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Autore: theladyontheship    01/12/2023    0 recensioni
Per ottenere la libertà e tornare a casa i cavalieri della tavola rotonda devono portare a termine un'ultima missione oltre il vallo di Adriano. Ad accompagnarli ci sarà anche Morgana, sorella di Arthur.
Amore, gelosia, vendetta, sete di potere, questi gli ostacoli che dovranno superare per sopravvivere.
Genere: Avventura, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Artù, Galvano, Lancillotto, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Ok fermiamoci un attimo.” disse Lancelot con un profondo sospiro “Non credo che riuscirò a continuare con questo ritmo.”

“Se non ci sbrighiamo ci saranno alle calcagna.” rispose Bors, ma si fermò ugualmente per riprendere fiato.

“I cavalli sono stremati, portano più peso di quanto dovrebbero.” fece notare Gawain.

“Posso caricarmi in spalla un’altra borsa.” disse Morgana.

“Puoi farlo ma non li aiuterà. Sono troppo stanchi, la discesa è stata impegnativa per loro…” disse Lancelot.

Scendere lungo il costone della montagna era stato un errore. 

Inevitabile, dato che non avevano altra via di scampo, ma era costato molto.

Nello scendere un cavallo si era spezzato una gamba e avevano dovuto abbatterlo, un altro era scivolato ed era precipitato nel burrone.

I cavalieri erano quindi provati da questo orrore oltre che dalla fatica della discesa, e a questo si aggiungeva il fatto di dover camminare a passo lesto per non essere raggiunti.

“Abbiamo ancora qualche ora di vantaggio, come è stato difficile per noi lo sarà anche per loro.” disse Bors.

“Sì ma non possiamo continuare così. Ho i crampi alle gambe Bors.” fece notare Galahad.

“Li ho anche io…” rispose l’amico “Ahhh dannazione…D’accordo. Ragioniamo mentre prendiamo fiato. Forse possiamo trovare un riparo e passarci la notte.”

“Qui nel bosco saremo troppo esposti, e siamo in pochi per difenderci.” disse Lancelot.

“Pochi e stanchi.” aggiunse Gawain.

"Siamo in 5 con 3 cavalli, non andremo lontano." disse Lancelot "Forse loro due" disse accarezzando il muso di uno dei destriero "possono ancora galoppare. Sono giovani. La nostra unica possibilità è dividerci. Due di noi raggiungeranno Arthur prima che faccia buio."

“E i tre che rimarranno saranno facili prede dei sassoni.” disse Bors.

“Lancelot non ha tutti i torti.” disse Gawain “Due di noi potrebbero raggiungere Arthur e chiedere rinforzi prima di notte. Ieri diceva che c’è una caserma romana non molto lontano da qui e che voleva tentare di chiedere ospitalità prima di raggiungere la tribù di Gwen. Secondo me sono andati lì a cercare riparo.”

“Proprio quello a cui stavo pensando.” annuì Lancelot “Sono andati certamente in quella direzione.”

“D’accordo, chi li raggiungerà?” chiese Bors.

“Tiriamo a sorte.” disse Galahad tossendo.

“Stai bene?” chiese Morgana.

“Sì, solo un pò…” Galahad tossì di nuovo, il viso era paonazzo, si piegò in due scosso dai tremiti, poi cadde a terra.

“Galahad!” gridò Bors e lo soccorse. 

Il giovane cavaliere tremava, sudava, rantolava, la pelle arrossata.

Morgana si inginocchiò accanto a lui.

“Cos’ha?” le chiesero gli altri, fu allora che lei notò la benda sulla caviglia del ragazzo.

La spostò delicatamente, Galahad gemette.

“Santo cielo Gal…è una ferita infetta! Quando te la sei fatta?” gli chiese.

Galahad ansimando disse di essersi ferito il giorno prima mentre controllavano nuovamente il nascondiglio segreto nella casa padronale.

“Era solo un taglio, ne ho avuti di peggiori…” rantolò.

Morgana scosse la testa: “In quel sotterraneo era tutto sporco e arrugginito…accidenti…Galahad! Galahad cerca di rimanere sveglio…Gal…GAL…”



 

“Gal, stai fermo!” gli disse l’amico.

Galahad ebbe un tremito, era nascosto dietro ai cespugli, vide Morgana cadere a terra per lo spavento.

"Zitta, o taglio tua gola!" le sibilò il ragazzo mostrandole un coltello 

Morgana alzò le mani in segno di resa.

"Lars, non farle male, non dirà nulla." Gawain mise una mano sulla spalla del ragazzo, gli disse qualcosa nella sua lingua.

Lars annuì, e poi corse via, seguito da altri tre ragazzini.

Galahad avrebbe voluto seguirli, ma aveva paura. Era arrivato da pochi mesi all’accampamento romano per essere addestrato, voleva solo andare via.

Gawain aiutò Morgana ad alzarsi: "Ti prego non chiamare i soldati…"

"State scappando?" chiese lei e Gawain annuì.

Galahad uscì dal nascondiglio insieme a Tristan e un altro ragazzo Sarmato, uno dei giovani più promettenti che spesso si allenava con Arthur, il fratello di Morgana, sapeva che rispondeva al nome di Lancelot.

"Dai Gawain andiamo!" disse quest'ultimo "Prima che ci scoprano!"

"Non dirò nulla." promise Morgana "Ma se andate a sud troverete dei soldati, dovete andare verso il fiume." suggerì "Ma…Vi uccideranno se vi trovano." aggiunse.

"Allora tu vieni con noi." disse Lancelot trascinandola per un braccio.

"Cosa sarei, un ostaggio?" chiese lei cercando di liberarsi.

"Lance, lascia stare, non è una buona idea…" disse Tristan.

"So cosa faccio! Se ci trovano dirò che se provano a catturarci l'ammazzo." disse Lancelot.

"Non serve che tiri, ti seguo." disse lei liberandosi, si massaggiò il polso.

Il gruppetto raggiunse un ruscello nella foresta, i ragazzi si fermarono a bere.

"Se seguiamo il corso dell'acqua si arriva al fiume. Ma poi non so da che parte si può andare. Ci sono dei villaggi ma è il primo posto dove vi cercheranno." disse Morgana.

"Arrivati al fiume tu torna indietro." le disse Gawain "Ce la caveremo."

"No, lei resta, se è con noi suo padre non ci ucciderà." protestò Lancelot.

"Idiota, proprio perché abbiamo sua figlia ci seguirà ovunque!" rispose Tristan.

"Ma lui ancora non lo sa, lo scoprono solo se ci prendono!" disse Lancelot.

Galahad osservò i suoi amici battibeccare, si disse che forse non era stata una buona idea fuggire, non c’era possibilità di tornare a casa. Iniziò a sentire freddo.

Gawain sospirò: "Morgana, vai a casa."

"Dirò che siete andati verso le montagne!" esclamò la ragazza "Così guadagnerete tempo." 

Lancelot fece per protestare di nuovo, ma una freccia gli mancò la spalla di un centimetro, infilandosi in un albero dietro di lui.

Il gruppo fu velocemente circondato da soldati romani.

Tornati al campo c'era il comandante Castus ad aspettare i fuggitivi, il suo sguardo era colmo di rabbia.

I soldati fecero inginocchiare a forza i ragazzi, mani dietro la schiena.

"Non solo fuggite, ma rapite anche mia figlia!" tuonò il comandante, poi si avvicinò a sua figlia, in piedi vicino ai giovani "Stai bene Morgana?" le chiese accarezzandole una spalla.

"Sì, io…sto bene." rispose lei.

"Sarete puniti severamente per questo tentativo di fuga. Tito!" il comandante chiamò uno degli addestratori "Fanne un esempio per gli altri. Ma non menonarli o ucciderli, sono i tra i tuoi allievi migliori."

Galahad trattenne il respiro, già l’addestramento era duro, ed ora questo…

In quel momento Morgana esclamò: "Non mi hanno rapita, non sono fuggiti, li ho liberati io!"

Tutti si voltarono a guardare la ragazzina.

"Cosa avresti fatto?" chiese suo padre.

Morgana sospirò: "Non li avrei fatti scappare, avevo bisogno di aiuto. Per i saturnali. Le celebrazioni sono tra poco e io…volevo portarti delle lepri padre. Per i banchetti! Volevo preparare la carne come faceva la mamma. Ma non so né cacciare né combattere. Così ho pensato che loro potessero aiutarmi." 

Il comandante Castus guardò sua figlia con sguardo inquisitore: "Perché non hai chiesto ai miei soldati?"

"Doveva essere una sorpresa…" rispose lei.

"O ad Arthur…" la incalzò suo padre.

Morgana fece una smorfia: "Lui è sempre così impegnato ad allenarsi!" 

I giovani Sarmati si guardarono, nei loro occhi brillava una piccola speranza.

Il comandante Castus chiese: "Sono loro che dovevano aiutarti?"

"Sì padre."

"Perché vedi nella loro gabbia c'erano altro quattro giovani. Dove sono?" chiese il comandante, era chiaro che non credeva alla figlia e voleva metterla in difficoltà "Dimmi la verità Morgana."

"Loro…loro forse ne hanno approfittato." mormorò, e abbassò lo sguardo.

Pregò in cuore suo che quei tre ragazzi non venissero mai trovati. 

Il comandante Castus rise in modo amaro: "Morgana. È la tua ultima occasione. Dimmi la verità. Capisco che tu voglia proteggere questi ragazzi perché lo vedi come tuoi pari ma non lo sono. Sii onesta, è la cosa più importante."

La ragazza guardò i quattro giovani inginocchiati, poi suo padre, e confermò la sua versione: "Li ho liberati io per farmi aiutare a cacciare le lepri, li avrei fatti tornare prima di sera, non pensavo che ve ne sareste accorti."

Castus scosse la testa, sospirò: "Va bene, deciderò stanotte cosa fare. Portateli nella loro gabbia. E tu Morgana, andrai con loro." 

La ragazza spalancò gli occhi per la sorpresa: "In gabbia, con loro?" chiese con voce tremante.

Il comandante annuì: "Visto che ritieni di essere come loro forse devi vivere come loro. Portateli tutti via."


“La febbre dovrebbe scendere…” mormorò Morgana bagnando la fronte di Galahad con una pezza umida, il ragazzo ansimava “Gli ho dato la corteccia di salice, dovrebbe bastare.”

Controllò la caviglia, aveva pulito la ferita e messo una pomata, ma la carne lesa continuava a spurgare.

“Quando starà meglio?” chiese Lancelot inginocchiandosi vicino all'amico.

Morgana lo guardò: “Non lo so. La ferita è infetta, molto infetta, è questo che causa la febbre. Se fossimo a casa avrei più medicine a disposizione, con quello che ho qui non posso fare molto…” Morgana sospirò “...possiamo solo pulire la ferita e applicare questa pomata, continuare con il salice…”

"Molto utile averti portata con noi." disse Lancelot in tono di scherno, alzandosi.

"Lance, se continui con questa solfa giuro che ti sbatto fuori." disse Bors che si stava occupando di preparare qualcosa di caldo da mangiare "Meno male che Morgana era con noi, che gli avremmo dato, eh? Sta carne secca buona solo per fare una zuppa?"

Lancelot borbottò qualcosa e si allontanò, guardò fuori da una delle finestre, pioveva a dirotto.

Gawain rientrò, era zuppo, si avvicinò al camino acceso per scaldarsi.

"Ha iniziato a diluviare." disse.

"Grazie, non lo avevamo notato." lo schernì Lancelot.

Gawain sbuffò e lo ignorò: "Fuori piove così fitto che non si vede nulla. Uno svantaggio per noi ma anche per i sassoni. Non verranno a cercarci stanotte, il vento scuote gli alberi fino al terreno."

In risposta una folata fece tremare il tetto.

Bors annuì: "Siamo stati fortunati a trovare questa catapecchia. I cavalli?” chiese.

“Li ho messi in quella che doveva essere un stalla, qui dietro. Staranno all'asciutto." rispose Gawain, poi guardò Morgana “Come sta?”

La ragazza gli ripeté ciò che aveva detto a Lancelot, e aggiunse: “Se domani non gli sarà scesa la febbre dovremmo tornare al piano di prima, due di voi devono andare a cercare aiuto.”

Bors concordò: “Se non fosse per questa pioggia potremmo già partire stanotte.”

Lancelot disse: “Domani mattina all’alba decideremo.”

Galahad rantolò qualcosa, tossì, poi disse qualcosa: “Questa è…una gabbia, la mia casa è una gabbia…”

Morgana gli umettò la fronte: "Galahad, mi senti, va tutto bene…”

“Sono solo agazzini…”mormorò il cavaliere, e ripiombò in un sonno pieno di tristi ricordi.



 

Il comandante Castus lasciò sua figlia nella gabbia con i giovani Sarmati per tre giorni.

I ragazzi durante la giornata venivano fatti uscire per l'addestramento e ricondotti lì la sera per consumare la cena e dormire.

A disposizione avevano solo una coperta di lana a testa, e i pasti erano miseri, ogni tanto i più meritevoli ricevevano qualcosa in più, e di solito lo condividevano con gli altri.

Quella sera Gawain ricevette una focaccia dolce, ne diede un pezzo a tutti, compresa Morgana.

"Lei è stata qui seduta tutto il giorno…" protestò Lancelot.

"Zitto! Se siamo vivi è grazie a lei!" rispose Galahad.

"Vivi, ma puniti lo stesso." disse Lancelot.

La storia raccontata da Morgana aveva impedito che i giovani venissero giustiziati, ma non gli aveva evitato una dura punizione.

Per un giorno intero i ragazzi erano stati costretti a rimanere in ginocchio al freddo per ore, senza potersi alzare o sdraiare, senza bere o mangiare, erano stati riportati in gabbia la sera, ormai svenuti.

Morgana dalla gabbia aveva dovuto assistere, e quando erano rientrati si era occupata di loro, aiutandoli a bere e mangiare, aveva conservato apposta i suoi pasti per nutrire i poveri prigionieri.

"Cosa ti aspettavi? Suo padre sa che lei ha mentito. Era ovvio che ci avrebbe puniti, non ci può uccidere perché ha le mani legate fino a che Morgana non cambia versione." disse Tristan.

"Io non cambio versione." mormorò Morgana, sbocconcellava la focaccia a piccoli pezzetti, lo sguardo rivolto al pavimento.

"Questa gabbia non è esattamente come le tue belle stanze, vero principessa?" la schernì Lancelot.

"Dacci un taglio." disse Gawain.

"Credevo avrebbe funzionato…" disse Morgana con tristezza.

"E ha funzionato, non ci hanno uccisi." ripeté Galahad "Conta solo questo."

"Se penso che neanche volevamo fuggire, è stata un'idea degli ultimi arrivati. Sono riusciti a forzare la serratura e hanno iniziato a correre." disse Gawain.

"Chi non avrebbe tentato..." disse Galahad.

"Sì ma è stato sciocco, senza documenti non puoi andare da nessuna parte." disse Gawain "Sei un disertore, possono ucciderti sul posto dove ti trovano." 

"Intanto loro sono liberi, Gawain, e noi qui a marcire al freddo." disse Lancelot "E speriamo che non vengano trovati, perché grazie a Morgana sono considerati disertori!"

Gawain chiese: "Ma cosa stai dicendo?"

Lancelot rispose: "Ha detto che loro tre ne hanno approfittato per scappare, li ha condannati a morte!"

"Che altro potevo dire?" chiese Morgana "Non sapevo come giustificare la loro assenza. E poi non è colpa mia se sono scappati, non glielo ho detto io di farlo."

"Certo, dovevano restare qui a marcire!" disse Lancelot adirato.

"Basta Lancelot!" intervenne Gawain "Non è colpa di Morgana, lei ha fatto ciò che ha potuto per evitare che ci uccidessero. Per me è sufficiente per esserle grato." 

Lancelot sbuffò, e si infagottò nella coperta per riposare. Prima di chiudere gli occhi guardò Morgana: "Sono contento che tu sia qui. Forse adesso ti renderai conto che noi non siamo gattini orfani da proteggere, non sei stata mandata da noi a salvarci come quel Dio che tanto venerate. Il tuo essere una donna romana cresciuta negli agi, ah! Oggi non è contato nulla, perché tu non conti nulla nemmeno per tuo padre. Sei una ragazzetta sfregiata che lui non può nemmeno dare in sposa a qualcuno! Non contano nemmeno il tuo cibo, la tua compassione. Siamo schiavi Morgana, tenuti al freddo e torturati. Conta solo che un giorno finalmente verremo liberati e potremo tornare a casa." detto questo si girò su un fianco dandole le spalle.

Gawain guardò Morgana: "Lascialo perdere, siamo tutti molto stanchi…"

"No, ha ragione." disse lei "Hai ragione, Lancelot." disse a voce alta, sapendo che lui era ancora sveglio "Lo so quello che la mia gente ha fatto alla vostra, come vi portano via dalle vostre famiglie. So cosa hanno fatto laggiù anni fa, quando hanno conquistato le vostre terre. Quindi hai ragione ad odiarci tutti." si strinse nella coperta, e cercò anche lei di dormire.

La mattina Morgana si svegliò per il rumore della gabbia che si apriva.

Vide suo padre in controluce, le ordinò: "Esci, Morgana. Uscite tutti."

Morgana schermò gli occhi con una mano, il sole del mattino era forte.

Uscita dalla gabbia fece fatica a mettersi in piedi, quei tre giorni aveva potuto giusto camminare avanti e indietro per sgranchirsi.

Fece alcuni passi e poi urlò portandosi la mano alla bocca.

Il ragazzo che l'aveva minacciata col coltello, Lars, giaceva a terra. Una freccia lo aveva trafitto al collo. I soldati di suo padre dovevano averlo scovato e ucciso durante un inseguimento.

"Li hanno trovati in uno dei villaggi vicini." spiegò suo padre "Loro." indicò i tre ragazzi Sarmati che erano fuggiti con Lars, erano inginocchiati a terra, le mani legate dietro la schiena "Li hai fatti uscire tu Morgana, e loro ne hanno approfittato per scappare. Quindi forse dovresti essere tu a decidere della loro sorte."

Morgana guardò suo padre, scosse la testa: "Ma io non…"

"Come pensi che dovrebbero essere puniti Morgana?" la incalzò lui.

Gli altri ragazzi erano allineati, assistevano alla scena in silenzio.

Morgana respirò profondamente e rispose: "Io li perdono, padre. Forse non hanno capito, non parlano bene la nostra lingua, forse pensavano che io li stessi liberando. Dagli un'altra possibilità padre, ti prego, diventeranno dei cavalieri eccellenti." 

"Perdono?" rise Tito.

"Sì, quello che predica il sacerdote ad funzione, hai presente?" rispose piccata Morgana "Gesù Cristo ha perdonato prostitute, ladri, perfino chi lo ha crocifisso, perché noi non dovremmo perdonare dei ragazzini impauriti che volevano solo tornare a casa?"

Il comandante Castus sorrise, il cipiglio di sua figlia lo inorgogliva, ma allo stesso tempo era deluso dalla sua insubordinazione. 

Era doveroso darle una lezione per mostrarle la realtà.

"La tua posizione è ammirevole Morgana, ma vedi, Gesù Cristo si rivolgeva a colori che poi hanno abbracciato la fede cristiana." disse Castus.

"Non è vero, Pelagio dice che il perdono vale per tutti! Me lo ha detto Artorius, Pelagio è il suo mentore. Scelto da te." fece notare lei.

Castus sospirò: "Pelagio ha la sua opinione, ma non è quella di Roma. E comunque il perdono richiede che ci sia espiazione." 

Morgana rifletté: "Potresti…come hai punito loro quattro…puoi fare lo stesso con questi ragazzi." propose. Era una punizione terribile, ma almeno non li avrebbero giustiziati, pensò Morgana.

Attorno a lei i soldati romani ridacchiavano, la scena era sicuramente esilarante per loro, una ragazzina che cercava di argomentare con il comandante. 

Morgana sentiva quei risolini, strinse i pugni per la rabbia.

Il comandante Castus guardò sua figlia: "Li abbiamo interrogati, Morgana. Secondo te cosa mi hanno detto?"

La ragazza deglutì, evidentemente i ragazzi avevano detto la verità, che Lars aveva scassinato la serratura: "Non lo so…" rispose.

"Hanno rivelato che il loro amico ha aperto la grata usando un chiodo della gabbia." disse Castus "Quindi ti chiedo Morgana, chi ha mentito, tu o loro?" 

Galahad la osservava, tremava, pensò che non invidiava Morgana in quel momento.

La ragazza sentiva il cuore batterle all'impazzata, le mancava il fiato, qualunque cosa avesse detto avrebbe portato a una nefasta conseguenza.

Non sapeva cosa fare.

Poi pensò che valeva la pena giocarsi il tutto per tutto.

Sospirò e poi guardò suo padre negli occhi: "Ho dato io il chiodo a quel ragazzo, per farli scappare. Ho detto loro che dovevano accompagnarmi nel bosco per aiutarmi ma in realtà volevo portarli fino al confine, per farli andare via. Loro non sapevano del mio piano. Avessi avuto le chiavi li avrei fatti fuggire tutti. Odio come li trattate, come li picchiate e costringete a farsi del male tra loro. Odio il fatto che li avete strappati dalle loro famiglie, dalle loro case. Se punisci loro devi farlo anche con me, padre."

I soldati smisero di ridacchiare, Tito la guardò stupito, i sarmati trattennero il respiro.

"Mossa azzardata ragazzina." sibilò suo padre "Dimmi la verità, adesso!"

"È questa la verità!" rispose Morgana "Disprezzo quello che fate qui." e in fondo questo era vero "Quindi se punirai loro dovrai farlo anche con me."

Suo padre la guardò, c'era rabbia nei suoi occhi, a denti stretti le disse: "Torna nella gabbia."

Morgana annuì, prima di voltarsi ed andare guardò suo padre e disse: "In fondo non c'è molta differenza tra le mie stanze e questa gabbia, hanno solo un aspetto diverso, ma sono la stessa cosa."


Morgana si avvolse nella coperta, non riusciva a dormire bene, si addormentava ma si svegliava subito. 

Aveva paura per Galahad, anche se la febbre era scesa temeva una ricaduta.

E aveva paura che i sassoni li trovassero.

Erano il triplo di loro, e la loro sorte sarebbe stata terribile.

Gawain e Bors dormivano, Lancelot faceva la guardia, spiava l’esterno da un buco nelle serrande della finestra.

Morgana si alzò e si avvicinò: “Piove ancora?”

“Una tempesta.” rispose lui “Per noi è una fortuna. Speriamo che gli altri siano al riparo.”

“Sicuramente.” rispose lei.

“Ho capito a cosa si riferiva Galahad." disse Lancelot “Mentre delirava. Era quando eravamo sul continente, durante l’addestramento.”

Morgana riflettè: “Certo. Quando avete tentato la fuga. La febbre alta a volte riporta a galla vecchi ricordi.”

Lancelot annuì: “Quei ricordi sono impressi nella mia mente e non ho febbre, e non andranno mai via Morgana.”

“Credi che io non soffra per ciò che è successo dopo? Pensi che non me ne rammarichi?” chiese lei.

Lancelot rise: “Le terribili conseguenze che hai subìto, certo.”

“Vaffanculo Lancelot.” mormorò lei e fece per tornare al suo giaciglio.

“Sono morti Morgana! E abbiamo dovuto ucciderli noi!” le gridò dietro il cavaliere.

Le parole di Lancelot svegliarono Bors e Gawain.

“Che cazzo…cosa urli Lancelot! I sassoni!” balzò in piedi il primo.

“No.” rispose Lancelot “Stavamo rivangando vecchi ricordi, vero Morgana?”

“Cazzo Lance…” Gawain si alzò in piedi “Che succede?”

“Dammi pure la colpa di tutto se ti dormire meglio Lancelot.” disse Morgana “Odiami, non mi importa, ma forse dovresti chiederti perché odi me così tanto e invece sei così capace di perdonare mio fratello. C’era anche lui lì, e ha affondato la lama nel collo dei tuoi amici, ma forse vuoi ricordare solo quello che ti fa più piacere.”

Lancelot si mosse verso di lei, infuriato, ma Morgana fu più veloce.

Estrasse il suo pugnale e lo puntò in direzione della gamba del cavaliere, che si bloccò subito. La ragazza lo afferrò per la maglia, tenendolo vicino a sè: “La mia lama è proprio sulla tua vena femorale Lance, se premo e la taglio ci metterai pochi minuti a morire dissanguato. Ricordi? Ve lo ho insegnato io, una mossa utile in battaglia, per risparmiare le forze e neutralizzare velocemente un nemico.”

Lancelot trattenne il respiro, la guardava con rabbia.

Gawain intervenne: “Morgana, per favore, lascialo…”

Ma Morgana tenne ben stretto il cavaliere: “Te lo ripeto una volta e una volta soltanto Lancelot. Mi dispiace per ciò che è successo, me ne dolgo da allora, ma stai incolpando la persona sbagliata.

Non è colpa mia. 

Quindi lasciami in pace o la prossima volta ti taglierò le palle, non morirai ma passerai la tua vita come un inutile castrato.” e detto questo lo spinse via.

La ragazza a passo veloce uscì dalla stanza: “Ho bisogno d’aria.” mormorò, e lasciò soli i cavalieri.

Fuori pioveva a dirotto, Morgana si appoggiò alla parete sotto alla tettoia, si strinse nella coperta, respirò l'aria fredda ed espirò un paio di volte.

Il rumore della porta che sbatteva fece sussultare Galahad, che aprì gli occhi.

Non riusciva a mettere a fuoco ma vedeva Gawain e Lancelot parlare concitati.

Stavano litigando.

“Devi smetterla Lance!”

“Non la posso perdonare, come puoi tu Gawain? Sono morti, erano ragazzini, li abbiamo dovuti ammazzare noi, come cani!”

“Non fu Morgana ad ordinarlo Lance…” intervenne la voce di Bors.

E allora Galahad capì di cosa parlavano, e ricordò.

Quel pomeriggio freddo di tanti anni fa gli tornò in mente, un pugno violento nello stomaco.

Il generale Castus aveva infine scelto la sorte per i giovani fuggiaschi.

Si sarebbero giocati la salvezza in combattimento.

L’ufficiale romano non aveva avuto dubbi sulla scelta degli sfidanti.

Tristan, che aveva visto essere risoluto e senza scrupoli all'occorrenza, suo figlio Artorius, che voleva istruire sulle sue responsabilità future.

E infine aveva scelto Lancelot come terzo sfidante, perché come Tristan non si risparmiava quando si trattava di prevalere.

Come era prevedibile i tre combattimenti furono brevi, i fuggiaschi non erano dei guerrieri al livello dei loro sfidanti.

Alla fine del duello il verdetto scelto dal generale Castus fu sempre lo stesso, morte.

E così i giovani Sarmati avevano dovuto affondare la lama nel collo dei loro compatrioti, la morte gloriosa dei gladiatori nell'arena.

Galahad ricordava che Morgana aveva pianto, aveva preso le mani del padre tra le sue e lo aveva supplicato.

In risposta lui le aveva dato un ceffone.

E tutti i presenti avevano sussultato. 

Mai avevano visto il generale essere duro con sua figlia.

Morgana non si era ancora ripresa dallo spavento che lui l'aveva afferrata per il bavero e l'aveva buttata a terra, nella polvere.

Galahad ricordava l’impulso di voler intervenire, ma Tristan lo aveva trattenuto per un braccio, lo aveva guardato e scosso la testa.

Il generale si era chinato sulla figlia: "E’ questo quello che volevi Morgana? Questo è quello che avrai!" le aveva detto e l'aveva sollevata e rimessa in piedi.

Tenendole stretto il braccio le aveva urlato in faccia: "Se tieni così tanto a questi ragazzi eccoti servita, d'ora in poi ti occuperai di loro. Da adesso servirai il medico che li cura e ricuce, sarai al suo servizio, farai tutto ciò che ti dice. Passerai le tue giornate a sanare ferite e ripulire sangue e fango, vomito e sudore. E quando non ne potrai più allora forse verrai da me a dirmi la verità. Tito, portatela da Nicodemus e riferitegli i miei ordini."

A quell'ordine due soldati la raggiunsero, la trascinarono nella tenda del dottore e la buttarono dentro senza tanti complimenti.

Galahad ricordava ancora lo stordimento, la paura, l'umiliazione che aveva visto negli occhi della ragazzina.

“Morgana…” mormorò Galahad.

Bors si voltò verso di lui e lo raggiunse: "Ehy ragazzino! Come ti senti?"

"Eravamo bambini…te lo ricordi Tristan? Tu mi facevi coraggio e dicevi…dicevi che si poteva imparare…può piacerti uccidere, mi hai detto…" ansimò Galahad.

Gawain corse a chiamare Morgana, "Sta delirando." le spiegò mentre rientravano.

La ragazza si inginocchiò accanto al malato, gli toccò la fronte: "È di nuovo bollente." disse, e prese la borsa delle medicine, sciolse altra polvere nella tazza di Galahad, gli sollevò la testa per aiutarlo a bere "Farà effetto in poco tempo.” spiegò mentre gli rinfrescava il viso con una pezzuola.

Il giovane cavaliere aprì gli occhi, la guardò: “Morgana…” sembrava uno sguardo perso nel vuoto, ma si rivolse a lei “Una vera signora…per…perfetta padrona di casa...” disse ridacchiando “Morgana, che si prende cura di tutti…”

La ragazza sospirò e ripetè: “Risparmia le energie Galahad…”

“Tu ti prendi cura…di noi…” mormorò “Lasciala stare Lance…è qui al freddo con noi…” e ripiombò in un sonno profondo, il respiro che diventava sempre più calmo, la febbre stava scendendo.

Nella capanna regnava il silenzio, Morgana accarezzò i capelli di Galahad, gli sistemò la coperta e si alzò: “Dormirà fino a domattina, dovremmo farlo anche noi.” disse.

“Continuo io la guardia, tanto ormai…” decretò Bors “Fatti una bella dormita Lance.” 

Nessuno replicò, un assenso silenzioso prima di rimettersi a riposare.

Mentre tutti cercavano di prendere sonno la pioggia fuori batteva ancora forte sul tetto, tenendo lontani i sassoni, ma non il rancore di Lancelot, che prima di addormentarsi lanciò un ultimo sguardo astiosi verso Morgana, che nel frattempo si stava appisolando tra le braccia di Gawain. 



 
   
 
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