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Autore: ONLYKORINE    10/03/2024    0 recensioni
La storia partecipa alla challenge 'Cinque fette di torta alla melassa' indetta sul gruppo Facebook 'L'angolo di Madama Rosmerta' e si tratta una minilong di 5 capitoli su prompt dati dalle parole di una strofa di canzone (tutto indicato nel primo capitolo).
Neville sta affrontando l'ultimo anno a Hogwarts, mentre Piton e i Carrow seminano panico e punizioni. Come si fa a resistere a tutto questo? Come si può andare avanti e continuare a credere in qualcosa di buono? A volte basta avere accanto la persona giusta.
Non una delle mie migliori storie, ma ho sempre voluto scrivere su questa coppia e ho pensato di approfittare dell'iniziativa.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hannah Abbott, Neville Paciock | Coppie: Hannah/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Epilogo

 

La piccola Lilibeth pigolava come un pulcino bagnato. Hannah la prese in braccio dalla culla e la porse alla madre, sul grande letto.
Sentì il finto galeone scaldarsi nella tasca destra dei jeans e lo tirò fuori per guardarlo: li stavano chiamando. La settimana prima Ernie le aveva scritto dicendo che l’ES aveva fatto una breve riunione, ma senza grandi motivi. Questa era la seconda volta che chiamavano e Hannah non poteva muoversi senza essere sicura che ci fosse un'emergenza.
"Dovresti andare…" Hope, la sorella di Hannah, si tirò sul cuscino per mettersi seduta e attaccare la bambina al seno.
Hannah scosse il capo: sua sorella aveva partorito in anticipo di due mesi proprio il giorno che erano tornati a casa da Hogwarts, ma il parto non era andato benissimo, così lei era rimasta ad accudire lei e la bambina che, troppo piccola per grandi sforzi come una poppata completa o un bel pianto fragoroso, aveva bisogno di costanti cure.
"Mi dispiace così tanto…" Hope iniziò a piangere, mentre la bambina perdeva il seno. "Se solo Steve fosse qui, tu non saresti costretta…" La ragazza cercò, con non poca difficoltà, di riattaccare la piccola, ma era stremata e pianse ancora.
Steve, suo marito, era in Francia al momento della battaglia di Hogwarts e ora non riusciva a tornare nel Regno Unito perché il Ministero era sottosopra e non poteva abilitare tutte le richieste per le passaporte. Lui stava tornando con il sistema di trasporto babbano ma ci stava mettendo tantissimo tempo.
"Non preoccuparti, Hope. Non è una cosa importante". Con un gesto veloce, e quasi di nascosto, si asciugò una lacrima prima che scivolasse sulla pelle.
Si alzò e andò verso la finestra: non avrebbe lasciato la stanza di Hope finché lei non avesse finito di allattare. Girò il capo per guardarla con la coda dell'occhio: il suo parto era stato difficile e lei si addormentava spesso, a volte anche con la bambina in braccio. Non poteva lasciarla da sola e Hannah non sarebbe mai riuscita a smaterializzare tutti e tre insieme.
Quindi era bloccata lì. Fino a quando non sarebbe arrivato suo cognato o fossero venuti suo padre e sua sorella.
Quando vide la testa di Hope ciondolare, tornò vicino al letto.

 

Non stava rinunciando a niente di importante.
Niente di importante, a parte Neville.

 

***

 

"Non è venuta!" Neville sospirò mentre aiutava Ginny e Luna a sistemare la stanza dopo l'incontro con l'ES.
Ginny, che era l'amica più in gamba di tutte, si guardò intorno e, ancora con la bacchetta alzata mentre faceva levitare una sedia, gridò: "Ernie, vieni qui!"
Il ragazzo, che stava uscendo dalla porta, si girò e tornò sui suoi passi, avvicinandosi ai ragazzi. "Ginny, tutto ok? Vedervi, ogni volta…"
"Ernie, hai notizie di Hannah?" Ginny sparò la domanda come se lui non avesse chiesto niente.
Il ragazzo corrugò la fronte e si riprese subito, dopo essersi guardato intorno: anche lui doveva essersi accorto che la sua compagna di casa non c'era.
"So che è da sua sorella". Ernie si strinse nelle spalle. "È rimasta là per via di un parto prematuro o qualcosa del genere…"
Ginny si voltò verso Neville e Luna, ma poi si rigirò verso il ragazzo. "Sai dov'è? È vicino? La metropolvere dà ancora problemi nelle province lontane…”
Lui scosse le spalle. "Non so dove sia di preciso, in Scozia mi sembra, ma immagino sia lontano: il suo gufo ci mette molti giorni per arrivare…"
Ginny imprecò sottovoce e ringraziò Ernie che aveva guardato l'orologio, anche se non sembrava che avesse fretta. "Dobbiamo fare qualcosa".
Neville annuì. Ma cosa?
"Ci si potrà materializzare?" chiese Ginny, a nessuno in particolare.
"Dove?" Ernie non se ne era ancora andato, e li guardava confuso.
Ginny sbuffò. "Ernie, pensi che là dove è lei, ci si possa materializzare?"
Ernie alzò una spalla e rispose con tono incerto, come se fosse ancora a Hogwarts e lo stesse interrogando la McGranitt. "Beh, so che suo padre e l'altra sua sorella a volte la raggiungono, quindi sì, immagino che ci si possa materializzare…"
Ginny batté le mani e sorrise verso Neville, che non aveva ancora capito. "Ma non sappiamo dov'è, Ginny…"
"Ma lei sa dove siamo noi! Basterà che tu le scriva e le dici di raggiungerci e…"
"Ginny, non è venuta per le due riunioni dell’ES, pensi che verrà per me?"
"Neville, questo lo sapremo soltanto se glielo chiederai". Tutti si girarono verso Luna che non aveva detto niente da quando la riunione era finita.
Neville scosse il capo. Era già denigrante così, non le avrebbe scritto di venire da lui per poi aspettarla invano.
"Non penso che non sia venuta per colpa sua, Neville". Ernie lo guardò con uno sguardo quasi duro. "Sta aiutando sua sorella. Probabilmente non se la sente di abbandonarla".
Neville osservò Ernie giustificare la ragazza con la qualità più importante che rappresentava la sua casa: la lealtà. Annuì. Poteva essere.
"O forse non può…"
"Però, se a scriverle fosse qualcosa di più… ufficiale…" Ginny si prese il mento fra due dita e iniziò a camminare per la stanza. "Diciamo: se la facessimo venire a Londra per qualcosa di importante… Non intendo che tu non lo sia, Neville…"
Neville scosse il capo e la liquidò con la mano: se fosse riuscita a trovare il modo per fargli incontrare Hannah, poteva anche insultarlo come faceva Piton.
"Ci vuole un gufo veloce, però. Ernie ha detto che è lontano." Luna li osservava sorridendo e Neville ricambiò.
"Io non ho gufi. Quello di mia nonna è…"
"Una urgentlettera del ministero! Arriva in tre ore dappertutto! C'è un gufo speciale per spedirle!" Ginny spalancò gli occhi e quasi saltò sul posto. Ma cosa stava dicendo? Il ministero mandava quel tipo di missiva solo in casi rari, quando si apriva un processo o cose del genere.
"Ma… E come farebbe il ministero a scriverle? E poi che…"
"Non deve scriverle per forza il Ministero, Neville! Possiamo andare in guferia e usare il gufo per…"
"Però se fosse una lettera del Ministero, effettivamente, sarebbe più… ufficiale!" Anche Ernie si stava agitando, mentre ognuno iniziava a dare indicazioni su cosa pensava fosse meglio fare.

 

*

“Ma siamo sicuri che…” Neville guardò ancora il timbro del Ministero prima di intingerlo nell’inchiostro.
“Sì, Neville, siamo sicuri che sia l’unico modo. Dai qua!” Ginny gli strappò di mano il timbro e lasciò il marchio ministeriale sulla pergamena prima che chiunque potesse dirle che farlo non era corretto.
“E se…”
“Non ci beccheranno. E se succedesse… Per le scarpe sporche di Merlino, Neville, hai distrutto un Horcrux, hai affrontato Voldemort in persona quando nessuno voleva più farlo… Non puoi fartela sotto proprio adesso!”

Neville guardò l’amica negli occhi e abbassò la voce. “E se lei non volesse vedermi?”
Ginny prese il volto del ragazzo fra le mani. “Lei ti vuole. Te lo dico io. È che siete dei timidoni…”
Neville scosse le spalle e lei sorrise, per poi lasciarlo andare e prendere in mano la pergamena, continuando a spiegargli perché, secondo lei, quello fosse il modo migliore per arrivare al loro fine.

 

Neville guardava ipnotizzato la mano di Ginny che sventolava la pergamena con la convocazione di Hanna al Ministero, per farla asciugare prima.
Avrebbe funzionato? E se lei…
“Smettila di pensarlo”. Ginny lo guardò come gli avesse letto in faccia tutti i suoi dubbi. “Dai, vieni a farlo tu, così ti distrai…”
Gli allungò la pergamena e, una volta asciutta, Neville la piegò, l’inserì in una busta con l’intestazione del ministero, che avevano rubato insieme al timbro in uno degli uffici,, e ci scrisse sopra il nome di Hannah.
Quando l’affidò al gufo, quello veloce di cui parlavano le ragazze poco prima, sospirò, pregando al tempo stesso che andasse tutto bene.
Osservò il gufo volare via dalla finestra e rimase a guardare il cielo anche dopo averlo perso di vista. Non aveva senso aver vinto la guerra e sentirsi comunque un perdente.
Sentì la mano di Ginny posarsi sulla sua spalla e si voltò verso di lei.
“Verrà, vedrai.”
Neville annuì perché aveva bisogno di crederci.

 

***

 

 

Hannah prese la polvere dalla mensola sopra il camino e la buttò nel focolare, facendo un salto e nominando il Ministero. Chissà cos’era successo.
Quando suo padre e Harley, sua sorella, avevano visto la lettera, le avevano subito detto che doveva essere una cosa importante, visto che richiedevano la sua presenza con la massima urgenza. Così, in quel tardo pomeriggio, si era preparata ed era partita.

 

Neville stava aspettando da parecchie ore. Guardò ancora l’orologio, pensando di nuovo che lei non si sarebbe fatta vedere. Ma se non si fosse presentata neanche se era stato il Ministero a convocarla voleva dire che era successo qualcosa di grave che le impediva di muoversi da dov’era. Iniziò a camminare avanti e indietro. Aveva salutato gli addetti da più di mezz’ora e ora erano rimasti solo gli ultimi impiegati che sfruttavano gli straordinari. Camminò fino alla fine dell’atrio e poi tornò indietro, passando davanti alla parete dove i camini sfilavano, tristi e muti, contro il muro.
Fu solo quando ebbe raggiunto l’ultimo camino, ma prima di girarsi per rifare la strada, che sentì una voce inequivocabile alle sue spalle.
“Oh, Santissima Tosca sulla scopa!”

 

Hannah, nella fretta di uscire dal camino, non aveva visto un gradino ed era inciampata: si trovò sdraiata per terra, ma alzò lo sguardo e vide il ragazzo a cui aveva pensato per tutto il tempo da quando era tornata da Hogwarts. Spalancò gli occhi, sorpresa ma felice.
“Neville!” Il ragazzo si avvicinò a lei. “Hanno chiamato anche te? Cosa è successo?”

 

Neville fece qualche passo verso Hannah, sorridendo come non aveva mai fatto e più felice di quando era stato portato in braccio dai ragazzi, subito dopo la fine della  guerra.
“Stai bene?” Le porse la mano per aiutarla e lei la prese senza esitazione: era così piccola e calda… Le strinse le dita e Hannah sorrise timidamente.
“Sì, sì sto bene. Sono una pasticciona…”
Lui sospirò teneramente: se lei fosse stata una pasticciona lui cos’era, allora?
‘Sei perfetta…’ pensò senza dirlo ad alta voce.

 

Hannah si guardò intorno e poi prese dalla tasca posteriore dei jeans la pergamena che aveva ricevuto. “Mi hanno scritto di venire il prima possibile, anche se fosse stata sera, ma non è indicato in quale ufficio…”
“Ti abbiamo chiamato noi. Non il Ministero…”
La ragazza alzò lo sguardo su Neville che, imbarazzato, si era girato e aveva portato la mano alla nuca.
“Voi? Che vuol dire?”

 

Neville tentò di non balbettare. “Non sei venuta alle riunioni dell’ ES, e…”
“Hope, mia sorella maggiore, ha avuto un parto difficile, sono rimasta ad aiutarla. Mio cognato non è ancora riuscito a tornare e l’altra mia sorella e mio padre sono riusciti a darmi il cambio solo stasera…”
Neville annuì, come se sapesse già tutto.
“Non ce l’ho fatta a venire. Erano molto importanti? Ernie diceva che…”
Neville le prese velocemente la mano. “Volevo vederti e non sapevo cosa inventarmi. Scusami. Spero di non averti messo nei guai con la tua famiglia”.
“Mi hai chiamato tu?” Il viso di Hannah era sorpreso e vagamente sereno, così Neville annuì in risposta.

 

Hannah non sapeva cosa pensare: era stato lui? E come mai? Sentì un lieve calore salirle al viso: forse stava arrossendo. “Perché?”
“Avevo bisogno di vederti.”
La ragazza sorrise, improvvisamente più leggera e contenta. “Davvero?”
“Sì” rispose lui e Hannah non riuscì a resistere a portargli una mano al viso, in una carezza.
“Mi hai mandato un gufo facendo finta che fosse il Ministero solo per vedere… me?”

 

 

“Ho anche rubato il timbro e il gufo veloce. Beh, l’idea è stata di Ginny, ma…”
Hannah rise, di una risata fresca e genuina. “Neville, quanto mi sei mancato!” E così dicendo gli portò le braccia al collo e lo abbracciò, sentendosi finalmente completa.

 

*

“In veritò non ho fatto progetti… non so veramente dove andare o cosa fare…” Neville sospirò al pensiero di non aver pensato a tutto, mentre teneva la porticina aperta. Quell’uscita secondaria del Ministero dava su un brutto vicolo della Londra babbana; al ragazzo non interessava molto, ma forse avrebbe dovuto crearsi un piano migliore.
“Va tutto bene, Neville, siamo insieme e questo è l’importante.”
Hanna fece scivolare la mano nella sua e Neville non si preoccupò più di niente, incamminandosi insieme verso le luci notturne della città.

 

*

 

Avevano camminato per tantissimo tempo, senza neanche accorgersi di tutte le parole che si erano detti, delle risate più o meno a voce alta che aveva fatto, dello sfioramento delle loro mani, dei loro cuori e delle loro menti. Stava andando bene, ma presto sarebbe stata mattina. Neville prese la ragazza per mano e la fece girare verso di lui. “Quando devi tornare a casa?”
Lei scosse le spalle. “Domani sera mia sorella inizia il turno al San Mungo e devo darle il cambio.”
Lui la interruppe. “Abbiamo solo questa notte, allora.”
Ma quella notte poteva bastare? Lui non voleva che finisse. Voleva vedere Hannah ancora. E ancora. Ma se glielo avesse detto, cosa sarebbe successo? E lei, cosa pensava?

 

Hannah annuì, poi si guardò intorno e quando capì che erano a pochi passi da Diagn Alley, lo trascinò, dicendo di seguirla: nella Londra Magica c’erano ancora festeggiamenti per la vittoria di Hogwarts e molti negozi rimanevano aperti tutta la notte. Glielo aveva detto sua sorella, ma lei non c’era ancora stata.
Fecero un giro proprio sulla via principale di Diagon Alley, ma poi si addentrarono per i vicoli e, a un certo punto, ritrovarono in una strada secondaria dove una strega con una vistosa capigliatura che usciva da sotto il cappello a punta, li chiamò.
“Benvenuti al Second-Hand Shop, ragazzi! Volete fare un giro?”
Loro si guardarono. “Non sono mai stato qui…” Neville sbirciava dentro la porta lasciata aperta dalla strega.
Hannah gli strinse la mano e si strinse nelle spalle. “Andiamo, potrebbe essere divertente”.

 

Il negozio era stracolmo di roba: Neville si immaginava così, dai racconti di Harry, la camera delle cose nascoste. Vecchie divise scolastiche di Hogwarts, ma anche di altre scuole, erano appese, una dietro l’altra, su stecche da guardaroba lunghe quanto gli scaffali di una bibilioteca, mentre intorno gli scaffali erano stracolmi di cianfrusaglie, vestiti piegati e spiegazzati, quadri con persone che gridavano, camicie che sfrecciavano in alto, cercando di andarsi a sistemare da sole, mentre centinaia di cappelli volteggiavano saltellando da uno scaffale all’altro.
“Certo che c’è gente che vende tutto…” Hannah prese da uno scaffale una confezione aperta di caramelle, per poi metterla giù e prendere altre cose con meraviglia.
“Guarda! C’è un pensatoio!” esclamò Neville, indicando un bacino di pietra in fondo a una scaffalatura. In quel posto c’era veramente ogni cosa! “Ma chi è che darebbe via un pensatoio?”
Hannah alzò una spalla mentre insieme accarezzarono la pietra di quella piccola vasca piena di liquido. “Forse qualcuno l’ha ereditata e non gli interessava tenerla. O forse voleva farci dei soldi invece che seppellirlo con il proprietario…” La ragazza guardò il prezzo indicato sul cartellino e lo mostrò a Neville. “Chissà di chi era… Ma secondo te prima di venderlo l’hanno resettato magicamente?”
“Non saprei. Dici che potrebbero esserci ancora dei ricordi?” Neville alzò tutte e due le sopracciglia, da tanto era sorpreso.
“Proviamo?” A Hannah brillarono gli occhi e lui pensò che fosse sempre più bella.

 

In quel momento, una strega dalla veste colorata si avvicinò a loro e li guardò male, dicendo che qualsiasi cosa avessero rotto, avrebbero dovuto comprarla. Ridendo, Hannah prese la mano del ragazzo e lo trascinò oltre un altro scaffale.
Quando si fermarono scoppiò a ridere anche Neville. “Pensavo che volesse farcelo pagare!” Ancora ridendo, fecero altri passi e Neville allungò la mano su un ripiano stracolmo di cose. “Una ricordella! Se avessi venduto tutte quelle che ho perso, sarei ricco!”

 

Neville prese la piccola sfera di cristallo, che era stata appoggiata sopra a un posacenere, scuotendola. Il fumo che conteneva da bianco divenne rosso acceso e lui sentì le guance accalorarsi. “Mi sono scordato qualcosa, di nuovo… E di nuovo non so cosa sia…”
Hannah tornò vicino a lui e gliela prese di mano. “È facile: ti sei scordato di baciarmi, Neville…”
Il ragazzo vide la ricordella tornare chiara.
Decise di scherzare e sorrise. “E se poi non era quello?”

 

Hannah sentì, nel tono della sua voce, un misto di scherzoso divertimento e ne fu contenta: lui si stava rilassando ed era passato il momento in cui si era sentito imbarazzato. “Dovremmo provare e vedere se diventa ancora rossa…”
“Hai perfettamente ragione.”

 

Neville le accarezzò la guancia con il palmo della mano, mentre lei gli portava il braccio libero dietro al collo. Nel momento in cui le loro labbra si sfiorarono, lui perse la capacità di pensiero e lasciò che il ritmo del suo cuore guidasse i suoi gesti. Sfiorò con la lingua la bocca di Hannah e quando lei lo lasciò entrare, seppe che il loro non era solamente un bacio. era una promessa.
La strega che li aveva guardati male, passò accanto a loro, tossicchiando, e loro si staccarono all’improvviso, ma quando si guardarono negli occhi, scoppiarono a ridere.
La ricordella in mano a Hannah si riempì di fumo rosso e lui rise. “Ora ti sei scordata qualcosa anche tu!”

 

Hannah osservò la sferetta colorata nella sua mano e poi tornò a posare gli occhi su di lui.
“Mi sono scordata di dirti che voglio altre notti per noi, Neville. Non voglio che sia l’ultima. E voglio altri giorni. Altri…”
Lui le prese di nuovo il viso fra le mani calde. “Anche per me è così, Hannah. Altri giorni per noi, e altri baci, perché mi piacciono tantissimo i nostri baci… Ecco cosa mi ero scordato di dirti…” Allungò la mano a toccare la ricordella e chinò su di lei, baciandola con amore e scordandosi della strega brontolona, dell’altra gente nel negozio, e della ricordella, il cui fumo tornò chiaro, perché tutto ciò che c’era da dire, era stato finalmente detto.

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***Eccomi qui! Scusate, scusate il ritardo con cui pubblico l'epilogo, ma è stato difficile, volevo fare delle cose particolari e poi alla fine non mi è venuto niente.

Loro avrebbero meritato di più, ma almeno adesso sono insieme e non si stanno più aspettando.

Sper che un po' la storia vi sia comunque piaciuta, nonostante i prompt e nonostante quello che volevo fare e non ci sono riuscita.

Grazie a tutti voi che avete letto. Grazie davvero.

   
 
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