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Autore: Lyra Snape    26/02/2012    6 recensioni
Cosa succederebbe se Draco Malfoy fosse costretto, suo malgrado, a conoscere usi e costumi del mondo Babbano? Ve lo posso dire io cosa: una catastrofe dalla quale nessuno uscirà vivo. O senza qualche cicatrice.
«Per evitare che spiacevoli manifestazioni di disprezzo nei confronti dei Babbani si ripetano, la corte ha deciso che il signor Draco Malfoy debba imparare le loro abitudini. La signorina Hermione Granger si prenderà la responsabilità di istruirlo».
Era difficile dire chi, tra i due, fosse stato il più scontento.
«Io ho aiutato Harry a salvare il mondo, perché il Ministero ha deciso di punirmi?» si era lamentata Hermione con Ginny, che aveva fatto spallucce.
«Possono anche cadere diciotto Signori Oscuri uno dietro l’altro, ma il Ministero continuerà a prendere decisioni del cavolo»

La raccolta è iniziata partecipando ad un contest, e ora ho deciso di continuarla utilizzado i promt della Big Damn Table.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Scritta per la Challenge 12 mesi di fanfiction!, indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la nostra storia,
scegliendo il giorno in cui pubblicarla.
Ho scelto il 26 perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Una dichiarazione d'amore finita male.
(050. Picche nella Big Damn Table)



NOME AUTORE: Lyra_weird (forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA: Caro maestro...
PERSONAGGI: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ginny Weasley, Harry Potter, Luna Lovegood
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: torturare Draco è divertente, non avrei mai pensato. In questa storia, lo vedremo alle prese che quei poveri bambini a cui lui è costretto a fare da maestro. Non avrei mai pensato che potesse essere così spassoso scrivere una cosa del genere...
In questa storia avremo ben DUE dichiarazioni d'amore finite male. Una è una dichiarazione con i controfiocchi, l'altra è un po campata per aria...vedrete, comunque. Ah, Draco/Luna è il mio OTP, ve lo devo dire. Questa storia però non è una Draco/Luna, né una Draco/Ginny o una Draco/Hermione...è una Draco/Nessun'altro, non mi importa di chi si innamora. Però ho dovuto rendere omaggio al mio OTP in qualche modo, e vedrete alla fine come xD Buona lettura!
Ah, ho cambiato il titolo alla storia, ma non mi esalta poi granché...se avete suggerimenti sono ben accetti!



Caro maestro…

 La domanda “Che cosa ne pensate di Draco Malfoy?” avrebbe sicuramente generato risposte molto contrastanti all’interno del mondo magico.
Per Narcissa e Lucius Malfoy, Draco era l’unico figlio, da proteggere, amare e viziare, e per cui mentire ad un Signore Oscuro.
Harry Potter e Ron Weasley avrebbero risposto che era il più grande idiota che mai avesse calpestato il suolo terrestre e che non avrebbero chiesto di meglio che affatturarlo e buttarlo nel Lago Nero. Se qualcuno faceva loro notare che si erano battuti come Chimere quando aveva rischiato di finire in prigione, facevano spallucce e dicevano che era troppo stupido anche per andare ad Azkaban.
L’unica cosa che Hermione Granger riusciva a pensare era che Draco fosse un pessimo allievo, distratto, seccante e quanto mai di disturbo.
Per Ginny Weasley era semplicemente qualcuno estremamente divertente da prendere in giro, specialmente perché ammutoliva ogni volta che lei gli ricordava della Fattura Orcovolante che gli aveva lanciato nell’ufficio della Umbridge, alla fine del suo quinto anno.
Luna Lovegood pensava che, in fondo in fondo, fosse una persona dal cuore d’oro, e nessuno aveva la forza di contrastare questa sua convinzione. Quando voleva, Luna poteva diventare enormemente testarda.
Per Hagrid, era solo quello che aveva provato in tutti i modi di uccidere Fierobecco, «Ma alla fine lo so che non ci è un cattivo ragazzo», aveva detto una volta.
Pansy Parkinson non faceva che ripetere ad un’audience sempre meno convinta che Draco l’avrebbe sposata e avrebbero avuto tanti bambini. Per Gregory Goyle continuava a essere qualcuno da cui prendere ordini. Per Theodore Nott, qualcuno con cui parlare ogni tanto nei momenti di confidenza.
C’era qualcosa, però, che nessuno, nemmeno Luna Lovegood, avrebbe mai detto o pensato: neanche con il più grande sforzo di fantasia, nessuno si sarebbe mai immaginato che Draco Malfoy sarebbe un giorno finito a fare il maestro in un asilo Babbano.
«Maestro Draco! Maestro Draco! Lucy mi ha rubato la bambola!»
«Non è vero! Sally, sei una bugiarda! Me l’hai prestata tu!»
«Sì, però adesso la rivoglio! È la mia bambola!»
Draco fece un lungo sospiro per chiamare a sé l’ultimissimo briciolo di pazienza che gli era rimasto, poi sbottò: «Fate silenzio! Lucy, dai la bambola a Sally. Ha ragione lei, è la sua bambola».
Sally fece un sorrisetto vittorioso, poi strappò la bambola dalle mani di Lucy e corse via a giocare con le compagne.
«Non è giusto!» strillò Lucy, battendo i piedi. «Me l’aveva prestata, aveva detto che potevo giocarci per tutto l’intervallo!»
«Non hai una bambola tua, Lucy?» chiese Draco, dando prova dell’autocontrollo che aveva imparato ad assumere in quegli ultimi mesi.
«Sì è rotta ieri» piagnucolò la bambina. «E la mamma ha detto che è colpa mia che non sono stata attenta e che non me ne comprerà un’altra fino al mio compleanno. E non era nemmeno colpa mia, era colpa di Charlie che le ha staccato la testa perché è cattivo, e mi ha detto che se lo dico alla mamma mi romperà anche tutti i miei pupazzi!» continuò, gli occhi ormai piene di lacrime per la rabbia e l’ingiustizia subita.
«Beh, anche se non hai una bambola non puoi fare qualcos’altro? Puoi disegnare, per esempio!»
Lucy lo guardò male, come solo una bambina di quattro anni può guardare un adulto che ritiene estremamente tonto. «Disegno già quando c’è l’ora di disegno, perché devo farlo anche nell’intervallo?»
«Ehm, allora puoi giocare con i tuoi compagni! Guarda come si divertono!» propose Draco, indicando un gruppo di bambini che facevano correre le loro macchinine, ridendo come matti.
«Non voglio giocare con loro!» esclamò Lucy. «Io voglio una bambola!»
Draco si guardò intorno, assolutamente disperato, alla ricerca di qualcosa che le si potesse spacciare per una bambola. Il suo sguardo si posò su un orsacchiotto che nessuno dei bambini considerava mai, a causa del suo aspetto vecchio e malconcio. «Prova a giocare con questo!»
«Ma è brutto e vecchio!» protestò Lucy.
«Appunto!» esclamò Draco, con convinzione. «Quindi è un esperto di giochi, no? Sarà molto più bravo e ubbidiente di una bambola nuova!»
Lucy rimase un minuto a riflettere, soppesando le sue parole, mentre il ragazzo la guardava, pregando tutti gli Dei di cui era a conoscenza perché prendesse quel maledetto peluche e sparisse. Infine, la bambina fece un sorriso ed annuì, afferrò l’orsacchiotto e si allontanò a giocare in un angolo.
Draco sospirò di sollievo, ma la pace non durò a lungo. «Maestro Draco! Johnny ha preso a calci la mia macchinina!»
«Non è vero, Brian, non dire bugie! L’ho colpita per sbaglio».
«Invece l’hai fatto apposta!»
«Non è vero!»
«Sì che è vero!»
«No che non è vero!»
«Invece sì che è ver…»
«Ora basta!» sbottò Draco, prossimo ormai a una crisi isterica. «Johnny, guardami bene negli occhi, ricordati che so benissimo quando qualcuno mi dice una bugia e rispondimi: hai preso a calci la macchinina di Brian?» chiese, guardando il bambino con aria minacciosa.
Johnny ricambiò il suo sguardo, imperturbabile. «L’ho colpita per sbaglio» ripeté.
Draco lo fissò per qualche istante, senza parlare, poi fece spallucce. «Sai, Brian, credo davvero che non l’abbia fatto apposta. Perché non fate la pace? La macchinina non si è rovinata, no?»
«No» rispose Brian, pur con aria poco convinta. Poi decise che in fondo non aveva più voglia di tenere il broncio e ritornò dai compagni, ridendo insieme all’amico.
Sarebbe mai riuscito a sopravvivere fino alla fine della giornata? Davvero non capiva che bisogno avessero i Babbani di raggruppare migliaia di bambini di quelle dimensioni in un solo posto. Quale malato di mente poteva accettare di prendersene cura? Lui era costretto, ma si rifiutava di credere che tutte le maestre d’asilo fossero in realtà ex criminali costrette a far lavori socialmente utili. Draco sospirò e pregò che la campanella arrivasse il prima possibile e ponesse fine a quel supplizio.
«Maestro Draco! Sally mi ha rubato l’orsacchiotto che mi avevi dato!» Sì, decisamente il suono della campanella non arrivava mai abbastanza presto.

«Stai esagerando».
«Sei fuori di testa, vero? Quei bambini mi stanno tirando scemo! Capisco che mi odi, Granger, ma non potrei prendermi una settimana di vacanza?»
«No, non puoi» disse Hermione, in tono fermo, fermandosi fuori dall’entrata dell’asilo. «Qua la bacchetta, Malfoy, qualcuno verrà a prenderti alle quatto».
Hermione aveva presto deciso che permettere a Draco Malfoy di entrare in un asilo pieno di bambini armato di bacchetta magica fosse una cosa particolarmente stupida da fare, perciò ogni giorno lei o uno dei suoi amici lo accompagnava fino all’asilo e se la faceva consegnare.
«Non posso tenerla?» aveva piagnucolato il ragazzo, quando gliel’aveva detto. «Se ci attaccano dei Mangiamorte latitanti, chi difenderà quei poveri bambini?»
«Punto uno: in giro non ci sono Mangiamorte latitanti, li abbiamo presi tutti quanti, e, credimi, questa volta non siamo stati così idioti da liberarne la metà» aveva detto Hermione, ghignando. «Punto secondo: davvero credi che ti lascerei entrare in un asilo, anche senza bacchetta, senza mettere una squadra di Auror a sorvegliarlo meglio di Azkaban?»
Draco aveva trovato ben poco da ridire su una simile spiegazione, e aveva accettato, sebbene molto, ma molto di malavoglia, a consegnare la bacchetta all’accompagnatore di turno.
«Maestro Draco!» urlò Lucy non appena lo vide, correndogli incontro. «Ti ho fatto un disegno!» aggiunse, porgendogli entusiasta un foglio di carta.
Draco la guardò per un momento, assolutamente incredulo. «Tu…mi hai fatto un disegno?» chiese, perplesso.
«Sì, quando ero a casa!» spiegò Lucy. «Guarda!» insistette, sventolandogli il foglio sotto il naso.
Draco lo prese, ancora indeciso se crederle o meno: da quanto ricordava, Lucy aveva sempre espresso un enorme disprezzo nei confronti di disegni e affini, e accettava di prendere in mano un pennarello solo quando la minacciava di tenerla in punizione per tutta la durata dell’intervallo.
«Vedi?» stava spiegando la bambina. «Questa sono io» disse, indicando una figurina mora seduta sul pavimento. «E questo sei tu che mi regali l’orsacchiotto!» aggiunse entusiasta, indicando una figura bionda che con aria materna stava tenendo in mano qualcosa dalla forma indefinibile di color rosa.
«Ma che… Ehm… Che bello!» disse Draco, imbarazzatissimo. «Lo porterò a casa e lo farò vedere a tutti i miei amici!» aggiunse, cercando di fingere un po’ di entusiasmo.
Lucy gli sorrise, radiosa, e corse in classe saltellando.

«Lo sai, puoi anche smetterla di ridere».
Harry Potter non rispose: era troppo impegnato a cercare di non soffocare per avere la forza di dire alcunché. Draco borbottò qualcosa di indefinibile sul fatto che quando qualcuno ha un foglio di carta in mano è un gesto molto maleducato strapparglielo con l’incantesimo di Appello per vedere di che si tratti, ma rimase con pazienza guardare il suo simpatico accompagnatore, aspettando che smettesse di ridere.
«Ora me lo ridai?» disse infine, seccato.
«Sei matto?» gli rispose Harry, guardandolo come se gli avesse appena dichiarato eterno amore. «Questa cosa va fatta vedere a tutti

«Allora, come la mettiamo? Hai una spasimante e non mi dici niente?»
«Non so davvero come ho fatto a dimenticarlo, visto che siamo così in confidenza» borbottò Draco sarcastico. «E non è la mia spasimante».
Ginny scoppiò a ridere. «Una bambina che ti regala un disegno? Certo che lo è!»
«I bambini regalano disegni in continuazione» le fece presente Draco.
«Non a te, visto che sei così antipatico».
«Fesserie, i bambini mi adorano, anche se non sono riuscito a capire il perché».
«E quanti di loro ti hanno regalato un disegno?»
Draco non riuscì a trovare proprio niente da rispondere, quindi tacque, scocciato, sotto lo sguardo trionfante di Ginny. «Qua la bacchetta, Malfoy, Luna ti viene a prendere alle quattro».
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. «La Lovegood? Sei sicuro che riuscirà a trovare la strada?»
«Luna è sana di mente quanto me» sibilò Ginny «E sicuramente lo è molto più di te. E ti sconsiglio di insultare i miei amici, quando ho la tua bacchetta in mano, ci siamo capiti?»
Draco annuì, con aria depressa, ed entrò nell’edificio.

«E…. ecco la campanella!» esclamò Draco, sollevato. Badare a venti bambini di quattro anni era la cosa più orrenda del mondo, di quel passo non sarebbe riuscito a vedere i trent’anni. «Mettetevi i cappotti, non dimenticate gli zainetti, mettetevi in fila quando uscite» recitò, pregando che si muovessero ad andarsene.
Quando tutti i bambini furono usciti, notò che Lucy indugiava sulla porta, guardandolo con aspettativa.
«Cosa c’è, Lucy?» mormorò Draco, prendendola per mano e avviandosi con lei verso l’uscita, che in quel momento per lui rappresentava il paradiso.
«Ti ho fatto un altro disegno!» esclamò la bambina, orgogliosa, estraendo dalla tasca un foglio stropicciato e porgendoglielo. «Vedi? Questi siamo noi che ci sposiamo».
Draco impallidì e prese il foglio, orripilato: il disegno rappresentava chiaramente lui in smoking e Lucy in abito bianco, vicino a un’imprecisata figura vestita di nero che immaginò essere il prete.
«Noi… che ci sposiamo?» mormorò, incredulo.
«Sì» rispose la bambina, solenne. «La mamma dice sempre che bisogna scegliere bene quando ci si sposa, quindi ho scelto te perché regali gli orsacchiotti».
Il ragionamento, visto da quel punto di vista, effettivamente non faceva una piega. «Sono onorato» borbottò Draco, imbarazzatissimo, cercando disperatamente una via d’uscita da quella situazione. «Però, ecco, vedi… non posso sposarti».
«Perché?» chiese Lucy, guardandolo male.
Draco si guardò intorno alla ricerca di una lampante ispirazione; vide Luna Lovegood seduta sul muretto del giardino all’ingresso e questo gli fece venire un’idea. «Perché voglio sposare lei» spiegò, indicandola.
«Oh» borbottò la bambina, delusa.
«Però continuerò a regalarti gli orsacchiotti, se vuoi» aggiunse Draco, sperando di tirarla su di morale.
«Davvero?» chiese Lucy, con gli occhi che le si illuminavano. «Allora va bene!»
Draco sospirò di sollievo quando capì che la situazione si era risolta senza tragedie, ma inorridì quando vide che Lucy era corsa verso Luna. «Vedrai che sarà un bravo sposo!» le stava dicendo. «Magari comincerà a regalarti anche le caramelle!»
Luna guardò Draco, senza capire, e non gli rimase che continuare con la recita. «Sì, vedrai che quando ci sposeremo ti circonderò di regali» disse, tetro, sperando che afferrasse che si trattava di una messa in scena. Lucy annuì soddisfatta e corse verso la madre, saltellando allegra.
Luna rimase in silenzio per almeno trenta secondi, fissandolo in modo così intenso che cominciò a sentirsi vagamente a disagio, poi all’improvviso sorrise, in modo così repentino da risultare inquietante. «Sei molto carino» disse, continuando a sorridere. «Ma non penso di volerti sposare» aggiunse con aria dispiaciuta, prima di porgergli la bacchetta e allontanarsi.

«E così, Malfoy, alla fine Luna non ti dispiace più così tanto, eh?»
«Taci, Weasley»

  
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