Durante
tutto quel tempo non ebbe occasione di vedere Deneuve. Tramite Watari
aveva
saputo solo che era stato ricoverato per un paio di giorni
perché era sotto
effetto di stupefacenti e con qualche graffio.
L’unica
testimonianza che aveva avuto della sopravvivenza di Deneuve era un
regalo dato
tramite l’anziano signore durante le seconda settimana di
permanenza.
Una
macchina fotografica nuova. E un biglietto.
Che tu
possa fermare sempre
più momenti belli.
Nemmeno
una firma, solo una L in Old English. Chissà
perché. Anche Adam l’aveva
chiamato L. Una volta dimessa gli avrebbe parlato.
Oltre
all’ospedale, Daphne dovette rimanere un altro mese a casa di
convalescenza.
Ogni giorno andava a trovarla qualcuno: Virginia praticamente tutti i
giorni,
Marta anche, amici universitari, colleghi, persino il postino
andò a farle una
piccola visita. La notizia aveva fatto presto il giro del mondo,
andò persino
in TV perché il colpevole era un super ricercato catturato
da una preziosa
collaborazione esterna.
Di
Deneuve e Watari nemmeno una parola.
Oltre
a mangiare, bere e riprendersi dalla brutta esperienza, la ragazza
passava le
giornate facendo foto con la nuova macchina fotografica. Un giorno era
ispirata
dal posacenere, un altro dalla camera da letto, un altro ancora dalle
piante.
Fotografava
e fotografava, ma a casa sempre i soliti mobili e cose giravano, e pur
cambiando l’arredamento o qualcos’altro,
c’era poco da fare. Di norma, in casi
come questi, avrebbe chiamato Chad e l’avrebbe costretto in
tutti i modi a
fargli da modello, facendogli indossare le cose più assurde
o fare pose
buffissime. Per poi farne due copie a ciascuna foto, così da
tenerle entrambi
per loro.
Ma
Chad non c’era più.
E
nemmeno Deneuve, a quanto sembrava. Non si era ancora fatto vivo,
fisicamente.
Daphne iniziò a pensare che Watari le avesse mentito, che in
realtà il regalo
gliel’aveva fatto lui e che l’aveva fatto spacciare
per un pensiero del ragazzo.
E magari lui era finito sotto un treno o era morto di overdose. Tutto
era
possibile, e con quello che le era successo non erano nemmeno pensieri
così
assurdi.
Le
sue macabre fantasie vennero interrotte dal suono del campanello.
Che
piacevole sorpresa vedere che le sue congetture erano, appunto, solo
congetture.
Deneuve
era davanti a lei, nei soliti jeans larghi e la maglietta con manichi a
tre
quarti e un ampia scollatura.
Con
sé aveva una semplicissima busta, la ragazza non riusciva a
immaginarsi il
contenuto.
Lui
non disse nulla, per un po’, limitandosi a scrutarla. Solo
quando gli occhi di
Daphne incrociarono i suoi si decise a parlare.
-Buongiorno.
Posso disturbarti?- disse col solito tono. Il colorito era sempre lo
stesso, e
non sembrava né dimagrito né sciupato. Tantomeno
ingrassato.
Lei
sorrise –Certo… Accomodati-
Gli
offrì del tè e dei dolcetti, che lui
accettò di buon grado, dopo le prime
premure e i saluti, parlarono approfonditamente del caso. Deneuve non
si
sbilanciò più di tanto: disse che effettivamente
collaborava con la polizia, ma
in grandissimo segreto (ecco perché non si parlò
di lui in TV). Non disse nulla
a proposito di Adam, se non che era un pazzo.
Daphne
non seppe mai del vero mestiere di Deneuve, così come del
legame che aveva con
Adam. E Watari lo avrebbe ricordato sempre come un arzillo vecchietto
aiutante
di Deneuve. Sherlock Holmes e Watson. Li avrebbe ricordati
così, sempre con un
sorriso.
-A
proposito- disse Deneuve una volta finiti i
“chiarimenti” –Ti è piaciuto
il
regalo?-
-Molto!
Ho già fatto un sacco di foto!-
-Posso
vederle?-
-Non
sono niente di speciale… Qualche mobile, o paesaggio.
Scarseggio di modelli, di
Virginia ormai ho troppe foto e Marta a quelle poche che si fa fare osa
dire
che viene male!-
-Sai,
venendo qui mi è venuta un’idea- il ragazzo prese
la busta, dalla quale
estrasse un sacchettino di dolci e un paio di jeans di un blu
più scuro,
accompagnati da due felpe e un paio di magliette. In più,
qualche accessorio:
cappellini, collane e catenine. Cose così.
-Che
significa?- chiese lei
-Posso
chiederti di fare da modello?-
Lei
lo guardò sbalordita –Dici sul serio?-
-Sì.
Però devo chiederti di non mostrarle a nessuno. Per il mio
lavoro, sai-
-E
a chi vuoi che le mostri?- disse lei ridendo –Affare fatto!
Puoi usare il bagno
per cambiarti-
Si
vedeva che era impacciato, che si sentiva un po’ a disagio a
posare davanti a
una macchina fotografica, messo in posa e con vestiti che di solito non
si
metteva. Ma proprio per questo Daphne lo trovava divertente! E poi non
si
lamentava. Probabilmente, se gli avesse chiesto di fare la posa dello
scimpanzé, l’avrebbe fatta senza troppe storie.
La
tentazione di metterlo in imbarazzo però era davvero
irresistibile.
Cosa
diceva Oscar Wilde?
L’unico
modo per liberarsi
di una tentazione è cedere ad essa.
-Deneuve,
togliti pure la felpa. La collana lasciatela pure. Ah, la maglietta.
Togliti
anche quella-
Lui
obbedì, anche se si levò la maglietta con un
certo stupore.
-Ora
sdraiati sul divano… Perfetto. Aspetta un secondo!- corse in
cucina e tornò con
una prelibatezza che diede subito a Deneuve –La mano destra
mettila dietro la
testa… Sì, così. Con l’altra
mano tieniti la fragola in bocca-
Forse
Deneuve non si era reso granchè conto che una foto del
genere era adatto a un
calendario. Dopo il primo attimo di esitazione, però,
obbedì. E la foto era
pure venuta bene.
-Questa
te la lascio in regalo. Mostrala alla tua ragazza, mi raccomando!
Vedrai che ti
salterà addosso appena la vedrà!-
Deneuve
rimase in silenzio per qualche secondo, rimanendo a rimuginare su
quelle
parole.
Anche
Daphne rimase a pensarci. Forse era meglio non dirlo. Non era neanche
del tutto
sicura che ce l’avesse, la ragazza. Lui aveva detto di
sì, ma vai a sapere
quante cavolate gli aveva sparato! Comunque, non erano fatti suoi.
Quella foto
gliel’avrebbe regalata comunque.
Poi
arrivò anche Watari. Era venuto a prendere Deneuve. Dovevano
ripartire, per
Londra. Quella sarebbe stata l’ultima volta che li avrebbe
visti.
-Signor
Watari, posso farle una foto, per ricordo?-
Lui
si mostrò divertito dalla proposta, e fece un bel sorriso al
momento dello
scatto.
-Daphne,
ho un favore da chiederti esordì Deneuve, uscito dal bagno e
nuovamente nei
suoi normali abiti –Potresti fare una foto a me e Watari?-
Daphne
non se la sarebbe dimenticata di certo: era una foto bellissima: watari
con le
mani dietro la schiena, e Deneuve dietro che poggiava una mano sulla
sua spalla
e l’altra nascosta dalla schiena del vecchietto. Sorridevano
entrambi,
guardando fissi l’obiettivo. Un sorriso sincero da parte di
Deneuve.
-Non
potrò mai dimenticare quello che avete fatto per me. Vi
ringrazio di cuore-
disse Daphne alla fine, abbracciando Watari. Con Deneuve si
dimostrò
impacciata. Fu un abbraccio all’inizio abbastanza freddo e
che si concluse in
fretta.
-Grazie-
ripeté, con la voce un po’ rotta.
-Ehi,
tranquilla- disse il ragazzo –Non sto mica partendo per il
fronte!-
Lei
scoppiò a ridere. Ma dai, aveva anche il senso
dell’umorismo, a volte.
Le
foto le tenne tutte per sé, tranne una: quella di Deneuve (o
meglio, L) e
Watari.
E
quella con la fragola?
Ne
aveva fatto una copia. A parte tutto, era davvero orgogliosa del lavoro
svolto.