Salve
a tutti!
Finalmente eccomi tornata!
Vi sono mancata? Spero di sì, almeno un
po’.
Mi
scuso come al solito per il ritardo, ma con
l’inizio della scuola non ho più un momento
libero! E
conciliare compiti a casa, uscite con gli amici, impegni di tutti i
giorni e la
scrittura è davvero difficile! Ma finalmente, in questa
fredda Domenica, sono
riuscita a finire il nuovo capitolo!
Ed è anche bello lungo, mie carissime
lettrici!
Ben
22 pagine di pure emozioni che spero proverete!*____*
Quindi
spero di riuscire a farmi perdonare
per il ritardo e ovviamente aspetto come al solito tante belle
recenzioni – 7
la volta scorsa, siete carinissime, vi
adoro <3
Bhe, questa volta non mi dilungo troppo
con la mia vita privata, ma vi lascio subito al capitolo,
perché direi che è
decisamente il caso, no?
Per
cui buona lettura, spero di vedervi numerose in recensioni per il mio
ritorno!!
*____*
Baci
Ada
Wong!
La prima è una cosa che mi ha molto
toccata e infastidita.
Vi
parlo di plagio.
Ebbene
sì, questa storia che ormai va
avanti da quasi un anno, è stata plagiata proprio da una
delle mie lettrici
*che aveva aggiunto la mia storia tra i preferiti*
Ora non farò il nome dell’autrice,
perché
ho già dichiarato tutto all’amministrazione e
provvederanno loro a prendere
provvedimenti se lo riterranno necessario.
Quello che voglio dire a questa mia
lettrice, che sicuramente leggendo capirà, è che
il plagio è una brutta bestia.
Rubare idee, lavori e parole altrui è davvero una cosa
schifosa, perché non
solo ti svilisce, ma rattrista molto anche chi come me si è
impegnato e
continua ad impegnarsi per creare una storia originale che faccia
provare tante
emozioni.
Solo questo, e basta.
Anzi, chiedo scusa a tutte le altre mie
lettrici per questo sfogo, ma sinceramente quando ho letto parti
completamente
identiche mi sono sentita davvero male.
Ho avuto una rabbia dentro che penso che,
in quanto scrittrici come me, possiate ben comprendere.
Le
altre cose che vorrei dirvi sono per il mio spazio
pubblicità!
Ho
cominciato a postare una Lucius/Narcissa
‘Pieces Of A Broken Life’
basata sulla Big Damn Table, la trovate sul mio profilo!
A breve arriverà il nuovo capitolo e mi
farebbe piacere trovarvi numerosi lì come qui, specialmente
se vi piace la
coppia!
Questo perché ho davvero bisogno di
sostegno per scrivere ben 100 capitoli!
*Sono pazza? Forse giusto un po’ xDxD*
Poi ho postato anche una shot originale,
fatta per un contest, che mi farebbe piacere leggeste e commentaste
*sempre se
volete farmi contenta eh xD*. Si chiama ‘The
Other Side’ e la trovate sul mio profilo!
Ah,
ovviamente commentate numerossissimi anche questa eh XDXD
~Un
Particolare In Più~
[Who
can say where the road goes,
Where the day flows, only time?
And who can say if your love grows,
As your hearth chose, only time?]
La
scritta sanguinosa era stata sulla bocca di tutta la scuola e al centro
di ogni
lezione, dove gli studenti facevano quante più domande
possibili agli
insegnanti, per saperne qualcosa di più. Ma tutti si
limitavano a rimanere
molto vaghi.
Solo
la prima domenica mattina di Novembre, la curiosità per
l’argomento sembrò
scemare.
Però,
la situazione di qualcuno non andava affatto migliorando, anzi.
Per
Alexis Lily Potter quella settimana era stata un vero e proprio
inferno. Era
stata al centro di pettegolezzi più strani insieme ad Harry.
Erano in molti a
sostenere che l’erede di Serpeverde fosse lei. Infondo era
una Black e
apparteneva alla casata verde argento. E il fatto che si trovasse
proprio sotto
la scritta nel momento sbagliato, sembrava solo una grande bugia che
Blaise
Zabini continuava ad alimentare, smontando con rabbia e male parole
tutte le
supposizioni maligne che gli studenti osavano fare in sua presenza.
Ma,
nonostante questo grande aiuto da parte del bel moro, la situazione era
davvero
insostenibile. Non poteva camminare tranquilla per i corridoi che ecco
che
strani coretti maligni o bisbigli concitati la seguivano come
un’ombra.
Non
ce la faceva più!
E
poi, ogni sera, passavano ore prima che riuscisse ad addormentarsi. E
quando
finalmente cadeva vittima del sonno, ecco che quei sogni maledetti la
agitavano
e la facevano svegliare ancora meno riposata.
Alexandra
Black si stava spegnendo lentamente sotto gli occhi di Blaise Zabini e
Diamond
Cherin, che non sapevano proprio cosa fare per aiutarla.
Per
non parlare poi del fatto che ormai né Harry né
tanto meno Draco le rivolgevano
più parola.
Non
uno sguardo.
Non
una piccola attenzione per sbaglio.
Niente.
E la cosa la faceva stare ancora più
male.
Senza
contare che un’altra settimana era passata e lei non aveva
ancora ricevuto
alcuna notizia di Sirius. E più i giorni passavano,
più lei ne sentiva la
mancanza. E la sensazione che qualcuno lo avesse catturato…o
gli avesse fatto
del male…o lo avesse…ucciso…la faceva
stare tanto male da costringerla al
vomito.
Ormai
non mangiava più nulla – se non le poche cose che
riuscivano a portarle Blaise
e Diamond dopo cena, ovvero lo stretto necessario per vivere
– e non usciva più
dalla sua stanza, saltando lezioni su lezioni e rimanendo tutto il
giorno nel
letto, con lo sguardo fisso nel vuoto e senza la forza né la
minima voglia di
fare qualcosa.
Desiderava
solo essere lasciata in
pace, nient’altro.
Le
uniche persone che voleva vedere – e le uniche che andavano a
trovarla, in
effetti – erano proprio Blaise e Diamond che, ogni sera e in
ogni momento
libero della giornata, andavano a farle compagnia, cercando di tirarla
su di
morale.
Purtroppo,
con scarsi risultati.
Solitamente
si lasciava prendere in braccio dal moro, che se la metteva sulle gambe
e la
stringeva a sè come una bambina. E lei piangeva, piangeva,
piangeva…senza che
loro potessero riuscire a calmarla.
Poi,
vinta dalla stanchezza, crollava tra le sue braccia e si addormentava
profondamente.
La
mettevano dentro il letto e poi, tempo un’oretta scarsa, e
cominciava ad
agitarsi nel sonno. Mugugnava, si lamentava, cominciava a contorcersi e
a
sudare e poi piangeva e strillava. La prima volta Diamond si era
spaventata
così tanto che era corsa a chiamare immediatamente Blaise.
Arrivato in camera
questo l’aveva scossa e l’aveva svegliata
bruscamente. Ma lei, aperti gli
occhi, si era limitata a guardarlo con un sorrisino spento, quasi non
si
rendesse davvero conto della situazione, e poi si era voltata e si era
riaddormentata.
Poi,
ogni notte era la stessa storia e Diamond, nonostante avesse cercato di
chiederle cosa c’era che la preoccupava tanto, alla fine ci
aveva rinunciato e
si era limitata a svegliarla ogni volta che le succedeva.
Ma
non si poteva andare avanti così
ancora per molto.
Poi,
Alexis non lo ammetteva, ma c’era un’altra persona
che in effetti voleva
vedere.
E
quella persona era proprio Draco.
Da
quella sera non si erano più parlati e lui, ogni volta che
la vedeva, si
limitava ad ignorarla con una freddezza tale da farle tremare il cuore.
E poi,
stava ogni giorno con una ragazza diversa, stava diventando peggio di
Diamond!
Blaise
cercava di rassicurarla che lo faceva soltanto per ferirla e per farla
ingelosire.
E
Alexis si ritrovava irrimediabilmente
a pensare che ci riusciva benissimo.
Ormai
erano sette giorni che non lo vedeva e il pensiero che stesse con
qualcun’altra
l’angosciava e la riempiva di rabbia e tristezza.
Quando
entrarono la trovarono seduta sul letto con le gambe raccolte contro il
petto e
lo sguardo fisso nel vuoto. Quando li sentì, si
voltò a guardarli e Blaise le
sorrise rassicurante, come sempre.
-Ehi
Alex…-
La
salutò, avvicinandosi lentamente al letto.
-Ehi…-
Si
limitò a rispondere lei, accennando ad un sorrisino triste.
La
voce era fievole e un po’ rauca, tipica di chi non
è abituata ad utilizzarla
per tanto tempo.
Il
ragazzo si sedette accanto a lei e le accarezzò una guancia
con la punta delle
dita.
-Allora,
come sta oggi la mia bella principessa?-
Le
domandò con tatto e lei si voltò a guardarlo con
espressione vuota. Gli occhi
erano puntati su un orizzonte lontano e immaginario e sembravano
spaventosamente ciechi.
Si
era sciupata tantissimo: il viso era di un bianco smorto, magro e
scavato da
due profonde occhiaie. E le labbra erano secche e violacee, segno di
chi era
stato e continuava a stare ancora male. Si limitò a
stringersi nelle spalle,
molto debolmente, quasi anche quella piccola azione le costasse uno
sforzo
immenso.
Anche
Diamond si avvicinò al letto e Alexis notò che
teneva un vassoio tra le mani,
con la sua cena, probabilmente.
-Guarda
un po’ che cosa ti ho portato!-
Esclamò
allegra, porgendole il vassoio.
C’erano
tre fette di pane cotto a legna, un bicchiere di latte freddo e una
ciotola con
della zuppa.
Zuppa
rossa, probabilmente di pomodori, dentro la quale galleggiava qualcosa
di
indefinito.
In
realtà l’aspetto era decisamente invitante, ma,
nelle condizioni in cui si
trovava, Alexis non avrebbe saputo darne un’altra descrizione.
Il
solo guardarla le dava la nausea.
Osservò
la zuppa, poi Diamond e Blaise e infine si alzò di scatto
dal letto, correndo
verso il bagno.
Si
chinò sulla tazza e vomitò anche
l’anima.
Diamond
abbassò lo sguardo, stringendo le mani ai lati del vassoio,
in un gesto di
rabbia impotente. Blaise si alzò elegantemente dal letto,
con un sospiro.
Lasciò una carezza rassicurante sulla testa della biondina e
poi entrò nel
bagno.
Si
sedette sul pavimento, accanto ad Alexandra, le mise una mano gelida
sulla
fronte e le scostò i capelli dal viso imperlato di sudore,
dandole un’immensa
sensazione di benessere.
-Alex…Per
quanto ancora hai intenzione di continuare così…?
Ti stai autodistruggendo…-
Mormorò
preoccupato, prendendo a massaggiarle la schiena con gesti lenti e
circolari.
Lei
tossì, prima di respirare irregolarmente, come se fosse
stata colta da un
improvviso attacco d’asma.
-Forse
dovremmo portarti in infermeria…-
Tentò
per l’ennesima volta il moro, continuando a massaggiarla. Ma
ogni volta che
glielo proponevano, lei scuoteva la testa e opponeva resistenza.
E
così fu anche questa volta.
Quando
si sentì in grado di muoversi, senza rigettare anche
l’intestino, scosse la
testa con fermezza.
-No…Non
voglio…Sto…Sto bene…E’
solo…-
Rantolò,
alla ricerca di un asciugamano con il quale ripulirsi la bocca.
Blaise
l’aiutò ad alzarsi, prendendola per la vita, e la
mise vicino al lavandino.
Sempre
tenendole i capelli lasciò che si sciacquasse la faccia e si
lavasse i denti,
osservandola nel riflesso del grande specchio di fronte a loro.
-E’
solo cosa, Alexandra?-
Sussurrò,
accarezzandole la schiena con gesti ampi e rassicuranti.
Lei
prese un’asciugamano e se lo passò sul viso, per
poi abbassare lo sguardo.
-Niente…Non
è niente…-
Mentì
con un mormorio bassissimo.
Blaise
la girò improvvisamente, prendola per le spalle e
scuotendola.
Sul
bel viso l’espressione era angosciata e arrabbiata.
-Smettila
di mentire Alex! Cosa c’è che non va? Cosa
c’è che ti preoccupa tanto? Perché
ti stai distruggendo in questo modo? Non puo’ essere solo per
Draco, perché se
è così giuro che lo vado a prendere a calci in
culo fino a farlo arrivare
qui…!-
Gli
urlò disperato, gli occhi di zaffiro ansiosi.
Lei
si limitò ad osservarlo dal basso, senza
espressività. Poi abbassò lentamente
lo sguardo e solo poche parole lasciarono le sue labbra.
-Draco…No…Ti
prego…Non lo disturbare…Non per me…Non
ne vale la pena…-
Mormorò
e le frasi erano così cariche di dolore che Blaise le poteva
sentire una ad una
attraversargli il petto e colpirgli duramente il cuore.
Stava
decisamente delirando.
Lasciò
la presa sulle sue spalle e la strinse forte a sè, in un
abbraccio che la
avvolse protettivo, lasciandole affondare il viso su quel petto ampio e
muscoloso.
Prese
ad accarezzarle i capelli con gesti lenti e premurosi.
-Smettila
di dire sciocchezze…-
Le
sussurrò in un orecchio, quasi a modi ninna nanna.
Senza
che se ne fosse resa nemmeno conto, lucide lacrime avevano cominciato a
rigarle
le guance e adesso stavano macchiando il petto del giovane Zabini che,
incurante di ciò, continuava a cullarla.
Poi
le lasciò un bacio a fior di labbra sulla tempia e la
strinse per la vita,
prendendola in braccio. Lei si lasciò andare tra le sue
braccia, abbandonando
il viso su di una spalle e circondandogli il collo con le braccia, come
una
bambina alla ricerca di affetto e protezione.
Blaise
la strinse a sé e la riportò in camera, dove
Diamond li attendeva impotente,
seduta sul letto, con una sigaretta in mano che aveva preso a fumare
per
scaricare il nervosismo.
Il
ragazzo si sedette sul letto della mora e se la tenne sulle gambe,
coccolandola
con gesti carichi di affetto.
-Peggiora
di giorno in giorno…Non possiamo lasciare che continui
così.-
Constatò
Zabini, accarezzandole le guance e asciugandole dalle lacrime.
Diamond
si morse il labbro inferiore, stringendo la sigaretta tra le dita
tremanti.
-Già,
ma cosa possiamo fare, Blaise? Cosa? Io…Io non so
più dove mettere le mani! Non
mangia nulla e rimette sempre nonostante non tocchi cibo. La notte
dorme
malissimo e si agita ogni volta di più. Diventa sempre
più difficile svegliarla…-
-Domani,
volente o nolente, la portiamo in infermeria…Non
sentirò ragioni. La trascinerò
per i capelli, se necessario.-
Diamond
asserì con il ragazzo, completamente d’accordo.
E
poi rimasero in silenzio, mentre Blaise continuava a coccolare la
piccola Black
che, lentamente, dopo aver pianto ancora e ancora, si
addormentò tra le sue
braccia.
Si
alzò con delicatezza, tenendola in braccio, e poi la mise
sotto le coperte,
coprendola per bene. Infine le lasciò un bacio sulla fronte
bollente.
Si
diresse verso l’uscita e sulla soglia della porta si
voltò a guarda Diamond con
sguardo apprensivo.
-Se
questa notte hai bisogno, non farti scrupoli a chiamarmi, ok?-
La
biondina asserì e poi gli fece un cenno con la mano, come
augurio di buona
notte. Lui fece lo stesso ed uscì dalla camera.
Diamond
finì la sigaretta, poi si alzò e depose un
fazzoletto bagnato sulla fronte e
sugli occhi dell’amica, sperando di alleviarle almeno un
po’ il dolore. Poi si
lavò, si cambiò e si mise nel letto, augurandosi
di riuscire a dormire e che
Alexandra non avesse un altro attacco di panico.
Futile
speranza.
Prima
che riuscisse a connettere, dovette passare un minuto buono.
Poi,
finalmente, il mugugnare agitato di qualcuno la costrinse a destarsi
del tutto.
Si
alzò lentamente, preoccupata, e si avvicinò al
letto dell’amica.
Alexandra
era stesa sulla schiena e mugugnava parole incompresibili,
contorcendosi un
po’, stringendo gli occhi e corrugando la fronte.
La
biondina avvicinò una mano al suo braccio e la
sfiorò delicatamente, come
faceva sempre.
-Alex…Svegliati:
è solo un brutto sogno…-
Le
sussurrò delicatamente, ma quella non sembrò
sentirla.
Continuò
a mugugnare e poi, all’improvviso, spalancò gli
occhi con un sobbalzo, facendo
spaventare Diamond che si ritrovò costretta a soffocare un
grido.
La
moretta annaspò e agitò le braccia sulla testa,
quasi stesse affogando in una
profonda distesa d’acqua. E poi, con un lungo lamento,
lasciò cadere le braccia
sui fianchi, pesantemente, e il viso ricadde su di un lato.
La
Cherin la osservò preoccupata per qualche secondo, ancora
pietrificata e con il
cuore che batteva a mille. Poi, ripresasi, le mise le mani su di una
spalla e
la scosse.
-Alexandra,
devi svegliarti…-
Ribadì
con un po’ più di decisione. Ma quella riprese a
contorcersi e a lamentarsi
sempre con tonalità maggiore. Sembrava quasi che stesse
soffrendo davvero sotto
una Maledizione Cruciatus.
Presa
dal panico, Diamond la scosse più forte.
-Alexandra
svegliati! Svegliati!-
Urlò
quasi, cercando di sovrastare quei lamenti che stavano diventando quasi
grida.
E
poi, parlò.
-NO!
NO! LASCIAMI STARE! LASCIAMI STARE! NON VOGLIO! NON VOGLIO!-
Continuava
a gridare e Diamond la schiaffeggiò senza sapere
più cosa fare.
Ma
niente, non ne voleva sapere di svegliarsi.
In
preda quasi ad un attacco epilettico, Alexis cominciò a
piangere e poi a
ripetere un nome.
Il
suo nome.
-DRACO
NO! DRACO…DRACO…-
Diamond
indietreggiò, trattenendo il fiato.
Poi
corse fuori dalla stanza come un furia, muovendo le gambe
più veloce che
poteva.
Rischiò
anche di inciampare ma alla fine riuscì a fare irruzione
nella camera di Blaise
che, come Draco, dormiva da solo.
La
biondina si avvicinò al suo letto, guardandolo affannata
nella poca luce
proveniente dal corridoio.
Blaise,
svegliato dal botto prodotto dalla porta che si apriva, la guardava
stranito da
sotto le coperte.
-Diamond…?
Che diavolo stai…?-
Domandò
ancora con un piede nel mondo dei sogni.
Da
appena svegli, giustamente, non è che si riesca a connettere
molto.
-Blaise
devi venire! Alexandra…lei…non riesco
più a svegliarla…aiutala ti
prego…è…è…trema
tutta…ti prego…e continua ad urlare
disperata…e chiama
Malfoy…continua a chiamarlo…aiutala, ti prego!-
Gridò
senza più fiato, tanto agitata che non si era nemmeno resa
conto di aver
cominciato a piangere.
Blaise
balzò fuori dal letto, completamente dimentico del sonno e
si precipitò fuori
dalla stanza con un ruggito.
-Ora
basta con tutta questa storia! Adesso Draco mi sente! E se non mi
spiega cosa
cazzo sta succedendo, gli spacco la faccia!-
Quella
notte, Draco Lucius Malfoy non era riuscito a chiudere occhio, troppo
agitato
per un motivo sconosciuto persino a lui. Così, quando
Diamond Anne Cherin e
Blaise Elìas Zabini fecero irruzione in camera sua, non
sembrò neanche
eccessivamente sorpreso.
Era
seduto sul bordo del letto, con un’espressione
così vuota negli occhi d’argento
da mettere angoscia il solo guardarli. Li fissò impassibile,
mentre loro lo
osservavano agitati e preoccupati.
-Draco!
Devi venire! Alexandra è…-
Gridò
Blaise trafelato e confusionario, agitando velocemente le mani.
Come
se uno scorpione lo avesse punto alla parola
‘Alexandra’, balzò in piedi, gli
occhi di specchio improvvisamente vivi e ardenti. Senza neanche
lasciarli
spiegare, si precipitò fuori dalla stanza, improvvisamente
ansioso, come se
tutta l’agitazione sconosciuta, che non lo aveva fatto
dormire, avesse trovato
il suo apice.
Alexandra
Black.
Un
nome.
Una
preoccupazione.
Un
sentimento. Inutile negarlo ancora.
Poteva
ignorarla quanto voleva e andare a letto con tutte le ragazze di
Hogwarts, ma
ormai, nella sua testa – e perché negarlo ormai,
anche nel suo cuore – c’era
solo lei.
E
lo aveva sempre saputo. Non sapeva spiegarsi come o perché,
ma era sempre stato
così, fin dalla prima volta che aveva incontrato quegli
occhi smeraldini così
caldi.
Così
meravigliosamente suoi.
E
mentre attraversava la sala comune, si sentì una totale merda.
Per
come l’aveva trattata da quel giorno al Lago e dalla sera di
Halloween.
Non
meritava la sua indifferenza né di stare così
male.
Perché
nonostante Alexis glielo avesse proibito, Blaise gli aveva parlato di
lei.
Di
quanto stesse male, soprattutto per lui.
E
lui che in tutta la settimana non era andato a trovarla neanche una
volta.
Sì,
era una totale merda.
E
se le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato.
Mai.
Arrivato
al dormitorio femminile, spalancò la porta della camera
della Black, senza
preoccuparsi di non fare rumore nel cuore della notte.
Si
catapultò letteralmente vicino al suo letto e ciò
che vide gli bloccò il
respiro alla bocca dello stomaco.
Il
suo cuore mancò un colpo.
Alexandra
era sdraiata nel letto e sembrava essere stata colta da un improvviso
attacco
di panico. Il corpo era scosso da violenti spasmi e si contorceva,
quasi fosse
sotto Maledizione Cruciatus. Le coperte erano diventate un groviglio
caotico e
si attorcigliavano intorno alle coscie, soffocandole quasi. E il viso
era la
sofferenza concretizzata. Era contorto in un’espressione di
puro dolore,
coronato dai capelli neri che, lasciati sciolti, si aprivano a
ventaglio sul
cuscino. Lucide gocce rigavano le guance arrossate, sgorgando dagli
occhi
chiusi così stretti da creare piccole rughe sulla fronte e
sulle palpebre. Le
belle labbra di albicocca erano socchiuse e lasciavano uscire piccoli
sbocchi
d’aria discontinui e mugugnii decisamente incomprensibili.
Stava
soffrendo.
E
queso faceva soffrire anche lui, in un modo davvero devastante.
Blaise
spalancò la porta della camera, facendo irruzione e
osservando l’amico, subito
seguito da una Diamond trafelata.
Draco
era in piedi, accanto al letto, con un’espressione
così sofferente, quasi
quanto quella della piccola Black.
Sembrava
un cucciolo bastonato.
Allungò
un braccio e le sfiorò delicatamente una guancia,
raccogliendo una piccola
lacrima. Poi passò ad accarezzarle la fronte, lisciando la
piccola ruga tra le
sopracciglia fine. Proseguì per il profilo del naso e poi
scese sulle labbra,
sfiorandole morbidamente, La ragazza mugugnò qualcosa di
poco comprensibile,
prima che la sua espressione si rilassasse lentamente sotto le sue
carezze.
Fu
la voce di Blaise ad interrompere la magia del momento.
-Draco!
Dobbiamo portarla in infermeria!-
Gridò
agitato, risvegliandolo.
Il
biondino ritrasse immediatamente la mano, quasi si fosse scottato.
Osservò
ancora la ragazza corrucciare la fronte, quasi contrariata di quel
distacco
improvviso.
Senza
proferire parola, la prese in braccio di slancio, come fosse una
leggera e
fragile piuma, stringendola forte a sè, quasi avesse paura
che scomparisse da
un momento all’altro, lasciandolo a mani vuote.
In
quell’abbraccio protettivo, il corpo di Alexis si
rilassò, smettendo di
tremare. Si accoccolò contro quel petto ampio e marmoreo,
poggiando la testa
sulla cavità creata dalle ossa della clavicola.
In
quello spazio che sembrava essere
fatto apposta per lei.
E
poi, cadde in un sonno profondo e tranquillo.
Draco
si voltò verso Blaise e Diamond, con espressione disperata e
angosciata. Poi li
superò velocemente, precedendoli lungo la Sala Comune e
tutto il percorso verso
l’infermeria.
Quando
Madama Chips aprì la porta dell’infermeria, quella
sera, si ritrovò davanti uno
spettacolo più unico che raro. Sulla soglia c’era
un gruppetto di quattro
studenti, dalle espressioni ansiose e dal fiato corto.
Al
centro stava Draco Malfoy, con i capelli platino tutti scompigliati che
si
alzavano da una parte, quasi fossero sorretti dalla lacca, mentre il
resto
ricadevano disordinati, coprendogli parte del viso e soprattutto gli
occhi. Era
vestito solo di un paio di boxer neri, piuttosto aderenti, cosa che
mise
l’infermiera oltremodo in imbarazzo. Teneva in braccio una
ragazza – che la
donna riconobbe come Alexandra Black. Sembrava profondamente
addormentata, con
il viso nascosto in parte nel petto nudo del giovane Malfoy, in parte
dai
capelli che le coprivano anche le spalle. Vestiva di una camicia da
notte
piuttosto leggera, che lasciava scoperte le gambe. Era di un rosa
pallido e,
quasi trasparente, lasciava intravedere l’intimo di pizzo
bianco.
Alla
loro destra c’era Blaise Zabini, che aveva l’innata
capacità di essere elegante
e perfetto anche a quell’ora della notte. Era anche lui a
petto nudo, ma aveva
avuto la decenza di indossare dei pantaloni di un pigiama di pregiato
tessuto
blu, sicuramente firmati da qualche stilista italiano. Nonostante
l’ora tarda,
non sembrava essere reduce di una notte di sonno o che altro. Persino i
capelli
erano perfettamente in ordine, quasi se li fosse pettinati durante il
tragitto.
E
poi, a completare quello strano quartetto di Serpeverde,
c’era Diamond Cherin,
con il viso arrossato per lo sforzo della corsa, i capelli
più caotici del
solito e una maglietta grigia piuttosto larga, che ne nascondeva le
belle forme
e la copriva fin sopra il ginocchio.
Madama
Chips li guardò un po’ basita, sbattendo le
palpebre stanche più di una volta.
-Per
amor di Merlino! Che è successo?-
Esclamò
dopo essersi ripresa e riassumendo tono ed espressione professionali.
-E’
per Alexandra…Lei è…Bhe, non sappiamo
di preciso cosa abbia ma…-
Spiegò
in maniera un po’ confusionale Blaise, agitando le mani in
maniera frenetica.
L’infermiera
non lo aveva mai visto così agitato.
-La
aiuti! SUBITO!-
Ruggì
Malfoy, con un tono misto di autorevolezza, rabbia e frustrazione,
interrompendo i balbettii confusi dell’amico.
Madama
Chips si voltò a guardarlo, un po’ offesa
dall’ordine impertinente che quel
ragazzino le stava imponendo. Poi scese ad osservare la ragazza che
stringeva
possessivamente al petto e che ora aveva ripreso ad agitarsi e a
mugugnare
frasi cariche di angoscia e dolore.
-Portatela
dentro.-
Ordinò
secca, invitandoli ad entrare, e il gruppetto eseguì
inoltrandosi nella
penombra dell’infermeria illuminata appena da qualche candela.
La
donna indicò loro un lettino vuoto, sul quale Draco
adagiò dolcemente Alexis,
che continuava a tremare come una fragile foglia vittima d crudeli
venti
autunnali. Poi le posò una mano sulla fronte e scese ad
accarezzarle una
guancia scendendo lungo tutto il profilo della mandibola e del collo.
Infine
la coprì con il lenzuolo rannicchiato ai piedi del letto e
la guardò disperato
e angosciato mentre ancora si contorceva in preda agli spasmi.
Blaise
e Diamond rimasero ad osservare la scena in disparte mentre Madama
Chips si
avvicinava al letto e le posava un fazzoletto bagnato sulla fronte e
sugli
occhi. Questo sembrò darle sollievo perché smise
di sussultare e sul suo corpo
rimase solo un po’ di tremolio.
Così,
mentre l’infermiera tornava vicino all’armadietto e
cercava qualche medicinale,
Draco estrasse la bacchetta e fece comparire un piumone caldo, di un
verde
scuro intarsiato da eleganti ornamenti argentati
–probabilmente lo aveva
trasportato direttamente dalla sua camera.
Si
avvicinò di nuovo ad Alexandra e la avvolse delicamentamente
dentro, cercando
di scaldarla.
Quando
Madama Chips tornò accanto a loro, stringeva un bicchiere in
una mano e la
bacchetta nell’altra.
-Su
su! Andate a riposarvi, ragazzi. E’ tardi e domani avete
lezione! Non
preoccupatevi per la signorina Black: è in ottime mani!-
E
sorrise rassicurante al loro indirizzo.
Blaise
e Diamond annuirono rispettosi e si apprestarono ad uscire
dall’infermeria.
Draco
invece rimase fermo ad osservare la sua piccola Alexandra, ancora
tremante come
un fagottino avvolto dalle coperte.
Non
l’avrebbe abbandonata ancora.
Madama
Chips gli si avvicinò e lo prese delicamente per un gomito,
cominciando a
spingerlo verso l’uscita.
-Vada
a riposare, signorino Malfoy. Alexandra è al sicuro
ora…-
E
sorrise ancora.
Ma
lui la trafisse con un’occhiataccia di ghiaccio raggelante.
Si liberò
facilmente della presa, con uno strattone, completamente dimentico del
rispetto
e della buona educazione. Scosse violentemente la testa, scombinandosi
ancora
di più i capelli.
L’infermiera
sussultò indignata, fulminandolo con
un’occhiataccia severa.
-Signorino
Malfoy!-
Lo
rimproverò seccata, arricciando le labbra fine.
Lui
la osservò rabbioso, poi abbassò lo sguardo,
quasi rammaricato.
-Mi
lasci restare…La prego…-
Mormorò
con tono di sottomissione.
Vedere
un Malfoy – specialmente Draco – ridursi persino a
supplicare per una ragazza
era una cosa davvero rara, se non addirittura altamente impossibile.
Eppure,
Madama Chips era la seconda volta che vedeva un Malfoy tanto in ansia
per una
Black. Aveva potuto assistere ad una scena simile circa una ventina di
anni
prima, quando era ancora una tirocinante. E le persone che aveva visto
erano
proprio Lucius Malfoy e Narcissa Black.
Intenerita
da quell’improvvisa manifestazione d’affetto e dal
ricordo della giovane
coppia, l’infermiera sorrise comprensiva e sospirò.
-D’accordo,
ma dovrà aspettare fuori mentre faccio i controlli
necessari, ok?-
Dracò
alzò il viso di scatto, poi annuì con espressione
vacua, lanciando un’ultima
occhiata ad Alexandra prima di uscire al seguito di Blaise e Diamond.
Appena
la porta si chiuse alle loro spalle, Draco restò a fissarla
ansioso, prima di
prenderci a passeggiare avanti e indietro, con passi così
pesanti e violenti
che sembrava voler scavare una fossa.
Blaise
e Diamond lo osservarono preoccupati, poi si scambiarono
un’occhiata d’intesa.
-Draco…?-
Tentò
il moro, mettendogli una mano sulla spalla. Quello si voltò
a guardarlo con
un’espressione truce e carica d’angoscia.
Un’espressione
che Blaise non gli aveva
mai visto in viso prima d’ora.
Il
biondino sospirò stanco, prima di socchiudere gli occhi e
passarci una mano
sopra, a stropicciarli. Si poggiò con la schiena al muro e
si lasciò cadere in
terra, non preoccupandosi del pavimento gelido sotto di sé.
-Voi
andare pure…Voglio restare solo io a farle compagnia.-
Mormorò
improvvisamente debole, quasi fosse stato svuotato di tutte le sue
forze.
Eppure la sua voce risuonò chiara dell’ordine
impressovi.
Blaise
annuì comprensivo e Diamond lo imitò con un
sorrisino mesto.
-Ok.
Come preferisci allora…A domani.-
E
si allontanarono seguiti da un gesto di saluto da parte del Principe di
Serpeverde.
Non
seppe dire quanto tempo era passato da quando stava lì,
sdraiato in terra.
Forse
si era anche addormentato.
Fatto
sta che, quando Madama Chips aprì la porta
dell’infermeria, gli sembrò che
fosse passato un secolo.
-Ora
può entrare…Si è calmata.-
Gli
comunicò con un sorriso, invitandolo di nuovo ad entrare.
Draco
annuì e si alzò velocemente, immergendosi ancora
nella penombra della stanza.
Ora
anche accanto al letto dove riposava tranquilla Alexis c’era
una candela che
gettava ombre sinistre sul suo volto rilassato e abbandonato su di un
lato.
-Ha
solo un po’ di febbre, nulla di grave. Deve essere successo
qualcosa che l’ha
preoccupata ad un punto tale da farla ammalare. Era così in
ansia per qualcosa,
che il suo fisico non ha retto lo stress. Era agitata per qualche
incubo
provocato dalla temperatura troppo alta, ma domani starà
già meglio: non deve
preoccuparsi.-
Spiegò
Madama Chips con delicatezza, mentre Draco si avvicinava alla ragazza e
la
osservava, ancora ansioso, muovendo la mano in una carezza che le
sfiorò un
braccio.
-Ora,
non voglio sapere nulla delle vostre vite private, signorino Malfoy, ma
la
pregherei di proteggerla meglio da se stessa, se ci tiene davvero a lei
come
dimostra. Non so quali siano stati i problemi tra di voi o il rapporto
che
avete, fatto sta che da quando è uscito dalla stanza, lei
non ha fatto altro
che pronunciare il suo nome…-
Rivelò
con tatto,avvicinandoglisi.
Draco
si voltò ad osservare l’infermiera di scatto,
sorpreso dall’affermazione. Poi,
senza profer parola, annuì lentamente, stringendo le mani in
due pugni.
Che
stupido idiota che era stato.
Lui e la sua gelosia!
Chiamava il suo nome e non quello di
San Potter.
Madama
Chips lo guardò alzando entrambe le sopracciglia e poi gli
battè una mano sulla
spalla.
-Vi
lascio soli, confido nel fatto che saprà prendersi cura di
lei, signorino
Malfoy. Per qualsiasi cosa sono a due porte da qui, chiaro? E non
faccia troppo
tardi, mi raccomando…-
Lo
redarguì con una severità gentile, prima di
sorridere e lasciare la stanza.
Dio
quanto era stato scemo.
E tutto solo per una stupida gelosia!
Si odiava!
Allungò
una mano fino a poterle sfiorare il viso con la punta delle dita. Ne
tracciò
delicatamente il contorno, scendendo lungo il profilo del naso, per poi
passare
alle guance ancora umide di pianto. Continuò per tutto il
profilo del collo,
poi scese per la spalla destra e lungo tutto il braccio, fino ad
arrivare a
sfiorare il polso e il dorso della mano. Indugiò qualche
secondo sulle dita e
poi le intrecciò alle sue, avvicinando le loro mani
congiunte al proprio viso e
poi sfiorando quella di lei con le labbra.
Che
cosa le era successo?
Come si era ridotta?
Come la aveva ridotta?
Le
lasciò andare la mano, come se all’improvviso non
si ritenesse più degno di
tenerla e di starle accanto.
Non
dopo tutto quello che le aveva fatto.
Una
settimana di intera indifferenza, mai uno sguardo, neanche una parola
per
sbaglio.
L’aveva
tratta come una perfetta sconosciuta, anzi, anche peggio.
La
aveva fatta sentire inutile.
Inesistente.
Ogni
volta che la incontrava nei corridoi e la vedeva, con
quell’espressione triste
e vuota, ignorava spudoratamente il colpo che sentiva al cuore, si
girava e
baciava la prima ragazza che
trovava. E
poi, la osservava soffrire, ritenendosi soddisfatto.
Solo
ora che la vedeva sdraiata inerme in quel lettino
d’infermeria si rendeva conto
di quella che era sempre stata la realtà.
Non
si era sentito soddisfatto neanche una volta dopo aver baciato
qualcuna, né
tanto meno dopo essersela portata a letto.
Si
sentiva solo per quello che era: una totale e schifosa merda.
Perché
era inutile negarlo ormai: per quanto potevano essere belle e seducenti
le
ragazze che aveva sfruttato per farla stare male, nessuna di loro era
lei.
L’unica
che veramente voleva con sé.
E
se all’inizio credeva il suo solo un capriccio per avere
qualcosa che non
poteva ottendere facilmente, ora si rendeva conto di quanto Alexandra
significasse per lui.
Il
suo sorriso, la sua voce, i suoi occhi, il profumo dei suoi capelli, il
suo
corpo, tutto di lei gli piaceva tanto da renderlo pazzo.
Non
si era mai sentito così.
E
se quei giorni avevano ridotto quasi all’insanità
mentale un tipo controllato
come lui, non osava immaginare come si potesse essere sentita lei,
così
piccola, così fragile, così estremamente emotiva
e sensibile.
No,
in realtà lo sapeva benissimo, perché Blaise gli
raccontava ogni giorno nei
minimi dettagli come peggiorava la situazione della piccola Black,
nella
speranza di smuoverlo. Ma lui niente, orgoglioso e testardo non aveva
mai
ceduto.
Fino
a quella sera, quando finalmente quella molla che aveva cercato di
trattenere
era scattata.
Ma
ora, accanto a lei, così indifesa, non si sentiva degno di
starle vicino e
badare a lei per proteggerla, quando il primo sintomo di malessere era
proprio
lui stesso e il suo stupido comportamento.
Sospirò
e poi le lasciò un’ultima carezza sul viso.
Un
addio?
Non
proprio, ma forse era meglio se non si faceva vedere più in
giro da lei, dopo
tutto il dolore che le aveva procurato, tanto da costringerla alla
febbre alta
e al delirio.
Sì,
sarebbe stato decisamente meglio.
Lei
lo avrebbe dimenticato e non avrebbe più sofferto.
E
lui?
Lui
avrebbe ignorato il dolore, indossando quella maschera di indifferenza
che si
era costruito per bene in quei sedici anni di vita.
Un
ultimo sguardo a quel viso angelico e poi, con un sorrisino triste
sulle
labbra, si alzò dallo sgabello, voltandogli le spalle.
Si
stava dirigendo verso la porta, ma fu costretto irrimediabilmente a
fermarsi.
Un
mugugnio indefinito catturò la sua attenzione,
costringendolo a voltarsi
immediatamente a ritornare sui suoi passi.
Alexandra
aveva di nuovo corrugato la fronte, stretto gli occhi e ripreso ad
agitarsi.
-Non
andare…non andare via, non lasciarmi!-
Lagnò
in preda al panico, agitando le braccia verso l’alto e
liberandosi delle
coperte, quasi queste la stessero soffocando in un mortifero abbraccio.
Ansioso
per quella ricaduta, Draco le prese le mani tra le sue e le strinse
forte,
posando le labbra a sfiorarle le nocche.
Erano
gelide nonostante i piumoni e la temperatura calda
dell’infermeria.
-Sono
qui, sono qui…Non me ne vado, tranquilla. Ma ora
calmati…-
Le
sussurrò, lasciando che il suo respiro le accarezzasse le
dita, contratte in
due pugni.
La
moretta mugugnò ancora qualcosa di imprecisato, si
lamentò e sussultò.
-Calmati…Calmati,
ti prego…-
Sussurrò
ancora il biondino e finalmente lei, quasi avesse davvero sentito
quelle
parole, si tranquillizzò, rilassando la fronte e gli occhi e
lasciando ricadere
il viso su di un lato, che si ricoprì di alcuni ciuffi di
neri capelli.
Draco
sospirò sollevato, mentre le rimetteva le mani al caldo,
sotto le coperte, e le
sfiorava il viso, scostandole i capelli dagli occhi.
Si
rimise seduto sullo sgabello, osservandola dormire tranquilla mentre le
accarezzava il viso con gesti carichi di affetto.
Passò
qualche altro silenzioso minuto, prima che la fronte della giovane si
corrugasse di nuovo sotto le sue carezze. Le labbra si storsero in una
smorfia
contrariata.
-No…No,
non ancora…E’ così buio
qui…E freddo…Ho paura…Fa male! FA
MALE!-
Urlò
angosciata, cominciando a muovere la testa di scatto, gli occhi di
nuovo tanto
contratti da formare piccole rughe ai suoi lati. Nuove lacrime
cominciarono a
rigarle le guance arrossate.
-…Draco…?Draco…?-
Mormorò
tra i singhiozzi, contorcendo il corpo sotto le coperte.
Di
nuovo allarmato, il biondino si alzò di scatto dallo
sgabello e si mise sul
letto, sopra di lei, chiudendole la vita tra le sue gambe, per farla
stare
ferma.
Poi
le prese il viso tra le mani e cominciò ad accarezzarle le
guance con le dita,
con gesti lenti e ansiosi.
-Ssssh…Calmati
Alexandra…Calmati…Sono qui. Sono qui con
te…-
Le
sussurrò, ma lei mugugnò ancora e le belle labbra
umide di pianto tremarono in
un sospiro.
-Dove…?
Draco dove sei…? Non lasciarmi…Non lasciarmi qui
da sola, non andartene…-
Sussurrò
ancora in preda al panico sotto lo sguardo angosciato del Principe,che
la
osservava dall’alto senza sapere bene cosa fare.
Le
accarezzò ancora le guance, poi, lentamente,
avvicinò il suo viso a quello di
lei, fino a che le punte dei loro nasi non si sfiorarono e i capelli
platino
non le solleticarono morbidamente la fronte. Puntò quelle
iridi argentee negli
occhi di lei, quasi oltre quelle palpebre chiuse riuscisse a vedere gli
splendidi smeraldi celati. La osservò senza fiato, studiando
ogni minima
smorfia e poi scese lentamente a sfiorarle ogni piccola ruga
d’ansia con le
labbra, lasciando una lunga e dolce scia di baci. Cominciò
dalla fronte, per
scendere poi sulle tempie, sulle guance, sulla punta del naso e infine
sulle
labbra, che baciò con dolcezza e passione, senza violenza
né possessione.
Quel
bacio erano parole non dette.
Scuse sommesse per il male procuratole.
Tenerezze soffuse non scambiate.
Che
si riassumevano in un’unica, importante frase.
-Io
sono qui per te, Alexandra.-
Gliela
sussurrò proprio lì, su quelle labbra di
albicocca che tanto aveva imparato a
desiderare.
E
ad amare.
Lei
contrasse ancora la fronte e riprese a piangere, mugugnando
qualcos’altro di
incomprensibile.
Allora
Draco le prese di nuovo il viso tra le mani e la baciò
ancora, quasi con
disperazione, sperando che la smettesse di agitarsi tanto.
Di
soffrire tanto.
E
le labbra gli si riempirono del sapore dolciastro di quelle lacrime
d’argento,
misto al delizioso profumo di albicocca di cui solo lei poteva essere
padrona.
E
poi…Ancora un altro sapore.
Era
salato e umido e si mischiava perfettamente a quello dolciastro che
aveva
assaporato fino a quel momento.
In
un perfetto misto agrodolce.
Come loro.
E
fu costretto a staccarsi di scatto da quei morbidi spicchi di
albicocca, quando
con un sussulto si rese conto che il nuovo sapore apparteneva a lui.
Lasciò
scivolare via una mano dal volto ancora sofferente della giovane
giovane Black,
per portaselo su una guancia e sfiorarla tremante e incredulo.
Il
nuovo sapore apparteneva decisamente a lui.
E
alle sue lacrime.
Draco
Malfoy stava piangendo.
Senza
che nemmeno se ne fosse reso conto, le lacrime avevano cominciato a
scorregli
sulle guance quando baciandola aveva avvertito una fitta al cuore e un
brutto
pensiero che gli avevano rivelato che lei non si sarebbe più
svegliata da
quello di stato di trance.
E
che la colpa sarebbe stata solamente la sua e di nessun altro.
E
se davvero le fosse successo qualcosa di irrimediabile, non se lo
sarebbe mai
perdonato.
Mai.
Con
le guance rigate di pianto scese di nuovo a baciarla, sentendo un
disperato
bisogno di farlo.
Un
disperato bisogno di lei.
E
sulle labbra le sussurrava parole di scuse e le chiedeva di
risvegliarsi, di
tornare da lui. Tutto in un mormorio incomprensibile tra un bacio e
l’altro.
Fino
a che, finalmente, Alexandra non smise di agitarsi e le lacrime
fermarono la
loro funesta rincorsa su quella pelle arrossata.
Draco
la sentì sospirare sulle sue labbra e allora aprì
gli occhi di scatto,
allontanandosi quel tanto che gli bastava per poterla vedere in viso.
La
sua espressione si era finalmente rilassata e sulle belle labbra, un
po’
arrossate dai baci urgenti ricevuti, era persino apparso un sorrisino.
Un
sorrisino decisamente sereno.
Che
si fosse finalmente svegliata?
Asciugandosi
in fretta le guance con i dorsi delle mani, Draco prese ad accarezzarle
la
fronte, scostandole i capelli.
-Mia
piccola Alexandra…Sei sveglia?-
Le
sussurrò con dolcezza, sfiorandole una guancia.
Ma
lei non rispose, continuando beata a dormire.
No,
non si era svegliata, si era solo tranquillizzata.
Sollevato
comunque, Draco le prese ancora il viso tra le mani e le
lasciò un bacio a fior
di labbra sulla fronte, prima di smontare dal letto e riprendere posto
sullo
sgabello.
Rimase
ancora ad osservarla, cominciando però ad avvertire i primi
brividi di freddo.
Bhe,
era anche normale: erano le quattro del mattino ed era autunno
inoltrato, era
ovvio che le temperature fossero molto basse. Senza contare che lui
–per tutti
i dannati mezzosangue! – era solo in boxer!
E
per quanto non gli sarebbe affatto dispiaciuto mettere in
difficoltà in quel
senso la piccola Black, non gli pareva il caso di farla morire
d’infarto appena
riaperti gli occhi.
Sì,
perché lui le sarebbe rimasto accanto giorno e notte,
finchè non si sarebbe
decisa a riaprire quei meravigliosi occhioni di smeraldo che sapevano
incantarlo.
Così
estrasse la bacchetta e fece comparire un paio di pantaloni lunghi di
un
pigiama in seta nero, che ovviamente gli calzavano come ad un Dio
dell’antica
Grecia. Non indossava mai le maglie per dormire, gli sembrava quasi di
soffocare dentro il tessuto, quindi non si premurò di far
comparire anche
quella.
E
poi, rimase lì, semplicemente ad osservarla.
Qualche
volta gli sfiorava un braccio con una carezza, oppure le scostava
qualche
ciocca di capelli dal viso, così, giusto per farle sentire
che era ancora lì.
Che,
dopo tutto, le era ancora accanto
e lo sarebbe stato per sempre.
Passò
così una buona mezz’oretta, prima che Alexis
parlasse di nuovo.
Ma
questa volta non lo fece con mugugnii o lamenti e il suo viso non si
deformò in
un’espressione di dolore.
Si
fece solo improvvisamente preoccupato.
-Draco…?-
Lo
chiamò, quasi cercandolo.
Il
ragazzo si sporse immediatamente sul letto, prendendole una mano tra le
sue e
avvicinandosela alle labbra.
-Sono
qui. Sono qui, Alexandra…-
Gli
occhi d’argento guizzarono preoccupati sul viso della giovane
e la videro
sorridere.
Serena
e felice.
-Sei
davvero qui.-
Constatò
con tono gioioso, sottovoce, e ridacchiò.
-Dove
siamo?-
Gli
domandò poi, rilassando il viso su di un lato.
Draco
strinse la presa attorno alla sua mano e sorrise mesto.
-In
infermeria…Ti sei sentita male, stanotte…Ma
perché non apri gli occhi?-
Alexis
corrugò la fronte.
-Cosa…?-
-Guardami,
Alex…Ti prego.-
Il
tono di voce che usò non era supplichevole, ma in qualche
strana maniera, ci si
avvicinava molto.
La
moretta rimase in silenzio per qualche attimo e poi scoppiò
inaspettatamente a
ridere.
-Smettila
di scherzare, Draco! Mi prendi sempre in giro e io che ti do
retta…-
E
rise ancora. Il ragazzo corrugò la fronte e la
guardò preoccupato, non
riuscendo a capire. O ci vedeva male, oppure la Black aveva gli occhi
chiusi e
il viso girato dall’altro lato rispetto a lui. Che andava
blaterando? Che fosse
ancora il delirio della febbre?
O
forse era lui che era solo stanco.
-Alex…?-
-No,
sul serio: che posto è mai questo?-
Domandò
seria e Draco la guardò veramente preoccupato.
Ora
che la osservava bene però, a parte le belle labbra che si
muovevano per
parlare, sembrava che Alexandra stesse ancora…dormendo! E
probabilmente
sognando…
-Dove
ti trovi?-
Provò
a domandarle allora, stringendole la mano con affetto.
Alexis
rise di nuovo, divertita.
-Come
dove sono? Qui accanto a te, no? Non vedi, mi stai anche tenendo per
mano! Non
ti piace questo posto, Draco? E’ così
tranquillo…C’è tanta pace qui. E ci
sono
molte rose blu, forse anche troppe, non trovi? Però mi
piacciono le rose blu…-
Raccontò,
ridacchiando di tanto in tanto. Se non fosse stata sdraiata in un
lettino di
infermeria, Draco era sicuro che sarebbe apparsa molto carina in quel
momento,
e che avrebbe zompettato felice di qua e di là, come una
bimba in un mondo
fatto di zucchero e giochini.
-Ti
piacciono le rose blu…-
Ripetè,
registrando l’informazione. La ragazza annuì e
sorrise.
-Sì,
è il fiore che preferisco…Ma tu che cosa ci fai
qui? Questo luogo dovrebbe
essere solamente mio…E’ il mio piccolo angolo di
Paradiso, tu non dovresti
affatto essere qui…-
Si
lamentò, storcendo la bocca. Poi si morse il labbro
inferiore, indecisa, e
Draco ridacchiò divertito: riusciva ad essere tenera anche
nel bel mezzo di un
sogno.
Senza
riuscire a trattenersi, le lasciò andare la mano e le
accarezzò il viso con la
punta delle dita.
-Forse
lo so perché sono qui con te, mia piccola
Alexandra…-
Le
sussurrò in un orecchio, con voce carica di dolce
sensualità.
Nonostante
stesse dormendo, il corpo della ragazza ebbe un sussulto e fu
attraversato da
un brivido. Draco le accarezzò una spalla e poi un braccio,
fino a riprenderle
la mano e portarsela alle labbra.
-S-sì?
E perché…?-
Tentennò
Alexis, scossa da un altro brivido.
Il
biondino ridacchiò ancora, sfiorandole le nocche.
-Forse
sono un angelo…Il tuo angelo custode.-
Le
sussurrò di nuovo, prima di lasciarle un lento bacio sul
dorso della mano.
La
ragazza rabbrividì di nuovo e poi sorrise, rossa in viso.
-Davvero?-
Soffiò,
senza più voce né fiato.
Draco
sorrise e le accarezzò di nuovo una guancia, con un gesto
lento e carico
d’affetto.
-Lo
sono…Se tu vuoi che io lo sia.-
Le
rivelò con dolcezza e lei sorrise ancora, prima di rilassare
di nuovo il viso
su di un lato.
-Mmm…-
Fu
l’unica risposta che uscì poi dalle sue labbra,
prima che si voltasse e si
appallottolasse, dandogli la schiena.
Draco
sbuffò divertito e rimase ad osservarla respirare,
finalmente tranquilla e
libera dalla schiavitù di quegli incubi che
l’avevano fatta tanto agitare e
ammalare.
Passò
qualche minuto di silenzio, in cui gli unici rumori erano quelli
regolari del
respiro di Alexis e quelli sordi di due cuori che battevano decisamente
all’unisono.
Poi,
all’improvviso, la moretta mugugnò qualcosa, prima
di parlare di nuovo.
-Draco…?Sei
ancora qui?-
Mormorò
con voce impastata dal sonno.
Il
ragazzo la osservò.
-Mmh.-
Asserì,
guardandola di sottecchi.
-Cogli
le rose blu per me?-
Gli
domandò, con un pizzico di divertimento nella voce.
Draco
ridacchiò e fece spallucce.
-Se
vuoi, per te lo farò.-
Rispose
con un sorriso.
-Sai
cos’altro mi piace, oltre le rose blu?-
Rise
Alexis.
-Cosa?-
-L’odore
di pioggia.-
-L’odore
di pioggia?-
-L’odore
di pioggia.-
Ripetè,
sospirando.
-Strano
odore…Sei la prima a cui lo sento dire. Bhe, non che ci sia
qualcosa di male,
insomma…E’ originale, davvero.-
Rimuginò
lui, piegando il viso su di un lato.
Più
la conosceva e più si rendeva conto di quanto la sua piccola
Black fosse
speciale.
Alexis
rise divertita.
-E
sai perché mi piace?-
-Perché?-
Domandò
interessato.
-Perché
è l’odore della pelle di una persona molto
importante per me.-
Draco
corrugò la fronte, non gli piaceva la piega che stava
prendendo quella
conversazione.
-Di
chi?-
Alexis
ridacchiò ancora, il tono che Draco aveva usato annunciava
imminente rabbia
causata da una gelosia divoratrice.
-Lo
vuoi sapere davvero?-
-Sì.-
Rispose
secco, quasi scocciato.
Lei
rise di nuovo, divertita.
-Il
tuo.-
Sussurrò
imbarazzata.
-E’
il tuo odore, quello grazie al quale potrei riconoscerti anche ad occhi
chiusi.-
Rivelò
e Draco la fissò incredulo.
I
battiti del suo cuore aumentarono all’improvviso e si
ritrovò a ringraziare che
Alexandra fosse girata di spalle, altrimenti avrebbe dovuto trovare una
scusa
plausibile per spiegare quel colorito che gli aveva imporporato
leggermente le
guance solitamente diafane.
Rimase
in silenzio, senza sapere bene cosa dire e soprattutto per paura di
avere la
voce incrinata da quella strana sensazione di calore e benessere che
gli aveva
scaldato il petto.
Maledetta
Black, che cosa diavolo gli
aveva mai fatto?!?
Passarono
altri minuti di silenzio, prima che…
-Draco?-
-Mmh.-
-E
a te cos’è che piace?-
Il
biondino la guardò sorpreso, rendendosi conto solo qualche
secondo dopo che non
poteva vederlo.
Così
sbuffò sonoramente, apparentemente annoiato dalla domanda.
Non
rispose, non subito.
Poi,
dopo averci pensato, finalmente trovò una risposta per
niente banale.
-Le
albicocche.-
Asserì
con convinzione.
-Le
albicocche?-
Ripetè
lei in una domanda, come aveva fatto lo stesso ragazzo poco prima.
-Le
albicocche.-
Confermò
lui, con tono atono.
Alexis
sembrò pensarci su un po’, senza aggiungere altro.
Draco rimase ad osservarla
incuriosito e con uno strano sorrisino sghembo dipinto sulle labbra
perfette.
-E
perché proprio le albicocche?-
Domandò
dopo un po’, la voce strascicata.
Draco
rimase in silenzio qualche minuto e nascose una risatina divertita in
uno
sbuffo quasi annoiato.
-Alexandra?
Non volevi che ti raccogliessi delle rose blu?-
Chiese
sornione, alzando un fine sopracciglio.
-Cosa?-
Alexis
sembrò tornare improvvisamente alla realtà e si
schiarì la voce con fare
teatrale.
-Ehm…Oh
sì…Giusto, le rose…Ehm…Bhe,
raccoglile allora, no? Guarda quante ce ne sono in
questo bellissimo campo…-
Esclamò
un po’ a disagio. Se fosse stata sveglia, Draco era sicuro
che si sarebbe
portata i capelli dietro le orecchie e avrebbe preso a lisciarli, come
faceva
sempre quando era incredibilmente nervosa.
-Alexandra?-
-Mmh…?-
-Guarda
che lo so che sei sveglia…-
Sbuffò
Draco divertito, sfiorandole una spalla con la punta delle dita.
La
ragazza rabbrividì e mugugnò.
-Non
è vero…-
Mormorò
con uno sbadiglio lamentoso.
-Smettila
di fingere…-
Cantilenò
il biondino, accarezzandole i capelli che si aprivano a ventaglio sul
cuscino.
Alexis
mugugnò ancora.
-Non
sto mentendo…-
Poi
sbuffò e ridacchiò senza riuscire a trattenersi.
-Ok…giusto
un pochino!-
Ammise,
decidendosi finalmente a girarsi. Lo sguardo smeraldino
trovò immediatamente
quello argenteo, che la ricambiò scintillando. Le belle
labbra di albicocca di
aprirono in un sorrisino timido, mentre le guance si imporporavano
deliziosamente di quella tonalità che a Draco piaceva tanto.
Rimasero
ad osservarsi per un po’, senza sapere bene che cosa dire.
Fu
lei, questa volta, ad interrompere il silenzio.
-Ehi…-
Sussurrò
imbarazzata.
-Ehi.-
Rispose
lui semplicemente, avvicinando una mano al suo viso e prendendo ad
accarezzarle
i capelli, attorcigliando una ciocca intorno all’indice,
quasi a farne un bel
boccolo.
-Come
ti senti?-
Domandò
apprensivo, scrutandola con un’occhiata ansiosa.
Alexis
si morse il labbro inferiore.
-Come
qualcuno a cui è appena stato inflitto un
Cruciatus…-
Sospirò,
socchiudendo gli occhi e scuotendo leggermente la testa.
Draco
continuò ad osservarla angosciato, mentre attorcigliava il
boccolo con
delicatezza, finche lei non tornò a guardarlo con un
sorrisino spento.
Fu
allora che allontanò la mano dai capelli, congiungendola con
l’altra e
portandosela alle labbra, i gomiti poggiati sulle ginocchia.
Chinò il capo e
lasciò che i biondi capelli disordinati calassero a
coprirgli gli occhi.
-Mi
dispiace…Alexandra, mi dispiace…-
Mormorò
sincero, stringendo le mani così forte da far sbiancare le
nocche. Lei lo
guardò costernata, senza sapere cosa dire. Si
limitò ad osservarlo, gli occhi
lucidi.
-E’
tutta colpa mia se sei ridotta in questo stato…Io non merito
di starti
accanto…Non dopo quello che ti ho fatto! Sono stato un
completo idiota…Non lo
meritavi…Non lo meritavi affatto…-
Sussurrò
più a se stesso che a lei, sbattendo la fronte sulle nocche.
Alexis
lo guardava incapace di reagire, come se quel peso che sentiva sul
cuore le
impedisse qualsiasi movimento. Provò ad allungare una mano
per sfiorargli le
sue, ma appena si mosse fu costretta a fermarsi, perché
Draco aveva sollevato
il capo e la aveva inchiodata con un’occhiata disperata.
Quell’argento
solitamente gelato era
ora una liquida e sincera pozza in cui perdersi.
-Ma
è tutta colpa tua!-
La
accusò, quasi con un ringhio profondo che la fece
sobbalzare. La trafisse con
un’occhiataccia carica d’odio, ma poi,
immediatamente, il suo sguardo si
addolcì di nuovo e la mano corse a cercare quella di lei,
stringendola con
affetto e portandosela vicina alle labbra.
-Non
ci capisco più nulla…Non so cosa tu mi abbia
fatto, so solo che ti desidero
come non ho mai desiderato nessun’altra…-
La
vide tremare leggermente e farsi tesa, mentre le guance diventavano di
un bel
cremisi. Allora ridacchiò divertito.
-Tranquilla,
non in quel senso…Non fraintendermi: non è che io
non ti desideri anche in quel
senso, ma non era ciò che intendevo. Io desidero che tu sia
solo mia e di
nessun altro. Quando ti vedo con un altro ragazzo mi monta dentro una
rabbia
così grande che vorrei spaccargli la faccia! Ogni volta che
qualcuno ti si
avvicina troppo, non so spiegarmi il perché, ma
c’è come una molla che mi
scatta dentro e mi fa desiderare che quella persona sparisca per
sempre…-
Alexis
lo ascoltava sorpresa, gli occhi spalancati e le labbra dischiuse.
-Io
non…-
Mormorò
confusa, ma lui la interruppe, stringendole la mano tra le sue.
-Se
quella persona poi è Potter, la gelosia mi consuma
velocemente come veleno nel
sangue. E non è propriamente perché è
lui, San Potter, coloro che tutti amano e
che tutti stimano.-
Sputò
con disprezzo, stringendo gli occhi fino a farli diventare due fessure
scintillanti d’odio.
-
No. All’inizio credevo fosse solo per questo,
perché tu preferivi lui a me,
come tutti gli altri. Perché ancora una volta
l’essere il famoso Harry Potter
gli aveva reso possibile rubarmi qualcosa con semplicità. Ma
poi ho realizzato
che non era questo…Ciò che mi dava fastidio di
vederti con lui eri tu. Le tue
espressioni. Alexandra, quando sei con lui, sei luminosa come mai. Ti
brillano
gli occhi e il tuo sorriso è così bello e sincero
da farmi venire il
batticuore. E la tua risata allegra mi riempie il cuore e nello stesso
tempo me
lo distrugge. Perché quando sei con me, non riesci ad essere
così
spontanea…Quando sei con me diventi rigida,
nervosa…Sembra quasi che tu abbia
paura di me e questa è sempre stata una cosa che mi ha fatto
male, perché mi
rendevo conto che la colpa di questo tuo comportamento era la mia e di
nessun
altro. Così ho provato ad allontanarti, ma tu mi comparivi
sempre davanti. Hai
cominciato ad essere un’ossessione e più non
potevo averti, più ti desideravo.
E poi, quando ti ho scoperta ad abbracciare San Potter non ci ho
più visto,
perché ho capito che stavo per perderti. Che lo Sfregiato
aveva vinto ancora
una volta. E questo ha scatenato le mie reazioni…E quando ti
ho vista
difenderlo, ho capito che io ti avevo già persa e
così ho voluto distruggerti.
Ho desiderato che soffriste entrambi e ci sono riuscito. Devo ammettere
che
vederlo lì, con quella faccia da ebete, mi ha dato una
grande soddisfazione.-
E
qui si esibì in un ghigno degno di Salazar Serpeverde in
persona. Dopo, quasi
immediatamente, il sorriso gli scivolò via dalle labbra,
mentre abbassava lo
sguardo, improvvisamente cupo.
-
Ma poi, aver incontrato i tuoi occhi disperati e tristi mi ha fatto
morire.
Ignorarti per tutta la settimana è stato devastante,
desideravo morire ogni
volta che ti avvicinavi. Ma non volevo mai più rivolgerti la
parola, perché ero
convinto che così sarei riuscito a
dimenticarti…Ma Blaise continuava a dirmi
quanto stessi male e la cosa non faceva che peggiorare di giorno in
giorno. E
più mi ostinavo a starti lontano, più desideravo
venire da te e dimenticare
tutto ciò che era successo. Ma non ci
riuscivo…Forse sono davvero cattivo come
tutti sostengono. Perché una piccola parte di me godeva nel
sapere che stavi
soffrendo come avevo sofferto io.-
Sputò
l’ultima frase con rabbia, prima di rialzare lo sguardo su
quello di Alexis,
che lo osservava angosciata e dispiaciuta.
Poi,
inaspettatamente, Draco le sorrise.
Ed
era il sorriso più bello e sincero
che gli avesse mai visto sulle labbra.
E anche il più malinconico.
-
Ma la verità era che non provavo alcuna soddisfazione e
quando stanotte Blaise
ti ha nominata, la molla che avevo frenato è scattata in
tutta la sua potenza e
mi ha fatto correre da te. Non c’era nient’altro
nella mia testa…Nient’altro
che te e il desiderio di vederti, stringerti, averti. E…ti
giuro, quando ti ho
vista in quelle condizioni, ho temuto che non ti svegliassi
più. Ho creduto che
il cuore mi si fermasse quando chiamandoti non reagivi…-
La
presa intorno alla mano si fece più salda, mentre con
bisogno urgente le
sfiorava le nocche con le labbra, per sentire quell’odore e
quella morbidezza
che erano solo sue.
Alexis
lo osservava tremando, mentre ad ogni parola il suo cuore perdeva un
colpo.
-Draco
io…-
Mormorò
e lui alzò il viso di scatto, osservandola ansioso.
Avvicinò una mano al suo
viso e le sfiorò una guancia, raccogliendo le lacrime che
non si era nemmeno
resa conto di stare versando.
-
Non mi sono mai sentito così...Non ho mai provato quello che
provo per te con
nessun’altra ragazza…Non so cosa significhi
ciò con precisione né cosa mi stia
accadendo…Ma c’è una cosa di cui sono
certo ed è che ti voglio. Alexandra io ti
voglio. Voglio che tu sia mia e di nessun altro.-
Dichiarò
serio, inchiodandola con uno sguardo impenetrabile, mentre continuava
ad
accarezzarle le guance per asciugarle dal pianto.
Lei
rimase in silenzio per qualche minuto, senza riuscire a spiccicar
parola. Si
mordeva il labbro inferiore e si torturava le mani in grembo,
sinceramente
scossa.
Socchiuse
gli occhi e un sospiro tremante lasciò le sue labbra.
-Draco
io…Io non immaginavo che provassi
ciò…O forse, non ho mai davvero pensato ad
altro che non fosse me, perché forse sono solo una grande
egoista. E’ vero, non
meritavo di essere trattata come hai fatto in questa settimana. Il
vederti
ignorarmi con facilità e passare con altrettanta
semplicità da una ragazza
all’altra mi ha annientata. Credevo di morire ogni volta che
ti incrociavo in
corridoio e non mi degnavi neanche di uno sguardo. I tuoi occhi non mi
lanciavano neanche occhiatacce cariche d’odio o di delusione.
Mi sarebbe
bastato anche questo, ma l’essere ignorata in quel modo mi ha
fatto ancora più
male. Mi ha fatto sentire invisibile e inutile. E mi ha fatto male
soprattutto il
pensiero che per te non contassi davvero nulla. Che fossi stata solo un
giochino, la novità, un passatempo per non annoiarti durante
il periodo
scolastico. Ma forse, ciò che mi faceva stare più
male di tutto, era la
consapevolezza che meritavo di essere trattata così.
Nonostante la mia testa mi
dicesse che non avevo fatto nulla di male, per meritarmi la tua
indifferenza,
il mio cuore era consapevole che me l’ero cercata e che ora
meritavo di
soffrire come stavo soffrendo. La verità è che
credo di aver capito la tua
rabbia e ciò ha alimentato la mia nei tuoi confronti. Quello
che davvero non
capivo era che non odiavo te per farmi soffrire, ma odiavo me stessa
per essere
la causa del tuo comportamento. Ogni volta che ti vedevo abbracciare
qualcuna o
scambiarti effussioni con un’altra mi sentivo uno schifo. Mi
faceva così male
vederti con loro da costringermi al vomito…Soprattutto
quando al ballo di
Halloween sei andato con la Parkinson…E quando vi ho visti
baciarvi sotto il
riflettore, in quel modo così appassionato e pieno di
desiderio, ho creduto
davvero di morire…-
Draco
la osservava silenzioso come aveva fatto lei prima, continuando ad
accarezzarle
le guance con gesti carichi d’affetto e di apprensione.
-Alexandra,
Pansy non conta niente per me…Quella sera l’ho
usata solo per farti soffrire e
la mia non è una banale scusa…Perché
l’unica con cui voglia davvero stare sei
tu.-
Ribasì
serio, sospirando un po’ in difficoltà.
Alexis
sorrise, annuendo.
-Sì
e ora lo so…Ma quello che cercavo di dirti è che
il tuo comportamento mi ha
fatto capire come ti senti tutte le volte che mi vedi con Harry. Il
perché
della tua rabbia, del tuo odio, della tua aggressività.
Sinceramente, avrei
spaccato volentieri la faccia a quelle oche che ti giravano intorno!-
Dichiarò
seria, riprendendo le stesse parole usate poco prima dal ragazzo, cosa
che lo
fece ghignare d’orgoglio: la sua piccola Black stava
crescendo.
La
ragazza sorrise, ma poi abbassò lo sguardo, improvvisamente
triste di nuovo.
-Draco…Io
vorrei poterti dire che Harry per me non conta nulla e rassicurarti
come hai
fatto tu…Ma non posso, perché ti
mentirei…-
Il
biondino la guardò con un’occhiata impenetrabile,
facendosi improvvisamente
impassibile. Lentamente le mani scivolarono via dal viso di lei, per
ricongiungersi in grembo, nuovamente strette in due pugni
così violenti da far
sbiancare le nocche.
Alexis
alzò lentamente il viso per vederlo con gli occhi vuoti
puntati su un orizzonte
lontano e immaginario, l’espressione di pietra. Allora si
sporse dal letto e
avvicinò le sue mani a quelle del ragazzo, che prese ad
accarezzare con
dolcezza, finchè non riuscì di nuovo a catturare
la sua attenzione. Allora gli
sorrise sincera.
-Draco,
ascolta…Ti ho chiesto se fossi il mio angelo custode e tu mi
hai risposto che
se volevo, lo saresti stato…Ebbene sì, io lo
voglio.-
Lo
guardò dritto negli occhi, seria a sua volta. Lui si
limitò a scrutarla, senza
capire dove volesse arrivare.
-Poi
mi hai chiesto di essere tua e tua soltanto…E io ti rispondo
che io sono già
tua e di nessun’altro. E se tu lo vorrai, lo sarò
per sempre. Quello che provo
per te non lo provo per nessun’altra persona al mondo.
E’ qualcosa di
indescrivibile che mi rende felice quando stiamo insieme, mi rattrista
quando
siamo lontani e mi rende gelosa quando ti vedo con un’altra.
Questo perché
l’unica persona con cui vorrei stare e di cui vorrei essere,
sei tu. Tu, non
Harry.-
Chiarì,
prendendogli una mano tra le sue e portandosela su di una guancia, per
poi
strusciarsela sopra. Lui la osservò con espressione
addolcita, e le accarezzò
il viso con il pollice.
-E
poi c’è Harry…-
Ed
eccolo irrigidirsi di nuovo. Alexis gli strinse di più la
mano contro la sua
guancia e ci si strusciò di nuovo contro, quasi a volerlo
rassicurare.
-Ma
per lui è una storia diversa…Il sentimento che
provo per Harry non è neanche
lontanamente paragonabile a ciò che provo per te! Il bene
che voglio ad Harry è
un bene…fraterno, ecco.
Mentre per te
non è assolutamente fraterno, decisamente no…!-
E
ridacchiò imbarazzata, arrossendo leggermente mentre si
strusciava ancora
contro quel palmo ora stranamente caldo e accogliente.
-Io
non posso dirti molto, Draco…Ma ti chiedo solo una cosa...-
Alzò
lo sguardo smeraldino su quello argenteo che la osservava serio, e lo
fissò con
espressione intensa e sincera.
-Fidati
di me…-
Gli
disse con voce intensa, carica di emozione.
-Perchè
sul serio, io non provo nulla per Harry e…-
Ma
prima che ricominciasse a parlare, Draco si alzò e le si
avvicinò così tanto
che i loro nasi quasi si sfiorarono. La mano che teneva sulla guancia
scivolò
sulle labbra, sulle quali premette delicatamente l’indice,
zittendola.
-E’
okay Alex…Non mi devi alcuna spiegazione: mi hai chiesto di
fidarmi di te e ho
deciso di farlo. Io mi fido di te, Alexandra Black.-
Le
sussurrò serio e il suo respiro gelido, quel respiro che lei
aveva imparato
tanto ad amare, le sfiorò deliziosamente le labbra, come non
faceva ormai da
troppo tempo. Poi le riprese il viso tra le mani e posò la
fronte su quella
della ragazza, osservandola intensamente e con sguardo liquido.
-C’è
solo un’ultima cosa che ti chiedo di fare,
Alexandra…Dimmi che mi vuoi. Dimmi
che mi desideri e che sarai mia e di nessun altro al mondo.-
Mormorò,
socchiudendo gli occhi con espressione persa.
Alexis
lo osservò imbarazzata, consapevole che Draco sentisse
benissimo i battiti
oltremodo accellerati del suo cuore. Sorrise e socchiuse gli occhi a
sua volta,
facendo aderire meglio le loro fronti.
-Draco
Lucius Malfoy…Io ti voglio e ti desidero come non ho mai
desiderato nessun
altro. E voglio essere tua e tua soltanto…Per cui non
lasciarmi andare…Non
abbandonarmi più…-
Gli
sussurrò ad un centimetro dalle labbra e lui sorrise,
chiudendo completamente
gli occhi e annullando la distanza tra le loro bocche, che si unirono
lentamente, perfette come tasselli di un puzzle.
-Sei
mia Alexandra Black…Mia e di nessun altro e non ti
cederò mai a nessuno…-
Le
mormorò, prima di cominciare a baciarla con urgenza,
schiudendole
immediatamente le labbra e prendendo a giocare con la sua lingua, in un
appassionato insieme di rincorse, intrecci e morsi dolci più
del miele fuso su
un morbido letto di cioccolata bollente.
E
questa volta non ci fu gentilezza, ma solo bisogno urgente da parte di
entrambi
di sentire l’altro.
Di
sentirsi desiderati.
Di sentirsi solo e unicamente loro.
E di nessun’altro.
E
mentre continuavano a baciarsi con quella passione piena di un
sentimento
indescrivibilmente meraviglioso, si accarezzavano i capelli, le guance,
le
spalle, le braccia, qualsiasi cosa, per sentirsi davvero loro e per
accertarsi
che non sarebbero spariti da un momento all’altro,
rivelandosi solo un mero ed
effimero sogno.
Non
seppero dire quanto tempo durò quel momento.
Forse
attimi infiniti.
O
forse deboli secondi.
Ma
sinceramente non gli importava poi molto.
Ora
c’erano loro – il loro amore? – e
nessun’altro.
La
dimensione temporale era decisamente la cosa che meno gli interessava
al mondo.
E
quando finalmente si lasciarono, schiudendo entrambi le labbra, avevano
il
fiato corto e i cuori che battevano all’unisono,
così velocemente da sembrare
che volessero sfondare le casse toraciche e ricongiungersi per coronare
il loro
sentimento.
Draco
la osservò, deliziandosi come sempre di quel rossore tipico
delle sue guance,
che prese ad accarezzare morbidamente con un sincero e bellissimo
sorriso
dipinto sulle labbra perfette.
Sorriso
che Alexis ricambiava in pieno, gli occhi lucidi per
l’emozione provata.
Era
come se con quel bacio fosse finalmente tornata a vivere.
E
lo stesso valeva per lui, decisamente.
Restarono
ad osservarsi per altri momenti infiniti, finchè lui non
distolse lo sguardo,
schiarendosi la voce.
-Direi
che è ora che vada e che ti lasci riposare…-
Affermò,
tornando a guardarla con quel sorriso sereno, alzandosi in piedi e
sfiorandole
la fronte con un bacio.
-Dormi
e riprenditi, mia piccola e bella Black…-
E
poi si voltò, avviandosi verso l’uscita
dell’infermeria.
Ma
fu costretto a fermarsi ancora prima di compiere mezzo passo,
perché una mano
piccola e affusolata lo aveva preso per le dita e ora lo tirava con
delicatezza.
Draco
si voltò per trovarsi davanti una visione deliziosa che gli
fece battere il
cuore e lo fece arrossire involontariamente.
Alexis
era seduta in ginocchio sul letto, le coperte abbandonate sul fondo del
materasso. Vestita solo di una leggera camicia da notte –che
lasciava
intravedere la biancheria di pizzo bianco e che lasciava scoperte le
gambe – e
con i capelli sparpagliati sulle spalle, le gote arrossate e gli occhi
lucidi,
sprizzava sensualità da tutti i pori.
E
la cosa peggiore era –e Draco Malfoy lo sapeva bene- che non
se ne rendeva
minimante conto, ingenua com’era.
Quella
sera l’autocontrollo del
Principe di Serpeverde fu messo decisamente a dura prova.
-Draco…Rimani
qui con me, stanotte…Non lasciarmi…-
Sussurrò,
con tono quasi supplichevole, che fece mancare un colpo al cuore del
ragazzo.
Il
biondino deglutì in difficoltà come non era mai
stato in vita sua e la guardò
un po’ indeciso. Alexis si morse il labbro inferiore e
piegò il visino su di un
lato, facendolo fremere.
-Per
favore…Io…-
-E
okay, d’accordo!-
Sbottò
brusco, lanciandole un’occhiataccia indefinibile.
Le
labbra della moretta si aprirono in un sorriso luminoso, mentre gli
faceva
spazio nel lettino. Draco sbuffò, cercando di calmarsi, e si
sdraiò accanto a
lei, tirando le coperte a coprire entrambi.
Alexis
lo osservò con un sorriso contento e gli si
avvicinò, fino a posare la fronte
bollente sul suo petto nudo e socchiudere gli occhi, la mano chiusa in
un pugno
abbandonata sulla spalla di lui. Decisamente teso –Dio, come
si sentiva stupido
in quel momento- le cinse la vita con un braccio e la strinse a se, per
farle
sentire che gli era accanto, e le prese la mano, accarezzandole con
l’altra il
viso, con gesti lenti e carichi di affetto.
-Grazie…Grazie
Draco. Ti adoro...-
Sussurrò
la ragazza, prima di cadere vittima del sonno, sentendosi serena e
protetta da
ogni pericolo del mondo.
Draco
la osservò dormire, troppo teso per chiudere occhio.
E
davvero, la cosa peggiore, era che lei non si era per niente resa conto
di
quanto la situazione potesse essere difficile per lui.
Draco
Malfoy che stava al letto con una ragazza senza farle nulla?
Era
impossibile da pensare, ma per lei, quella notte, non fece nulla.
Rimase
solo ad osservarla e ad accarezzarle il viso.
Perché
ora, l’unica cosa che contava, era che stavano insieme e che
non avrebbe più
permesso a nessuno di portargliela via.
Poi,
il resto, sarebbe venuto da sé.
Perché
per una volta, Draco Malfoy non aveva alcuna fretta di consumare quel
rapporto.
Voleva
viverlo in pieno, perché questa volta Draco Malfoy aveva
davvero perso la testa
per una ragazza.
E
quella ragazza ora era finalmente e
totalmente sua.
E di nessun altro.
x Elly 11:
Ciao Elly, allora com’è andata la
verifica di matematica e geometria? Spero
sinceramente bene, perché vorrei ritrovarti qui a leggere la
mia fan fiction
che finalmente sono riuscita ad aggiornare! Quindi spero che potrai
lasciarmi
una recensione per dirmi cosa ne pensi di questo nuovo capitolo *hai
visto che
questa volta è bello lungo e pieno di emozioni?* Per quanto
riguarda Alexis e
Hermione amiche, vedremo in seguito, per il momento il loro rapporto
rimarrà un
po’…teso!
x Ashley Snape: Ehilà,
che bello rivederti! Grazie mille
per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto,
fammi
sapere >___<
x le_montagnine: Ele,
Isa io vi adoro! Sul serio, la vostra
recensione mi ha messo il buon umore e mi ha fatto fare tante sincere
risate,
siete simpaticissime! Vi invidio, anch’io vorrei avere una
sorella con cui
condividere le mie cose, e invece sono figlia
unicaç___ç Ma vabbhè, sorvolando
su ciò XD Finalmente sono riuscita a postare il nuovo
capitolo e spero che
vogliate farmi sapere che ne pensate, come al solito! Rispondendo alle
vostre
domande:
- Sì, Alexis e
Harry si somigliano, ma a nessuno verrebbe sinceramente in mente che
una Black
Serpeverde e un Potter Grifondoro possano avere un qualche legame di
parentela,
quindi nessuno si pone sinceramente il problema. Anche
perché alla fine a vederli
sempre insieme è solo Draco.
-Sirius al
momento è ancora disperso, come avete potuto leggere, ma
più in là tornerà,
promesso!
-Draco direi che
in questo capitolo si è riscattato, no? Vi è
piaciuto??*____* Spero vivamente
di sì!!
Dunque ora vi
lascio e spero di ritrovarvi entrambe a recensire e a farmi sapere che
ne
pensate *noooo Ele non mandare la Isa in ospedaleeee* xDxD
Un abbraccio
forte forte ad entrambe!
x Minnieinlove: Cara cuginaH,
Hermione non sarà villana
come dici tu, ma quando ci si mette sa essere un bel peperino xD
Comunque sì
forse ho un po’ esagerato, ma mi serviva per far capire come
Hermione consideri
Alexis *la odia proprioxD* Comunque come c’è
scritto in più di una mia
introduzione, l’età di frequentazione di Hogwarts
non è pertinente all’originale,
e pur essendo Harry, Draco e co al secondo anno, hanno 16 anni, mentre
Alexis,
al primo ne ha 15, tutto chiaro?xD
x miyuko: Geeeeeeeeeeeeemy,
finalmente dopo un
intero pomeriggio son riuscita a concludere il capitoloooo!! Ora
goditelo e
fammi sapere che ne pensi –TITTO (XD)
x BlackFra92: Ciao Carissima e benvenuta
tra le mie
lettrici/recensitrici <3<3 Son contenta che la storia ti
piaccia e spero
che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento!*O* Fammi sapere
che ne
pensi, mi raccomando! Un bacione, Ada =*