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Autore: Rory Gilmore    10/04/2011    9 recensioni
Rimasero così, stretti, a godersi tutte le sensazioni che le rivelazioni di quella sera avevano portato nel loro cuore.
Per la prima volta consapevoli di essere tra le braccia della persona giusta.
Ma nel momento sbagliato.
[Frerard]
Genere: Commedia, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ommioddio, da quant'è che non postavo una Frerard?
Saranno due annetti buoni. Mi sembra così strano, ora, postarne un'altra. 

Devo dire che mi era mancato tanto scrivere su questi adorabili ometti *-* e dopo il concerto (WAAAAH!) la fantasia è tornata. Beh, diciamo che è tornata anche la voglia. LOL.
Okay, spiego un po' di cosa si tratta: allora, sono principalmente dei ricordi, diciamo un excursus della vita di Gerard e Frank, da quando sono bimbetti delle elementari a...vabbè lo scoprirete poi.
Non sarà lunghissima come fan fiction, ovviamente. Mi limiterò a scrivere solo le parti più significative della loro vita, ed ogni capitolo tratterà una fascia d'età :3 
In questo, per esempio, ci sono loro alle elementari.

Beh, ho cercato di attenermi alla realtà, ma alcune parti sono inventate da me per esigenze di copione ù_ù
Ah, per quanto riguarda le poesie che sono presenti in questa FF, non l'ho fatto per darmi un tono e far vedere che sono colta, ma solo perchè penso ci stiano molto bene, visto che i poeti trattano molto la tematica dei ricordi.
Ad ogni modo, non scrivo a scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono, ed è tutto frutto della mia mente malata/visionaria/pervertita. Ebbene sì, l'avreste mai detto?
Comunque, spero vi piaccia, a me sembra un'idea carina. Ma...ai posteri l'ardua sentenza! Quindi fatemi sapere cosa ne pensate. 
Una recensione è d'obbligo. ♥


 

ENJOY!                  
                                                                             


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Così tra queste immensità s'annega il pensier mio e il naufragar m'è dolce in questo mare.
(A tutti è concessa una seconda possibilità)

                         
                                                               

CHPATER ONE


The kids from yesterday

 
Tornami a mente il dì che la battaglia d'amore sentii la prima volta, e dissi: oimè, se quest'è amor, com'ei travaglia! (Giacomo Leopardi) 

 
 

Se c'era una cosa che Gerard odiava con tutto se stesso era andare a scuola.

 
Ma non che odiasse studiare.
Anzi, se in classe fossero stati presenti solo lui e la maestra, sarebbe stato perfetto.

 
Il problema era che lui provava un odio, un ripulso, nei confronti degli altri bambini, suoi coetanei.
Li considerava un mucchio di poppanti a cui interessava solo giocare e guardare sotto le gonne delle bambine.

E ovviamente in questa descrizione ci rientrava anche Mikey, il suo caro e dolce fratellino.
L'unica cosa bella dell'andare a scuola era non sentire, né vedere, quel mostriciattolo con gli occhiali che la natura, prendendosi gioco di lui, gli aveva affibbiato come fratello.
Ma sfortunatamente, nell'anno che stava per cominciare, sarebbero dovuti andare nella stessa scuola, perché a Belleville, la cittadina in cui si erano appena trasferiti per il lavoro del padre, esisteva solo una scuola elementare.

 
«Gee, sei pronto? Non vorrai fare tardi anche il primo giorno nella nuova scuola, tesoro! E poi Mikey è così eccitato, non riesco più a trattenerlo!»
Il piccolo Gerard sbuffò e prese la sua cartella di Batman.
Ma che ci trovava di tanto esaltante quel secchione di suo fratello nell'andare in una nuova scuola piena di nuovi marmocchi?

 
«Sto arrivando, mamma»


* * *

 
 
«E' occupato questo posto?»

 
Mikey si girò verso il bambino che aveva appena pronunciato quella domanda, e sorridendo scosse la testa.

Finalmente aveva un compagno di banco! Ormai non ci sperava nemmeno più.
Purtroppo aveva dovuto lasciare i suoi vecchi amici di scuola, e aveva il terrore che sarebbe diventato come suo fratello: sempre solo; senza amici da invitare a casa per pranzo, o per fare i compiti insieme.

 
«Sono Frank Iero, piacere.»
Il suo nuovo compagno di banco - Dio, quanto gli piaceva dirlo! - gli stava porgendo la mano con un sorriso amichevole.

 
«Piacere mio, Frank. Io sono Michael Way, ma tutti mi chiamano Mikey e siccome mi sei simpatico puoi farlo anche tu, se vuoi»
 
Frank annuì felice.
«Forte! Mi piace Mikey, ti chiamerò così, e tu, se vuoi, puoi chiamarmi Frankie»
Il ragazzino stava per rispondere, ma la maestra entrò in classe e calò il silenzio.
Mikey la guardò: era abbastanza giovane, ma sembrava in ogni caso severa.
Stava per chiedere a Frank se fosse una brava insegnante, ma si accorse che il suo nuovo amichetto gli aveva scritto qualcosa su un foglio.
Lo prese in mano, si aggiustò bene gli occhiali sul naso, e lesse:

 
«Ah...volevo dirti che anche tu mi sei molto simpatico, Mikey.»
Sorrise.

 
No, non sarebbe diventato come suo fratello.
 
 

        * * *

 
L'ora di pranzo era un accumulo di urla, capricci e sghignazzi di tutti i bambini della scuola.
Ma a Gerard piaceva: nessuno faceva caso a lui, in mezzo a quella mischia.

 
«Gee!»
Come non detto.
Suo fratello. C'era da immaginarselo, ora che frequentavano anche la stessa scuola.

 
«Mikey, mi hai fatto spaventare! Che cosa vuoi?»

 
«Guarda!»
Il fratellino indicò il bambino accanto a sé, come se fosse una qualche specie di trofeo da esibire.

Gerard non capì.

 
«Bhè?»

 
«Ma come! E' il mio nuovo migliore amico; si chiama Frank, ma io posso chiamarlo Frankie.»
Il più grande scosse la testa e si rigirò verso il piatto.
Il pranzo faceva schifo, ma era molto meglio fingere di mangiare, piuttosto che stare a sentire suo fratello.
Mikey, dal canto suo, da quando aveva iniziato le elementari,e cioè ormai da tre anni, aveva sempre avuto il pallino nel cervello di voler trovare, a tutti i costi, un amico a Gerard.
Era un gesto carino da parte sua, ma non capiva che lui stava bene anche così.
E il suo odio nei confronti degli altri bambini era reciproco, quindi il tentativo di Mikey era invano.

«Piacere di conoscerti Gerard» 
Il ragazzino più grande alzò gli occhi dal piatto e li puntò in quelli dell'amico di suo fratello che aveva appena parlato; era bassino, magro e con i capelli castano chiaro che gli ricadevano sul viso. I suoi anni li dimostrava tutti, anzi, forse anche qualcosa in meno. Gerard pensò che sembrava fosse appena arrivato dall'asilo nido.

«Uhm, sì. Piacere. Ora andate a giocare, eh Mikey?»

«Perché non vieni anche tu con noi? Vorremmo giocare a supereroi ma ci serve un altro che faccia il capo. E siccome tu sei più grande potresti farlo tu. Allora, ti va?»

Il nuovo amico di Mikey lo aveva appena invitato a passare l'ora di pranzo insieme a loro.
E questo, il piccolo Gerard, non se lo sarebbe mai aspettato.
Di solito nessuno gli chiedeva di giocare, nemmeno i bambini che aveva appena conosciuto. Lui era  sempre considerato quello strano, il bambino da evitare.
Ma Frank era stato l'eccezione alla regola.

«Se lo è inventato Frank, il gioco. Non ti sembra fantastico, Gee?»

Lo era. Lo era e come! Pensò il più grande. 
Non gli sembrava affatto uno dei soliti giochi noiosi. E poi, lui amava i supereroi. 

«Va- va bene. Vengo con voi a giocare» balbettò. 
Ai due bambini più piccoli si illuminarono gli occhi.
Forse- forse era arrivato il momento di cambiare idea e non disprezzare i suoi coetanei. O almeno non tutti.
 
 

* * *

 
«Visto?»

«Visto cosa?»

«Non era così difficile fare amicizia con qualcuno»
Gerard sospirò e chiuse il libro degli esercizi di matematica; aveva capito che suo fratello non gli avrebbe reso la vita facile. 

«Mikey, ho solamente giocato con te e quel… bambino. Non sono diventato suo amico. Mettitelo bene in testa questo- Ed ora non mi tormentare, devo fare i compiti.»

«Frank»

«Come?» Gerard alzò un sopracciglio confuso. Non aveva capito.

«Si chiama Frank, quel bambino, Gee.» rispose Mikey, deluso, accucciandosi sopra il letto di Gerard.
Era triste. Non sopportava il fatto che suo fratello stesse sempre da solo. E soprattutto che si rifiutasse di fare amicizia. 
Mikey voleva solamente che Gerard giocasse insieme a lui.
Che avesse degli amici.
Che sorridesse di più.
Il maggiore lo vide lì, sopra il suo letto, con il broncio e le manine sulle ginocchia, e non poté fare a meno di sciogliersi di fronte a quella scena. Poteva fare il duro con gli altri, forse, ma con suo fratello non ci riusciva mai. Si avvicinò al più piccolo e gli arruffò i capelli. 
«Ehi. Va bene. Giocherò di più con te, Mikey.» 

«Sul serio?» chiese speranzoso il più piccolo.

«Sì. Promesso.»

«E giocherai anche con Frank?»

«Mikey io- Va bene, giocheremo tutti e tre insieme.»
Il fratellino gli saltò addosso e lo abbracciò forte.
«Grazie Gee! Vedrai,è l'amico perfetto, ti innamorerai di lui!»

Solo qualche anno più tardi, Gerard capì davvero il significato delle parole che gli aveva appena detto suo fratello.
   
 
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