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Autore: Dk86    04/06/2006    10 recensioni
"Ci sono dei giorni in cui alzarsi dal letto sembra la cosa più dura, ma si è costretti a farlo. Vuoi per una noiosa riunione di lavoro, vuoi per un ancor più noioso compito in classe, o semplicemente per una noiosissima giornata in cui non si deve fare nulla, ma ci si sentirebbe colpevoli a rimanere a poltrire sotto le coperte.
Essere svegliati e scaraventati a terra dal proprio letto è invece un’esperienza che non è dato provare a molti. Qualcuno potrebbe pensare che sia praticamente impossibile, e invece no. E’ solo molto, molto improbabile.".
Che succederebbe se Hogwarts diventasse una bella mattina un luogo più assurdo del solito?
E se Harry fosse l'unico in grado di risolvere la situazione?
E se non ne avesse per niente voglia?
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 – I DUE IMPROBABILI


Ovviamente non vennero a capo di nulla.
Almeno, non in biblioteca.
Anche approfittando del fatto che per colpa della Tempesta Ironica Madama Pince era stata trasformata in uno sgabello, e potendo quindi accedere alla Sezione Proibita, i quattro ragazzi non scoprirono nulla sul bizzarro fenomeno.
“E’ inutile, questo libro non ha nessun senso…” sbottò Ron stizzito, chiudendo con un forte colpo un volume intitolato Contrarre la scarlattina in dodici facili mosse (lo sgabello lì vicino sussultò di rabbia).
“Non è l’unico, a quanto sembra…” mormorò Hermione sconsolata. Appoggiò Consigli per la coltivazione dei lecca-lecca in precario equilibrio su di una pila di tomi ugualmente assurdi.
Harry stava facendo scorrere le pagine assolutamente bianche di un libro dal titolo Gelatina di more, il cui contenuto sembrava costituito solo da una grossa A seguita da due punti esclamativi in bella mostra sulla prima facciata.
“E ora, che si fa?” chiese Ron, fissando attraverso lo schermo televisivo Hermione, con il volto elettronico atteggiato in un’espressione quasi di supplica.
La ragazza sospirò e scosse i capelli, che ora erano rosa intenso e sempre più crespi: “Non lo so, Ron… Speravo che qui avremmo potuto scoprire qualcosa di utile, e invece, niente!” e con un gesto improvviso colpì col dorso della mano la decina di volumi ammonticchiati accanto a lei, facendoli crollare miseramente per terra. Lo sgabello si agitò più forte, emettendo dei forti pigolii di disapprovazione.
“Sono sicuro che i professori riusciranno a risolvere il problema…” disse Neville, che percorreva a grandi (per lui) passi il piano del tavolo.
Hermione alzò gli occhi: “Non è affatto detto… Quando prima la McGranitt è venuta ad avvertirci di non uscire si stava trasformando in un appendiabiti, non ti ricordi? Magari adesso lei, Silente, Piton e gli altri sono sparsi per il castello sotto forma di comuni oggetti di uso domestico… Più potenziale magico una persona possiede, più improbabilità è propensa a contenere…”.
“Questo vuol dire che Harry sarebbe una schiappa?” chiese Ron ridacchiando. Harry gli lanciò un’occhiataccia.
“Cosa intendi dire?” domandò Hermione soprappensiero.
“Beh, da quando l’ho incontrato prima a lui non è successo ancora nulla, niente arti supplementari, niente bizzarre appendici, niente mutazioni improvvise…” si affrettò a rispondere il rosso, mentre la sua testa tornava normale, ma in compenso la sua pelle assumeva una gradevole colorazione viola tenue.
Hermione iniziò ad osservare Harry con sguardo meditabondo: “In effetti, adesso che me lo fai notare, hai ragione… Tu sei l’unico fra noi ad essere rimasto esattamente com’eri prima dell’avvento della Tempesta Ironica…”.
Harry arrossì, come se la normalità fosse una colpa passibile di denuncia: “Beh, ma questo non si può sapere, no? Magari i miei organi interni sono diventati dei calzini o roba simile…” si affrettò ad aggiungere.
“No, impossibile, saresti già morto!” ribattè la ragazza lanciandogli uno sguardo torvo.
Harry fu tentato di rispondere che anche andarsene in giro con un televisore al posto della testa non era una caratteristica che poteva essere vantata da molte specie viventi, ma si trattenne e si alzò. “Beh, è inutile stare qui, questi libri sono diventati paccottiglia inutile” (lo sgabello protestò debolmente).
In quel momento fuori dalla biblioteca si udì un urlo e un tonfo, come se qualcuno fosse crollato sul pavimento. Ron ed Hermione scattarono come due saette in direzione della porta; Neville si aggrappò giusto in tempo alle falde della divisa della ragazza; ed Harry rimase lì in piedi, con la sgradevole impressione di essere stato assolutamente ignorato. Dopo qualche secondo di perplessità, il ragazzo si riscosse e si diresse nella direzione in cui i suoi amici erano spariti.
“Ti senti bene, adesso?” la voce di Hermione, tesa e preoccupata, si fece largo attraverso la porta della biblioteca che si stava richiudendo. Harry la spalancò e vide i suoi due amici accovacciati a terra, Neville che faceva nuovamente capolino dalla tasca dell’uniforme di Hermione, e Luna, seduta ansante contro il muro. La sua uniforme era sgualcita e strappata all’altezza delle ginocchia.
“Che è successo?” esclamò Harry, chinandosi verso la ragazza spossata.
Lei lo fissò con i suoi occhi sempre un po’ troppo grandi e boccheggiò: “L’ho visto… l’ho visto…”.
“Cos’hai visto, Luna?” chiese Hermione, accarezzando piano la guancia dell’amica con fare materno.
Luna fece un paio di respiri profondi, tirò su con il naso e disse: “Il Ricciocorno Schiattoso*. L’ho visto”.
“E com’era?” si informò Neville.
Luna spostò lo sguardo su di lui, e lo fissò come se fosse perfettamente naturale che un ragazzo di diciassette anni un po’ sovrappeso se ne andasse in giro comodamente alloggiato in una tasca: “Più schiattoso di quanto immaginassi…” rispose alla fine.
“Come mai sei anche tu in giro per il castello?” chiese Ron, tendendo un braccio per aiutare la ragazza ad alzarsi.
“Dovevo trovare Silente o uno dei professori…” rispose Luna, una volta in piedi, mentre si spazzolava con la destra la divisa impolverata; nel pugno sinistro teneva stretta con forza una rivista arrotolata “Stamattina Vitious è venuto ad avvertirci di non uscire dal dormitorio… Almeno, credo che fosse lui, in realtà era una piastra per le cialde che parlava come lui… però, quando ormai se ne era andato, mi è venuto in mente che avevo già letto di un fenomeno molto simile a ciò che sta succedendo ora, e allora sono uscita dalla Sala Comune nella speranza di raggiungerlo. Però poi mi sono persa, la posizione di stanze e corridoi sembra cambiare in continuazione…”.
“Vuoi dire che lì sopra spiegano come combattere la Tempesta Ironica?” sbottò Hermione con impeto indicando il giornale, e tenendo a stento sotto controllo l’impulso di strapparlo dalle mani dell’amica.
Luna annuì con lentezza. “Aspettate, vi faccio vedere…” disse, srotolando la rivista. Che, manco a dirlo, si rivelò l’ultimo numero del Cavillo. In copertina era rappresentato un disegno piuttosto suggestivo di una galassia vista dall’alto, che ruotava pigramente intorno al proprio centro. A lato, brillanti lettere rosse avvertivano: Tempeste Ironiche: anche la logica dell’Universo ogni tanto va in vacanza!
“Ma dici che possiamo fidarci di quello che c’è scritto qui sopra?” chiese Ron, mentre Luna sfogliava le pagine della rivista alla ricerca dell’articolo.
“Certo” rispose l’altra “Era già così quando me l’ha spedito mio padre… Oh, ecco qua!” annunciò. Si schiarì la voce e iniziò a leggere:

Il nostro Universo non è estraneo a cose bizzarre. Fra gli avvenimenti più sconcertanti e inspiegabili abbiamo l’estinzione di massa dei progenitori dei draghi (noti presso i Babbani come “dinosauri”), l’aurora boreale e l’incomprensibile successo di alcuni programmi televisivi Babbani chiamati “reality-show”. Pochi però, anche all’interno della comunità magica, hanno anche solo sentito nominare quello che è il più improbabile di tutti i fenomeni dell’Universo, ovvero la Tempesta Ironica.
Dato che l’ultimo caso documentato di Tempesta Ironica risale al periodo dell’Impero Romano (e che portò fra l’altro alla distruzione di parte dell’Urbe, imputata dai Babbani ad un banale incendio), molti eminenti studiosi asseriscono che questo fenomeno in realtà è un parto delle menti fin troppo fantasiose dei maghi dell’antichità, che cercavano in tal modo di giustificare i loro esperimenti falliti.
MA E’ DAVVERO COSI’?
Il fatto che la Tempesta Ironica non si manifesti con relativa frequenza è quasi certamente dovuto alla sua componente fondamentale: essendo costituita da improbabilità allo stato puro, è pertanto estremamente difficile che si faccia viva. E per fortuna, aggiungiamo noi, dato che essa, pur essendo di per sé innocua, può provocare alterazioni della realtà tali da sconvolgere lo spazio, il tempo, nonché le tabelle di marcia dei treni, gettando nel panico gli ignari pendolari.
Attualmente non è noto alcun metodo su come liberarsi di una Tempesta Ironica, il cui periodo d’azione prima della dissipazione è tradizionalmente fissato intorno ai sette anni. Nel caso essa colpisca la vostra casa, ecco alcune regole utili:
1) Non fatevi prendere dal panico.
2) Mettetevi seduti (se avete ancora delle sedie) e respirate profondamente (se possedete ancora un apparato respiratorio).
3) Contattate il prima possibile il Ministero della Magia, sezione Catastrofi Magiche.
Alcuni sostengono inoltre che una concentrazione di improbabilità diversa dalla Tempesta potrebbe riuscire a dissolverla anzitempo, esattamente come quando si avvicinano due poli uguali di una calamita (per sapere tutto su questo straordinario ritrovato Babbano, rimandiamo al numero di Ottobre scorso); tale affermazione non è però stata provata.


“E questo articolo è stato pubblicato esattamente nel momento in cui ci può essere utile per risolvere la faccenda?” chiese Ron incredulo, scuotendo la testa “Non ci credo, è impossibile!”.
“No, Ron… Solo molto, molto improbabile” rispose Hermione.
“E come spieghi il fatto che la rivista sia rimasta perfettamente normale? E così anche Harry e…” Ron fissò Luna con aria critica “Luna?”.
“Oh, non credo sia vero…” intervenne la diretta interessata “Quando stamattina mi sono svegliata ho notato che i miei capelli erano leggermente più lunghi dell’ultima volta in cui li ho guardati…”.
“Non me lo spiego, in effetti…” rispose Hermione.
Il silenzio cadde sul gruppetto; davanti a loro rotolò pigramente una palla di sterpi; tutti (tranne Hermione, immersa nelle sue elucubrazioni) la seguirono con lo sguardo, finchè una palla più grande non la raggiunse, le saltò addosso, la divorò, fece un ruttino e proseguì la sua corsa tranquilla lungo il corridoio.
“Ma certo!” il grido di Hermione fece sobbalzare tutti “Adesso ho capito tutto! Se colleghiamo il fatto che la rivista è rimasta uguale a prima con il fatto che… certo, non potremmo mai vederla, in condizioni normali, quindi dev’essere per forza lì…”.
“Hermione, potresti evitare di parlare in modo tanto criptico e darci delle informazioni un po’ più chiare?” chiese Harry, che personalmente non vedeva l’ora di risolvere tutto quel casino, tornare nel dormitorio, gettarsi su di un letto rigorosamente non parlante e dormire per tutto il giorno. Hermione si riscosse, annuì e spalancò la bocca, pronta a rendere partecipe il gruppo della sua teoria.
In quel momento però successe un’altra cosa. La tasca della sua divisa si ruppe.
Questo, naturalmente, perché Neville aveva cominciato a crescere.
Dopo meno di un secondo era già alto cinque metri e mezzo, la sua testa aveva raggiunto il soffitto e non aveva trovato una buona accoglienza, a giudicare dal bernoccolo grosso come un’anguria che si stava formando sulla testa del ragazzo. “Sdraiati, svelto!” gridò Hermione, facendo un balzo all’indietro e travolgendo Ron; Harry afferrò Luna, la più vicina a lui, e la trascinò qualche metro più in là.
Un minuto più tardi, Neville sembrava essersi stabilizzato. Le sue dimensioni erano approssimativamente quelle di un tir con un notevole numero di rimorchi, e il suo corpo occupava l’intero spazio del corridoio. Harry si guardò intorno e scoprì con sommo orrore che Ron ed Hermione si trovavano dall’altra parte di Neville.
“Harry, mi senti?” la voce di Hermione giunse attutita, ma comunque comprensibile.
“Sì!” rispose lui, mentre Luna fissava con aria trasognata le mastodontiche suole delle scarpe di Neville.
“Noi siamo bloccati da questa parte, e dobbiamo aspettare che Neville torni normale… sì, ovvio che non è colpa tua… Nel frattempo tu e Luna dovrete fare ciò che sto per dirvi, dato che siete gli unici in grado di combattere il potere della Tempesta Ironica!”.
“Che cosa?” esclamò Harry, sicuro di non avere capito bene.
“Voi due non vi siete trasformati perché siete già naturalmente predisposti verso l’improbabilità, e quindi essa non ha alcun effetto su di voi!”.
Harry spostò lo sguardo su Luna, che aveva perso interesse alle enormi scarpe e stava canterellando a bassa voce la stessa melodia sulle casseruole che Pix aveva intonato poco prima, e dovette convenire che lei era se non altro una ragazza bizzarra.
“Ma io in che cosa sarei improbabile, scusa?” chiese il ragazzo in tono offeso.
Dall’altro lato di Neville la voce di Hermione risuonò alquanto scocciata: “E lo chiedi pure? Pensaci un attimo, Harry: in questi sei anni qual è la qualità che hai dimostrato maggiormente di possedere?”.
Harry ci pensò su un attimo, mentre Luna si era immersa nella lettura della sua rivista: “Ehm… la mia abilità nel Quidditch?” chiese poi, non sapendo però come la cosa potesse essere utile ai fini della lotta contro la Tempesta Ironica.
“Certo che no, idiota!” sbottò Hermione “Sto parlando della tua fortuna! Sei sfuggito quattro volte a Voldemort, l’anno scorso hai tenuto non si sa come testa ad una ventina di Mangiamorte, e cosa ancora più importante, ti sei salvato da un’espulsione certa in almeno una ventina di occasioni. Ora dimmi se un tale quantitativo di buona sorte può essere posseduto da un essere umano comune!”.
“Ah” rispose Harry, sapendo che non sarebbe riuscito a trovare una risposta migliore. “Ah” ripetè, per ribadire meglio il concetto.
“Ora, muoviti!” esclamò la ragazza “Mentre scendevamo non hai notato anche tu qualcosa di strano? Qualcosa che non doveva esserci ma che invece c’era?”.
“Vuoi dire la porta della Stanza delle Necessità?” domandò Harry “In effetti non avremmo dovuto vederla, a meno che non ci fosse stato dentro qualcuno…”.
“Allora non sei così stupido come pensavo! E’ lì che si nasconde la Tempesta Ironica. D’altronde, è la stanza più improbabile dell’intero castello… Tu e Luna siete la nostra unica speranza… temo”.
“Farò finta di non avere sentito la tua ultima frase…” disse Harry. Hermione non rispose.
Cinque minuti e dieci assurdi piani dopo, Harry e Luna erano davanti alla porta della Stanza delle Necessità, che per l’occasione era divenuta verde acido a chiazze bluastre. “Che facciamo? La apriamo?” chiese Luna, fissando il pomello della porta, che in realtà non era un pomello ma un’enorme caramella dura.
“Hermione mi ucciderebbe se non lo facessimo…” rispose il ragazzo appoggiando la mano sul gigantesco dolce e facendolo ruotare piano.
Harry iniziò a tirare a sé l’uscio, poi si bloccò e si voltò, fissando Luna: “E’ il grande momento. Hai paura?”.
La ragazza inclinò leggermente la testa: “No, non direi… Tutto questo è piuttosto divertente, in fondo…”.
“Io non l’avrei messa in questi termini, ma…” rispose lui, finendo di aprire la porta. Poi si girò lentamente e







* Il nome scientifico del Ricciocorno Schiattoso è ignoto all’autore, che si scusa per questa grave mancanza.



Doverosa precisazione: il capitolo finisce con la frase sospesa a metà, non è un mio errore...
  
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