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Autore: hermione_W    21/11/2023    0 recensioni
Chad afferrò le spalle di Ryan di fronte a lui, e chiuse gli occhi.
Inspirò.
Zucchero a velo. Questo, ciò che riuscì a percepire.
Espirò.
Ma non vedeva l’ora di inspirare di nuovo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chad Danforth, Ryan Evans
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12

”Guardalo, come si nasconde…”

“Danforth, non pensavo avessi questi gusti…A quanto pare le fatine ti creano attrattiva.”

“Te lo sei fatto succhiare da quel finocchio di Evans, eh?”

Chad sentì queste frasi che catturarono immediatamente la sua attenzione. Si avvicinò nel punto in cui una moltitudine di persone era raggruppata, e tutti quanti erano intenti ad osservare qualcosa. Sgomitò, facendosi spazio tra la gente che gli rivolgeva sorrisini sprezzanti e di scherno.

Sulla parete, una scritta volgare e offensiva che recitava “Chad the gay lad”, ed improvvisamente si sentì come se sarebbe svenuto da un momento all’altro. Cercò di concentrarsi per guardare meglio e scorse anche alcune polaroid, attaccate su un cartoncino rosa pieno di glitter che conteneva insulti omofobi. Fece qualche passo in avanti e vide ciò che era raffigurato. Chad e Ryan, completamente nudi su un letto, l’uno sopra l’altro.

Il bruno si avvicinò con orrore ad una delle foto, la prese e la stracciò in mille pezzi, gettandone i resti addosso ad un ragazzo che rideva sguaiatamente additandolo. Non riusciva a respirare e cercò di fuggire da quella situazione, spingendo e sgomitando la gente che lo stava insultando e prendendo in giro. Mentre si faceva spazio nel corridoio, cercando di raggiungere un punto lontano da quella calca, vide qualcosa che gli gelò immediatamente il sangue nelle vene.

Ryan, in fondo al corridoio, mentre un giocatore della squadra di rugby della East High lo prendeva a calci e pugni con violenza.

Chad cominciò a correre verso Ryan, ma gli sembrava che più veloce corresse più quella scena orribile si allontanasse da lui. Correva, agitava le braccia sperando di riuscire a distrarre o colpire il bullo che gli stava facendo del male, ma nulla sortiva l’effetto sperato. Riuscì a raggiungerlo solo quando il vandalo se ne fu andato, ritrovando il biondo a terra in una pozza di sangue, privo di sensi.

Il bruno si chinò, prendendo il viso di Ryan tra le sue mani, ma questi sembrava inerme. ”Ryan…Ry…Su, dai, riprenditi…” Lo chiamava, mentre gli dava dei colpetti per cercare di farlo rinvenire, ma non otteneva alcuna risposta.

In sottofondo altre urla e insulti verso di lui, verso Chad il finocchio, verso Chad la femminuccia, verso Chad che avrebbe fatto meglio a sparire dalla scena sportiva della East High, verso Chad che si era fatto sedurre da quel gay di Ryan Evans.

Chad si piegò su Ryan, prendendo un fazzoletto e cercando di tamponare le ferite, ma il sangue continuava ad uscire senza tregua.

“Dai, Ryan…ti prego…” Pose il suo orecchio sul petto di Ryan, ma Ryan non rispondeva. E neanche respirava.

  •  

Chad aprì gli occhi. Era completamente sudato, sebbene si accorse di aver dormito nudo. Ci mise qualche minuto per rendersi conto di cosa fosse successo. Aveva avuto un incubo orrendo, ma era stato così vivido da averlo messo in uno stato di completa agitazione. Respirò, e cercò di mettere a fuoco ciò che si trovasse attorno a lui.

La prima cosa che vide fu la parete di fronte a lui, ancora quasi totalmente buia ma illuminata flebilmente da un fioco fascio di luce proveniente dai fori nella tapparella abbassata della stanza. Non gli era affatto familiare. Non era sicuramente la parete di casa sua.

Sgranò gli occhi per cercare di diminuire la sensazione di intontimento che provava. La testa gli girava furiosamente e aveva un senso di nausea indescrivibile. Cercò di mettersi a sedere nel letto, ma non riuscì subito ad alzarsi. Girò la testa verso la sua destra e si accorse di non essere solo. Fu lì che lo vide, e come un flash gli tornarono alla mente delle immagini sfocate. La birra. I cocktail. La pista da ballo. Il corpo di Ryan contro il suo.

In quel momento, Chad si sentì soffocare. Gli sembrò che l’aria nei suoi polmoni fosse terminata, che non ce ne fosse più in assoluto nell’atmosfera.

Il suo stomaco si contorse irrimediabilmente, e arrivò appena in tempo in un bagno lì posto sullo stesso corridoio, riverso sulla tazza del gabinetto per vomitare.

Che cosa aveva fatto?

Sentiva un masso fatto di sensi di colpa e vergogna premere al suo interno, nelle sue viscere. Gli era davvero bastata un’ubriacatura per tradire Taylor e fare sesso con un uomo?

La testa continuava a girargli incontrollabilmente e cinse la tazza del gabinetto con le mani, chiudendo gli occhi e concentrandosi solo sul ritmo tachicardico del suo cuore. Sembrava che stesse per impazzire, o per morire.

L’immagine di Ryan, dei suoi espressivi occhi blu, gli si compose in mente e si sentì avvampare al ricordo di come si erano stretti l’un l’altro, amati senza limiti. Poi questa cambiò, e Taylor improvvisamente gli stava tendendo la mano.

Le lacrime cominciarono a bagnare le guance di Chad. Scendevano inesorabilmente, senza lasciargli modo di opporre resistenza. Come aveva potuto? Era davvero così debole, così fragile da lasciar prendere il controllo alle emozioni? O erano queste troppo forti affinchè lui potesse fare qualcosa?

E dove si trovava? Come era finito in quel luogo?

Tutte queste domande non avevano risposta, mentre il bruno continuava a farsi scalfire da quel pianto amaro che stava portando fuori tutta la delusione che provava per se stesso. Non aveva più alcuna forza per pensare quando si sedette sul pavimento del bagno, sentendosi impotente e non sapendo cosa fare della sua vita.

E poi, cosa significava questo? Cos’era Ryan per lui?

Ad un tratto la porta del bagno si spalancò ed entrò un ragazzo. Aveva il petto scoperto, dei pantaloni cargo, e portava una collana di perle sulla sua pelle ambrata.

“Ehi amico, dovrei andare in bagno.”

Chad sollevò la testa e incrociò il suo sguardo. Si mise in piedi il più in fretta possibile e si sistemò alla bene e meglio. Stava per uscire, quando gli tornarono in mente tutte quelle domande che si era posto qualche minuto prima.

“Sai dirmi per favore dove mi trovo?”

Il ragazzo gli fece un sorrisino malizioso. ”Ma come, hai avuto l’onore di entrare all’Heaven’s Club e non sai dove ti trovi?”

Chad gli rivolse uno sguardo ancora più perplesso. Non aveva evidentemente idea di dove si trovasse, e il suo interlocutore lo capì.

“Fratello, si tratta del locale gay più esclusivo del New Mexico. Chi ti ha portato è un intenditore.”

Silenzio. Chad era convinto che sarebbe caduto a terra di lì a poco.

Era completamente paralizzato. Non sapeva cosa dire o cosa pensare. Fissava l’altro ragazzo senza muovere un dito. Il suo cervello in quel momento avrebbe prodotto un encefalogramma piatto.

“Non è la fine del mondo, eh. Non sarai mica omofobo?”

Chad mugugnò qualcosa di incomprensibile per cercare di discolparsi, ma ripetè soltanto un no per più volte. Dovette appoggiarsi al lavandino per non perdere l’equilibrio.

“E allora. Se non sei nel posto giusto ti basta non tornarci. Ma se dovessi esserlo…Ti assicuro che di meglio non c’è.”

Stava ricominciando a sentire borbottii strani nel suo stomaco all’udire quelle parole. Non era nel posto giusto, neanche per sogno. Non era gay. E Ryan lo sapeva, ma lo aveva comunque portato in quel posto. Si sentiva…tradito? Era la parola giusta? Non sapeva più nulla. Sapeva solo che doveva fuggire quanto prima da quello che stava accadendo.

“Ora devo andare, grazie per la spiegazione.” E si voltò prima che l’altro potesse controbattere.

Tornò nella stanza in cui aveva dormito e raccattò quanto prima le sue cose, con la rabbia che man mano prendeva possesso di lui. Come aveva potuto fargli una cosa del genere? Gli avrebbe sbraitato contro se solo fosse stato sveglio, ma guardò verso di lui ed era ancora immerso in un sonno profondo. Sembrava un angelo, il suo cervello gli disse. Era a torso nudo e abbracciava il cuscino, mentre respirava intensamente. I suoi capelli biondi erano una cornice perfetta per il suo viso candido, e lasciavano intravedere la linea sinuosa della sua schiena.

Ma tutto ciò durò pochissimo, perchè la delusione per ciò che era successo era troppo grande da passare inosservata, e per quanto avrebbe voluto potersene dimenticare e far finta di nulla, sentiva nel suo cuore un misto di disgusto e profonda delusione.

Si vestì in fretta e, con un’ultima occhiata verso il letto, andò via da quelle mura.

  
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