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Autore: Sophie Hatter    02/04/2011    3 recensioni
Devo ammettere che un po’ è strano, comportarci in modo cordiale.
Implica una rivoluzione dei nostri rapporti interpersonali su scala mondiale.
Un po’ di tempo fa io ero quella con cui litigava, ora sono quella con cui trascorre diversi minuti del suo tempo libero a parlare di bagni intasati, di Pix a piede libero, di quadri che si rifiutano di fare il loro dovere, di insegnanti che non hanno mai tempo per ascoltare le nostre esigenze e di Silente che, tutte le volte che ci vede, ci offre da bere una bibita al caramello.
Insomma, chi se l’aspettava?

*
“Sai, in certi momenti riesci perfino a farmi dimenticare quanto tu riesca ad essere insopportabile”, mi dice, nel momento in cui io ho appena finito di imbottirmi dappertutto. All’inizio rimango a fissarla sbalordito, poi ritorno in me e scrollo la testa, esasperato.
“Suppongo che questi momenti in genere corrispondano alle mie pause di silenzio”, borbotto, e sento che lei scoppia a ridere di gusto. Ispiro proprio ilarità, non c’è che dire.
“Oh, no, per una volta ti giuro che non volevo essere cattiva …”
Io sbarro gli occhi senza ritegno, stupefatto. Non riesco a credere alle mie orecchie, è impossibile che abbia davvero detto una cosa del genere. Una frase simile non può realmente essere uscita dalla sua bocca.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is... (the only weapon which I got to fight)'
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Capitolo 15 – Il piccolo problema peloso




Mistero non è che un termine altisonante per dire pasticcio.

(Edward Morgan Forster, Passaggio in India)
 



 
31 dicembre 1977
 
In un momento in cui pareva essere particolarmente in vena di confidenze amichevoli, Sirius mi ha chiesto che cosa si prova a starle lontano.
Suppongo avesse colto la mia agitazione; senza dubbio aveva ricevuto ampie testimonianze della mia euforica tensione nei momenti in cui, nei giorni precedenti, mi ritrovavo ad aprire una sua lettera.
Gli ho risposto alzando le spalle, cercando di barcamenarmi in mezzo a un mare di luoghi comuni. Non mi aspettavo una domanda simile, nel momento in cui avevo appena finito di lucidarmi gli occhiali e mi ero reso conto che della lunga lista di compiti per le vacanze noi non ne avevamo cominciato nemmeno mezzo. Penso fosse soltanto curiosità, la sua. Non si è mai fatto problemi nel comunicarmi tutto ciò che gli passa per la mente, anche i pensieri più irriverenti, sconci e offensivi. Non ha censura, Sirius, quando si tratta di parlare con me.
Solo che io non sapevo affatto che cosa rispondergli.
Non è che tutt’a un tratto appoggio i gomiti sul davanzale della finestra, osservo il cielo stellato sospirando in preda alla malinconia e mi metto a pensare a quanto mi manca lo scintillio dei suoi occhi, la dolcezza della sua voce, la morbidezza della sua pelle, i suoi baci e le sue carezze, e altre emerite idiozie di questo genere.
Lily non è né dolce né affettuosa. O per lo meno, mi dimostra dolcezza in un modo tutto suo. Ho imparato ormai da tempo che se dice che vuole picchiarmi per lei è un segno d’affetto. Come è un segno d’affetto quando si limita a sfiorarmi appena il braccio alla fine di una delle riunioni dei Capiscuola, per farmi cenno che è ora di andare. O quando mi scuote per le spalle, mi tira gomitate nello stomaco, mi trascina da un corridoio all’altro durante la ronda, mi fulmina con uno sguardo bieco e impietoso in risposta a una mia battuta un po’ troppo azzardata.
Non potrei mai finire a pensarle in termini sdolcinati, ecco.
E poi, non le penso nei ritagli di tempo. Non sono capace di concentrarmi, e di dedicarmi per un determinato numero di minuti ad una sola e precisa attività. Io le penso praticamente sempre. Lei mi salta alla mente in modo automatico, per delle assolute sciocchezze, in genere a causa di un collegamento logico che nemmeno io riesco a spiegarmi tanto bene. Non è che non faccio altro che pensare a lei, non sono così monotematico. È che ricollego la sua immagine a più o meno tutto quello che faccio, in maniera assolutamente inconscia e involontaria.
Non è molto coerente, come idea.
Pretendere anche che io riesca a spiegarla a qualcuno è un po’ troppo.
Forse dovrei rimanere sul classico, e inventarmi qualche panzana. Ma non ci sono abituato, e non vedo la necessità di mentire a Sirius. Forse il mio unico problema è che non so esprimermi a parole.
“Non lo so, Padfoot. È solo che … beh, si sente, quando non c’è”.
Sirius mi guarda pensieroso, annuendo un paio di volte. Io non posso fare a meno di sentirmi irrimediabilmente stupido.
“Beh, lo sai cosa intendo … non c’è nessuno che irrompe in sala comune come una furia per trascinarmi fuori alle nove di sera, o che mi minaccia di morte per farmi stare zitto, o che mi urla di tenere le mani a posto e cose del genere …”
Merlino, sono davvero patetico. Tutto il mio orgoglio di Malandrino è andato perduto in un cumulo di polvere.
“Non è che io sia masochista. Anche se Remus sostiene il contrario. È solo che … beh, lei è violenta per natura. Non posso farci niente”.
“Avresti dovuto frequentare un corso di sopravvivenza prima di mettertici insieme”.
“Già, hai ragione”, sospiro, guardando con incertezza il sorriso appena accennato dipinto sul volto del mio migliore amico. Ancora non sono riuscito a capire dove diavolo vuole andare a parare, e questo mi terrorizza non poco. Voglio dire, con me Sirius preferisce di gran lunga parlare di tutt’altro, perciò non mi aspettavo che fosse lui stesso ad introdurre l’argomento; e anche se, forse, potrei considerarlo un segno del fatto che magari sta cercando di accettare il mio rapporto con lei, io come al solito ho il timore di aprire bocca in maniera eccessiva e farmi trascinare verso livelli di esagerazione che sarebbe meglio evitare di raggiungere.
Insomma, sono lievemente nei pasticci.
“Sai cosa sembrate? Una vecchia coppia sposata da una ventina d’anni”.
Una mezza risata forzata mi sfugge dalla gola. Mi torco le mani, sentendomi attanagliare dalla tensione.
“Sì, ecco …”
“Ormai ti conviene pensare ad accasarti, sei merce avariata sul mercato della fauna maschile”.
“Non dire idiozie, Padfoot. Sono ancora troppo giovane per pensare a certe cose”, rispondo, ormai definitivamente in preda al panico. Che razza di discorsi sono questi, da fare nel bel mezzo di un silenzioso pomeriggio immerso nel grigiore vacanziero di fine dicembre?
“E tutta la tua euforia per aver finalmente raggiunto la maggiore età dove è andata a finire?” mi chiede Sirius, in tono lievemente canzonatorio.
“Guarda che se per caso dovessi compiere un gesto simile avrei bisogno della tua presenza al mio fianco ventitré ore su ventiquattro”, gli annuncio, incupito.
“Per quale motivo?”
“Beh, perché non sopravviverei al primo giorno di matrimonio senza una guardia del corpo! Quindi metti in conto di essere già stato assunto per questo compito …”
“E la ventiquattresima ora?”
Uno strano e formicolante imbarazzo mi blocca per un momento, prima che io deglutisca e mi senta pronto a fare la mia sparata.
“Mi piacerebbe almeno poter consumare senza terzi incomodi presenti sulla scena, se non ti dispiace”.
Sirius scoppia a ridere fragorosamente, reggendosi con le mani sulle cosce. Io abbasso gli occhi a fissare il pavimento e mi lascio coinvolgere dalla sua ilarità, sollevato per non aver provocato tensioni con le mie parole riguardo ad un argomento così delicato. Credo che dopotutto Padfoot si senta meglio, se lo coinvolgo. Nei giorni scorsi, ogni tanto, gli leggevo le lettere di Lily, e gli permettevo di dare un’occhiata alle mie risposte. Però per scriverle le scrivevo io. Ho conservato comunque un certo numero di capacità, anche se mi sono leggermente rammollito sotto determinati punti di vista. E poi, Sirius non è mai stato capace di scrivere delle lettere come si deve, è fin troppo svogliato per portare a termine un compito del genere. Le sporadiche occasioni in cui si è sforzato di farmi pervenire un pezzo di carta scritto di suo pugno durante le vacanze estive, più che di un semplice e lineare resoconto informativo, si trattava di una specie di dialogo cartaceo instaurato con un me immaginario.
“E va bene, mi basta avere la garanzia che non mi userai come scudo durante gli attacchi isterici della Evans”.
“Merlino, Pads, ma te lo immagini? Se io e lei fossimo costretti a dividere lo stesso appartamento ogni santo giorno non ne uscirei vivo …”
“Non preoccuparti, ci penserei io a chiamare il San Mungo”.
“Non sei affatto spiritoso”, obietto, corrugando la fronte e incrociando le braccia. Ma Sirius non sembra affatto condividere la mia opinione, tant’è vero che continua a ridacchiare a scatti come in preda ad un’irrazionale euforia.
“Pensa se durante un litigio facesse levitare un armadio e te lo facesse cadere in testa …”
“SIRIUS!”
“Okay, okay”.
Raggiungo la parete del dormitorio in un paio di passi distratti e appoggio la schiena al muro ruvido, sentendomi graffiare i gomiti. C’è qualcosa di preoccupante che mi tormenta, e non sono molto sicuro di quanto il discuterne o meno con Sirius possa rivelarsi una mossa astuta. Ma alla fine decido di darci un taglio e di parlargliene ugualmente, non essendo particolarmente incline alle riflessioni a lungo termine.
“Comunque, c’è una cosa che devo dirti …” esordisco, lievemente incerto. “In realtà dovrei dirlo anche a Moony e Wormtail. Cioè, volevo che ne parlassimo insieme. Però ora ci metterei troppo tempo ad andare a cercarli. Insomma …”
Sirius mi guarda leggermente storto, non riuscendo a capire dove voglio arrivare.
“Ti ricordo che non mordo, almeno non in forma umana”.
“Oh, non ci giurerei”.
“Va bene, James, ma va’ avanti! Qual è questo accidenti di problema?”
“Beh, ecco … un po’ di giorni fa Lily ha iniziato a fare domande”.
Padfoot s’incupisce di colpo. Ecco, lo sapevo. Pessima mossa. Dovevo aspettare che ci fossero anche Remus e Peter, così l’avrebbero calmato. Invece no, ho voluto fare di testa mia, come al solito. Dannata impazienza.
“Che genere di domande?” mi domanda Sirius. A quel punto, però, esplodo.
“Sai, io vi avevo avvertiti! Non prendertela con me ora. Vi avevo chiesto una mano, ma voi mi avete detto che era inutile pensarci subito. Ora siamo totalmente impreparati, è un disastro!”
“Prongs. Idiota. Ti ho chiesto che genere di domande”.
“Beh, mi ha chiesto dove sparisco una volta al mese, molto semplicemente. L’avevo detto che ci sarebbe arrivata, essendo tutt’altro che stupida e per giunta avendo la possibilità di tenermi direttamente sotto controllo adesso che ci frequentiamo. Eh no, ma indubbiamente sono io che sono paranoico …”
“Ora datti una calmata”.
“SONO CALMISSIMO!”
Sirius mi lancia un cuscino in testa, evidentemente esasperato, ottenendo soltanto di farmi volar via gli occhiali.
“Allora, testa di rapa, ora ascoltami. Nessuno sta dando la colpa a te. La questione è che la tua adorata Evans prima era amica di Snivellus, lo difendeva, capisci? E soprattutto, nonostante dicesse che non era sua intenzione, anche lei ha sempre ficcato il naso, sia quella volta in Infermeria sia quando siamo finiti da Silente per il motivo che sappiamo. In ogni caso, lei ha sempre fatto domande. Quindi, magari la pensa esattamente come lui”.
“Non dire assurdità!” esclamo, piuttosto piccato. Ora mi sembra proprio che Sirius stia esagerando. E va bene, erano amici, e ricordarlo mi provoca il disgusto più totale – se solo scopro che le ha mai messo le mani addosso, lo ammazzo – ma che addirittura lei fosse d’accordo con lui su certe cose è davvero impensabile.
“Lily ha sempre difeso anche Remus. E poi ora non ci parla più, con Snivellus. Non sappiamo cosa le abbia detto dopo lo scherzo, ma farsi delle domande è normale, di fronte a cose che non si capiscono. Anche noi, quando non sapevamo di Remus, ci siamo chiesti cosa avesse, perché non ne parlasse. L’abbiamo praticamente costretto a dircelo”.
Quasi sorrido ricordando lo sfacciato candore con cui, ancora dodicenni imberbi, io, Sirius e Peter avevamo pedinato Remus fino in Infermeria e atteso che Madama Chips si assentasse un momento prima di comparirgli di fronte e dirgli che eravamo preoccupati per lui. Probabilmente Moony in quel momento aveva desiderato di poter torcere tutti e tre i nostri colli con una sola mano.
“Comunque ora è probabile che Snivellus le abbia detto la verità”.
“Non è detto, Silente si era raccomandato di …”
“Sì ma, Prongs, loro erano amici”.
“Grazie di avermelo ricordato per l’ennesima volta”, brontolo, decisamente seccato. E va bene, è la verità. E probabilmente è anche per questo che odio tanto Snivellus: non capivo assolutamente perché Lily dovesse provare piacere nel passare il suo tempo con lui e non con me. Tutta la scuola mi trovava simpatico. Quello là, invece, la simpatia ce l’aveva infilata su per il naso, per non dire di peggio. L’avevo inquadrato da subito, quando sul treno per Hogwarts, al primo anno, aveva annunciato, tutto tronfio, di voler  andare a Serpeverde.
“Se sa di Remus, dobbiamo farla tacere”, sentenzia Sirius, abbandonandosi a sedere sul letto.
“Non credo proprio che sia necessario, Pads. Se anche Snivellus gliel’avesse detto, lei se l’è tenuto per sé. Altrimenti, considerando quanto tempo è passato da quell’episodio, a quest’ora tutta la scuola sarebbe corsa a protestare da Silente e metà degli alunni sarebbero stati ritirati dai loro ottusi e perbenisti genitori”.
“Sì, ma comunque, se lo sa, quanto credi che le ci voglia a fare due più due sommando le tue sparizioni? Non è stupida e in quanto a tendenze paranoiche è forse quasi pari a te, quindi potrebbe arrivarci”.
A quel punto cerco di raccogliere il coraggio necessario ad esporre la mia proposta, anche se so che Sirius mi ucciderà non appena sentirà uscire tali parole dalla mia bocca.
“Forse dovremmo dirglielo e basta”.
Il mio migliore amico mi fissa ad occhi sgranati per qualche secondo, presumibilmente domandandosi se ha sentito bene. Con uno scatto fulmineo afferro il cuscino che mi ha tirato poco fa e mi ci nascondo dietro, per cercare di proteggermi da altri probabili attacchi.
“James, ti sei per caso bevuto il cervello? Per quale razza di motivo idiota dovremmo dirle di nostra spontanea volontà che siamo degli Animagi non registrati?!”
“L’hai detto tu, prima o poi ci arriverebbe da sola!”
“Ma la strategia che volevo suggerire non era certo quella di andare a consegnarci direttamente nelle sue mani!”
“E allora che cosa dovremmo fare, secondo te?”
“Non lo so, farle un Incantesimo di Memoria, dirle che Piton ha dei problemi mentali, inventarci qualcosa, qualsiasi cosa … ma di sicuro NON DIRGLIELO!”
“Se devo essere sincero, Pads, mi sfugge il motivo di tutta questa tua diffidenza”.
Sospiro, sentendo di essere arrivato finalmente al punto. Non capisco, ci ho provato a pensare a cosa possa esserci che non va per Sirius ma non ho trovato una valida ragione. Non ho messo da parte né lui né Peter e Remus, non ho smesso di essere quello che sono e Lily, soprattutto, non è quel genere di persona che va in giro a dire a tutti che Remus è un Lupo Mannaro. Posso giurarlo sul mio manico di scopa, una cosa simile non la farebbe mai. E non credo che Sirius non lo sappia. Voglio dire, è sotto i suoi occhi! Lily ora non mi odia, anzi, si potrebbe dire che provi qualche sorta di contorto affetto per me, dato che usciamo insieme e tutto il resto. Perciò davvero, mi sfugge quale sia questo gigantesco ed imprescindibile problema.
“Mi duole fare il guastafeste e distruggere in un solo colpo il tuo perfetto mondo in cui tutti sono buoni e gentili, Prongs, ma devi tenere presente questo fatto: lei non è un Malandrino. È la tua ragazza, o come cavolo vuoi chiamarla. Certo, ora ti sembrerà la soluzione più facile e più corretta non avere segreti con lei, ma ci hai pensato a cosa succederà se un giorno doveste lasciarvi? Beh, quasi di sicuro lei se la prenderà con te. Dicendole che sei un Animagus non registrato le fornisci su un piatto d’argento l’occasione di vendetta, nel caso in cui le cose vadano così. Ed è una possibilità che devi considerare”.
Mi passo una mano fra i capelli, rimanendo in silenzio. Non riesco a capire se Sirius ha ragione o meno. Il suo è un discorso logico, da persona con i piedi per terra; potrebbe andare esattamente così, per quanto ne so io. Nessuno, per quanto possa essere il mio più forte ed atavico desiderio, ha stabilito che io e Lily resteremo insieme per il resto della vita. Una tale eventualità mi getta nello sconforto più profondo, ma potrebbero esserci mille motivi che concorreranno a promuovere la nostra rottura. Ed è facile immaginare che, se e quando si arriverà a questo punto, lei riprenderà ad odiarmi ancora più di prima.
“Dai, ora non ti deprimere. Te l’ho detto soltanto per metterti in guardia. E poi, anche se finirà, te ne troverai un’altra”.
“Non c’è … non c’è un’altra”, mormoro, sentendomi incredibilmente patetico. Però non posso fare a meno di pensarla così, neppure sforzandomi al massimo. Lo so che ho solo diciassette anni e che è ridicolo, ma io lo so, so che è lei la donna della mia vita e non posso cancellare questa consapevolezza con un colpo di bacchetta, semplicemente non posso.
“Beh, amico … sei messo proprio male, allora”, commenta Sirius, con un sorrisetto.
In quel momento, però, vengo assalito da un moto di ribellione.
Che diamine, Lily non è una persona così meschina. Lo so che stiamo insieme solo da qualche mese, ma in realtà sono sette anni che la conosco, e posso giurarlo, non è come Snivellus. E io devo fare in modo che Sirius lo capisca.
“Senti. Ti chiedo solo questo favore: dalle una possibilità”, sentenzio, calandomi sul volto un’espressione seria.
“Cioè, che dovrei fare? Andiamo, Prongs …”
“Passa del tempo con noi e conoscila meglio. Così capirai che non corriamo rischi a dirle la verità”.
Sirius mi guarda con espressione scettica, mostrando di non essere per nulla allettato dalla mia proposta.
“Moony e Wormtail avranno bisogno di una mano con quei fuochi d’artificio, perciò scusami ma devo declinare la tua offerta”.
“Oh, piantala, Pads, vorresti davvero togliere a Wormtail tutto il divertimento del suo esplosivo regalo di compleanno?”
“Remus si starà annoiando a fare da supervisore, vado a dargli il cambio”.
“Come sei egoista, lascialo divertire una volta tanto!”
Sirius sbuffa sonoramente, scocciatosi della mia insistenza.
“Non mi piace fare il terzo incomodo, preferisco starmene per i fatti miei”.
“Non se ne parla neanche”.
“Accidenti, perché devi insistere? Ti ho detto di no!”
“Perché …” – il mio cervello si affanna a trovare subito un’idea brillante che risolva la situazione, altrimenti posso anche considerarmi un fallito – “… diavolo Sirius, mi serve almeno un giudice di gara per la battaglia a palle di neve, altrimenti Lily si sentirà autorizzata a barare per averla vinta, e io ho bisogno di qualcuno che la faccia rimanere al suo posto. Per questo ho pensato a te. Ci stai?”
Osservo con ansia decrescente un sorriso maligno affiorare sul volto di Sirius, mentre si sistema a sedere sul letto tenendo lo sguardo fisso nel mio.
“Beh, se la metti così … allora mi sta bene”.
Fantastico. Sono un genio, signore e signori. Un vero genio. Voglio un applauso, un’ovazione, un coro di gente che esulta gridando il mio nome …
“Toglimi una curiosità, che diavolo pensi di chiederle in premio se vinci tu?”
Mi sento affogare nell’imbarazzo come un timido ragazzino del primo anno, mentre mi stringo nelle spalle ostentando la massima indifferenza possibile.
“Preferisco essere scaramantico e non rilasciare dichiarazioni, per il momento”, rispondo, optando per la scusa più credibile.
“Oh, dai, non ti sembra il caso di confidarti con tuo fratello?”
“Se vai avanti ad insistere poi finirò per perdere, vedrai”.
“Andiamo, Prongs, se ci tieni davvero che sia io a farti da assistente coniugale non puoi certo tenermi all’oscuro di queste bazzecole …”
“Mi brontola lo stomaco, che ne dici di andare a fare un salto nelle cucine?”
“Sì, così tu ne approfitti per prendere lezioni di spina dorsale dagli Elfi Domestici”.
“Cosa ti fa pensare che gli Elfi Domestici abbiano spina dorsale?”
“Uhm, lasciami pensare … forse il fatto che abbiano il coraggio di avvicinarsi ai miei effetti personali buttati all’aria e più o meno imputriditi alla fine di ogni anno scolastico”.
Ci avventuriamo giù per le scale ridendo come due idioti, nel momento in cui ormai ci abbiamo definitivamente preso gusto con quel genere di battute disgustose riguardanti vestiti e biancheria sporca, proprio quel genere di battute che un qualsiasi diciassettenne medio non vorrebbe mai ritrovarsi a fare di fronte alla propria ragazza, per non dover osservare con imbarazzo misto a senso di colpa il suo sopracciglio destro che si inarca con disappunto dando spazio ad un’occhiata di totale disapprovazione, proprio una di quelle occhiate in grado di abbattere anche un Troll di montagna.
E invece, guarda caso, è esattamente quello che accade a me. Perché come in certi strani romanzi Babbani che mia madre tiene nascosti nel terzo cassetto della scrivania, l’eroe della situazione (vale a dire, ovviamente, io), accingendosi a compiere la sua tradizionale impresa eroica (okay, non è che ci voglia tutto questo eroismo ad intrufolarsi nelle cucine di Hogwarts, ma basta usare un po’ di fantasia e immaginare di dover affrontare lungo il percorso dei temibili mostri con nomi altisonanti quali Minerva la Furiosa, Horace il Terribile, Argus il Malefico e Albus il Negromante), sul suo cammino si imbatte per un fortuito caso in una splendida donzella in pericolo, nel caso specifico una certa Lily Evans con troppi bagagli da trasportare in camera.
Solo che l’eroe dalla chioma impeccabile stava usando un linguaggio poco consono al suo rango, e la bella fanciulla ha fatto sparire l’espressione candida e ingenua tipica delle belle fanciulle per lasciare posto a quel sopracciglio inarcato e a quell’occhiata fulminante, e dato che io sono decisamente più mingherlino di un Troll di montagna non le ci vuole poi molto per colpire e affondare.
“Vi ringrazio, non vedevo l’ora di vomitare”, commenta, caustica come al solito.
Io nel frattempo ho già dimenticato i Troll di montagna e ho soltanto un enorme sorriso ebete stampato in faccia.
“Capiti a sproposito, Evans. Noi stavamo andando a mangiare”.
“Oh, certo, la vostra discussione alimenta sicuramente l’appetito”.
Adoro il suo sarcasmo. La adoro. Come diavolo faccio a non saltarle addosso seduta stante?
E va bene, Potter. Contegno. Dimostra al mondo che sei un uomo. Scendi con calma questa accidenti di scala a chiocciola che sembra non finire più, cerca di ritrovare la capacità di parola e mostrati audace e sicuro di te, come si richiede ad un vero eroe.
Peccato che nell’impresa inciampo e rischio quasi di fare gli ultimi gradini rotolando.
Cerco di recuperare la padronanza fisica il più rapidamente possibile, mentre uno sbuffo di risa mezzo soffocato mi deride alle mie spalle. Fulmino rapidamente Sirius con un’occhiataccia, quindi riesco finalmente a raggiungere il pavimento incolume.
Wow. Non credevo fosse così … voglio dire, rivederla dopo aver passato una settimana lontano da lei. Nonostante la figuraccia sfiorata, non sento più la benché minima traccia di imbarazzo nei paraggi. Dopo aver fatto tabula rasa di qualsiasi pensiero momentaneamente inutile, le vado incontro con un paio di falcate decise e la abbraccio bruscamente, stringendola a me di colpo, ed è nel momento in cui sto per svolgere correttamente la mia parte e baciarla con passione che lei mi blocca poggiandomi le mani sulle spalle, mentre un anomalo sorrisetto perfido le affiora sul volto.
“Che cosa c’è?” domando, in una tonalità che non si preoccupa affatto di celare la mia delusione.
“Voglio la guerra, Potter. Subito”.
“Ma …”
La fisso, allibito, mollando la presa. È impazzita, per caso?
“Ma Lily, che cosa …”
“Pensi di non essere pronto, per caso?”
Oh, allora è una sfida. Una sfida all’orgoglio virile del sottoscritto. Col cavolo che le do la soddisfazione di averla vinta.
“Non ho certo bisogno di allenarmi, dato che se non ricordo male l’ultima volta ti ho centrata in pieno al primo colpo”, replico, gonfiando il petto. Lei allarga il suo sorriso in un ghigno ancora più perfido. Alle volte riesce quasi a farmi paura.
“Benissimo, allora in campo. Muoviti”, mi dice, in tono perentorio. Ancora in preda alla perplessità, mi permetto di trattenerla un attimo per un braccio cercando di scacciare il timore di venire sbranato.
“Sei appena arrivata, non credi che sia meglio riposarti un po’?” le chiedo, con aria incerta. Lei si stringe nelle spalle, assumendo improvvisamente un’aria che vorrebbe sembrare ingenua.
“Se non ricordo male, l’ultima volta ti ho spedito in Infermeria”, mi sussurra, facendomi raggelare. Getto un’occhiata spaventata a Sirius, che mi tiene d’occhio alle spalle di Lily. Ma il mio fidato migliore amico, detto anche Padfoot dalle mille risorse, non sa fare altro che fissarmi con aria sorniona e tendere teatralmente un braccio in direzione del buco del ritratto.
“Oh, e va bene, vuoi fare la donna di ferro? Vedremo, quanto sarai in grado di resistere”.
Lei sembra soddisfatta. Annuisce, una volta soltanto, in segno di approvazione, poi mi dà un bacio a fior di labbra e si svincola dalla mia stretta, afferrando saldamente le sue valigie e accingendosi a trasportarle di sopra.
Io la osservo in silenzio mentre sale la scala a chiocciola che conduce al dormitorio femminile, scuotendosi i capelli sulle spalle con un gesto aggraziato. Oh, al diavolo. Quanto mi piace. Merlino …
Contegno, Potter.
 

“Ahia! Sirius, annulla il tiro! Mi ha preso in un occhio, non vale!”
“Non dire stupidaggini, non ci sono regole su dove io ti possa colpire!”
“Ma mi hai fatto male!”
“Sono cose che capitano!”
“Grazie tante!”
“Prego!”
“Avete finito?”
“NO!”
“Sentite, a voi due non serve un arbitro per mantenere la disciplina. Vi serve un domatore con una frusta!”
“No grazie, ci pensa già lei a infliggermi dolore fisico”.
“E a me infliggono dolore fisico le tue lagne!”
“Voi due siete pazzi”.
“Non è vero, è colpa sua!”
“Intanto chi è che sta vincendo?”
“Oh, uffa … Sirius, fa’ qualcosa!”
“James piantala, non sono mica tua madre!”
“Infatti, attribuiscimi il punteggio che mi spetta per averlo preso in pieno per l’ennesima volta e finiamola qui”.
“E va bene, Evans, ma ti prego, smettila di strillare come una Banshee”.
“SIRIUS!”
“Che vuoi?!”
“È … ma … credevo di essere il tuo migliore amico!”
“Oh, sentite … ora basta, mi sono davvero stufato”.
“Io no”.
“Nella tua suprema sagacia hai per caso notato che ormai è praticamente buio?”
“Non sono certo io ad avere problemi di vista!”
“Ah, ah, ah, questa sì che era una gran battuta”.
“Va bene, basta, chiuso. I giochi sono finiti, signori. Adesso fatemi fare i conti, e per piacere, regalate anche qualche secondo di sollievo alle mie povere orecchie”.
Sprofondo con la schiena nel cumulo di neve che mi sono eretto come barriera protettiva, passandomi una mano tra i capelli. Non per spettinarli, no. Semplicemente per levarmi un po’ di neve dalla testa.
Ho il fiatone, sono invaso dal ghiaccio e dal nevischio in posti che non nomino per non fare brutta figura, non riesco più a muovere un muscolo e ho la testa che mi scoppia per l’evidente mancanza di ossigeno.
E ho anche una gran paura, perché con ogni probabilità la mia fine sta per avvicinarsi a momenti. Posso solo sperare che il fatto di avere Sirius come arbitro finisca per giocare in mio favore, e in effetti …
“Mi dispiace, Evans. Vince James”.
Respiro di sollievo. Una risata incredula gli fa immediatamente eco.
“Non dire stupidaggini”.
“Lo so, la verità fa male. Ma vince James comunque, che tu sia disposta ad accettarlo o meno”.
Deglutisco pesantemente, sollevandomi dal mucchio di neve per seguire meglio la scena.
“Avevo previsto che avresti tentato di favorirlo. Per questo i punti li ho segnati anch’io”.
Lo sguardo di Sirius si fa truce, mentre lo avverto ribollire nel tentativo di non perdere la calma.
“E, di grazia, chi mi garantisce che non possa aver barato anche tu?”
“Perché io non sono una persona che racconta frottole!”
“Se non ricordo male tempo fa dicevi di odiare James, eppure ultimamente hai dimostrato esattamente il contrario … io questo lo chiamo raccontare frottole”.
Lily sbarra gli occhi, arrossendo violentemente.
“Io non … allora, stammi bene a sentire. Se lui”, inizia, puntandomi un dito contro, “si atteggiasse ancora a bulletto presuntuoso, arrogante, infantile e vanesio come faceva fino a non molto tempo fa, ti posso assicurare che non l’avrei mai sfiorato con un dito, pur avendo comunque compreso che la sua era tutta una squallida messa in scena per tentare di farsi notare e non, grazie a Godric, la sua reale personalità!”
Allora aveva capito … un attimo. Frena, qui c’è qualcosa che non mi quadra. Ho bisogno di un momento per rifletterci …
Già, forse è questo che non mi quadra. Che non mi sono mai chiesto veramente – né mi sono preoccupato di domandarlo a lei – per quale effettiva ragione abbia cambiato idea riguardo al sottoscritto.
Mi rendo conto che è una strana visione, quella che lei ha di me. Però forse non è nient’altro che la verità. Vengo colto da un misto di confusione ed emozione che mi fa girare la testa, e preso da questa euforia momentanea mi lascio trascinare in un mio mondo di fantasticherie che non tiene più conto né delle grida che riecheggiano nella mia testa, né della palpabile irritazione della mia ragazza e del mio migliore amico, e nemmeno di quella palla di neve che ancora prima che io riesca a realizzarlo compiutamente mi raggiunge e mi si spiaccica su una guancia …
Ahia.
“LILY!”
“Per fortuna sei tornato tra noi”, borbotta Sirius. Mi massaggio la guancia, imbronciato.
“E c’era bisogno di colpirmi di nuovo per attirare la mia attenzione?”
“Almeno in questo modo è chiaro a tutti che la vittoria è mia!”
“No, senti, Evans, qui l’arbitro sono io, e adesso siamo fuori gara …”
“Avevamo fatto un patto!”
“Oh, e va bene, va bene … facciamo così, siete pari. Regolatevi di conseguenza. Tu, Evans, chiedi a James di esaudire il tuo desiderio, e James farà altrettanto dopo di te”.
“Per quale motivo io dovrei essere secondo?”
“Beh, perché si usa lasciare per prime le signore!”
“Oh, certo, parli proprio tu, il galantuomo per eccellenza”.
“Già, Black, su questo mi duole ma devo dargli ragione”.
“Benissimo, allora dato che finalmente vi siete riconciliati …”
“Non ci siamo riconciliati!”
“E chi se ne frega! Siete riusciti a trovarvi d’accordo su un argomento almeno per un nanosecondo! Bene, allora sfruttiamo l’occasione ed esplicitiamo i patti. Evans, che cosa vuoi da James?”
Alzo lo sguardo, preparandomi psicologicamente alla mia fine. Lily mi fissa con occhi di fuoco e un’espressione dura dipinta sul volto.
“Voglio sapere che cosa fai quando sparisci tutti i mesi, James”.
Me lo dice in tono grave, preoccupato. Ecco, lo sapevo, la mia fine è giunta. Vorrei potermi mettere le mani nei capelli. Ora che diavolo faccio, che diavolo faccio?
“Aspetta un attimo, Evans … puoi chiedergli tutto tranne questo”.
Lo sguardo di Lily si sposta immediatamente su Sirius, assumendo di colpo una luce bieca.
“E per quale motivo non potrei chiederglielo?”
“Beh, tanto per cominciare perché non sono affari tuoi”.
Lily torna a fissarmi per un attimo, corrugando la fronte in uno spasimo di indecisione.
“Potranno anche non essere affari miei”, dice, scandendo con lentezza le parole, “ma se ci sono delle ragioni per cui James me lo debba nascondere significa che non c’è sotto qualcosa di buono”.
Non aprire bocca. Non osare aprire bocca, Potter. Lo stai facendo per Remus. E per Sirius, e Peter, e anche per te stesso, perché sarete tutti in guai grossi se ti lasci sfuggire qualcosa. Non sarà certo una donna a piegarti …
“Non è vero, ascoltami, non c’è sotto nulla di losco. Non posso dirtelo semplicemente perché ci andrebbe di mezzo qualcun altro che non se lo merita …”
“Fantastico, James, già che ci sei a questo punto dille tutto”, commenta sarcastico Sirius, gettandomi un’occhiata truce. Voglio morire, qui, adesso. Mi trovo più o meno tra l’incudine e lo scalpello. Ah no, forse era tra l’incudine e il martello. O forse era tra il chiodo e il martello … al diavolo i fraseologismi Babbani, Merlino santissimo.
“Va bene, lascia perdere, le spiegherò io”.
Smetto di respirare come se qualcuno mi avesse appena afferrato saldamente per la gola. Molto saldamente.
 “Non stiamo facendo niente di male, Evans, che diamine. Il fatto è che Remus, come già ti avevamo spiegato, è malato … e quindi, visto che siamo preoccupati per lui, quando va a fare i controlli al San Mungo lo accompagniamo, così non si sente solo e non si agita”.
Ora credo di essere in procinto di svenire.
“Madama Chips ci ha dato il permesso, dopo che abbiamo insistito fino a strapparle la carne dalle ossa. Silente questo non lo sa. So che è probabile che tu, dall’alto della tua impeccabile posizione, non approvi il fatto che infrangiamo le regole, ma lo facciamo per lui, perché vogliamo stargli vicino … e ti sfido a trovare qualcosa di male in questo”.
Wow. Sembra quasi commovente. Ora posso soltanto pregare in silenzio. Merlino, fa’ che ci caschi, fa’ che ci caschi …
“Avreste potuto dirmelo subito”, dice lei, mordendosi il labbro e incrociando le braccia. In preda all’imbarazzo più nero, io mi stringo nelle spalle tenendo lo sguardo basso.
“Ero abbastanza sicuro che ti saresti arrabbiata”, mormoro, non sapendo se sentirmi un verme o meno.
“Certo. Capisco. Ma lo fate per Remus, quindi me lo terrò per me”.
“Già, ora che non c’è più Snivellus con cui confidarsi …” commenta Sirius, in tono irridente. Lily lo fulmina con lo sguardo seduta stante.
“Questa è una cosa che non ti riguarda, Black”, replica, freddamente. Non vorrei dirlo, ma ho la sensazione che questa volta Sirius si sia spinto un po’ troppo in là. O almeno, questo è quanto riesco a dedurre dall’espressione contratta di Lily.
È indubbiamente vero che ho intimamente esultato non poco quando mi sono accorto che avevano smesso di rivolgersi la parola, e so anche che è stato per via dell’insulto che lui aveva osato rivolgerle, ma non le ho mai fatto domande specifiche su come siano esattamente andate le cose. Non saprei dire, ad esempio, quanto ci sia rimasta male, o quanto ci tenesse. In fondo, sembravano molto amici, per quanto la cosa mi risulti totalmente incomprensibile e detestabile.
“Per quello che ti può interessare, comunque, ho sempre difeso Remus con lui, ed ero estremamente contraria al fatto che cercasse a tutti i costi di scoprire qualcosa su di voi per mettervi in cattiva luce. Gli ho perfino detto che era un ingrato a non dimostrarsi riconoscente verso James, quella volta che gli ha salvato la vita nel Platano Picchiatore, anche se lui ha negato che le cose stessero come tu mi avevi raccontato”.
Sirius la fissa in silenzio per qualche secondo. Sembra piuttosto sorpreso da quelle parole.
“Pensavo che non mi avresti creduto”, commentò, e l’espressione dura di Lily pare quasi attenuarsi lievemente.
“E io pensavo tu fossi più intelligente”, replica lei. Io trattengo il fiato, teso come per la finale di Quidditch.
A quel punto, Sirius scoppia in una sonora risata.
Rido anch’io, sentendo dissolversi la cappa di angoscia che si era creata. Finalmente, avevo i nervi talmente tesi che rischiavano di spezzarsi.
“E va bene, Evans, un po’ di stima da parte mia te la sei guadagnata”, dice Padfoot, e anche Lily, alla fine, si scioglie in un lieve sorriso.
Mi chino a sfiorarle le labbra con un bacio, posandole le mani sulle spalle.
“Ora però tocca a me chiederti una cosa, se non sbaglio”, dico, ansioso di cambiare discorso. In risposta ricevo un lieve sorriso ad occhi bassi, cosa che mi fa andare letteralmente fuori di testa.
“E che cosa diavolo vorresti, Potter?”
“Okay, allora, vediamo …”
È per questo che non riesco mai ad averla vinta con lei. Mi irretisce talmente tanto che riesco a smettere del tutto di formulare pensieri coerenti. E sì che mi sono sempre sforzato di non essere patetico.
Forse è il ghiaccio infilato dappertutto che mi fornisce l’idea.
“Un bagno caldo, insieme, io e te. Stasera”.
Non credo di averla mai vista arrossire così di colpo. Gongolo soddisfatto, posandole le mani sui fianchi.
Alle mie spalle, Sirius scoppia a ridere fragorosamente.
“Stavolta ti ha fregato, Evans”.
“Non puoi avanzare queste pretese. La battaglia l’ho vinta io”.
“L’arbitro dice che siamo pari”.
“L’arbitro è VENDUTO!”
“Avresti dovuto farlo presente prima di dare inizio ai giochi. Ormai è troppo tardi”, le faccio notare, stringendomi nelle spalle. Lei sembra in preda all’imbarazzo più cocente. Okay, forse non sarò la creatura più intelligente che abbia mai visto la luce su questa Terra, ma quando mi vengono questi lampi di genio dovrebbero davvero erigermi un monumento …
“Ti odio. Lo sai che ti odio, vero?”
Sorrido con aria furbastra, sfoggiando tutta la mia pacata indifferenza.
“Ti piacerebbe, ma non ce la fai ad odiarmi”.
“Ne sei proprio sicuro?”
“Indicativamente direi di sì …”
Non faccio nemmeno in tempo a finire di parlare che una quantità di neve inverosimile mi viene rovesciata sulla nuca, entrandomi dentro il golfino. Mentre sono impegnato a contorcermi e a guaire, Lily mi fissa con aria compiaciuta tenendo salda la bacchetta nella mano destra.
“Bene, vorrà dire che oltre al bagno dovrai anche curarmi i geloni”.
“Troppo tardi, non puoi ampliare le richieste come ti pare e piace”.
“Avete per caso intenzione di diventare delle statue di ghiaccio?”
“Certo che no!”
“E allora, io suggerirei che sia il caso di rientrare nella nostra stramaledetta sala comune, se davvero non vi aggrada l’idea di continuare a ibernare qui fuori. Posso capire che i vostri bollenti spiriti vi tengano caldo, ma io non condivido questo speciale privilegio …”
Ci allontaniamo dal campo di battaglia infradiciati, inzaccherati e infreddoliti, praticamente in condizioni penose. Tuttavia, proprio non ci riesco a vedere il lato negativo delle cose, in questo momento. Sono troppo impegnato ad escogitare un metodo efficace per trascinare Lily nel bagno con me riuscendo contemporaneamente ad evitare lo scontro fisico.

***

Sono piuttosto convinta del fatto che in questo momento dovrei pensare a tutt’altro.
Ho ancora le guance che mi scottano per il bagno caldo che ho fatto con James poco fa, tra qualche ora devo essere pronta ad uscire per andare da Hagrid a festeggiare il nuovo anno insieme a quattro scapestrati totali e, da ultimo, credo di essermi presa un raffreddore per il brusco passaggio dalla cappa di vapore ai gelidi corridoi del castello.
Eppure, mi è bastato un nanosecondo di riflessioni inappropriate per farmi immediatamente piombare in un mutismo che risulta fastidioso ai miei stessi occhi.
Sapevo che non avrei dovuto mettermi a fare domande. O meglio, non pensavo che fosse la soluzione migliore, ma con il senno del poi ho acquisito questa certezza. Avrei dovuto semplicemente fidarmi di James e lasciar perdere, oppure aspettare il momento in cui lui stesso avrebbe deciso di spiegarmi la faccenda di sua spontanea volontà. Perché ora, dopo aver scelto di sfruttare la mia possibilità per chiedergli come impiega il suo tempo quelle notti in cui sparisce, mi è rimasto soltanto il doppio dei dubbi di prima. Probabilmente è ingiusto che io sia così sospettosa, ma non riesco a persuadermene: è tutto troppo, troppo strano. Innanzitutto non è stato lui a rispondermi direttamente, ma Sirius. E io non mi fido assolutamente di Sirius. James se n’è stato zitto tutto il tempo, annuendo debolmente alla fine e senza quasi guardarmi negli occhi; per il resto ha sempre fissato il suo amico con gli occhi sbarrati e una profonda ruga sulla fronte, ovvero con la classica espressione che assume quando è profondamente preoccupato. Secondo: questa storia ha qualcosa che non mi quadra. Potranno anche essere preoccupati quanto vogliono per Remus, ma perché dovrebbe essere così necessario accompagnarlo fino al San Mungo quando c’è già Madama Chips a fargli da scorta? E poi, per quanto le suppliche al suo indirizzo possano essere state commoventi, non mi convince il fatto che abbia accordato loro il permesso di uscire dalla scuola all’oscuro del Preside. Se venisse scoperta rischierebbe di sicuro il licenziamento, contando che fuori da Hogwarts c’è la guerra e, pertanto, nessuno può ritenersi al sicuro. Se, per disgrazia, accadesse qualcosa di male a uno di loro, nei suoi confronti verrebbero presi provvedimenti molto seri. Infine, non riesco a togliermi dalla testa l’immagine della luna piena che mi sono ritrovata davanti agli occhi una delle notti in cui James si era dileguato improvvisamente. Quando Severus sosteneva che Remus sparisse ogni plenilunio avevo pensato che esagerasse e che volesse vedere per forza cose che, in realtà, non c’erano, solo per trovare un pretesto con cui attaccare una persona che odiava. Ora, però, mio malgrado, sto iniziando a domandarmi se invece non avesse ragione.
La questione è che non me ne importerebbe niente. Se Remus fosse davvero un Lupo Mannaro, intendo. E dico sul serio. Grazie a Godric non sono stata cresciuta in una famiglia di maghi e quindi sono totalmente immune dagli stupidi, obsoleti ed irritanti pregiudizi che la comunità magica condivide e alimenta. Con ciò non voglio assolutamente affermare che i Babbani siano migliori da questo punto di vista, no di certo: ognuno dei due mondi ha la propria abbondante dose di stupidità collettiva. Però, in questo caso, nella mia posizione parto indubbiamente avvantaggiata. Non ho paura dei Lupi Mannari così come non ne ho dei Giganti o dei Vampiri, se questi non me ne danno motivo per diretta esperienza personale. Remus, in questo caso, non è assolutamente uno di cui aver paura. È una persona buona e gentile e, se davvero le cose stessero così, capirei perché ogni tanto ha quell’aria un po’ triste e perché, all’inizio della scuola, era un ragazzino così timido e restio a fare amicizia, almeno finché gli altri tre non si sono messi a trascinarlo quasi a forza nelle loro spericolate disavventure; non dev’essere affatto facile convivere con una natura del genere, soprattutto per una persona d’indole razionale com’è lui. E neppure dev’essere facile temere costantemente di rivelare ad altri questa condizione per la paura di essere giudicato male, o doversi inventare delle scuse per coprire le trasformazioni. Vengo assalita da un moto di rabbia viscerale all’idea che Severus possa essersi biecamente messo a ficcare il naso nella vita di Remus sospettando una cosa del genere: che diamine gli passava per la testa, Merlino? Aveva veramente intenzione di rivelare il segreto a tutta la scuola, se l’avesse scoperto? Ma, un momento … quella notte in cui è rientrato al castello insieme a Silente, accompagnato da Sirius, Peter e James, è possibile che …? Sirius mi aveva detto che James gli aveva salvato la vita nel tunnel del Platano Picchiatore. È impossibile che Remus, quando si trasforma, resti in Infermeria; di sicuro verrà accompagnato da qualche parte dove possa trascorrere la notte da solo, presumibilmente da Madama Chips. E se … oh, no, non ci posso credere. Se le cose stessero davvero così, avrei bisogno di sedermi un momento per riprendermi.
“Ti senti bene?” mi domanda improvvisamente James, facendomi sobbalzare di colpo. Fino a quel momento, il silenzio era stato riempito soltanto dal rumore del pettine che passavo freneticamente tra i capelli, in piedi davanti allo specchio.
“Credo di essere un po’ scombussolata”, confesso, in un momento di totale vulnerabilità che non avevo previsto di concedermi. James esibisce un ghigno a trentadue denti che scorgo chiaramente grazie al suo riflesso nello specchio, poi si alza e mi si avvicina per cingermi in un abbraccio.
“Ammettilo, la mia richiesta è stata molto più divertente della tua”, mi sussurra all’orecchio, e per un momento mi sento scorrere un brivido lungo la schiena. Sarà il freddo.
“Comunque devo dirti una cosa …” esordisco, mentre una vocina nella mia testa mi domanda se sia giusto saltare a conclusioni così affrettate solo sulla base di una serie di sospetti non accompagnati da prove valide ed oggettive, quando invece potrei aver semplicemente preso un granchio gigantesco. Ma ormai ci sono in mezzo.
“… se Remus fosse un Lupo Mannaro non ci sarebbe nulla di male, per me”, continuo dunque, osservando James diventare di un pallore quasi cadaverico seduta stante. Boccheggia per qualche secondo prima di riprendere a respirare, mentre la consapevolezza di averci azzeccato si fa sempre più strada dentro di me.
“Che … che cos’hai detto?” mi domanda, infine, guardandomi come se fosse sul punto di mettersi a piangere. Io avverto i sensi di colpa affiorare e intimarmi di smetterla, ma alla fine non ci riesco.
“Senti, James, facciamo le persone serie, per una volta. Se mi stai riempiendo di bugie solo per proteggere Remus, ti prego, risparmiamelo. Se le cose stessero così io non cambierei opinione su di lui, non ne sarei spaventata e non andrei in giro a dirlo a nessuno. Però credo di non avere tutti i torti ad essere poco contenta del fatto che tu mi racconti frottole, anche se capisco il perché. Lo so, non ho nessun diritto di farmi gli affari suoi, al massimo dovrebbe venire a dirmelo lui, ma i suoi amici siete voi, quindi è giusto che abbia selezionato le persone con cui confidarsi. E lo so che sembra che … no, senti, non fa niente, lascia perdere”.
In tutto questo mio fiume di parole James è rimasto perfettamente immobile, a fissarmi con aria attonita, come se gli avessi appena riferito che il campionato di Quidditch della scuola è stato ufficialmente sospeso. Merlino, che avrò mai detto di così anormale?
“James”.
“No, ecco, Lily, senti … devo andare a chiamare gli altri”.
“Che cosa – ti ho appena detto di lasciar perdere, mi ascolti quando parlo?”
“No …”
“Ah, no? Beh, complimenti!”
“No, non in quel senso, Lily, ti ho ascoltato, ma ora devo andare a chiamare gli altri e dobbiamo parlare … tutti insieme”.
Non faccio in tempo ad aggiungere altro che è già uscito di corsa dal dormitorio maschile di Grifondoro, precipitandosi giù per le scale, senza neppure preoccuparsi di aver lasciato la porta spalancata. Uno spiffero gelido mi investe in pieno, facendomi starnutire. Magnifico, ci mancava solo questo. Spero per James che non sia corso a nascondersi da me, altrimenti mi toccherà andare a cercarlo chissà dove.


“Bene, è giunto il momento di affrontare un argomento molto, molto, molto, molto, molto spinoso … Lily, per favore, siediti”, esordisce James, tentando di nascondere quel lieve tremolio della voce sotto la teatralità dei suoi gesti mentre mi indica il bordo del letto. Io passo in rassegna una ad una le loro facce: Peter è una versione più pallida e ansiosa di James, Sirius resta in disparte con aria astiosamente contrariata e Remus si sta sforzando di apparire calmo e controllato.
Credo proprio di aver combinato un bel pasticcio, ma ormai, al diavolo. Vorrei semplicemente che si fidassero di me, che capissero che non ho alcuna cattiva intenzione.
È ridicolo che sotto questo profilo io debba essere assimilata a Severus soltanto perché ero sua amica.
“Io continuo a non essere d’accordo, tienilo presente”, fa notare Sirius, quasi ringhiando. Non si rivolge a me ma a James, come a voler implicitamente affermare che non sono neppure degna delle sue attenzioni. Merlino, in questo momento lo strozzerei con le mie stesse mani, anche se so bene che James non me lo perdonerebbe mai.
“Pads, abbiamo fatto una votazione. Siccome siamo in democrazia …”
“Non è vero, i Babbani qui hanno la regina, ce l’ha spiegato il professor Radley al primo anno!”
“Sollevi un quesito interessante: hai mai veramente seguito una lezione di Babbanologia?”
“Certo che sì, Remus, ogni tanto stavo anche attento! Non ho frequentato quel corso solo per fare un dispetto alla mia cara mammina, trovavo l’argomento profondamente interessante …”
“… mai quanto il disegnare caricature di Piton sulla pagina del mio libro, però. O sbaglio?”
“Non è il momento di essere così pignoli!”
“Oh, statemi a sentire …”
“No, James, io NON SONO D’ACCORDO! E ti ho anche già spiegato il perché! Possibile che tu davvero non voglia capirlo?!”
“Sirius, non puoi modificare la votazione, ormai è stata fatta e come hai potuto vedere non sono il solo a pensarla così!”
“Beh, dobbiamo rivotare, perché Wormtail ha cambiato idea”, sbotta Sirius, posando un braccio intorno alle spalle del povero Peter, che guarda Remus e James con aria disperata.
“Ehm, veramente io … dai, ragazzi, non c’è bisogno di litigare per queste sciocchezze …”
“Wormy, non capisci che se glielo diciamo lei potrebbe andare in giro a spifferarlo a chiunque? A cosa sarebbe servito, a quel punto, sforzarci per tanti anni di mantenere il segreto?”
Peter ha l’aria di volersi tirare indietro, ma Sirius lo sta investendo con tutta l’aggressività di cui è capace.
“Forse sei un po’ troppo prevenuto, Padfoot …”
“… e comunque”, interviene Remus, una ruga profonda che è comparsa a segnargli la fronte, “da questo punto di vista non sei assolutamente nella posizione migliore per poter parlare, Sirius”.
Per qualche secondo il signorino sta zitto. Remus deve aver evidentemente toccato un punto debole.
“Pensavo che quella questione fosse chiusa”, replica Sirius, voltandosi verso di lui. Mentre si guardano negli occhi, io scuoto inconsapevolmente la testa. C’è così tanto, fra questi quattro, innumerevoli segreti e avvenimenti passati e voti di lealtà e gesti d’amicizia che li renderanno per sempre incomprensibili ai miei occhi, almeno in parte. Sarebbe impossibile farmi raccontare ogni dettaglio, anche volendo. Io non posso dire di possedere nulla di simile, purtroppo.
“Va bene, possiamo lasciar perdere, per favore? Ora dobbiamo tener fede alla nostra decisione”, sentenzia James, impaziente. Sul volto di Peter compare un accenno di speranza. Remus stringe le labbra e distoglie lo sguardo da Sirius.
“Prego, James, continua pure”, dice, quasi in un sussurro. Sirius si volge altrove, furente.
“Va bene, dunque … Lily, non ti avevo detto di sederti?”
“Fa differenza?”
“Uhm, no, non proprio, lo dicevo per te … potrebbe essere una cosa lunga …”
“Prima che tu mi riveli alcunché, ho una condizione da porre”, lo interrompo io, dopo che la giusta soluzione mi è finalmente balenata nella mente. È una sciocchezza, un’immane follia, e non ho idea di come posso essere convinta di volerlo fare davvero, ma ormai ho deciso, così sarà.
“Quale sarebbe?” mi chiede James, perplesso. Io mi scosto i capelli dal viso, fissandolo con la massima serietà.
“Una volta che tu mi avrai detto la verità, stringerò il Voto Infrangibile”.
“Il … LILY, SEI PER CASO IMPAZZITA?!”
Le facce dei quattro presenti mi squadrano con espressione profondamente sconvolta, ma non ho intenzione di farmi influenzare da nessuno di loro.
“Lily, non è assolutamente necessario arrivare a tanto”, interviene Remus, in tono estremamente preoccupato. “Il Voto Infrangibile è una Magia Oscura, e tu moriresti se …”
“… se non manterrò il giuramento, sì, esatto. Ma è l’unico modo per assicurarvi che non ti tradirò mai, Remus, dato che la mia parola non basta”.
“Non è vero, Lily, è pericoloso, noi non vogliamo che tu lo faccia”, mi supplica Peter. Io sospiro, poi mi volto verso Sirius.
“Può bastarti?” gli domando, con asprezza. Lui mi osserva con uno sguardo di ghiaccio, impenetrabile.
“Sì, può bastarmi”, risponde infine. Annuisco, cogliendo l’occhiata fulminante di James.
“Non succederà mai, è assurdo …”
“Tu diglielo”.
James torna a guardare me. Ha il volto contratto, la fronte corrugata, gli occhi fiammeggianti. Poche volte l’ho visto così serio.
“Va bene, allora poniamo fine a questa faccenda. Lily, hai ragione, Remus è un Lupo Mannaro, ne abbiamo parlato e abbiamo deciso, a maggioranza, che potevamo metterti al corrente della cosa. Ma c’è dell’altro, e anche su questo siamo concordi nel rivelartelo, così non ci saranno più bugie e segreti. Disapproverai nella maniera più assoluta quello che sto per dirti, per cui, per la terza volta, Lily, per favore, siediti”.
Questa volta decido di ubbidire a James. Ha assunto un tono anormalmente adulto e maturo iniziando questa discussione, non posso negarlo.
“Ottimo. La storia sarà lunga, te la racconterò fin dall’inizio. Dunque, era il primo anno di scuola qui a Hogwarts …”
“Prongs, non farla troppo lunga”, lo redarguisce Sirius, con aria scettica. James gli lancia un’occhiataccia, evidentemente ancora troppo infervorato.
“Dicevo, era il primo anno di scuola e io, Sirius e Peter avevamo fatto amicizia fin da subito. Trovavamo tutti e tre che fosse particolarmente divertente far venire i capelli bianchi alla McGranitt prima del tempo. Finimmo in punizione insieme un’innumerevole quantità di volte, ma questo è poco importante. La cosa fondamentale è che, all’inizio, il signor Remus John Lupin non si univa alle nostre scorribande”.
“Probabilmente ci giudicava degli idioti”, disse Peter, sorridendo.
“Già, glielo si leggeva in faccia”, confermò James.
“Però era sempre così solo …”
“Non aveva fatto amicizia con nessuno, e a noi dispiaceva, perché non è che ci stesse antipatico, semplicemente non si faceva mai coinvolgere”.
Remus scosse la testa, alzando gli occhi al soffitto.
“È così inverosimile non provare l’ardente desiderio di raggiungere il record di visite nell’ufficio di Gazza?”
“La verità è che eri un piccolo asociale”, commenta Sirius, con un ghigno storto.
“Più semplicemente, non ero un teppista”, obietta Remus, inarcando un sopracciglio.
“Se vogliamo dire davvero come stanno le cose”, dice Sirius, rivolgendosi a me, “in realtà lui avrebbe pagato non so quanti Galeoni per unirsi a noi e divertirsi un po’, ma credeva che fossimo dei piccoli scemi pieni di pregiudizi e che per lui fosse meglio starsene da parte”.
“Beh, insomma, chi se ne importa. Il punto è che noi, senza che lui lo sapesse, lo tenevamo d’occhio”.
“Eravamo preoccupati”.
“Avevamo notato che ogni tanto sembrava non sentirsi bene, o che cercava di nascondere graffi e tagli di vario genere. Sai, puoi riuscirci finché ti trovi a lezione, ma in dormitorio, dovendoti spogliare quantomeno per metterti il pigiama, è un po’ difficile”.
“Mi sbirciavate mentre mi svestivo?!”
“Ma no, Moony, però è inevitabile che possa cadere l’occhio, così, per caso …”
“Siete dei maniaci”.
“Non è rilevante! Dov’ero rimasto? Ah, sì, ora inizia la parte divertente. Senza che lui ce l’avesse chiesto, cominciammo a preoccuparci seriamente. Lo pedinavamo, ogni tanto. Perché sai, capitavano anche dei giorni in cui non passava la notte in dormitorio, e per noi era inevitabile accorgercene. Quindi, visto che avevamo scoperto che quando non dormiva con noi era in Infermeria, un giorno ci rovesciammo apposta del Pus di Bubotubero sulle mani per avere una scusa plausibile per andarci anche noi”.
“Voi … cosa?”
Li fisso, attonita, incapace di completare la frase. Va bene, avevo già capito che sono pazzi, ma in certi momenti riescono ancora a stupirmi.
“Ammettilo, è stata una trovata geniale”, mi dice James, sfoggiando finalmente un sorriso.
“Oh, sì … genialmente idiota”, commento io, divertita. Anche gli altri tre sorridono. Posso solo immaginare l’espressione sbalordita che Remus deve aver esibito di fronte ad una simile rivelazione, in un periodo in cui ancora non erano neppure amici.
“Beh, insomma, ovviamente facemmo gli impiccioni e chiedemmo a Remus per quale motivo ogni tanto spariva”, riprese James. “Lui disse che sua madre era ammalata e che doveva andare a trovarla, e che era un caso che si trovasse in Infermeria quel giorno. Noi sapevamo che non era esattamente vero, però ritenemmo più saggio cucirci le bocche”.
“Strano”.
“È che ancora non avevamo abbastanza confidenza. Perciò, nel periodo successivo, cercammo di guadagnarci un po’ di attenzioni da parte sua”.
“Praticamente lo obbligavamo a stare con noi, o gli parlavamo anche quando magari non voleva essere disturbato …”
“… finché non iniziammo a coinvolgerlo nei nostri diabolici piani. Lì iniziò la vera perdizione”.
“Un momento catartico. La prima volta mi fecero rubare degli ingredienti dall’armadio dell’aula di Pozioni”.
“Un’altra volta gli facemmo fare lo sgambetto a Malfoy”.
“Ci stava enormemente sulle scatole, si credeva un grande Battitore a Quidditch, non potevo suonargliele sul campo soltanto perché io ero troppo piccolo per entrare in squadra”.
“Poi quella volta che infilò la bacchetta nel naso di Snivellus … Merlino, non fatemici pensare!”
Cominciarono a rotolarsi in preda a convulse risate, Remus compreso. Io scossi la testa. Era quasi assurdo che fossero diventati amici in quel modo così bizzarro, considerato quanto erano diversi l’uno dall’altro. Eppure, allo stesso tempo, non avrei potuto aspettarmi nulla di meno originale.
“Beh, per farla breve, fino al secondo anno riuscii a tenerli buoni con quella scusa … dopo un po’, però, decisero di pedinarmi di nuovo e scoprirono che, quando sparivo, andavo nel tunnel del Platano Picchiatore accompagnato da Madama Chips. Ovviamente fu solo grazie al Mantello dell’Invisibilità di James che riuscirono a sgattaiolare così impunemente fuori dalla scuola”.
“Che dici, Moony, eravamo dei veri detective coi fiocchi!”
“Comunque, alla fine ci arrivammo. Non servì molto tempo”.
“Non mi lasciavano in pace, certo che fu facile …”
“Moony, non fare la lagna!”
“Non andammo a dirglielo subito, quando ci arrivammo. Dovevamo discuterne insieme, sai, per decidere cosa fare. Di sicuro la nostra reazione non fu quella che Remus si aspettava … voglio dire, sì, veniamo da famiglie di maghi e mio padre mi aveva sempre detto che farsi mordere da un Lupo Mannaro era pericoloso, ma mi aveva anche detto che alcuni di questi vanno in giro a cercare bambini da mordere per pura cattiveria, per rovinare loro la vita … e quindi mi ero detto, quei bambini mica se lo meritavano. E anche mio padre mi aveva detto che infatti quelli non diventano malvagi, non per forza almeno, e che poi soffrono per tutta la vita. Lui voleva inventare una Pozione per annullare la trasformazione, ma finora non ci è mai riuscito. Insomma, io pensai che magari Remus era proprio uno di quei bambini che erano stati morsi per cattiveria, e allora scrissi a mia madre chiedendole di fare delle indagini, perché lei scrive libri e quindi è abituata a fare ricerche e roba simile, e poi conosce un sacco di maghi. Beh, lei riuscì a confermarmi questa storia. A quel punto, non potevamo certo aver paura di Remus. Potevamo solo sentirci dispiaciuti per lui, perché non se l’era andata a cercare, e ora era costretto ad inventarsi tutte quelle scuse su sua madre che stava male soltanto perché era certo che, altrimenti, avremmo smesso di parlargli. Del resto, quasi nessuno vuole parlare con un Lupo Mannaro, perché pensano che siano tutti cattivi e che mordano apposta la gente. Ma noi avevamo iniziato a parlare con Remus prima di scoprirlo e sapevamo che, a parte per il modo un po’ strano in cui si comportava certe volte, era a posto. Aveva perfino avuto il fegato di fare lo sgambetto a Malfoy. Quindi ne parlammo per un sacco di tempo, quando lui non c’era. Rubammo i libri dal reparto proibito, costruendoci una cultura che nemmeno un professore di Difesa potrebbe avere a riguardo. Finché, un bel giorno, ci venne l’idea più geniale di tutta la nostra vita. Ed è qui che ti arrabbierai di grosso, ne sono certo, perciò non ti offendere se mi allontano per guadagnare una certa distanza di sicurezza”.
James fa un paio di passi indietro, e io non posso fare a meno di osservarlo con aria perplessa. Per che diavolo dovrei infuriarmi a tal punto da desiderare di fargli del male fisico? Beh, sì, solitamente basta poco. Ma in genere mi rimane a fianco lo stesso, anche se sa che riceverà qualche botta. Adesso, invece, ha perfino premeditato di darsela a gambe.
Remus sembra trattenere il fiato, Peter guarda nervosamente James e Sirius ha ancora la sua espressione impenetrabile dipinta ostinatamente in volto. Aspetto, mentre la tensione si fa sempre più forte, ma James si torce le mani e si spettina i capelli invece di continuare.
“Perché dovrei disapprovare così tanto questa … cosa?” gli domando, a quel punto. “Avete infranto delle regole, fatto azioni pericolose, rischiato la vita per la vostra avventatezza, o che altro?”
“Direi tutte”, risponde lui, con un sospiro.
“Beh, me l’aspettavo”.
“No, non credo che tu possa aver capito esattamente cosa c’è in ballo, Evans. Ci andiamo di mezzo tutti, nessuno escluso”, interviene Sirius.
“Va bene, non posso tirare a indovinare. Di che si tratta?”
“Beh, il secondo anno ci venne un’idea”.
“Me l’hai già detto, James”.
“Sì, ecco … l’ispirazione ci arrivò da varie fonti … i libri, le lezioni della McGranitt … non credo di aver mai passato così tanto tempo in Biblioteca, anche se completamente all’oscuro della povera Madama Pince … credo che alle volte lo sospetti, sarà per questo che ce l’ha tanto con me …”
“Prongs, andiamo, dacci un taglio!”
“E va bene, va bene! La cosa per cui ti arrabbierai tanto è che cercavamo un modo per aiutare Remus, perché eravamo diventati amici e ci dispiaceva vederlo così giù e sapevamo che le trasformazioni erano molto dolorose, ma gli esseri umani non possono stare vicino a un Lupo Mannaro senza rischiare di essere morsi, e ovviamente Remus non voleva questo … per cui decidemmo di diventare Animagi”.
Rimango a fissare James a bocca aperta per qualche secondo di totale immobilità. No, non è possibile, devo aver sentito male. Sono assolutamente sicura che quello che James ha appena detto non possa essere vero.
“No, andiamo, non è … è troppo difficile come magia …”
“TROPPO DIFFICILE?!”
L’attimo dopo James scompare, non ci sono più i suoi occhiali e i suoi capelli ritti e le sue mani affusolate ma c’è un animale con quattro zampe e un paio di corna che mi fissa negli occhi, sì, mi fissa, ed è enorme, Merlino, potrebbe buttare giù la porta in un paio di colpi con quelle corna, o quelle zampe.
Sono totalmente scioccata.
“James?”
Che cosa idiota, di sicuro non può rispondermi.
No, non può essere veramente lui. Dev’essersi nascosto sotto il letto. Vorrei tanto dirgli che non è divertente giocarmi scherzetti del genere, ma poi lo guardo meglio e noto una cosa: intorno agli occhi del cervo ci sono dei leggeri segni rotondi, delle linee più scure, come una sorta di residuo dei suoi occhiali.
Tutto questo è assurdo.
Il cervo scalpita un po’ sul pavimento, poi torna di colpo ad essere James. Le orecchie pelose ed appuntite ci mettono qualche secondo di più a scomparire.
“Niente è troppo difficile per i Malandrini”, sentenzia lui, con una sorta di orgoglio liberatorio. Io sono ancora senza parole.
“Come avrai facilmente potuto intuire, il Ministero non sa della nostra esistenza”, dice Sirius, ironico.
“E non lo dovranno mai sapere!” esclama Peter. “Voglio dire, noi l’abbiamo fatto per Remus, ma se qualcuno ne venisse a conoscenza ci espellerebbero tutti e quattro …”
“… per mandarci direttamente a trascorrere qualche mese ad Azkaban, probabilmente”, commenta Remus, asciutto.
“Ora non esageriamo, Moony, siamo troppo belli per finire ad Azkaban!” replica Sirius, ridendo.
“Peccato che i Dissennatori non ci vedano”, bofonchia Remus, e a quel punto tutti e quattro si girano verso di me, fissandomi con quelle facce da Animagi.
Tuttavia, ancora non riesco a trovare qualcosa di intelligente da dire.
“Scusate, sto ancora cercando di metabolizzare la cosa”.
“Sconvolgente, eh?”
“Certo, non avrei mai pensato che voi tre avreste potuto … tutti i libri la descrivono come una magia estremamente complessa …”
“Beh, sì, lo è. Ma non così impossibile. Non ci siamo arrivati subito, ovviamente, abbiamo prima dovuto ruba-ehm … prendere in prestito altri libri del reparto proibito per capire come fare. Poi, il quinto anno, siamo rimasti a scuola durante le vacanze di Natale. Sapevamo che nessuno ci avrebbe tenuto d’occhio più di tanto, data la situazione. Ci siamo accampati un paio di giorni nella Stamberga Strillante e abbiamo dato inizio all’incantesimo”.
“È stato terribile, non potevamo mangiare, dovevamo stare al buio, sempre a concentrarci sull’immagine dell’animale in cui volevamo trasformarci … alla fine non ne potevo davvero più”.
“Ahah, è vero! Continuavo a urlargli Peter, dannazione, devi concentrarti!
“Già, Sirius era preso malissimo”.
“E Remus ha dovuto fare la guardia tutto il tempo, senza dormire, perché se fosse entrato qualcuno ad interferire con l’incantesimo c’era il rischio che rimanessimo per sempre metà animali e metà uomini …”
In questo momento non posso davvero fare a meno di osservarli con un moto di ammirazione. Non avevo idea che potessero arrivare a tanto: non per quanto riguarda lo sfidare le regole – questo penso che li abbia assai divertiti, conoscendoli – ma per il gesto che hanno fatto nei confronti di Remus. Si sono impegnati a tal punto solamente per potergli stare vicino durante le trasformazioni, per non lasciarlo solo a soffrire … questa cosa è decisamente commovente.
“Beh, mi avete sorpreso”, ammetto, alla fine. “Non vi credevo capaci di un gesto così rischioso”.
“Se te lo stai chiedendo, io all’inizio non ero d’accordo”, mi dice Remus, con un debole sorriso. “Ma non c’è stato verso di far cambiare idea a queste zucche vuote”.
“Sì, come no. In realtà non ha fatto i salti di gioia quando gli abbiamo annunciato il nostro proposito solamente perché era a letto in Infermeria”, commenta Sirius, sarcastico.
“Lily, vuoi vedere in che animale mi trasformo io?” mi chiede Peter, saltellando entusiasta. Annuisco, sorridendo, e Peter di colpo si rimpicciolisce; al suo posto resta una minuscola palletta di pelo grigio che corre da una parte all’altra della stanza agitando freneticamente la coda.
“Wormtail non si controlla benissimo quando è in forma di topo”, mi dice James, ridendo. “Si infila sempre in ogni angolo e se sente odore di cibo impazzisce”.
“È così carino”, commento, divertita. Se lo venisse a sapere la McGranitt sono sicura che, prima di ucciderli, non potrebbe fare a meno di complimentarsi con loro. Non è mai stato un mistero che molti insegnanti li ritengano degli alunni estremamente brillanti. Ma questo supera ogni limite, è un record straordinario per dei ragazzini di quindici anni. Roba che perfino Silente stringerebbe loro la mano.
“Oh, Evans, per la barba di Merlino … non siamo carini”, commenta Sirius, storcendo la bocca. Io gli lancio un’occhiata scettica.
“Perché, tu ti trasformi in un eterocefalo glabro?”
Un che?!”
“Oh, una specie di grossa talpa senza peli e con i denti storti”.
“In questo caso preferisco essere giudicato carino!”
“Il giudizio è mio, quindi perché non ti mostri?”
E infine si trasforma anche Sirius, assumendo le sembianze di un enorme cane nero dalla coda lunga e folta che mi squadra con aria minacciosa. O, certo, solo perché è grosso crede di farmi paura. Adesso gli faccio vedere io.
Prendo la bacchetta e gliela lancio lontano, e lui con un salto acrobatico la afferra tra le zanne e me la riporta, trotterellando con aria tronfia.
“Molto divertente”, sussurro, con un sorrisetto, per poi recuperare la bacchetta e ripulirla in un fazzoletto. James, Peter e Remus scoppiano a ridere mentre Sirius torna in forma umana.
“Bene. Ora che ho visto tutto, vuoi il tuo Voto Infrangibile? Lo avrai”, gli dico, fissandolo con durezza in quegli sprezzanti occhi grigi.
“Non ci penso nemmeno, Evans, non ho nessuna intenzione di utilizzare la Magia Oscura. Era solo un modo per metterti alla prova”.
“E quindi? Mi farai seguire per essere sicuro che non corra a dirlo a nessuno?”
“Non ho tutte queste energie da sprecare”.
“Adesso basta”, interviene Remus, e tutti ci voltiamo verso di lui. “Lily, se hai cambiato il modo di vedere le persone qui presenti dopo quello che hai saputo, ti capisco …”
“Assolutamente no! Lo so che tu sei una brava persona, l’ho sempre saputo! Non ho mai approvato che Severus si impicciasse dei tuoi affari, lho già spiegato a James e Sirius poco fa. Ho tentato di dissuaderlo più e più volte. Ma anche lui è stato zitto, alla fine, no?”
Tutti ammutoliscono di colpo, Remus compreso. Allora avevo ragione anche su quello. Severus ha davvero visto Remus trasformato, quella notte. Silente l’avrà scoperto e gli avrà intimato di tacere, in qualche maniera. E James … James gli ha salvato la vita da un Lupo Mannaro che rischiava di farlo a brandelli, anche se Severus non era certo lì per caso o con buone intenzioni. Già allora mi ero sorpresa che avesse compiuto un’azione simile nei confronti di una persona che detestava apertamente, ma ora lo sono ancora di più. È l’ennesima conferma del fatto che James è sempre stato così, in fondo. Una persona con dei principi, non un arrogante presuntuoso che si diverte a lanciare incantesimi su chiunque.
“È una storia di cui non vado fiero”, mormora Remus, alla fine. Tutti hanno assunto delle espressioni contrite, neppure James mi guarda più in faccia. Forse c’è qualcosa che mi sfugge, ma non capisco cosa.
“Beh, Remus, di sicuro non è stata colpa tua, ma di Severus. E James, sono fiera di te per avergli comunque salvato la vita. Possiamo considerare questa faccenda come chiusa, da ora in poi … saprò dove sei quando scappi via la sera e potrò eventualmente coprirti se la McGranitt dovesse fare domande circa la tua assenza durante la ronda”.
James mi fissa con gli occhi che brillano dietro le lenti degli occhiali, in silenzio. Poi, all’improvviso, mi si avvicina e mi bacia con trasporto. Dagli altri tre partono fischi e applausi e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere sulle labbra di James, che ancora mi sfiorano. Gli passo una mano fra i capelli per accarezzargli la nuca.
“Credimi, volevo dirtelo da tanto, tanto tempo”, mormora lui, in tono compunto.
“Oh, di sicuro. Quale modo migliore per vantarti di essere più bravo di me in Trasfigurazione?”
Scoppiamo a ridere entrambi, ancora così vicini. Credo di dovermi ancora abituare all’idea che James sia capace di farsi spuntare una coda e un paio di corna, ma ora più che mai mi rendo conto di quanto poco sapessi di lui fino al momento in cui abbiamo cominciato a frequentarci. È strano. Ha sempre avuto un cuore, e io non me n’ero mai accorta.



I can't get to sleep,
I think about the implications
Of diving in too deep
And possibly the complications.
I know I'll be alright,
Perhaps it's just imagination.

(Colin Hay, Overkill)




Nota di fine capitolo: un po’ mi è dispiaciuto cancellare completamente una parte di questo capitolo, ma per come ho deciso di re-impostare la storia da questo punto di vista era necessario. Ovviamente, la questione di Remus e degli Animagi non è conclusa; i Malandrini non amano avere vita facile, si sa.
P.s. = sono stata informata che la fanfiction è stata aggiunta fra le storie scelte di EFP. Non so chi devo ringraziare di preciso, ma grazie comunque, di cuore.
   
 
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