CAPITOLO
1:
Pensieri
e Decisioni
Ja’far
Il fragore di un tuono
e la luce di un lampo squarciarono il cielo a metà, dividendolo in due parti
perfettamente uguali, ricreando le due fazioni che si sarebbe venute a creare
da lì a poco.
Ja’far sorrise
soddisfatto.
Finalmente qualcuno
aveva rinvenuto i Tesori lasciati dai suoi Mentori nell’altra
parte della Porta ed una carica di adrenalina iniziava a farsi largo dentro di
lui, risalendogli tutta la schiena in pochi attimi. Un’altra avventura avrebbe
preso forma sotto i suoi e non poteva chiedere di meglio in quel momento di
pura noia che affliggeva la sua vita da troppo tempo.
“A chi tocca questa
volta?” domandò Mirabelle, la Strega delle Dimensioni, alla sua destra
sovrastando il vociare dei presenti.
Ja’far si scambiò
un’occhiata veloce con il resto dei suoi “colleghi” e, con aria trionfante, affermò
un secco: “A me! Questa volta è il mio turno”
Mirabelle annuì senza
fiatare, concedendogli silenziosamente il consenso a procedere. Lui si inchinò
leggermente, come a ringraziarla del suo tacito consenso, prima di girarsi di
scatto per lasciare la sala il prima possibile.
Aveva un mondo da
studiare, luoghi da visionare ed un cattivo – o cattiva – da individuare.
Sperava solo che questa volta almeno si trattasse di lei, in modo da
poterle dare la pace che tanto si meritava, ma che faticava ad ammettere anche
a se stessa.
Si tirò su il
cappuccio e si allontanò nell’ombra, senza lasciare traccia.
*
Rose Weasley
Una passata di
mascara, e poi un'altra, ed un'altra ancora e... et voilà, il gioco era
fatto.
Perfetto.
Rose si ravvivò i
capelli infuocati, nel vano tentativo di sistemarli, ma niente, c'era poco da
fare, quando pioveva i suoi capelli soffrivano troppo l'elettricità per tenerli
in ordine lungo le spalle. Quando succedeva così di solito la grifondoro non
faceva che mettersi chili e chili di mascara sperando che, così facendo,
l'attenzione dei suoi interlocutori fosse focalizzata sui suoi occhi piuttosto
che sui suoi capelli da pazza. E così andava, in effetti. Andava talmente bene
come piano che quasi tutti ci cascavano alla grande. Quasi perché qualcuno
non ci cascava mai ed anzi sembrava che lo facesse apposta a farle notare
quanto schifo facessero i suoi capelli.
E quel qualcuno aveva
un nome talmente insolito che doveva essere deriso solo per quello, ma –
ovviamente – figuriamoci se qualcuno osava prendere per il di dietro Scorpius
Hyperion Malfoy. Specie quando tutto il gentil sesso non faceva che morirgli e
sbavargli dietro.
Tsè, manco fosse
Jensen Ackles, lui sì che è un figo. Queste ragazze non hanno il benché minimo
senso del buon gusto.
Rose prese un elastico
per capelli ed optò per una coda alta, in modo da potersi sentire a suo agio.
Dopodiché levò i tacchi, prese il libro di Trasfigurazione dal letto e si
incamminò per andare a lezione.
*
Ramses
Shafiq
“Ramses!
Ramses dove sei?”
“Ehy
ehy, Kat, calmati. Come mai sei
così agitata?”
Kathleen si voltò di
scatto non appena sentì le parole del suo migliore amico e, continuando a
tenere ben stretta la scacchiera fra le mani, non poté che farsi sfuggire un
sospiro di sollievo.
“Finalmente ti ho
trovato” affermò difatti, quasi rassicurata. Dall'altra parte, Ramses Shafiq
guardò di traverso la piccola grifondoro, tentando di capire per quale motivo
fosse così agitata.
“Sono qui, sempre e
comunque, fino alla fine dell'anno scolastico, ricordi?” tentò di scherzare
lui, cercando di risollevarle il morale, come faceva sempre da quando si erano
conosciuti sul treno per Hogwarts quel lungo giorno di undici anni fa. Da
allora erano diventati inseparabili, talmente tanto che il fratello gemello di
Ramses – Moses – ogni volta che li vedeva assieme diventava verde dalla gelosia
ed iniziava a fare scenate da pazzo senza precedenti. E la cosa si era acuita
col passare degli anni.
Ramses ancora se la
rideva se ripensava a tutte le piazzate che il gemello aveva fatto alla povera
Kat, facendosi detestare a morte dalla ragazza.
“Che hai da ridere?”
gli domandò lei.
“Niente” si affrettò
ad aggiungere lui “Piuttosto, dimmi, perché mi cercavi con tanta urgenza?”
Kathleen serrò di più
la stretta su quella scacchiera e gliela porse con un solo gesto scattoso.
“Per questo”
Ramses si avvicinò
all'oggetto, non capendo il perché turbasse tanto la ragazza. Insomma,
era solo un'antica scacchiera, niente di grave. Come poteva un oggetto così
piccolo scuotere così tanto il dolce animo di Kat-
Una scritta apparve di
punto bianco, preceduta da una luce violacea.
Ramses corrugò la
fronte, perplesso.
“Ma che ca-”
*
Scorpius Malfoy
“Bel tentativo,
Weasley, lo devo ammettere. Ma i tuoi capelli continuano comunque a fare schifo
come al solito”
Rose roteò gli occhi
al cielo.
E ti pareva che non
spuntava fuori Malfoy.
Si girò verso di lui
e, col sorriso più finto di tutti i tempi, cercò di replicare con educazione.
D'altronde, era pur sempre una signora e non si sarebbe mai abbassata al suo
livello.
“Non hai proprio
niente da fare, Malfoy, invece che commentare i miei capelli elettrici per via
del tempo?”
Per tutta risposta, il
biondo sorrise di rimando affermando un: “Assolutamente no” che fece
salire i nervi alla ragazza sempre di più.
Rose incrociò le
braccia al petto, guardandolo dall'alto in basso, facendo ridere di cuore il
diretto interessato dei suoi sguardi omicida.
“Ti faccio ridere, per
caso?”
“Vuoi una risposta
sincera o quella che ti piacerebbe ricevere, mia dolce Weasley?”
“Oh, allora è così che
fai cadere le donne ai tuoi piedi. Bel tentativo, ma sappi che con me non
attacca”
Scorpius sfoderò il
suo sorriso da predatore e, con lente falcate, dopo aver smesso di ridere, si
avvicinò alla grifondoro sfoggiando tutto il suo charme.
“Perché credi che ci
stia provando con te?” le domandò a due palmi dal naso, cercando di farla
arrossire a puntino come gli piaceva tanto.
Rose si irrigidì, ma
non voleva darla vinta a quella lurida serpe, così si raddrizzò le spalle e gli
rispose: “Non è quello che stai facendo, forse?”
Lui sogghignò scaltro
prima di affermare: “Oh, dolce Weasley, ti piacerebbe che ci provassi
con te, non è vero?”
Rose non ci vide più
dalla rabbia e gli mollò una cinquina in pieno volto. Era la prima volta che
mollava uno schiaffo, ma – a sua discolpa – Malfoy se l'era più che meritato.
Pagasse le
conseguenze delle sue azioni. Uno a zero per me, Malfoy!
Dopodiché si rigirò
nella sua precedente direzione e lo piantò in asso in mezzo al corridoio.
*
Moses Shafiq
“Maledetta Weasley!”
“Beh, amico,
lasciatelo dire: te le sei proprio andate a cercare” Gli occhi chiari di
Scorpius saettarono verso l'altro prima di incontrare quelli del suo pseudo
migliore amico – almeno molto in teoria – e sentenziare un:
“Grazie tante, Moses”
pieno di disprezzo.
A quel commento, il
serpeverde continuò a ridersela di gusto, provocando sempre di più il biondo
che aveva davanti.
“Hai finito di stare
lì impalato, sì o no?!”
“E' che proprio...
Davvero amico, io non capisco”
“Non capisci cosa
di preciso?”
“Puoi avere chiunque
ragazza in questo castello, lo sappiamo benissimo entrambi, eppure è da mesi
che sei entrato in fissa con solo una di loro... insomma, perché
fissarsi proprio con la santarellina Weasley? Non ha senso!”
“Proprio perché posso
avere chiunque, Moses. Mi piacciono le sfide, lo sai, e voglio dimostrare a pel
di carota che, nonostante lei tenti di fare la dura e di non cedere alle
mie avances, io sono più forte di lei e riuscirò a mandarla al tappeto!”
“Ah-ah. Se ne sei
convinto”
“Ma che ca-” la voce
inconfondibile del suo gemello attirò completamente l'attenzione di Moses. Il
ragazzo affilò gli occhi nello stesso istante in cui vide Ramses parlare –
ancora – con quella. Quella gatta morta di una Flower. Che cosa ci
trovasse in quel pomodoro ambulante, ancora doveva capirlo. Fatto sta che,
spesso e volentieri, Ramses preferiva passare del tempo con la ragazza
piuttosto che con il suo stesso gemello. E la cosa Moses non riusciva proprio a
digerirla.
Tutti sanno che tipo
di legame può esistere fra i gemelli: è una cosa indissolubile, più potente di
qualsiasi altra cosa e quasi impossibile da spezzare. Eppure quella ragazza era
riuscita ad instaurare un legame al tre tanto duraturo con Ramses, in così poco
tempo, che Moses davvero non riusciva a darsi pace. E sotto sotto, in realtà,
anche se faticava ad ammetterlo, Moses aveva solo paura che la rossa gli
portasse via ciò di cui aveva più caro al mondo: suo fratello Ramses.
Per questo non ci
pensò due volte e si avvicinò ai ragazzi quasi marciando.
“Bene, bene!” esordì
ad alta voce “Che cosa abbiamo qui?” strappò dalle mani della ragazza la
scacchiera ed iniziò a rigerarsela fra le mani.
“Ehy! Ma che modi
sono? Ridammela!” affermò Kathleen, stizzita.
“La vuoi nanerottola?
Vieni a prendertela!” rispose Moses di rimando, facendo diventare dello stesso
dei suoi capelli Kathleen nel giro di pochi secondi. Ma, per quanto la ragazza
cercasse di afferrare la scacchiera dalle mani del ragazzo, non ci riuscì
minimamente. D'altronde, sia Ramses che Moses erano di gran lunga più alti e
muscolosi di lei, quindi c'era da immaginarselo.
Ramses sospirò
esasperato e alla fine esclamò: “Avanti Mos, lascia stare quella scacchiera e
restituiscila a Kat”
“Kat, non avrà
proprio niente dal sottoscritto!”
“Non osare chiamarmi
in quella maniera, Shafiq!”
“Cos'hai, siamo suscettibili,
Kat?”
“Giuro che la prossima
volta che ci troviamo a duellare ti faccio il culo a strisce!”
“Sì, certo, ci crederò
quando lo vedrò” rispose Moses con tono di scherno. A quel punto Ramses si
decise ad intervenire e, visto che suo fratello era talmente distratto da non
prestare attenzione a niente che non fosse Kathleen, sfruttò quel momento per
strappargli di mano la scacchiera e riprendersela.
“Ma... ehy! Ramses da
che parte stai?! Sono tuo fratello!”
“Vero, ma stai anche
infastidendo la mia migliore amica dopo averle strappato dalle mani questo
oggetto. Cosa direbbe nostra nonna se sapesse che hai accantonato le buone
maniere da purosangue che ci ha insegnato da piccoli, per tirare un colpo basso
ad una ragazza, per giunta?”
Moses rabbrividì all’istante
al solo pensiero di Madame Nefertiri Shafiq che lo bacchettava per bene
per tale avventatezza. La loro nonna era una nobildonna fissata con l’alta
società e le buone maniere, per questo si era assicurata fin da quando erano
piccoli che tutti i suoi nipoti ricevessero un’educazione impeccabile, pagando
decine e decine di tutori provenienti da qualsiasi parte del globo. E tale
progetto aveva incluso anche loro talmente tanto da aver quasi traumatizzato a
vita Moses che, il solo pensiero di essere bacchettato nuovamente dalla donna,
gli faceva gelare il sangue nelle vene.
“Va bene, va bene, hai
vinto. Alzo le mani” commentò, infatti, il serpeverde più per pararsi il culo
piuttosto perché afflitto realmente dalla situazione.
Dal canto suo Kat
affilò i suoi occhi chiari per iniziare a guardarlo malissimo dall’alto in
basso, ed il suo sguardo non passò di certo inosservato al serpeverde il quale
la guardò male a sua volta.
Era palese a tutta
Hogwarts che quei due non si sopportavano proprio.
Ramses sospirò
profondamente, senza speranza, e cercò di riportare l’attenzione all’oggetto
che tanto l’aveva colpito poco prima: la scacchiera.
“Sentite” iniziò
“Invece di continuare a guardarvi come se foste due cani rabbiosi, che ne dite
di cercare di capire qualcosa di più riguardo questa scacchiera?”
“Che scacchiera?”
domandò il suo gemello leggermente confuso.
“Questa
scacchiera” Ramses gliela porse e, quando gli mostrò ciò che anche lui aveva
visto poco prima, la reazione fu più o meno la stessa.
“Ma che diavoleria è
mai questa?”
*
Mahoutokoro,
stesso istante…
Yurij Watanabe
Yurij prese un bel
respiro dalla sua sigaretta prima di rilasciare il fumo appena inalato nei
polmoni e lasciarlo libero di librarsi verso il cielo in tante strane forme.
Appoggiò i gomiti
sulla ringhiera del balcone della sua stanza ed iniziò a scrutare il cielo
notturno e tutte le stelle contenute al suo interno. Era sempre stato un amante
delle stesse, fin da quando ne aveva memoria. Spesso, quando era piccolo, suo
nonno lo portava in cima alla collina vicino casa sua, per ammirarle e per
insegnargli i nomi di tutte loro. L'orsa maggiore, l'orsa minore, la
costellazione dei pesci... tutte, nessuna esclusa.
Sorrise ricordando il
volto sereno di suo nonno mentre, cercando di fargli da maestro di astronomia,
lo incitava con pazienza a fare sempre di più; sempre del suo meglio in
qualsiasi situazione. Fosse stata imparare le stelle o vincere in un duello.
Suo nonno era davvero
una brava. Peccato che la morte l'avesse reclamato a sé prima del previsto,
lasciando un povero Yurij in balia a due genitori più ragazzini di lui.
Il ragazzo prese
un'altra boccata dalla sua sigaretta e, dopo pochi secondi, risputò il fumo
trasparente nuovamente libero di volare altrove. Poi guardò dietro di sé, verso
il comodino accanto al suo letto, indeciso ancora sul da farsi.
Quella stessa mattina
gli era stato recapitato un pacco a suo nome, un pacco che portava come
mittente proprio suo nonno, Akira Watanabe, nonostante lo stesso fosse morto
ormai da dieci anni. Per questo si era stranito fin dal principio e la lettera
che vi era stata allegata, recante la calligrafia del suo vecchio, non aveva
fatto che renderlo sempre più sospettoso. Soprattutto la frase finale: “Spero
che tu riesca a vincere e diventare Signore della Guerra come feci io alla tua
età”.
Ma vincere cosa? E
cosa significava quel diventare Signore della Guerra? In tanti anni che
era stato con lui, in tante estati che avevano passato insieme non gli aveva
mai raccontato niente di ciò che fosse presente nella lettera recapitatagli
quello stesso giorno. Per questo ancora non si era deciso ad aprire il pacco e
lo teneva sigillato sulla superficie del suo comodino.
Ethan
Blanc-Nelson
“Quella cosa finirà
per ucciderti, lo sai vero?”
La voce di uno dei
suoi migliori amici, nonché compagno di stanza, lo fece sorridere leggermente.
Ethan Blanc-Nelson era l’incarnazione vivente del bravo ragazzo. Sempre gentile
con tutti, sempre sorridente, sempre disponibile… eppure, quando gli si
iniziava a porgli delle domande riguardo la sua famiglia, cercava sempre di
sviare il discorso. Come se, in un certo qual modo, si vergognasse dei suoi stessi
genitori. E visto che anche Yurij non era di certo fiero della sua situazione
famigliare, aveva come intravisto dentro di lui una certa similitudine che
l’aveva fatto apprezzare sempre di più come persona. Per questo erano diventati
migliori amici fin da subito. Anche se il biondo passava più tempo a
bacchettarlo per il fumo che altro, ma vabbè, nessuno poteva essere perfetto al
cento per cento.
Prese un’altra boccata
dalla sua sigaretta, prima di spegnerla sul parapetto del balcone e buttarla di
sotto.
“Non vorrei essere
pesante, ma lo sai che così scopriranno che fumi, vero? Basterà trovare il
cadavere della cicca per risalire a chi è che fuma nella scuola, nonostante il
divieto”
Yurij rise di gusto.
“Il cadavere della
cicca? Merlino, questa sì che fa ridere. Non l’avevo mai sentita” e
continuò nella sua risata, trascinando involontariamente anche Ethan appresso a
sé.
“Beh, lo sai che so
essere molto poetico quando mi impegno, anche se si tratta di una sigaretta”
“Sì, lo so, per questo
sei uno dei miei migliori amici”
Continuarono a ridere
per un altro po’ e a chiacchierare del più e del meno, fino a quando, almeno,
Ethan non riportò l’attenzione al pacco che Yurij aveva ricevuto quel giorno.
“Secondo me dovresti
aprirlo. Alla fine, se ci pensi, è una sorta di eredità che tuo nonno si è
assicurato che tu ricevessi il giorno dopo il tuo compleanno, come da sue
disposizioni nella lettera”
“Lo so” Yurijj
sospirò.
“Allora che aspetti ad
aprirlo?”
“E’ che… non ti sembra
strano? Insomma perché proprio il giorno dopo che ho raggiunto la maggiore età
magica mi viene recapitato questo pacco? Che cosa contiene veramente al
suo interno? E soprattutto, perché non me ne ha mai parlato prima? Ci sono così
tante domande, ma così poche risposte…”
Gli occhi azzurri di
Ethan squadrarono per bene il ragazzo alla sua destra.
“Beh…” iniziò dopo
averci pensato per bene “Se non apri il pacco non saprai mai niente e le tue
domande rimarranno sempre senza risposte. Aprendolo, invece, potrai almeno
cercare di capire il perché lui ne fosse così entusiasta nella lettera. Almeno,
così, forse, avrai alcune risposte. Ma se non agisci mai, non lo saprai mai”
Ed anche questo era
vero.
Yurij sospirò ancora,
si resse la fronte con una mano ed iniziò a guardare il vuoto sotto di sé,
oltre le onde dell’oceano che circondavano la scuola di Mahoutokoro. Rifletté e
ripensò alle parole di Ethan e, nonostante una parte del suo io non volesse
sapere cosa contenesse il suo pacco al suo interno – forse per paura – l’altra
parte di lui non vedeva l’ora di aprirlo ed esplorare tutto il contenuto che
suo nonno gli aveva descritto nella lettera.
Ci pensò sù per bene,
ma alla fine una delle due parti ebbe il sopravvento sull’altra.
“E va bene, apriamo
questo pacco”
Angolo
Autrice:
Bonjour a tutti!
Chiedo perdono per il
ritardo del capitolo, ma sto passando un periodo dove la voglia di scrivere non
è molta, quindi anche questa storia ne ha risentito. Mi spiace. Spero possiate
perdonarmi, soprattutto anche se il capitolo non è dei migliori. Stiamo solo
all’inizio, ma spero di procedere per bene nella storia, quindi perdonate se
alcune parti saranno più lente di altri.
Come
vedete (chi se lo ricorda) Mirabelle fa solo una piccola entrata in scena ed al
suo posto ho deciso di mettere un altro personaggio, Ja’far (in onore al figherrimo
cattivo Disney per cui avevo una cotta da piccola assieme a Scar del Re
Leone, ehm, coff-coff).
Inoltre ho deciso di
inserire anche una coppia “base” (Rose-Scorpius, che ho sempre amato) all’interno
della storia, per chi magari volesse leggere anche di loro, ecco.
Gli
altri personaggi compariranno più avanti, quindi se non li vedete qua, non
preoccupatevi. Ci sono!
Detto ciò, vi auguro
un buon week end <3
Alla
prossima, Baci, Vic ^^