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Autore: uchiha_girl e bloodnyar    11/10/2009    4 recensioni
Odio: sentimento di avversione nei confronti di un individuo, un oggetto inanimato, una situazione, non sempre sostenuto da motivazioni plausibili.
Warning: Gender-bender.
[Prompt: 085. Lei; 087. Vita - BDT di Fanfic100_ita - Serie generale]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near
Note: AU, What if?, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Stessa raccolta di «She, my regret», però totalmente differente.
Non hanno legami, a parte il gender bender. È ispirata a un paio di fan art davvero da cuoricini negli occhi XD: perché sì, io ho anche Mello/Near sul pc (LL).
Come al solito scrivo le note prima della fanfic, quindi non so cosa ne uscirà XD, però l’idea era più o meno questa: Mel, povera bistrattata XD, veniva «affittata» spesso dal facoltoso signor L., che le faceva studiare complicate nozioni, insieme con psicologia e altre arti utili alla conversazione. Morto L, trova una rivale non da poco nella giovane e delicata compagna del capo, Natalie. Chi è Natalie? Eeeeh...
Alcune espressioni potranno sembrare un po' di parte, ma non è così, dato che Near è il mio personaggio preferito *O*: solo, essendo appunto i protagonisti Mello e il rivale, non può essere tutto pacegioiamorecoccole, no? XD

La seconda citazione è di Henry Bergson, mentre la prima, come specificato, è di Eraclito.

Avrei voluto aspettare un poco prima di postare questa, però non avevo voglia di lasciare per troppo tempo in sospeso questa raccolta °A°.
Ringrazio BloodNyar per la sua recensione ed auguro una buona lettura ^^.




She, my lack of understanding.
[87 ~ Vita.]


Odio: sentimento di avversione nei confronti di un individuo, un oggetto inanimato, una situazione, non sempre sostenuto da motivazioni plausibili.

Melanie Keehl ufficialmente odiava Natalie River, probabilmente senza conoscerla sul serio. Questo non era importante, nel momento in cui la suddetta ragazzina si era permessa di rubarle i privilegi del «trono».
Mel si era trovata da un giorno all’altro privata delle attenzioni di Rod, il padrone del bordello. Così, senza una motivazione degna di questo nome!

Natalie, giovane americana emigrata in Inghilterra – non era forse sempre successo il contrario? – debole di salute e finita in mezzo alla strada per i problemi di tossicodipendenza della madre, appena arrivata era già sotto l’ala di Rod.
Povera cara, povero angelo caduto! Circondata dal marcio, con quella sua pelle candida e gli occhi capaci di raddolcire il peggiore degli assassini... Eppure, l’odio che Mel aveva visto sul bel visetto il primo giorno era stato tanto, tanto più di quello che albergava nel peggiore degli assassini.

Be’, doveva riconoscerlo: quella del farla scendere dalla prima posizione in così poco tempo era stata un’impresa degna di nota, però quell’affronto non doveva farlo. Non a lei.


«Oh, la tua doveva essere una famiglia ricca... Dove hai studiato?»
Si era mostrata cordiale, senza qualcuno al suo livello intellettuale, la vita al bordello era terribilmente noiosa.

«Mio fratello ha studiato a Yale, io ho imparato tutto sui suoi libri e dalla sua stessa bocca».

Il sorriso generoso era sparito immediatamente dalle labbra di Mel.
«Voi, invece: dove avete imparato a parlare così bene?».


Dio, il signor L. sicuramente si sarebbe rigirato nella tomba!
All’epoca, uno sguardo era bastato a carpire la reciproca intelligenza: quasi due anni di lavoro, studi altrimenti irraggiungibili per lei... Quasi due anni di soldi buttati al vento solo per donare un futuro a quella talentuosa sconosciuta, e con una singola frase quella... bambina si era permessa di distruggere tutto!

Non avrebbe sopportato un giorno di più la silenziosa sfida che – solo lei – leggeva negli occhi della rivale vittoriosa.

«Buongiorno Melanie»
«!»

River! Chi le aveva dato l’autorizzazione di rivolgerle la parola?
Chi era il fottutissimo stronzo che—

«Buongiorno Natalie,» sollevò il capo dalla sua colazione, rivolgendole un sorriso sprezzante. «dormito bene?»
«Sono ancora un po’ stanca, riposerò nel pomeriggio».
Keehl la guardò ancora un secondo, poi tornò con gli occhi sulla tazza che aveva di fronte.

Riposare nel pomeriggio.
Ancora un po’ e Mel sarebbe stata messa a battere alle sette di sera, e la signorina veniva a parlarle di riposare nel pomeriggio.

«A dire il vero, ora che ti ho trovato vorrei farti una domanda:» portò avanti il discorso da sola, recuperando un foglietto dalla manica destra. «sapresti spiegarmi il significato di questa frase? Ho provato a chiedere a Rodd, però so benissimo che è inutile cercare una risposta in simili individui».

Nel momento in cui si rese conto che la bambina-prodigio aveva bisogno del suo aiuto, il fatto che le stesse dando del tu pur avendo oltre quattro anni e molta meno esperienza di lei passò in secondo piano.
Ghignò dentro di sé, sporgendosi verso il ritaglio. Non c’era contesto, solo una frase ritagliata con cura da un libro e graziosamente sottolineata.

«È difficile combattere con il desiderio del proprio cuore. Tutto ciò che desidera lo compera al prezzo dell'anima».


Lesse a mezza voce, parlando a sé stessa, assaporando ogni parola.
«Questo è Eraclito» constatò, alzando gli occhi verso l’altra.
«Ne sono consapevole, quel che mi sfugge è il significato più stretto».

Melanie chiuse per un momento gli occhi, ripetendo nella propria mente quelle poche parole.
Natalie, Natalie così colta, Natalie così bella, Natalie così dannatamente perfetta... stava chiedendo il suo aiuto? Voleva fosse lei, figlia di un’operaia e un ubriacone, cresciuta in strada, che tutto doveva a uno sconosciuto eccelso scrittore morto suicida pochi anni prima le spiegasse quella lezione di vita?

«Significato più stretto... Quanti anni hai, River?»
La giovane rispose esitando un istante. «Diciassette».
«Diciassette...» ripeté in un sussurro, lasciando le sillabe scivolassero morbide.
Cercando lo sguardo, cercando il momento in cui la stella si sarebbe finalmente allontanata dalla Luna quel che bastava per poter tornare alla ribalta.

Si alzò lentamente, ergendosi al di sopra dell’avversaria.
Attenta a non perdere di vista la misteriosa curiosità sul viso dell’altra, avvicinò i loro volti. Senza chiudere gli occhi unì le loro labbra, approfittando della sorpresa per raggiungere e render propria la lingua incredibilmente dolce.
Questo le riportò alla mente per un istante l’unico bacio che avesse mai chiesto a L, l’unico bacio che avesse mai chiesto a qualcuno, l’ultimo giorno in cui erano stati insieme.

Il ricordo scomparve nel momento in cui le palpebre di Melanie si chiusero.
Il ricordo scomparve nel momento in cui il confine fra Melanie e Natalie si era dissolto, sensuale carezza di labbra.

La più piccola si appoggiò con la delicatezza che la contraddistingueva alla vita della compagna, mettendosi in punta di piedi pur di avere maggiore accesso alla bocca dell’altra, la quale non si chinava per poterla raggiungere, la quale ricambiava l’ardore stringendo i pugni dietro alla schiena e impedendosi di rispondere appieno.
L’entusiasmo smorzato dalla mancata collaborazione allontanò l’americana, che cercò poi una qualsiasi soluzione all’enigmatico sorriso sulle labbra dell’altra.

«L’intelligenza è caratterizzata da una naturale incomprensione della vita» citò Mel, sorpassandola e dirigendosi verso la propria camera.

E mentre sfilava con movimenti studiati i guanti di pizzo scuro, mentre abbassava le spalline dell’abito nero permettendo a questo di scivolare elegantemente a terra, scoprire e lasciare nudo di fronte allo specchio il corpo ben sviluppato, mantenne quel suo piccolo ghigno di soddisfazione.

Quella era solo la prima di una lunga serie di vittorie – si disse.
Dopotutto, senza qualcuno al suo livello intellettuale, la vita al bordello sarebbe stata terribilmente noiosa.

  
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