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Autore: Julia Weasley    14/05/2010    17 recensioni
Argomento di questa storia è la vita di Regulus Black, dal momento della sua nascita a quello della morte. La crescita in una famiglia Purosangue piena di pregiudizi, il difficile rapporto con il fratello Sirius, i sette anni trascorsi a Hogwarts, la decisione di unirsi ai Mangiamorte fino al suo completo riscatto, tutto raccontato in 50 capitoli.
[ Altri personaggi: Famiglia Black, Kreacher, Barty Crouch jr, Rachel Queen (originale), Severus Piton, i Malandrini, Emmeline Vance, Voldemort, Mangiamorte ]
Storia vincitrice del primo turno dell'Harry Potter Final Contest
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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48
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 02. Ricordi

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Rivelazioni

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Ottobre 1979

La villa che cercava era lì davanti a lui, esattamente come se la ricordava; gli dava l’impressione che il tempo si fosse fermato. Regulus si meravigliò del fatto che non fosse nascosta da alcun tipo di protezione magica: di quei tempi una leggerezza simile corrispondeva quasi ad un suicidio.
S’incamminò lungo il vialetto che, da piccolo, aveva percorso tante volte. Il tragitto fu più lungo del necessario perché lui a volte rallentava fino a fermarsi e altre tornava indietro di qualche passo. Alla fine però si obbligava sempre a ripartire.
La ghiaia scricchiolava sotto i suoi piedi, fino a che non ebbe raggiunto la porta d’ingresso. Esitò di nuovo. Era davvero sicuro di farlo? Non sarebbe stato meglio cercare altrove?
No, si disse, questa è l’unica possibilità che ho per scoprire cosa sono gli Horcrux.
Fece un gran respiro e poi suonò al campanello, mentre l’agitazione cresceva dentro di lui. Dovette aspettare pochi istanti, prima di sentire da dietro la porta la voce di un elfo domestico.
“Chi è?”
“Sono Regulus. Posso entrare?” fece lui, e attese la risposta con il cuore in gola.
Ci fu una breve pausa, poi l’elfo parlò di nuovo.
“Aster deve chiedere al padrone, prima”.
Regulus ascoltò i passi allontanarsi lungo l’ingresso. Aveva la tentazione di scappare subito ma si costrinse a rimanere. Doveva assolutamente svelare quel mistero.
Qualche istante più tardi, udì dei passi più pesanti di quelli dell’elfo domestico e un attimo dopo la porta si aprì.
“Regulus?” disse l’uomo, incredulo.
Il ragazzo provò a dire qualcosa, anche la prima che gli venisse in mente, ma non ci riuscì.
Alphard era quasi irriconoscibile. Non lo vedeva da circa tre anni ma dal suo aspetto sembrava che ne fossero trascorsi più di dieci. I capelli, un tempo neri come i suoi, erano diventati grigi, le rughe della fronte erano più marcate e tutto confermava l’ipotesi che fosse invecchiato nel giro di pochissimo tempo.
La trasandatezza non era dovuta solo alla barba non rasata da due giorni o ai vestiti fuori moda che indossava; era qualcosa di più profondo che gli si leggeva negli occhi e nell’espressione stanca e abbattuta.
Regulus abbassò lo sguardo, imbarazzato, e formulò la domanda prima di perderne il coraggio.
“Posso?”
Alphard aprì la porta del tutto e lo fece entrare. Quando si ritrovarono entrambi nell’ingresso e la porta si fu richiusa dietro di loro, calò un silenzio imbarazzato. Alphard continuava a fissarlo ma Regulus si guardava le scarpe. Non sapeva come suo zio avrebbe reagito, se lo avrebbe accolto volentieri o con freddezza. Sentiva che la seconda ipotesi fosse la più probabile: se la sarebbe meritata.
“Regulus” ripeté Alphard con un tono indeciso: forse nemmeno lui sapeva bene come reagire. Era stato preso del tutto alla sprovvista. Lo fissava come se non potesse credere ai propri occhi. Subito dopo tuttavia assunse un tono più duro. “Perché sei qui?”
Il ragazzo si sentì improvvisamente deluso. Non che si fosse aspettato l’accoglienza più calorosa del mondo, ma lui non gli aveva mai parlato in quel tono.
“Devo chiederti un favore… però se non vuoi, tolgo il disturbo” aggiunse, imbarazzato.
“No” lo fermò quello, inquieto. “Rimani, per favore”.
Regulus non poté ignorare il tono di supplica con cui aveva pronunciato le ultime due parole. Annuì per fargli capire che non se ne sarebbe andato e Alphard ne fu contento.
“Aster, vai a preparare del tè” disse all’elfo domestico. Poi tornò a rivolgersi a Regulus. “Vieni in salotto”.
Regulus cercava di non guardarlo negli occhi ma sentiva a pelle la sua sofferenza. Negli ultimi anni era vissuto sempre da solo e si era chiaramente lasciato andare. Era più che comprensibile che con lui fosse così freddo.
Lo seguì in silenzio lungo il corridoio finché non entrarono in salotto. In un tavolino accanto alla poltrona vide un bicchiere usato e una bottiglia quasi finita di Whisky Incendiario che gli diedero la conferma dello stato di sconforto in cui Alphard versava.
“Mi dispiace”.
Quelle parole gli erano sorte spontanee ed erano state pronunciate prima che se ne rendesse conto. Odiava chiedere scusa ma detestava di più se stesso perché ogni sua scelta aveva avuto come conseguenza quella di fare del male alle persone che gli volevano più bene.
Alphard ne fu altrettanto stupito. Lo guardò per alcuni secondi, poi chiese:
“Per che cosa?”
Regulus arrossì per la vergogna. Fino a qualche tempo prima non avrebbe mai creduto di potersi ritrovare in una situazione del genere.
“Per aver appoggiato la decisione di cacciarti dalla famiglia. Ero arrabbiato”. Per un attimo fu sul punto di aggiungere qualcos’altro ma ritenne di essersi già scusato abbastanza per i suoi standard. Sperava solo che ad Alphard bastasse.
Suo zio lo stava fissando con un’espressione colma d’incredulità. Per qualche istante non parlò.
“Non ce l’ho con te e non devi scusarti” rispose infine, avvicinandosi. “Ti sei sentito tradito, lo capisco…”
“Me la sono presa con te perché non riuscivo ad accettare che Sirius se ne sarebbe andato lo stesso, con o senza i tuoi soldi” ammise Regulus, cupo.
Alphard non replicò, limitandosi a posargli una mano sulla spalla.
“Sono io che dovrei scusarmi. Orion è morto e io non ti ho ancora detto nulla…”
“Non importa, cioè…” rispose Regulus, cupo “… preferisco non parlarne”.
Si accorse che lo stava scrutando attentamente e sul suo viso era comparsa un’espressione tormentata, come se gli volesse dire qualcosa ma non trovasse il modo per farlo.
In quel momento, l’elfo domestico Aster fece il suo ingresso nel salotto, trasportando un vassoio per il tè e interrompendo quell’attimo di tensione.
Regulus e Alphard si sedettero ad un tavolo, uno di fronte all’altro, e approfittarono della scusa del tè per restare in silenzio e riflettere su come formulare le domande che ognuno dei due aveva in mente.
Fu lo zio a parlare per primo, sforzandosi di usare un tono indifferente, come se non fosse affatto strano trovarselo in casa dopo tanto tempo.
“Allora, avrai così tante cose da dirmi… Cosa ti è successo negli ultimi tre anni?”
Regulus cominciò a raccontargli dei suoi M.A.G.O. e dei voti che aveva preso, lieto di non dover passare subito al dunque. All’inizio era molto imbarazzato: gli sembrava strano ritrovarsi a parlare di sé con suo zio, dopo tanto tempo. Continuava a girare la tazza sul piattino, muovendo i fondi del tè come per dare loro una forma conosciuta. Tuttavia, più passava il tempo e più si scioglieva. Aveva dimenticato quanto fosse sempre stato bene con Alphard, l’unico parente che lo aveva sempre ascoltato e al quale osava mostrare le proprie debolezze. Quando gli raccontò della vittoria della Coppa del Quidditch, gli parve di essere di nuovo il ragazzino di dodici anni che era appena stato ammesso nella squadra. Entrambi sapevano che vi fossero argomenti molto più seri di cui parlare, ma li ignorarono almeno finché, dopo che Regulus ebbe esaurito le idee, cadde il silenzio.
“Io non ho molto da raccontarti, invece” disse Alphard, lugubre. “Sirius e Andromeda vengono a trovarmi ogni tanto, ma sta diventando sempre più pericoloso uscire di casa, ultimamente…”
Regulus si affrettò ad abbassare lo sguardo: stavano sfiorando la nota dolente. Voleva evitare che Alphard approfondisse l’argomento, ma quello cambiò subito discorso.
“Che tipo di favore dovrei farti?”
Regulus lasciò andare la tazza e lo guardò, nervoso. Era giunto il momento di dire il motivo per cui era lì.
“Vorrei dare un’occhiata alla tua biblioteca” rispose tutto d’un fiato.
Alphard parve sorpreso e aggrottò la fonte.
“Perché?”
“Per una… ricerca”.
Regulus sapeva di non avere speranze; glielo leggeva negli occhi, così simili ai suoi. Alphard infatti era tornato improvvisamente serio. Sembrava quasi arrabbiato. Posò a sua volta il proprio tè e lo guardò con fermezza.
“Mi dispiace ma non posso accontentarti. So per chi combatti. Sei qui perché te lo ha ordinato il Signore Oscuro, vero? Scommetto che ha bisogno di qualche informazione particolare. Be’, non avevo intenzione di collaborare con lui dieci anni fa, quando cercava di convincere la comunità magica con le buone, e non ne ho a maggior ragione adesso che sta cercando di rovinare uno dei miei nipoti, sempre se non ci è già riuscito”.
“Non mi ha mandato Lui” si affrettò a rispondere Regulus, disperato. “Sono venuto da solo. Lui non lo sa neanche”. Alphard lo fissò, sospettoso, e lui si costrinse a sostenere lo sguardo. “Per favore, devo solo cercare una cosa…” provò.
“Di cosa si tratta?” chiese.
“Non posso dirtelo”.
“E perché mai?”
“Perché riguarda… un favore che mio padre mi ha chiesto qualche mese fa” inventò sul momento.
Dal momento che Alphard era stato un Indicibile, possedeva delle conoscenze superiori a quelle della maggior parte della comunità magica. Un Natale di tanti anni prima, Sirius aveva convinto Regulus ad infiltrarsi nella biblioteca personale dello zio, in cui erano raccolti antichi e rari volumi, molti dei quali riguardavano anche le Arti Oscure. Alphard li aveva colti con le mani nel sacco e li aveva rimproverati per la prima e unica volta in vita loro: la biblioteca era la sola stanza della villa in cui era vietato entrare, perché vi erano custoditi libri poco adatti a dei bambini.
Regulus aveva deciso di darle un’occhiata proprio per quel motivo. Inoltre, leggende e voci di corridoio sostenevano che all’Ufficio Misteri esistesse una stanza, chiamata Camera della Morte, il cui nome era piuttosto indicativo…
Chiunque lavorasse lì doveva sapere molto sulla Morte, e quindi anche sull’immortalità; almeno, questo era ciò che Regulus aveva pensato e sperava.
Alphard tacque per alcuni minuti, pensieroso. Regulus attese, sperando di ottenere il permesso. Non voleva essere costretto a lanciare una Imperius anche su suo zio.
“Va bene” concluse infine quello, lasciandolo esterrefatto. “Però vengo con te”.
“Ok” rispose Regulus, cercando di non mostrare la propria delusione. Non voleva fargli sapere degli Horcrux, almeno finché non avesse capito di cosa si trattava. Come avrebbe fatto a cercarli sotto lo sguardo vigile e indagatore di Alphard? Decise di pensarci quando sarebbe arrivato il momento.
Alphard lo condusse fuori dal salotto, attraversò il corridoio e salì una breve rampa di sale che conduceva ad un piano rialzato. La parete era occupata da una pesante porta di legno che si poteva aprire solo con una chiave che l’uomo teneva sempre con sé.
“Eccoci” disse Alphard, facendo entrare Regulus in un’ampia stanza piena di scaffali rigurgitanti di libri vecchi e ammuffiti. Era più piccola della biblioteca di Hogwarts ma conteneva informazioni sulle Arti Oscure che non si trovavano neanche nel Reparto Proibito.
“Come funziona qui?” chiese Regulus, non sapendo dove andare.
“Ho diviso gli scaffali in base all’organizzazione dell’Ufficio Misteri. Qui davanti a te ci sono libri sullo studio della mente umana, dietro quelli sul tempo, poi sulla morte…”
Regulus attese che Alphard finisse di spiegare e, infine, si diresse verso il terzo scaffale alla sua destra. Notò lo sguardo curioso e al tempo stesso preoccupato dello zio, ma Alphard non fece commenti e lo lasciò cercare, appoggiando la schiena contro il davanzale di una finestra alla sinistra di Regulus.
Quest’ultimo fece scorrere lo sguardo lungo le file di libri dalle copertine scure e i titoli scritti in oro. Erano così tanti che iniziò a dubitare di farcela in un solo giorno. Tuttavia si sforzò di essere ottimista e iniziò a sfogliare il primo volume.
Per parecchi minuti Alphard rimase in perfetto silenzio, osservando con inquietudine il nipote che maneggiava quei libri pieni di magia oscura. Ad un certo punto non riuscì più a tacere e disse:
“Regulus, scusa se te lo dico ma… tu lo sai che non si possono far tornare in vita i morti, vero?”
Regulus impallidì. Suo zio doveva aver pensato chissà cosa…
“Certo che lo so. Sto solo cercando un’informazione…”
Il suo borbottio sfumò nel nulla ma per fortuna Alphard evitò di insistere. Al contrario, evocò una poltrona e si sedette. Regulus desiderò che lo lasciasse da solo, ma sapeva che non sarebbe successo. Agitato, chiuse il libro che aveva appena finito di sfogliare e ne prese un altro che conteneva orribili incantesimi oscuri per creare un Inferius. Lo mise subito via, terrorizzato al ricordo dell’esercito di Inferi da cui Kreacher era fuggito, e passò ad altro.
Cercava disperatamente la parola ‘Horcrux’ ma era davvero raro trovare qualche breve informazione. Di solito anche i libri più oscuri tendevano a glissare sull’argomento. Una frase tuttavia gli fece capire di essere sulla strada giusta:
Ciò che viene definito Horcrux è il metodo più orribile di garantirsi una vita quasi immortale ma qui eviteremo di parlarne…
Quindi aveva visto giusto: Voldemort aveva davvero usato quel tipo di magia per sfuggire alla morte…
“Perché l’hai fatto?” disse improvvisamente Alphard, facendolo sobbalzare.
“Che cosa?”
“Lo sai. Sei diventato un Mangiamorte, nonostante tutti gli avvertimenti di tuo fratello”.
Regulus fu assalito dall’agitazione e chiuse in fretta il volume. Avrebbe voluto dirgli la verità, ma ripeté la solita bugia:
“Era mio dovere”.
Alphard parve molto deluso e ferito. Regulus maledisse se stesso: non avrebbe voluto dargli un ulteriore motivo di sofferenza.
“Sei cambiato, troppo” disse, alzandosi dalla poltrona e raggiungendolo. “Non è stata una tua scelta. Sono stati i tuoi genitori a convincerti che fosse la cosa giusta da fare. So quanto sei attaccato alla famiglia e per questo ho sempre evitato di dirti quello che penso di mia sorella, ma ti assicuro che Walburga tende sempre ad assumere il controllo della vita di chi le sta vicino. Come se non bastasse, ha un’influenza spaventosa su di te. Non pensare che ti stia suggerendo di ribellarti, ma fai almeno attenzione. Ti ha già convinto ad appoggiare Tu-Sai-Chi, ora scommetto che inizierà a darti il tormento per trovarti una futura moglie che ti dia un erede maschio…”
“Già fatto. Ma l’ho scelta da solo e lei ha scelto me, senza l’intervento di nessuna famiglia” replicò Regulus, stizzito.
“Ah, sei fidanzato? Non lo sapevo” disse Alphard, incuriosito.
“Lo sono stato, fino a poco tempo fa” rispose Regulus, depresso. In risposta all’espressione confusa dello zio, si costrinse ad aggiungere: “Ci siamo lasciati perché a lei non stava bene il fatto che io sia un Mangiamorte”.
“Mi dispiace” disse Alphard. Regulus fu grato che non avesse infierito. “Lei non lo sapeva?”
“Lo sospettava, perché ci conosciamo da quando avevamo undici anni, e sa come la penso. Non voleva che diventassi un Mangiamorte e io gliel’ho detto solo ora…”
“Mi sarebbe piaciuto conoscerla. Che tipo è?”
“Te ne ho già parlato tante volte. E inoltre conosci bene suo padre” disse Regulus, ricordando all’improvviso la foto del matrimonio dei genitori di Rachel. “Perseus Queen”.
Alphard parve improvvisamente imbarazzato.
“È sua figlia?” chiese.
“Sì”.
“Ah…”
“Anche lui ha avuto la stessa reazione. Eravate amici: eri al suo matrimonio. Come mai non me l’hai detto?”
Regulus era talmente curioso che, per una volta, aveva dimenticato di usare discrezione. Alphard sembrava a disagio.
“Be’, ecco… siamo diventati amici ai tempi della scuola. Lui era al mio stesso anno e facevamo entrambi parte della squadra di Quidditch. Poi però abbiamo litigato di brutto e non ci siamo più visti né sentiti”.
“Come mai?” chiese Regulus, m se ne pentì un attimo dopo, quando vide l’espressione imbarazzata di Alphard. “Scusa, io…”
“Non preoccuparti, è logico che tu sia curioso”. Alphard sospirò e si decise a raccontare. “Dunque, dovresti sapere che Perseus è un Purosangue un po’ diverso da quelli cui siamo abituati. Non ama i Babbani, anzi, per niente, perché ci hanno costretti alla clandestinità, ma nulla di più. Non torcerebbe loro neanche un capello. Ora tu immagina l’impatto che le sue idee ebbero su di me, quando avevo appena iniziato Hogwarts. Per quelli come Silente potevano sembrare non abbastanza tolleranti, ma per me erano rivoluzionarie. Ero già piuttosto incline alla ribellione, e l’amicizia con Perseus influì molto sulle mie convinzioni riguardo ai Babbani. Lui apprezzava i miei sforzi volti ad essere diverso dal resto della famiglia Black. Alla fine però le mie si rivelarono soltanto parole…”
Alphard assunse uno sguardo vacuo e prese a fissare lo scaffale senza vederlo veramente.
“Il giorno del suo matrimonio Perseus mi presentò sua cugina. Lei aveva frequentato Beauxbatons perché sua madre era andata a vivere in Francia, ma erano tornate per assistere a quelle nozze”.
Si interruppe di nuovo, cupo. Regulus non ebbe bisogno di chiedergli che cosa fosse accaduto tra lui e la ex-studentessa di Beauxbatons. Era strano per lui ascoltare Alphard che gli raccontava certe cose. L’unica cosa che sapeva della vita sentimentale dello zio era che non si fosse voluto sposare per scelta e, anche, dispetto ai propri parenti. Si chiese come si fosse potuto accontentare di una motivazione così poco credile.
“Come si chiamava lei?” domandò, dato che Alphard sembrava immerso nei ricordi.
“Doris” rispose lui, destandosi. “Avrai intuito che per me fu da subito molto più di una semplice cugina del mio migliore amico. Lei mi ricambiava e Perseus era molto contento di questo. Insomma, sembrava tutto perfetto. Le dissi anche che l’avrei sposata… guarda…”
Alphard si allontanò un attimo e raggiunse uno scrigno posto in una rientranza della parete. Trafficò per alcuni istanti con quelle che sembravano lettere e vecchie fotografie e, infine, estrasse qualcosa di piccolo e lucente.
“Questo lo avevo preso per lei” spiegò, mostrandogli un anello d’argento con un semplice diamante sulla montatura.
Regulus guardò l’anello con curiosità. Era ancora perfetto e integro ma aveva qualcosa di antico. Osservandolo meglio, scoprì che, all’interno, vi era inciso l’inconfondibile stemma dei Black.
“Uno dei tanti cimeli di famiglia. All’epoca ero ancora attaccato alle nostre tradizioni” spiegò Alphard.
“Perché non vi siete sposati?” chiese alla fine Regulus, momentaneamente dimentico della faccenda degli Horcrux.
Alphard si incupì ancora di più.
“Perché accadde un disastro. Io ero sicuro che fosse la donna adatta a me. Non mi era mai sorto neanche un solo dubbio su di lei… solo che c’era un problema – almeno per me – insormontabile”.
Regulus fu colto da un’intuizione e lo anticipò.
“Era Mezzosangue?”
Alphard annuì. Regulus represse a fatica l'espressione orripilata e si impose di continuare ad ascoltare.
“Suo padre era un Babbano. Lei non me lo aveva mai detto e io ero sicuro che fosse Purosangue come suo cugino. Ma quando seppi la verità… fui preso dal panico. Non ero preparato ad un colpo del genere, e ancor meno lo erano i tuoi nonni. Cominciai ad inventarmi una scusa dopo l’altra per rimandare il momento in cui la avrei presentata ai miei, sicuro di avere solo bisogno di un po’ di tempo per farmene una ragione e avere il coraggio di sposarla lo stesso. Nel frattempo, però, tua madre cominciava a sospettare qualcosa”.
Regulus rabbrividì impercettibilmente.
“Sai com’è fatta, le ci volle poco per scoprire tutto. Tuo padre la convinse a non dare subito di matto e a concedermi una possibilità. Così mi disse di scegliere se sposare Doris ed essere diseredato o se lasciarla, con la promessa che in quel caso Walburga avrebbe tenuto la bocca chiusa. Gentile, da parte sua” commentò, con evidente sarcasmo.
“E tu hai deciso di lasciarla?”
“All’inizio no. Ero deciso a sposarla. Non volevo rovinarmi la vita per colpa di una questione di sangue. Ma quando ero sul punto di lasciare la famiglia e partire con lei… non ne ebbi la forza. Dopo la fuga di Andromeda non ho fatto altro che pensare che, se avessi avuto soltanto un milionesimo di coraggio in più, avrei preso un’altra decisione. Ma all’epoca sarei stato il primo della famiglia a fare una cosa del genere, dopo Cedrella Black, che aveva sposato un Weasley. Ero immaturo e, soprattutto, non volevo che la mia famiglia mi odiasse. Quando l’ho raccontato a Sirius non mi ha capito, ma tu forse puoi farlo: tenevo molto a loro, nonostante facessi il ribelle…”
Regulus annuì in silenzio.
“Comunque, Doris ovviamente era a pezzi e, al tempo stesso, così furiosa che se ne tornò subito in Francia. Quando Perseus lo venne a sapere… be’, non passai un bel quarto d’ora. Nonostante la lontananza, aveva sempre frequentato sua cugina durante le estati e le era molto legato. Mi disse che ero un vigliacco e che tutte le mie belle parole in difesa dei Mezzosangue erano rimaste solo parole, che ero uguale a tutti gli altri Black. Da quel giorno non volle più vedermi”.
Regulus tacque per un po’, consapevole di aver deluso Rachel esattamente come Alphard aveva fatto con Doris. Ora capiva perché Perseus detestava così tanto i Black e lo aveva accolto con diffidenza: non voleva che la storia si ripetesse.
E i fatti gli hanno dato ragione, pensò, depresso.
“E Doris che cosa ha fatto, poi?” chiese.
“Non ne ho idea, ma spero che sia felicemente sposata e con figli. Non meritava uno come me”.
“Invece avresti fatto meglio ad andare con lei”. Alphard sgranò gli occhi e Regulus si affrettò ad aggiungere: “Cioè, intendevo che alla fine sei stato comunque diseredato, perciò…”
“Tu dici? Certe volte lo penso ancora, ma ti assicuro che ho imparato ad accettare le conseguenze dei miei errori. Era inutile piangere sul calderone versato. Sapevo di aver sbagliato a scegliere la famiglia e non lei ma, dopo un periodo nero, ho deciso di reagire e di fare quel che potevo per impedire che le nuove generazioni dei Black commettessero il mio stesso sbaglio. Spero che adesso tu capisca perché ho consigliato ad Andromeda di sposare chi voleva e perché ho dato quel denaro a Sirius: non volevo che si rovinassero come ho fatto io. Tuttavia, sono riuscito a trovare qualcosa di buono anche nella vita che mi ero scelto”.
Regulus lo guardò, perplesso, e Alphard abbozzò un sorriso.
“Se fossi scappato di casa non avrei potuto mai conoscere i miei nipoti. Tu e tuo fratello siete la più bella consolazione che potessi trovare”.
Regulus arrossì.
“Non me lo merito” disse, sentendosi ancora peggio per averlo abbandonato.
“Per me sei come un figlio, Regulus, quindi non riesco a serbare rancore nei tuoi confronti. Anche io ho sbagliato a non avvertirti per tempo dell’imminente fuga di Sirius. Non volevo angosciarti più di quanto non fossi già”.
Alphard gli porse l’anello destinato a Doris e Regulus lo prese senza capire, ancora scosso dalle parole dello zio.
“Te lo regalo”.
Regulus alzò lo sguardo, stupito.
“Ma… è tuo…”
“A me ormai non serve più. Conservalo. Tra qualche anno potrebbe servirti. Spero solo che tu sia più fortunato di me”.
“Zio, non credo che ne avrò l’occasione… Rachel non mi perdonerà e, dopo quello che mi hai raccontato, so che suo padre potrebbe uccidermi se solo lo incontrassi”.
“Non si sa mai. E poi a qualcuno lo dovrò pur lasciare, prima o dopo, e non mi sembra il regalo adatto a Sirius, per il momento”.
Regulus esitò ancora ma alla fine cedette alle insistenze di Alphard, anche se era certo che Rachel non avrebbe mai visto quell’anello.
Alphard tornò a sedersi sulla poltrona, pensieroso, e Regulus si sforzò di tornare a concentrarsi sulla ricerca degli Horcrux. Non fu facile, perché la storia di suo zio lo aveva colpito e gli tornava in mente di continuo. Non era disgustato dalla sua relazione con una Mezzosangue, e se ne stupì. Probabilmente cominciava a capire che esistevano questioni più importanti…
Si costrinse a tornare al lavoro. Non aveva molto tempo a disposizione e non poteva sprecarlo a riflettere.
Gli ci volle un’ora piena ma, quando ormai aveva perso ogni speranza, gli capitò di aprire un libro alla prima pagina di un capitolo intitolato proprio ‘Horcrux’.
Il cuore cominciò a battergli all’impazzata e lanciò un’occhiata di traverso alla zio: Alphard si era appisolato sulla poltrona, la testa reclinata sul petto.
Sollevato, Regulus si immerse nella lettura…


“Sei sicuro di stare bene?” gli chiese Alphard mezz’ora dopo, mentre chiudeva di nuovo la biblioteca e lo accompagnava all’ingresso.
“Sì, certo” rispose Regulus, cercando di ignorare i brividi che gli percorrevano la schiena. Passando davanti ad uno specchio, si accorse di essere bianco come un cencio e completamente stravolto. Si impose di darsi una calmata. Alphard non doveva sospettare più di quanto non facesse già. “Scusa zio, ma adesso devo andarmene”.
“Oh… pensavo che ti fermassi a cena”.
“No, mi dispiace ma ho molto da fare…”
“Regulus” disse Alphard, prendendolo per le spalle e costringendolo a fermarsi e a guardarlo. “Che ti sta succedendo?”
Lui abbassò lo sguardo.
“Niente… mi sono solo ricordato di un impegno e non posso tardare”.
“Immagino da chi tu debba andare. Be’, non posso trattenerti, allora. Non vorrei che Tu-Sai-Chi si arrabbiasse”.
Regulus rabbrividì di nuovo. Non voleva vedere mai più Voldemort, soprattutto dopo quello che aveva appena scoperto.
Lo zio non aggiunse altro e lo accompagnò alla porta.
“Grazie per essere venuto, davvero. È stato bello rivederti” disse, tendendogli la mano. Regulus la strinse e Alphard aggiunse: “Tornerai a trovarmi?”
Regulus aprì la bocca per confermare, ma non gli uscì alcun suono quando fu colto da un’intuizione orribile. Non sapeva se avrebbe più rivisto Alphard. Sapeva di non poter convivere a lungo con ciò che aveva scoperto quel pomeriggio. Voldemort avrebbe potuto leggergli nella mente e scoprire che il suo segreto era stato svelato. Un’enorme quantità di informazioni gli bloccò il cervello, così si limitò ad annuire, sperando che lo zio non notasse la sua espressione terrorizzata.
“Puoi venire quando vuoi. Se hai bisogno di qualcosa, conta su di me”.
“Non dire a nessuno della mia visita” gli disse Regulus.
“D’accordo”.
Regulus lo salutò e gli voltò le spalle, cominciando a camminare lungo il vialetto. Sapeva di avere lo sguardo di Alphard puntato dietro la nuca, e si sforzò di resistere alla tentazione di accasciarsi a terra, stremato dalla rivelazione.
Adesso sapeva che cosa aveva fatto Voldemort in quella caverna. Il medaglione era un Horcrux e conteneva un frammento della sua anima. Non pensava di essersi spinto così oltre: aveva scoperto il suo segreto e sapeva anche come impedire al Signore Oscuro di essere immortale. Distruggendo il medaglione, Voldemort sarebbe tornato di nuovo vulnerabile.
Ma il medaglione in qualche modo andava recuperato dalla caverna. Doveva essere proprio lui a rubarlo. Chi altri sarebbe stato disposto ad inoltrarsi nel lago al posto suo? E, anche se qualcuno si fosse offerto, lui non lo avrebbe permesso.
Sono stato io a sbagliare e io devo pagare.
Gli occhi gli si inumidirono quando una tremenda consapevolezza lo assalì. Se Voldemort lo avesse scoperto, lo avrebbe ucciso. Se fosse andato nella caverna, gli Inferi lo avrebbero ucciso. Non voleva neanche costringere Kreacher a bere di nuovo quella pozione. E d’altronde, anche se fosse riuscito a scappare dalla caverna, Voldemort lo avrebbe trovato lo stesso e lo avrebbe ucciso.
Devo morire?
Una folata di vento gli scompigliò i capelli, sibilando contro le sue orecchie la risposta più ovvia alla sua domanda silenziosa.
Non aveva scampo.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*
Ho aggiornato un po' prima perché sto letteralmente crollando addormentata sopra la tastiera... e se rimandassi a domani mattina non so a che ora mi potrei svegliare, quindi meglio anticipare il tutto!
Ecco spiegato il "misterioso" motivo per cui il padre di Rachel non ama molto i Black... Tutto è nato quando ho deciso di far andare Regulus da Alphard (nel cap.4 avevo già deciso il suo lavoro all'Uffico Misteri, sono stata previdente! XD) ed esattamente quando mi sono chiesta: "Nel frattempo, di cosa diamine li faccio parlare?"... ed è uscita fuori questa cosa per cui spero che Beautiful non mi denunci per violazione dei diritti d'autore u_u
Alphard qui è molto diverso rispetto al passato, ma dovete capirlo, ora che vive solo e abbandonato deve essere un po' depresso per forza. Forse vi avrà un po' deluso, però volevo dare una spiegazione logica alla domanda: se Alphard era una sottospecie di Sirius, come mai ha resistito fino ai 50 anni in quella famiglia? Quindi ho pensato che fosse una via di mezzo tra Sirius e Regulus, un ribelle ma non abbastanza, almeno da giovane.
A dire la verità, quando ho progettato e scritto questo capitolo ne ero assolutamente entusiasta, ora però molto di meno... Boh, avevo voglia di concedere un po' di romanticismo ad Alphard (ormai mi sono convinta che nessun Black possa permettersi il lusso di vivere una vita serena), ma ho paura di aver esagerato con il sentimentalismo.
Comunque, preferisco fidarmi delle mie prime impressioni, e poi mi direte se ho fatto bene a lasciare tutto così: a voi l'ardua sentenza!... é_è <--- la mia faccina nervosa e preoccupata...
Prima che me lo dimentichi: nel capitolo scorso Regulus ovviamente conosceva nome e cognome di Tom Riddle perché li ha scoperti nei capitoli 37 e 39 (è Barty a farglielo sapere). *Fine precisazione.*

Prossimo aggiornamento: 22 maggio

Alohomora: bene, la prossima volta che dovrò scrivere di Severus farò un test su di te e se ti innervosirai vorrà dire che va bene! XD A me invece è piaciuto fin dalla sua prima apparizione nella Pietra Filosofale, anche se all'epoca lo ritenevo solo il classico professore burbero: adoravo il suo sarcasmo! Sai cosa ho scoperto leggendo "Il Quidditch attraverso i secoli"? Che il motto dei Falmouth Falcons, squadra del padre di Rachel, è questo: "Vinceremo, ma se non vinciamo spacchiamo almeno un po' di teste"! Direi che, senza volerlo, ho fatto la scelta più azzeccata! Povero Regulus, è veramente fregato! XD
Vodia: visto che non hai letto tutta la storia, sopra ho spiegato che Regulus conosce il nome di Voldemort nei capitoli 37 e 39. Non so dove tu abbia letto che Regulus è morto ad agosto; la Rowling non l'ha mai detto né scritto da nessuna parte e sul Lexicon c'è solo l'anno. I siti italiani come Wiki sono poco affidabili perché ci può scrivere chiunque. Riguardo alla Testa di Porco, ho pensato che di certo non avrebbero potuto parlare altrove e inoltre credo che qualcuno potrebbe sospettare se una ventina di studenti si presentasse nel pub (come nel quinto) ma un professore, che tra l'altro lo frequenta già, con un ragazzo maggiorenne attirerebbe molta meno attenzione.
deaselene: per Kreacher è dispiaciuto molto anche a me, perché a differenza di molti non mi sta antipatico, almeno dall'ultimo libro. Kreacher comunque è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha fatto decidere a Regulus di cambiare completamente. Chissà, di certo nel seguito Minus non sarà fortunato come nel canon! *risata diabolica*
_Mary: forse la scelta di Alphard è stata più inaspettata di quella di Lumacorno. Quest'ultimo in effetti è un personaggio che mi ha dato sempre un'impressione di comicità, proprio perché cerca una vita tranquilla e invece si ritrova coinvolto in faccende che nemmeno i più fedeli seguaci di Voldemort conoscevano! XD Però anche io tenderei ad evitare uno come lui nella realtà. Mi chiedo se hai indovinato che il misterioso ritorna sarebbe stato quello di Alphard!
Circe: be', visto che in teoria usare una Maledizione Senza Perdono ti fa passare ad Azkaban il resto dei tuoi giorni, forse l'anima "nobile" di Silente ha voluto evitare che Harry ci provasse. La Rowling dice che Voldemort è talmente superbo e sicuro di sé che racconta ai quattro venti indizi sugli Horcrux, certo che tutti gli altri siano tanto stupidi da non capire mai di cosa si tratta. Secondo me i Mangiamorte avranno intuito che è riuscito a rendersi quasi immortale in qualche modo sul quale però non osano indagare, mentre Regulus l'ha capito grazie a Kreacher e ha voluto svelarlo. Nel prossimo capitolo ci sarà Bellatrix! :-)
vulneraria: effettivamente anche io ho avuto la sensazione che la prima parte del capitolo scorso fosse un po' affrettata, forse proprio perché lo stesso Regulus andava di fretta e io mi sono lasciata coinvolgere! Magari prima o poi ci darò un'occhiata, per vedere se posso allungare i tempi. Grazie mille, io spero di poter pubblicare qualche romanzo, prima o poi. Al momento però mi esercito scrivendo fanfiction, che si sono rivelate davvero utilissime!
malandrina4ever: che bello, non mi piaceva continuare a farti dispiacere a causa dei pessimi comportamenti di Regulus! Ora però è tornato sulla retta via e siamo tutte più contente... cioè, se non pensiamo a cosa lo aspetta adesso... :-( Povero Piton, gli ho dato un ruolo proprio odioso... be', si rifarà nel seguito, adesso che l'ho sperimentato e l'ho reso credibile! Mi raccomando, non farti rapire dagli alieni la prossima volta e da' al tuo cane razione doppia di croccantini, così non avrà fame per mangiarti! XD A proposito, il tuo cane si chiama Felpato? XD
DubheBlack: Regulus ti ringrazia per l'applauso, anche se al momento ha cose parecchio gravi a cui pensare... Povera Millicent, che altro poteva pensare vedendo un Mangiamorte che le piombava davanti? Anche io avrei fatto la faccia sconvolta! XD Comunque, adesso Regulus ha capito proprio tutto (per la serie: Voldemort, sei fregato!) Sorpresa dal ritorno? Come ho già scritto sopra, spero di non aver esagerato con le storie stucchevoli...
  
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