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Autore: eleanor89    05/02/2011    21 recensioni
Questa storia racconta dei Malandrini e di tutte le persone venute a contatto con loro a Hogwarts e negli anni successivi; tanti pezzi di vita che possono avere un significato importante nelle loro esistenze o essere episodi di normale quotidianità.
Avanti e indietro nel tempo, momenti di gioia e di dolore: ecco a voi una lunatica e pessimista Lily Evans, Un Frank Longbottom calmo e che non si lascia influenzare dai suoi pazzi amici, una Alice sportiva e dura, una Mary McDonald civettuola e allegra, e naturalmente Severus Snape, Regulus Black, i Lovegood, tutto l'Ordine della Fenice, compresi i magnifici Prewett, la spaventosa Dorcas, e tanti altri ancora.
Ultimo capitolo: Come Alice soprannominò James "Capitano": "James individua Alice da sola il giorno dopo Natale e pensa che avrebbe preferito non aver stampato sulla fronte il segno di una delle pantofole pelose di Remus, che Sirius gli ha lanciato quando ha ripreso a cantare. Le pantofole sono state trasfigurate da lui – ed è abbastanza sicuro che Remus le preferisca così – ed è ingiusto che siano state usate per tentare di stroncare la sua futura carriera."
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie '70's students.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Desideri esauditi [ottobre 1981]
 
 
 
 
 
Marlene legò in fretta la pergamena alla zampetta del suo gufo e poi andò a vedere cosa stavano combinando suo padre e i suoi fratelli, che come al solito dovevano essere impegnati a trafficare con auto babbane e stavano facendo un baccano allucinante.
Il suo corpo allenato si chinò prima ancora che lei realizzasse il fascio di luce verde che la stava raggiungendo, e poi riconobbe le urla, che non erano di gioia come credeva ma di terrore e dolore. Aveva già la bacchetta in mano e restituiva il colpo attraverso i vetri rotti della finestra quando sua sorella si precipitò da lei dopo aver spalancato la porta di ingresso, gridando di paura e in lacrime.
«Mamma e papà sono morti!»
Lei non ebbe neppure il tempo di sentire il dolore, suo fratello Andrew era appena caduto davanti all'ingresso col viso rivolto a terra, e poté solo spingere Janice indietro.
«SCAPPATE!» urlò Jerard da fuori.
Incontrò attraverso la finestra rotta gli occhi di suo fratello gemello, terrorizzato, furioso, implorante, e afferrò il braccio di Janice che era rimasta immobile, traumatizzata alla vista del maggiore che non si muoveva più.
La porta sul retro sbatté e non fece quasi in tempo a girarsi che era già stata disarmata. Un Mangiamorte alto e biondo era arrivato alle loro spalle e rideva, «Una rossa!»
«Stupeficium!» gridò Jerard; Marlene afferrò Janice per un braccio, un altro Mangiamorte arrivò alle spalle del primo e così non ebbe tempo di recuperare la propria bacchetta ma dovette solo battere in ritirata verso lo sgabuzzino, dato che i Mangiamorte arrivavano da tutte le parti e le uscite erano bloccate.
«Hai la bacchetta? Janice? Janice!» scosse la sorella per le braccia e Janice finalmente la guardò.
«No.»
«Oddio.» gemette lei; con una bacchetta avrebbe forse potuto aprirle una via d'uscita facendo esplodere la parete, ma così...
Cominciò a sbarrare la porta e Janice scoppiò in singhiozzi. Lei sentì Gwen, la moglie di Jerard, urlare.
«Le hanno ucciso anche Martin...»
Marlene rabbrividì d'istinto, pensando al nipotino di pochi anni.
Sarebbero davvero morte lì. 
Si voltò a guardare sua sorella, i capelli castani corti che si arricciavano proprio come i suoi e che aveva tagliato da sola presa dal caldo estivo, il viso ancora abbronzato e gli occhi che per qualche strano scherzo del destino erano identici a quelli di Alice, stesso castano, stessa dolcezza, e le sue labbra carnose come le proprie, il naso piccolo della mamma, sedici anni e mai avuto un fidanzato, mai partita per il viaggio all'estero che voleva fare, una cotta per Fabian anche lei anche se non lo voleva ammettere, la più coccolata da Andrew, la sua sorellina che non aveva potuto neppure frequentare Hogwarts quell'anno solo a causa sua e del pericolo in cui li aveva cacciati tutti...
«No.» disse a denti stretti, cercando di non perdersi nel panico, «Ascoltami, riusciranno ad aprire, ma forse posso aprire la porta io per prima e darti la possibilità di scappare, se riesco a trattenerli. Possiamo prenderli di sorpresa, forse.»
«No.» disse semplicemente Janice, asciugandosi le lacrime, «No, io resto.»
Stupida lealtà Hufflepuff.
«Non essere idiota, non ha senso morire entrambe!»
«Dove vuoi che corra! Erano almeno dieci solo davanti alla porta!» ribatté lei, e poi calò il silenzio.
Il cuore di Marlene perse un altro battito.
Jerard.
Si sarebbe anche rassegnata se non fosse stato per Janice: era la sua sorellina, aveva il dovere di proteggerla e non poteva morire così, poco più che bambina...
«Ti voglio bene.» sussurrò Janice.
«Anche io.» mormorò lei, afferrando una pesante statuetta tra le cianfrusaglie dello sgabuzzino e porgendogliela, «Cerca di stenderne qualcuno, eh? Che fine ha fatto la tua bacchetta?»
«Rotta.»
«Vi sentiamo...» canticchiò una voce divertita da dietro la porta.
Marlene fece qualche passo indietro, quasi schiacciando la sorella contro il muro per evitare che ciò che ci aveva barricato davanti le cadesse addosso, e poi abbracciò Janice con un braccio solo, stringendola a sé mentre con l'altra mano prendeva un vaso per lanciarlo contro al primo Mangiamorte.
Intrappolate come topi.
«Avrei voluto assaggiare quei biscotti nuovi.» disse piano Janice, e in qualche modo Marlene sapeva che sorrideva mentre lo diceva, la sua capricciosa viziata mocciosa preferita.
«Te l'avevo detto di non mangiarti tutto il gelato, avresti lasciato spazio per loro.»
«Dici così solo perché lo volevi tutto tu!»
E poi la porta saltò e le scatole volarono per tutto lo stanzino.
 
…non lo so, Sturgis, so solo che le giornate ormai sembrano tutte uguali. Pensavo che sarebbe passata, si dice che il tempo fa passare tutto, no? Ho provato a convincermi che dirmi “non starò mai bene” era stupido, perché tutti ti rispondono “ce la farai”, ma la verità è che non sto affatto meglio. So solo che tutto ciò che posso fare è continuare a svolgere le mie missioni, perché almeno non penso. E sono terrorizzata all'idea che la guerra finisca, perché allora avrò tempo per pensare davvero.
Avrò tempo per uscire a passeggiare e rendermi conto che non arriveranno Fabian e Gideon a mettermi un braccio sulle spalle o tirarmi i capelli.
Avrò tempo per andare in libreria e non troverò Dorcas seduta in un angolo che legge fumetti o romanzetti rosa... Lo sai che le piacevano le storie d'amore?
Ma è soprattutto lui che mi mancherà
Avrò tempo per fare tutte le cose normali, e ho paura di ciò che sentirò quando realizzerò appieno che per tutto il resto della mia vita “normale” non li sentirò mai più, non li vedrò mai più. Che anche quando tutto questo schifo sarà finito, loro non torneranno comunque e dovrò fare tutto da sola.
Vorrei essere già morta, ma non posso, perché la mia famiglia ha bisogno di me. So che hanno tutti paura che anche io muoia, così devo farmi forza e andare avanti. Vorrei solo smettere di sentire questo vuoto...
E per oggi ti lascio così, credo che mio padre stia combinando uno dei soliti casini in giardino. Ci sentiamo domani, spero di essere un po' più allegra. Anzi, ne sono sicura, perché stasera Jerard ha deciso che dobbiamo andare tutti alle giostre con lui, probabilmente vuole solo avere tanti baby-sitter e ficcarsi nel tunnel dell'amore con Gwen.
P.S. Non ti ringrazierò mai abbastanza per il tuo regalo di compleanno, lo sai? Ti voglio bene.
Tua Marlene.
 
Sturgis mise giù la lettera, poggiandola tra la raccolta di poesie e alla foto in cui, in tenuta verde-argento, cercava di non farsi sommergere da quei bolidi umani che erano i Prewett, ancora eccitati dalla partita vinta dai Gryffindor. Compariva anche Marlene, a qualche metro di distanza e che come sempre spiava i due, e a scattare la foto era stata Dorcas. Non era esattamente amico stretto di tutti loro, ma Fabian e Gideon avevano sempre il vizio di saltare addosso alla gente nei momenti inaspettati persino se la gente era Slytherin, e Dorcas aveva già la macchina fotografica in mano perché, come gli aveva spiegato anni dopo, vendeva le foto dei due fratelli alle ragazze che avevano una cotta per loro. Apparentemente una volta li aveva anche sorpresi negli spogliatoi e senza farsi troppi problemi li aveva fotografati in boxer.
E Marlene aveva comprato la foto.
Era divertente da piangerne, se pensava che la stessa Marlene era appassita come una rosa senz'acqua e sole e non aveva più un minimo di spirito. Era peggiorata dalla morte di Dorcas, e molto, e tutto ciò che lui poteva fare era ascoltarla parlare e provare a distrarla.
Ormai erano rimasti in pochi, i Potter e i Longbottom erano spariti, Dumbledore non aveva spiegato bene il perché, non a lui almeno; anche Sirius, Peter e Remus erano sempre via, Emmeline era l'unica che vedeva con regolarità ora che anche Edgar non c'era più, Dedalus era da qualche parte nel Kent, mentre i professori ed Elphias erano lontani e non potevano certo occuparsi di lei. Moody non era più lo stesso, e comunque non sarebbe mai riuscito a dire nulla di anche solo lontanamente consolante.
Decise di prendersi qualcosa da bere prima di risponderle, perché era da tanto che non la sentiva così tetra, si limitava semplicemente a essere triste, e voleva trovare le parole giuste. Sperava davvero che ieri il fratello l'avesse portata a quelle maledette giostre babbane, perché neppure Sirius aveva avuto il coraggio di andare più a trovarla. 
Cambiò il pigiama coi vestiti da lavoro, aveva trovato un piccolo impiego in una biblioteca a Diagon Alley che poteva fare quasi a tempo perso essendo amico del proprietario, e andò in cucina. Sì che se lo ricordava che Dorcas amava i romanzetti da due soldi, persino lui aveva riso fino alle lacrime quando Sirius l'aveva beccata e lei gli aveva dato un colpo di lampada in faccia per aver osato sorprenderla alle spalle.
Non era l'unica con stranezze, glielo si doveva concedere: Gideon aveva paura dei pesci, Fabian mangiava con la mano sinistra e quando il fratello l'aveva sfidato a prendere il cucchiaio con la destra si era fissato la mano per mezzora e poi aveva abbandonato il “progetto”, Marlene stessa perdeva la testa peggio di James quando si trattava di sport, qualsiasi sport fosse.
Era arrivato a conoscerli tutti molto, molto bene in quegli anni, conosceva parecchie strane abitudini, aveva scoperto molto più di ciò che loro raccontavano semplicemente guardandoli, e riusciva ancora a sorridere solo al pensiero di tutto ciò che avevano vissuto insieme.
Tornò in camera col bicchiere di succo di zucca in mano e lo sorseggiò, prendendo una piuma e cercando di iniziare a risponderle.
Poi il patronus di Emmeline, un coniglio, comparve nella sua stanza: «Sono alla porta.»
Male.
Non erano mai buone notizie quando un membro dell'Ordine arrivava senza preavviso.
Quasi inciampò nella fretta di aprire, sperando che i piccoli Harry e Neville stessero bene.
«Dumbledore mi ha mandata a prenderti.» annunciò Emmeline, pallida come un fantasma.
«Che è successo?» domandò senza fiato.
«Il Marchio Nero... sopra casa dei McKinnon.»
Ci mise qualche secondo a capire, poi mise una mano sulla porta per reggersi.
«Chi è morto?»
«Tutti.»
Sturgis batté le palpebre: «Con tutti intendi...?»
«Tutti. Sturgis. Marlene, Janice, Andrew, Jerard, sua moglie Gwen e Martin, i loro genitori, anche l'elfo domestico.» rispose lei senza giri di parole, «Mi dispiace.»
Non avrebbe mai maledetto abbastanza il fatto che non gli riusciva mai di svenire, non aveva mai perso conoscenza, neanche dopo le esplosioni o in situazioni particolarmente raccapriccianti. Sarebbe stato un enorme sollievo crollare a terra in quel momento e magari non svegliarsi più, perché, come diceva Marlene, le persone di cui gli importava non sarebbero mai state più lì.
Non avrebbe mai risposto alla sua lettera.
Credo che mio padre stia combinando uno dei suoi soliti casini in giardino...
Non era suo padre quello in giardino.
E non sarebbe mai più stata in una giostra.
Doveva appena aver finito la lettera quando avevano fatto irruzione in camera, l'ultima cosa che aveva fatto era stato scrivere quelle parole rivolte a lui e poi... cosa? L'avevano massacrata? O era morta sul colpo?
«Sturgis...» soffiò Emmeline, mentre lui si accartocciava su se stesso, senza riuscire non solo a svenire ma neppure a piangere. Nascose il viso tra le mani e pensò alla bella, allegra Marlene, ventitré anni e mai più una lettera, e li odiò come non aveva mai fatto prima, desiderando che l'inferno li inghiottisse vivi.
 
James aveva la testa poggiata contro una finestra, come se volesse fonderla e passarci attraverso solo con la forza del pensiero, mentre Harry andava su e giù con la scopa per il soggiorno e il gatto Pluffa si metteva al riparo.
Lily sorrise tristemente, sembrava quasi un normale quadretto familiare, se non fosse stato che James avrebbe dato tutti i suoi galeoni per una scorrazzata all'aria aperta. Non che si lamentasse mai, era fin troppo gentile, ma lo conosceva bene.
Raccolse il giornale che Bathilda le aveva come sempre lasciato sulla soglia di casa e chiuse la porta, leggendo il titolo in prima pagina. Aveva già visto il Marchio Nero nella foto che le aveva fatto venire la pelle d'oca, sperava soltanto di non leggere nessun nome familiare nella lista dei caduti della settimana.
E poi lesse il titolo in prima pagina: MCKINNON ATTACCATI DAI MANGIAMORTE, NESSUN SOPRAVVISSUTO. Il marchio nero sopra le macerie della casa di un'altra famiglia, apparentemente ormai essere purosangue non...
«No... Oh no, ti prego, Dio, NO!»
James era lì prima ancora che lei alzasse la voce, portandosi una mano alle labbra. Le afferrò una spalla e lei gli porse il giornale, allontanandosi in silenzio verso le scale e lasciandosi cadere seduta sui gradini.
Lui lesse per qualche secondo e poi si allontanò. Lily cercò di trattenere i singhiozzi e non emise suono se non quello del respiro trattenuto che cercava di scappare tra i suoi denti stretti, poi si piegò in avanti per cercare di vederlo: vide solo le sue gambe coperte dai pantaloni verdi avvicinarsi a Harry, che giocava a prendere quota e a tornare a terra senza essersi ovviamente accorto di nulla, e poi poté vedere anche la sua veste da mago e le sue braccia che cingevano il figlio e lo abbracciavano stretto. Lo sentì piangere anche da quella distanza ma non riuscì a raggiungerlo.
Marlene era stata il primo punto in comune tra loro, la ragazza popolare, bella, che amava il Quidditch e che era sempre pronta a farsi una risata, che aveva sempre trovato un momento per lei e per i Malandrini, specialmente dopo che lei aveva rotto con Severus, che le aveva raccontato di lei e Fabian proprio qualche giorno prima che i Prewett morissero...
Alla fine qualche singhiozzo le sfuggì comunque e si lasciò scivolare contro i gradini freddi, stringendo le gambe al petto.
 
Dumbledore gli aveva detto di avvertire Sirius, pensando che lui fosse nascosto in quanto Custode Segreto, così Peter si era diretto nel nuovo appartamentino occupato dall'ex amico. Remus era in missione, perciò lo avrebbe scoperto da solo, e Alice e Frank sarebbero stati informati da Dumbledore stesso, che era il loro Custode Segreto.
Non sapeva come dirglielo, e non c'entrava il fatto che fosse una spia, perché la morte di Marlene aveva colto di sorpresa anche lui e aveva versato qualche sincera lacrima per lei. Sapeva che era condannata in partenza perché nell'Ordine, ma Marlene era sempre stata carina con lui.
E la prossima notte Voldemort sarebbe tornato dal suo viaggetto e avrebbe avuto il permesso di incontrarlo per dargli le buone notizie... quanto ci sarebbe voluto poi perché toccasse a Harry? Ormai era il ventitré ottobre, chissà se avrebbero visto un altro Ringraziamento...
La mano gli sembrò incredibilmente pesante mentre bussava alla porta.
«Chi è là?» chiese immediatamente Sirius. Povero idiota, come se lui avesse avuto qualcosa di cui preoccuparsi...
«Peter Pettigrew, detto Wormtail perché sono un animagus topo. Lo sono diventato per Moony.»
Sirius spalancò la porta con aria allarmata e lo fece entrare spingendolo dentro.
«Beh, che ci fai qui? Credevo non osassi uscire...»
«Sirius... è successa una cosa.»
La verità è che aveva un po' paura della sua reazione in quel momento, e avrebbe voluto che qualcuno fosse lì con lui.
Sirius era diventato pallido.
«James e Lily stanno...»
«Bene, sì.» disse e lui tirò un sospiro di sollievo, «Marlene no, però. I Mangiamorte sono andati a casa sua.»
Sirius lo guardò in silenzio e lui si decise a proseguire: «Sono morti tutti.»
«No.» disse subito Sirius, nel tono di una normale negazione, e poi sorrise, cosa che Peter sapeva essere il primo segno di risposta a una notizia tragica e che aveva sempre trovato inquietante, «No, non è così.»
«Mi spiace.»
Sirius scosse la testa e per un momento sembrò sul punto di sghignazzare, «Ma è Marlene.» disse, come se fosse ridicolo il solo pensiero.
Peter annuì, con la gola secca, e Sirius ridacchiò piano, prima che il viso gli si incrinasse e gli occhi gli si riempissero di lacrime. Afferrò subito l'appendiabiti e lo scagliò contro la televisione babbana, facendo sussultare l'altro, e poi scosse di nuovo la testa e si passò le mani sul viso e sui capelli troppo lunghi e meno belli del solito.
«Anche Janice?»
«Chi? La sorella? Sì. Le hanno trovate abbracciate.»
Sirius lo guardò, sembro cercare di dirgli qualcosa oltre il dolore, poi trovò evidentemente conferma dei suoi stessi pensieri annuendo appena e infine il viso gli tornò addolorato come poco prima. Peter seguì il cambiamento quasi affascinato.
«Cazzo, era... Lo sai. E lei era la mia prima cotta, no? La prima che mi ha detto di no, tra l'altro... E poi era così brava a Quidditch... No, questo non c'entra, però...» borbottò, guardandosi attorno, «Forse dovrei andare da James. E da Lily!»
«Uscendo di casa li mettiamo in pericolo.» disse subito Peter, «Sai che James ti scriverà subito. O Lily, certo.»
Sirius gli rivolse un'altra occhiata strana, un miscuglio di emozioni, e poi prese un respiro profondo.
«Jerard sarà a pezzi. Lui e la moglie e... cos'è quella faccia? Non dirmelo.»
Peter si strinse nelle spalle, «Erano in casa. Credo cercassero di convincere Marlene a uscire, Sturgis alla riunione ha detto che era depressa. C'erano anche moglie e bambino.»
Lui chiuse gli occhi e il suo collo fece un piccolo scatto come se avesse represso un movimento violento.
«Resti a bere?» gli domandò infine.
«No, devo correre, scusa. Non mi fido ad andar via quando è già buio...»
«E probabilmente fai bene.» convenne lui tetramente, «Beh, io vado a servirmi. Tu fai ciò che devi.»
Oh, lo avrebbe fatto.
 
«Una Gazzetta del Profeta.»
Remus salutò così gli ultimi risparmi per la giornata, ma era sul primo treno dopo settimane sottoterra e voleva un po' di notizie dal mondo. Con un po' di fortuna e molte privazioni il cibo che aveva da parte sarebbe bastato fino al suo ritorno a casa. Prevedeva che sarebbe rientrato la sera del trentuno ottobre e magari avrebbe rimediato qualche dolcetto da terra quel giorno.
Si sedette nello scompartimento, da solo, e tolse l'elastico che teneva il giornale piegato.
Lesse il titolo in bella mostra e poi l'articolo per almeno dieci volte, prima di guardare la foto. Era di quando Marlene frequentava ancora Hogwarts, l'ultima di sicuro in cui era spensierata e su cui i giornalisti avevano potuto mettere le mani. Subito sotto ce n'era una con il resto della famiglia McKinnon e quella di Jerard e del suo matrimonio.
L'articolo conteneva parecchie frasi stucchevoli riferite a lui e alla sua famiglia, e poi alla piccola Janice e a Marlene, trovate abbracciate, e Remus si chiese prima di tutto cosa sapessero quelle persone della vera Marlene e della sua famiglia, quanto gli importasse di loro e perché non potessero scrivere i fatti com'erano senza cercare di commuovere le persone, dato che la notizia era tragica di per sé senza bisogno di aggiunte, peraltro irrispettose nei confronti di chi aveva quelle persone a cuore e aveva un vero motivo per soffrirne.
Ebbe improvvisamente bisogno di colpire qualcosa o qualcuno, di tornare subito sotto terra e affondare i denti in qualcosa o perlomeno di fare a pugni con qualche altro mannaro fino a ridurlo a una carcassa sanguinolenta, o magari di fare una sosta a casa di Sirius per picchiare lui, freddo com'era da quando aveva deciso che dovevano prendere le distanze senza neanche una ragione logica, il bastardo. Sbatté la schiena contro i cuscini dietro di lui per un paio di volte, cercando qualcosa da fare per tirar fuori ciò che provava, e poi inghiottì l'ira in eccesso che lo stava agitando, lasciando che restassero soltanto l'odio, la sofferenza e l'aggressività dentro di lui, stabili e ben nascosti. Poteva controllarsi, lo sapeva, doveva solo chiudere gli occhi e cercare di dormire un po', non avrebbe giovato dare di matto. Conficcò le unghie contro le gambe ossute e chiuse gli occhi con forza, poggiando la testa contro il finestrino con un colpo che gli diede una scarica di dolore fisico che lo aiutò a distrarsi.
Stava per finire, doveva essere sul punto di finire o sarebbe impazzito.
 
Frank ebbe un tuffo al cuore sentendo Alice piangere. Era andato a prendere Neville nel momento in cui Dumbledore si era presentato, nel caso fosse necessario spostarsi, e ora si sentiva inutile col bambino tra le braccia e davanti Alice che piangeva in silenzio.
«Forse vuoi che lo tenga io?» offrì Dumbledore, serio e triste.
«Chi è morto?» domandò subito Frank, porgendogli il piccolo che dormiva.
«Marlene e la sua intera famiglia.»
Guardò per qualche secondo l'ex-preside e poi annuì con espressione dura, lasciando che prendesse il bambino. Andò ad abbracciare Alice, che gli poggiò la testa su una spalla.
«Quando finirà?» mormorò Alice.
«Presto, vedrai che finirà presto.»
«E chi sarà il prossimo?»
«Voldemort.»
Quando Dumbledore andò via, raccomandando di non uscire mai di casa, si sedettero assieme sul divano, abbracciandosi ancora.
«Non voglio perdere nessun altro...» sussurrò Alice.
«James e Lily sono al sicuro quanto noi, gli altri sono nascosti meglio di... Marlene. Non ci posso ancora credere...»
«Ci siamo allontanate in questi anni, è normale con tutto ciò che ci succedeva... Mi sento così da schifo, Frank... E se avesse avuto bisogno di me?»
«Tu stavi facendo la mamma e lei aveva a chi rivolgersi.» disse subito Frank, «E non vorrebbe che ti sentissi in colpa. Pensa che ora è con Fabian e Gideon e Dorcas.»
«Non ce la faccio più... Sto diventando pazza...» continuò lei, «Se non ci foste tu e Neville ora...»
«Ma ci siamo.» ribatté lui a bassa voce, baciandole i capelli, «E noi non andiamo da nessuna parte.»
 
Se tu potessi venire a trovarci, gli farebbe molto piacere. Worm è stato qui il weekend scorso, mi è sembrato giù, ma probabilmente erano le notizie sui McKinnon; ho pianto tutta la sera quando l'ho saputo...
 
Lily terminò la sua lettera e James le si sedette accanto.
«A chi scrivi, bella donna?»
«Sirius.» rispose lei con un mezzo sorriso, «Mi manca, lo sai?»
«Lo dici a me? È da prima del compleanno di Harry che non lo vediamo, tra una cosa e l'altra! A parte per il Fidelius, ma non eravamo soli ed è stato per cinque minuti...»
Lily annuì e si poggiò a lui mentre terminava di legare la lettera alla zampa del suo gufo.
«Io gli ho scritto sabato, prima che venisse Peter.» continuò James, e poi si incupì.
«Per parlare di Marlene, vero?»
«Cose così.» ammise lui, «E scommetto che tu hai scritto una lettera praticamente allegra come quelle che ci mandavi all'estate del sesto anno. Prima o poi esploderai, Lils.»
«L'ho ringraziato ancora per la scopa, sai, per quando Harry ha distrutto quel vaso orrido...» lo ignorò lei.
James sbuffò una risata, «Te l'ho detto, sarà cacciatore come me.»
«O battitore, che è sempre bello.» suggerì Lily.
«Spero che ci venga a trovare presto.»
Lei annuì.
«L'ultima volta abbiamo praticamente litigato, voglio chiarire con lui, voglio dirgli che non ce l'ho con lui e voglio farlo a voce.» aggiunse James.
«Gliel'hai già scritto?»
«Sì, ma non è quello il punto. Se solo Dumbledore mi riportasse il mantello...»
«Lo porterà pres-», Harry cominciò a piangere in quel momento, «-sto
«Spero lo riporti entro Halloween, mancano solo tre giorni e pretendo di poter spaventare i bambini che fanno dolcetto o scherzetto...» mormorò James, attento a non farsi sentire dalla moglie mentre andava da Harry.
Lily restò a guardare la propria scrivania per un momento, poi aprì un cassetto e tirò fuori l'album di foto. Lo scorse fino a trovare quella di Marlene, al suo matrimonio, con il suo bellissimo abito verde e tra le braccia di Fabian che la faceva piroettare.
Lei e James non ne avevano praticamente parlato, non c'erano riusciti, ormai si limitavano ad aspettare, senza sapere cosa stessero esattamente aspettando.
Aveva anche ricevuto una lettera da Sturgis tramite Peter, sabato, che l'aveva sorpresa e fatta piangere ancora. E dire che aveva promesso a Sirius che non avrebbe più pianto se non di gioia... ma forse era ancora valido, gli aveva detto che non avrebbe pianto di paura e il terrore aveva poco a che fare col sentimento che l'aveva colta alla vista della grafia stravolta di Sturgis, solitamente così pignolo anche nel tracciare le lettere.
Desiderò che Dorcas fosse lì, a fare uno dei suoi commenti bruschi e veritieri e a costringerli a reagire, ma soprattutto desiderò che tutto finisse presto.
 
 
 
 
 
 
 
 
Gixi mi ha fatto notare che la mia cronologia è stravolta, in quanto la foto dell'Ordine viene fatta due settimane prima della morte di Marlene, e per allora sono tutti vivi. Il fatto è che la lettera in cui Lily ringrazia Sirius del regalo non so quando collocarla, perché ero praticamente convinta che la spedisse la settimana in cui poi lei e James muoiono, motivo in più per conservarla, ma allora perché far passare tanto tempo prima di scrivergli? A meno che quando gli dice “so che sei occupato con l'Ordine” non intenda che lui fosse in una missione segreta il giorno del compleanno di Harry e sia tornato giusto per fingersi il Custode Segreto con Dumbledore. Nella lettera Dumbledore ha il mantello e loro vivono già a Godric's Hollow, che lui gli aveva ceduto per il Fidelius, questo lo testimonia il fatto che Bathilda fosse lì. Ma il Fidelius è durato una settimana sola, quindi sembrerebbe che Marlene sia morta due settimane prima di loro.
Penso che metterò AU forse, perché è più probabile che tutti siano morti tra il compleanno di Harry e il 31 ottobre, a parte Caradoc che svanisce otto mesi dopo nel canon.
 
Il modo in cui Sirius parla è voluto, perché è sconvolto.
Il fatto che Marlene si perda nei pensieri sulla sorella, lo stesso. E anche che sia lei pensi all'età della sorella mentre Sturgis pensa alla sua, lui è solo un anno più grande ma comunque...
Remus e Sirius se ricordate avevano litigato prima del compleanno di Harry, e Remus era andato per l'ultima volta a trovare James e Lily. È furioso con Sirius e sta come al solito cercando di reprimere.
 
 
Ho mai fatto notare che tutte le mie storie sono legate come se fossero parte dello stesso universo? Quindi se per esempio un personaggio sparisse da questa storia potrebbe benissimo fare una comparsata in una qualsiasi altra one-shot, il fatto che ad Amycus Carrow in questa storia piacciano le rosse e che nella one-shot su Ginny dell’altra mia raccolta Alecto ce l’abbia particolarmente con lei non è una coincidenza, che lo Stebbins di 70’s sia il padre del migliore amico di Cedric sia voluto eccetera…
 
Ultima cosa: vi piace il mio James Potter? Vi piacciono le parodie di Harry Potter ben riuscite? Allora dovete andare su youtube e digitare A Very Potter Musical sub ita, perché quell’Harry è esattamente come immagino James e perché i personaggi meritano davvero!  
 
   
 
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