Personaggio: Regulus Black
Prompt: 02. Ricordi
Rating: verde
Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Rivelazioni
Ottobre 1979
La
villa che cercava era lì
davanti a lui, esattamente come se la ricordava; gli dava
l’impressione che il
tempo si fosse fermato. Regulus si meravigliò del fatto che
non fosse nascosta
da alcun tipo di protezione magica: di quei tempi una leggerezza simile
corrispondeva quasi ad un suicidio.
S’incamminò
lungo il vialetto
che, da piccolo, aveva percorso tante volte. Il tragitto fu
più lungo del
necessario perché lui a volte rallentava fino a fermarsi e
altre tornava
indietro di qualche passo. Alla fine però si obbligava
sempre a ripartire.
La
ghiaia scricchiolava sotto i
suoi piedi, fino a che non ebbe raggiunto la porta
d’ingresso. Esitò di nuovo.
Era davvero sicuro di farlo? Non sarebbe stato meglio cercare altrove?
No, si disse, questa
è
l’unica possibilità che ho per scoprire cosa sono
gli Horcrux.
Fece
un gran respiro e poi suonò
al campanello, mentre l’agitazione cresceva dentro di lui.
Dovette aspettare
pochi istanti, prima di sentire da dietro la porta la voce di un elfo
domestico.
“Chi
è?”
“Sono
Regulus. Posso entrare?”
fece lui, e attese la risposta con il cuore in gola.
Ci
fu una breve pausa, poi l’elfo
parlò di nuovo.
“Aster
deve chiedere al padrone,
prima”.
Regulus
ascoltò i passi
allontanarsi lungo l’ingresso. Aveva la tentazione di
scappare subito ma si
costrinse a rimanere. Doveva assolutamente svelare quel mistero.
Qualche
istante più tardi, udì
dei passi più pesanti di quelli dell’elfo
domestico e un attimo dopo la porta
si aprì.
“Regulus?”
disse l’uomo,
incredulo.
Il
ragazzo provò a dire qualcosa,
anche la prima che gli venisse in mente, ma non ci riuscì.
Alphard
era quasi irriconoscibile.
Non lo vedeva da circa tre anni ma dal suo aspetto sembrava che ne
fossero
trascorsi più di dieci. I capelli, un tempo neri come i
suoi, erano diventati
grigi, le rughe della fronte erano più marcate e tutto
confermava l’ipotesi che
fosse invecchiato nel giro di pochissimo tempo.
La
trasandatezza non era dovuta
solo alla barba non rasata da due giorni o ai vestiti fuori moda che
indossava;
era qualcosa di più profondo che gli si leggeva negli occhi
e nell’espressione
stanca e abbattuta.
Regulus
abbassò lo sguardo,
imbarazzato, e formulò la domanda prima di perderne il
coraggio.
“Posso?”
Alphard
aprì la porta del tutto e
lo fece entrare. Quando si ritrovarono entrambi nell’ingresso
e la porta si fu
richiusa dietro di loro, calò un silenzio imbarazzato.
Alphard continuava a fissarlo
ma Regulus si guardava le scarpe. Non sapeva come suo zio avrebbe
reagito, se
lo avrebbe accolto volentieri o con freddezza. Sentiva che la seconda
ipotesi
fosse la più probabile: se la sarebbe meritata.
“Regulus”
ripeté Alphard con un
tono indeciso: forse nemmeno lui sapeva bene come reagire. Era stato
preso del
tutto alla sprovvista. Lo fissava come se non potesse credere ai propri
occhi. Subito
dopo tuttavia assunse un tono più duro.
“Perché sei qui?”
Il
ragazzo si sentì
improvvisamente deluso. Non che si fosse aspettato
l’accoglienza più calorosa del
mondo, ma lui non gli aveva mai parlato in quel tono.
“Devo
chiederti un favore… però
se non vuoi, tolgo il disturbo” aggiunse, imbarazzato.
“No”
lo fermò quello, inquieto.
“Rimani, per favore”.
Regulus
non poté ignorare il tono
di supplica con cui aveva pronunciato le ultime due parole.
Annuì per fargli
capire che non se ne sarebbe andato e Alphard ne fu contento.
“Aster,
vai a preparare del tè”
disse all’elfo domestico. Poi tornò a rivolgersi a
Regulus. “Vieni in salotto”.
Regulus
cercava di non guardarlo
negli occhi ma sentiva a pelle la sua sofferenza. Negli ultimi anni era
vissuto
sempre da solo e si era chiaramente lasciato andare. Era più
che comprensibile
che con lui fosse così freddo.
Lo
seguì in silenzio lungo il
corridoio finché non entrarono in salotto. In un tavolino
accanto alla poltrona
vide un bicchiere usato e una bottiglia quasi finita di Whisky
Incendiario che
gli diedero la conferma dello stato di sconforto in cui Alphard versava.
“Mi
dispiace”.
Quelle
parole gli erano sorte
spontanee ed erano state pronunciate prima che se ne rendesse conto.
Odiava
chiedere scusa ma detestava di più se stesso
perché ogni sua scelta aveva avuto
come conseguenza quella di fare del male alle persone che gli volevano
più
bene.
Alphard
ne fu altrettanto
stupito. Lo guardò per alcuni secondi, poi chiese:
“Per
che cosa?”
Regulus
arrossì per la vergogna.
Fino a qualche tempo prima non avrebbe mai creduto di potersi ritrovare
in una
situazione del genere.
“Per
aver appoggiato la decisione
di cacciarti dalla famiglia. Ero arrabbiato”. Per un attimo
fu sul punto di
aggiungere qualcos’altro ma ritenne di essersi già
scusato abbastanza per i
suoi standard. Sperava solo che ad Alphard bastasse.
Suo
zio lo stava fissando con
un’espressione colma d’incredulità. Per
qualche istante non parlò.
“Non
ce l’ho con te e non devi
scusarti” rispose infine, avvicinandosi. “Ti sei
sentito tradito, lo capisco…”
“Me
la sono presa con te perché
non riuscivo ad accettare che Sirius se ne sarebbe andato lo stesso,
con o
senza i tuoi soldi” ammise Regulus, cupo.
Alphard
non replicò, limitandosi
a posargli una mano sulla spalla.
“Sono
io che dovrei scusarmi.
Orion è morto e io non ti ho ancora detto
nulla…”
“Non
importa, cioè…” rispose Regulus,
cupo “… preferisco non parlarne”.
Si
accorse che lo stava scrutando
attentamente e sul suo viso era comparsa un’espressione
tormentata, come se gli
volesse dire qualcosa ma non trovasse il modo per farlo.
In
quel momento, l’elfo domestico
Aster fece il suo ingresso nel salotto, trasportando un vassoio per il
tè e
interrompendo quell’attimo di tensione.
Regulus
e Alphard si sedettero ad
un tavolo, uno di fronte all’altro, e approfittarono della
scusa del tè per
restare in silenzio e riflettere su come formulare le domande che
ognuno dei
due aveva in mente.
Fu
lo zio a parlare per primo,
sforzandosi di usare un tono indifferente, come se non fosse affatto
strano
trovarselo in casa dopo tanto tempo.
“Allora,
avrai così tante cose da
dirmi… Cosa ti è successo negli ultimi tre
anni?”
Regulus
cominciò a raccontargli
dei suoi M.A.G.O. e dei voti che aveva preso, lieto di non dover
passare subito
al dunque. All’inizio era molto imbarazzato: gli sembrava
strano ritrovarsi a
parlare di sé con suo zio, dopo tanto tempo. Continuava a
girare la tazza sul
piattino, muovendo i fondi del tè come per dare loro una
forma conosciuta.
Tuttavia, più passava il tempo e più si
scioglieva. Aveva dimenticato quanto
fosse sempre stato bene con Alphard, l’unico parente che lo
aveva sempre
ascoltato e al quale osava mostrare le proprie debolezze. Quando gli
raccontò
della vittoria della Coppa del Quidditch, gli parve di essere di nuovo
il
ragazzino di dodici anni che era appena stato ammesso nella squadra.
Entrambi
sapevano che vi fossero argomenti molto più seri di cui
parlare, ma li
ignorarono almeno finché, dopo che Regulus ebbe esaurito le
idee, cadde il
silenzio.
“Io
non ho molto da raccontarti,
invece” disse Alphard, lugubre. “Sirius e Andromeda
vengono a trovarmi ogni
tanto, ma sta diventando sempre più pericoloso uscire di
casa, ultimamente…”
Regulus
si affrettò ad abbassare
lo sguardo: stavano sfiorando la nota dolente. Voleva evitare che
Alphard
approfondisse l’argomento, ma quello cambiò subito
discorso.
“Che
tipo di favore dovrei
farti?”
Regulus
lasciò andare la tazza e
lo guardò, nervoso. Era giunto il momento di dire il motivo
per cui era lì.
“Vorrei
dare un’occhiata alla tua
biblioteca” rispose tutto d’un fiato.
Alphard
parve sorpreso e aggrottò
la fonte.
“Perché?”
“Per
una… ricerca”.
Regulus
sapeva di non avere
speranze; glielo leggeva negli occhi, così simili ai suoi.
Alphard infatti era
tornato improvvisamente serio. Sembrava quasi arrabbiato.
Posò a sua volta il
proprio tè e lo guardò con fermezza.
“Mi
dispiace ma non posso
accontentarti. So per chi combatti. Sei qui perché te lo ha
ordinato il Signore
Oscuro, vero? Scommetto che ha bisogno di qualche informazione
particolare.
Be’, non avevo intenzione di collaborare con lui dieci anni
fa, quando cercava
di convincere la comunità magica con le buone, e non ne ho a
maggior ragione
adesso che sta cercando di rovinare uno dei miei nipoti, sempre se non
ci è già
riuscito”.
“Non
mi ha mandato Lui” si
affrettò a rispondere Regulus, disperato. “Sono
venuto da solo. Lui non lo sa
neanche”. Alphard lo fissò, sospettoso, e lui si
costrinse a sostenere lo
sguardo. “Per favore, devo solo cercare una
cosa…” provò.
“Di
cosa si tratta?” chiese.
“Non
posso dirtelo”.
“E
perché mai?”
“Perché
riguarda… un favore che mio
padre mi ha chiesto qualche mese fa” inventò sul
momento.
Dal
momento che Alphard era stato
un Indicibile, possedeva delle conoscenze superiori a quelle della
maggior
parte della comunità magica. Un Natale di tanti anni prima,
Sirius aveva
convinto Regulus ad infiltrarsi nella biblioteca personale dello zio,
in cui
erano raccolti antichi e rari volumi, molti dei quali riguardavano
anche le
Arti Oscure. Alphard li aveva colti con le mani nel sacco e li aveva
rimproverati per la prima e unica volta in vita loro: la biblioteca era
la sola
stanza della villa in cui era vietato entrare, perché vi
erano custoditi libri
poco adatti a dei bambini.
Regulus
aveva deciso di darle
un’occhiata proprio per quel motivo. Inoltre, leggende e voci
di corridoio
sostenevano che all’Ufficio Misteri esistesse una stanza,
chiamata Camera della
Morte, il cui nome era piuttosto indicativo…
Chiunque
lavorasse lì doveva
sapere molto sulla Morte, e quindi anche
sull’immortalità; almeno, questo era
ciò che Regulus aveva pensato e sperava.
Alphard
tacque per alcuni minuti,
pensieroso. Regulus attese, sperando di ottenere il permesso. Non
voleva essere
costretto a lanciare una Imperius anche su suo zio.
“Va
bene” concluse infine quello,
lasciandolo esterrefatto. “Però vengo con
te”.
“Ok”
rispose Regulus, cercando di
non mostrare la propria delusione. Non voleva fargli sapere degli
Horcrux,
almeno finché non avesse capito di cosa si trattava. Come
avrebbe fatto a
cercarli sotto lo sguardo vigile e indagatore di Alphard? Decise di
pensarci
quando sarebbe arrivato il momento.
Alphard
lo condusse fuori dal
salotto, attraversò il corridoio e salì una breve
rampa di sale che conduceva
ad un piano rialzato. La parete era occupata da una pesante porta di
legno che
si poteva aprire solo con una chiave che l’uomo teneva sempre
con sé.
“Eccoci”
disse Alphard, facendo
entrare Regulus in un’ampia stanza piena di scaffali
rigurgitanti di libri
vecchi e ammuffiti. Era più piccola della biblioteca di
Hogwarts ma conteneva
informazioni sulle Arti Oscure che non si trovavano neanche nel Reparto
Proibito.
“Come
funziona qui?” chiese
Regulus, non sapendo dove andare.
“Ho
diviso gli scaffali in base
all’organizzazione dell’Ufficio Misteri. Qui
davanti a te ci sono libri sullo
studio della mente umana, dietro quelli sul tempo, poi sulla
morte…”
Regulus
attese che Alphard
finisse di spiegare e, infine, si diresse verso il terzo scaffale alla
sua
destra. Notò lo sguardo curioso e al tempo stesso
preoccupato dello zio, ma
Alphard non fece commenti e lo lasciò cercare, appoggiando
la schiena contro il
davanzale di una finestra alla sinistra di Regulus.
Quest’ultimo
fece scorrere lo
sguardo lungo le file di libri dalle copertine scure e i titoli scritti
in oro.
Erano così tanti che iniziò a dubitare di farcela
in un solo giorno. Tuttavia si
sforzò di essere ottimista e iniziò a sfogliare
il primo volume.
Per
parecchi minuti Alphard
rimase in perfetto silenzio, osservando con inquietudine il nipote che
maneggiava quei libri pieni di magia oscura. Ad un certo punto non
riuscì più a
tacere e disse:
“Regulus,
scusa se te lo dico ma…
tu lo sai che non si possono far tornare in vita i morti,
vero?”
Regulus
impallidì. Suo zio doveva
aver pensato chissà cosa…
“Certo
che lo so. Sto solo
cercando un’informazione…”
Il
suo borbottio sfumò nel nulla
ma per fortuna Alphard evitò di insistere. Al contrario,
evocò una poltrona e
si sedette. Regulus desiderò che lo lasciasse da solo, ma
sapeva che non
sarebbe successo. Agitato, chiuse il libro che aveva appena finito di
sfogliare
e ne prese un altro che conteneva orribili incantesimi oscuri per
creare un
Inferius. Lo mise subito via, terrorizzato al ricordo
dell’esercito di Inferi
da cui Kreacher era fuggito, e passò ad altro.
Cercava
disperatamente la parola
‘Horcrux’ ma era davvero raro trovare qualche breve
informazione. Di solito
anche i libri più oscuri tendevano a glissare
sull’argomento. Una frase
tuttavia gli fece capire di essere sulla strada giusta:
Ciò che viene
definito Horcrux
è il metodo più orribile di garantirsi
una vita quasi immortale ma qui eviteremo di parlarne…
Quindi
aveva visto giusto:
Voldemort aveva davvero usato quel tipo di magia per sfuggire alla
morte…
“Perché
l’hai fatto?” disse
improvvisamente Alphard, facendolo sobbalzare.
“Che
cosa?”
“Lo
sai. Sei diventato un
Mangiamorte, nonostante tutti gli avvertimenti di tuo
fratello”.
Regulus
fu assalito
dall’agitazione e chiuse in fretta il volume. Avrebbe voluto
dirgli la verità,
ma ripeté la solita bugia:
“Era
mio dovere”.
Alphard
parve molto deluso e
ferito. Regulus maledisse se stesso: non avrebbe voluto dargli un
ulteriore
motivo di sofferenza.
“Sei
cambiato, troppo” disse, alzandosi
dalla poltrona e raggiungendolo. “Non è stata una
tua scelta. Sono stati i tuoi
genitori a convincerti che fosse la cosa giusta da fare. So quanto sei
attaccato
alla famiglia e per questo ho sempre evitato di dirti quello che penso
di mia
sorella, ma ti assicuro che Walburga tende sempre ad assumere il
controllo
della vita di chi le sta vicino. Come se non bastasse, ha
un’influenza
spaventosa su di te. Non pensare che ti stia suggerendo di ribellarti,
ma fai
almeno attenzione. Ti ha già convinto ad appoggiare
Tu-Sai-Chi, ora scommetto
che inizierà a darti il tormento per trovarti una futura
moglie che ti dia un
erede maschio…”
“Già
fatto. Ma l’ho scelta da solo
e lei ha scelto me, senza l’intervento di nessuna
famiglia” replicò Regulus,
stizzito.
“Ah,
sei fidanzato? Non lo sapevo”
disse Alphard, incuriosito.
“Lo
sono stato, fino a poco tempo
fa” rispose Regulus, depresso. In risposta
all’espressione confusa dello zio,
si costrinse ad aggiungere: “Ci siamo lasciati
perché a lei non stava bene il
fatto che io sia un Mangiamorte”.
“Mi
dispiace” disse Alphard.
Regulus fu grato che non avesse infierito. “Lei non lo
sapeva?”
“Lo
sospettava, perché ci
conosciamo da quando avevamo undici anni, e sa come la penso. Non
voleva che
diventassi un Mangiamorte e io gliel’ho detto solo
ora…”
“Mi
sarebbe piaciuto conoscerla.
Che tipo è?”
“Te
ne ho già parlato tante
volte. E inoltre conosci bene suo padre” disse Regulus,
ricordando
all’improvviso la foto del matrimonio dei genitori di Rachel.
“Perseus Queen”.
Alphard
parve improvvisamente
imbarazzato.
“È
sua figlia?” chiese.
“Sì”.
“Ah…”
“Anche
lui ha avuto la stessa
reazione. Eravate amici: eri al suo matrimonio. Come mai non me
l’hai detto?”
Regulus
era talmente curioso che,
per una volta, aveva dimenticato di usare discrezione. Alphard sembrava
a
disagio.
“Be’,
ecco… siamo diventati amici
ai tempi della scuola. Lui era al mio stesso anno e facevamo entrambi
parte
della squadra di Quidditch. Poi però abbiamo litigato di
brutto e non ci siamo
più visti né sentiti”.
“Come
mai?” chiese Regulus, m se
ne pentì un attimo dopo, quando vide l’espressione
imbarazzata di Alphard.
“Scusa, io…”
“Non
preoccuparti, è logico che
tu sia curioso”. Alphard sospirò e si decise a
raccontare. “Dunque, dovresti
sapere che Perseus è un Purosangue un po’ diverso
da quelli cui siamo abituati.
Non ama i Babbani, anzi, per niente, perché ci hanno
costretti alla
clandestinità, ma nulla di più. Non torcerebbe
loro neanche un capello. Ora tu
immagina l’impatto che le sue idee ebbero su di me, quando
avevo appena
iniziato Hogwarts. Per quelli come Silente potevano sembrare non
abbastanza
tolleranti, ma per me erano rivoluzionarie. Ero già
piuttosto incline alla ribellione,
e l’amicizia con Perseus influì molto sulle mie
convinzioni riguardo ai
Babbani. Lui apprezzava i miei sforzi volti ad essere diverso dal resto
della
famiglia Black. Alla fine però le mie si rivelarono soltanto
parole…”
Alphard
assunse uno sguardo vacuo
e prese a fissare lo scaffale senza vederlo veramente.
“Il
giorno del suo matrimonio
Perseus mi presentò sua cugina. Lei aveva frequentato
Beauxbatons perché sua
madre era andata a vivere in Francia, ma erano tornate per assistere a
quelle
nozze”.
Si
interruppe di nuovo, cupo.
Regulus non ebbe bisogno di chiedergli che cosa fosse accaduto tra lui
e la
ex-studentessa di Beauxbatons. Era strano per lui ascoltare Alphard che
gli
raccontava certe cose. L’unica cosa che sapeva della vita
sentimentale dello
zio era che non si fosse voluto sposare per scelta e, anche, dispetto
ai propri
parenti. Si chiese come si fosse potuto accontentare di una motivazione
così
poco credile.
“Come
si chiamava lei?” domandò,
dato che Alphard sembrava immerso nei ricordi.
“Doris”
rispose lui, destandosi.
“Avrai intuito che per me fu da subito molto più
di una semplice cugina del mio
migliore amico. Lei mi ricambiava e Perseus era molto contento di
questo.
Insomma, sembrava tutto perfetto. Le dissi anche che l’avrei
sposata… guarda…”
Alphard
si allontanò un attimo e
raggiunse uno scrigno posto in una rientranza della parete.
Trafficò per alcuni
istanti con quelle che sembravano lettere e vecchie fotografie e,
infine,
estrasse qualcosa di piccolo e lucente.
“Questo
lo avevo preso per lei”
spiegò, mostrandogli un anello d’argento con un
semplice diamante sulla
montatura.
Regulus
guardò l’anello con
curiosità. Era ancora perfetto e integro ma aveva qualcosa
di antico.
Osservandolo meglio, scoprì che, all’interno, vi
era inciso l’inconfondibile
stemma dei Black.
“Uno
dei tanti cimeli di
famiglia. All’epoca ero ancora attaccato alle nostre
tradizioni” spiegò
Alphard.
“Perché
non vi siete sposati?”
chiese alla fine Regulus, momentaneamente dimentico della faccenda
degli
Horcrux.
Alphard
si incupì ancora di più.
“Perché
accadde un disastro. Io
ero sicuro che fosse la donna adatta a me. Non mi era mai sorto neanche
un solo
dubbio su di lei… solo che c’era un problema
– almeno per me – insormontabile”.
Regulus
fu colto da un’intuizione
e lo anticipò.
“Era
Mezzosangue?”
Alphard
annuì. Regulus represse a fatica l'espressione orripilata e
si impose di continuare ad ascoltare.
“Suo
padre era un Babbano. Lei
non me lo aveva mai detto e io ero sicuro che fosse Purosangue come suo
cugino.
Ma quando seppi la verità… fui preso dal panico.
Non ero preparato ad un colpo
del genere, e ancor meno lo erano i tuoi nonni. Cominciai ad inventarmi
una
scusa dopo l’altra per rimandare il momento in cui la avrei
presentata ai miei,
sicuro di avere solo bisogno di un po’ di tempo per farmene
una ragione e avere
il coraggio di sposarla lo stesso. Nel frattempo, però, tua
madre cominciava a
sospettare qualcosa”.
Regulus
rabbrividì
impercettibilmente.
“Sai
com’è fatta, le ci volle
poco per scoprire tutto. Tuo padre la convinse a non dare subito di
matto e a
concedermi una possibilità. Così mi disse di
scegliere se sposare Doris ed
essere diseredato o se lasciarla, con la promessa che in quel caso
Walburga
avrebbe tenuto la bocca chiusa. Gentile, da parte sua”
commentò, con evidente
sarcasmo.
“E
tu hai deciso di lasciarla?”
“All’inizio
no. Ero deciso a sposarla.
Non volevo rovinarmi la vita per colpa di una questione di sangue. Ma
quando
ero sul punto di lasciare la famiglia e partire con lei…
non ne ebbi la forza.
Dopo la fuga di Andromeda non ho fatto altro che pensare che, se avessi
avuto
soltanto un milionesimo di coraggio in più, avrei preso
un’altra decisione. Ma
all’epoca sarei stato il primo della famiglia a fare una cosa
del genere, dopo Cedrella
Black, che aveva sposato un Weasley. Ero immaturo e, soprattutto, non
volevo
che la mia famiglia mi odiasse. Quando l’ho raccontato a
Sirius non mi ha
capito, ma tu forse puoi farlo: tenevo molto a loro, nonostante facessi
il
ribelle…”
Regulus
annuì in silenzio.
“Comunque,
Doris ovviamente era a
pezzi e, al tempo stesso, così furiosa che se ne
tornò subito in Francia.
Quando Perseus lo venne a sapere… be’, non passai
un bel quarto d’ora.
Nonostante la lontananza, aveva sempre frequentato sua cugina durante
le estati
e le era molto legato. Mi disse che ero un vigliacco e che tutte le mie
belle
parole in difesa dei Mezzosangue erano rimaste solo parole, che ero
uguale a
tutti gli altri Black. Da quel giorno non volle più
vedermi”.
Regulus
tacque per un po’,
consapevole di aver deluso Rachel esattamente come Alphard aveva fatto
con
Doris. Ora capiva perché Perseus detestava così
tanto i Black e lo aveva
accolto con diffidenza: non voleva che la storia si ripetesse.
E i fatti gli hanno dato
ragione,
pensò, depresso.
“E
Doris che cosa ha fatto, poi?”
chiese.
“Non
ne ho idea, ma spero che sia
felicemente sposata e con figli. Non meritava uno come me”.
“Invece
avresti fatto meglio ad
andare con lei”. Alphard sgranò gli occhi e
Regulus si affrettò ad aggiungere:
“Cioè, intendevo che alla fine sei stato comunque
diseredato, perciò…”
“Tu
dici? Certe volte lo penso
ancora, ma ti assicuro che ho imparato ad accettare le conseguenze dei
miei
errori. Era inutile piangere sul calderone versato. Sapevo di aver
sbagliato a
scegliere la famiglia e non lei ma, dopo un periodo nero, ho deciso di
reagire
e di fare quel che potevo per impedire che le nuove generazioni dei
Black
commettessero il mio stesso sbaglio. Spero che adesso tu capisca
perché ho
consigliato ad Andromeda di sposare chi voleva e perché ho
dato quel denaro a
Sirius: non volevo che si rovinassero come ho fatto io. Tuttavia, sono
riuscito
a trovare qualcosa di buono anche nella vita che mi ero
scelto”.
Regulus
lo guardò, perplesso, e
Alphard abbozzò un sorriso.
“Se
fossi scappato di casa non
avrei potuto mai conoscere i miei nipoti. Tu e tuo fratello siete la
più bella
consolazione che potessi trovare”.
Regulus
arrossì.
“Non
me lo merito” disse,
sentendosi ancora peggio per averlo abbandonato.
“Per
me sei come un figlio,
Regulus, quindi non riesco a serbare rancore nei tuoi confronti. Anche
io ho
sbagliato a non avvertirti per tempo dell’imminente fuga di
Sirius. Non volevo
angosciarti più di quanto non fossi
già”.
Alphard
gli porse l’anello
destinato a Doris e Regulus lo prese senza capire, ancora scosso dalle
parole
dello zio.
“Te
lo regalo”.
Regulus
alzò lo sguardo, stupito.
“Ma…
è tuo…”
“A
me ormai non serve più.
Conservalo. Tra qualche anno potrebbe servirti. Spero solo che tu sia
più
fortunato di me”.
“Zio,
non credo che ne avrò
l’occasione… Rachel non mi perdonerà e,
dopo quello che mi hai raccontato, so
che suo padre potrebbe uccidermi se solo lo incontrassi”.
“Non
si sa mai. E poi a qualcuno
lo dovrò pur lasciare, prima o dopo, e non mi sembra il
regalo adatto a Sirius,
per il momento”.
Regulus
esitò ancora ma alla fine
cedette alle insistenze di Alphard, anche se era certo che Rachel non
avrebbe
mai visto quell’anello.
Alphard
tornò a sedersi sulla
poltrona, pensieroso, e Regulus si sforzò di tornare a
concentrarsi sulla
ricerca degli Horcrux. Non fu facile, perché la storia di
suo zio lo aveva
colpito e gli tornava in mente di continuo. Non era disgustato dalla
sua
relazione con una Mezzosangue, e se ne stupì. Probabilmente
cominciava a capire
che esistevano questioni più importanti…
Si
costrinse a tornare al lavoro.
Non aveva molto tempo a disposizione e non poteva sprecarlo a
riflettere.
Gli
ci volle un’ora piena ma,
quando ormai aveva perso ogni speranza, gli capitò di aprire
un libro alla
prima pagina di un capitolo intitolato proprio
‘Horcrux’.
Il
cuore cominciò a battergli
all’impazzata e lanciò un’occhiata di
traverso alla zio: Alphard si era
appisolato sulla poltrona, la testa reclinata sul petto.
Sollevato,
Regulus si immerse
nella lettura…
“Sei
sicuro di stare bene?” gli
chiese Alphard mezz’ora dopo, mentre chiudeva di nuovo la
biblioteca e lo
accompagnava all’ingresso.
“Sì,
certo” rispose Regulus,
cercando di ignorare i brividi che gli percorrevano la schiena.
Passando
davanti ad uno specchio, si accorse di essere bianco come un cencio e
completamente stravolto. Si impose di darsi una calmata. Alphard non
doveva
sospettare più di quanto non facesse già.
“Scusa zio, ma adesso devo
andarmene”.
“Oh…
pensavo che ti fermassi a
cena”.
“No,
mi dispiace ma ho molto da
fare…”
“Regulus”
disse Alphard,
prendendolo per le spalle e costringendolo a fermarsi e a guardarlo.
“Che ti
sta succedendo?”
Lui
abbassò lo sguardo.
“Niente…
mi sono solo ricordato
di un impegno e non posso tardare”.
“Immagino
da chi tu debba andare.
Be’, non posso trattenerti, allora. Non vorrei che Tu-Sai-Chi si
arrabbiasse”.
Regulus
rabbrividì di nuovo. Non voleva
vedere mai più Voldemort, soprattutto dopo quello che aveva
appena scoperto.
Lo
zio non aggiunse altro e lo
accompagnò alla porta.
“Grazie
per essere venuto,
davvero. È stato bello rivederti” disse,
tendendogli la mano. Regulus la
strinse e Alphard aggiunse: “Tornerai a trovarmi?”
Regulus
aprì la bocca per
confermare, ma non gli uscì alcun suono quando fu colto da
un’intuizione
orribile. Non sapeva se avrebbe più rivisto Alphard. Sapeva
di non poter
convivere a lungo con ciò che aveva scoperto quel
pomeriggio. Voldemort avrebbe
potuto leggergli nella mente e scoprire che il suo segreto era stato
svelato. Un’enorme
quantità di informazioni gli bloccò il cervello,
così si limitò ad annuire,
sperando che lo zio non notasse la sua espressione terrorizzata.
“Puoi
venire quando vuoi. Se hai
bisogno di qualcosa, conta su di me”.
“Non
dire a nessuno della mia
visita” gli disse Regulus.
“D’accordo”.
Regulus
lo salutò e gli voltò le
spalle, cominciando a camminare lungo il vialetto. Sapeva di avere lo
sguardo
di Alphard puntato dietro la nuca, e si sforzò di resistere
alla tentazione di
accasciarsi a terra, stremato dalla rivelazione.
Adesso
sapeva che cosa aveva
fatto Voldemort in quella caverna. Il medaglione era un Horcrux e
conteneva un
frammento della sua anima. Non pensava di essersi spinto
così oltre: aveva
scoperto il suo segreto e sapeva anche come impedire al Signore Oscuro
di
essere immortale. Distruggendo il medaglione, Voldemort sarebbe tornato
di
nuovo vulnerabile.
Ma
il medaglione in qualche modo
andava recuperato dalla caverna. Doveva essere proprio lui a rubarlo.
Chi altri
sarebbe stato disposto ad inoltrarsi nel lago al posto suo? E, anche se
qualcuno si fosse offerto, lui non lo avrebbe permesso.
Sono stato io a sbagliare
e io devo pagare.
Gli
occhi gli si inumidirono
quando una tremenda consapevolezza lo assalì. Se Voldemort
lo avesse scoperto,
lo avrebbe ucciso. Se fosse andato nella caverna, gli Inferi lo
avrebbero
ucciso. Non voleva neanche costringere Kreacher a bere di nuovo quella
pozione.
E d’altronde, anche se fosse riuscito a scappare dalla
caverna, Voldemort lo
avrebbe trovato lo stesso e lo avrebbe ucciso.
Devo morire?
Una
folata di vento gli
scompigliò i capelli, sibilando contro le sue orecchie la
risposta più ovvia
alla sua domanda silenziosa.
Non
aveva scampo.
01.
Addio.
02.
Ricordi.
03.
Speranza.
04.
Bellezza.
05.
Fotografia.
06.
Gatto.
07.
Cane.
08.
Musica.
09.
Fuochi d'artificio.
10.
Cioccolato.
11.
Carta.
12.
Paura.
13.
Sole.
14.
Sangue.
15.
Bambola.
16.
Ali.
17.
Cuscino.
18.
Candela.
19.
Dolce.
20.
Amaro.
21.
Pelle.
22.
Ghiaccio.
23.
Sogno.
24.
Incubo.
25.
Risveglio.
26.
Incontro.
27.
Vertigine.
28.
Lacrime.
29.
Attesa.
30.
Noia.
31.
Felicità.
32.
Dolore.
33.
Solitudine.
34.
Silenzio.
35.
Campanello.
36.
Nascosto.
37.
Gelosia.
38.
Nodo.
39.
Caldo.
40.
Freddo.
41.
Tempo.
42.
Bacio.
43.
Sorriso.
44.
Desiderio.
45.
Illusione.
46.
Specchio.
47.
Latte.
48.
Caffè.
49.
Potere.
50.
Strada.
Ecco spiegato il "misterioso" motivo per cui il padre di Rachel non ama molto i Black... Tutto è nato quando ho deciso di far andare Regulus da Alphard (nel cap.4 avevo già deciso il suo lavoro all'Uffico Misteri, sono stata previdente! XD) ed esattamente quando mi sono chiesta: "Nel frattempo, di cosa diamine li faccio parlare?"... ed è uscita fuori questa cosa per cui spero che Beautiful non mi denunci per violazione dei diritti d'autore u_u
Alphard qui è molto diverso rispetto al passato, ma dovete capirlo, ora che vive solo e abbandonato deve essere un po' depresso per forza. Forse vi avrà un po' deluso, però volevo dare una spiegazione logica alla domanda: se Alphard era una sottospecie di Sirius, come mai ha resistito fino ai 50 anni in quella famiglia? Quindi ho pensato che fosse una via di mezzo tra Sirius e Regulus, un ribelle ma non abbastanza, almeno da giovane.
A dire la verità, quando ho progettato e scritto questo capitolo ne ero assolutamente entusiasta, ora però molto di meno... Boh, avevo voglia di concedere un po' di romanticismo ad Alphard (ormai mi sono convinta che nessun Black possa permettersi il lusso di vivere una vita serena), ma ho paura di aver esagerato con il sentimentalismo.
Comunque, preferisco fidarmi delle mie prime impressioni, e poi mi direte se ho fatto bene a lasciare tutto così: a voi l'ardua sentenza!... é_è <--- la mia faccina nervosa e preoccupata...
Prima che me lo dimentichi: nel capitolo scorso Regulus ovviamente conosceva nome e cognome di Tom Riddle perché li ha scoperti nei capitoli 37 e 39 (è Barty a farglielo sapere). *Fine precisazione.*
Prossimo aggiornamento: 22 maggio
Alohomora: bene, la prossima volta che dovrò scrivere di Severus farò un test su di te e se ti innervosirai vorrà dire che va bene! XD A me invece è piaciuto fin dalla sua prima apparizione nella Pietra Filosofale, anche se all'epoca lo ritenevo solo il classico professore burbero: adoravo il suo sarcasmo! Sai cosa ho scoperto leggendo "Il Quidditch attraverso i secoli"? Che il motto dei Falmouth Falcons, squadra del padre di Rachel, è questo: "Vinceremo, ma se non vinciamo spacchiamo almeno un po' di teste"! Direi che, senza volerlo, ho fatto la scelta più azzeccata! Povero Regulus, è veramente fregato! XD
Vodia: visto che non hai letto tutta la storia, sopra ho spiegato che Regulus conosce il nome di Voldemort nei capitoli 37 e 39. Non so dove tu abbia letto che Regulus è morto ad agosto; la Rowling non l'ha mai detto né scritto da nessuna parte e sul Lexicon c'è solo l'anno. I siti italiani come Wiki sono poco affidabili perché ci può scrivere chiunque. Riguardo alla Testa di Porco, ho pensato che di certo non avrebbero potuto parlare altrove e inoltre credo che qualcuno potrebbe sospettare se una ventina di studenti si presentasse nel pub (come nel quinto) ma un professore, che tra l'altro lo frequenta già, con un ragazzo maggiorenne attirerebbe molta meno attenzione.
deaselene: per Kreacher è dispiaciuto molto anche a me, perché a differenza di molti non mi sta antipatico, almeno dall'ultimo libro. Kreacher comunque è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha fatto decidere a Regulus di cambiare completamente. Chissà, di certo nel seguito Minus non sarà fortunato come nel canon! *risata diabolica*
_Mary: forse la scelta di Alphard è stata più inaspettata di quella di Lumacorno. Quest'ultimo in effetti è un personaggio che mi ha dato sempre un'impressione di comicità, proprio perché cerca una vita tranquilla e invece si ritrova coinvolto in faccende che nemmeno i più fedeli seguaci di Voldemort conoscevano! XD Però anche io tenderei ad evitare uno come lui nella realtà. Mi chiedo se hai indovinato che il misterioso ritorna sarebbe stato quello di Alphard!
Circe: be', visto che in teoria usare una Maledizione Senza Perdono ti fa passare ad Azkaban il resto dei tuoi giorni, forse l'anima "nobile" di Silente ha voluto evitare che Harry ci provasse. La Rowling dice che Voldemort è talmente superbo e sicuro di sé che racconta ai quattro venti indizi sugli Horcrux, certo che tutti gli altri siano tanto stupidi da non capire mai di cosa si tratta. Secondo me i Mangiamorte avranno intuito che è riuscito a rendersi quasi immortale in qualche modo sul quale però non osano indagare, mentre Regulus l'ha capito grazie a Kreacher e ha voluto svelarlo. Nel prossimo capitolo ci sarà Bellatrix! :-)
vulneraria: effettivamente anche io ho avuto la sensazione che la prima parte del capitolo scorso fosse un po' affrettata, forse proprio perché lo stesso Regulus andava di fretta e io mi sono lasciata coinvolgere! Magari prima o poi ci darò un'occhiata, per vedere se posso allungare i tempi. Grazie mille, io spero di poter pubblicare qualche romanzo, prima o poi. Al momento però mi esercito scrivendo fanfiction, che si sono rivelate davvero utilissime!
malandrina4ever: che bello, non mi piaceva continuare a farti dispiacere a causa dei pessimi comportamenti di Regulus! Ora però è tornato sulla retta via e siamo tutte più contente... cioè, se non pensiamo a cosa lo aspetta adesso... :-( Povero Piton, gli ho dato un ruolo proprio odioso... be', si rifarà nel seguito, adesso che l'ho sperimentato e l'ho reso credibile! Mi raccomando, non farti rapire dagli alieni la prossima volta e da' al tuo cane razione doppia di croccantini, così non avrà fame per mangiarti! XD A proposito, il tuo cane si chiama Felpato? XD
DubheBlack: Regulus ti ringrazia per l'applauso, anche se al momento ha cose parecchio gravi a cui pensare... Povera Millicent, che altro poteva pensare vedendo un Mangiamorte che le piombava davanti? Anche io avrei fatto la faccia sconvolta! XD Comunque, adesso Regulus ha capito proprio tutto (per la serie: Voldemort, sei fregato!) Sorpresa dal ritorno? Come ho già scritto sopra, spero di non aver esagerato con le storie stucchevoli...