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Autore: Atharaxis    31/05/2011    1 recensioni
Un bacio sporco, proibito, può far nascere qualcosa che è sempre stato sopito? Possono due anime inquiete, insieme, trovare la loro pace?
Alla ShinRa, esiste ancora l'amore?
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rufus Shinra, Tseng
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: FFVII
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In quel momento percepii per la prima volta nella mia vita il dolore e la frustrazione del rifiuto. La testa mi girava e non riuscivo a formulare un pensiero coerente nemmeno sforzandomi: come se d'improvviso quella spinta avesse fatto tornare a forza la coscienza nei nostri corpi ed insieme ad essa tutta l'ipocrisia, la falsità e lo schifo che sono i rapporti umani, con le loro convinzioni e tutte quelle parole così inutili che a nulla servono se non ad illuderci di avere un flebile contatto fra noi, a trarre un misero conforto da vane promesse quando in realtà le parole scivolano, scivolano senza nemmeno posarsi su di noi, e non significano mai niente. Rimasi lì sul pavimento, non so per quanto tempo, a guardarlo, incredulo, sperando che l'avesse fatto per sbaglio. Ma non era così.

 

Si mosse a passi sicuri per il mio ufficio ed accese la luce.

 

Fu come uno squarcio: d'improvviso l'accecante vista di noi, in quelle condizioni, con i bottoni slacciati, i capelli fuori posto, le giacche così ridicolmente formali in terra, fu così massacrante da farmi voltare lo sguardo. Ed io in tutto questo mi sentivo ridicolo, in terra, sconfitto. Per la prima volta mi sentii vulnerabile, come quando ero bambino; ma nessuno aveva mai osato punirmi per la mia arroganza. Strinsi i pugni e mi feci forza: mi alzai in piedi ed affrontai i suoi occhi neri e selvaggi.

 

Fu come se entrambi ci fossimo smarriti, incapaci di recitare la nostra parte.

Non c'era nessuna parola che potesse riempire quel silenzio assordante che ci avvolgeva.

E poi fu lui, così come aveva fatto con il buio, a distruggere quel nostro tacere e tutto quello che ci stava proteggendo da noi stessi, dalla nostra natura umana che ci aveva condotto fino a quel punto. Quelle maledette parole, con cui era così bravo, come una lama affilata diedero il colpo di grazia a quel coma in cui stavamo precipitando fino ad un momento prima, dimentichi dei nostri nomi, dei nostri ruoli, soltanto due corpi che si cercavano e si volevano...

Perchè abbiamo così bisogno delle parole? Perchè c'è bisogno di dar fiato alla bocca? Perchè c'è bisogno di dare un significato a tutto e non accettiamo che anche le cose più aberranti, più sbagliate o profondamente crudeli possono farci provare piacere? E non c'è frase o discorso che possa spiegarlo, o giustificarci.

 

 

Io... Non posso.”

 

 

Non posso. Non posso. Che cosa vuol dire non posso? Cos'è che non puoi Tseng? Non puoi lasciarmi fare quello che voglio con il tuo corpo? Se è per questo, avessi voluto qualcuno che obbediva ai miei ordini alla lettera avrei chiamato una qualsiasi di quelle puttane senza cervello che stanno alla reception. Cos'è che non puoi? E' perchè esci con Elena? Andiamo, lo so anche io che non te ne frega niente di lei. Lo sai anche tu, e probabilmente lo sa anche lei ma fa finta di non vedere: quando si è il burattino si fa sempre finta di non essere tirati dal burattinaio ma anzi che sia una scelta nostra, che siamo stati noi a desiderare la prigione. E' così che fanno i deboli: si accontentano di qualcosa che non vogliono per supplire alla mancanza di quello che non possono avere. Probabilmente nemmeno a lei interessa niente di te, Tseng, è solo il tuo ruolo che la eccita. Ma in fondo a te piace apparire così maledettamente irraggiungibile e superiore, no?

Ti senti un dio, in mezzo a tutta quella marmaglia, non è vero?

Lo sei, maledizione, lo sei, ed è per questo che ti voglio.

 

 

Perchè non puoi?”

 

 

... Non mi paga per fare questo, Sir.”

 

 

Risi, risi di gusto e con cattiveria. Era questo il problema? Voleva che gli pagassi gli straordinari? In fondo è sempre tutta una questione di soldi. Questo vuol dire che per denaro avrei potuto fare di lui ciò che desideravo? No, Tseng non era così, era incorruttibile. I soldi, per quanto gli piacessero, senza dubbio gli facevano schifo se guadagnati al di fuori del suo lavoro: nessuno era mai riuscito a comprarlo.

 

 

Io ti pago perché tu obbedisca ai miei ordini, Tseng”

 

 

Io non volevo comprarlo. Volevo corromperlo con me, non con il denaro. Volevo che alla fine si arrendesse ed accettasse il fatto che mi desiderava, che senza dubbio io ero la scelta migliore che avesse mai potuto fare. Doveva arrendersi a me, per poi rivoltarsi come un animale selvaggio e negare che quello che avevamo fatto gli era piaciuto, gli era piaciuto da impazzire fino al punto di tornare di nuovo da me ad implorare che lo sporcassi ancora di quel peccato.

 

 

Ho sempre ottenuto le cose con la forza.

Nessuno mi aveva mai insegnato che con le persone è diverso.

Nessuno mi aveva mai detto che i sentimenti non sono semplici cose.

 

 

Sir, lei mi paga perchè sono un Turk. E questo non fa parte della mia mansione.”

 

 

Si mosse, cercando di non mostrarsi intimidito, per andare a raccogliere le sue cose sul pavimento. Era tornato formale, la sua voce non tremava più: quel desiderio che avevo scatenato in lui sembrava essere sparito, inghiottito e metabolizzato dalla sua mente logica che non concedeva niente all'improvvisazione, ormai già dimenticato. Non potevo permetterlo, non quando tutto era così perfetto: lui mi voleva, ne ero sicuro. Forse stava cercando soltanto di provocarmi, o di tirare la corda per vedere fino a che punto fossi disposto a confrontarmi con lui. Sapevo che mi venerava: nonostante tutti i miei dipendenti facciano a gara per insultarmi in maniera altisonante, illudendosi che io non lo venga a sapere – poveri stolti, ancora con le loro parole inutili che li fanno sentire meglio quando sono perfettamente consapevoli che io sono il presidente, e non solo perchè mi chiamo Shinra – lui non aveva mai osato mancarmi di rispetto. Il mio operato ai suoi occhi era sempre perfetto, logico e giustificabile.

 

Ci rispettavamo entrambi, ma di certo non sarebbe stato sufficiente questo per far sì che io mi sentissi in diritto di mettergli le mani addosso e soprattutto perchè lui godesse di questo.

Era buio, ma il piacere non ha bisogno di luce per essere riconosciuto.

E' al buio che si consumano le verità.

 

 

E quando te ne sei reso conto che non faceva parte della tua mansione?”

 

 

Avevo ancora la camicia slacciata, mentre gli andavo incontro e raccoglievo la cravatta al posto suo: la presi e gliela misi al collo, restituendogli quell'immagine di impiegato modello che tanto amava quando sapevamo entrambi che non sarebbe bastato rivestirci per cancellare quello che era successo e soprattutto quello che sarebbe potuto succedere. Che doveva succedere. Non puoi nasconderti per sempre dietro quella divisa, Tseng.

 

 

Perchè mi sembrava che non ti dispiacesse poi così tanto... Questo nuovo aspetto del tuo lavoro...”

 

 

Tirai la sua cravatta, prendendolo di sorpresa: non dovetti usare molta forza e la sua bocca era di nuovo accanto alla mia, il mio naso sfiorava il suo e l'aria che respiravamo cominciava già ad avere un sapore diverso.

 

 

Tseng, cos'è che non vuoi?”... gli sussurrai accarezzando appena le sue labbra con le mie e mi stupii sentendo il mio cuore animarsi tumultuoso: eppure non era paura quella che provavo. Si morse le labbra: voleva resistermi ed io cercai il suo sguardo, implorando dentro di me che non lo facesse. Alzai gli occhi alla ricerca dei suoi e di colpo vidi la paura d' essere fragile come chiunque altro e l'enorme consapevolezza d' essere dei miseri uomini che vagano per la terra incompleti alla ricerca di quel misterioso qualcosa che possa dare significato a una vita di violenza e bugie.

 

All'improvviso vidi me stesso, nei suoi occhi.

Fu in quel momento che capii cosa volevo davvero, ma fu troppo tardi.

 

 

Non voglio essere il tuo giocattolo, Rufus”

  
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