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Autore: shining leviathan    06/07/2010    5 recensioni
" Devi capire, Reis" ringhiò " che la bellezza è tutto" da allora sarà la sua ossessione e la sua maledizione. Amerà un unico uomo tra tanti. Colui che venne chiamato in seguito, il Tiranno. il primo capitolo è un pò corto ma sono a buon punto del secondo!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aster, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Pain of a woman'
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Dopo quella notte cambiò tutto.

La mia apatia nei confronti del mondo allentò la sua stretta, e io mi sentii finalmente libera.

Avevo trovato qualcuno da amare, contro i canoni della nobiltà, certo, ma in fondo non mi importava più nulla di ciò che ero o sarei stata. Vicino ad Aster ero solo e semplicemente Reis. Parte dell’unico corpo che eravamo diventati.

Non lo lasciavo un attimo, camminavamo mano nella mano per il palazzo come una coppia di sposi. Salvo poi separarci appena qualcuno incrociava il nostro cammino . E allora mi ricordavo che eravamo amanti. Peccatori d’ombra.

Nessuno doveva sapere di noi, men che meno mio padre.  Anche se io, da una parte, ci speravo.

Volevo che mi lasciasse in pace, che capisse che io non avrei sposato nessuno degli uomini da lui selezionati.

Desiderai che mi disconoscesse come figlia, perché non aveva senso occupare un ruolo che io non mi ero mai sentita di fare. Ero meglio come amante che come  figlia, in tutti questi anni non ho smesso di ripeterlo, e mai smetterò.

 

 

CLANK!

È già ora?

 

 

 

 

 

Continuammo a vederci di nascosto.

Quando si liberava dai suoi numerosi impegni mi raggiungeva subito in camera mia, sgattaiolando dentro come un gatto in cerca di affetto. Un affetto che elargivo a piene mani.

Non faceva in tempo a richiudersi la porta alle spalle che io gli saltavo al collo, baciandolo con trasporto fino a condurlo al letto. Anche se i nostri incontri notturni  erano rari.

In quelle occasioni mettevo una dose massiccia di valeriana nel te di Kuntal, che rimaneva il più delle volte a sorvegliarmi con occhio vigile.

Ammetto che non era la stessa cosa con una cameriera addormentata a pochi centimetri, ma ci dovemmo accontentare, soffocando risatine e gemiti troppo rumorosi.

Il fruscio delle lenzuola mi metteva ansia. Temevo che quel leggero spostamento di stoffa potesse destarla, trovandoci, così, in flagranza di peccato. L’eventualità era alta, motivo per cui non mi sentivo mai tranquilla in quell’incontro clandestino dal profumo di proibito.

Non per questo ci facevamo intimorire, comunque. Rivedendo le mie prodezze con l’occhio della memoria posso affermare con sicurezza che ero del tutto pazza. Ma d’altronde, chi non lo fa quand’è innamorato?

Per la prima volta desideravo la compagnia dello stesso uomo. Senza stufarmi di baciare le sue labbra, di amarlo con tutta me stessa. Fu il periodo più felice di tutta la mia vita.

“ Aster?”

“ Sì?”

 In una di quelle rarissime volte in cui Kuntal era impegnata in altre faccende stavamo per ore sdraiati sul mio letto, tra le lenzuola sfatte. Il sudore rendeva i nostri corpi scivolosi, e l’aria rarefatta era pesante come una cappa di nebbia.

“ Tu mi ami?”

Era una domanda stupida. Ci eravamo detti “ti amo” in molti modi, ma mai a voce. Ora volevo sentirglielo dire.

“ Aster?”

Avvertii i muscoli del suo torace irrigidirsi e sollevai la testa per guardarlo in viso. Un’ombra scura passò nei suoi occhi, un’ombra che mi parve terribilmente simile al senso di colpa. Abbassai lo sguardo, spaventata dall’eventualità di essere stata usata come svago. Non poteva farmi questo, sarei morta di dolore. Eppure sentivo che non era stato del tutto sincero.

Strinsi le palpebre per fermare le lacrime che mi premevano contro gli occhi e mi sdraiai dandole la schiena. Improvvisamente mi era venuto freddo, la luce ambrata della stanza mi dava fastidio. Mi coprii il viso con gli avambracci, portando le mani a stringere convulsamente le ciocche dei miei capelli.

Singhiozzai.

La sua mano si posò sulla mia schiena, carezzandola per cercare di confortarmi. Ma non disse niente.

Ne un “ti amo” ne delle scuse.

Scossi la testa, per debellare la sensazione appagante della sua pelle calda sulla mia.

“ Esci….” Mormorai roca e sentii il materasso sollevarsi, mentre lui si alzava per andarsene.

Sbattè la porta, e allora piansi senza ritegno desiderando che tornasse indietro per dirmi che andava tutto bene.

Quella notte non tornò. Rimasi sola a crogiolarmi nella mia disperazione.

 

 

 

Vagai per giorni senza avere une meta precisa, perdendomi nei corridoi freddi del palazzo. Passai davanti alla Sala del Consiglio, e procedetti a testa bassa aumentando l’andatura. Mi ricordava troppo la mia felicità.

Che illusa…

Mi asciugai una lacrima, stizzita, e scossi la testa facendo ondeggiare le sottili treccioline  dell’elaborata acconciatura che Kuntal mi aveva fatto con pazienza.

Aveva notato che ero giù di morale, testimoni le occhiaie profonde e nere, e si era offerta  di accompagnarmi a fare un giro per Laodamea, commentando bonariamente sul fatto che potevo trovarmi un buon partito girando per la città. Le avevo strappato il pettine di mano e l’avevo buttato giù dalla finestra.

Dopo mi dispiacque per come l’avevo trattata, ma non volevo sentire parlare di partiti o robe varie.

Ero già abbastanza depressa per non guardarmi allo specchio senza fare una smorfia.

Procedetti mestamente, passando sulla passerella che dava al giardino sud, e sentii due voci, una delle quali conoscevo molto bene.

Mi fermai di botto, voltandomi verso le fronde degli alberi.

Il sangue mi si gelò nelle vene.

Aster era chinato su un cespuglio di rose e ne stava cogliendo una, porgendola poi ad una giovane dai capelli rossi che se ne stava accovacciata vicino a lui. La ragazza sorrise  e portò il fiore al naso.

Anche da lì potei vedere il sorriso abbagliante di Aster.

Mi aggrappai alla ringhiera, mentre tutto cominciava a girare vorticosa mente. il sangue si sciolse, ribollendo nelle mie vene in una rabbia cieca che tinse la mia vista di rosso. Strinsi le dita sul ferro, avvertendo un peso immaginario bloccarmi il petto e rimbombarmi nelle tempie.

Un insano desiderio di uccidere entrambi mi fece sfuggire un gemito sommesso e a quel punto parvero accorgersi di me.  Aster si voltò e il sorriso gli morì sulle labbra, sostituito da un’espressione sorpresa e preoccupata. La sue iridi verdi mi colpirono con la forza di un meteorite, mentre le mie venivano offuscate dalle lacrime. Fuggii, ignorando gli sguardi allucinati dei cortigiani, e mi rifugiai nella mia stanza, buttandomi a peso morto sul letto.

Avevo il cuore a pezzi.

 

 

Vedevo i maghi uscire da quella maledetta porta, e aspettavo.

Aguzzai la vista per individuare una capigliatura blu e, quando finalmente la trovai, mi avvicinai ad essa con un cipiglio minaccioso.

Nel caos, si accorse della mia presenza solo quando gli fui davanti. Si voltò verso di me, sgranando appena gli occhi quando mi riconobbe.

“ Reis..”

“ Vieni con me!”

Lo trascinai per i corridoi tenendolo per il bavero della veste, ignorando i suoi versi soffocati. Mi guardai intorno, per essere sicura che nessuno ci avesse seguito e lo spinsi in una rientranza fra le colonne di marmo. Non pensavo di essere così forte da poterlo sottomettere facilmente, ma molto probabilmente era lui che mi lasciava fare. Voleva chiarire quanto me quel malinteso.

“ Reis” ripetè in una velata  quanto patetica supplica e il mio sguardo si annebbiò.

La rabbia esplose con un impeto tale da farmi sembrare una bestia messa in gabbia, digrignando i denti dal dolore di essere stata tradita.

“ Sta’zitto!!” tuonai, avvertendo una scarica bollente attraversarmi la schiena.

Aster si bloccò, intimorito dal mio comportamento. Sgranò gli occhi quando, invece cominciai a singhiozzare. Le lacrime mi inumidirono il viso, impastandomi le labbra di sale. Non riuscii a parlare, ne a ragionare. Precipitavo verso il basso senza rendermene conto.

Chi volevo prendere in giro?

Già da tempo aveva capito che razza di persona ero senza la sua presenza. Aveva capito quanto mi sentivo annientata e persa quando lui non c’era, quando non vedevo il suo sorriso.

Sotto la rabbia c’era solo una ragazzina spezzata che solo lui poteva aiutare. Amare.

Le sue braccia mi apparvero indistinte sotto l’acqueo velo del pianto. Mi strinsero piano, poi forte, stringendomi come un’ancora di salvezza. Non mi sentii rassicurata, per nulla.

C’era uno sforzo dietro quei gesti affettuosi, quelle scuse false e traballanti che mi sussurrava nelle orecchie. Non ci credevo e continuavo a piangere. Disgustata da lui e dalla patetica scenetta che avevamo messo su.

Le due bestie senza la bella.

Mi sentii così vulnerabile, incapace di spingerlo via, di dargli ciò che si meritava.

Per un attimo ripensai al nostro ultimo incontro, e sentii la spiacevole sensazione di essere stata sfruttata.

Non battei ciglio quando mi ritrovai ancora fra le sue braccia, nella sua camera stavolta, a fare quella che consideravo una maniera di amarci senza esprimerlo a parole. Molto più semplice a pensarci.

Facemmo l’amore in un modo freddo, distaccato, come se osservassi la mia vita scivolare come sabbia da una prospettiva sconosciuta.

 

 

 

 

All’inizio facemmo finta di niente.

Dopo mi spiegò che quella giovane donna era la moglie di un ambasciatore.

Amante della natura e di tutti i fiori di quel palazzo, mi pare.

Aveva aggiunto ridendo che quelle erano state le sue parole, ma io non ci trovavo niente da ridere.

Cosa voleva da lui?

“ Sapere il nome delle piante. Dato che sono mago avrà pensato bene ci chiedermi un consulto” rispose senza smettere di sorridere. Trovava divertente la mia gelosia e, devo ammettere, ci ha sempre giocato.

Feci uno sforzo immane per non scoppiare a ridere a mia volta.

“ Bhè..” borbottai “ Non farlo mai più”

Lui aprì la bocca per protestare, ma io lo zittii con un cenno.

“ Oh,sta zitto!” e le buttai le braccia al collo, baciandolo con trasporto.

Cercavo di convincermi che fosse tutto normale. Ma quella sensazione strisciante sotto pelle non diminuiva, cresceva. Al pari delle mie inquietudini.

Aster mi sembrava così estraneo. Diverso dal ragazzino dagli occhi smeraldo che avevo conosciuto e amato due anni prima.

Nei suoi occhi era apparsa una scintilla che non era né  d’amore né di odio. Era qualcosa di infinitamente peggiore.

Era brama di vendetta.

 

 

 

“ Vedi, Reis? La sofferenza di questo mondo è tutta qui!” faceva scorrere le dita sulla pagina ingiallita del vecchio volume, fermandosi a picchiettare il dito su alcune rune sbiadite.

Io non condividevo la sua esaltazione.

A dire la verità ero anche un po’ intimorita.

Non mi piaceva quando iniziava a parlare di cose come la politica o il destino. Marvash e Sheireen, purificazione.

Quella parola dal significato così spirituale incombeva nell’aria come una minaccia invisibile.

“ Non capisci?” mi ritrassi un po’ quando si voltò per fissarmi con occhi sgargianti “È  un principio di superiorità sbagliato! I mezzelfi , la classificazione di tutte le razze. È sbagliato! Si dovrebbe….”

“ Cosa?” lo interruppi secca,stringendo i pugni “ Purificare questo mondo? E come?” non mi interessava veramente la risposta in se. Volevo vedere se aveva il coraggio di esprimere le sue folli idee ad alta voce. Le sue atrocità mascherate da intenzioni benevole.

Si passò una mano nei capelli, tornando a fissare il tomo con avida voracità. La luce delle candele disegnava ombre inquietanti sullo schienale intagliato dello scranno. I visi di fauno mi sorridevano sinistri nelle loro pose assurde.

“È  una cosa che non ho ancora contemplato a dovere”

“ Balle!” sbottai, facendo un passo in avanti “ Tutte balle! Perché non me lo dici chiaramente,Aster? Perché non mi dici che vuoi utilizzare la morte come strumento purificatore??”

Tra noi calò un silenzio glaciale. Tremai un poco, pentita di ciò che avevo appena detto.

Abbassai lo sguardo, sentendomi stupidamente in colpa.

La fiammella della candela tremolò all’impercettibile sospiro di Aster.

“ Non è una cosa così semplice” esalò dopo molto tempo. Scossi la testa, furiosamente, tanto che la mia crocchia si disfece.

“ Non lo è, certo, e per un buon motivo!  Aster…” sussultò quando pronunciai il suo nome in una supplica “ Molte persone hanno fatto cose, cose terribili. Errori…” mi avvicinai poggiando le mani sulle sue spalle. La retina mi penzolava dai capelli come una mosca intrappolata nella tela di un ragno.

“ … Che non voglio che tu ripeta. Infondo al tuo cuore sai che ciò che pensi è sbagliato”

Non rispose.

Il mio sguardo vagò sulle disordinate carte mischiate in maniera casuale.  La mia attenzione fu attirata da un disegno abbozzato in carboncino, che faceva capolino dalla copertina di cuoio del libro.

Allungai il braccio e lo afferrai delicatamente, facendolo scivolare fuori dalle pagine che lo intrappolavano.

“ Fammin” lessi ad alta voce, portando il disegno vicino agli occhi “ Cosa sono?”

La grottesca figura indicata dalla calligrafia minuta di Aster aveva un che di oscuro. Mi morsi il labbro inferiore, inquieta, e lo posai nuovamente sullo scrittoio.

“ Aster?”

Un fastidio si propagò lungo la linea della fronte, vibrando come un serpente rinchiuso in una scatola. Portai una mano alle tempie, barcollando all’indietro con l’impressione che il pavimento si fosse aperto sotto di me.

La luce fioca della stanza esplose in mille stelle abbaglianti.

Poi il nulla.

 

 

“ Reis,Reis!”

Aprii piano gli occhi,scorgendo il suo viso poco distante dal mio. Il suo alito era così dolce che mi venne voglia di baciarlo.

“ Aster? Cosa c’è?” il mio tono era così candido che ne ebbi timore. Cosa era successo? Perché sentivo il pavimento sotto la schiena?

“ Reis,sei svenuta” sussurrò accarezzandomi il viso e io sorrisi.

“ Scusa”

“ E di cosa?”

“ Di averti spaventato” gemetti, stringendo gli occhi.

“ Reis!” le sue mani arrivarono fino alle spalle, scuotendomi con decisione.

Trattenni un conato di vomito. Il profumo di cera era troppo intenso per i miei gusti.

Permeava appiccicoso sul mio  vestito, nauseabondo e disgustoso.

“ Ti prego” lo supplicai sul punto di piangere “ Portami nella mia stanza non sopporto più questo odore”

Non capii di che odore stavo parlando, ma mi portò ugualmente in camera.

 

 

“ Buongiorno, mia signora. Dormito bene?”

“ Non ti avvicinare, Aras!”

Un paio di occhi neri mi scrutarono con odio.

 

 

Trascurai troppi segni, e prima che potessi fare qualcosa mi scoprii incinta.

Me ne accorsi mentre applicavo della crema d’aloe sull’ennesima gengiva infiammata.

Notai, all’improvviso, che il mio ciclo era spaventosamente in ritardo.

Fissai il mio riflesso, aprendo in fretta le ali laterali della specchiera, e scorsi solo un’ombra di vaga sorpresa sul mio volto addolcito dalla maternità.

Emisi un verso strozzato e mi lasciai cadere sullo gabellino. Il porta creme che avevo in mano cadde a terra e si ruppe in una caos di cocci profumati. Rimasi a fissarmi, carezzandomi sempre più febbrilmente il ventre gonfio.

Kuntal accorse, schioccando la lingua alla vista del disastro da pulire e andò a prendere degli stracci bagnati.

“ Signora, qual è la causa del vostro malessere?”

Sbirciai la figura oltre a me nel vetro.

Kuntal aveva un anno in meno di me, ma era molto più alta, con i lunghi capelli sempre raccolti in una treccia. L’unica persona più vicina ad una madre amorevole che avessi mai avuto dopo la morte della mia genitrice naturale.

“ L’ultimo consiglio si è svolto sei settimane fa?”

“ Sì,signora, perché?” rispose sorpresa.

Decisi di fidarmi di lei.

“ Perché da allora non ho più il ciclo”

Silenzio.

Boccheggiò una,due,tre volte, poi si accasciò a terra, stringendosi i capelli castani con violenza.

“ Un bambino??” gemette soffocata “ Il padrone mi ammazza se lo viene a sapere”

Scattai in piedi, afferrandole le mani in modo che smettesse di torturarsi.

“ Non lo saprà” mormorai inginocchiandomi davanti a lei “ Ma se fai così non mi sei di alcun aiuto”

Deglutì “ Mi scusi. Se posso permettermi, chi è il padre?”

“ Non è importante” ringhiai a bassa voce “ Non fare domande!”

“ Mi scusi”

“ Basta scusarsi. Trovami dei rimedi, Kuntal” sospirai “ Subito..”

 

 

 

Nessuno dei rimedi mi liberò del bambino, e Kuntal si rifiutò categoricamente di provare metodi più drastici.

Sarebbe finita in un mare di guai se ci avessero scoperto e abbandonai ogni tentativo.

Sapevo bene cosa mi sarebbe successo una volta nato il piccolo. Sarei stata marchiata come puttana e allontanata col figlio bastardo. Diseredata, portatrice di disonore.

Scoprii che non me ne importava niente. i miei titoli e privilegi sbiadivano quando sentivo il mio bambino dare segni di vita ed ero così commossa che mi mettevo a piangere per un nonnulla.

Naturalmente lo dissi ad Aster, due giorno dopo il mio ultimo tentativo di aborto.

Ma ciò che successe mi sconvolse nel profondo.

“ Aster” la sua pelle sulla mia profumava di mare, i suoi sospiri uniti ai miei si levavano alti nella stanza. Mi accarezzava in modo lento,dolce, dalle spalle fino al ventre e qui si fermò. Tastando la pelle tesa e gonfia. Anche al buio voltai la testa di lato, piena di vergogna.

Il seno mi era cresciuto troppo per non accorgersi dell’ineluttabile.

“ Sei incinta”  non era una domanda, ma io annuii lo stesso. Ebbi un fremito quando i suoi capelli mi sfiorarono la guancia.

“ Sì”

Si staccò da me e un attimo dopo sentii il materasso alzarsi.

Scattai seduta, scorgendo solo la sua schiena marmorea alla luce della luna. La pelle era così tesa che pareva sul punto di lacerarsi.

“È  un problema?” ansimai agitata e misi a carponi per raggiungerlo.

Presi una mano inerte fra le mie, carezzando il dorso freddo e teso come il ghiaccio.

“È  un problema?”

Lui non rispose, ma cadde seduto sul materasso. Subito gli avvolsi le spalle con le braccia, coprendogli la nuca di leggeri baci. Si irrigidì.

“ Ti prego,Aster” con la bocca attaccata alla sua pelle cercai di farlo ragionare. Mentre io crollavo verso il baratro.

“ Non è un dramma. Andrà tutto bene”

Ora so che cercavo di rassicurare me stessa.

“ Potremmo sposarci” non stavo zitta un attimo “ Mio padre acconsentirà pur di evitare lo scandalo, saremmo felici!”

“ Non voglio parlarne adesso” rispose infine e si sdraiò dandomi le spalle.

Non ebbi il coraggio di replicare. E per questo mi odio tutt’oggi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve! Ho qualche problemino con il finale, ma mi mance poco intanto eccovi un altro capitolo. Aster sta diventando sempre più il mezzelfo che sarà conosciuto come il tiranno. Che farà?

Bene è aperta la nursery ^_^

 

Aster: Come lo chiameremo?

Reis: Ho già una magnifica idea!

A: Ah sì?

R:  Sì! Lo chiameremo Arcibaldo Clodoveo

A:  O_____________________________O”  ARCIBALDO CLODOVEO???  Ma dico sei impazzita??

R: sta zitto che è un nome bellissimo!!

A: Ma va la, chiamiamolo Merlino!

R : NO!
A:Sì!

R: NO!

A: Sì!

E giù botte.

Voi cosa ne dite? Suggerite un nome e portate un regalo al lattante ^_^ si accettano anche benedizioni da fate, creature dei boschi, elfi e sclerotici  non da streghe maligne che possono aspettare sedici anni per far pungere il dito con un fuso e causare morte apparente.

Grazie dell’attenzione ^_^

 

MonyPurpa

No, e neanche questo è il finale XD ho un po’ di difficoltà a intersecarlo bene. Ma sono contenta che ti piaccia ^_^

Sì ma povero Aster me lo trattate tutte male!! Non è un pervertito (forse un po’) è solo……. Un po’ maniaco,dai XDDDDD

Per quanto riguarda l’amuchina Oren (mo non mi ricordavo si chiamasse così..) ne avrà fatta una bella scorta.  Viva l’amuchina, e i posti più comodi dove farlo, vero Aster? Pervertito!

Aster: Io me ne vado  -_-

Grazie della recensione!!

 

Tawara

Come detto sopra. Povero Aster! Anche se è un pervertito gli voglio bene lo stesso XDDD

Sì è davvero molto frustrante, e ora mi trovo un po’ in difficoltà col finale, ma non demordo!

Grazie della recensione!!!

 

Nihal Darko

 

Anch’io voglio essere Reis!!! Aster vieni qui!!

Aster: Poi ero io il pervertito O_O

La figura di Reis me la sono immaginata pure io, povera gnoma che cosa ti faccio fare!!

E Aster sì aveva quattordici anni quando è entrato a far parte del Consiglio (prima come sostituto poi come membro effettivo mi pare) qui sono passati due anni. E ora è nei guai.

Grazie della recensione!!

 

RakyMatsuri 94

Per essere figo doveva esserlo ^^ peccato non aver approfondito la storia! Sono felice che ti piaccia, davvero. Come coppia piacciono un casino anche a me!

 

 

Ciao a tutti, a presto!!

 

 

 

 

 

 

 

  
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