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Autore: Victoria McKagan    13/10/2011    5 recensioni
Il biondo non accennava a smettere, e il suo pianto diventava sempre più forte e lamentoso di secondo in secondo.
Sembra uno gnu che gnua... gnua... si dice gnua? ...Già, ma che verso fa lo gnu?
Il suo migliore amico era sull'orlo dell'esaurimento nervoso, sciolto in lacrime fra le sue braccia, e lui stava a pensare agli gnu. Si diede nuovamente dell'imbecille.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh voi tutti che avete recensito e che seguite questa novella, grazie di cuore!
Chiedo umilmente scusa per il ritardo nel postare questo capitolo (aumentando indecentemente la suspense), ma fra scuola, gruppo e tutto quanto ho a malapena il tempo di dormire di notte :)

Buona lettura!





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3. The beginning





Era semplicemente impensabile. In qualunque modo stessero realmente le cose, si sarebbe sempre rifiutato di crederci, sempre.
Duff era il suo compare da una vita, abitava sotto il suo stesso tetto, erano stati amici per tanto, troppo tempo, affiatati come pochi. Una scoperta del genere avrebbe potuto mandarlo in coma per un periodo indeterminato e fargli passare il resto della sua vita da sveglio in un centro di igiene mentale.

Non poteva essere... Duff... non poteva essere... GAY!!!
Di fronte a lui, un ragazzone in boxer, sudaticcio e nerboruto, dal naso schiacciato, gli occhi neri come la pece, i pettorali gonfi e tesi, la pelle colorita e un grosso tatuaggio tribale su un braccio si stagliava imponente, con un'espressione tutt'altro che cordiale.
-E tu chi cazzo sei. - La voce roca e profonda non aveva dato a quelle parole l'intonazione di una domanda, bensì di una minaccia.
Ora, è risaputo che in momenti del genere le persone con buonsenso trovano le scuse più disparate e fantasiose per togliersi di mezzo da eventuali situazioni spiacevoli, molto spesso riuscendoci pure.
Così come è altrettanto risaputo che Slash di buonsenso non ne aveva neanche un pochino.
-Sono... Sono Slash... Stavo cercando... A-Amira?? O... o Amiro... - La sua voce lasciava limpidamente intuire la sua spavalderia pari a quella di un coniglio. Non si era ripreso nemmeno un po' dallo shock causato dalla scoperta del nascosto orientamento sessuale del suo bassista, che non aveva per niente giovato alla sua situazione mentale già complessa di per sé.
Il ragazzone gli rivolse un'occhiata da far gelare il sangue nelle vene, un misto d'odio, disprezzo, fastidio, pena e furia incontenibile per l'appellativo di "Amiro" che quello sconosciuto gli aveva affibbiato.
-Che cazzo vuoi da Amira.
Toh, che carino! Frocio, e parla pure di sé in terza persona! Duff... Duff, amico mio, che soggetti ti sei ritrovato a frequentare...
-Hei, che succede? - Una voce femminile, proveniente dall'interno della casa, risuonò nelle orecchie del riccio, che sentì la speranza tornare a farsi spazio nel suo cervelletto.
-Mi hai chiamato? - Una signorina in desabillé, dalla pelle pallidissima e i capelli lunghissimi accapò da dietro alla montagna umana.
Slash, vedendo la sua speranza trovare conferma e i suoi perggiori e orribili dubbi essere smentiti, per la gioia saltò addosso ai due sconosciuti abbracciandoli senza ritegno, concentrandosi poi sulla ragazza.
-Oh cazzo! Oh santissimo Signore benedetto, grazie!! Grazie, cazzo! Oooh, tu devi essere Amira! Quale splendida bellezza, Izzy diceva bene! Fiù, che sollievo tesoro, pensa che per un attimo ho pensato che Duff se la facesse con un uomo! Ahahah, che idiota, eh?
Si rese conto solo dopo aver chiuso quella sua boccaccia di che cosa poteva aver combinato.
La pelle da nativo d'America del giovane diventò ancor più rossa di quello che già era, mentre gli occhi glaciali della giovane si piantarono dritti nei suoi.
Oh. Merda.
Col pretesto di aiutare Duff, l'aveva appena rovinato con le sue stesse mani.
La tartaruga e i bicipiti di Mr Steroidi sembravano contrarsi sotto la pelle ad un ritmo frenetico, le sopracciglia arcuate in un cipiglio cattivo e i pugni stretti. Lentamente si voltò verso la ragazza. A quel punto Slash decise definitivamente di togliersi di mezzo, pensando di aver fatto abbastanza guai. Girò sui tacchi e fece per aggrapparsi alla portiera della Chevy, ma qualcosa lo afferrò per il braccio strattonandolo indietro, fino a ritrovarsi naso a naso col giovane uomo furibondo.
-Chi cazzo è Duff. - gli chiese a denti stretti. -Chi cazzo è Duff! - Stavolta urlò, facendo quasi saltare un timpano a Slash, evidentemente con l'intento di farsi sentire dalla ragazza. -Portami da lui! Dimmi dove cazzo è! - Slash scosse il capo. Mai avrebbe fatto una cosa del genere, soprattutto dopo aver già combinato uno sfacelo di tali dimensioni.
-Oh, forse vuoi che sistemi prima te, brutto rotto in culo! Alla puttana e all'altro stronzo ci penserò dopo... - spostò il braccio vigoroso dietro di se, pronto ad assestargli un sinistro dritto nella mascella, quando un suono di vetri che si infrangono riecheggiò nel viale. Dietro di lui, la ragazza gettò a terra il collo di quella che un attimo prima doveva essere stata una bottiglia di birra. Il nerboruto si portò entrambe le mani dietro la nuca e grugnendo si appoggiò con la fronte al muro della casa. Un rantolo di rabbia e di dolore raccapricciante gli uscì dalle labbra.
-Apri la macchina, muoviti. Apri ti ho detto!
Slash, che ancora non era riuscito a trovare un filo logico in tutta quella storia, non connetteva più molto bene. Svegliatosi dalla trance si catapultò sulla Chevy con la fanciulla al posto del passeggero, e partì sgommando (per quanto il catorcio glie lo permettesse). Dagli specchietti retrovisori, però, poté scorgere la montagna umana salire su una Corvette nera.
-Oh cazzo! Oh cazzo, quello ci prende e ci ammazza! - la macchina andava al massimo a sessanta chilometri orari; se avesse premuto un altro po' sul pedale del gas si sarebbe ritrovato col piede fuori dal parafanghi. La Corvette era partita. La Corvette si stava avvicinando. Stavano uscendo da South Central. Si erano immessi su una strada principale.
In tutta quella situazione, la ragazza se ne era stata in silenzio con la testa poggiata al finestrino e gli occhi fissi nel vuoto.
La Corvette era a meno di quindici metri da loro.
-Oooh vai, vai catorcio, ti prego! Non voglio morire, non voglio morireee! - Si mise a piagnucolare disperato sul volante. Sicuramente li avrebbe sorpassati, li avrebbe fatti frenare, sarebbe sceso, l'avrebbe preso e torturato e poi, una volta morto, lo avrebbe legato come un'arista e buttato di sotto da un guardrail. Dopodiché sarebbe risalito a Duff tramite la sua donna e avrebbe ucciso anche lui. Lo sapeva, sarebbe andata così, ne era certo.
La Corvette era dietro di loro. Poteva vedere gli occhi neri di Mr Steroidi dallo specchietto.
Era talmente impegnato a fare congetture sulla sua morte futura e a consumarsi la suola dello stivale sull'acceleratore che scansò appena in tempo una povera vecchia che tentava di attraversare le strisce pedonali.
Il caso volle che Nerboruto non riuscisse a fare altrettanto e avesse preso in pieno il piede dell'anziana signora che, sdraiata a terra ma col bastone in alto, inveiva ferocemente contro di lui, che non si era nemmeno fermato per offrirle il suo aiuto. Sempre il solito caso volle che proprio dietro di lui si trovasse la volante della polizia, che a sirene spiegate partì all'inseguimento all'omissore di soccorso. Allora siamo davvero in un fottuto film!

-Senti, visto che stavo per morire voglio almeno sapere per cosa lo stavo facendo! Sei tu quell'Amira che va con Duff?
-Sì, pensavo si fosse capito.
-E di grazia, potrei sapere cosa c'è che non va? Voglio dire, uomo e donna, tu glie la dai e lui te lo da.. cosa c'è che non torna?!
-E' più difficile di così. Ci sono delle complicazioni...
-Del tipo?!
-Del tipo lo scimmione che ci sta inseguendo e che io non posso mollare.. sempre che voglia rimanere viva, ovviamente.
La volante si contrappose, forse per volere divino, fra la Corvette e la Chevy. Oh signore, grazie di nuovo! Ti prometto che nella mia prossima vita andrò in chiesa!
Orangotango fu costretto ad accostare, e Slash lo seminò in un batter d'occhio. Sia lui che lei tirarono un respiro di sollievo. Uno di quei silenzi soffocanti, e ancor di più imbarazzanti, calò nella vettura. Fu la fantomatica lady McKagan a rompere il ghiaccio inaspettatamente.
-Ti giuro che stavo per farmela addosso. - disse con voce scherzosa. Non suonava molto veritiera, ma Slash apprezzava l'impegno nel socializzare.
-Ah, tu eh? E io, poverino, che dovrei dire?! Sempre nei guai per quello spostato.. - la finta disapprovazione verso il biondo la fece ridere un po' più sinceramente.
-Di un po', com'è che hai conosciuto McKagan?
-In giro...
-Non ne vuoi parlare? Guarda che ti puoi fidare del vecchio Slash!
La giovane tirò un sospiro.
-A giugno, in un caffè parecchio chic di Beverly Hills.. Non frequento certe zone, ma quel giorno non sapevo dove andare a fare un giro.. Insomma.. oh, cazzo, dov'ero rimasta?
-Eravate in un caffè, a Beverly Hills... - Ma è normale questa? ..No, ovviamente no, non si sarebbe scelta Duff se lo fosse stata.
-..Oh, giusto, dicevo.. e ho visto questo ragazzone biondo, gigantesco, che sembrava uscito da un film splatter, e che non c'entrava niente con quel posto..
-Ma che bella descrizione.
-..Lì per lì ho pensato che fosse bellissimo, e come se mi avesse letto nel pensiero mi si è avvicinato e mi ha detto che ero la cosa più bella che i suoi occhi avessero mai visto..
-Ah, solita checca!
-Invece è stato molto gentile. Mi hanno colpito molto i suoi modi di fare.. Così diversi da quelli degli altri.. Da quelli di Sam..
-Sam è il bestione?
-Sì.
-Ma perché diavolo ci stai insieme allora?! Ti piace Duff, molli il tizio e ti metti con Duff, è tutto così... così fottutamente matematico!
-Non me lo permetterebbe. Hai visto come ha reagito?!
-Ma allora perché ti sei messa con quel maniaco?! Cosa ti venne in mente quel maledetto giorno?!
Slash non capiva. Amira sembrava una ragazza tutto sommato per bene, per quel che la conosceva. Se davvero il carattare di quel Sam era così tramendo, perché ci si era fidanzata? E soprattutto, cosa avrebbe mai potuto farle se lo avesse lasciato?
Amira sospirò per l'ennesima volta e chiuse gli occhi. Si portò una mano alla testa e vi si appoggiò. Passò qualche minuto prima che rispondesse. Parlò solo quando la macchina fu parcheggiata di fronte alla casa.
-Prepara la tua roba e dillo anche agli altri. Io do una mano a Duff. - disse, scendendo dalla macchina seguita da lui.
-Preparo la mia roba? Ma per portarla dove?! ...Ma che stai dicendo, donna?! - Caffé di Beverly Hills un paio di coglioni, questa Duff l'ha tirata fuori dal manicomio!
La ragazza gli si avvicinò bloccandolo.
-Sam è un pezzo grosso della criminalità organizzata di Los Angeles. Quando sono arrivata in questa città, due anni fa, ero sola, senza il becco di un quattrino, e non potevo permettermi un'abitazione in un quartiere decente.. anzi, non potevo proprio permettermi un'abitazione. Poi trovai lui, e mi sembrò che fosse un buon partito. Protetta da tutto, rispettata da tutti, con casa, soldi e tutto quanto. Lui controlla tutto. Non c'è un malfattore a L.A. che non sia anche al suo servizio. E voi siete i Guns n' Roses, non poi così difficili da rintracciare, non trovi?
Era caduto in una specie di trance. Cosa voleva dire con quel discorso?
...
-Se vi trova, vi fa il culo. Lo capisci il concetto ora?!
  
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