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Autore: WindGoddess    11/02/2010    8 recensioni
[Kyman, ma tanto tanto tanto eh!]
Eric Cartman e Kyle Broflovski: due persone che in comune non hanno praticamente niente.
Per questo vanno d'accordo, perché "Gli opposti si attraggono", al di là di litigi, diversi punti di vista su qualsiasi cosa, ingiurie, prese in giro e parolacce varie.
Un rapporto "idilliaco", praticamente, ed io mi ripropongo di mostrare al mondo che, effettivamente, è così.
[Dedicata a Setsuka]
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eric Cartman, Kyle Broflovski
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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.:1:.

We watch the show(s), we watch the stars

 
 

Baby, seems we never ever agree

You like the movies

And I like TV,

I take things serious

And you take ‘em light,

I go to bed early

And you party all night

 

 

< Scordatelo, Cartman >.

Dall’altro capo del telefono, dopo aver alzato gli occhi al cielo ed aver sussurrato un “E ti pareva”, Eric sbuffò sonoramente, avvertendo la sensazione di un imminente discussione nell’aria.

< Che vuol dire “scordatelo”? > rispose stizzito, < C’è un film al cinema che voglio vedere e stasera ci andiamo, punto >

< No che non ci andiamo! Non mi va di uscire e voglio vedere un film in tv! >

< Non fare l’ebreo spilorcio, è sabato! Uno dei pochi che possiamo passare da soli, tra l’altro, quindi col cazzo che ci rinchiudiamo in camera tua! >.

Eric alzò la voce, anche se non era quella la sua intenzione. Sbuffando nuovamente si appoggiò con la spalla contro il muro, lottando per un breve secondo contro il filo del telefono che gli si era attorcigliato a un braccio. Aveva creduto di poter passare una bella serata da solo con Kyle dopo tanto tempo… e invece quel testardo non aveva affatto le sue stesse intenzioni. Erano ormai tre mesi che stavano insieme ma tra la preparazione degli esami finali a scuola – dopo i quali, finalmente, avrebbero preso quel benedetto diploma! – e gli amici che non sembravano affatto avere intenzione di lasciarli per una volta soli, non avevano avuto che poche occasioni per stare insieme come si deve. Nonostante questo desse piuttosto fastidio ad entrambi, a Kyle non era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che, almeno una sera ogni tanto, avrebbero potuto congedarsi educatamente dagli inviti degli altri usando la scusa – peraltro veritiera – di voler fare tutt’altro in altro luogo e, soprattutto, da soli. Eric era più che convinto che il ragazzo ebreo avrebbe cominciato a buttare giù lamentele su lamentele se lui avesse avuto anche solo l’ardire di proporre una cosa del genere. Qualsiasi motivazione più che giusta lui avrebbe tirato fuori, l’altro avrebbe di sicuro ribattuto che non se la sentiva di dare buca a Stan, che di sicuro, una volta entrati al college, avrebbero avuto poche occasioni per stare tutti insieme e che, quindi, era meglio approfittare di quei pochi giorni rimanenti o gli altri si sarebbero potuti offendere, eccetera eccetera, stronzate di questo tipo. Non sapeva, Kyle, che ormai loro due erano diventati oggetto delle beffe di Kenny, il quale domandava con fin troppa insistenza quand’è che sarebbe diventato zio, rispondendosi subito dopo con un sonoro “Mai” seguito da una fragorosa risata. Persino Butters aveva confessato timidamente che per lui non faceva differenza se qualche sera non sarebbero usciti tutti e cinque ma in tre, e quel punto Eric si era davvero sentito uno sfigato. Se si era giunti al punto che persino Strachecca potesse fargli certi tipi di osservazioni, allora la sua situazione doveva davvero essere penosa. Ma, proprio quando stava cominciando a pensare che, in fondo, trascinarsi Kyle in giro per South Park legato e imbavagliato non era poi un’idea tanto malvagia, ecco che accade il miracolo: in una sola sera Butters si becca la febbre, Wendy chiama Stan dicendo di avere la casa completamente vuota e Kenny manda tutti elegantemente a cagare per un appuntamento con una ventitreenne svedese – dove diavolo fosse andato a beccarla, poi, era ancora un mistero-. Questa è ciò che, in gergo, si chiama “gigantesca ed irripetibile botta di culo” ed Eric, di fronte a tanta sfacciata fortuna, non aveva perso un solo minuto di tempo, andando subito a controllare i film in proiezione al cinema con relativi orari e pregustandosi una serata tranquilla fuori ma, per lo meno, soli.

Kyle, invece, aveva pensato l’esatto opposto. E quando mai.

< Cartman, ma siamo solo noi due! Ci annoieremo! >

< Molto carino da parte tua. Se sono tanto noioso come mai stai con me? >

< N-non volevo dire questo! >

< Sul serio? E cosa volevi dire, allora? >.

Sentì distintamente Kyle ringhiare, dall’altro capo del telefono.

< Voglio solo vedere quel film in tv! Non ci vengo, al cinema, e tu verrai qui da me! >.

Eric sapeva che era inutile tentare di fargli cambiare idea con i mezzi tradizionali, per cui decise di seguire una via un po’ più subdola. Negli ultimi tempi aveva drasticamente ridotto il numero di dispetti, offese e prese in giro varie nei suoi confronti – per motivi fin troppo ovvi -, ma per quella volta decise che avrebbe benissimo potuto trasgredire il suo fioretto personale.

< E va bene, allora vengo da te. Magari, se sono fortunato, avrò anche l’occasione per fare due chiacchiere con tua madre > mormorò, con voce più bassa e tono dispettoso.

< Che vorresti dire? >

< Suppongo che ancora non sappia niente… giusto? >

< Non farti venire in mente nessuna cazzata culone, ho capito dove vuoi andare a parare! Qu-questo si chiama ricatto! >

< Ricatto? Mi reputi capace di una cosa simile? > chiese Eric con tono offeso e spudoratamente sarcastico.

< Sì, e anche di molto peggio, indescrivibilmente peggio! Ma sappi che con me questi tuoi trucchetti del cazzo non funzionano! Guai a te se ti lasci scappare una sola sillaba! >

< Kyle, queste tue accuse mi feriscono mortalmente. Che male ci sarebbe nel fare due innocenti chiacchiere con la tua mammina? >

< S-smettila di fare il cretino! Lo sai che… glielo dico prima o poi, eh! Ho bisogno di un altro po’ di tempo, te l’ho detto… e poi non ne avresti il coraggio, no che non ce lo avresti  e… mi dai fastidio quando fai così! Te lo ripeto: guai a te se… >, ma Eric lo interruppe, approfittando del chiaro tentennamento dell’altro.

< Ma come, non saresti felice se lei sapesse di noi? >

< Smettila, cretino! Mi sto incazzando! >

< Non saresti più contento se lo sapesse subito? Non sarebbe tutto più facile? Non ti toglieresti un enorme, gigantesco macigno dallo st- >, e questa volta fu lui a venire interrotto. Prima da un ringhio, poi da parole urlate con tono sgradevolmente acuto.

< Va bene, va bene, VA BENE! Ci vengo al tuo fottuto cinema, cazzo! >.

Il fatto che, subito dopo, si fosse sentito chiudere il telefono in faccia con fin troppa rabbia non toccò minimamente Eric. Posò la cornetta poggiandola delicatamente sul ricevitore con un sorriso soddisfatto stampato in viso. Nonostante la carta “Lo dico a Sheila Broflovski” fosse rischiosa, insidiosa e per nulla piacevole da usare, ancora una volta aveva funzionato.

 

**********

 

< Dillo >

< Cosa? >

< Lo sai >

< No culone, non lo so >

< Che il film ti è piaciuto >.

Kyle, per risposta, gli diede un pugno sulla spalla, allontanandosi poi da lui di pochi passi. Eric sorrise, massaggiandosi il punto colpito e facendosi spazio tra le persone che, in quel momento, stavano uscendo dalla sala per poterlo raggiungere.

< Veramente avevo pensato più ad un “Sì Cartman, hai ragione come al solito” >

< Fottiti! > urlò Kyle, voltandosi e guardandolo furente. 

< Mamma mia, quanto sei scontroso. Perché non lo ammetti, piuttosto che fare sempre l’ebreo acido? >

< Mi è piaciuto, va bene? E adesso che l’ho detto spero tu sia contento e non mi scassi più le palle! >.

< Visto che non ci è voluto niente? Potresti anche evitare di fare di ogni cosa una polemica, ogni tanto >

< E tu potresti anche smetterla di prendermi in giro, una volta per tutte! >

< Dovresti imparare da me, sai? Cerca di essere più rilassato, sembri sempre uno che ha mangiato un chilo di sale a colazione! >.

Kyle aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse abbassando lo sguardo, mortificato da quelle parole. Non che volesse dare ragione ad Eric, però non poté negare di essersi sentito punto nel vivo. Era vero, spesso le sue risposte, anche a provocazioni minime, erano fin troppo infervorate e sgarbate. Ma cosa poteva farci, se quello era il suo carattere? Senza contare, poi, che questo suo atteggiamento risultava terribilmente amplificato se era proprio Eric a prenderlo in giro, anche se, a dire il vero, non ci sarebbe stato nulla di cui meravigliarsi. Fin dal primo giorno in cui si conobbero, il primo anno d’asilo, il loro rapporto era sempre stato basato su un assiduo e costante litigio correlato a prese in giro piuttosto pesanti e dispetti vari, chiunque avrebbe potuto confermare. Persino ora che stavano insieme non potevano fare a meno di accapigliarsi per delle sciocchezze. Forse era proprio quello il punto, la questione che più irritava Kyle. Dannazione, si erano innamorati l’uno dell’altro, dichiarati e messi insieme e… non era cambiato quasi nulla, possibile?! Certo, il sentir uscire dalla propria bocca le parole “Mi piaci, cazzo” dirette ad Eric Cartman e dalla sua la risposta “Anche tu, purtroppo”, aveva rappresentato già di per sé un fatto di importanza eccezionale e di sicura imprevedibilità, ma era implicito nei loro caratteri che tutto dovesse rimanere così dannatamente statico? Possibile che non ci fosse verso di rendere il loro rapporto non idilliaco e costellato di nomignoli, regalini e cazzate varie, ma solo meno caustico? Certo era che, a vederli insieme, ricordavano due cani randagi che si litigano un osso completamente spolpato: nessuno dei due saprebbe cosa farsene, eppure entrambi ne reclamano la proprietà. Per principio. Ad Eric, infatti, avrebbe fatto decisamente piacere passare il sabato sera sul letto in camera di Kyle, possibilmente con casa Broflovski deserta e, per precauzione, la porta della stanza sbarrata. Quella serata, tuttavia, la vedeva decisamente troppo preziosa, in quanto rara, per passarla chiusi dentro. Lui non era caratterialmente un tipo a cui piaceva passare il sabato sera in casa in tuta e ciabatte a guardare la tv, per questo voleva uscire e avere l’occasione di passeggiare con Kyle in maniera disinvolta e disinteressata per le strade di South Park senza dover prendere Kenny a calci ogni trenta secondi per farlo smettere con gli sfottò e, soprattutto, senza Stan che monopolizzava le orecchie del suo ragazzo riempiendole con continui lamenti sull’ultimo litigio con Wendy. Come al solito, puntualmente, le sue buone intenzioni, già di per loro rare, erano state non travisate, ma non carpite affatto. Senza contare, inoltre, che a Kyle il film era piaciuto per davvero, quindi che diavolo aveva da lamentarsi?! Avendo però notato il leggero rossore di cui si erano colorate le sue guance all’ennesima battuta sul suo carattere acido, Eric decise che, per quella sera, i battibecchi potevano anche concludersi lì. Stettero quindi entrambi in silenzio per una manciata di secondi, il tempo di arrivare alla macchina di Eric. Fu solo quando entrambi si furono seduti ed ebbero chiuso le portiere che Kyle si decise a parlare per primo.

< Non capisco perché hai insistito a venirmi a prendere con la macchina. Bastavano dieci minuti a piedi da casa tua, per arrivare al cinema > disse tranquillamente, come se non avessero mai discusso. Un’altra delle caratteristiche del loro rapporto, infatti, era proprio quella: potevano essere sull’orlo di uccidersi a vicenda ed essere perfettamente capaci di parlare, appena pochi minuti dopo, come se nulla fosse successo. Quella constatazione, neanche a farlo apposta, un pochino lo rincuorò. Il rombo del motore coprì le sue ultime parole, ma Eric lo sentì ugualmente.

< Voglio andare in un posto tranquillo > rispose, immettendosi subito sulla strada e accelerando improvvisamente, la meta ben fissata nella testa.

< Dove vorresti andare, così di corsa? Guarda che è quasi mezzanotte e… stiamo uscendo dal paese? > chiese ad un tratto Kyle stupito, accorgendosi di essere sulla strada che portava allo stagno di Spark. Rimase un attimo interdetto, non avendo la più pallida idea di cosa andassero a fare lì a quell’ora. Tuttavia, quando notò che la macchina puntava dritta verso il bosco, un’idea ben precisa cominciò a farsela. Questo, nemmeno a dirlo, lo allarmò un bel po’.

< Oh no, non ci pensare proprio! > esclamò, nervoso.

< Che palle, ma sei sempre a protestare? Ti ho già detto che voglio andare in un posto tranquillo, non approfittiamo stasera che non ci sono gli altri non riusciremo mai a stare- >

< Cartman! Dove vuoi andare tu ci vanno le coppiette a scopare! > lo interruppe, brusco, marcando con decisione le ultime due parole e venendo puntualmente ignorato. Sussultò addirittura quando, arrivati ad una piccola radura nascosta da alberi e cespugli, vide ben tre macchine a circa un paio di metri di distanza l’una dall’altra, con i lunotti e i parabrezza completamente appannati e gli altri finestrini coperti alla bell’e meglio da cappotti, felpe e magliette varie.

< Ecco, lo sapevo! Altro che “posto tranquillo”! >

< Ma veramente non- >

< Non ci voglio stare qui! Dove diavolo mi hai portato? Portami a casa che è tardi, non ci penso proprio a sottostare a qualche tuo desiderio perverso! > prese a urlare, credendo di aver intuito quali fossero le intenzioni di Eric. Certo, doveva ammettere che a lui avrebbe fatto più che piacere “sottostare”, negarlo sarebbe stato stupido. Il problema, tuttavia, non era cosa avrebbero fatto, ma proprio dove lo avrebbero fatto! L’idea di fare certe cose lì, così vicino ad altre persone, in una macchina nascosta tra cespugli e sterpaglie, lo imbarazzava e lo ripugnava. Va bene che non erano una coppia di schizzinosi che pretendevano il letto ad ogni costo per fare qualsiasi cosa, ma se proprio dovevano finire per vivere la loro intimità in quel posto a quel punto sarebbe stato meglio se fossero rimasti a casa sua, no? Ebbe ovviamente premura di informare Eric sulla natura dei suoi pensieri, ma le sue urla erano talmente alte e acute che il poveretto dovette faticare non poco per evitare di lasciare il volante per tapparsi le orecchie.

< Che diavolo urli, porca puttana! > esclamò arrabbiato e con le orecchie che gli fischiavano.

Kyle stava per replicare ancora, ma si zittì quando notò che, a dispetto delle sue previsioni, non si stavano affatto fermando in mezzo a quelle macchine, ma anzi, le superarono velocemente per imboccare una stradina stretta e tortuosa.

< Dove… dove diavolo mi stai portando? > chiese, sempre allarmato ma ora anche decisamente incuriosito. Perché, c’era da dire, il fatto di non riuscire a capire sempre cosa passasse per la mente di Eric gli dava fastidio, eppure risvegliava in lui una curiosità spropositata. Quant’era fastidioso essere sempre dominato da due sentimenti contrastanti in sua presenza! Da canto suo, Eric non rispose, concentrato com’era nella guida, e fortunatamente l’altro smise anche di fare domande. Dopo pochi minuti si ritrovarono in un’altra piccola radura, ma dalla parte opposta dello stagno. Kyle si guardò intorno, con gli occhi sgranati. Circondata dalle nuvole e da un alone pallido e sfocato, la luna aveva un aspetto decisamente inquietante. La forte luce giallastra colpiva lo stagno, che sembrava bruciare a causa delle increspature dell’acqua. Gli alberi che circondavano lo specchio d’acqua, ricoperti da foglie solo per metà, issavano i loro rami rinsecchiti al cielo come fossero grotteschi spaventapasseri. Tutto attorno a loro, solo silenzio e buio. La parola che venne in mente a Kyle per descrivere quel posto fu solo una: lugubre.

< Era… era qui che volevi arrivare? > chiese, non senza un tono fortemente stupito.

L’altro annuì per risposta, guadagnandosi un’occhiata di rimprovero.

< Se volevi fare il romantico non ci sei riuscito per niente. Questo posto è terribile, sembra il set di un film horror! > esclamò, ma non diede tempo per le repliche. Si liberò in fretta della cintura di sicurezza, lanciandosi letteralmente verso Eric per poterlo baciare.

< Mi piace, è una ficata > sussurrò, a fior di labbra, con un ghigno furbetto e l’animo più rilassato.

< Non ne dubitavo >

< Mi hai fatto pensare chissà cosa, stronzo >

< Me n’ero accorto, ma avevo pensato di farti una piccola sorpresa >

< Hai uno strano modo di sorprendere le persone, sai?>.

Un altro bacio, più profondo e più lungo. Solo silenzio, attorno a loro. Kyle gongolò dentro di sé. Decisamente Cartman non avrebbe potuto concludere la serata in modo migliore. Non ci era mai stato, in quel posto, per lo meno non a quell’ora. Ringraziò quindi mentalmente quel ciccione che però, con la sua mania di non dire mai le cose, per qualche minuto lo aveva fatto seriamente preoccupare.

< Però > mormorò poi, < È passata la mezzanotte. Non dovresti accompagnarmi a casa? >

< Ancora? Guarda che non c’è scuola, domani > puntualizzò Eric.

< Lo so perfettamente > sbottò acido, < Solo, io vado a dormire presto, la sera. Non come te, che se non si fanno le due del mattino non prendi sonno >.

Il tono si era addolcito, facendo diventare quell’esclamazione un affettuoso rimprovero, ma poi Kyle notò che l’espressione dell’altro si era fatta… maliziosa?

< Beh, mi sa che stavolta farai tardi anche tu >.

Non fece in tempo a replicare che la sua bocca venne chiusa da quella di Eric, che repentinamente abbassò il sedile del passeggero e lo spostò più indietro. Con una certa fretta cominciò anche a sbottonargli il colletto della camicia, per poter poi lasciargli piccoli baci sul collo. Kyle dovette ammettere a sé stesso che, lontano da una squallida piazzola in mezzo ad altre macchine, quella situazione non gli dispiaceva affatto, anzi. Era decisamente raro che potessero permettersi certe… coccole, che poi gli avevano fornito un’ottima e soddisfacente risposta alla domanda: “Perché diavolo dovrei stare con Eric Cartman?”.

‘Perché mi eccita per quanto è stronzo. Ecco perché’ pensò, soffocando una risata con uno sbuffo. Tuttavia, nonostante l’eccitazione stesse cominciando a sentirla per davvero, non poté fare a meno di terrorizzarsi al pensiero che, il giorno dopo, se non avesse trovato un metodo efficace per nascondere il collo e le spalle, sua madre avrebbe di certo preteso di sapere non solo dove si era procurato l’innumerevole quantità di morsi e succhiotti che, lo sentiva, gli sarebbero presto comparsi addosso, ma soprattutto come. E mentre si deliziava nel sentire la sua pelle così piacevolmente torturata, si chiese se non fosse il caso di domandare a Eric se avesse ancora l’abitudine di tenere nascosto il fondotinta nel cassetto della scrivania, come quando era alle elementari e si travestiva da donna più spesso di quanto un bambino di quell’età dovesse fare. Ma questo, ovviamente, avrebbe potuto benissimo chiederlo dopo.


*********************

Note dell'autrice

Primo capitolo di un progettino che mi stuzzicava da un po' di tempo.
Una raccolta di one-shots, ognuna ispirata da una strofa della canzone "Opposites Attract" di Paula Abdul, una canzone che si discosta un po' dai miei gusti ma che mi piace e mi mette allegria, inoltre il video è molto simpatico.
Il mio obiettivo è quello di scrivere delle storie che mettano in luce il conflittuale rapporto tra due entità completamente distinte e separate, ovvero quelle di Eric e Kyle, e al contempo mostrare che il vecchio detto "Gli opposti si attraggono" -che è anche il titolo della canzone, appunto- non è campato in aria, eh! Proprio come dice la canzone, insomma. Può sembrare un po' cliché come cosa, ma chi può dire che non sia effettivamente così?
E dunque, se non si fosse ancora capito o qualcuno non avesse letto l'introduzione, è una raccolta completamente Kyman.
Slash, slash e ancora slash, ebbene sì, signori!
Il titolo che ho scelto per questa one-shot, tratto da "Radio Ga Ga" dei mitici Queen, è da tradurre "Guardiamo gli spettacoli, guardiamo le star", ovvero i cantanti che fanno i video musicali.
Ma, poiché non è certamente il significato migliore per questa storia, lo si può tranquillamente vedere come "Guardiamo gli spettacoli, guardiamo le stelle", che trovo fosse molto azzeccato. Cacchio, se sono pignola...
Vi invito, come al solito, ad andare su Youtube ad ascoltare le due canzoni che son molto carine e ne vale la pena :)
Ecco la traduzione della prima strofa di Opposites Attract (che ho leggermente modificato per dare l'impressione che parlasse Kyle) :

Baby, sembra proprio che non andiamo mai d'accordo
A te piacciono i film
E a me piace la Tv
Io prendo le cose seriamente
E tu alla leggera
Io vado a letto presto
E tu festeggi tutta la notte

Ripeto quello che ho già scritto nell'introduzione: dedico tutta, ma proprio tutta, questa raccolta a Setsuka, dalla prima all'ultima parola, punteggiatura e spaziatura comprese.
Perché le voglio bene e... perché sì.
Un bacio a chi legge, chi commenterà e chi leggerà senza commentare.
Un bacio enoooooorme a chi ha commentato, letto e messo tra i preferiti "The way you smoke" nel fandom di Bleach e "The Spirit Carries On", anche alla dolce Dimea, ebbene sì XD
Che nobile animo, che ho XD
Comunque, scusate la prolissità e... di nuovo, grazie davvero.

WindGoddess 







 

  
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