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Autore: ChiarainWonderland    26/12/2020    1 recensioni
Rose Weasley potrebbe passare come una semplice adolescente con i tipici problemi di un adolescente nella media. La scoperta di particolari oggetti di antiquariato, però, potrebbe stravolgere le carte in tavola e rivelare antichi segreti celati per lungo tempo. Se ci aggiungiamo una leale migliore amica, una famiglia non proprio tra le righe, un nemico che non è poi un vero e proprio nemico, un cugino impiccione e una famosa scuola di magia e stregoneria, le cose non possono fare altro che peggiorare.
* * *
"Rose sapeva di non potersi ritenere la figlia migliore del mondo. Per quanto somigliasse a sua madre, alcune cose erano proprietà esclusiva del suo carattere, procrastinamento cronico incluso."
"Ad un certo punto una bancarella di un venditore ambulante attirò l'attenzione di Rose, che si avvicinò per osservare le cianfrusaglie esposte. C'erano vecchi orologi incantati, vari oggetti di antiquariato, fotografie magiche di persone vissute secoli prima e molto altro ancora."
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO VENTIDUESIMO

VOCI DAL MINISTERO  


Il vento ululava selvaggio quando avevano osato mettere piede fuori dalle mura del castello. Samantha non si era dimostrata entusiasta e aveva cercato di dissuadere le amiche per tutta la durata delle lezioni, ma l’ultima intenzione di Rose era quella di cedere. Lei stessa rabbrividì non appena affondò un piede nella neve, maledicendo il suo buon cuore. Ma era da settimane che non passava a trovare Hagrid. Nessuno si premurava di andare a trovarlo, con quel freddo. Immaginava il mezzogigante da solo, seduto nella sua enorme poltrona a osservare il castello da una delle finestre della sua capanna, e una stretta le teneva in ostaggio il cuore. Così aveva trascinato le amiche con lei, grata di aver trovato resistenza solo in Samantha, con la sua radicata paura verso il guardiacaccia e il suo odio per il clima freddo. Isabel, al contrario, si era limitata a scrollare le spalle dichiarandosi ben lieta di tenere compagnia a Hagrid. E ovviamente Alice non avrebbe mai rifiutato una passeggiata nella sua adorata neve. Così la questione era stata chiusa.

«Si gela qui fuori» disse Samantha. Si strinse il mantello attorno al corpo e stette ben attenta a non scivolare su un tratto ghiacciato di sentiero. Il cappello di lana le scivolò sulla fronte a seguito di un alito di vento particolarmente forte, e il sibilo che lo accompagnò rimandava all’eco di una risata – quasi si stesse prendendo gioco di lei.

«Forza, ormai ci siamo» la incoraggiò Rose. La capanna di Hagrid si stagliava nel bianco totale, contrastando con il grigio mutevole delle nuvole. Il sole stava tramontando e la luce invitante che proveniva dall’interno del casolare proiettava le ombre delle finestrelle sulla neve. La porta d’ingresso era adorna di una grossa e selvaggia ghirlanda di abete, decorata da nastri rossi e campanelli che tintinnavano sinistri. Isabel arrivò per prima sulla soglia e bussò.

«Ma chi… a quest’ora… Artiglio, attento!» esclamò una voce profonda, e un rumore sordo fece capire alle ragazze che qualcosa di pesante era caduto, «arrivo, un attimo!»

Un maneggiare frenetico di chiavi e lo scatto di una serratura accompagnarono la porta che si aprì, permettendo alla sagoma scura di Hagrid di apparire nella mezzaluna di luce. «Voi?! Che ci fate qui a quest’ora, voi?»

Ma non poté aggiungere altro poiché Artiglio, il suo cucciolo di danese, gli sgusciò tra le gambe e saltò addosso a Isabel, alzandosi sulle zampe posteriori per leccarle meglio la faccia. La neve lo costringeva in casa, mentre solitamente preferiva girovagare per il parco del castello. L’unico posto dove non osava avventurarsi era la Foresta Proibita perché, nonostante fosse già grande come un cucciolo d’orso, aveva paura della sua stessa ombra.

«Siamo venute a trovarti» rispose semplicemente Rose. Diede due pacche affettuose a Hagrid, sul punto più alto del braccio che riuscì a raggiungere, mentre quest’ultimo tentava di rabbonire Artiglio. «Non ti disturbiamo, vero?»

Il volto di Hagrid si distese in un sorriso così ampio da formare delle rughette attorno agli occhi. «No» disse, «ovvio che no».

L’interno del casolare era zeppo di addobbi per la maggior parte grezzi e male accostati, molti dei quali creati dalle mani stesse del mezzogigante, ma l’ambiente risultava nell’insieme accogliente e familiare. Sulla mensola sopra il camino erano appesi dei sonagli d’argento che riflettevano il rosso delle fiamme. In un angolo si stagliava quella che doveva essere la cima di un gigantesco abete, agghindata alla meno peggio con ghirlande probabilmente sgraffignate dalle scorte della scuola. Rose fissò la gabbia che giaceva a terra, identificandola come la probabile causa del tonfo che aveva avvertito poco prima.

«È bello che almeno tu abbia addobbato per Natale» commentò Alice mentre si arrampicava sulla poltrona verde smeraldo che occupava di solito, «il castello è completamente spoglio».

Isabel prese posto accanto ad Alice, in bilico sul bracciolo della poltrona, rischiando di finire gambe all’aria quando Artiglio le saltò in grembo. Rose aveva occupato una delle sedie e appoggiato i gomiti sul tavolo, mentre Samantha si accontentò di uno sgabello di rami intrecciati.

Hagrid si passò una mano dietro al collo, forse consapevole della semplicità delle decorazioni. Il pensiero sembrò tuttavia abbandonarlo quando disse: «Oh, non rimarrà spoglio per molto! Domani porto gli alberi in Sala Grande».

«Davvero?!» esclamò Alice estasiata, «era ora!»

Hagrid scoppiò in una risata sincera, poi le invitò tutte e quattro a cena con il pretesto di aver cucinato la sua ricetta migliore. Rose si disperò al pensiero degli ormai conosciuti biscotti rocciosi alle gocce di cioccolato, ma quando Hagrid aprì il forno fu costretta a ricredersi: uno squisito profumo di pollo arrosto le arrivò alle narici.

«Da quand’è che sai cucinare?» chiese Isabel. Se anche Hagrid si accorse della velata insinuazione che i suoi piatti in genere non fossero commestibili, non lo diede a vedere. Oppure, pensò Rose, era più probabile che non se ne fosse proprio accorto.

«Questa ricetta mi ci viene sempre bene. Uso un ingrediente speciale per evitare che la carne si secca nel forno» spiegò Hagrid. Staccò una coscia dal pollo e la lanciò verso Artiglio, il quale scese con un balzo dal grembo di Isabel per divorare la cena. «Quindi, restate?»

Al suono di “ingrediente speciale” le Grifondoro si lanciarono un’occhiata allarmata. Rifiutarono in modo cortese l’offerta, sostenendo di non voler disturbare ulteriormente e che avrebbero mangiato in Sala Grande. Hagrid alzò le spalle e si servì un’abbondante porzione di arrosto. Ci volle poco affinché l’atmosfera si riscaldasse grazie alla sua parlantina facile.

«…e quindi, il povero Jamie ci è rimasto male?» chiese divertito. Ovviamente l’argomento della conversazione era virato ben presto sul Quidditch e, in particolare, sulla partita che si era disputata il sabato precedente.

«Direi parecchio, considerando che si nebulizza appena un membro della squadra gli si avvicina troppo» concordò Rose. «Merlino, non ha ancora programmato i prossimi allenamenti! Millie mi ha detto che sta ignorando addirittura Penelope».

«Penelope… Nott?» Hagrid strabuzzò gli occhi.

«Sì, si stanno frequentando».

«Magari Albus può parlargli. Insomma, è pur sempre suo fratello. Anche se Serpeverde».

Ad Alice scappò uno sbuffo a metà tra il divertito e il rassegnato. «Potter!? È troppo impegnato a vantarsi della vittoria nei corridoi con la sua ragazza».

«Vedo che con Albus e Malfoy non vanno ancora d’accordo» disse Hagrid a Samantha e Isabel, che si limitarono ad annuire.

«Io la chiamo indifferenza reciproca» lo corresse Alice con un dito alzato, «noi ignoriamo loro e loro ignorano noi. Il castello è abbastanza grande da non incrociarli all’infuori delle lezioni».

«Parla per te» intervenne Rose, che all’improvviso pareva invecchiata di dieci anni, «tra due giorni ho un incontro del Lumaclub che non sono riuscita a evitare. E Albus sarà presente».

Alice le picchiettò la spalla in un gesto di conforto. «Magari se t’impegni riesci a convincerlo a parlare con James».

«Come quando mi avevi chiesto di scoprire se fosse a conoscenza della cotta che hai per lui?» scherzò Rose, «non ero riuscita a introdurre l’argomento che avevamo già iniziato a litigare». Alice aprì la bocca, indignata, ma la richiuse un istante dopo.

«Forse è solo preoccupato» pigolò Isabel. Era rimasta zitta fino a quel momento, e la sua espressione suggeriva che fosse arrivata a una conclusione dopo una lunga riflessione.

«Chi, Albus?»

Isabel scosse la testa. «No, James. Potrebbe essere nervoso per altre ragioni. Per i suoi genitori, ad esempio».

«Che cosa intendi?» scattò subito Rose, raddrizzando la schiena. Il suo tono di voce tradì una nota di panico.

«Tranquilla, niente di grave. Solo che… oh, e va bene. Penso che i vostri genitori non ve l’abbiamo detto per evitare di allarmarvi inutilmente, ma sapete che io e mio padre ci confidiamo tutto. Ebbene, ieri ho ricevuto una sua lettera e, oltre alle solite chiacchiere, ha scritto di come vanno le cose al Ministero. Sembrerebbe che ci sia un’atmosfera… movimentata».

«Sarà per la storia dei venditori ambulanti e degli artefatti oscuri» ipotizzò Alice.

Isabel scosse di nuovo la testa. «Ci sono delle voci secondo cui il Ministro abbia intenzione di dimettersi».

«E tutto il Ministero è in subbuglio per questo? Ehi Weasley, tua madre potrebbe tentare di ottenere la carica un’altra volta!» ribatté Alice, la voce pregna di sarcasmo. Rose stava per precisare che sua madre non aveva la benché minima intenzione di essere rieletta, quando Alice la precedette: «Ma dai, i Ministri si dimettono in continuazione!».

«Non si tratta solo di questo, Alice. È l’insieme degli eventi che ha creato scompiglio. Prima la magia oscura a Diagon Alley, ora le possibili dimissioni del Ministro, per lo più immotivate. Non puoi affermare che tutto ciò non sia strano» dichiarò Samantha. La sua sentenza fu un getto di acqua gelata che raffreddò la spensieratezza natalizia. Rose maledisse per quella che doveva essere la millesima volta il talento dell’amica per le verità scomode.

Poi pensò al medaglione e lanciò un’occhiata ad Alice. Non riuscì a farne a meno, nonostante dopo la scoperta riguardante Georgiana si erano trovate d’accordo nel prendersi qualche giorno di pausa dalle ricerche. In questo modo avrebbero sia evitato ulteriori sospetti di Madama Wells, che le vedeva sempre in Biblioteca a confabulare, sia guadagnato tempo per riflettere e raccogliere le idee. E infatti non solo Alice non ricambiò il suo sguardo, ma alzò gli occhi al cielo infastidita. Rose avvertì il suo stomaco stringersi dall’amarezza: in fondo al cuore lo sapeva. Sapeva dell’onnipresente speranza di Alice di poter abbandonare quella questione, una volta per tutte. Oh sì, Rose lo vedeva – quando Alice cercava scuse per evitare la Biblioteca, oppure dall’espressione scettica che indossava ogni volta in cui facevano un piccolo passo in avanti – ed era consapevole che l’amica la sosteneva solo perché era leale e gentile e tutto ciò che una vera amica dovrebbe essere. Ma Rose non poteva rinunciare al medaglione e a Georgiana. Non poteva e non voleva. Ogni volta che per un attimo contemplava l’opzione di mandare tutto al diavolo, una vocina nella sua testa la costringeva a cambiare idea.

E infatti, solamente due giorni dopo, tirò fuori l’argomento in Sala grande durante la colazione. Era un freddo giovedì mattina e minuscoli fiocchi di neve cadevano dal soffitto incantato, sciogliendosi a metà della loro discesa. Come promesso da Hagrid, dodici mastodontici abeti ai due lati della sala esibivano decorazioni d’oro, d’argento e di cristallo. A Rose non sfuggì l’espressione raggiante di Alice e l’assenza di Samantha e Isabel, ancora in Dormitorio. Decise di approfittarne per introdurre varie ipotesi e dubbi: come previsto Alice non si lamentò e tentò il più possibile di dimostrarsi partecipe, da amica leale qual era, ma era chiaro che il suo umore si fosse guastato.

«Bè, la prima domanda che sorge spontanea riguarda il runico scandinavo. Perché è stata usata proprio questa lingua? Ma poi sono arrivata da sola alla risposta, che è abbastanza ovvia. Si tratta di un alfabeto poco noto, difficile e raro da trovare. Nemmeno la Nerivir sa tradurlo senza un sillabario, e non conosco una persona più esperta di rune di lei».

«E quindi?» chiese Alice mentre masticava un biscotto.

«E quindi» continuò Rose, «chiunque ne faccia uso non vuole essere scoperto o ha segreti da nascondere. D’altronde c’è un motivo se con le rune scandinave venivano scritti messaggi segreti e in codice».

Alice continuò a masticare. Poi aggrottò le sopracciglia, come se le fosse venuto in mente qualcosa. «Siamo sicure che la Georgiana sull’albero genealogico sia proprio la nostra Georgiana?»

«Le date di nascita e di morte coincidono con quelle che avevamo trovato sul giornale: 1949 e 1973».

«Giusto… allora deve essere proprio lei».

«Già, e a proposito del giornale, non capisco il motivo per cui nell’articolo non c’è scritto che Georgiana facesse parte dei Rowle. Si tratta pur sempre di una famiglia importante, quindi perché mai chiamarla con il cognome del marito?»

Alice alzò le spalle, ma quando aprì la bocca per rispondere due voci provenienti dalla porta a battenti la sovrastarono. Rose le riconobbe subito e strabuzzò gli occhi dalla sorpresa. Erano Molly e Lorcan. Che si urlavano addosso.

«Non me ne frega un emerito accidente che ora tu voglia parlare! Ti sei già espresso a riguardo l’altra volta…»

«L’altra volta!? Ma se non mi avevi dato neanche il tempo di reagire!»

«Bè, sono passati due mesi, Lorcan, due mesi! Non sei venuto a parlarmi, non mi guardavi in faccia! Cosa avrei dovuto pensare, per Merlino!?»

«Prova a metterti nei miei panni! Avevo appena scoperto che la ragazza di cui sono innamorato è…»

«È COSA, LORCAN?! È COSA?!»

Lorcan s’interruppe di botto, passandosi imbarazzato una mano dietro al collo. «Insomma… hai capito».

Molly strinse gli occhi. Anche a quella distanza Rose vide che erano colmi di lacrime non versate. «Non riesci neanche a pronunciarlo» constatò la Corvonero, la voce più bassa di un tono.

«I-io… Molly, sai che non potrei mai…» iniziò Lorcan, ma Molly era già corsa via verso il tavolo dei Serpeverde. Millie doveva aver assistito a tutta la scena, poiché si alzò per accoglierla tra le braccia. Alice si mosse sulla panca come se volesse alzarsi a sua volta per raggiungerla, ma Rose la fermò con un braccio.

«Lasciamo loro un po’ di spazio» mormorò, «con Molly parleremo più avanti». Sentiva ancora la voce della cugina rimbombarle nelle orecchie: non l’aveva mai vista così, con le guance rosse dalla rabbia, gli occhi vividi e lucidi e la voce sicura e piena di rancore. Era la prima volta che la vedeva urlare. Rose si guardò intorno, appurando che tra il casino generale pochi avevano seguito la discussione. Il fatto che lei e Alice fossero sedute vicino al portone le aveva permesso di udire ogni parola. E ora aveva finalmente una vaga idea di cosa fosse accaduto di così grave da portare due migliori amici a ignorarsi per mesi.

«Sbaglio o Lorcan ha indirettamente detto che è innamorato di Molly?» chiese Alice.

«Non sbagli» confermò Rose. Si girò un’ultima volta verso il tavolo dei Serpeverde prima di uscire dalla sala per incontrare Sam e Isabel e recarsi a lezione.

La giornata scolastica trascorse lenta ma, con l’incontro del Lumaclub che si profilava all’orizzonte, per Rose avrebbe potuto durare per sempre. Al termine delle due ore di Pozioni Lumacorno le indirizzò uno sguardo particolarmente compiaciuto, esprimendole la gioia che provava ad averla con gli altri e il lieto sollievo nello scoprire che impegni di Quidditch non le aveva precluso di partecipare. Rose maledisse mentalmente James. Erano passati giorni e non si era ancora fatto sentire. “Se si fosse deciso a programmare gli allenamenti” pensò, “magari avrei avuto una scusa per evitare questa pagliacciata”. L’unica nota positiva della giornata si presentò con Evan. Le Grifondoro lo incrociarono in corridoio e furono felici di trovarlo in piedi e in forma.

«Lo sapevo che un solo Bolide non era in grado di farti fuori» scherzò Alice. Stava per dargli un’affettuosa pacca sulla spalla quando il Portiere si sottrasse al suo tocco.

«È quella che è stata colpita» la informò, «per Madama Chips ormai è guarita, ma mi ha consigliato comunque di starci attento».

«Per il resto come stai?» si premurò di domandare Rose.

«Come dovrei stare? Per colpa mia abbiamo perso la partita».

«Non è vero! Non è stata colpa tua!» protestò Isabel.

«Sì invece, Thomas, e lo sai. Ho sottovalutato il nuovo Battitore dei Serpeverde, lo abbiamo sottovalutato tutti. Merlino, è da sabato che James non mi parla. Non riesce a guardarmi nemmeno in faccia…»

«James si sta comportando come un Troll di prima categoria, e non solo con te» lo interruppe Rose accalorata, «ma non per questo devi assumerti tutte le responsabilità».

Evan le concesse uno dei suoi rari quanto brevi sorrisi. «Mi mancava la tua parlantina, Weasley» disse, stringendole affettuosamente un braccio. «Ora devo andare. Ci vediamo agli allenamenti… se James si deciderà a programmarli, almeno» aggiunse in un sussurro.

Dopo quell’incontro la giornata finì per peggiorare inesorabilmente. Al termine delle lezioni Rose fu trascinata in Dormitorio dalle amiche, che come al solito si rifiutavano di lasciarla andare a un evento del Lumaclub in tuta da ginnastica.

«Non capisco il motivo per cui io debba vestirmi elegante. Non si tratta neppure di una cena vera e propria» si lamentò, mentre Samantha le intrecciava i capelli, «Ahi, fa male!»

«Ho quasi finito» fu la secca risposta.

«Cosa vuol dire che non si tratta di una cena?» domandò Alice. Era sdraiata sul letto a leggere l’ultima uscita del Settimanale delle Streghe.

«Lumacorno l’ha descritto più come un incontro… informale» spiegò Rose. «In pratica ci ha invitati a spettegolare e a bere qualcosa».

«Ah, interessante» replicò Alice, ma era chiaro dalla sua espressione distratta che non avesse ascoltato una parola.

«Stai per caso leggendo l’oroscopo?»

«I-io… non… neanche per sogno!» esclamò Alice indignata, chiudendo di scatto la rivista. Rose scoppiò a ridere.

«Finito!» dichiarò Samantha battendo una volta le mani. Rose prese lo specchietto rotondo che l’amica le stava porgendo per contemplare il risultato. Sfiorò delicatamente le ciocche acconciate in un’intricata treccia che le partiva dalla testa.

«Oh… wow» commentò infine.

«Se vuoi ti presto uno dei miei abiti».

«Tranquilla Sam, metto questa» si affrettò a dire Rose, sollevando la sua fidata gonna nera che aveva precedentemente pescato dal baule. Dopo aver appurato di essere come al solito in ritardo, si infilò in fretta e furia il primo maglione su cui mise le mani – di un viola acceso – e uscì dal Dormitorio. Il percorso che la separava dall’ufficio di Lumacorno le parve più lungo del previsto, forse perché lo passò nel più assoluto silenzio e senza compagnia: si era infatti accordata con Ben di incontrarsi direttamente al quinto piano. I corridoi a quell’ora erano vuoti e avvolti nella penombra. Rose si strinse nelle spalle, tirando un sospiro di sollievo non appena intravide l’arazzo di Wilfur lo Sgraziato che indicava la giusta strada.

«Rose!» irruppe una voce, e Rose dovette trattenere un urlo di spavento. Era Ben.

«Sei matto?!» sibilò allora, premendosi una mano sul cuore.

Ben scoppiò a ridere. «Scusami» disse, guardandola dall’alto in basso. «Stai bene».

Rose alzò gli occhi al cielo, tentando di celare il rossore che le era spuntato automaticamente sulle guance. Prese Ben per un braccio e lo trascinò fino all’ufficio di Lumacorno.

«Weasley e McLaggen!» esplose l’anziano professore non appena li vide, «finalmente, pensavo che vi foste persi!»

Rose diede una rapida occhiata intorno. Gli ospiti si erano accomodati al tavolo vicino al camino e sembravano già a loro agio. Celia Marshal, i fratelli Finch-Fletchley, Aidan Cavendish, la Macnair e Albus… c’erano tutti. Lumacorno sedeva a capotavola, con una scatola di ananas canditi mezza vuota davanti.

«Ci scusi, io… io e la puntualità non siamo compatibili, a quanto pare».

Lumacorno esplose in una risata rauca e forzata. «Non si preoccupi, signorina Weasley! Capita a tutti, non è vero ragazzi?»

Geraldine Macnair arricciò il naso, come se la sola idea di arrivare in ritardo la scandalizzasse. “La cortesia dimostrata durante l’ultima gita a Hogsmeade è già sparita” pensò Rose con un ghigno. Albus la osservò, un’espressione indecifrabile stampata in faccia. Poi le sue labbra si aprirono in quel mezzo sorriso che lo caratterizzava, quasi derisorio, e Rose capì che non vedeva l’ora di rinfacciarle la vittoria dei Serpeverde all’ultima partita.

«Cosa state aspettando? Per Merlino, ragazzi miei, sedetevi!»

Rose non se lo fece ripetere due volte e valutò in un attimo la situazione: erano rimasti due posti, di cui uno proprio di fronte ad Albus. Così si catapultò sulla sedia accanto.

«Volete qualcosa da bere?» offrì Lumacorno, sventolando la bacchetta. Un vassoio colmo di bottiglie svolazzò sopra la sua testa. «Burrobirra, Acquaviola, succo di ciliegia o di zucca…?»

«Acquaviola per me, grazie» disse Ben gioviale.

Rose decise invece di andare sul sicuro con il suo solito succo di ciliegia. Con un altro sventolio di bacchetta, Lumacorno appellò due calici di vetro e incantò le bottiglie in modo che li riempissero.

«Allora, stavamo parlando della partita appena giocata… McLaggen, ragazzo mio, non vorrei infierire ma non sembravi molto in forma!»

Il volto e la gola di Ben divennero paonazze. «…signore?»

«Bè, insomma» continuò Lumacorno, «dalla tua performance contro i Corvonero, mi sarei aspettato qualcosa di più».

Rose bevve nervosamente un sorso del succo di ciliegia. Se Ben non si fosse dimostrato all’altezza delle aspettative, Lumacorno lo avrebbe escluso dal Lumaclub? Era l’unica persona fidata su cui poteva contare in quel covo di vipere, e il pensiero che non fosse più invitato agli incontri le strinse lo stomaco. Decise di concentrarsi sul sapore dolciastro della ciliegia, almeno finché Lumacorno non puntò i suoi occhi acquosi su di lei.

«In generale, tutta la squadra dei Grifondoro mi è parsa piuttosto… come dire… fiacca».

Un silenzio calò sui presenti. Rose si agitò sulla sedia, chiedendosi se toccasse a lei rispondere e, soprattutto, quali parole dovesse proferire per evitare una discussione. «Non ci aspettavamo una sconfitta, signore, soprattutto se si considera con quanto impegno e dedizione ci siamo allenati negli ultimi mesi» disse infine, lo sguardo gelido puntato su un Albus sghignazzante.

«Anche noi ci siamo allenati duramente» intervenne difatti quest’ultimo, «o almeno abbastanza da battervi, a quanto pare».

Se un’occhiata avesse potuto uccidere, Rose era sicura che la sua e quella di Ben avrebbero mandato Albus da Merlino e ritorno. L’atmosfera cadde di nuovo in un silenzio teso che si protrasse per parecchi istanti.

«Per tutte le cavallette, ragazzi» esplose Lumacorno, risultando fuori luogo quanto una nota stonata, «se farete così alla festa di Natale, finiremmo tutti congelati, e non di certo dal freddo!»

Poi scoppiò in quella sua rauca e forzata risata che Rose era ormai abituata a udire. Tuttavia nessuno gli si unì o ribatté alla battuta. Il silenzio continuò indisturbato a regnare.

«Ehm… bè…» balbettò allora il professore, tossicchiando un paio di volte. I suoi occhi dardeggiavano per la stanza alla disperata ricerca di un argomento di conversazione. «Ah, certo! A proposito della festa natalizia, che come sapete si terrà il fine settimana prima delle vacanze di Natale, vorrei ricordarvi che avrete la possibilità di essere accompagnati da un ospite a vostra scelta».

«Uno solo?»

«Sì, Cavendish, mi dispiace deluderla… uno solo. E vi consiglio di sceglierlo bene, visto che inviterò personalità del Ministero molto importanti.  Potrebbe rivelarsi un’occasione unica per il vostro futuro».

«Signore...» mormorò Celia, «lei… lei sa qualcosa riguardo a quello che sta succedendo al Ministero?»

Rose scattò sull’attenti: allora Isabel non era l’unica ad essere stata informata. Spostò lo sguardo su Lumacorno, sperando in una risposta esaustiva invece delle solite noiose chiacchiere sulla festa di Natale.

«Al Ministero, signorina Marshal?»

«Sì, ho sentito voci riguardo alle possibili dimissioni del Ministro».

«Oh, non ci conviene credere a tutte le voci che circolano, ragazza mia, soprattutto se rappresentano affari interni del Ministero! E poi, anche se il Ministro dovesse davvero dimettersi, non vedo come questa possa essere una notizia sconvolgente…»

«Lei crede che le dimissioni del Ministro siano collegate in qualche modo con il ritrovamento di artefatti oscuri a Diagon Alley e la loro successiva sparizione dall’Ufficio Misteri, professore?»

Le parole le uscirono dalla bocca prima che trovasse la forza di fermarle. Rose cercò di mantenere un minimo di integrità mentale tenendo gli occhi fissi su Lumacorno, colto mentre stava per gustare uno dei suoi ananas canditi. La mano rugosa e tremolante si fermò a mezz’aria.

«Questa è… davvero una domanda interessante, signorina Weasley. Tuttavia, come ho già detto, riguarda affari interni del Ministero, questioni di cui non dobbiamo né occuparci né preoccuparci».

Rose si passò le mani sudate sui collant, annuendo leggermente e ignorando lo sguardo attento di Albus. Anche Flitwick aveva dato una risposta del genere durante una lezione di Incantesimi di settimane prima, quando Celia glielo aveva chiesto. Ma davvero non c’era nulla di cui preoccuparsi? O erano i professori a sottovalutare la situazione? Rose non ne aveva idea. Era sicura di una cosa, in tutta quella faccenda: le ricerche sul medaglione sarebbero continuate. Gerogiana Rowle non sarebbe rimasta solo un nome scarabocchiato su un antico albero genealogico.

 






 

Angolo autrice
Ehilà, buone feste a tutti! Alloooora, questo capitolo è un po’ di passaggio e ho delle precisazioni da fare.
Prima di tutto, il dialogo tra Molly e Lorcan è stato non difficile da scrivere, di più. Spero di aver fatto capire il motivo per cui hanno litigato, o comunque presto Rose e Alice, impiccione quali sono, lo chiariranno una volta per tutte. Per fortuna che Molly ha Millie sempre pronta ad accoglierla a braccia aperte. Io le adoro troppo insieme… è normale adorare il personaggio di una saga fantasy con uno inventato, per lo più da me medesima? Spero di sì. Nonostante ciò, sono molto fiera di loro.
Ora, per chi non si ricorda visto che è passato un po’ di tempo, Celia chiede a Flitwick cosa sta accadendo al Ministero nel capitolo 13, “Guida completa alle rune scandinave”. Se qualcuno vuole dare un’occhiata, è tutto lì. E a proposito del Ministero, ora le cose iniziano a farsi interessanti (*risata malvagia*).
E James? Si sta comportando da vero Troll o sbaglio? Procrastinare gli allenamenti non è proprio da lui.
Per quanto riguarda le interazioni tra Rose, Scorpius, Albus e Alice, sono consapevole che per ora stiano ancora navigando nell’indifferenza reciproca (?) ma, sapete cosa, Hogwarts alla fine non è poi così grande, giusto?
Come sempre, pareri sulla storia sono ben accetti, e noi ci vediamo al prossimo capitolo!
ChiarainWonderland

P.S. gli errori di grammatica quando parla Hagrid sono intenzionali ;)

   
 
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