Ciack… Si gira!
Capitolo II
“E anche per oggi è
finita.”
Sakura sbuffò, stanca, abbassandosi sulle ginocchia per sfilarsi
gli odiosi e scomodi sandali di stampo Ottocentesco che era costretta ad
indossare durante le riprese. Il miglior modo per entrare nel personaggio,
non faceva altro che ripetere Jiraya ogni qualvolta la ragazza provava ad
esporre dei dubbi sulla questione -dubbi più che legittimi tra l’altro, considerando che tra orli, merletti e
sottovesti varie, di quelle raffinate scarpette non si intravedeva nemmeno la
punta.
Le lanciò senza troppi complimenti contro la parete, ricordandosi
che non era decisamente da attrice degna di questo nome gettare per aria il
materiale scenico solo dopo aver sentito il tonfo dovuto all’urto. Per nulla preoccupata, si gettò di peso
sul divanetto a due posti di cui era munita la roulotte, e biascicando un
insulto a mezza bocca iniziò a massaggiarsi le caviglie indolenzite, per
poi estendere quel movimento circolare dei polpastrelli fino ai talloni.
“Poveri piedi…” si lamentò
abbandonandosi contro lo schienale del divano, ormai sicura che solo un
inesperto massaggio non potesse servire a molto.
Rapida, si sfilò i guanti di seta poggiandoli -questa volta con
cura- sul bracciolo, creando un buffo contrasto tra il bianco quasi perlaceo
dell’indumento ed il bordeaux
accesso del divano. Sarebbe volentieri rimasta lì, occhi chiusi, gambe
divaricate e braccia abbandonate sul ventre ancora infagottato dal corpetto
striminzito, per ore, facendo vagare la propria mente tra i più stupidi
e superficiali dei pensieri.
“Signorina Haruno? È
pronta?”
Le ultime parole famose.
“Gli organi della
stampa saranno nella sala conferenze a breve. Non è educato farli
aspettare.” continuò martellante
la vocetta stridula, accompagnata da un lieve -ma deciso- ticchettio delle
nocche contro la porta.
Già. Perché quelli che mi hanno chiamata ‘chewinggum troppo cresciuta’ sono stati educati… decisamente educati.
Sakura storse il naso sottile, scocciata, rimettendosi subito dopo in
posizione eretta. Ispezionò il lungo e in largo con una sola occhiata
veloce l’intera superficie della
roulotte, individuando dopo una manciata di decimi di secondo l’oggetto delle proprie ricerche: un paio di comunissimi
jeans a vita bassa, sdruciti ed inspiegabilmente stropicciati,
abbandonati di fretta e furia ore prima sullo sgabello che le stava davanti.
Mentre al suolo, finito direttamente sotto lo sgabello nella furia dei
preparativi pre-riprese, giaceva il dolcevita turchese che già
programmava di indossare. Probabilmente avrebbe avuto bisogno di una stirata,
però…
“Signorina?” continuava imperterrita la voce proveniente dall’esterno, più alta di una tonalità.
Rassegnandosi ad abbandonare il suo eremo felice, Sakura si tirò
giù di scatto la zip laterale del vestito trattenendo un’imprecazione per niente Ottocentesca tra le labbra.
“Finisco di
cambiarmi e arrivo, Ayame.“ si limitò a
mormorare.
Sasuke odiava aspettare.
Che questo accadesse durante il giorno, la notte, sotto la pioggia o il
sole di mezzogiorno, che a farlo aspettare fossero collegi, parenti o semplici
conoscenti non importava. Lui odiava attendere, punto.
Odiava poggiare le sue nobili spalle contro la stupida roulotte in cui
era stato costretto ad abitare negli ultimi tre mesi e mezzo, odiava rimanere lì
-gambe leggermente divaricate e braccia lasciate scivolare lungo la linea dei
fianchi, sinuose- aspettando che lei si decidesse ad aprire la porticina
metallica del proprio camerino, scendere i due scalini arrugginiti su cui l’aveva vista inciampare non ricordava più quante
volte e correre poi tutta trafelata nella sua direzione, mugugnando tra un
ansimo e l’altro delle scuse per niente
convincenti.
Odiava il fatto che la suddetta situazione si ripresentasse con una
routine quasi maniacale ad ogni intervista, incontro pubblicitario, riunione
del cast e simili.
E soprattutto odiava il non poter opporsi in nessun modo a questa
situazione: lui e Sakura Haruno erano i protagonisti del film, ergo dovevano
farsi vedere insieme in più occasioni possibili.
“Sta arrivando.” si limitò a comunicare con un sorriso sincero
una delle tante ragazzine dello staff che continuavano, in maniera troppo
evidente e petulante, a manifestare la propria adorazione nei confronti dell’Uchiha. “Ha detto che…”
“Va bene. L’aspetto qui.” tagliò
corto il ragazzo, senza degnarla di uno sguardo, ringraziamento o parola
gentile che fosse.
Trattenne a stento un sospiro, abbassando di un poco le palpebre sulle
iridi color antrace, mentre sentiva il ticchettio dei sandali della ragazza
farsi sempre più distante; si concesse un istante -uno solo- di assoluto
riposo, permettendo all’ultimo singolo dei
Take That di farsi lentamente spazio tra i meandri della sua corteccia
celebrale, mentre la il piede destro iniziava a tenere il ritmo battendo sul
terreno.
Nella prossima vita avrebbe fatto il musicista. Altro che attore…
“Sas’ké!”
Sasuke, colto alla sprovvista -maledetto secondo di relax!- sussultò
internamente, troppo impegnato ad evitare che il suo sedere finisse spalmato
direttamente al suolo per riuscire a mantenere la solita espressione stoica. Tutto trafelato, poggiò il palmo destro contro
la superficie metallica della roulotte cercando di riprendere un minimo di
equilibrio e gettando contemporaneamente un’occhiata alla figura minuta
che correva agitata verso nella sua direzione.
“Scusascusascusascusascusa!”
iniziò a farfugliare Sakura, ormai in dirittura d’arrivo,
bloccandosi solo quando a separarla dal ragazzo c‘era poco più di
un metro di distanza. Piegò il busto in avanti, sfinita, poggiando i
palmi della mani sulle ginocchia fasciate dai jeans scuri e ancora stropicciati
tentando di riprendere fiato.
“E’ da tanto che
aspetti?” sussurrò alla fine, sollevando leggermente il capo per
poterlo guardare in viso, gli occhi lucidi e gli zigomi ancora arrossati per la
corsa. Senza attendere una risposta -la maggior parte delle domande con Sasuke
Uchiha come interlocutore, diventavano retoriche. Ci aveva fatto il callo,
ormai- si risollevò, riacquistando la posizione eretta “Ci ho
messo una vita a togliermi quello stupido corpetto! Per non parlare della
sottoveste, poi. Ma come facevano a vestirsi cosi quelle stupide dame? Come?”
Prese fiato rumorosamente, le
labbra sottili e ricoperte da un leggerissimo strato di lucidalabbra che
andavano a formare un buffo tondo e la mano destra spalmata sul relativo
fianco, a sostegno del resto del corpo, mentre continuava a scrutarlo a
distanza sperando in un suo qualsiasi segno di vita.
L’Uchiha inarcò
l’arcata sopraccigliare sinistra, dischiudendo appena le labbra,
stizzito. La osservò con fare critico dall’alto verso il basso,
analizzandola attentamente a partire dalle scarpe sportive fino ad arrivare al
maglione a collo alto solo per metà. Probabilmente prima di
uscire non si era nemmeno guardata allo specchio.
Prima di rendersene conto
allontanò le spalle dalla parete metallica di cui si era riappropriato
appena un istante prima del suo arrivo e sollevò il braccio destro,
dirigendolo velocemente verso la parte ripiegata del colletto di Sakura. La
prese con poca delicatezza tra il pollice e l’indice e senza attendere
oltre la rigirò, sfiorandone involontariamente la pelle sottostante con
le dita.
Sasuke avverti all’istante
un qualcosa di caldo ed avvolgente percorrergli la colonna vertebrale in
tutta la sua lunghezza, fino a fermarsi alla base del collo, provocandogli uno
strano spasmo muscolare che lo costrinse a ritirare immediatamente l’arto,
quasi si fosse scottato.
Troppo impegnato a capire in
cosa mai potesse consistere quel qualcosa, Sasuke non aveva ancora
compreso quanto il suo gesto avesse turbato Sakura. Solo alzando gli occhi in
direzione dei suoi, riuscì finalmente a rendersene conto: l’Haruno
lo fissava esterrefatta, iridi comicamente sbarrate e carnagione che di lì
a poco avrebbe raggiunto le più accese tonalità di viola, facendo
saettare di tanto in tanto lo sguardo smeraldino in direzione dell’arma
del delitto, che Sasuke -senza nemmeno capirne il motivo- si ostinava
ancora tenere sollevata a mezz’aria.
La ragazza sbigottita,
realizzò solo in quel istante che, nonostante lavorassero insieme ormai
da mesi, quella era la prima vera -escluse le riprese, ovviamente- volta in cui
si ritrovava il suo co-protagonista ad una distanza talmente insignificante.
Solitamente infatti, i loro contatti passavano velocemente dai saluti appena
accennati -cortesi da parte di lei, molto più vicini a dei veri e propri
gruginiti quelli di lui-, a degli appunti sulle varie intromissioni di Naruto.
Raramente poi -e solo per espressa richiesta di Sasuke- provavano alcune scene
particolarmente impegnative poco prima dell’inizio delle riprese, il
tutto quasi sempre sotto gli occhi vigili di Naruto che mal sopportava l‘algida
presenza dell‘Uchiha accanto alla propria fidanzata.
In tutto questo naturalmente,
non rientravano neanche le cosiddette ‘uscite commerciali‘, durante
le quali i due protagonisti si mostravano in pubblico armati di sorrisoni
smaglianti e parole incoraggianti con il solo scopo di far prolificare quel
fanservice a cui Jiraya-sama mirava fin dal principio -bisogna approfittare
dei castelli di carte che i fans costruiranno su di voi, ripeteva sempre.
Uno dei più normali e
classici rapporti lavorativi, insomma.
“G-grazie…”
si sentì di sussurrare, portandosi istintivamente la mano sulla
giugulare, sfiorando gli stessi millimetri di pelle che pochi secondi prima
erano entrati in contatto con le dita di lui.
Sasuke sbatté un paio
di volte le palpebre, come appena uscito da un confuso stato di dormi-veglia e,
tornato finalmente con i piedi per terra ritrasse immediatamente il braccio
incriminato, voltò il capo nella direzione opposta alla sua facendo
scattare la mandibola, e le diede le spalle, allontanandosi a gran passi.
“E’ tardi.”
l’apostrofò con freddezza, precedendola verso gli studios “Ci
aspettano.”
Sono tornata!
Ebbene si. Non so a quanti di voi possa fare piacere, dopo un’estate
di pausa assoluta dal mondo delle ff, dei forum e di internet in generale
Domi_chan e le sue immancabili schifezzuole sono tornate alla ribalta.
*hero pose*
Mi scuso immensamente per avervi fatto aspettare cosi tanto, ma avevo
assolutamente bisogno di un periodo di stasi -troppe ficcyne, troppe
bimbominkia, troppe guerre fra ship- o avrei finito con l’abbandonare il
fandom. Ed è l’ultima cosa che voglio u__ù
Tornando al capitolo in sé, è inspiegabilmente breve e
sostanzialmente stupido… però a me piace XD
Sarà perché si comincia ad intravedere un po’ di nero?
*fischietta allegramente*
Chissà… XD
Un grazie speciale a: Black Panther (i
commenti della suddetta mi rendono sempre felicissima, conoscendo bene la frequenza
con cui il soggetto in esame clicca su ’inserisci una recensione’
XD se poi si considera anche che si tratta di una NaruSaku…! In una
parola? Grazie *_*), Minato Namikaze (grazie
mille ^^), Nomiemi
(ed ecco il seguito! Si comincia ad intravedere il neroH già da
adesso, vero? XD), Fallen Star,
(tentativo di conversione in atto, attenzione! XD Mi dispiace, ma la qui
presente è una pantera nera fino alle punte dei piedi XD Grazie per il
commento *_*), ballerinaclassica,
(ricevere un commento positivo da un‘autrice brava come te non può
che farmi gongolare come ebete XD grazie *_* spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto), dark_akira
(sappi, carissima sorella pantera, che gli accenni neri d‘ora in poi
andranno sempre aumentando XD e questa è cosa buona e giusta u_ù).
Al prossimo
capitolo,
Domi_chan