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Autore: Ariadirose    05/12/2023    2 recensioni
Oscar stette in silenzio, con gli occhi chiusi, perché così si lasciava andare quando non era lei al galoppo, e si faceva condurre in carrozza. Assorta, come cogliendo il pretesto per potersi distendere o rifugiare in qualcosa, almeno in quei momenti. E ripensava a quanto avvenuto tempo addietro, rievocato dalla frase di André. Lei non sapeva nulla dell’amore provato da lui... e chissà se allora già lo nutriva. Ad ogni modo non si rendeva conto del perché erano legati: però era vero, avrebbe preferito farsi uccidere piuttosto che lasciar morire il suo attendente.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Verità nascoste

“Andiamo a Parigi”, disse Oscar rivolgendosi al cocchiere.

“Ma perché a Parigi, non mi sembra che il generale viva lì”.

“Hai ragione André, ma stasera il generale andava all’Opera”.

“Posso chiederti una cosa... senza rischiare per questo che mi infilzi con la tua spada?”.

“Se lo sai già che è una domanda che non ti compete”, rispose Oscar senza turbarsi, “perché intendi farmela… e poi”, aggiunse ripensandoci bene, “non mi risulta tu abbia mai corso un rischio simile a causa della mia impulsività o difetto”. E riandava con la memoria ai loro duelli di un tempo, in cui Oscar, se pure godeva di un vantaggio, gli riconsegnava la spada e incitava l’amico a proseguire. Erano momenti semplici da gestire, quelli, in effetti, in cui la loro complicità non le appariva intaccata da complicazioni sentimentali.

“È vero, hai ragione. Ti ho detto una cosa meschina… non dimentico certo che hai offerto persino la tua vita per salvarmi”, si limitò a risponderle.

Oscar stette in silenzio, con gli occhi chiusi, perché così si lasciava andare quando non era lei al galoppo, e si faceva condurre in carrozza. Assorta, come cogliendo il pretesto per potersi distendere o rifugiare in qualcosa, almeno in quei momenti. E ripensava a quanto avvenuto tempo addietro, rievocato dalla frase di André. Lei non sapeva nulla dell’amore provato da lui... e chissà se allora già lo nutriva. Ad ogni modo non si rendeva conto del perché erano legati: però era vero, avrebbe preferito farsi uccidere piuttosto che lasciar morire il suo attendente. E come in un lampo, si insinuò velocemente in lei il sapore di quelle sue labbra… non ciò che era accaduto quella sera, non lo scontro, lo schiaffo, la stoffa strappata o le lacrime di entrambi. Solo il sapore di quel bacio scaturito dalla volontà di André senza un preavviso.

“Allora? Cos’è che mi volevi chiedere, ti ascolto”.

E lui, deciso: “Volevo sapere chi è il nobile che aveva chiesto la tua mano: Girodelle, non è vero?”.

“Sì, si tratta di lui”. Oscar rispose subito, ma non era infastidita dalla domanda.

“Tuo padre sarebbe stato favorevole, avrebbe sicuramente apprezzato che il prestigio e le sostanze dei due casati potessero arricchirsi vicendevolmente, e tu hai scartato subito questa eventualità”.

“Mio padre ha sbagliato, se crede che avermi educata alla gestione di me stessa possa coincidere con il mio consenso a un matrimonio imposto contro la mia volontà”.

“Però non ha voluto imporsi, dato che con quella storia del ricevimento organizzato da Bouille aveva in mente di farti scegliere un pretendente, non è così?”.

“Non ci sono andata al ballo, lo sai. Voglio dire, sì, mi ci sono intrattenuta solo per un istante, per non essere del tutto disubbidiente al volere di mio padre, visto ciò che gli era accaduto. Non ho ritenuto fosse il caso di fare delle questioni, così in apparenza mi sono mostrata consenziente”.

André non ebbe il coraggio di chiederglielo, dal momento che lei stessa gli aveva impedito di accompagnarla come invece aveva ordinato suo padre… ma fu Oscar ad andare al punto che a lui interessava e, dopo una breve pausa, continuò a dirgli:

“Non ci sono andata in abito da sera, se ci tieni a saperlo. Non mi sarei mai abbigliata in modo da compiacere quei nobili presenti, proprio perché era mia chiara intenzione sottrarmi a quella iniziativa che non incontrava il mio volere”.

Lui sorrise leggermente, ma avrebbe voluto ridere di gusto, senza sentirsi frenato. Era come inorgoglito da quella decisione di lei, come a volersi convincere e compiacere che lui stesso c’entrasse con questa scelta di non volersi trovare un marito; e poi quel messaggio gli era giunto così, mentre lei usciva dalla porta dell’ufficio, dicendo che non si sarebbe sposata tanto presto.

André era divertito da questo atteggiamento di lei, che in un sol colpo si era sbarazzata di tutti quegli aristocratici famelici della sua bellezza, del suo candore, che probabilmente non avevano un grammo della sua fibra, del suo ingegno, della sua magnanimità di cuore. Pura, elevata, al di sopra di tutti i loro appetiti e le mire egemoniche sulla sua natura femminile. E lei li aveva lasciati così, a bocca asciutta, rovinando loro la festa. André risplendeva dentro di sé, perché questo era quel genere di cose che di lei lo faceva letteralmente impazzire.

Quando, come insinuandosi in questo suo sotterraneo compiacimento, lei ruppe il suo silenzio e intervenne dicendo:

“E tu invece?”.

“Io cosa: a che ti riferisci”.

“È vero quello che andava dicendo Alain? Che avresti desiderio di sposare sua sorella Diane?”.

“No, non è affatto così”.

“È una ragazza molto graziosa”.

“Sì certo, e i soldati sono rimasti tutti alquanto delusi perché, è vero, sì sta per sposare. Alain inventa storie, è fatto così, cerca di spingere le persone sul proprio limite, per sfida, per metterle in difficoltà. Lui è piuttosto forte e sua sorella è proprio il suo tallone d’Achille. Così cerca di stuzzicare gli altri, per trovare anche il loro punto debole. Ma è una persona genuina che dice ciò che pensa, senza doppi fini”.

“E anche con te fa così?”.

“No, con me no, con me non attacca. Ha capito ormai che ciò che secondo lui è una assurdità, per me non lo è affatto e non se ne capacita. E così mi lascia alle mia sconsideratezza”.

“Tu non sei affatto sconsiderato, e sembra ironico che proprio un cantastorie come lui lo pensi”, subito puntualizzò lei.

Sorrise, invece, André, perché l’amico si riferiva all’azzardo e all’irragionevolezza del sentimento provato verso di lei. Ed era un amore folle, non aveva tutti i torti.

Dopo un certo attimo di silenzio, Oscar aggiunse: “Dunque lui ritiene che il mio tallone d’Achille sia tu”.

A quelle parole André sgranò gli occhi. Non ci aveva pensato. Ma non ebbe il tempo di rendersi conto, che una folla di parigini cominciò a colpire e scuotere la carrozza. Ebbero paura, non sapevano come difendersi e come difendere l’altro: vennero estratti fuori dai finestrini, prima che i popolani, dopo aver colpito il cocchiere, finirono col rovesciare e dare fuoco alla carrozza.

A nulla valsero le grida di Oscar, che discolpavano André dall’accusa di essere un nobile. Oscar poté constatare che l’appartenenza al popolo non escludeva André dai rischi che era disposto a correre, standole sempre accanto. Quelle parole superbe con cui anni addietro aveva cercato di farsi forte, “Tu non hai da temere, tu non sei nobile”, le si ritorsero contro. E adesso si chiamavano, allontanati dalla folla che li separava in direzioni opposte. Poco dopo, lei esanime, veniva persa in quell’abisso, e calpestata dagli anonimi disperati nella moltitudine.

Non passò molto tempo, fortunatamente, poiché il colonnello Hans Axel di Fersen, su indicazione del generale Bouille con cui si trovava in un palco dell’Opera, raggiunse la zona di Saint Antoine con alcuni suoi uomini, e riuscì rapidamente a disperdere la folla, portando Oscar in salvo, riparandola in un vicolo in discesa.

Ripresi rapidamente i sensi, la sua esclamazione non lasciò dubbi: lei stessa si rese conto, riascoltando le sue parole replicate dal conte, quale fosse il suo sentimento, sgorgante dal profondo. Il proprio pensiero non era rivolto che al “suo” soldato:

“Non avete visto André, lasciatemi, il mio André è in pericolo”, si dimenava gridando forte, nell’atto di scuotere lo svedese per le braccia con tutta la forza che le era rimasta.

“Voi avete detto il mio André”, si stupì il conte, spiazzato da quell’autentica appartenenza. Forse neanche più di tanto ci mise a realizzare la natura di quella unione, poiché subito la rassicurò:

“Non preoccupatevi, Madamigella, andrò io a salvare il vostro amico”.

Come se un’altra lei avesse parlato, rimase disorientata, stupita, sconcertata da se stessa. Alain aveva ragione. Aveva colto nel segno, in effetti. Il punto debole di Oscar si chiamava André Grandier.

 

 

   
 
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