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Autore: inzaghina    25/07/2023    3 recensioni
All'alba della pria guerra magica, il Torneo Tremaghi entra tra le secolari mura di Hogwarts e porta gli studenti a confrontarsi con i ragazzi provenienti da Beauxbaton e Durpstrang, oltre che con i motivi che li spingeranno a scegliere in quale fazione schierarsi una volta fuori da scuola.
L’indomani prenderanno l’Espresso per cominciare il loro ultimo anno a scuola, ma l’aria che si respira fuori dal castello è sempre più pesante, impregnata di insicurezze e paure, sporcata da dubbi e incertezze, incrinata da notizie funeste e da un futuro che incombe — sempre più minaccioso.
[Questa storia partecipa al "Torneo Tremaghi – Harry Potter Edition" indetto sul gruppo facebook l'Angolo di Madama Rosmerta.]
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabian Prewett, I Malandrini, Marlene McKinnon, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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4. La resa dei conti  

 

 

“Non giudico le persone dai loro errori,  

ma dalla loro voglia di rimediare.”  

Bob Marley 

 

 

La pergamena bianca sembra rilucere nella penombra, quando Remus l’osserva all’alba del giorno in cui potrà finalmente mettersi alla prova e mostrare le proprie capacità. Certo, a essere sinceri avrebbe preferito avere qualche indizio, anche in rima com’era capitato a Lexie, piuttosto che la desolazione di quella pergamena intonsa, che sembrava pronta a sfidarlo e a mettere in dubbio il coraggio Grifondoro che l’aveva spinto a imbarcarsi in questa sfida. Sa bene che non chiuderà occhio per un minuto di più, quindi abbandona il baldacchino in silenzio, prima di concedersi una lunga doccia e prepararsi per quella che sarà una delle giornate più importanti della sua vita. 

Quando scende in sala comune, trova Sirius e Lexie che lo aspettano, le espressioni corrucciate vengono sostituite da sorrisi incoraggianti, che Remus ricambia sollevato dal fatto che ci siano solo loro tre. 

“Che ci fate qui?” 

“Sapevamo che ti saresti svegliato all’alba...” 

“Non riuscivamo a dormire nemmeno noi,” aggiunge Lexie, mentre Remus prende posto. “Abbiamo pensato che potevamo accompagnarti in Sala Grande e darti un po’ di supporto morale, quantomeno,” conclude Lexie. 

“Mi farebbe piacere, sì.” 

“Frena l’entusiasmo, vecchio mio,” lo punzecchia Sirius. 

“Vorrei vedere te al mio posto...” 

“Te la caverai sicuramente meglio tu di me,” ribatte svelto il giovane Black. 

Remus sceglie di non rispondere, seguendo Lexie fuori dal ritratto, grato di potersi concentrare su qualcosa di semplice come il mettere un piede di fronte all’altro, evitando di fermarsi a riflettere su cosa possa aspettarlo a partire dalle 10. Beve una tazza di tè, prima di provare a mandar giù qualcosa di solido, immaginando che durante la prova non avrà tempo per cibo e acqua, Sirius gli recupera la più grossa fetta di torta al cioccolato che ha mai visto prima, strappandogli un sorriso, Lexie invece gli passa una manciata di mandorle, asserendo che sono un’ottima fonte di proteine, minerali e vitamine. Poi è il momento dell’arrivo di Mary, di James e Peter, e del resto dei loro amici; Mary lo abbraccia, posandogli un bacio porta fortuna sulle labbra, James gli assesta una pacca sulla spalla, strizzandogli l’occhio, Lily gli dedica il più luminoso dei sorrisi e sussurra un in bocca al lupo che gli ricorda sua madre Hope, Peter e gli altri gli ricordano che faranno il tifo per lui e Marlene gli ricorda che la McGranitt non vede l’ora di poter far notare a Lumacorno che il Torneo Tremaghi è stato vinto da tre fieri Grifondoro. Remus sorride all’amica, evitando di farle notare che, con le sue parole, è riuscita solamente ad aggravare il peso che già si sentiva addosso visti i buoni risultati ottenuti da Sirius e Lexie, senza contare che si sente ancora spossato dalla luna piena passata da appena due giorni.  

Le lezioni di quel giovedì 22 giugno sono state annullate; quindi, tutti gli studenti rimangono a indugiare in Sala Grande, in attesa che Remus e gli altri due campioni vengano prelevati per essere condotti al loro destino. Il ragazzo stringe la mano di Mary nella propria, sbirciando distrattamente la lancetta dei secondi scorrere inesorabile, si sente quasi come in un acquario e avrebbe voglia di scappare lontano dagli sguardi indiscreti che lo scandagliano – alla ricerca di una debolezza qualsiasi che lo possa mettere in difficoltà. 

Sirius è il primo a intercettare i funzionari del ministero e ad attirare a sua attenzione, Remus deglutisce faticosamente, strizza la mano di Mary, le fa un sorriso che spera essere più convincente di quanto non si senta e si alza per seguirli verso l’ufficio di Silente.  

 

* 

 

Quando si risveglia, dopo aver bevuto quella che gli hanno detto essere una lieve pozione soporifera, si guarda intorno ed è piuttosto certo di essere nella Foresta Proibita, nonostante non gli sembrava che si fosse un sole così splendente quel mattino. Si tasta la divisa alla ricerca della bacchetta, memore della sfida affrontata da Lexie, e si sente meglio quando percepisce il legno di cipresso nella tasca destra dei suoi pantaloni, fa per alzarsi in piedi e osservare quanto lo circonda, quando incontra lo sguardo arcigno di qualcuno che mai si sarebbe aspettato di vedere lì. 

“Piton?” domanda, non riuscendo a nascondere il proprio sbalordimento. 

“”Proprio io, sì...” 

“Che ci fai qui? Non hanno detto nulla riguardo a una persona che ci assistesse durante la prova, o me lo sono perso...” mormora, cercando di ricordare quanto avvenuto prima di aver bevuto la pozione. 

“Chiariamo subito che io non sono affatto qui per aiutarti, infatti, ma solo per seguirti durante lo svolgimento delle prove e poi, non so se te ne sei reso conto, ma sono incorporeo e primo di bacchetta...” gli fa notare in tono annoiato il Serpeverde. 

Remus si alza finalmente in piedi, dando un’occhiata più approfondita a ciò che lo circonda e stimando di essere nelle vicinanze della zona occupata dalle Acromantule, non la miglior compagnia per iniziare una prova simile – anche se, forse, migliore di quella di un contrariato Piton. 

I due compagni di scuola avanzano con cautela tra gli alberi fitti, senza parlare, visto che entrambi sono convinti di non avere molto da dirsi; Piton si limita a seguire l’altro a poca distanza, sogghignando quando Remus si volta per comprendere la fonte dei rumori che popolano lo spazio scarsamente illuminato. 

“Piuttosto deludente come prova di un Torneo Tremaghi,” commenta, dopo qualche minuto Piton, con un ghigno derisorio. 

“Dubito che si tratterà semplicemente di una scampagnata nei boschi, Severus...” 

“Fortunato come sei, non ne sarei così certo!”  

“Fortunato? Bella battuta...” 

“Conosci qualche altra bestia pericolosa che ha avuto il permesso da Silente in persona per frequentare la nostra scuola?” fa notare sarcastico Piton, inarcando le sopracciglia. 

“Mi rendo conto che avrei potuto farti del male lo scorso autunno, ricordo bene di averti sfiorato il braccio in quella che avrebbe potuto essere l’ultima notte della tua vita, ma non è successo, perché James ti ha salvato e, giusto per inciso, io non posso fare nulla per evitare di trasformarmi una notte al mese, lo stesso non si può dire per i seguaci del tanto osannato Signore Oscuro...” 

“Pensi davvero che il problema sia solo quello che è accaduto nella Stamberga Strillante, sei seriamente così ottuso?” ribatte Piton, incapace di mascherare il rossore che gli tinge le guance. “Anni di prese in giro feroci e di scherzi esagerati sarebbero stati cancellati da quell’unico atto di coraggio in cui il pensiero del prode Potter era, più che altro, quello di salvare te e io altro non ero il mezzo per raggiungere questo scopo.” 

Remus si blocca sui suoi passi per un attimo, comprendendo che, dopotutto, la presenza di Piton al suo fianco è stata sicuramente ordita per farlo riflettere sulle scelte future che si avvicinano sempre di più. 

“Hai ragione, avrei dovuto essere più coraggioso e difenderti dagli scherzi più crudeli che James e Sirius hanno organizzato, rimanendo in silenzio sono stato anche peggiore di loro,” ammette quindi, riuscendo a lasciare senza parole il suo compagno di viaggio.  

“Ma non si può dire che tu ti sia comportato molto meglio con quella che, per anni, è stata la tua migliore amica e che eri impaziente di introdurre al mondo magico.” 

“Questo non c’entra con noi due, Lupin.” 

“Dici? Io credo che invece ci faccia capire molto su come affrontiamo la vita,” ribatte, prima di essere attirato da un riflesso luminoso che si rivela essere un unicorno, attaccato da un’Acromantula che pare decisamente feroce. Remus non si ferma nemmeno a riflettere, allunga il passo per raggiungere l’animale candido, scacciando l’enorme ragno con una serie di Diffindo ben piazzati; la creatura oscura si scaglia minacciosa verso Remus, che si difende con uno Scudo, in attesa della mossa dell’aggressore. L’Acromantula tenta un nuovo attacco all’unicorno rimasto inerme, prima che Remus lo colpisca con una nuova rapida successione di Diffindo che lo costringono a battere in ritirata, non prima di aver ferito il braccio sinistro di Remus che quasi perde la presa sulla bacchetta stretta nella mano destra per agguantare l’avambraccio nel tentativo di non permettere al dolore di risalirgli l’arto.  

“Voi Grifondoro soffrite proprio della sindrome dell’eroe, non riuscite a resistere alla possibilità di dimostrare il vostro coraggio, eh? Ti rendi conto che, con ogni probabilità, queste creature non stanno vivendo un reale pericolo?”  

Remus ignora il commento di Piton, avvicinandosi all’unicorno, il cui sangue fluisce lentamente fuori da una ferita al ventre, mormorando un flebile Vulnera Sanentur, che pare riuscire a fermare la perdita di sangue dell’animale. 

Quest’ultimo solleva uno sguardo grato su di lui, e Remus sente di aver compiuto la scelta giusta salvandolo, nonostante il dolore al braccio. 

“Dovresti, per lo meno, metterti una fascia al braccio e impedire al veleno di entrare nel tuo flusso sanguigno,” lo consiglia, suo malgrado, Piton. 

Remus strappa un pezzo della sua tunica, utilizzando il medesimo incantesimo con il quale ha scacciato il ragno, prima di stringere con tutte le forze che ha la stoffa poco sopra al gomito e sentire la mano sinistra diventare quasi subito insensibile. 

Orienta la bacchetta verso il proprio braccio sinistro e ripete l’incantesimo che pare aver salvato l’unicorno, augurandosi di ottenere il medesimo risultato anche con sé stesso. 

L’unicorno si sta faticosamente rialzando in piedi e indirizza un ultimo sguardo riconoscente a Remus, prima che un rumore di fogliame spezzato costringa il ragazzo a voltarsi verso il folto della foresta, dove gli pare che stiano aggirandosi altri esemplari di Acromantula, con i quali non ha alcuna intenzione di interagire.  

Torna sul sentiero che stava seguendo, tentando di mettere quanta più distanza possibile tra sé e i giganteschi ragni, occhieggiando preoccupato la ferita al braccio. 

“Finirà che ti amputeranno il braccio se non fai nulla, Lupin...” 

“A quanto mi risulta, le Acromantule non cono velenose per i licantropi così come lo sono per l’uomo.” 

“E questo cosa c’entra, scusa?” lo rimbrotta Piton. 

“La luna piena è stata due notti fa, sono piuttosto certo di essere ancora un po’ sotto l’influsso della bestia feroce,” ribatte placido, ripetendo l’epiteto utilizzato da Piton e rendendosi conto che il braccio non gli duole come si sarebbe aspettato che facesse. 

“E comunque ho già effettuato l’incantesimo curativo al meglio delle mie possibilità…” 

“Quindi in maniera quantomeno deludente,” lo deride Severus, roteando gli occhi. 

“Non mi arrogo il ruolo di migliore studente del nostro anno, ma direi che non me la cavo poi così male e sono pur sempre stato scelto come Campione Tremaghi...” 

“Touchè,” ribatte laconicamente l’altro, evitando di confessare che lui non ha trovato il coraggio di candidarsi, del resto non è stato smistato nella casa dei valorosi. 

I due camminano per qualche minuto avvolti da un silenzio meno imbarazzato di quello che avevano condiviso prima dell’incontro con l’unicorno – quasi piacevole, se Remus deve essere sincero. 

“Mi dispiace per non essere stato in grado di dare un freno a James e Sirius, sono consapevole che questo ti abbia ferito,” confessa quindi, dicendosi che potrebbe anche non uscire vivo da lì e tanto vale farlo privo di rimpianti. 

“Le scuse non mi ridanno indietro la dignità che i tuoi amici hanno calpestato più e più volte...” 

“Ed è per questo motivo che ti sei comportato anche peggio con Lily?” 

“Lasciala fuori da questa discussione, lei non c’entra nulla,” gli intima Piton. 

“Quella che stai dicendo è una fesseria, Severus, lo sai anche tu. Lily ha sofferto molto per il tuo comportamento...” 

“Così tanto che ha finito con il fidanzarsi proprio con la mia nemesi, davvero un buffo modo di dimostrare il suo dolore!” lo interrompe, iroso, il Serpeverde. 

“Sono passati mesi, anzi, più di un anno, dalla fine della vostra amicizia al suo avvicinamento a James,” mormora in risposta Remus. 

“Te l’ho già detto, lei non c’entra nulla con il rapporto tra noi, quindi lasciala fuori...” 

Remus annuisce, cercando una risposta da dargli, prima di prendere nota della radura in cui si stanno addentrando, all’interno della quale ci sono una serie di speroni di roccia che paiono essere occupati da grandi nidi. 

“Non ti parlerò più di lei, stanne certo.” 

“Sono pur sempre uno spirito e sarebbe stupido perdere il tuo tempo a discutere con me,” bofonchia Piton, occhieggiando le rocce. 

“Questo è vero...” 

“Vero quanto il fatto che questi sono nidi di Golden Snidget, dai quali ti consiglio caldamente di stare alla larga, visto che hai già un braccio menomato.” 

“Mi stai forse dicendo che fai il tifo per me?” 

“Mai! Ma che figura ci farei con gli altri accompagnatori se tu finissi preda di questi rapaci? E, comunque, mi sembra parecchio stupido tentare di affrontare svariate coppie di genitori inferociti nelle tue precarie condizioni...” 

Remus annuisce, continuando a seguire il sentiero e lasciandosi la radura alle spalle. Ha a stento il tempo di pensare che, forse, il consiglio di Severus si sia rivelato azzeccato, prima che la strada inizi una ripida discesa che gli fa perdere l’equilibrio e lo conduce ruzzoloni dritto in una palude maleodorante e buia. 

“Non ci sono paludi nella Foresta Proibita,” mormora tra sé e sé. 

“Motivo in più per renderti finalmente conto del fatto che non siamo in un luogo reale, come già ti avevo detto... sicuro che il veleno non ti renda ancora più lento di comprendonio?” cantilena Piton. 

Remus ingoia una risposta pungente, limitandosi ad avvicinarsi con cautela alle acque che deve evidentemente attraversare per raggiungere il centro della foresta, come richiesto dalla prova; si sporge per tentare di capire quanto sia fonda l’acqua, prima che il corpo squamato e lungo di una creatura salti fuori dalle acque putride, innalzandosi in tutta la usa maestosità. Remus fa un balzo all’indietro, per allontanarsi da un serpente marino dal colore grigio-azzurro e dagli occhi color della giada. 

“Forse erano meglio i Golden Snidget,” ironizza Piton, mentre Remus tenta di difendersi con una serie di Stupeficium, volti a proteggere soprattutto il braccio sano. 

L’enorme testa coperta di scaglie s’avvicina pericolosamente al ragazzo, che declama a gran voce un Diffindo, seguito da un Bombarda che fa esplodere le rocce sulla riva, riuscendo a colpire il rettile con i detrici; il serpente si allontana solo per un attimo, prima di roteare su sé stesso e incombere nuovamente su Remus, che evoca uno scudo giusto in tempo. 

“Sicuro che il tuo braccio buono sia il destro?” 

Remus ignora la provocazione di Piton, scagliando un altro Diffindo, quando il suo scudo si sgretola; il serpente approfitta del momento di confusione per lambire la pelle del braccio destro con i denti aguzzi dai quali Remus si salva per un pelo. Evoca un nuovo scudo, prima di osservare intorno a sé, alla ricerca di qualcosa che possa distrarre il serpente; individua una roccia cangiante, che spera di poter sfruttare per mettere fuori uso la vista del rettile.  

Chiama a sé la pietra e la colpisce con un Lumos Maxima che aumenta il suo essere cangiante, riuscendo ad attirare entrambe le iridi verticali del serpente, per poi colpirlo con un Diffindo dritto all’occhio destro che gli fa perdere l’equilibrio e lo fa precipitare sulla spiaggia antistante a Remus. Mentre il pesante corpo cade però, le zanne entrano nuovamente in contatto con la pelle di Remus, lasciando il proprio segno sul braccio destro e costringendo il campione a un grido di dolore. 

“Meglio che ce ne andiamo da qui, prima che si svegli, ora di braccia fuori uso ne hai due…” 

Remus non se lo fa ripetere due volte e comincia ad arrancare faticosamente, tentando di non pensare al dolore a entrambi gli arti superiori, concentrandosi sul camminare più velocemente possibile nelle acque gelide della palude. Una volta raggiunta l’altra sponda, decide di accendere un fuoco per scaldarsi e tentare di raccapezzarsi riguardo alla propria posizione all’interno della Foresta. L’odore della palude gli impregna la divisa e il ragazzo fatica a concentrarsi sui dintorni, è assetato e gradirebbe un po’ di luce in più per capire se il suo braccio desto è in condizioni gravi come il sinistro. Non ha quasi tempo di apprezzare il calore delle fiamme sulle proprie dita, che percepisce un freddo innaturale farsi strada sul proprio corpo, sottopelle, fin dentro alle ossa, quasi come se una tempesta di neve fosse sopraggiunta all’improvviso, fagocitando il calore tipico di giugno inoltrato.  

“Qui si mette male,” bofonchia Piton, guardandosi intorno circospetto. 

Remus annuisce vago, stremato dal freddo e dalla sensazione di non poter più provare gioia. 

Sente le forze abbandonarlo lentamente, ma inesorabilmente, l’idea di portare a termine la sfida che si fa via via più lontana e un grido di dolore gli esplode in testa, riportandolo alla sua prima traumatica trasformazione, avvenuta nel cottage di casa. 

“Ti ricordo che hai una bacchetta e che sei uno dei migliori in Difesa contro le Arti Oscure,” bofonchia Piton, allarmato dall’incombere dei Dissennatori, nonostante il suo essere incorporeo. 

Remus sente la voce di Piton a malapena, il suo corpo concentrato a lottare contro gli spasmi provocati da una trasformazione che è rimasta impressa a fuoco nella sua memoria, che non potrà mai essere cancellata da niente e da nessuno. Cerca di concentrarsi sulla bacchetta stretta tra le dita intorpidite, sulle labbra morbide di Mary, sulla complicità di Sirius e Lexie, sui sorrisi incoraggianti di James, Lily e Marlene, sulla promessa di una festa fattagli da Peter e dai gemelli... sente le forze venirgli meno, eppure lotta, trovandosi faccia a faccia con le espressioni orgogliose dei suoi genitori, nel giorno dell’arrivo della sua lettera per Hogwarts. 

“Expecto Patronum,” sussurra flebilmente, orientando la bacchetta verso l’oscurità che lo circonda; una nuvoletta opalescente si espande leggermente, prima di svanire inghiottita dal buio. 

“Credevo sapessi fare di meglio,” lo sprona Piton. 

Remus sospira, raccogliendo le forze, ripensa alla prima avventura con i Malandrini e sorride, “Expecto Patronum.” 

Si accascia al suolo stremato, domandandosi se non sia il caso di chiedere aiuto e rinunciare a terminare la prova, quando una scia luminosa s’avvicina sempre più rapidamente, riuscendo a dissipare il freddo e la paura che tutta la gioia sia stata risucchiata dal mondo. Si tratta dell’unicorno che aveva salvato all’inizio della prova, lo riconosce dalla cicatrice che ancora non si è rimarginata. Si comporta esattamente come un Patronus, puntando ai Dissennatori con il proprio corno e scacciandoli con forza, senza fermarsi prima di averli fatti sparire tutti. 

Remus torna a respirare senza fatica, a essere in grado di riconoscere i dintorni e a pensare di poter concludere questa sfida; l’unicorno gli si avvicina, quasi a controllare che stia davvero bene, lo annusa con circospezione, soffermandosi soprattutto sulle ferite alle braccia. 

“Mi hai salvato, grazie,” gli sussurra, accarezzando il pelo morbido. 

“Stai parlando a un unicorno, non sarei così convinto che tu sia in buona salute, Lupin...” 

Nemmeno il commento tagliente di Piton riesce a smorzare l’entusiasmo di Remus per la prova che sta affrontando; l'unicorno posa con delicatezza il corno sulla ferita provocata dal serpente, lasciando cadere qualcuna delle particelle che lo compongono, dandogli un po’ di sollievo alla lacerazione.  

Il ragazzo riesce ad alzarsi in piedi, sospinto dall’unicorno che inizia a trotterellargli accanto, guidandolo verso quello che Remus immagina sia il punto d’arrivo di questa sfida sfiancante. 

“Beh, se non dovesse andarti bene con i M.A.G.O., potresti sempre decidere di fare il veterinario...” lo deride, quasi bonariamente, Piton. 

Remus gli indirizza un sorriso incerto, prima di raggiungere uno spiazzo illuminato di una luce quasi eterea nel quale si trova una coppa luccicante, che afferra con il braccio destro e che si rivela essere una Passaporta. 

 

* 

 

Riemerge nella Sala Grande gremita e rumorosa, talmente luminosa da fargli male agli occhi, felice di essere uscito, quasi indenne, da quello che per anni è stato il teatro delle sue scorribande notturne. 

“Remus Lupin ha trovato la Coppa Tremaghi! Hogwarts conquista la vittoria nel torneo!” esclama raggiante Albus Silente, indirizzando un sorriso al giovane Grifondoro. 

Il ragazzo quasi lascia cadere la coppa, rivelatasi molto più pesante, ora che l’adrenalina pare averlo abbandonato. 

“C’è l’hai fatta, Remus!” 

Le braccia di Sirius, Lexie, Mary e tutti i loro amici si avvinghiano a Remus, che si lascia cadere stremato, con la coppa nuovamente stretta al petto. 

“Che ti è successo, Lunastorta? Pare quasi che tu abbia affrontato delle creature pericolose,” lo prende in giro Sirius. 

“Non avete idea,” sussurra di rimando, “vi dico solo che c’era lo spirito di Piton a farmi da guida...” 

Gli occhi dei suoi amici saettano verso il tavolo verde-argento, al quale Piton è seduto accanto a Rosier e Avery. 

“Per Godric, che razza di incubo!” esclama Sirius, schifato. 

“Diciamo che non si è rivelata una compagnia totalmente pessima, alla fin fine...” ribatte enigmatico Remus, incrociando lo sguardo corrucciato del Serpeverde. 

 


 

 

Note dell’autrice: 

La luna piena del giugno 1978 è stata il 20 e mi sembrava un ottimo escamotage, sfruttare questo dettaglio per aiutare Remus nella prova. 

Stando alle informazioni di cui sono in possesso, la bacchetta di Remus è di legno di cipresso, lunga 10 pollici e ¼ ed ha un cuore di crine di unicorno, anche qui mi sono presa la libertà di far sì che questo approfondisse il suo legame con la creatura magica. 

Arrivo sempre all’ultimo, ma ce l’ho fatta e sono felice di aver potuto dedicare questo capitolo al mio amato Remus. L’idea di fargli affrontare la prova accanto a Piton è stata una scelta forza azzardata, ma che mi è servita per mostrare un po’ di più il rapporto tra le case, avendo scelto tre campioni di Grifondoro, oltre all’evoluzione dei caratteri sia di Remus che di Severus. 

Penso che aggiungerò un epilogo, giusto perché mi spiace dire addio a questa avventura decisamente divertente. 

   
 
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