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Autore: Prinzesschen    21/12/2009    1 recensioni
Si accorse di una sagoma nera intenta a prendere a calci l’armadietto, evidentemente bloccato. Frank. Chi altri poteva dimostrare tanta grazia? Si avvicinò a passo sicuro fino a riconoscere anche il ciuffo rosso e il suo abituale abbigliamento. Posò una mano sulla sua spalla e quello si voltò. Gerard rimase leggermente interdetto. I suoi lineamenti erano…più delicati di quanto ricordasse!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Avenged Sevenfold, My Chemical Romance, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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4 modern love
4
E ci sono giorni in cui mi sento soffocare.
In cui mi sento tremendamente fragile, bombardata da delusioni che forse mi feriscono più di quanto dovrebbero.
Mi manca il respiro se ricordo come alcune cose erano così perfette da non sembrare vere, prima.
Credo sia normale, però. Non lo è?  Guardare indietro e vedere allontanarsi ricordi, sensazioni, amicizie e amori che …  sembravano perfetti?
Chiudendo gli occhi spero quasi che le cose si risolvano da sole per poi riaprirli e vedere che è tutto dannatamente uguale, che la mia mente non può niente contro la realtà.
Posso sognare e sostituire con la mente momenti deludenti con momenti … stupendi, ma fino a che punto  rifiutare ciò che mi ferisce mi aiuterà?
Per quanto posso restare lì ferma a sognare? Qualche minuto o, in casi eccezionali, posso concedermi qualche ora.
Ma dopo?
Dopo che succede? Quando lui ricomincia a ferirmi, quando ogni minimo dettagli rischia di farmi male, quando mi sembra di non potermi fidare proprio di nessuno?
I sogni vanno a farsi fottere e, nell’istante stesso in cui torno con i piedi per terra, l’unico pensiero coerente che la mia mente riesce a formulare è “Sono proprio una stupida..”
E quella sensazione di vuoto che mi avvolge è così reale da ricordarmi come funzionano le cose e da far ripetere a me stessa quanto sia stupido illudersi.
Ma ci sono cose però che mi fanno amare la mia realtà…come mio fratello.
E mi sento in colpa per questo mio voler evadere, come se tutto questo fosse una prigione.
Perché sbarre non ce ne sono … sono io che intreccio reti con i fili sbagliati, quelli spinati che continuano a pungermi fino a farmi sanguinare.
E perdo di vista le cose davvero importanti sbattendo sempre la testa contro le stesse cose, contro chi speravo sarebbe riuscito ad amarmi e invece non l’ha fatto, contro la mia continua paura di perdere anche le ultime vere e belle amicizie che mi sono rimaste…
Forse il momento peggiore è proprio quello che in tutto questo mi sembra il migliore.
Quello in cui mi convinco che non me ne frega niente, che niente e nessuno possa scalfirmi.
E fingo.
Fingo un’indifferenza che non mi appartiene e se solo di sfuggita vedo i miei occhi riflessi mi rendo conto di quanto sia inutile fingere e cedo, improvvisamente.
E quello che appunto prima sembrava il modo più indolore per affrontare le cose, è quello che fa maggior danno.
E arrivo a dovere per forza sfogarmi.
Farlo da sola non mi svuota dai miei pensieri e…devo chiedere aiuto.
E mi odio se mi rivedo lì, a piangere come una stupida ragazzina ingenua pur sapendo che nessuno può risolvere le cose per me e tenendo per questo gran parte  dei miei pensieri al sicuro nella mia mente, dove nessuno può scovarli e dove rimarranno.
Ed è come un puzzle senza dei pezzi, incompleto, ciò che si presenta alla malcapitata che ha dovuto sorbirsi i miei lagni.
E chissà proprio nei momenti in cui tutto sembra crollare…anche le persone su cui faccio affidamento e alle quali mi aggrappo pensano bene di buttarmi ancora più giù…e allora ho davvero paura di crollare.
Joey buttò il diario per terra e lo spinse distrattamente sotto il letto come faceva sempre per poi lasciarsi cadere sul materasso e chiudere gli occhi.
Nella sua testa c'era qualcosa di inspiegabile e , ne era certa, nessuno avrebbe mai capito pur andandoci, talvolta, vicino.
  
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