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Autore: Yuphie_96    29/06/2020    2 recensioni
~ Seguito di 'Il Portiere ha Fatto Goal', che a sua volta è il seguito di 'Non Senti la Mancanza?' ~
In questa storia vediamo le vicende della famiglia Wakabayashi/Ozora.
Tsubasa e Genzo riusciranno a stare dietro al frutto del loro amore o sarà più facile, per loro, giocare una partita di calcio?
Essere genitori non è semplice, ma non lo è neanche essere l'erede di due calciatori famosi!
Riusciranno, tutti e tre, a sopravvivere a quella partita piena di sorprese che è la vita?
Genere: Comico, Omegaverse, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg
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L'angolino stavolta è in fondo al capitolo ~.
Buona lettura a tutti ~♥.



 

Era circondato.
Giornalisti, paparazzi, fan.
Gli occhi neri di Tsubasa scorrevano velocemente sui volti di tutte quelle persone intorno a se e ai suoi compagni di squadra, in cerca di un verde smeraldo tanto caro.
Fu la proprietaria di quegli occhi, però, a trovarlo per primo e a gettarsi tra le sue braccia.
Incurante dei giornalisti che iniziarono subito a fare domande, dei paparazzi che presero la palla al balzo per iniziare a scattare foto a madre e figlia, Hime si strinse al petto della sua mamma, sospirando piano e lasciandosi cullare dal suo odore di vaniglia.
Ozora le abbracciò le spalle con il braccio libero e se la strinse forte contro, prendendosi qualche istante per godersi quell’abbraccio, prima di iniziare a seguire i compagni fuori dall’aeroporto, sempre abbracciato alla figlia, che non aveva nessuna intenzione di lasciare tanto facilmente.
Gli si era spezzato il cuore, al centrocampista, quando – rispondendo alla chiamata della figlia qualche giorno prima – l’aveva sentita in lacrime e disperata, ed era andato in piccoli pezzi quando – una volta chiuso con lei – era stato chiamato anche dal suo portiere, confuso e disperato quanto la loro principessa, il suo primo pensiero era stato quello di raggiungerli immediatamente ma non aveva potuto, gli allenamenti lo avevano costretto a Barcellona, ma per fortuna era in programma una partita Bayern Monaco – Barcellona, così aveva dovuto attendere pochi giorni prima di raggiungere la sua famiglia.
Sospirò, l’omega, facendo un leggero cenno con il capo a Rivaul e al mister, li avrebbe raggiunti sul pullman più tardi, prima doveva pensare alla sua bambina.
Bambina che non era più, ormai, pensò guardandola salutare il brasiliano mentre quello le accarezzava la testa coperta dal cappellino bianco – rubato, molto probabilmente, a Genzo -, che Hime aveva messo per non farsi riconoscere subito.
Aveva diciotto anni, era una giovane donna.
E aveva trovato il suo compagno.
Tsubasa non aveva dubbi, su questo.
Quando si era fatto raccontare al telefono perché stesse piangendo in quel modo, Hime gli aveva confessato tutto quanto: cos’era successo durante l’incidente di Anja, cosa aveva pensato durante la settimana in cui si era isolata nei suoi pensieri e cos’era accaduto durante il servizio fotografico, lui aveva ascoltato il tutto in silenzio, aveva ascoltato i suoi pensieri, le sue domande, le sue paure ed era arrivato ad una conclusione talmente naturale, che si era chiesto com’era possibile che non ci fossero arrivati anche loro.
Hime aveva trovato il suo compagno.
Doveva ammetterlo, il centrocampista, lui aveva sempre pensato che sarebbe stato un’omega o un altro alpha come  lei, non avrebbe mai immaginato che invece fosse un beta… e che quel beta fosse proprio Karl Heinz Schneider, Kaiser di Germania e capitano della nazionale tedesca.
Che strani scherzi faceva il destino, a volte.
Il compagno di sua figlia si era rivelato essere un uomo con il doppio dei suoi anni, amico e rivale dei suoi genitori.
Ma non sarebbe stato un problema, pensò sciogliendo l’abbraccio che ancora li univa.
Le accarezzò una guancia mentre Hime lo guardava con i suoi occhioni verde smeraldo pieni di preoccupazione.
“Andrà tutto bene”

“Andrà tutto bene”
Ripeté Tsubasa, stavolta al suo amato portiere.
Mancava ancora un’ora alla loro partita, e il centrocampista ne aveva approfittato per raggiungerlo e per parlare anche con lui, prima che andasse negli spogliatoi a cambiarsi.
“L’ho fatta piangere”
Ripeté, a sua volta, Genzo, seduto per terra e con la testa tra le mani.
“Sono un pessimo padre”
“Sei un ottimo padre, invece”
Lo corresse Tsubasa, inginocchiandosi tra le sue gambe e prendendogli il volto tra le mani.
“Nonostante la rabbia hai mantenuto la promessa che le avevi fatto, non hai interrotto il servizio fotografico, hai aspettato anche se stavi morendo dentro e sono orgoglioso di te, per questo”
“Ma Hime-“
“Hime non piangeva per come hai reagito, era solo confusa da tutto quello che le stava succedendo, sai, non credo che avesse programmato di baciare Schneider mentre stavano lavorando”
Cercò di buttarla sul ridere, il centrocampista, ma quello che ottenne dall’altro fu solo un lungo sospiro mentre poggiava la fronte contro la sua.
“Credo di capire, adesso, cosa provavano tuo padre e Roberto quando ci vedevano insieme”
“Mi stai dicendo che hai in mente di far dormire Karl sul divano?”
“Mah… potrebbe essere un’idea da tenere in considerazione per il futuro”
Borbottò Genzo, facendo ridere piano il compagno.
“Credi davvero che andrà tutto bene?”
Chiese, poi, il portiere, guardando il suo omega negli occhi.
Tsubasa annuì, lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra.
Avevano già fatto dei passi avanti: nei giorni in cui era dovuto rimanere a Barcellona, lui e Hime avevano parlato al telefono più volte, la ragazza aveva ascoltato il pensiero a cui era giunto la madre ed aveva dovuto fare nuovamente i conti con l’idea del legame e la prospettiva di aver trovato il suo compagno – per 17 tranquilli anni non le era capitato niente a Barcellona, pochi mesi a Monaco e quella era già la seconda volta, dannata lei quando aveva deciso di seguire il padre! -.
Se era arrivata a una decisione, Tsubasa questo ancora non lo sapeva, perché nelle ultime chiamate la loro principessa aveva evitato l’argomento.
In compenso era finalmente riuscito a tranquillizzare il suo portiere - il quale si era disperato per giorni credendo di aver ferito la figlia - parlandogli faccia a faccia, ma soprattutto, Genzo sembrava aver accettato l’idea di vedere l’amico e la figlia insieme, arrivando quasi a scherzarci sopra, e quello poteva essere già considerato un piccolo traguardo.
Per arrivare a quello vero, però, di traguardo, mancavano dei passi.
Passi rappresentati dall’attaccante che uscì in quel momento dagli spogliatoi, attirando l’attenzione dei giapponesi su di sé.
Calò un silenzio imbarazzante tra i tre, mentre Karl osservava sorpreso e imbarazzato Genzo e Tsubasa, e Genzo e Tsubasa osservavano Karl con attenzione.
“…Io…”
Iniziò il tedesco, ma poi decise di lasciar perdere, scuotendo la testa e dando loro le spalle.
“Ci vediamo al tunnel”
Li salutò, iniziando ad allontanarsi.
Wakabayashi sospirò, recuperando il cappellino che si era tolto per calarselo con forza sul volto, esasperato.
“Sarà una delle peggiori partite della nostra vita”
“Abbiamo sopportato di peggio”
Disse Ozora, sorridendo, alzandogli il cappellino così da poterlo guardare negli occhi e fargli l’occhiolino.
“Lascia fare a me, ci penso io al Kaiser”

Tsubasa fu di parola.
Durante la partita, sfruttò ogni occasione per andare contro l’attaccante tedesco, che fosse lui ad avere il possesso della palla oppure l’altro non importava, il centrocampista gli andava contro senza esitazione, destabilizzando il biondo più di quanto già non fosse.
“Sai, non stai facendo una bella figura”
Lo riprese l’omega, dopo aver passato la palla a Rivaul che avanzò velocemente verso l’area della porta, dove Genzo lo aspettava.
Karl non rispose, fece solamente una smorfia quando vide il brasiliano fare goal.
“Credi davvero che te la lascerò, se continui così?”
“Cos-?”
“L’ho tenuta dentro di me per nove lunghi mesi, Schneider, Hime è mia figlia e mi rifiuto di lasciarla a uno smidollato, come stai dimostrando di essere in questo momento, che tu sia il compagno destinato o meno”
Disse Tsubasa con tono duro, guardando l’altro negli occhi azzurri con i suoi estremamente seri, cercando di smuoverlo dalla sua insicurezza.
“Se davvero vuoi avvicinarti a lei, se anche solo una piccola parte di te pensa che ci possa essere un futuro per voi… allora dimostramelo, perché altrimenti la riporto in Spagna con me e farò in modo che non vi possiate vedere mai più”
Continuò l’omega, facendo sgranare gli occhi al beta.
“Asp-!”
Ozora non lo lasciò finire di parlare, lo superò dandogli una leggera spallata e andò incontro a Rivaul per dargli il cinque per il goal.
Schneider lo guardò qualche secondo, poi spostò lo sguardo su Genzo, e dal portiere lo riportò nuovamente al centrocampista.
Forse avrebbe dovuto arrendersi… lasciare che Tsubasa riportasse Hime a Barcellona, magari se non si fossero più visti sarebbero potuti andare avanti – tutti – come se niente fosse successo, Hime avrebbe trovato un compagno adatto a lei, della sua età, più giusto di lui che per anni era andato avanti senza sentire il bisogno di legarsi a nessuno, lui si sarebbe scusato con Wakabayashi, avrebbe recuperato il loro rapporto basato sulla fiducia e amicizia reciproca, e avrebbe aspettato la nuova, fugace, avventura.
Probabilmente era la cosa più giusta da fare.
Allora perché sentiva una stretta soffocante al cuore, al solo pensiero di non poter più vedere quegli occhi verde smeraldo?
Perché sentiva il suo orgoglio e il suo istinto spingerlo ad accettare la sfida lanciatagli dall’omega?
Cosa gli aveva chiesto di fare, infondo, quest’ultimo? Doveva solo fare quello che sapeva fare meglio, ovvero giocare a calcio, vincere.
Vincere… per Hime?
Aveva passato la vita tra un’avventura e l’altra, in attesa che arrivasse lei a sconvolgergliela?
Si diede una manata in fronte, Karl, dandosi dell’idiota, non era da lui farsi domande del genere, lui non credeva nel legame… eppure…
“Genzo!”
Wakabayashi sussultò e per poco non gli scappò la palla dalle mani quando riconobbe la voce che lo aveva chiamato, il suo sguardo trovò subito la figura bionda che teneva un braccio alzato.
“Lanciami la palla, ci penso io a recuperare!”
Urlò, ancora, Karl.
Il portiere sorrise.
“Vedi di farlo, altrimenti questa non te la faccio passare!”
Urlò a sua volta, lasciando andare il pallone per calciarlo nella sua direzione.
Grazie agli scambi di passaggi che fece con Levin e Sho, il Kaiser riuscì a segnare e quindi pareggiare.
“Non voglio sentire lamentele, quando verrò a prenderla”
Disse a Tsubasa, ricambiando la leggera spallata di prima.
Il centrocampista sorrise.

“Quindi eri qui”
Mormorò Karl alla ragazza seduta per terra, vicino alla porta degli spogliatoi del Bayern, dove aveva trovato i suoi genitori prima che iniziasse la partita.
Partita che era finita con un pareggio – 2 a 2 -, non un risultato soddisfacente dal punto di vista calcistico, ma era stato abbastanza per ricevere un cenno da parte di Tsubasa – gli aveva lasciato anche una pacca sulla spalla, prima di andare ad abbracciare il suo portiere -.
“Sei rimasta qui tutto il tempo?”
Le chiese, l’aveva cercata con lo sguardo, una volta finita la partita, ma non era riuscito a trovarla.
Hime scosse leggermente la testa, osservandolo con la coda dell’occhio e stringendosi le gambe al petto.
“Ero sugli spalti dedicati al Barcellona”
“In partite del genere, non dovresti essere neutrale?”
La piccola Wakabayashi gli lanciò un’occhiataccia e il Kaiser rise.
No, avrebbe fatto sempre il tifo per la madre, a prescindere dall’avversario.
“Mi sembra giusto”
Bisbigliò, mettendosi davanti a lei e porgendole la mano.
“Credo proprio che io e te dovremmo parlare”
Hime osservò quella mano tesa verso di lei, sembrò indecisa ma alla fine l’afferrò – annuendo - e si lasciò tirare in piedi.
Le mani restarono intrecciate, mentre si allontanarono verso un posto più isolato.
“Ti prego, ripetimi che sono un bravo padre”
Borbottò Genzo, osservando i due allontanarsi, stringendo la presa sulle spalle del compagno.
“Perché, seriamente, ho una voglia insana di correre da loro per separarli”
“Mi preoccuperei del contrario”
Rise Tsubasa, dandogli un bacio sull’angolo della bocca.
Il portiere catturò nuovamente la sua bocca subito dopo che si staccò, gli aveva fatto un goal, un bacio era il minimo che poteva dargli come risarcimento.


Rividero la loro principessa solo la sera.
Hime aveva un grosso sorriso stampato in volto e li abbracciò entrambi, felice.
Come aveva detto Tsubasa, alla fine, era andato tutto bene.





 

Angolino della Robh: Buonasera a tutti ~♥
Ohibò, mi fa strano pensare che questo è l'ultimo aggiornamento per questa storia... mi fa quasi piangere... la mia bambina ç.ç *Serè le passa i fazzoletti e parte la valle di lacrime*.
Ma cerchiamo di rimanere seri!... Cosa che mi capita già di per se raramente >.>''', insomma veniamo al capitolo e alla fine della storia, immagino che nessuno si sarebbe aspettato un finale del genere, e molti si chiederanno alla fine che hanno deciso Karl e Hime, ebbene ve lo dico io, si sono messi insieme, ovviamente (perchè, dopo tutti i casini combinati non potevano non farlo xD), e adesso vi spiego come mai ho voluto fare il finale un po' così.
Semplicemente, perchè la storia ruotava intorno alla famiglia Wakabayashi/Ozora.
Il mio intento è stato, fin dall'inizio, quello di raccontare le vite di Genzo e Tsubasa con l'aggiunta di Hime, la loro figlia inventata da me grazie a quella bellissima cosa che è l'omegaverse, andando avanti con altri capitoli, la storia si sarebbe sicuramente concentrata di più solo su Karl e Hime, e la cosa non mi piaceva troppo, così ho voluto farla finire così... non odiatemi, sono solo un'autrice che voleva vedere realizzato il sogno della sua otp affigliata ç.ç .
Ora passiamo alla fiction in generale, devo dire che mi è piaciuto molto scriverla, mi sono divertita mentre lo facevo, e devo dire che Hime è venuta fuori proprio come l'avevo immaginata, quindi non posso essere più soddisfatta di così ^^.
Non so se scriverò altro su di lei, però, ma posso dirvi che se succederà... non la metterò di nuovo con Karl xD, non guardatemi male, a dire il vero ho scelto il Kaiser solo per due motivi, il primo è perchè mi serviva creare un qualche genere di scompiglio in famiglia (e per questo le opzioni per il fidanzato di Hime erano o Schneider o Misaki) e il secondo... è che mi sembrava di aver creato già troppi oc >.>'''', comunque, nella prossima, se mai ci sarà, Hime avrà un fidanzato diverso... volendo saprei già chi, visto che ho già creato i bimbi per le altre coppie che mi piacciono >.>'''', abbiate pietà, so già da sola di essere irrecuperabile xD.
Che altro dire, ringrazio chiunque abbia recensito, letto o aggiunto la storia alle preferite/seguite/da ricordare, mi avete fatta tutti immensamente felice sappiatelo ~♥.
Ci si vede alla prossima storia! ~

Baci, Robh ~♥


   
 
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