Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: KikiWhiteFly    21/09/2009    4 recensioni
{Quinta classificata a pari merito con Darkrose86 al "Tears Contest" indetto da Red Diablo. Vincitrice del Premio Originalità e del Premio Emozione}
Diverso? Cos'è diverso? In fondo, se una gitana si chiamasse Sakura, senza distinzioni di sorta, non sarebbe un essere umano, in ogni caso?
Era questo l'eterno mistero che affliggeva il mondo, provocando una baraonda. Tante -assurde e sciocche- polemiche per una razza, un popolo che non aveva nulla da invidiare agli altri. Cosa è diverso?
Sakura rifletté tutta la notte, dopo che l'Uchiha, trasportandosi dietro quel sentimento di rancore che si era annidato negli anni all'interno del suo cuore, aveva lasciato la stanza. Sakura aveva i vestiti sdruciti, l'aspetto probabilmente impresentabile, ciocche di capelli ormai crespe, intoccabili. Occhiaie scavate in profondità, occhi che ormai avevano perso il loro splendore, spenti.
Riuscì a darsi solo una risposta: diverso?
Diverso non significava nulla se non simile.
Ebbene sì, gli uomini avevano paura di scoprire un'altra faccia della medaglia, probabilmente la loro -quella più nascosta-, quell'intoccabile e impronunciabile volto della moneta.
Genere: Triste, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



3.

Prigione








“Maledetto bastardo... Figlio di putt-”

“Ah, io baderei a tenere a freno la lingua, gitana”. L'ammonì l'uomo, prendendole il mento e studiandolo.

Sakura, dal canto suo, non poteva fare nulla: le sue mani erano incatenate a due vecchi ferri arrugginiti. Non poteva nemmeno muoversi, poiché lo stridio del metallo le era insopportabile. Ora era sotto la custodia del soldato, che non mancava di ricordarle quanto fosse inferiore a lui.

Il volto di Sakura s'incrinò, denotando un certo disgusto. La mascella si fece più mascolina, lo sguardo spietato, come quello di un ostaggio che si trova nella tela dell'assassino e voleva liberarsene, a qualsiasi costo. Fu quasi tentata di sputargli in faccia, magari avrebbe corroso -almeno un po' – quella sua crudeltà. Il soldato disegnò il contorno del viso della zingara tra le proprie mani, percorrendo con l'indice le linee del volto diafano.

“C-cosa state facendo?”, chiese, improvvisamente insicura. L'Uchiha ghignò, beffardo.

Si sentiva potente solo perché aveva il coltello dalla parte del manico? Faceva male -molto male- a sottovalutare una ragazza cresciuta per strada, esperta di tutte le arti del mestiere. Perché se c'era una cosa che per strada si imparava era vivere. E sopravvivere.

Quella era certamente la circostanza meno piacevole in cui era capitata, in assoluto la più assurda e ingiusta. Ma se ne sarebbe tirata fuori, com'era successo fino ad allora, negli anni passati. Sakura non fu dunque da meno: gli sorrise anche lei, tanto -presto o tardi- avrebbe avuto la sua vendetta, e gliela avrebbe fatta pagare cara a quel fottuto bastardo.

“Osservo. Faresti bene a non contraddirmi, il falò per la tua amichetta è sempre pronto”, disse, liberandosi del mantello scuro.

Sakura imprecò sottovoce, mordendosi il labbro inferiore; lo faceva per Ino, continuava a ripetersi, quasi fosse un ritornello. La sua attenzione, ora, volgeva piuttosto ai gesti poco consueti del soldato, improvvisamente liberatosi dallo sfarzoso mantello di velluto che lo faceva sembrare una figura esageratamente grande. Se guardava le sue spalle, adesso, poteva notare quant'erano gracili, seppur muscolose e sviluppate da duri allenamenti; non sembravano più così terrificanti. Ora poteva vederlo avanzare verso di lei, le maniche improvvisamente alzate e risvoltate più volte, quasi dovesse prepararsi a fare qualcosa. Sakura avvertì un fremito, una scossa di dolore, il cuore in gola.

“C-cosa?”, tentò di sillabare.

“Un'altra domanda e sei morta”, e l'Uchiha le mostrò un coltellino svizzero. Aveva la punta affilata e la lama sottile, quel poco che bastava per ferirle mortalmente l'epidermide e farla volare in un momento nell'aldilà. Capì in quel momento che il confine tra la vita e la morte era davvero sottile, sottile come quella lama che si era avvicinata alla sua gola tanto che poteva sentire sulla sua pelle i dentini appena un po' pungenti del coltello. Allora il battito della ragazza prese ad accelerare, le sue difese vennero meno, il respiro si fece mozzo e irregolare. È pazzo... completamente pazzo!

Pensava, mentre un  rivolo salato le segnava il volto. Bastava guardarlo negli occhi per accorgersi della sua follia, della sua rabbia, del suo odio, del suo cinismo verso una cultura che non gli aveva fatto niente, in fondo. Il suo obbiettivo era quello: sbarazzarsi degli zingari, eliminarli dal mondo, perché feccia della Terra.


E dopo? Dopo sarai soddisfatto?


Chiuse gli occhi, strizzandoli. Improvvisamente quella lacrima le sfiorò la pelle, danzando sulla gota marmorea. L'Uchiha ritrasse il coltellino, infilandoselo nel taschino. Adesso rideva, di una risata isterica e insoddisfatta, dannatamente fastidiosa ad udirsi.

“Paura, eh?”, domandò, asciugandosi le labbra con la lingua.

Sakura non rispose. Ma quel suo sorriso sghembo la irritava, quel suo carattere irritante affollava -ormai da innumerevoli notti- il suo sonno; l’Uchiha si prendeva gioco del suo riposo, la minacciava in un incubo, la voleva avere per sé, per giocarci come più gli aggradava. C'erano anche notti in cui  si affacciava in ben altra maniera nei suoi sogni; ma preferiva non pensarci. Era assurdo immaginare una cosa simile, specie quando il soldato la odiava, la detestava, sognava di vederla bruciare al rogo e non si sarebbe dato pace fino a quando non avesse visto coi suoi stessi occhi che lei si trovava negli Inferi.

La gitana sbatté la testa, con violenza, sulla pietra ormai rovinata di quella squallida prigione. Un posto macabro, un piccolo metro quadrato totalmente buio, tranne che in un lato, dove vi era luce grazie ad una fiaccola di fuoco. Poi, da una parte, delle ferriate arrugginite, e aldilà di esse solo oscurità, profonda e abissale. Quando l'aveva visto per la prima volta aveva deglutito: aveva capito che da quel posto non c’era via di scampo, e che probabilmente tante persone vi erano morte ingiustamente. Sentiva ancora l'odore di cadavere perforarle le narici: l'odore dei corpi che ancora permeavano, trascinati per terra, quando la loro volontà era venuta meno. E, se guardava attentamente il pavimento in pietra, poteva notare ancora gli schizzi di sangue, ormai muffa, in lungo e in largo.

Quante persone erano morte lì?

Deglutì ancora, trattenendo un conato di vomito. Lei non sarebbe stata la prossima, no, diamine! E mentre ancora contemplava i profili ormai metodici della stanza, vide l'Uchiha sfilare dal mantello con una certa nonchalance una stoffa di un anonimo color ciliegio. Uno straccetto da pezzenti, che adesso si premurava di passarsi sotto il naso, come a valutarne l'odore.


Bastardo.


“Chissà se ti donerebbe...”, si avvicinò, legandoglielo al collo, quasi fosse un fiocco. “... come cappio al collo”, e sorrise di nuovo, malvagiamente. Adesso il corpo dell'uomo era impattato contro il suo, e l'intenzione non era stata affatto casuale. Si era perfino premurato di legarle il bavaglio alla bocca, così da non farle proferir parola. Vani erano stati i tentativi di liberazione, vane le imprecazioni e i “basta” mugugnati ad alta voce.

L'Uchiha l'aveva zittita, cercando con le mani la sottana, sepolta sotto stracci di stoffa. Finalmente era riuscito a sfiorare le sue gambe, e stava salendo su, piano.


E, ad ogni passo, Sakura sentiva il cuore urlare nel petto.

Stava per perdere la sua patetica verginità, conservata con dignità fino ad allora, alla veneranda età di vent'anni.

Stupida Sakura... pensavi forse che l'avresti conservata per l'uomo che amavi? E l'avresti protetta, con tutte le tue forze, omaggiando solo il più galante degli uomini con quel piccolo -grande- regalo, sentendoti per la prima volta donna?

Come sei ingenua.

 

“NO!”, pensò, quando due dita si erano intrufolare nella sua intimità, spezzando quella barriera di ingenuità e quel bozzolo protettivo che era sempre stata la sua innocenza.

“Cosa c'è gitana? Sei forse vergine?”

A quella domanda non aveva risposto: non ne aveva avuto il coraggio. “Oh, che sorpresa”, si era fermato, per un misero attimo. “Pensavo che voi prostitute di strada foste abituate a concedervi”.

E aveva riso di lei, per l'ennesima volta. Le lacrime di Sakura erano diventate violente, aggressive; ormai non riusciva più ad immaginare quale altra emozione potesse dominare il suo animo, se non la sofferenza. E fu così che Sasuke Uchiha spinse, con più violenza stavolta, le due dita, affondando nella parte più inviolata del suo corpo. Lei gridò, urtò le fragili barriere dell'udito umano, ebbe l'impressione che quell’urlo si fosse elevato fino in cielo, muovendo la fronda di un albero.

“Cosa c'è, Sakura?”, era la prima volta che la chiamava per nome. “Piangi? Forse non hai capito...”, si avvicinò al suo timpano, sussurrandole semplicemente: “... per avere quello che vogliamo, dobbiamo prima perderlo. Ed è così per la tua stupida verginità... volevi mantenerla? Beh, dovevi prima perderla. Devi prima soffrire per essere felice...”, c’era una certa amarezza in quel timbro quasi affranto, quasi quel soldato ne avesse passate di tutti i colori.

Ma non doveva compatirlo: lui era il nemico, e stava compiendo un atto ignobile sul suo corpo, un atto che era un reato, che andava pagato. Se col sangue o con la legge lo avrebbero deciso in seguito. L'Uchiha le aveva rubato quanto di più prezioso aveva conservato, l'aveva privata del primo piacere, con una violenza da assassino, come lo erano quegli occhi truci, ingannevoli. Perché potevano essere affascinanti, sì, ma se si cadeva all'interno di quelle iridi onice si rischiava di rimaner intrappolati.

Ed altre lacrime scalfirono il volto minuto di Sakura, che ormai si chiedeva se valesse la pena vivere, oppure se fosse meglio mettere fine alla propria vita con quel coltellino svizzero, tentatore. Ora il suo sguardo vagava in basso, dove il soldato non si era accontentato di un semplice sfizio -lo avrebbe potuto ancora perdonare, qualora si fosse fermato-, ma si era avventato con le labbra sulla sua carne, quella più morbida e gradevole. Sapeva dove toccare, nei punti giusti, e si era slacciato la cinghia dei pantaloni, ora, pronto a godere di quel piacere -mentre lei, vittima, era incatenata ad una parete, ad una catena di ferro, come una belva.

Vani furono i tentativi di fermarlo e di scalciare come un cavallo. Il soldato la fermò, applicando una certa forza alla sua caviglia, premendo sull’osso fino a farla gemere di dolore; sentiva di avere una gamba lussata, dannazione. Con potenza le aveva fermato un piede, e sentiva che quando avrebbe camminato -sempre se lo avesse fatto ancora-, avrebbe zoppicato.

“Se lo fai ancora, procederò anche con l'altra”, e si era fermata. A quel punto l'aveva lasciato fare, sul suo corpo; gli aveva dato il permesso -tanto se lo sarebbe preso lo stesso- di giocare come più gli aggradava. E, ovviamente, l'Uchiha in questione non aveva perso tempo: sfrontato e deciso, aveva puntato con una certa precisione al suo obbiettivo, nemmeno fossero le sue stupide armi che tanto amava armeggiare in platea.

Dolore. Dolore. Dolore.


Un altro urlo, gettato nel vuoto. L'abisso di parole che si era impastato nella sua bocca -molte delle quali insulti verso l'uomo in questione-, le si erano sciolte sulla lingua, nel momento stesso che quel processo doloroso aveva avuto inizio. Agonizzante, riuscì ad aprire un po' gli occhi, osservando con quanta violenza l'uomo cercasse di venirle dentro, quasi quella sua intimità non avesse profondità.


Ino... vuoi dire che tu hai già...”, non era riuscita a finire la frase, ostacolata dal troppo imbarazzo. L'amica, invece, sempre sfrontata ed estroversa, aveva subito dissimulato quel disagio, intimandole di abbassar il tono di voce e facendole l'occhiolino.

Non vorrai mica far saperlo in giro! E comunque sì, è capitato...”, si era giustificata.

Sakura aveva spalancato la bocca, il più possibile. “Con chi?!”, aveva chiesto, guardando in giro qualche spasimante della bionda.

Beh... hai presente il Nara?”, a quell'ultima parola arrossì, mostrando quel sottile strato di fragilità che celava nell'animo. Gli occhi di Sakura ora erano spalancati, venivano sbattuti con meno regolarità di prima.

L-Lui?”, la ragazza si ritrovò spiazzata. Ino confermò, annuendo col capo. “E... com'è?”, chiese, cercando di darsi un contegno.  

Beh...”, le gambe della ragazza si distesero, così come il suo sorriso, sempre più somigliante ad una mezza luna argentata. “... è come volare in paradiso. Non sai per quanto tempo, anzi... il tempo pare non esistere più. È come volare, Sakura”, e l'emozione la si leggeva negli occhi, ancora un po' lucidi, e l'espressione assente, vaga, persa nel vuoto.


Ino le aveva detto che quella di sentirsi parte l'uno dell'altra era una magica sensazione, quasi paradisiaca. Allora perché stava piangendo? E non erano lacrime di gioia e commozione, bensì di dolore, quel dolore folle che sentiva anche adesso che l'Uchiha si stava appropriando con una certa bramosia del suo corpo, sbattendola più volte contro le rocce antiche.


È come volare, Sakura.


Volare? Il suo corpo era incatenato al suolo, rigido. Sentiva la realtà piombarle addosso, come un macigno enorme, gravoso. L'unico momento in cui non sentiva più di toccar terra era quando il soldato spingeva con violenza nella sua, oramai, sudicia epidermide, minacciandola con la forza di non urlare -o avrebbe usato metodi meno galanti per farla tacere.


Questo lo chiami volare, Ino?


 

Non sapeva quanti minuti -forse ore?- erano trascorse. Sentiva il respiro affannato di Sasuke, quello suo più lieve e delicato. Osservava una chiazza a terra, una chiazza rossa. Capì, immediatamente.


 

Doveva essere sangue versato con piacere.

E invece era sangue insozzato, sporco, ingiusto.

Sakura osservava... con una certa meticolosità stava analizzando la chiazza a forma

di circonferenza che copriva per metà la mattonella di pietra.

E prese a lacrimare, di fronte ad una simile scena. Prese a piangere, sopra quella macchia traditrice, beffarda, sciocca e inutile.

 

 


 

Il soldato si stava ricomponendo, quasi non fosse successo nulla. Le staccò la fascia che le legava il collo, gettandola malamente a terra. Lo vedeva, Sakura: in tutta la sua perfezione, splendente come un diamante, quasi affascinante. Se non fosse stato per quella brama di potere e quell'assurdo odio che covava da decenni verso un'altra cultura... razzismo, solo razzismo. Perché si ha sempre paura del diverso; perché gli uomini vorrebbero essere burattini tutti uguali, manovrati da un unico filo, e vorrebbero creare le loro regole, padroneggiare il mondo, vivere coi propri simili.

Gli uomini sono egoisti. Triste, vero?

Sognano una vita utopica, senza nessun problema. Ma gli zingari, gitani, gente di strada o come dir si voglia... cosa avevano fatto di male? Erano diversi?


Era un peccato essere diversi, almeno nel 1482.



Diverso? Cos'è diverso?

In fondo, se una gitana si chiamasse Sakura, senza distinzioni di sorta, non sarebbe un essere umano, in ogni caso?


Era questo l'eterno mistero che affliggeva il mondo, provocando una baraonda. Tante -assurde e sciocche- polemiche per una razza, un popolo che non aveva nulla da invidiare agli altri. Cosa è diverso?

Sakura rifletté tutta la notte, dopo che l'Uchiha, trasportandosi dietro quel sentimento di rancore che si era annidato negli anni all'interno del suo cuore, aveva lasciato la stanza. Sakura aveva i vestiti sdruciti, l'aspetto probabilmente impresentabile, ciocche di capelli ormai crespe, intoccabili. Occhiaie scavate in profondità, occhi che ormai avevano perso il loro splendore, spenti.

Riuscì a darsi solo una risposta: diverso?

Diverso non significava nulla se non simile.

Ebbene sì, gli uomini avevano paura di scoprire un'altra faccia della medaglia, probabilmente la loro -quella più nascosta-, quell'intoccabile e impronunciabile volto della moneta.



Cosa vuol dire diverso?

Semplice: simile.



**************


Miei prodi, come avrete capito, ormai, questa storia ha ben poco di romantico, anche perché il mio intento era quello di far riflettere su alcuni temi: la diversità, quello che significa diverso, il rispetto della gente verso le zingare, a quell'epoca e tante altre cose.

Bon, il prossimo è l'ultimo capitolo, poi ci sarà l'epilogo <3.


Grazie a:



RBBA (Eheh, Sasuke nelle mie fic è sempre un bastardo, e qui non è stato da meno ^^. Fammi sapere, bye!), alechan_96 (Grazie *__*. In effetti la giudice mi ha dato il massimo punteggio per l'IC, il ché mi ha reso felicissima *__*, avevo una paura di sgarrare XD. Grazie ancora!), kry333 (Ecco qua, l'aggiornamento! Il prossimo capitolo probabilmente ti chiarirà molte cose, intanto spero che questo ti sia piaciuto. Grazie della recensione!), Caomei (Mansy-chan <3. Non posso che diventare paonazza di fronte i tuoi elogi, >///<. Grazie ancora!), bravesoul (Che onore essere commentata da te *-*. Felice che ti piaccia, in questa fic ci ho messo tutta l'anima, praticamente <3, meno male, è apprezzata ^^. Grazie ancora! ), ballerinaclassica (CollegaH <3. Una delle più meravigliose non so, ma una delle quali ci ho messo più corpo-anima-mente-cuore di sicuro XP. Sono felice che ti sia piaciuta, ti adoVo *_*)

Grazie anche alle preferite e alle seguite **:

1 - alechan_96 [Contatta]
2 - camoeight [Contatta]
3 - dubhe93 [Contatta]
4 - FunnyAnna [Contatta]
5 - kitty1995 [Contatta]
6 - kry333 [Contatta]
7 - RBAA [Contatta]
8 - Red Diablo [Contatta]
9 - Rinoagirl89 [Contatta]
10 - sakurina_the_best [Contatta]
11 - Swan90 [Contatta]
12 - valehina [Contatta]
13 - Veronica91 [Contatta]



1 - Dionisia [Contatta]
2 - eilinn [Contatta]
3 - HimeChan XD [Contatta]
4 - meg89 [Contatta]
5 - saku_93 [Contatta]
6 - Saku_Nami [Contatta]
7 - SaphiraLearqueen [Contatta]
8 - sasukina90 [Contatta]
9 - valehina [Contatta]




   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: KikiWhiteFly