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Autore: Jaded_Mars    30/01/2012    3 recensioni
Un insolito triangolo che coinvolge Duff McKagan, Joe Perry e una bellissima ragazza venuta da lontano. Il titolo della storia è piuttosto self explaining, ma ci sarà il lieto fine questa volta?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INTRODUCING JULIET: CHI E’ SIMONE?

Dammi sensualità.

Flash.

 “Come fai ad essere così incantevole Simone?”

Dammi energia.

Flash.                                                           

 “Come riesci ad essere sempre perfetta Simone?”

Dammi  mistero.

Flash.

“Come riesci ad avere sempre tutta questa grazia Simone?”

A tutte quelle domande, sempre uguali, sempre ripetitive fino allo sfinimento Simone rispondeva allo stesso modo, con un leggero senso di colpa che si insinuava nel suo tono di voce, come se si volesse scusare per qualcosa che non aveva voluto lei ma per cui, nonostante tutto, si sentiva tremendamente responsabile “Sono nata così.”
Flash.

***

Con quei lunghi capelli vaporosi e soffici di un colore che ricordava quello del cioccolato fuso e un fisico a dir poco invidiabile (gambe lunghe e snelle, proporzioni perfette, sì insomma tutte quelle caratteristiche lì), Simone era solo una delle tante modelle che si potevano trovare sfogliando le pagine di ogni rivista di moda che meriti di chiamarsi tale.

Ma se le toglievi il corpo, le restava una grande creatività, uno spiccato acume, quel giusto pizzico di sale in zucca che non guasta mai per cavarsela nella vita e una sconfinata
passione per la musica ereditata dal padre, suonatore di sax in una band jazz. Se le toglievi il corpo era una ragazza brillante e simpatica che avrebbe comunque fatto strada.

In un certo senso era come se ci fossero due Simone, una bella da morire fatta per diventare una star e una intellettuale e studiosa che ben si sarebbe districata negli intrichi dei salotti bohemien tra conversazioni di libri e cinema indipendente.  Esteriorità ed interiorità si sovrapponevano perfettamente l’una all’altra, ed era questo che rendeva Simone Taylor veramente speciale.  I suoi occhi blu, intensi come degli zaffiri, lasciavano trasparire il suo carattere curioso e ingegnoso, non erano vuoti e spenti come quelli delle della maggior parte delle sue colleghe modelle. Forse era anche per questo che piaceva così tanto ai fotografi, perché Simone riusciva a recitare col volto, in uno scatto comunicava un sentimento, lasciando al mondo libera interpretazione dei suoi pensieri.

Ma era anche un po’ ribelle, Simone. La sera non la si trovava facilmente sui red carpet o in prima fila ad ogni genere di evento mondano a sgomitare per farsi immortalare dai fotografi così da ricevere qualche briciolo di fama in più. No, lei, da brava teenager amante della musica, quando era a Londra frequentava quei locali come l’Electric Ballroom, tacciati di essere luoghi  di perdizione e trasgressione dai più conservatori, ma che in realtà erano ritrovo per ragazzi il cui spirito ribolliva trascinato dall’ondata punk che stava investendo e cambiando l’Inghilterra negli ultimi anni ’70.  Spesso i suoi begli occhi blu si posavano in adorazione sul suo idolo Joe Strummer o sul giovane cantante dei Generation X che presto sarebbe stato conosciuto solo per essere Billy Idol.  Da piccola, prima di diventare modella per caso, prima che tutti la celebrassero soprattutto per la sua bellezza, aveva iniziato a studiare musica e a suonare la batteria. “Ma come, una bambina così graziosa che suona la batteria?” si chiedevano tutti, ma lei era felice quando si trovava dietro a quegli enormi tamburi, si divertiva un sacco a pestare piedi e bacchette sulla pelle tirata delle casse che rullavano sotto i suoi tocchi decisi. Il suo esempio era Bonzo, anche se sapeva che la sua mitica potenza era inarrivabile. E si divertiva anche suo padre ad insegnarle il ritmo,  il tempo, la tecnica, sua figlia era la sua soddisfazione. A Simone piacevano il rock e il punk, ci trovava la giusta carica di energia e ricchezza di ideali che non riusciva a individuare in nessun altro genere, anche se aveva gusti piuttosto variegati in termini di musica. E amava l’aura extra terrestre che avevano le rockstar, ne era estremamente attratta, e come ogni fan appassionata che si rispettasse, aveva la cameretta piena di poster dei suoi adorati musicisti capelloni. Ogni volta che parlava appassionatamente dei suoi preferiti, sul volto di sua madre si dipingeva un sorriso che era un misto di ilarità e comprensione, d’altronde lei per prima aveva sposato uno di loro.

Simone aveva fatto strada da quando era apparsa per la prima volta sulle passerelle di Londra appena quattordicenne, poco più che una bambina. Era il 1981, dopo che aveva sfilato con successo per la collezione Pirate di Vivienne Westwood che si trasferì a Los Angeles dove trovò ad accoglierla sparsi per la città una serie di cartelloni col suo viso in primo piano sull’ultimo numero di Vogue. Era ricercata da tutti, contesa dagli stilisti e dalle riviste patinate, avere Simone voleva dire avere il successo.

Ma lei lo voleva veramente il successo? In realtà non le era mai importato molto diventare una top model, fare quel mestiere per tutta la vita non era certo la sua aspirazione, era più un modo per mettere qualche soldo da parte per poi potere dedicarsi a quello che le piaceva sul serio, la musica, la moda, insomma per dare vita al suo spirito creativo. E non era certo un dettaglio da ignorare che quel lavoro portasse un sacco di conoscenze. Non le piacevano molte delle persone che appartenevano a quel mondo luccicante di Hollywood, per quello tendeva a frequentarlo il meno possibile, preferendo la scena più underground nella quale si muoveva di gran lunga meglio, forse perché le ricordava quella londinese in cui era cresciuta.

C’era anche da dire però che in mezzo a quella serie di star e starlette, falsità ed inganni aveva anche trovato diverse anime buone che poteva tranquillamente definire amici. Ed anche altro. A diciott’anni, dopo pochi mesi della sua nuova vita americana era diventata la fidanzata di Joe Perry. Fidanzarsi a diciott’anni con un uomo di trenta era forse una scelta po’ inconsueta no? Ma a nessuno dei due importava molto, erano innamorati persi l’uno dell’altra, per davvero. Simone stravedeva per quell’uomo al quale all’inizio non voleva dare nemmeno una chance. Non perché non le piacesse, anzi, impazziva per gli Aerosmith, e ovviamente impazziva per Joe, ma proprio per quello non voleva immischiarsi con lui, pensava che sarebbe rimasta delusa dal suo modo di fare al di là del palco, nella vita reale,  non avrebbe potuto sbagliarsi di più. Joe era una persona fantastica, ben più di quello che avrebbe potuto immaginarsi, e stava con lei non perché fosse bella (certo quello era un fattore che contava molto, Joe Perry non si sarebbe certo messo con un roito, anche se fosse stata la sua anima gemella intellettualmente) ma perché era rimasto incantato dalla sua personalità.  Simone faceva proprio quell’effetto alle persone, le incantava con la sua profondità e simpatia, quando decideva a far calare lo scudo di riservatezza e diffidenza che portava per difendersi.

Ed era per tutto questo che anche Duff McKagan era stato letteralmente conquistato da Simone Taylor, anche se quando la conobbe pensava fosse semplicemente una bella ragazza da accompagnare a casa.

***

Prima che qualcuno lo dica, sì mi sono ispirata a Palhaniuck per l'inizio del capitolo, credo che renda perfettamente l'immediatezza degli scatti dei fotografi. 
Poi prometto che non sarà una neverending story come le mie, perchè ho già pronta la fine, è solo il mezzo che è under construction, quindi spero di non fare aspettare secoli con gli aggiornamenti : )
E no, non sono cadute nel dimenticatoio le altre due, sono solo in stand by causa impegni che mi impediscono di continuare come vorrei...
Detto tutto ciò di cui non vi fregherà una cippa, spero che vi piaccia...e se vi piace lasciate pure un commentino che fa sempre piacere :) 
Un baciotto,
Mars 

   
 
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