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Autore: TaliaAckerman    05/08/2023    3 recensioni
Mal Ennon è un promettente stregone in procinto di prendere un'importante decisione sul suo futuro. Ma il casuale e inaspettato incontro con una bambina di strada che sembra possedere un potenziale magico inaudito rischia di cambiare per sempre la sua vita. Dal primo capitolo:
Per un attimo Mal credette di star fissando un corpo morto, tanto era sottile ed emaciato; poi si rese conto che, seppur debolmente, il petto della creatura si alzava e si abbassava ancora.
Era alquanto curioso che si fosse sbagliato. Un mago del suo calibro doveva essere particolarmente attento nel rilevare fonti inaspettate di Magia, e quello che aveva percepito nell'istante di pochi secondi prima non era stato un potere qualunque.
Mosse un paio di passi verso quel mucchietto di ossa e stracci. Sotto due dita di sporcizia e polvere si intravedeva una chioma fulva e indomabile.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Dolceamaro



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Mal sedeva impaziente sulla lunga panca che percorreva la parete di fronte allo studio di Nathaniel Theor.
Le spesse mura del palazzo reale di Amaria impedivano a qualunque tepore di infiltrarsi tra i corridoi e le sale del vasto edificio; appena uno spiraglio di luce aranciata filtrava dalla finestra al fondo del corridoio, gettando sul pavimento un ventaglio che rifletteva i colori del tramonto. Non era ancora ora di cena, ma le ombre avevano già cominciato a calare sulla capitale delle Terre del Nord anche in quel periodo dell'anno.
Seduta a poche spanne da lui, Raisa sedeva in silenzio, avvolta da un mantello troppo grande per lei: rovistando nel proprio guardaroba, Mal ne aveva rinvenuto uno dei tempi dell'inizio del suo apprendistato. Era comunque abbondante per la scheletrica ragazzina, ma era quanto di meglio l'uomo avesse trovato. Doveva essere stato piuttosto scioccante, per lei, passare dal caldo torrido dello Stato dei Re al clima delle Terre del Nord, fresco anche in estate. Amaria sorgeva a poche miglia dal confine meridionale del regno, separata dall'Ariador dalla vasta piana di Dárenlas, e di certo non poteva considerarsi la più fredda tra le città nordiche. Se non altro, almeno nelle ore centrali della giornata, il sole avvolgeva la capitale e i suoi abitanti in caldi raggi dorati, mitigati dalla brezza che quasi ogni giorno soffiava dalle montagne a occidente.
Mal guardò Raisa e, per l'ennesima volta, si chiese se avesse fatto la scelta giusta a prenderla con sé. Dal momento che la bambina non aveva ancora spiccicato una sola parola, nemmeno durante i cinque giorni di viaggio che avevano impiegato per raggiungere Amaria, Mal aveva deciso di darle un nome di propria iniziativa. Raisa significava "fiamma" nell'antico idioma delle Terre del Nord, parlato dagli abitanti di quella regione prima della diffusione della lingua comune. Non era stato solamente il colore degli occhi e dei capelli a suggerirglielo, ma la sensazione stessa che lo aveva indotto a posare gli occhi su di lei, in quel vicolo di Città dei Re. La magia che aveva percepito in lei si era innalzata come una fiammata che divampa verso il cielo per ben due volte a distanza di pochi istanti. Mal sperava che quel nome fosse di buon auspicio, anche perché dal loro primo incontro non aveva più rilevato nulla del genere. Se poi la ragazzina avesse finalmente deciso di aprir bocca per far qualcosa che non fosse bere o mangiare e gli avesse rivelato il nome con cui era venuta al mondo, Mal avrebbe dimenticato Raisa e l'avrebbe chiamata con il suo vero nome. Ma le speranze che quel silenzio, prima o poi, avrebbe avuto fine, si assottigliavano ogni giorno di più: forse Raisa aveva perso l'uso della parola o, semplicemente, era nata priva di quella facoltà.
Il mago aveva anche tentato di scoprire se la bambina fosse in grado di leggere e scrivere, senza nutrire molte aspettative, e aveva immediatamente compreso che quella sventurata non doveva aver ricevuto un'educazione di alcun tipo. Non che questo fosse un problema irrisolvibile: avrebbe assunto un precettore che glielo insegnasse. Forse, a quel punto, la ragazzina avrebbe potuto svelargli il suo vero nome.
Il suono di una porta che si apriva con uno scatto destò improvvisamente Mal dai suoi pensieri: sulla soglia, in controluce, Nemion Wesh gli rivolse un cenno di saluto.
«Ennon» proferì con la consueta voce roca. «È un piacere rivederti così presto. Lord Theor mi ha informato del vostro rifiuto all'offerta del maestro Camosh».
«Era arrivato il momento di chiudere i rapporti con lo Stato dei Re una volta per tutte» rispose Mal affabile. «È tempo che mi dedichi a servire la mia patria a tempo pieno».
L'uomo gli rivolse un sorriso che celava un certo compiacimento, quando notò Raisa; davanti alla sua fronte aggrottata, Mal cercò di sbrigarsela in fretta.
«Un'interessante scoperta frutto del mio ultimo viaggio. Sono qui per chiedere a Lord Theor di esaminarla».
«Hai deciso di prendere con te un'apprendista, dunque» commentò il mago interessato. Squadrò Raisa da capo a piedi con curiosità, al che lei immediatamente si appiattì contro la parete, timorosa. Mal allungò una mano e strinse quella della bambina.
«Deve possedere un potenziale magico immenso per aver attirato la tua attenzione, Ennon» sentenziò Wesh decidendosi finalmente a uscire dallo studio. «Ferlon mi disse che non avresti scelto un apprendista fino al giorno in cui avresti trovato qualcuno che valesse davvero il tuo tempo».
Ferlon. Mai che che il suo amico tenesse la bocca chiusa.
«Sono qui proprio per scoprirlo» rispose Mal sorridendo a sua volta, sperando di chiudere così la conversazione.
«Allora presto mi aggiornerai sulla situazione e sulla tua piccola, nuova amica» concluse Wesh allontanandosi.
Mal lasciò la presa sulla mano di Raisa e gli rivolse un cenno di rispetto – l'attempato ometto con cui aveva appena parlato era pur sempre colui che aveva ricoperto la carica di maestro delle Terre del Nord prima di Theor.
Dalla porta rimasta aperta emerse un valletto in livrea.
«Mio signore, il maestro Theor è pronto a ricevervi».
I lineamenti delicati e la voce ancora lievemente acuta suggerivano che non fosse ancora uscito dalla pubertà.
Mal si alzò e con un cenno ordinò a Raisa di fare altrettanto; questa, docilmente, obbedì.
Lo studio di Nathaniel Theor era un ambiente elegante, più luminoso della maggior parte delle sale del palazzo poiché esposto a nord. Tre ampie finestre che culminavano con un'arco a sesto acuto occupavano la parete di fondo. In ogni cosa, nella stanza, regnava la simmetria, riflesso esteriore del rigore e della razionalità del suo proprietario: a ridosso delle pareti laterali – la stanza si sviluppava orizzontalmente – si stagliavano due imponenti librerie nei cui vani i codici conservati erano ordinati con cura quasi maniacale; ai lati della porta da cui erano entrati erano posizionate due credenze identiche l'una all'altra e la fredda monocromia delle pareti che le sormontavano era interrotta da due arazzi splendidamente ricamati. Quello sulla destra raffigurava una stilizzata ma vivida scena di battaglia, tutta realizzata all'insegna del contrasto tra le tonalità scure del blu e del nero e quelle del rosso aranciato; quello a sinistra era invece un tripudio di racemi e motivi floreali, fra i quali si scorgevano le figure di diversi terkil dalle ali nere.
A dominare la stanza, una scrivania in legno di mogano lunga più di tre metri.
«Ti sei deciso a prendere con te un apprendista, infine» constatò senza inutili preamboli l'uomo che sedeva sullo scranno di fronte a loro.
Theor era ancora relativamente giovane per occupare la carica di maestro da quasi dieci anni. Era stato designato come suo successore da Wesh in persona, quando per motivi di salute l'allora maestro delle Terre del Nord aveva abdicato al suo posto nel Gran Consiglio.
A poca distanza da lui sedeva un giovanotto dai capelli piuttosto scuri per essere un Uomo del Nord; i suoi occhi si muovevano concentrati sul testo recato sulla prima di una serie di pergamene che giacevano arrotolate davanti a lui. Mal sapeva chi era: Hareis Von Hilsen, divenuto apprendista di Theor qualche anno prima.
Quando anche Raisa entrò nello studio, il ragazzino interruppe un istante il suo lavoro e fissò quella bambina dall'aspetto così insolito.
«Niente distrazioni, Hareis» lo rimbeccò Theor pigramente, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione a Mal e Raisa. L'apprendista si affrettò a tuffare nuovamente il naso nella pergamena, anche se Mal era sicuro che non si sarebbe perso una parola del discorso che si sarebbe tenuto di lì a poco.
«E così è questa la bambina ti cui mi hai parlato nella tua lettera» esordì Theor. «Se questo è il suo aspetto attuale non oso immaginare come dovesse presentarsi quando l'hai trovata».
Fece gentilmente segno a Raisa di avvicinarsi; questa volse lo sguardo verso Mal, cercando conferme, e l'uomo annuì piano. La ragazzina mosse un paio di passi in avanti.
Theor la osservò da capo a piedi, poi socchiuse gli occhi e rughe di concentrazione incresparono il suo volto.
Nervoso, Mal osservò il mago in ogni sua mossa. La piega che l'incontro aveva preso già non era incoraggiante: se la magia di Raisa fosse stata percepibile in quel momento, un intuito fine come quello di Theor lo avrebbe avvertito nel momento stesso in cui la bambina aveva messo piede nella stanza.
Quando infine Theor riaprì gli occhi, la sua espressione era imperscrutabile. Si rivolse alla bambina.
«Qual è il tuo nome?»
«Raisa» rispose Mal per lei. «Ho deciso di chiamarla così».
«Oh» fu il commento, piuttosto tiepido, di Theor. «Dunque non è in grado di parlare. Ci sono altri fattori che hai omesso nella tua lettera?»
Mal avvampò, ma quando parlò lo fece con voce ferma.
«Nossignore. Quello che ho scritto è tutto ciò che sono riuscito a scoprire su di lei».
«Quindi non hai la minima idea di chi sia, da dove provenga, se la magia si sia effettivamente manifestata in lei... per farla breve, non sai nulla di lei».
A quelle parole, pronunciate in un tono che cominciava a lasciar trasparire anche una certa irritazione, Mal non seppe come replicare.
Cogliendolo così di sorpresa da farlo sobbalzare, Theor batté sonoramente le mani.
«Hareis, Sifer, lasciateci».
Se il valletto obbedì a quell'ordine all'istante, il giovane apprendista si alzò controvoglia, fece il giro della scrivania, poi lanciò un'ultima occhiata dubbiosa che si posò prima su Theor, poi su Mal e infine su Raisa. Prima che il suo maestro avesse tempo di apostrofarlo ancora, però, voltò loro le spalle e uscì chiudendo la porta.
Theor tornò a rivolgersi a Mal.
«Come mai non hai provato a leggere la sua mente?» domandò, con un sopracciglio alzato.
«Non ero sicuro degli effetti che questo avrebbe avuto su di lei» ripose lui, esitante. «Era già debole e denutrita, temevo che non avrebbe retto a una mia incursione nella sua mente».
«In questo caso» sospirò l'uomo di fronte a lui «suppongo ci sia una sola cosa da fare».
Protese una mano in avanti in direzione della fronte della bambina per attuare l'incantesimo della lettura della mente, tuttavia, qualcosa lo fermò, lasciando il suo braccio destro proteso a mezz'aria. Mal aveva agito d'istinto, afferrando il polso del maestro delle Terre del Nord.
Per un attimo, i suoi occhi incrociarono quelli dorati di Theor, che per un istante non riuscirono a mascherare la sorpresa. Pochi secondi dopo, Mal avvertì una forza incontrollabile investirlo e scagliarlo all'indietro; rovinò addosso alla parete di fianco alla porta.
Quando riaprì gli occhi, stentò a credere alla scena che gli si parò davanti: dopo che Theor lo aveva attaccato, Raisa era balzata sulla scrivania e, a quattro zampe, fissava il mago emettendo un verso simile al soffio di un felino inferocito.
Attorno a lei si levava uno strano alone, una specie di aura che alla vista deformava e rendeva opachi gli oggetti intorno a lei. E, nonostante tutto, Mal sorrise trionfante tra sé e sé. Non c'erano più dubbi: quella era una pura e limpida manifestazione di magia che si estrinseca da un individuo non ancora in grado di controllarla.
L'espressione freddamente composta che Theor aveva mantenuto fino a quel momento aveva lasciato spazio a uno sguardo sì contrariato, ma anche, in qualche modo, brillante: lo sguardo di chi ha appena posato gli occhi su un tesoro.
«Si è lanciata su di me non appena ti ho colpito» mormorò, rivolto più a se stesso che a Mal il quale, lentamente, si stava rimettendo in piedi. «Non mi ha inferto attacchi, ma non sono stato in grado di colpirla a mia volta».
«È una Ves'dyn'doev» ansimò Mal avvicinandosi. «È come vi ho detto. La magia scorre in lei come il sangue nelle sue vene, più pura di quanto abbia mai percepito in nessun altro».
Anche se non era sicuro che fosse la scelta giusta, immerse la mano nello strana barriera che Raisa aveva eretto attorno a sé e le posò il palmo sulla schiena. Al contatto con la sua pelle, l'alone di magia venne meno e la ragazzina crollò a carponi sulla scrivania di Theor.
«Sono impressionato» commentò il maestro delle Terre del Nord recuperando la solita compostezza, mentre Mal afferrava da sotto le spalle la bambina e la sollevava dal tavolo per deporla delicatamente a terra. Era svenuta. «Ma questo non significa che la tua scoperta sia un successo. Ves'dyn'doev o meno, non ha alcun controllo sulla sua magia. Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere la prima e l'ultima volta in cui essa si manifesterà».
«Mio signore!» Mal non riusciva più a contenersi. «L'avete visto anche voi! L'avete sentito anche voi. Questa bambina ha il potenziale per diventare la strega più potente della sua generazione, forse anche di più!»
«Non ne discuto il potenziale, Mal» rispose Theor tornando a sedersi. «Ma non abbiamo alcuna garanzia e, come immagino avrai già appurato di persona, è ingestibile».
«È fedele a me».
«Certo» affermò Theor con un sorriso sprezzante. «Come un cane è fedele alla mano che lo nutre».
Mal afferrò lo schienale della sedia su cui si era accomodato all'inizio del colloquio e vi si lasciò cadere, respirando profondamente. Ribolliva di rabbia nei confronti dell'uomo che aveva davanti in quel momento, ma doveva ammettere che c'era del vero nelle sue parole. E, se avesse compiuto anche solo un'altro gesto avventato nei suoi confronti, non era sicuro che avrebbe lasciato quella stanza con tutte le ossa ancora al loro posto; questo senza contare la certa fine della sua carriera politica.
«Non posso ignorare quello a cui ho assistito oggi» proseguì Theor intrecciando le dita sotto il mento, i gomiti poggiati sul mogano della scrivania. «La ragazzina ha del potenziale, questo non si può negare, ma questo non è l'unico aspetto da prendere in considerazione. È instabile, non parla, probabilmente ha subito traumi e abusi di ogni tipo. Dubito che riuscirai a cavare qualcosa di buono da lei».
Una sola parola del suo discorso aveva catturato l'attenzione di Mal.
«Riuscirai?» ripeté. «Significa che ho il vostro consenso?»
«Non ti proibirò di prendere questa bambina come tua apprendista. Sarebbe uno spreco non fare neanche un tentativo. E, come sai, ho sempre tenuto in alta considerazione la tua opinione».
Un senso di vittoria si impadronì del giovane mago nel sentire Theor pronunciare quelle parole, un piacevole calore che si dipanava dal petto per diffondersi lungo gli arti.
«Ma non credere che dimenticherò quanto è accaduto oggi, e quelli che sono gli elementi a tuo sfavore. Monitorerò con sommo interesse il lavoro che svolgerai con questa piccola belva».
Mal pensò che quelle parole suonassero almeno come un avvertimento, se non come una minaccia.
«E se per prima cosa non sarai in grado di impartirle disciplina» continuò l'uomo scoccandogli uno sguardo severo. «Non conterà quanto potente possa essere la sua magia. La toglierò dalla tua custodia e ne farò ciò che riterrò più opportuno».
Mal strinse i denti.
«Non fallirò» proferì, deciso. «Vi dimostrerò che la vostra fiducia in me è ben riposta».
«Non è di te che dubito, Mal» rispose Theor. «È lei a preoccuparmi».
Gli occhi di entrambi si posarono sul corpo addormentato di Raisa. I capelli rossi sparsi a ciuffi sul pavimento creavano un contrasto con il marmo che faceva pensare a una pozza di sangue.
Quanta oscurità si nascondeva dietro quelle palpebre abbassate, dietro quel viso magro ma angelico?
«Ti consiglio di iniziare subito a lavorare» alluse il maestro delle Terre del Nord. «Ho idea che ti costerà parecchia fatica. Questo senza dimenticare i tuoi impegni di consigliere...»
Mal sapeva che il suo signore lo stava mettendo alla prova e ignorò le sue provocazioni. Si inginocchiò davanti a Raisa e, infilandole un braccio sotto la schiena e l'altro sotto le ginocchia, la sollevò da terra.
«Per prima cosa la porterò a casa mia» affermò.
Theor annuì.
«Mi sono sempre aspettato grandi cose da te, Mal. Questo azzardo potrebbe essere il tuo maggiore successo o la tua maggiore rovina». 
Con la bambina svenuta tra le braccia, il giovane mago si esibì nel miglior inchino che il peso di Raisa gli permetteva.
«Vi ringrazio, mio signore, per l'opportunità che mi avete concesso».
Detto questo, si congedò, intenzionato a mettere tra sé e l'ufficio di Theor più distanza nel minor tempo possibile.
Uscendo, si ritrovò di fronte Hareis, seduto sulla stessa panca dove lui e Raisa avevano atteso di essere ricevuti; il ragazzino alzò stupito lo sguardo, gli occhi ambrati sgranati come punti interrogativi, ma Mal lo ignorò e passò oltre.
Perché, perché stava mettendo a rischio tutto se stesso per quella bambina che conosceva da meno di una settimana e che mai gli aveva rivolto parola?
Era solamente ambizione, ringhiò una voce nella sua testa. Se fosse riuscito a dimostrare che quella ragazzina poteva essere uno strumento non solo utile, ma sopraffino, per le Terre del Nord, Theor e chiunque altro non avrebbe più potuto ignorare colui che l'aveva scoperta e condotta nella loro patria. A quel punto, Theor non avrebbe più potuto ignorare il suo operato. Forse, gli sarebbe stato così riconoscente da sceglierlo come suo successore...
Raisa si era scagliata contro Theor quando lui l'aveva colpito, senza preoccuparsi delle conseguenze. Aveva evocato la propria magia senza rendersene conto e l'aveva fatto per proteggere lui, Mal.
Un groppo alla gola lo colse, indesiderato, mentre percorreva i corridoi che l'avrebbero riportato all'esterno.
Ambizione.
Sicuramente, quando aveva avvertito la magia della bambina per la prima volta.
Senza dubbio, quando aveva deciso di chiedere a Theor udienza per ottenere il permesso di addestrarla.
Anche in quello stesso momento, l'idea di guadagnarsi un posto d'onore nel Consiglio grazie ai risultati che avrebbe potuto ottenere con Raisa lo faceva fremere di trepidazione.
Eppure, inequivocabile, qualcosa cominciava a farsi strada nel suo cuore, un sentimento che non aveva mai provato prima e che credeva potesse essere sperimentato solo da un genitore. Affetto, il desiderio di prendersi cura, di mettersi in gioco per lei. Era questo che stava cominciando a provare verso la creatura selvaggia e indomita che ora giaceva inerte fra le sue braccia.
L'aveva trovata, l'aveva tolta dalla strada, l'aveva rivestita e nutrita.
Era una sua responsabilità ora e lui l'avrebbe protetta.





 

  
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