4.
Non si avvide del gradino e vi inciampò sopra. Si aggrappò a Spyro che la teneva a braccetto ed evitò la caduta.
- Sei ubriaca.
Colse una nota di vago divertimento nella sua voce.
- No che non sono ubriaca. Sono solo un po' allegra. Mi sono divertita. Non come te, musone.
Si aggrappò meglio al braccio dell'uomo, stringendogli il voluminoso bicipite con una mano. Si sentiva la testa leggera e
il ventre pesante, le veniva da ridere per un nonnulla, era così allegra da sentirsi sciocca e percepiva i piedi come staccati
dal resto del corpo, lontani, autonomi. Dovette riconoscere che forse sì, era ubriaca. Dopotutto si era da poco conclusa la sua
festa di compleanno, del quale si era completamente dimenticata. Non era nemmeno la prima volta che le accadeva.
Adso l'aveva portata in quel locale dove di nascosto si erano radunati tutti per farle una sorpresa. Torta, vino e ospiti
speciali. C'era il muscoloso e scuro Mak, vestito quasi bene per una volta: sembrava intenzionato a far esplodere la camicia
da astronauta dentro cui era riuscito a entrare. Pensò che probabilmente l'aveva chiesta in prestito a qualcuno un po' troppo
più piccolo di lui. C'erano Spyro e Adso ovviamente, e anche il chiassoso Navigatore. Non avrebbe mai detto che una IA si sarebbe
trovata bene a una festa di compleanno. Certo, lui si era trovato bene; gli altri un po' meno, avendo intorno un droide da
combattimento armato di tutto punto. La fama di quelle macchine infernali era indistruttibile, proprio come loro. A lungo lei
aveva rassicurato gli altri che non si trattava di un droide di sicurezza vero e proprio, ma non poteva dire di esserci
riuscita.
Poi a sorpresa era apparsa anche Ilah. Ci aveva visto giusto al supermercato ed era rimasta molto soddisfatta di ciò. La smorfiosa,
vestita da randagia con gli stessi straccetti che aveva indosso l'ultima volta che l'aveva vista, le era corsa tra le braccia per
farle gli auguri e, cosa inedita, si era mostrata affettuosa e cordiale con lei e con tutti gli altri. Stranamente non erano riuscite
a litigare, nemmeno quando le aveva cantilenato le solite insopportabili sciocchezze da compleanno.
Ma il livello della sorpresa era destinato a salire: Spyro le si era avvicinato e le aveva sussurrato nell'orecchio un allarmante
“questo qui non mi piace, ora lo butto fuori”. Lei l'aveva fermato subito: si riferiva a quel pancione di Morgan che dopo averla
chiamata a voce alta “tette di zucchero” un paio di volte si era comportato quasi bene.
Il culmine lo aveva raggiunto pochi secondi dopo aver riconosciuto la testa pelata e il viso luciferino di Morgan: alto, vestito
elegantemente ma completamente di nero, seducente con il suo viso tranquillo ormai intaccato dalle prime rughe della vecchiaia e
con la sua sicurezza innata. Anton, il capo delle guardie del corpo di sua madre. L'aveva vista crescere nella lussuosa villa di
sua madre dove lui prestava servizio e i suoi capelli erano già grigi quando lei era scappata definitivamente. Assicuratasi che
Spyro la stesse guardando, gli era corsa incontro e, appesa al suo collo, gli aveva stampato sulle labbra un bacio breve ma intenso.
Il braccio di Spyro si irrigidì comunicandole la sua intenzione di fermarsi. Miki si rese conto di essere appoggiata su di lui come
un'ubriaca e si costrinse a cercare una condizione d'equilibrio sulle proprie gambe.
- Sei sicura di voler tornare a bordo? Prendi un alloggio qua vicino e...
- No, no, no! Ho da fare! Devo preparare la partenza, le operazioni di carico, le... le...
- Sei troppo sbronza per lavorare – la rimproverò nuovamente, a voce bassa. Erano davanti all'ingresso della zona di accoglienza
del molo 55 e c'era un po' di viavai di gente che trascinava bagagli. Evidentemente c'era un charter attraccato da poco da quelle
parti.
- Non sono sbronza, ho detto! - scattò lei senza controllare la voce. Gli occhi accennarono a chiudersi poco dopo e lei si dovette
sforzare per impedirlo.
- Adesso torno a bordo, dormo un paio d'ore e poi mi metto a lavorare. Mi manca poco, sai? Solo poche cose, carico e parto.
- Ce l'hai l'equipaggio?
- Lo trovo – si strinse nelle spalle. Se n'era dimenticata.
Spyro storse la bocca: era chiaro che la situazione non gli piaceva.
- Cos'è quella faccia? - lo aggredì. Non attese la risposta - Lo so io cos'è. Vuoi a tutti i costi che venga con te sul Raja.
- Voglio stare con te, ti desidero – le disse lapidario. Miki riconobbe la tattica: la stava mettendo di proposito sul sentimentale. Ora
l'avrebbe baciata e lei avrebbe dovuto cedere, rinunciando al Coyote per imbarcarsi con lui. L'ultima volta aveva funzionato bene.
- Cazzo, allora perché non vieni con me? Non ti va di fare l'equipaggio? Ti faccio fare il secondo ufficiale, sai? Tranquillo, è una
promessa!
Si rese conto in ritardo che la voce le era divenuta stridula. Lo stava prendendo in giro, ma così la conversazione rischiava di sfuggirle
di mano.
- Scherzi? Fra venti ore il Raja deve lasciare l'approdo, ha la stiva quasi piena!
- E il Coyote parte fra... molto meno! - non si ricordava più quante ore mancavano all'appuntamento con l'azienda che l'aveva messa
sotto contratto.
- Che testa dura, hai! Soffrirò per tutto il tempo, lo sai? Dai, ti accompagno ancora per un po' – le offrì nuovamente il braccio da
bravo cavaliere e lei lo accettò, rammaricandosi di aver sbagliato previsione ma felice di averlo convinto delle sue esigenze. Avevano
affrontato più volte quel discorso negli ultimi giorni e forse quella era l'ultima.
La accompagnò fino al meccanismo trasportatore a carosello che si occupava di portare dentro e fuori dal sistema di manutenzione e
immagazzinamento le tute da vuoto. Non dovette attendere molto: la sua era una tuta EVA pesante e ingombrante e necessitava di un
tipo di imbragatura poco usato: erano molto più comuni le tute da vuoto “leggere”, prive cioè del modulo di volo fondamentale per
quelle come la sua.
Si accomodò con cautela sulla vicina panchina: doveva togliersi solo le scarpe per entrare nella sua tuta. Non era vestita molto
elegantemente per una festa di compleanno, ma in modo molto pratico per usare una tuta da vuoto. Miki tornò per un istante al momento
in cui le si era svelata la sorpresa: si era sentita avvampare dalla vergogna. Si era pettinata in fretta come una scolaretta svogliata
ed era certa di sembrare una pazza con i capelli arruffati e raccolti alla bell'e meglio da infantili mollette colorate. Senza trucco
poi era certa di sembrare una strega. Per un attimo aveva avuto la sensazione che tutti potessero vedere che sotto i pantaloni con la
pettorina, indumento più adatto a un'officina che a una festa, portava le pantacalze termiche e le mutandone, né eleganti né sexy ma
molto calde.
Si accorse con estremo disappunto che non riusciva a chinarsi. Aveva mangiato troppo ed esagerato col vino, e ora la pancia gonfia le
doleva anche soltanto stando seduta. Al primo tentativo di chinarsi in avanti un improvviso, infuocato reflusso gastrico la sconsigliò
vivamente dal riprovarci. Con un po' di fatica appoggiò i piedi sulle ginocchia, ora l'uno ora l'altro, e si tolse le scarpe stando ben
attenta a non piegarsi. Le erano venute le lacrime agli occhi per il bruciore che tardava a scemare. Sollevò per un attimo lo sguardo e
si odiò: Spyro la guardava senza perdersi una sua mossa e probabilmente aveva capito tutto.
Si alzò in piedi con le scarpe in mano e si diresse verso la sua tuta che l'attendeva nella rastrelliera robot, pronta per ospitarla. Aveva
uno scomparto per i bagagli che improvvisamente le rammentò...
- La spesa! - esclamò trasalendo teatralmente ma sincera. Chiese a Spyro di andare a prenderla per lei, esibendo i suoi migliori occhi
dolci. L'uomo sbuffò annoiato ma si arrese subito.
Miki si diede da fare per entrare nella tuta prima che lui tornasse, ma si rese conto di essere davvero troppo ubriaca per farlo. Ciò
che la fece davvero infuriare era che la sua sbronza stava peggiorando anziché migliorando. Il ritorno del suo uomo la colse a metà
strada, incapace di portare anche l'altra gamba dentro la tuta senza avere un capogiro.
- Non stare lì impalato! Dammi una mano, no?
Con l'aiuto del paziente secondo ufficiale del Raja riuscì a entrare nella tuta, collegare al sistema di sostegno vitale la valigia a
prova di vuoto da lui noleggiata per trasportare la sua spesa e a calare correttamente il casco sulla flangia di serraggio.
- Che stai facendo? - Spyro aveva azionato il trasportatore a carosello.
- Ti accompagno.
- Non serve. Ci sentiamo dopo per radio, ciao.
Con la tuta le sembrava di muoversi meglio, come se fosse la tuta stessa a guidarla. Si recò verso la camera d'equilibrio della
gabbia motrice e dovette mettersi in coda: c'era gente. La cosa dapprima la spazientì, poi la preoccupò: sentiva la vescica tesa
mandarle segnali inequivocabili e non aveva certo messo il catetere. Ci mise così tanto tempo per salire sulla gabbia motrice insieme
a una dozzina di tute da vuoto “leggere” che il Secondo ebbe il tempo di raggiungerla comodamente, chiuso dentro una logora tuta a
noleggio di un brutto colore arancione sporco.
Finalmente la gabbia motrice portò entrambi davanti alla camera d'equilibrio del Coyote. Miki ne comandò l'apertura e attesero in
silenzio il termine della compressione. Con l'aiuto del suo armadio robot e quello dell'uomo si sfilò volentieri la tuta EVA in fretta
e furia: doveva correre in bagno. Tornò poi nello spinale, intenzionata a cacciare alla svelta la spesa nel frigo e poi mettersi a letto
per un paio d'ore. Ah, che stupida: devo mettere prima l'inserzione per l'equipaggio, si ricordò. Sentiva Spyro seguirla con indosso la
tuta noleggiata. Non era certo pesante come la sua, ma nemmeno gradevole da tenere addosso in un ambiente così ristretto.
- Miki... - si sentì afferrare per un braccio da un guanto poco rinforzato. Si voltò a guardarlo negli occhi.
Ridusse la distanza a zero, abbracciandola goffamente. Nonostante il collare fosse stretto poiché la tuta era dotata di un casco a
bulbo apribile, una zaffata puzzolente le salì fino alle narici. Non riconobbe l'odore acre di quell'uomo, che ben conosceva. Era
la tuta a puzzare: cattiva manutenzione. Dalle tute a noleggio non ci si poteva aspettare il massimo.
Lui con una mano spinse indietro il collare metallico: forse aveva visto la smorfia sul suo viso, forse temeva di darle
fastidio. Premette le labbra contro quelle di lei, assaporandole con forza e dolcezza insieme. Miki ansimò un poco ma poi lottò contro
la lingua di lui che le voleva esplorare la bocca. Quello se ne accorse e si ritrasse, perplesso: non capiva. Tutto sommato lei ci
aveva visto giusto: era giunto il momento del bacio appassionato.
- La scopata non mi farà cambiare idea – gli disse con tono duro. Un attimo dopo si chiese se fosse davvero il caso di trattarlo male.
- Perché fai così, ora?
Stupido uomo, proprio non capisci? Le venne voglia di piangere e diede la colpa al troppo vino. Non gli rispose: non si fidava della
propria voce.
- Voglio solo stare con te – proseguì Spyro, mesto. Lasciò cadere le braccia, come se fossero divenute troppo pesanti. Miki era libera,
ora. Ma riuscì solo a distogliere gli occhi.
- E va bene. Venti ore. Se cambi idea...
Al diavolo la puzza, si disse Miki fermando Spyro un attimo prima che entrasse nella camera di equilibrio per andarsene. Lo abbracciò
e lo baciò focosamente, scoordinata per via dell'alcol, sperando che lui non percepisse il cattivo sapore che lei si sentiva in
bocca. Quando si staccò per riprendere fiato, sul viso dell'uomo c'era un sorriso luminoso.
- Buon viaggio – gli sussurrò. Quella luce si spense.