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Autore: Mex    25/01/2010    1 recensioni
“Mi sta dicendo che finalmente è riuscito a trovare Atlantide?” il professor Sorni si tolse gli occhiali ed iniziò a ripulirli di nuovo, per la terza volta, lo faceva sempre quando era nervoso. I suoi occhietti miopi si puntarono in quelli del giovane dottor Daniel Jackson.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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XII capitolo: La richiesta

Alice spalancò gli occhi “E c’era bisogno che ci attirassi in una trappola e ci facessi perdere i sensi?! Gloffa, bastava chiederci aiuto. Se avessimo potuto farlo, lo avremmo fatto. Dove sono i miei compagni?”
Lei le si fece più vicina “Non potevo rischiare che mi dicessi di no. Gli altri sono al sicuro, per ora” Alice si guardò intorno. Di certo non erano nel negozio della donna. La stanza era formata da pareti di roccia bruna, tranne che per un lato, questo era costituito da grosse sbarre di ferro. Era in una cella! L’unica fonte di luce proveniva da una lanterna posta sul pavimento di terra battuta.
“Dove siamo?”
“Sottoterra, in una delle tanti basi della nostra organizzazione. Ascoltami bene, John. - si appoggiò con le mani alle ginocchia che Alice aveva tirato su- Quello che voglio è che tu ci porti con una navicella nel luogo che ti indicheremo. Dopo sarete tutti liberi e vi daremo anche la cella di energia che vi ho mostrato nella foto”
“Perché io?” Ed in effetti Alice si chiedeva proprio perché tutte a lei. Gloffa gli fece un sorriso seducente e gli spiegò:
“Tu sei l’unico che conosco che può pilotare una delle navette degli Antenati. Vi ho seguito dopo che ve ne siete andati la prima volta che ci siamo incontrati. Tu immagina la mia sorpresa quando ho visto comparire dal nulla la navicella. Sono venuta immediatamente a riferirlo. Finalmente qualcuno poteva utilizzare quella che avevamo noi. Ho girato per qualche giorno nella speranza di incontrarvi e poi ho visto quegli uomini con la tua stessa divisa” Maledetto Sheppard! Perché si era fatto abbordare da quella donna alla taverna! Forse era meglio dirle la verità?
“Se ti rifiuti o inventi scuse, io farò fuori i tuoi compagni, dopo ti taglierò quelle belle mani esperte e le userò per far funzionare la navetta- si sporse ancora di più fino a sfiorarle il viso- Cosa ne dici?”
No, dire la verità era una pessima idea. “Voglio vedere i miei uomini” Lei per tutta risposta tirò fuori un pugnale dallo stivale di pelle. Glielo pose davanti agli occhi. Alice poté vedere i riflessi della luce catturati dalla lama sottile, era talmente vicino che i suoi occhi, o meglio gli occhi verdi di Sheppard, si riflettevano sull’acciaio. Alice deglutì a fatica. Fissò per un momento quegli occhi. Non erano i suoi, ma nello stesso tempo lo erano. Era lei e allo stesso tempo non lo era. E va bene forse doveva giocare ad essere Sheppard con più convinzione. L’occhio destro riflesso si chiuse in un gesto di complicità.
Sollevò le sopracciglia e avvicinò di più il volto al pugnale e così facendo raggiunse quasi anche il viso della donna “Hai intenzione di radermi?”
Gloffa sorrise: “Sei proprio il mio tipo, John- abbassò la lama e tagliò le corde che gli tenevano legate le mani e i piedi- vieni, ti faccio vedere la navetta …” Non finì la frase perché Alice la prese per il colletto della camicia, la sollevò e la sbatté contro la parete di roccia, forte della sua nuova forza da uomo.
“Se mi uccidi, i miei compagni uccideranno i tuoi”
La Satriani strinse ancora di più “Lo faranno anche se ti prenderò in ostaggio? Adesso dimmi dove sono” Un dolore lancinante che partiva tra le sue gambe e si propagava per tutto il corpo le fece mollare la presa e piegarsi in due, portandosi le mani alla parte dolorante. In quel momento non sentiva assolutamente imbarazzo per quello che stava toccando, riusciva solamente a pensare a quel dolore orrendo. Se fosse stata veramente un uomo, avrebbe fatto attenzione a cosa facevano le gambe di Gloffa! Le tornò in mente Garcìa, il Capitano che si occupava dell’addestramento dei civili. “Se siete in difficoltà con un uomo, c’è un solo punto a cui dovrete mirare”. Adesso poteva capirlo bene.

Elizabeth camminava avanti ed indietro ormai da un quarto d’ora. Stavano aspettando notizie dalla squadra che era andata a cercare quella di Sheppard, che ormai era in ritardo di ben sei ore.
Lo stargate si aprì e lei si precipitò giù ad accogliere gli uomini.
“Allora? Notizie?”
Il Capitano scosse la testa “No, il negozio era chiuso e dentro non c’era nessuno. Non ci sono tracce e se hanno passato lo stargate non c’erano indizi su dove fossero andati. Però ho portato il cristallo di controllo come mi aveva chiesto”
“Grazie, Capitano. Lo porti da Zelenka e appena avrete la lista dei pianeti organizzate delle squadre ed iniziate le ricerche”
“Sì, signora” Si ritirò in fretta lasciando una Weir sempre più preoccupata per i suoi uomini dispersi.

Era stata bendata e adesso veniva trascinata lungo dei corridoi. Non le avevano detto dove la stavano portando, semplicemente Gloffa era entrata un paio di ore dopo la loro conversazione con degli uomini completamente coperti che l’avevano tenuta ferma mentre lei le metteva un pezzo di stoffa scura sugli occhi.
Spesso la spintonavano per farla andare più veloce, sempre le tenevano una mano sulla spalla per impedirle di deviare. La situazione stava diventando alquanto frustrante. “Sentite. Facciamo un po’ di conversazione. Che ci fate qua sotto? E quanti siete?” La voce di Gloffa la raggiunse alla sua destra:
“Questa base non è più sicura, partiremo tutti insieme.- non aveva risposto alla sua domanda- Per quanto riguarda a cosa facciamo qui, diciamo che non siamo completamente d’accordo di come i nostri governi trattano la questione con gli Sterminatori”
“Intendi i Wreit?”
“Esattamente. Ci sono altri modi per porre fine alla guerra e tu ci darai una mano in questo”
“Intendi dire che avete trovato un’arma o una cosa del genere?” L’unica risposta che ricevette fu una risata.
Si fermarono e la Satriani sentì digitare un codice e poi l’aprirsi di porte metalliche, immediatamente dopo percepì che lo spazio si faceva più grande, l’aria non ristagnava più e non c’era più l’eco. Dove diavolo l’avevano portata?! La benda le fu tolta e quello che si trovò davanti fu un hangar che conteneva molte navi di diversa fattura e provenienza. Si girò a guardare Gloffa furente:
“A che gioco giochi? Qui avete navi per portare via un esercito! Non avete bisogno di quella degli Antichi e quindi neanche di me!” Involontariamente si portò in avanti, ma fu bloccata dagli uomini incappucciati.
“Tranquillo. Il motivo per cui ci serve la navetta degli Antenati e quindi tu, è il fatto che il luogo dove dobbiamo andare non consente l’accesso alle navette di altro genere se non queste”
Un deposito militare degli Antichi! Solo quel genere di struttura impediva l’ingresso alle altre specie. Allora forse era vero che avevano trovato un’arma per combattere i Wreit!
Venne spinta in avanti.

Lo stargate si aprì per quella che ad Elizabeth sembrava la millesima volta. Luke, l’ingegnere alla consolle di controllo la chiamò: “Dottoressa, è il codice del Maggiore Sheppard!” Si precipitò giù dalle scale ed arrivò in tempo per vedere Rodney, Fenimoore e il momentaneo corpo di Sheppard varcare il cerchio. “Allora che è successo? Dov’è Alice?” John si mise la mani sui fianchi. Era furibondo “Dov’è? Lo vorrei sapere anch’io! Siamo caduti in una trappola! Ci hanno portato su un pianeta sconosciuto e ci hanno mollati lì. Con noi non c’era più né Alice né mio corpo! Ma lo giuro, la prossima volta me la lego con la fune da arrampicata. Vedremo se riesce ancora a staccarsi da noi” Erano in condizioni orribili, bagnati fino al midollo e completamente sporchi di fango.
Dieci minuti dopo Rodney e Fenimoore erano nello spogliatoio maschile e si stavano spogliando per entrare nei box della doccia. La porta che sbatteva violentemente li fece sobbalzare e voltare.
John era furioso. Si era fatto infinocchiare come un poppante e aveva lasciato indietro un uomo. Anzi non un uomo, aveva lasciato indietro Alice! I suoi pensieri erano ancora più burrascosi delle sue maniere: “Non dovevo fidarmi di quella puttana!- aprì violentemente il suo armadietto- E quell’altra? Chi sa dove sarà adesso quella ragazza! Deve sempre rendere tutto più difficile! - iniziò a spogliarsi per darsi una ripulita- Perché l’hanno presa? L’hanno scambiata per me! Bastardi!” Le sue maledizioni furono interrotte dalla tosse discreta di Fenimoore. Si voltò e solo allora si accorse che McKay al suo ingresso si era coperto il petto nudo con un asciugamano e che Fenimoore cercava in tutti i modi di non fissarlo. Si levò la maglietta: “Bhè, che c’è? Avete respirato troppo gas?”
“Signore, lei è nel corpo della Satriani” Il Maggiore sollevò un sopracciglio in una muta domanda
“Non penso che dovrebbe cambiarsi insieme a noi” Dio! Ci mancava solo questa. Prese un asciugamano e si diresse verso i suoi alloggi. Per i corridoi la gente rimase a fissare il corpo di Alice che marciava in reggiseno come se nulla fosse.

Alice era davanti alla consolle della navetta. Le avevano permesso di fare un controllo delle funzioni, e per questo la navicella doveva essere chiusa. Si girò per controllare il compartimento sul retro, non c’era nessuno. Anche se non poteva decollare ed andarsene, almeno poteva inviare un messaggio ad Atlantide. Attivò il pannello delle comunicazioni. Impostò il messaggio sub-spaziale ed inserì le coordinate. Presto sarebbero arrivati gli aiuti. Nel preciso istante in cui Alice inviava il messaggio un errore fece cadere la connessione e il portellone si aprì.
“Cazzo!”
“Credevi davvero che ti avremmo permesso di avvisare i tuoi amici? I miei scienziati non potranno pilotarla ma sanno come fare a disattivare un comunicatore. Ah, ti volevamo ringraziare anche per questi gioiellini, sono veramente magnifici.” Le mostrò i loro Traduttori miniaturizzati. Zelenka era riuscito a riprodurre la tecnologia dei Drunyiani e a miniaturizzarla.
“Siamo pronti per partire?”
Doveva tirare per le lunghe finché non le veniva un’altra idea. “Ehm, non proprio, devo ancora controllare …” Quattro figure coperte da lunghi mantelli entrarono nella navetta. Erano inquietanti, completamente nascoste com’erano. I cappucci celavano completamente il volto e anche le mani erano coperte da guanti. Uno dei quattro uomini le si fermò davanti e la guardò per momento ed ad Alice non restò altro che fissare quell’ombra a sua volta rimase. Una paura primitiva, come quella per il buio o per l’uomo nero, rischio di sopraffarla. La voce di quell’essere la scosse: “Non aspettiamo oltre, partiamo. Gloffa, tieni d’occhio il nostro navigatore. Nasconde più di quello che da a vedere”
“Sì, signore. Gli starò molto vicina, non si preoccupi”
Ancora paralizzata, Alice non toglieva gli occhi di dosso da quegli esseri. Quando se ne accorsero, quello che aveva parlato le fece un gesto con la mano di proseguire. Lei si girò, si collegò con la navicella e partirono.
Erano passate molte ore da quando erano decollati. Appena avevano lasciato il pianeta le avevano dato le coordinate e poi nessuno più aveva parlato. I quattro nello scompartimento sul retro si erano chiusi dentro, mentre Gloffa trascorreva il suo tempo trastullandosi con il coltello. Dopo aver controllato per la millesima volta la rotta, Alice decise che era stufa di quel silenzio “Non potresti dirmi qualcosa d’altro? Se avete trovato una soluzione definitiva, forse potremmo darvi una mano. Basta che avvisi i miei e loro ci daranno tutto il supporto tecnico di cui avete bisogno”
“Non abbiamo bisogno di nessuno- lanciò in aria il suo giocattolo e lo afferrò al volo- abbiamo tutto sotto controllo”
“I miei uomini quando li libererete?”
Lo lanciò un’altra volta “Sono già al sicuro”
“Cosa significherebbe: Sono già al sicuro?”
“Significa che li ho lasciati su di un pianeta qualsiasi. Se non hanno incontrato intoppi saranno già a casa. Non c’era motivo per portarsi dietro una zavorra del genere. Tu eri l’unico di cui avevamo bisogno”
“Mi hai mentito. Mi avevi detto …”
Lei si voltò verso di lei. “Cosa c’è John, ti stai annoiando?” si alzò e le si avvicinò strusciandosi contro come una gatta “Potremmo trovare qualcosa di più interessante da fare fino al nostro arrivo” Sedendosi sulle sue ginocchia, Gloffa notò il viso di quello che lei credeva Sheppard, farsi progressivamente più rosso. “Andiamo, l’altra volta non eri così timido mentre mi facevi …” Alice le pose una mano sulla bocca e con una mossa rapida la riposizionò sul suo sedile “Forse è meglio che ricontrolli il supporto vitale”

“Maggiore, sei ancora qui?” Erano le tre di notte e Sheppard se ne stava seduto nella mensa con i piedi su di un tavolo a trangugiare caffé. Rodney gli si accostò “Cosa ci fai qui?”
“E tu che ci fai qui?- poi vedendo il pezzo di crostata che aveva in mano- oh, calo degli zuccheri? Stai ancora lavorando?” Quello annuì, mentre si sedeva e iniziava a mettersi grossi pezzi di crostata in bocca. “Non ti preoccupare, Sheppard, la troveremo e vi rimetteremo nei vostri giusti corpi. Se no …”
Lui finì l’ultimo sorso di caffè “Se no dovremo imparare a convivere con il fatto di avere perso un altro compagno” Si alzò e lasciò McKay alla sua crostata.
“Ma io non ho mai perso nessuno!”

Aveva chiuso gli occhi per quello che le era sembrato solamente un minuto quando un allarme di prossimità la costrinse a riaprirli. Si rialzò nella poltrona e fece apparire sullo schermo la struttura. Aveva ragione, quello era un deposito militare degli Antichi. Tutto lo confermava, primo tra tutti il fatto che era occultata ai normali sensori ma non quelli ad ampio spettro delle navette antiche, poi le dimensioni, che erano incredibili, poteva benissimo contenere una flotta intera. Sì, forse là dentro si poteva trovare un’arma abbastanza forte da difendere la galassia.
I quattro uomini entrarono nella parte anteriore. “Attracca ed entriamo”. Le manovre di attracco non durarono che un paio di secondi.
E adesso di lei cosa ne avrebbero fatto? I cinque si prepararono a scendere. Gloffa le si avvicinò: “Bene, John, adesso aspettaci qui. Noi torneremo presto e poi ti daremo la tua cella di energia” senza darle il tempo di reagire l’attirò a sé e la baciò “Peccato non riuscire a conoscerci meglio”. Lasciò cadere una piccola palla di metallo ed uscì a passo di corsa insieme agli altri.
Probabilmente se fosse stata nel suo corpo non avrebbe avuto la prontezza necessaria per accorgersi che quello che aveva lasciato cadere Gloffa era una bomba, con il conto alla rovescia innescato, e precipitarsi fuori dall’abitacolo prima che il portellone stagno si richiudesse. Nonostante la rapidità l’onda d’urto era riuscita a raggiungerla prima che il deposito venisse nuovamente sigillato. Lo spostamento d’aria la portò a sbattere violentemente contro la parete di fronte. In lontananza sentì la risata cristallina di Gloffa fare eco all’esplosione.
A fatica si sollevò in piedi, doveva essersi incrinata qualche costola, perché il dolore allo sterno era troppo forte. Cercò la concentrazione per due secondi poi li seguì. Appena arrivata ad Atlantide e riacquistato il suo corpo, si sarebbe presa le ferie per almeno un mese!
Il deposito non doveva essere più stato utilizzato fin dalla guerra con i Wreit, millenni prima. Il supporto vitale era al minimo e i lunghissimi, spogli corridoi erano solamente illuminati dalle luci di emergenza, il che rendeva difficile respirare per il poco ossigeno e quasi impossibile guardare dove stava mettendo i piedi. Dopo un’ultima svolta riuscì a raggiungerli. Anzi, per dire la verità, a momenti li investiva. Ringraziando il cielo, riuscì a non farsi scoprire.
Si appiattì contro il muro e ascoltò con molta attenzione, mentre faceva attenzione a dove posava i piedi.
“Pensate, mio signore, che siano ancora tutti vivi?”
“Così dovrebbe essere, Gloffa. Ci avete servito bene, non appena riordineremo le cose nella galassia, tu e tutti gli altri sarete ricompensati. Riferirò io stesso alla regina i vostri servigi. È stato solo grazie a te che questa nave è tornata in nostro possesso”
“Grazie, mio signore”
Un terribile sospetto prese Alice, subito confermato quando si trovarono nell’hangar del deposito. Nascosta dietro una cassa, Alice guardò con assoluto sgomento l’enorme nave alveare che era chiusa lì dentro. Da sola occupava tutto lo spazio, non c’erano altre navi. L’aveva riconosciuta all’istante grazie al database degli Antichi. Non avevano trovato un’arma per distruggere i Wreit, ne aveva messi in circolo degli altri che a quanto pare erano determinati a dominare! Come aveva potuto Gloffa ei suoi compagni aiutare quegli esseri!
Un forte fischio l’obbligò a portarsi le mani ala testa, ma per quanto coprisse le orecchie, l’intensità non diminuiva.  Cadde in ginocchio, contorcendosi. Quel rumore le impediva qualunque movimento, qualunque ragionamento, era insopportabile. Quando pensava di non resistere più e che le sarebbero scoppiati i timpani una voce le rimbombò nel cervello: “Sei sopravvissuta. Sei un umano dotato di un dono straordinario. Ci rivedremo presto”
Impotente, un’altra volta, Alice guardò i cinque salire sulla nave madre, aprire l’hangar, attraversare il campo di forza e scomparire nello spazio.

“Comunicazione in arrivo”
Sheppard arrivò in quel preciso istante, aveva appena mandato la Weir a riposare “Sappiamo chi è?” Rodney scosse la testa, John gli fece segno di procedere
“Atl … de - la trasmissione era disturbata- ho … aiuto”
“Chi è?”
“Alice”
“Voglio il codice di identificazione, potresti essere stata compromessa”
Ci fu un attimo di silenzio. Per un nano secondo ebbe paura che avessero perso la connessione “Andiam … Maggi … non ric … do”
Senza dubbio era lei. “Ti uccido appena arriviamo lì”
“V … bene”

Quarantotto ore erano trascorse, quando Elizabeth si sedette al tavolo delle riunioni per ascoltare il resoconto sul deposito degli antichi. Alice e Sheppard arrivarono contemporaneamente. La Weir li salutò con un sorriso: “Fa piacere vedervi di nuovo nei vostri corpi”
“Già è bastato che ci rimettessero sulla sedia et voilà, tornati come nuovi. A parte che il mio corpo mi è stato consegnato in condizioni pietose”
Alice si stava massaggiando la schiena e gli lanciò un’occhiataccia. Avevano appena finito di discutere animatamente su cosa avessero fatto con i rispettivi corpi. In effetti tutta la base li aveva sentiti
“Allora, cosa abbiamo scoperto nel deposito”
Rodney attaccò: “Per la verità molto poco. Era praticamente vuoto quando l’hanno abbandonata. Più interessante, invece, il database. Abbiamo scoperto che la nave Wreit era stata catturata durante una ricognizione, quasi tutto l’equipaggio era ancora ibernato. Probabilmente un malfunzionamento nel sistema aveva impedito agli ospiti di svegliarsi. I pochi svegli si sono dati alla fuga”
“Questo non spiega perché quei Wreit l’hanno voluta a tutti costi”
Zelenka iniziò a parlare ma fu interrotto ancora una volta da McKay “Silenzio, Radek, sto piegando io. Molto probabilmente perché quella nave è modificata ed è forse questo che ha provocato il malfunzionamento. Quella nave è un ibrido di molte culture e tecnologie, forse qualcosa è non è del tutto compatibile. Adesso, facciamo una supposizione, se quei Wreit erano i sopravvissuti della nave …”
“Che portata hanno queste modifiche?” Rodney fissò i volti preoccupati dei suoi compagni
“Mi è impossibile dirlo. Forse potrebbero essere in grado di dominare la galassia o forse potrebbero esplodere al primo salto nell‘iperspazio. Senza vedere delle specifiche non posso dirlo”
La Weir fece un sospiro “Bene, abbiamo a che fare con dei nuovi Wreit decisi a sterminare tutti gli altri, con una nave che potrebbe essere la cosa più potente ma vista. C’è altro da aggiungere?”
“Hanno anche un seguito di umani fedeli”
“Ecco, grazie Rodney”
Alice si tenne per sé cosa le aveva detto il Wreit. Già troppe brutte notizie aveva dovuto comunicare.




Questa volta sono stata molto veloce, penso sia stato quasi un record personale! Fatemi sapere cosa ne pensate e se vorreste magari darmi anche qualche suggerimento sarebbero più che bene accetti.
Grazie a tutti quelli che hanno ancora la pazienza di aspettare i miei tempi lunghissimi. Cercherò di darmi una mossa. Ah, quasi dimenticavo! Ho voluto provare questa nuova grafica (cioè semplicemente vado a capo ad ogni discorso diretto) Spero che così sia un po' meno pesante da leggere.

Ciao 
  
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