male, non lo fa di proposito, ma ehi, sta male e non si accorge di ciò che fa e dice. Ma il nostro amabile Pottah riesce a stargli vicino e a sostenerlo, perché lo ama tanto <3
E alla fine, anche Draco fa la sua proposta <3
Confesso che la cosa di Dudley non c’era in origine. L’ho aggiunta qualche settimana fa (more or less) perché volevo dare una gioia a Harry e fargli avere almeno un familiare di sangue al suo matrimonio LOL l’ho fatto essere gay per dargli un po’ di empatia verso Harry e fargli capire che suo cugino non era poi così strambo o diverso da lui. Hanno un punto in comune e ci ragiona su e si scusa con il cugino. Harry è un cuore di panna e non sa portare rancore, quindi lo perdona <3
Ci siamo, il prossimo capitolo, sfortunatamente è l’ultimo prima dell’epilogo. Assisteremo al matrimonio del secolo e poi ci saluteremo. Tenete duro solo altre due settimane, poi vi libererete di questa storia! (scherzo ovviamente). I due bimbi mi mancano già.
Intanto io come di consueto vi do appuntamento alla prossima settimana, e ringrazio di cuore Eevaa e lilyy che hanno recensito lo scorso capitolo e che mi supportano sempre, thanks girls <3
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi <3
Vi auguro Buona Epifania (che tutte le feste porta via) rimpinzatevi di cioccolata, che fa bene dopo uno scontro con i dissennatori. Ricordate, le sagge parole di Remus Lupin "Mangia, ti farà bene".
A domenica, people!
 
PS., se volete passare per la shot di Natale (Last Christmas), siete i benvenuti :3
 
Fatto il misfatto!

 
   
 
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