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Autore: kannuki    28/11/2005    5 recensioni
Un pazzo che balbetta deliri, una fata che vive in un tulipano e una bambina punk che addestra tarantole chiuse in una scatola.
Un taxi verde che si muove per le città col suo Carico di Paradiso e l'Uomo dei Sogni che non è esattamente il principe azzurro. Una fotografa di cadaveri che ha perso se stessa e vaga nelle Nebbie dei Ricordi Smarriti. Un'Ombra che la segue e la studia, aspettando.
Strani personaggi che si intrecciano in un hard - boiled onirico e delirante, dove tutto non è mai come sembra, Realtà e Fantasia si mescolano in una caccia spietata che si spinge fino ai confini dell'autodistruzione. E se fosse tutto frutto di un'allucinazione?
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Ho visto qualcosa"

L'uomo di Vallone indicò il fondo del vicolo con uno sguardo d'intesa al compagno. 
"Sarà un gatto" sbuffò tenendo d'occhi Marv che smaniava per andarsene da quel posto. Che centrava lui? Lo avevano tirato in mezzo ad un affare che non lo riguardava. In più era disarmato e i punti lungo il fianco gli tiravano dolorosamente.
"Potrebbe essere Tempesta" sibilò fra i denti agitato.
Il compagno lo fissò per un attimo e tornò a guardare la porta. "Vai a vedere, se hai tanta paura."
L'uomo girò le spalle con disprezzo "testa di cazzo!"

Marv lo vide allontanarsi con passo rigido e fece una smorfia restando accucciato sotto la tettoia. Cominciava ad odiare quella pioggia maledetta che gli si infilava anche nelle mutande e lo costringeva a starnutire. Si era beccato un raffreddore se non un'influenza vera e propria. Magro com'era, non ci avrebbe messo molto a incubare il virus.
"Che centro in questa storia?"domandò per l' ennesima volta, rimediandosi un'occhiataccia al fiele dal terzo uomo che piantonava l'entrata della bisca clandestina mascherata da cantina vinicola di alto livello.
Un passo felpato dietro di lui gli strappò quasi un grido.
Il quarto uomo era tornato e dalla sua espressione sembrava tutto a posto "un gatto che non teme la pioggia" spiegò al compagno che neanche lo guardò: Domino Kent aveva appena fatto la sua apparizione, un ragazzotto come tanti che si incontrano per strada. Niente di particolare, solo un cervellone che andava steso a marcire sotto l'acqua che aveva ripreso a battere con violenza. "Qual è il piano?"
L'uomo a capo dei risolutori lo guardò come se avesse appena bestemmiato "li ammazziamo tutti! Che cazzo di domanda.."
"Mi piace" ammise con un sorrisetto sbarazzino "e dell'idiota che ne facciamo? Ce lo portiamo dentro e lo usiamo come scudo umano?"
I compagni cominciarono a sghignazzare fra i denti muovendosi solo al segnale del capo "mica male come idea. Tienilo d'occhio e buttalo nella mischia se succede qualcosa a uno di noi"

Marv sgranò gli occhi a quella risposta e impuntò i piedi a terra finchè una spinta del quarto uomo non lo fece muovere per forza.
Sarebbe stata una strage e lui non voleva entrarci, proprio no!


°°°°
Gli uomini di Vallone irruppero nella cantina e portarono la morte nella fredda e piovosa notte di Dicembre.

Le Divinità Malate, li chiamavano. Perché niente di quello che facevano insieme era pienamente umano.

Domino Kent non li vide neanche entrare, concentrato com’era sulla partita che aveva già in mano.
Udì solo il rumore della pistola che scattò dietro la nuca e poi più il nulla.

Quello che successo la dentro, non ebbe testimoni.


°°°°

"Me lo vuoi dire chi è stato?"
"Non lo so!"
Bronx dovette trattenersi con molto sforzo: quel muso da impunita non riusciva proprio a capirlo! Si piegò sul letto appoggiando le mani sul materasso e fissandola come faceva con i malviventi, le sputò in faccia tutta al sua rabbia "di, un pò: che ti passa nel cervello, ragazzina? Quello ti spara e tu non vuoi dirmi il suo nome?"
"Esatto. E non darmi della ragazzina, vecchio barbogio!" esplose portandosi subito una mano al seno "e non farmi arrabbiare che mi fa male tutto!" sibilò fra i denti rimettendosi buona "tanto ora crede che sia morta... e non lo conosco, il suo nome!"
"Si che lo sai. Fattelo uscire o te lo faccio sputare a forza di ceffoni!" esplose perdendo tutto il suo self control e facendo affacciare un'infermiera che sollevò le sopracciglia e si affrettò ad andarsene prima di rimediarsi un urlaccio anche lei.
"Ti basti sapere che non è stato Marv" riprese con voce un pò meno dura "non so il suo nome."
"Sapresti riconoscerlo?"
Mira ebbe un violento flashback che la fece arrossire "si.."
"Bene!" Esplose tirando fuori un raccoglitore da ufficio "sfoglia e indica col ditino" le ordinò mettendosi seduto sul comodino e rischiando di far cadere tutto quello che c'era sopra.
Mira lo sfogliò malvolentieri, commentando le singole facce e irritandolo oltre misura. Bronx dondolava istericamente una gamba, digrignando i denti per non darle uno scappellotto che, secondo lui, le avrebbe rimesso a posto il cervello. Quando arrivò alla fine, lo gettò ai piedi del letto con aria assorta "non c'è fra quelli."

Harvey iperventilò prima di alzarsi dallo scomodo mobiletto e sedersi accanto a lei, spingendola in la con il sedere e facendola sorridere. "Ragioniamo" dichiarò con un mezzo sorrisetto scemo che sarebbe presto mutato in una smorfia d'ira. "Non sai il suo nome. Posso anche crederci. Sapresti descriverlo?"
"Penso di si" sussurrò guardando altrove con un'aria così strana che lo fece piegare verso di lei.
"Ehi, bimba, occhi a me" sbottò facendola girare sorpresa "ma da dove esci, da un romanzo degli anni 50?" ridacchiò alzandosi un pò sul letto. "Ehi bimba, occhi a me!" sorrise facendo il vocione mentre Bronx la fissava incupito.
"Ci sei andata a letto con quello che ti sparato?"
Mira rischiò di strozzarsi: impallidì, avvampò e non disse nulla, incrociando le braccia sul petto e lanciando un acuto di dolore.
"Cazzo, scegliteli disarmati!" le urlò contro rimediandosi uno 'shhh' da un'infermiera che transitava nel corridoio.
"Ma che stai dicendo? Io.."
"Tu hai la stessa faccia che aveva Marie quando il tipo della DHL è venuto per la cinquantesima volta a portarci un pacco vuoto" le spiegò innervosito "a sto punto, immagino che tu sappia il suo nome."
"Non calcare in quel modo!" gridò indignata "si, lo so come si chiama... oddio, sembra di dare spiegazioni a mio padre!"

Bronx la guardò sentendosi vecchio. Troppo vecchio per una ragazza di quell'età. "Fai come ti pare: se ti spara di nuovo, sei nel posto giusto" borbottò afferrando il raccoglitore e mettendolo sotto braccio.
"Harvey, aspetta..." sussurrò con aria impaurita "non volevo dire... non intendevo darti.."
"Si, si" mugugnò abbruttito "fatti dare una controllata ai neuroni e cerca di tirare fuori quel nome alla svelta."

Mira lo guardò allontanarsi con aria colpevole. L'uomo dei suoi sogni non era proprio quello che credeva. L'aveva ferito dicendogli quella cosa e l'aveva ferito quando aveva scoperto di Lucas.
Lucas...
Mira si concentrò, cercando di ricordare tutta la scena: lui che entrava nell'appartamento, la pistola che le aveva gelato il sangue nelle membra, lui che le diceva... le aveva detto qualcosa.
Si sforzò il più possibile andando a rimestare fra le pieghe del cervello... che le aveva detto? Qualcosa a bassa voce, ma era troppo spaventata per sentirlo. Le aveva mentito, le aveva detto che l'avrebbe ucciso solo se avesse rivelato il suo nome e il suo volto.
Perchè... allora?
Cominciò a singhiozzare per il dolore, la tristezza e la vergogna di aver fatto qualcosa che non doveva, per aver ferito Bronx che era stato tanto carino con lei, per Abe che l'aveva tradita con un' altra, per quel fottuto pazzo di Marv, per...

"Mi sono dimenticato.."
Bronx restò impalato sulla porta a guardala, mezzo fuori e mezzo dentro, il raccoglitore ancora sotto il braccio, mentre Mira cercava di asciugarsi il viso più in fretta possibile.
"Merda!"
La donna si sentì circondare da un abbraccio caldo e consolatorio e gli franò addosso piagnucolando scuse su scuse che le impastavano la bocca.
"Scusa, sono abituato a fare la voce grossa" lo udì ciancicare fra i suoi capelli con un mezzo tono tenero "non c'è bisogno di piangere così, dai"
Mira gli si strinse contro combattendo contro il dolore che non la faceva respirare "io non volevo... è andato tutto storto! Io volevo uscire con te... poi è successo..."
Harvey guardò fisso davanti a se prima di stringerla un pò di più, e quando parlò, non udì le proprie parole "anche io volevo uscire con te. Una volta fuori di qui... possiamo.."
La sua voce si spense mentre Mira alzava la testa, inghiottendo le lacrime. Bronx la guardò quasi spaventato e cominciò ad accarezzarle il viso e i capelli meccanicamente. "Possiamo anche uscire, no?" Propose con voce inesistente vedendola strusciarsi contro la sua mano.
Le andò incontro imbambolato, sfiorandole le labbra in un bacio delicato. La donna si staccò immediatamente. "Eh... no" mormorò imbarazzata, tenendo lo sguardo fisso verso il fondo della stanza. "Non sono abituata a comportarmi così. Così... debole. Non sono mai stata così piagnucolosa. Devo avere qualcosa che non va" borbottò a bassa voce, imbronciata e imbarazzata facendolo riprendere.
"Non importa, capita" convenne bestemmiando tutti i santi dentro di se.
"Cosa volevi dirmi?"
"Non lo ricordo più. Probabilmente qualche minaccia per farti parlare" ammise demoralizzato. "Ci vediamo"
 

penultimo capitolo. Il prossimo sarà quello conclusivo (e assai più lungo, scusate li ho divisi male)
  
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