Ogni mese, la giudiciA ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la nostra storia,
scegliendo il giorno in cui pubblicarla.
Ho scelto il 26 perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Una dichiarazione d'amore finita male.
(050. Picche nella Big Damn Table)
TITOLO DELLA STORIA: Caro maestro...
PERSONAGGI: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ginny Weasley, Harry Potter, Luna Lovegood
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: torturare Draco è divertente, non avrei mai pensato. In questa storia, lo vedremo alle prese che quei poveri bambini a cui lui è costretto a fare da maestro. Non avrei mai pensato che potesse essere così spassoso scrivere una cosa del genere...
In questa storia avremo ben DUE dichiarazioni d'amore finite male. Una è una dichiarazione con i controfiocchi, l'altra è un po campata per aria...vedrete, comunque. Ah, Draco/Luna è il mio OTP, ve lo devo dire. Questa storia però non è una Draco/Luna, né una Draco/Ginny o una Draco/Hermione...è una Draco/Nessun'altro, non mi importa di chi si innamora. Però ho dovuto rendere omaggio al mio OTP in qualche modo, e vedrete alla fine come xD Buona lettura!
Ah, ho cambiato il titolo alla storia, ma non mi esalta poi granché...se avete suggerimenti sono ben accetti!
Caro maestro…
Per Narcissa e Lucius Malfoy, Draco era
l’unico figlio, da proteggere, amare e viziare, e per cui
mentire ad un Signore
Oscuro.
Harry Potter e Ron Weasley avrebbero risposto
che era il più grande idiota che mai avesse calpestato il
suolo terrestre e che
non avrebbero chiesto di meglio che affatturarlo e buttarlo nel Lago
Nero. Se
qualcuno faceva loro notare che si erano battuti come Chimere quando
aveva
rischiato di finire in prigione, facevano spallucce e dicevano che era
troppo
stupido anche per andare ad Azkaban.
L’unica cosa che Hermione Granger riusciva a
pensare era che Draco fosse un pessimo allievo, distratto, seccante e
quanto
mai di disturbo.
Per Ginny Weasley era semplicemente qualcuno estremamente
divertente da prendere in giro, specialmente perché
ammutoliva ogni volta che
lei gli ricordava della Fattura Orcovolante che gli aveva lanciato
nell’ufficio
della Umbridge, alla fine del suo quinto anno.
Luna Lovegood pensava che, in fondo in fondo,
fosse una persona dal cuore d’oro, e nessuno aveva la forza
di contrastare
questa sua convinzione. Quando voleva, Luna poteva diventare
enormemente
testarda.
Per Hagrid, era solo quello che aveva provato
in tutti i modi di uccidere Fierobecco, «Ma alla fine lo so
che non ci è un
cattivo ragazzo», aveva detto una volta.
Pansy Parkinson non faceva che ripetere ad
un’audience sempre meno convinta che Draco
l’avrebbe sposata e avrebbero avuto
tanti bambini. Per Gregory Goyle continuava a essere qualcuno da cui
prendere
ordini. Per Theodore Nott, qualcuno con cui parlare ogni tanto nei
momenti di
confidenza.
C’era qualcosa, però, che nessuno, nemmeno
Luna Lovegood, avrebbe mai detto o pensato: neanche con il
più grande sforzo di
fantasia, nessuno si sarebbe mai immaginato che Draco Malfoy sarebbe un
giorno
finito a fare il maestro in un asilo Babbano.
«Maestro Draco! Maestro Draco! Lucy mi ha
rubato la bambola!»
«Non è vero! Sally, sei una bugiarda! Me
l’hai
prestata tu!»
«Sì, però adesso la rivoglio!
È la mia
bambola!»
Draco fece un lungo sospiro per chiamare a sé
l’ultimissimo briciolo di pazienza che gli era rimasto, poi
sbottò: «Fate
silenzio! Lucy, dai la bambola a Sally. Ha ragione lei, è la
sua bambola».
Sally fece un sorrisetto vittorioso, poi
strappò la bambola dalle mani di Lucy e corse via a giocare
con le compagne.
«Non è giusto!» strillò Lucy,
battendo i
piedi. «Me l’aveva prestata, aveva detto che potevo
giocarci per tutto
l’intervallo!»
«Non hai una bambola tua, Lucy?» chiese Draco,
dando prova dell’autocontrollo che aveva imparato ad assumere
in quegli ultimi
mesi.
«Sì è rotta ieri»
piagnucolò la bambina. «E la
mamma ha detto che è colpa mia che non sono stata attenta e
che non me ne
comprerà un’altra fino al mio compleanno. E non
era nemmeno colpa mia, era
colpa di Charlie che le ha staccato la testa perché
è cattivo, e mi ha detto
che se lo dico alla mamma mi romperà anche tutti i miei
pupazzi!» continuò, gli
occhi ormai piene di lacrime per la rabbia e l’ingiustizia
subita.
«Beh, anche se non hai una bambola non puoi
fare qualcos’altro? Puoi disegnare, per esempio!»
Lucy lo guardò male, come solo una bambina di
quattro anni può guardare un adulto che ritiene estremamente
tonto. «Disegno
già quando c’è l’ora di
disegno, perché devo farlo anche
nell’intervallo?»
«Ehm, allora puoi giocare con i tuoi compagni!
Guarda come si divertono!» propose Draco, indicando un gruppo
di bambini che
facevano correre le loro macchinine, ridendo come matti.
«Non voglio giocare con loro!» esclamò
Lucy.
«Io voglio una bambola!»
Draco si guardò intorno, assolutamente
disperato, alla ricerca di qualcosa che le si potesse spacciare per una
bambola. Il suo sguardo si posò su un orsacchiotto che
nessuno dei bambini
considerava mai, a causa del suo aspetto vecchio e malconcio.
«Prova a giocare
con questo!»
«Ma è brutto e vecchio!»
protestò Lucy.
«Appunto!» esclamò Draco, con
convinzione.
«Quindi è un esperto di giochi, no?
Sarà molto più bravo e ubbidiente di una
bambola nuova!»
Lucy rimase un minuto a riflettere, soppesando
le sue parole, mentre il ragazzo la guardava, pregando tutti gli Dei di
cui era
a conoscenza perché prendesse quel maledetto peluche e
sparisse. Infine, la
bambina fece un sorriso ed annuì, afferrò
l’orsacchiotto e si allontanò a
giocare in un angolo.
Draco sospirò di sollievo, ma la pace non durò
a lungo. «Maestro Draco! Johnny ha preso a calci la mia
macchinina!»
«Non è vero, Brian, non dire bugie! L’ho
colpita per sbaglio».
«Invece l’hai fatto apposta!»
«Non è vero!»
«Sì che è vero!»
«No che non è vero!»
«Invece sì che è
ver…»
«Ora basta!» sbottò Draco, prossimo
ormai a
una crisi isterica. «Johnny, guardami bene negli occhi,
ricordati che so
benissimo quando qualcuno mi dice una bugia e rispondimi: hai preso a
calci la
macchinina di Brian?» chiese, guardando il bambino con aria
minacciosa.
Johnny ricambiò il suo sguardo,
imperturbabile. «L’ho colpita per
sbaglio»
ripeté.
Draco lo fissò per qualche istante, senza
parlare, poi fece spallucce. «Sai, Brian, credo davvero che
non l’abbia fatto
apposta. Perché non fate la pace? La macchinina non si
è rovinata, no?»
«No» rispose Brian, pur con aria poco
convinta. Poi decise che in fondo non aveva più voglia di
tenere il broncio e
ritornò dai compagni, ridendo insieme all’amico.
Sarebbe mai riuscito a sopravvivere fino alla
fine della giornata? Davvero non capiva che bisogno avessero i Babbani
di
raggruppare migliaia di bambini di quelle dimensioni in un solo posto.
Quale
malato di mente poteva accettare di prendersene cura? Lui era
costretto, ma si
rifiutava di credere che tutte le maestre d’asilo fossero in
realtà ex
criminali costrette a far lavori socialmente utili. Draco
sospirò e pregò che
la campanella arrivasse il prima possibile e ponesse fine a quel
supplizio.
«Maestro Draco! Sally mi ha rubato
l’orsacchiotto che mi avevi dato!» Sì,
decisamente il suono della campanella
non arrivava mai abbastanza presto.
«Sei fuori di testa, vero? Quei bambini mi
stanno tirando scemo! Capisco che mi odi, Granger, ma non potrei
prendermi una
settimana di vacanza?»
«No, non puoi» disse Hermione, in tono fermo,
fermandosi fuori dall’entrata dell’asilo.
«Qua la bacchetta, Malfoy, qualcuno
verrà a prenderti alle quatto».
Hermione aveva presto deciso che permettere a
Draco Malfoy di entrare in un asilo pieno di bambini armato di
bacchetta magica
fosse una cosa particolarmente stupida da fare, perciò ogni
giorno lei o uno
dei suoi amici lo accompagnava fino all’asilo e se la faceva
consegnare.
«Non posso tenerla?» aveva piagnucolato il
ragazzo, quando gliel’aveva detto. «Se ci attaccano
dei Mangiamorte latitanti,
chi difenderà quei poveri bambini?»
«Punto uno: in giro non ci sono Mangiamorte
latitanti, li abbiamo presi tutti quanti, e, credimi, questa volta non
siamo
stati così idioti da liberarne la metà»
aveva detto Hermione, ghignando. «Punto
secondo: davvero credi che ti lascerei entrare in un asilo, anche senza
bacchetta, senza mettere una squadra di Auror a sorvegliarlo meglio di
Azkaban?»
Draco aveva trovato ben poco da ridire su una
simile spiegazione, e aveva accettato, sebbene molto, ma molto di
malavoglia, a
consegnare la bacchetta all’accompagnatore di turno.
«Maestro Draco!» urlò Lucy non appena lo
vide,
correndogli incontro. «Ti ho fatto un disegno!»
aggiunse, porgendogli
entusiasta un foglio di carta.
Draco la guardò per un momento, assolutamente
incredulo. «Tu…mi hai fatto un disegno?»
chiese, perplesso.
«Sì, quando ero a casa!»
spiegò Lucy.
«Guarda!» insistette, sventolandogli il foglio
sotto il naso.
Draco lo prese, ancora indeciso se crederle o
meno: da quanto ricordava, Lucy aveva sempre espresso un enorme
disprezzo nei
confronti di disegni e affini, e accettava di prendere in mano un
pennarello
solo quando la minacciava di tenerla in punizione per tutta la durata
dell’intervallo.
«Vedi?» stava spiegando la bambina.
«Questa
sono io» disse, indicando una figurina mora seduta sul
pavimento. «E questo sei
tu che mi regali l’orsacchiotto!» aggiunse
entusiasta, indicando una figura
bionda che con aria materna stava tenendo in mano qualcosa dalla forma
indefinibile di color rosa.
«Ma che… Ehm… Che bello!»
disse Draco,
imbarazzatissimo. «Lo porterò a casa e lo
farò vedere a tutti i miei amici!»
aggiunse, cercando di fingere un po’ di entusiasmo.
Lucy gli sorrise, radiosa, e corse in classe
saltellando.
Harry Potter non rispose: era troppo impegnato
a cercare di non soffocare per avere la forza di dire
alcunché. Draco borbottò
qualcosa di indefinibile sul fatto che quando qualcuno ha un foglio di
carta in
mano è un gesto molto maleducato strapparglielo con
l’incantesimo di Appello
per vedere di che si tratti, ma rimase con pazienza guardare il suo
simpatico
accompagnatore, aspettando che smettesse di ridere.
«Ora me lo ridai?» disse infine, seccato.
«Sei matto?» gli rispose Harry, guardandolo
come se gli avesse appena dichiarato eterno amore. «Questa
cosa va fatta vedere
a tutti!»
«Non so davvero come ho fatto a dimenticarlo,
visto che siamo così in confidenza»
borbottò Draco sarcastico. «E non è la
mia
spasimante».
Ginny scoppiò a ridere. «Una bambina che ti
regala un disegno? Certo che lo è!»
«I bambini regalano disegni in continuazione»
le fece presente Draco.
«Non a te, visto che sei così
antipatico».
«Fesserie, i bambini mi adorano, anche se non
sono riuscito a capire il perché».
«E quanti di loro ti hanno regalato un
disegno?»
Draco non riuscì a trovare proprio niente da
rispondere, quindi tacque, scocciato, sotto lo sguardo trionfante di
Ginny.
«Qua la bacchetta, Malfoy, Luna ti viene a prendere alle
quattro».
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. «La Lovegood?
Sei sicuro che riuscirà a
trovare la strada?»
«Luna è
sana di mente quanto me» sibilò Ginny «E
sicuramente lo è molto più di te. E ti
sconsiglio di insultare i miei amici, quando ho la tua bacchetta in
mano, ci
siamo capiti?»
Draco annuì, con aria depressa, ed entrò
nell’edificio.
Quando tutti i bambini furono usciti, notò che
Lucy indugiava sulla porta, guardandolo con aspettativa.
«Cosa c’è, Lucy?»
mormorò Draco, prendendola
per mano e avviandosi con lei verso l’uscita, che in quel
momento per lui rappresentava
il paradiso.
«Ti ho fatto un altro disegno!» esclamò
la
bambina, orgogliosa, estraendo dalla tasca un foglio stropicciato e
porgendoglielo. «Vedi? Questi siamo noi che ci
sposiamo».
Draco impallidì e prese il foglio, orripilato:
il disegno rappresentava chiaramente lui in smoking e Lucy in abito
bianco,
vicino a un’imprecisata figura vestita di nero che
immaginò essere il prete.
«Noi… che ci sposiamo?»
mormorò, incredulo.
«Sì» rispose la bambina, solenne.
«La mamma
dice sempre che bisogna scegliere bene quando ci si sposa, quindi ho
scelto te
perché regali gli orsacchiotti».
Il ragionamento, visto da quel punto di vista,
effettivamente non faceva una piega. «Sono onorato»
borbottò Draco,
imbarazzatissimo, cercando disperatamente una via d’uscita da
quella
situazione. «Però, ecco, vedi… non
posso sposarti».
«Perché?» chiese Lucy, guardandolo male.
Draco si guardò intorno alla ricerca di una
lampante ispirazione; vide Luna Lovegood seduta sul muretto del
giardino all’ingresso
e questo gli fece venire un’idea.
«Perché voglio sposare lei»
spiegò,
indicandola.
«Oh» borbottò la bambina, delusa.
«Però continuerò a regalarti gli
orsacchiotti,
se vuoi» aggiunse Draco, sperando di tirarla su di morale.
«Davvero?» chiese Lucy, con gli occhi che le
si illuminavano. «Allora va bene!»
Draco sospirò di sollievo quando capì che la
situazione si era risolta senza tragedie, ma inorridì quando
vide che Lucy era
corsa verso Luna. «Vedrai che sarà un bravo
sposo!» le stava dicendo. «Magari
comincerà
a regalarti anche le caramelle!»
Luna guardò Draco, senza capire, e non gli
rimase che continuare con la recita. «Sì, vedrai
che quando ci sposeremo ti
circonderò di regali» disse, tetro, sperando che
afferrasse che si trattava di
una messa in scena. Lucy annuì soddisfatta e corse verso la
madre, saltellando
allegra.
Luna rimase in silenzio per almeno trenta
secondi, fissandolo in modo così intenso che
cominciò a sentirsi vagamente a
disagio, poi all’improvviso sorrise, in modo così
repentino da risultare
inquietante. «Sei molto carino» disse, continuando
a sorridere. «Ma non penso
di volerti sposare» aggiunse con aria dispiaciuta, prima di
porgergli la
bacchetta e allontanarsi.
«Taci,
Weasley»