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Autore: MissAdler    24/12/2021    3 recensioni
ATTENZIONE: Occorre aver visto i primi tre episodi della serie Loki.
TRAMA: E se Loki non si rassegnasse al suo destino? Se trovasse un modo per tornare indietro e riprendersi la sua vita? Se una volta messo di fronte al suo destino capisse finalmente chi è e cosa conta davvero?
Non so da dove mi sia venuto tutto ciò, e soprattutto come mi sia partita questa ship, ma tant'è. Buona lettura!
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Parte terza



 
Quando il portale si richiuse, i due fratelli si ritrovarono immersi nel silenzio, avvolti dalla luce rosata del crepuscolo. Loki si rimise le mani in tasca, stringendo la fodera fredda e liscia tra le dita, non riuscendo a fare a meno di ripensare alle parole di Sylvie.
Ma presto farete sesso?
Si scoprì impaziente, fastidiosamente agitato. Ed era ridicolo - diamine! - non si riteneva certo un pivellino alle prime armi, probabilmente aveva anche molta più esperienza di suo fratello, ragionò gonfiando il petto. Si era sempre considerato un edonista, non era mai successo che si fosse privato di qualcosa che desiderasse, anche solo per noia o mera curiosità. Ma nessuno di quei capricci aveva mai coinvolto il suo cuore. Thor era, e sarebbe rimasto sempre, la sua eccezione.
 
“Hai fame?” gli domandò distogliendolo da quei pensieri. E parlò con assoluta nonchalance, come se non fosse accaduto nulla, come se nessuna versione alternativa di Loki avesse fatto irruzione da un’altra epoca per parlare con lui.
“Non particolarmente” confessò facendo spallucce. Non nel senso che intendi tu, pensò fra sé.
Con una smorfia che Loki trovò piuttosto buffa, Thor si legò i capelli nello stesso chignon spettinato che portava poco prima. Indossava di nuovo i jeans e il giubbotto sdrucito, ma stranamente sembrava più alto, più prestante. Perfino le spalle apparivano più larghe, mentre avanzava con sicurezza verso il sentiero.
Arrivarono a casa quando il sole era ormai tramontato. L’aria umida profumava di pesce alla brace e fumo di caminetto. Sui tetti delle casupole sbianchite dal sale si adagiava un’immensa trapunta di stelle argentate.
“Sei sicuro di non voler mangiare niente?” riprovò Thor una volta entrati, come se la cena fosse una questione della massima importanza.
“Sicuro” ribadì Loki alzando un sopracciglio e facendo scorrere le dita sulla spalliera del divano. “Però prenderei volentieri del vino.”
“Temo di avere solo una dozzina di casse di birra” si scusò l’altro togliendosi il giubbotto ancora bagnato di pioggia. “O magari no” si corresse divertito quando il dio dell’inganno sollevò elegantemente le dita, facendovi apparire un calice colmo di liquido rosso.
Con fare aggraziato se lo portò alle labbra e ne mandò giù un paio di sorsi, assaporandone il gusto acidulo e vagamente fruttato. Lo sentì scendergli in gola e scaldarlo dall’interno, infondergli un barlume della sicurezza che stava ostentando ma che in realtà non possedeva.
“Perché continui a portare quei vestiti?” chiese Thor appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia.
“Vedo che siamo impazienti…”
“No! No, io… aspetta” balbettò arrossendo, “intendevo… perché continui a portare gli abiti che ti hanno dato alla TVA? È più di un mese che ti infili quella camicia… non voglio dire che tu non la tenga pulita, chiariamoci, però mi chiedevo come mai non ti trovi qualcos’altro, ecco, tanto per dire…”
Suo fratello sghignazzò e senza rispondere prese un’altra sorsata di vino.
Quello che accadde subito dopo lasciò Thor a boccheggiare come un pesce lesso.
Loki appoggiò il bicchiere sul tavolo e inclinando appena la testa si fece accarezzare da un bagliore verdastro che gli provocò un piacevole solletico lungo tuto il corpo, e che tramutò la sua camicia e i pantaloni in un abito regale, di quelli che si faceva confezionare su misura quando era ancora un principe di Asgard.
“Mi preferisci così?” lo sfidò lanciandogli un’occhiata maliziosa e andandogli incontro con passo cadenzato.
“Il verde è sempre stato il tuo colore” concesse Thor sfiorando il ricamo dorato sullo scollo, percorrendo con i polpastrelli il disegno elaborato che si snodava fino al petto.
Loki trattenne il respiro per un istante.
“Stai dicendo che mi trovi bello, fratello?” ostentò senza staccare gli occhi dai suoi.
“Ti trovo vanesio e irritante” replicò sistemandogli una ciocca scura dietro l’orecchio. E sfiorandogli lo zigomo   con un baciò impalpabile aggiunse in un sospiro: “ma anche bellissimo.”
Il vestito verde si dissolse in quel preciso istante, perché alla magia serviva una mente sgombra e la sua, mentre la barba di suo fratello gli solleticava il viso e il suo profumo gli confondeva i sensi, decisamente non lo era.
“Posso fare di meglio” dichiarò indietreggiando in silenzio e iniziando a sbottonarsi la camicia lentamente. Era sempre stato consapevole della propria avvenenza e non si era fatto sfuggire lo sguardo insistente di Thor, che lo stava già spogliando con gli occhi quando avevano messo piede in casa. Eppure la sensazione di concedergli finalmente la vista del suo corpo nudo gli regalò un piacevole brivido di adrenalina.
Ma non fece in tempo ad arrivare alla terza asola che Thor lo raggiunse, sfilandogli la camicia dalle spalle con un’impazienza che Loki trovò adorabile, facendola poi cadere sul pavimento insieme a un tintinnio di bottoni sparsi.
La sensazione delle sue mani sulla pelle lo fece tremare impercettibilmente. Era una conquista così piccola, in confronto a tutto quello che avrebbe potuto avere di lì a poco… eppure si ritrovò a pensare che se le guardie della TVA avessero fatto irruzione in quel momento per disintegrarlo, sarebbe comunque andato all’altro mondo soddisfatto.
Si lasciò sfuggire un sospiro e gli infilò le dita tra i capelli, liberandoli da quella crocca spettinata, poi gli sistemò con cura le ciocche dorate sulle spalle, resistendo all’impulso irrefrenabile di respirarne il profumo a occhi chiusi.
“Stiamo per infrangere tutte le regole” gli soffiò Thor sulle labbra, dopo essersi sfilato il maglione dalla testa con modi sbrigativi.
“Siamo dèi” sentenziò Loki facendogli scivolare lo sguardo sul torace scoperto, “noi non abbiamo regole.” E calcò l’ultima parola con evidente disgusto.
“Forse se fossimo cresciuti sapendo la verità…”
“Tu sei mio fratello” scandì Loki guardandolo negli occhi, “non mi importa della verità, io non voglio rinunciare a questo.”
Le sue mani andarono a posarsi sull’ampio petto di Thor, scivolarono sull’addome ancora lievemente gonfio, indugiarono impazienti sul cuoio della cintura. “Ma non voglio rinunciare nemmeno a questo” sibilò baciandogli le labbra con una lascivia che si compiaceva finalmente di mostrargli. “Io voglio mio fratello, si fottano le stupide regole.” E per rimarcare il concetto lo baciò ancora, senza soffocare i suoi sospiri spezzati, gemendo quando quelle braccia forti lo strinsero sollevandolo da terra e schiacciandolo contro qualche muro, da qualche parte in quel salotto disordinato. Ma fu quando Thor premette il corpo contro il suo che una fitta di piacere gli tolse il fiato, facendogli contrarre il basso ventre.
Non si rese pienamente conto di come suo fratello avesse finito di spogliarlo, o del modo in cui avevano raggiunto la camera da letto. Non era importante. Nulla lo era più ormai. Nulla a parte loro.
 
 
PER LA LEMON NON CENSURATA VEDERE LE NOTE IN FONDO AL TESTO
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Quando l’alba illuminò le travi del pavimento, come un tappeto di luce che si srotolava fin sopra le lenzuola, Loki era già sveglio, o forse non aveva mai dormito davvero. Fissava il soffitto con le mani abbandonate sulla coperta, le membra leggere e percorse da un lieve formicolio, il sangue che gli scorreva caldo nelle vene. Sorrise tra sé quando si rese conto di non avere più le mani fredde.
Aveva trascorso le ultime ore della notte a ripercorrere con la mente ogni istante vissuto tra le braccia di quello che si ostinava a considerare suo fratello, a guardarlo dormire osservando tra sé che probabilmente era a tutti gli effetti l’essere più bello dell’universo. Ma ovviamente questo non gliel’avrebbe mai detto! E più ricordava i particolari di quella notte, più il sonno lo abbandonava.
Ore dopo, quando Thor finalmente aveva aperto gli occhi, si erano guardati e basta, senza parlare, restando immobili nel tepore che li avvolgeva.
“Cosa stai pensando?” biascicò suo fratello assonnato, quando il vociare dei pescatori iniziava a riempire l’aria gelida fuori dalla finestra.
“Sto pensando…” miagolò Loki stiracchiandosi teatralmente, “sto pensando che dovresti smettere di fare il derelitto, quando potresti deciderti seriamente a mandare avanti questo posto.”
“Cosa?” scoppiò a ridere lui, come se avesse detto la più grande idiozia mai sentita. “Davvero vuoi parlare di questo adesso?”
“Prima o poi dovrai parlarne.”
“Cos’altro c’è da parlare? Ho chiesto a Valchiria di-”
“Sei un idiota senza speranza” lo interruppe mettendosi a sedere con uno scatto nervoso, “non puoi davvero pensare che qualcun altro ne sia degno, ci siamo già passati.”
“Loki, ci ho provato. E sai com’è finita” sbottò sedendosi a sua volta, “dopo che tu sei… dopo che Thanos… non sono riuscito a tenere la gente di Asgard al sicuro, nessuna di quelle persone è sopravvissuta grazie a me, non sono stato capace di proteggerti...”
“Sei così fastidiosamente melodrammatico” lo zittì Loki infastidito. “Non morirò un’altra volta” gli soffiò sul collo mentre lo circondava con le braccia, premendo il petto contro la sua schiena calda, “so benissimo che senza di me sei una nullità.”
Thor si liberò da quell’abbraccio e lo spinse rudemente sul letto, dandogli un pizzicotto sulla coscia e stringendo fino a che non riuscì a strappargli un gridolino. Poi c’era stato un sorriso, e un altro, e un altro ancora. C’erano stati baci, qualche insulto, una lotta tra le lenzuola. Thor l’aveva messo di nuovo sotto, ma a lui non importava. Sapeva di avere ragione (adorava avere ragione!) e in fondo lo sapeva anche suo fratello. Il sole sarebbe tornato a splendere su Asgard, e quel cretino ne avrebbe portato l’oro tra i capelli, come faceva una volta, in una vita ultraterrena che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato.
 
 
§
 
 
Più tardi, quella mattina, se ne stavano distesi su un manto d’erba profumata, tra rocce coperte di muschio e chiazze d’erica rosa scuro. Gli steli dei fiori selvatici danzavano sospinti dalla brezza marina e i trifogli spruzzati di brina scintillavano come smeraldi preziosi sotto il pallido sole invernale.
A Loki sembrava che un alone di magia circondasse ogni cosa. O forse era solo la nebbia, pensò mordendosi il labbro.
Dopo colazione avevano passeggiato fino al molo, si erano fermati a osservare i pescatori che intrecciavano metri di rete con le mani callose e screpolate, soffiando tra i denti nuvole di fiato bianco. Poi avevano scovato quell’angolo di pace e si erano distesi lì, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come quando erano ragazzi e cavalcavano fianco a fianco per ore, nei boschi che profumavano di neve.
“Prenderò in considerazione quello che mi hai detto stamattina” disse Thor senza guardarlo, le braccia incrociate sotto la nuca, “ma in cambio tu devi promettermi una cosa.”
Loki ridacchiò, giocherellando distrattamente con i fili d’erba sotto le dita.
“Ti fideresti della mia parola?”
Thor continuò a fissare il cielo senza battere ciglio.
“Va bene, ti ascolto” concesse il dio dell’inganno, puntellandosi sui gomiti e sollevandosi quel tanto che bastava a guardarlo in viso.
“Qualunque cosa accada, ovunque saremo e non importa tra quanto tempo, devi promettermi… devi promettermi che morirai dopo di me.”
Loki tacque senza capire, poi ripensò alle immagini sullo schermo della TVA, a quando era caduto dal Bifrost, a tutti gli inganni perpetrati per inscenare la sua morte. E comprese.
“Promettimelo” insistette Thor.
E a Loki si strinse il cuore.
La nebbia si stava dissolvendo. I contorni delle montagne si facevano più nitidi attorno a loro, il profumo delle viole si mischiava a quello della brezza marina, facendo ondeggiare i fili d’erba tra i loro capelli. Poi un fiocco di neve era sceso lento su di loro, e poi un altro e un altro ancora.
Loki aveva di nuovo poggiato la testa a terra, lasciando che quei cristalli gelidi e impalpabili gli si adagiassero sul viso, sciogliendosi sulle sue guance arrossate, sulle sue labbra ancora calde di baci. E lentamente aveva preso la mano di suo fratello, intrecciando le dita alle sue, palmo contro palmo.
“Non vado da nessuna parte” disse, “sono qui.”
E quella era forse la promessa più pura e sincera che il dio dell’inganno avrebbe mai potuto pronunciare.
 
 
 
 
 
 
FINE
 
 
 
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
 
PER LA LEMON NON CENSURATA ANDATE

QUI

E dopo secoli ecco la conclusione di questa storia che pensavo non avrebbe mai visto la fine. Per ragioni personali non riesco a dedicarmi alla scrittura come un tempo. E nemmeno alla lettura, purtroppo.
Prima di tutto qualche puntualizzazione. Se ci dovessero essere incoerenze con i film o con la serie perdonatemi, anche se li ho visti tutti (i film anche diverse volte) potrebbe essermi sfuggito qualcosa, perciò preferisco mettere le mani avanti. Spero che i personaggi siano abbastanza IC, calcolando che a me il Loki della serie era sembrato un tantino OOC negli ultimi episodi, non sapevo bene come regolarmi e ho provato a optare per una via di mezzo tra quello e il Loki dei film. Tenete anche presente che è la prima volta che scrivo su di loro, quindi siate indulgenti. QQ Per quanto riguarda la promessa che Thor chiede a suo fratello, è una frase che sentii tanti anni fa in un anime che guardavo da bambina, Maison Ikkoku (cara dolce Kyoko), non so perché mi sia venuta in mente mentre scrivevo, comunque come concetto mi è sembrata perfetta.
Grazie a chi è arrivato fin qui, era un esperimento ma sono felice che sia piaciuta a diverse persone. Grazie per aver letto, per aver lasciato una recensione e per aver messo la storia in una categoria! Grazie davvero! Non so quando riuscirò a tornare, né in quale sezione, ma ne approfitto e vi auguro un sereno Natale.
 
Vostra MissAdler
   
 
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