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Autore: Shade Owl    02/02/2012    4 recensioni
Altri sei mesi sono ormai passati dal giorno in cui Timothy Anderson ha scelto di mantenere i propri poteri demoniaci. Ora però le cose sembrano farsi di nuovo complicate, e ancora una volta l'Alleanza delle Ombre è coinvolta. Un nuovo potere, dormiente da millenni, si è improvvisamente ridestato. La battaglia finale con l'Alleanza sembra imminente. Ma è davvero così, o siamo solo all'inizio di qualcosa di più grande?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Timmi ci mise un po’ a capire perché il suo letto fosse così umido e duro, perché avesse tanto freddo o perché il petto gli facesse un male d’inferno.
Quando ricordò di essere in un bosco e di essere stato passato parte a parte da una terrificante saetta magica in cui era concentrato lo stesso potere del demonio riaprì gli occhi e si rialzò lentamente, tossendo sangue a non finire.
Riuscì a mettersi carponi, ed in seguito a sedersi sui calcagni, anche se la testa gli girava vorticosamente. Il dolore si intensificò mille e mille volte, dandogli stilettate tremende che gli tolsero il fiato e lo lasciarono boccheggiante. Perse l’equilibrio, preda di un conato di vomito, e cadde sulle natiche. Si sentiva sul punto di svenire ancora.
A protestare in quel modo erano stati petto e schiena che, ad ogni suo movimento, anche minimo, esplodevano in urla disumane di dolore all’interno della sua testa. Si chiese se per caso non l’avessero sbattuto all’inferno e torturato con le braci ardenti.
Cercando di fare il più piano possibile, chinò la testa per constatare i danni. Un secondo dopo gemette dal disgusto: dove avrebbe dovuto esserci una maglietta, o al massimo la sua pelle, c’erano solo fasci di muscoli e tendini scoperti, gocciolanti di sangue e pus, e quasi riusciva ad intravedere le ossa della cassa toracica.
Il colpo che aveva incassato era stato peggio di qualsiasi altro prima di allora, persino più terribile del potere di suo fratello Kyle, che per poco non gli aveva estirpato tutta l’anima e la magia dal corpo.
Ripensò al combattimento, e prima si sentì uno stupido per aver perso la padronanza di sé, lasciandosi andare ad un fiotto incontrollato di panico che gli aveva impedito di reagire, poi si sentì grato a chiunque ci fosse lassù di così benigno nei suoi confronti per averlo lasciato in vita.
Questa volta c’era davvero andato vicino.
Si rialzò barcollando, ben deciso a tornare in cima alla collina: doveva vedere come stavano gli altri, immediatamente. Lui era fisicamente il più forte, oltre che il più giovane, e dunque il più sano di tutti. Se Demon l’aveva ridotto così, chissà loro.
Aveva percorso una brevissima distanza, però, quando le ginocchia gli cedettero come ricotta e lui si ritrovò nuovamente a terra, ben prima di aver fatto più di tre passi. Il dolore che sentì lo convinse a non osare compiere mai più un simile atto di coraggio e stupidità.
- Mmmh…- gemette - Ora… mi sono… veramente rotto i coglioni…- gracchiò con voce rauca.
Le mani erano ancora senza mitene, così si limitò a puntare Risucchio verso l’alto, attirando al suo interno una roccia. Non appena l’ebbe assorbita congiunse le mani, così che i due vortici potessero operare la loro magia curativa sul suo corpo.
L’energia della pietra si esaurì in fretta, e ben prima che il suo petto e la sua schiena fossero totalmente risanati, ma almeno la testa smise di girare come poco prima e la piaga si richiuse quasi completamente, mentre il flusso di sangue in uscita rallentava e si arrestava quasi del tutto. Riuscì a mettersi in ginocchio, e si guardò nuovamente il petto: la pelle, bianca e marcata, copriva quasi interamente la porzione di busto danneggiata, ma ancora gli usciva un po’ di sangue da quei punti non risanati, e un po’ di siero gocciolava giù dalla ferita più grande, proprio nel centro. Quantomeno, ora non stava più così male.
Rialzatosi in piedi si affrettò a raggiungere la sommità del pendio, cercando di fare il più in fretta possibile, nonostante sentisse i muscoli delle gambe duri come pezzi di legno.
Una volta giunto in cima, oltre l’anello di pietra ormai distrutto trovò un campo di battaglia: tra il macello scatenato dalla Convergenza e la lotta contro Demon, il terreno era quasi totalmente ribaltato, scavato, crepato e bruciato. Dalla parte opposta dell’area riusciva a scorgere quattro corpi, tutti quanti circondati da macchie umide che si allargavano rapidamente. Nell’aria, il suo finissimo olfatto colse sfumature ferrose che non riconobbe come sue. Nuovamente colto dal panico, si mise a correre.
Il primo che raggiunse fu Skin, il più vicino, disteso su un fianco: non appena gli pose una mano sulla spalla per girarlo gentilmente sulla schiena lui aprì gli occhi, anche se un velo di sangue che colava da un sopracciglio gli oscurava la vista.
- O sei in estremo imbarazzo o io sono messo piuttosto male…- sbuffò Skin, in un soffio doloroso.
- Eh, dovevi vedere com’ero messo prima.- ridacchiò Timmi, rincuorato di vederlo ancora vivo e vegeto - Rispetto a come stavo, ora sono in piena forma. Dai, fatti dare un’occhiata…-
Esaminò lo sterno dell’amico, trovando la tuta squarciata, ma la ferita era assai meno estesa e grave di quanto non lo fosse stata la sua. Probabilmente, il tessuto resistente di cui era fatta l’aveva protetto.
- Sei fortunato ad avere una seconda pelle più dura della mia.- sentenziò - Riesci a stare in piedi?-
- Sì, sì… controlla Raven, tu…-
- Sì, ci penso io, tu cerca di alzarti…- lo rassicurò Timmi, dirigendosi immediatamente verso la Valchiria.
A differenza di Skin, presentava una bella piaga che partiva dal seno ed arrivava quasi all’ombelico. Anche lei sembrava complessivamente messa meglio di come lo era il mezzodemone all’inizio, ma il suo fisico non era altrettanto forte, e quindi aveva subito un danno proporzionalmente uguale. Gettò uno sguardo a Trys, che si stava muovendo debolmente nel tentativo di rialzarsi e a Darth, ancora steso a terra sulla schiena ma intento a gemere di dolore: anche le loro ferite, in qualche modo, parevano essere più leggere della sua, per quanto gravi potessero essere.
- Dov’è andato?- grugnì Raven con voce roca, senza aprire gli occhi.
- Eh?- chiese Timmi, cadendo dalle nuvole - Ah, Demon… non lo so, ha messo fuori uso anche me. Siamo vivi per miracolo.-
Aiutò Raven a sedersi, mentre qualcuno compariva alle sue spalle. Si voltò di scatto, pronto a combattere contro chiunque, anche se non era esattamente in grado di sostenere alcun tipo di scontro (non era nemmeno certo di avere le forze per trasformarsi), ma non appena la figura fu completamente formata vide Liz.
- Uff…- esalò, lasciandosi cadere a terra - Bhè, alleluia…-
Liz si guardò intorno, muovendo la testa con rapidità. Pareva un cane da caccia che cerca la preda. Era pallida e tesa, e sembrava stravolta.
- Dov’è?- chiese in fretta. Aveva un’espressione furiosa, quasi oltre il limite dell’ira - Dov’è andato? Ditemi dov’è!-
- Non lo so.- rispose Timmi - Ora, per favore, ci vorresti degnare di un minimo di considerazione?-
La strega li guardò: Skin stava aiutando Darth a sedersi, ed entrambi erano sporchi di sangue dal petto in giù. Trys stava tossendo a ripetizione, e non era solo muco quello che gli usciva dalla bocca. Raven si era chinata in due, e stava vomitando sangue. Tutti loro erano in uno stato pietoso.
- Dio…- gemette, perdendo in fretta tutta la sua furia - Un momento… scusatemi…-
- Tranquilla, nipotina…- ridacchiò dolorosamente Darth - Capita a tutti di dare in escandescenze, quando c’è di mezzo Demon.-
Lei non rispose, stringendo le labbra per trattenere un tremendo urlo di rabbia e frustrazione che, sicuramente, moriva dalla voglia di scagliare verso il cielo. Timmi si scoprì ad ammirarla per la fermezza e la padronanza di sé che dimostrò in quel momento: Demon le aveva assassinato la famiglia, perseguitandola fin dai tempi della sua bisnonna Lara. Vederla mente si occupava di loro, invece che correre a cercarlo, non era cosa da poco.
Usando i suoi poteri di Guarigione Universale curò per prima Raven, che non sembrava riuscire a smettere di rigurgitare, poi Trys e Darth ebbero una breve discussione su chi dei due avesse il diritto di venire guarito per primo, sedata solo quando Liz li guarì entrambi e contemporaneamente.
Subito dopo di loro fu il turno di Skin, e infine la strega ultimò la cura incompleta sul petto di Timmi, che finalmente riuscì a respirare senza alcuna difficoltà.
Immediatamente, il mezzodemone corse a recuperare Nova, abbandonata sull’erba morta lì vicino, e le proprie mitene, appallottolate al suolo.
- Bene…- sbuffò quando si fu risistemato - Ora penso che potremo anche tornarcene lassù, così faccio vedere a Nadine che non sono morto.-
- Buona idea.- annuì Liz - Perché ho dovuto mandare Jo a chiamare Danny, così da intervenire immediatamente.-
- E gli altri?- chiese Trys - Cannella, Seth… dov’erano?-
- Non so dirti.- rispose - Non so nemmeno dov’è lui. Immagino che si siano rintanati… ovunque si rintanino ogni volta che non vengono a trovarmi o quando non passano il tempo in sala riunioni. Non c’ero nemmeno io, ad essere sincera… la stavo solo tenendo d’occhio a distanza, e mi ci è voluto un po’ per sentire la chiamata. Ad ogni modo, credo che Danny e gli altri stessero facendo il possibile per rimediare alle conseguenze della vostra necessaria presenza qui.-
- Che vorresti dire?- chiese Skin, pulendosi la faccia dal fango e dal sangue.
- Le brecce si sono aperte a non finire per tutto il giorno.- spiegò Liz - Niente di irreparabile, ma è stato un inferno. A mezzanotte, poi…-
- … è scoppiato il pandemonio.- terminò Darth.
- E non solo quello, temo…- sospirò Timmi.
- Già.- annuì Liz, cupa - Quel grandissimo figlio di…-
- Io aspetterei a dare un qualsiasi epiteto a chiunque faccia parte della sua famiglia, se fossi in te.- la interruppe il mezzodemone.
Lei aggrottò un sopracciglio.
- Perché?-
- Perché non è più il Demon che conoscevi da ragazzina.- rispose Raven nel suo consueto tono formale, raccogliendo Gungnir e pulendola dal fango - Adesso è… qualcos’altro.-
- Ovvero?- chiese la strega.
- Ora è… bhè…- disse Darth, esitante - Ecco…- sospirò - Senti, te lo spieghiamo quando ci saranno tutti gli altri, va bene?-

***

Devon andava avanti e indietro nella stanza delle riunioni del Sommo Concilio. Miley, invece, se ne stava seduta su un gradino, ancora un po’ debole per lo sforzo fatto, e Nadine sedeva accanto a lei, palesemente in ansia.
Alis e Xander erano in piedi, relativamente fermi, ma lui continuava a ballonzolare sul posto, incapace di smettere, e lei si tormentava le dita. La sirena, invece, era sdraiata su un gradino dalla parte opposta rispetto a Nadine e Miley, distesa su un fianco, la testa appoggiata sul braccio, e sembrava addormentata. I capelli le ricadevano morbidamente sullo scalino successivo, e si muovevano ad ogni suo respiro.
- Perché non sono ancora tornati?- gemette Nadine all’improvviso.
Devon scosse la testa, senza smettere di camminare.
- Non ne ho idea…- rispose - Vorrei tanto poter andare laggiù…-
- In teoria potremmo.- osservò Alis - Ma se lo facessimo…-
- … saremmo morti senza alcuna possibilità d’appello.- completò Xander - Se non ci ammazza Demon lo farà Timmi, e stavolta davvero.-
La porta d’oro si aprì con un forte rumore di cardini, lasciando entrare Liz. Alle sue spalle c’erano i loro amici, coperti di sangue e fango dalla testa ai piedi, i vestiti stracciati e pieni di lividi.
- Oddio…- fece Nadine, alzandosi in fretta e correndo a stringere Timmi tra le braccia.
- Cos’è successo?- chiese Devon.
Timmi lo guardò da sopra la spalla di Nadine, scoccandogli un’occhiata cupa.
- Di tutto.- rispose.
A Xander gelò il sangue nelle vene: quando rispondeva così, non c’era mai da aspettarsi niente di buono.
- Di chi è quel sangue?- chiese Alis - Ti prego, fai come sempre e dimmi che è tutto suo…-
- Magari potessimo…- sospirò Darth, lasciandosi cadere sul gradino accanto alla sirena - Quel bastardo ci ha battuti. Tutti e cinque. Non siamo nemmeno riusciti a ferirlo.-
- Cosa?- esclamò Devon, sgranando gli occhi.
Quando Darth distolse i propri guardò anche gli altri, che si erano seduti ognuno da una parte diversa, tranne Timmi, il quale stava consolando una singhiozzante Nadine e non lo considerò. Alla fine, il ragazzo chinò il capo e buttò giù un gran rospo che aveva in gola, indietreggiando fino a mettersi accanto a Miley, che gli pose una mano sulla spalla.
- O… okay… non l’avete neanche scalfito…- gracchiò con la gola secca.
- Come ha fatto a sconfiggervi?- chiese Alis, che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi - Voi… per la miseria, voi siete il Pentacolo! Voi potete… avete sconfitto… di tutto!-
- Ma non un Anticristo.- osservò Skin, appoggiato ad una colonna del corridoio, le braccia incrociate e lo sguardo fisso a terra - Lui era molto più forte di tutti noi. Per poco non ci uccideva.-
Xander sentì chiaramente la testa che gli girava, e capì di essere impallidito anche più di quanto non fosse normale. Ma poi vide Alis che era ancora più pallida, e pensò fosse meglio pensare prima a lei e poi a sé, visto che non era anemica (e dunque il suo pallore era tutto innaturale). La agguantò al volo prima che le ginocchia le cedessero e la aiutò a sedersi.
In quell’istante le porte vennero aperte di nuovo, stavolta con tale violenza e con un così gran frastuono da far sussultare tutti, mentre una terribile folata di vento e scoppi di saette smuovevano l’aria altrimenti vibrante solo per la tensione creatasi. Per un istante, sembrò che fosse entrato il divino Zeus in persona.
Daniel attraversò il corridoio fino all’arena, e in quel momento sembrò più alto e terribile che mai: la luce pareva affievolirsi al suo passaggio anche se lui stesso, in qualche modo, ne emanava in quantità.
Era come se la assorbisse, più che generarne, e probabilmente era così, poiché i suoi occhi erano due tizzoni ardenti, ma non rossi: erano bianchi come il latte, eppure bruciavano con la forza di mille fuochi.
Ma tutto questo lo videro solo per un attimo: il tempo di metterlo bene a fuoco e spaventarsi un po’, poi finì e tornò ad essere il solito, normalissimo uomo di trentasei anni che appariva al primo sguardo, capelli candidi a parte. Alle sue spalle, Jo fece timidamente capolino e corse a nascondersi dietro Liz. Era evidentemente sconvolto.
- Cos’è successo?- chiese Daniel, guardando Timmi
Lui era ancora stretto a Nadine, che continuava a singhiozzare, mescolando così le lacrime al fango e al sangue. La allontanò gentilmente, ed Alis la aiutò a sedersi accanto a sé, mentre il mezzodemone si rivolgeva al Custode dell'Eden.
Gli raccontò di cosa Demon avesse raccontato loro e di come la sirena l’avsse identificato (gli occhi di Daniel saettarono verso di lei, ma quella non si era neanche svegliata, quando era entrato), poi fece un resoconto dettagliato sulle facoltà che sembrava avere sviluppato con la presa di coscienza della propria identità e dell’uso che ne aveva fatto sulla loro stessa pelle.
- … poi ci ha lasciati lì a dissanguare.- terminò Timmi - Non so se l’ha fatto perché ci credeva morti o se aveva perso interesse…-
- Aveva perso interesse.- lo interruppe cupo Daniel, incrociando le braccia - Se avesse voluto uccidervi davvero, ora non mi staresti raccontando queste cose.-
Timmi annuì.
- Va bene.- disse - Devo dire che sei proprio rassicurante… ad ogni modo, ringrazio il cielo o il tuo capo o tutti e due per non averci voluti accogliere così presto.-
- Parla per te…- sbuffò Trys.
- Trys, taci!- sbottò aspramente Darth.
- Comunque mi piacerebbe sapere cos’hai in mente di fare adesso.- aggiunse, ignorando l’interruzione.
Daniel sospirò, alzando le braccia e facendole ricadere, mentre si voltava e muoveva qualche passo a vuoto.
- Cosa ho in mente di fare…- ripeté il Custode - Avrei in mente di andare a cercare Demon e rifargli ciò che gli ho già fatto con tanto di interessi, ma tu mi dici chiaro e tondo che non è più possibile…-
- Ma noi siamo Custodi dell'Eden!- osservò Liz, che aveva ascoltato in silenzio per tutto il tempo lì dov’era - I nostri poteri sono enormi, Danny! E siamo sei contro uno! Possiamo batterlo!-
- Dici?- ridacchiò sconsolato lui - Credimi, ciò che ho imparato da Marek è che essere un Custode dell’Eden non ti rende invincibile. E poi, tu non lo sei davvero, hai solo accumulato la magia della tua famiglia grazie all’Evocatore. Non sei nemmeno immortale… anzi!- aggiunse, come colpito da un improvviso pensiero - Vedi di startene alla larga da lui, piuttosto!- esclamò.
Liz aggrottò la fronte e spalancò la bocca, scuotendo la testa senza capire.
- Eh?- chiese.
- Liz, lui ha perseguitato gli Addley fin dai tempi di Lara!- sbottò Daniel - E tu sei l’ultima rimasta! Potrebbe voler finire il lavoro!-
- Cosa ne sai?- chiese la strega - In fondo, l’unico con cui può avercela, ora come ora sei tu che l’hai sconfitto! Ricordi?-
- Bhè, se è per questo tu gli hai tolto la dignità in più di un’occasione.- osservò il Custode - Ha sempre avuto paura di te, visto che eri più forte di lui, ed è sempre dovuto scappare quando ti incontrava.-
- Sì, ma…-
- Scusate…- sospirò Timmi - So che avete molto da discutere, e sarebbe interessante assistere… vedervi bisticciare è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti fin dall’infanzia, ma io credo che riporterò a casa i miei ragazzi e poi mi infilerò nel letto, se non vi servo più.-
Liz e Daniel annuirono insieme.
- Assolutamente.- disse il Custode, solenne - Andatevene tutti, tornate alle vostre case, dalle vostre famiglie. Scusate se vi ho trattenuti tanto a lungo.- guardò Miley - Spero che un giorno potremo rivederci in circostanze più piacevoli, signorina Logan.-
Lei sorrise al suo augurio.
- Grazie, signore.- disse - Lo spero molto anche io. Le auguro tanta fortuna.-
Lui ridacchiò tristemente.
- Grazie. Ne avrò bisogno.- guardò Devon - Prenditi cura di lei, mi raccomando.-
Il ragazzo annuì, cingendole le spalle con un braccio.
- Lo farò.-

***

Dopo aver riaccompagnato Miley, Devon andò subito a dormire.
Raven e Skin andarono entrambi alla casa del padre di lei, dove il piccolo Flynn dormiva nella stanza che il vecchio gli aveva preparato per la notte, e rimasero accanto al suo letto fino all’alba.
Darth e Trys, invece, dividevano una casa nei boschi che, un tempo, erano stati teatro di mille avventure per entrambi, e la prima cosa che fecero una volta arrivati fu arrampicarsi sulla gigantesca statua di un Drago, creata da Lara Addley  molto tempo prima, quando Armageddon aveva pensato di scatenarlo contro di loro. In realtà, esso era un Drago pietrificato con la magia
Nessuno ebbe bisogno di chiederlo o di spiegarlo, ma il colpo che subirono fu ancor più tremendo che per tutti gli altri, a parte Liz e Daniel: avevano conosciuto Demon, l’avevano affrontato, e per causa sua avevano perso, più o meno direttamente, tutti gli amici di un tempo e le rispettive famiglie.
Era stato Demon ad aprire i Cancelli del Male, anni e anni prima, scatenando così il Demone Sovrano che li aveva esiliati nell’oscurità. Per causa sua adesso vivevano in un’epoca che non era la loro, mascherando costantemente la nostalgia per coloro che non avevano mai potuto salutare e che non avrebbero più rivisto.
Quella notte nessuno dei due dormì.

Prima di tornare a casa, Timmi portò i ragazzi prima da lui, perché si dessero almeno una sommaria pulita, e poi dai genitori, uno alla volta.
Xander, Alis e Jo concordarono di non chiedergli perché facesse così: sapevano bene quanto Timmi li considerasse simili ad una famiglia, e non c’era dunque da stupirsi per il suo atteggiamento protettivo. Passò addirittura una decina buona di minuti con ognuno di loro, una volta riportati al sicuro nei loro letti. Persino con Jo, al quale riservava solitamente urlacci, insulti ed aspre critiche, fu insolitamente tranquillo e fraterno, quasi avesse paura di averlo offeso.
Da ultimo, quando tornò al cottage chiese con estrema gentilezza alla sirena se voleva una mano per salire al piano di sopra, ma lei declinò. Un attimo dopo lo abbracciò stretto, dicendogli qualcosa all’orecchio.
- Non perdere la speranza.- sussurrò - Tu non sai ancora cosa c’è domani. Ricordalo.-
Poi lo lasciò andare e corse via, diretta al piano superiore.

Timmi guardò il punto in cui era scomparsa per un momento, poi si voltò verso Nadine: lei era seduta sulla poltrona più lontana dalle scale, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani giunte. Fissava il fuoco, che il mezzodemone aveva acceso quando erano arrivati, e che ancora scoppiettava allegro.
- Non ho la forza di capire cosa volesse dirmi…- sospirò, andando alla cassetta della legna e prendendo una bottiglia di vodka dal nascondiglio. Si lasciò cadere sul divano, ma Nadine non gli badò - Allora, andiamo?-
Lei scosse la testa, fissando le fiamme. Esse si riflettevano nei suoi grandi occhi verdi, producendo riflessi magnifici. Il mezzodemone non riusciva a non guardarli.
Adesso che era lì, senza nessuno tranne Nadine intorno, con il fuoco che riscaldava l’aria e un divano sotto di sé, comprese di non avere rischiato solo di morire. A dire il vero, aveva quasi perso molto, molto di più.
Mi dispiace… Le disse, anche se non riusciva a sentirlo.
- Devo dirti una cosa.- disse Nadine.
- Si tratta della stessa cosa di oggi pomeriggio, vero?- chiese lui, stappando la bottiglia - Sei sicura di volermela dire adesso? Non mi pare il momento migliore.- osservò, senza attendere la risposta.
- Lo devo fare.- spiegò lei - Forse non sono pronta a parlartene, ma ormai non posso più rimandare… non con l’Anticristo che si aggira per il mondo.-
- I mondi.- corresse distrattamente Timmi, portando la bottiglia alla bocca.
- Timmi, cazzo, questo è un discorso serio!- sbottò Nadine.
- Scusa.- disse lui, allontanando la vodka - Ti prego, continua.-
Lei sospirò.
- D’accordo…- si voltò a guardarlo, e lui le restituì l’occhiata da sopra il collo della bottiglia - Senti, non potresti…-
- No.- rispose, abbassandola - Voglio vedere fino a dove riesco a non ubriacarmi. Stanotte sono anche disposto a rapinare il negozio di liquori giù in città, al diavolo Clifford Owens.-
Nadine annuì senza replicare. Avrebbe potuto pretendere la sua attenzione, ma quando era in quelle condizioni non c’era altro da fare: beveva, e non esisteva niente in grado di fargli cambiare idea.
Almeno, diceva lui, così si sentiva un pochino meglio.
- Dai, cosa c’è?- incalzò Timmi, bevendo ancora.
Lei sussultò, rendendosi conto che stava temporeggiando: aveva paura.
- Allora… ti ricordi dell’altro giorno? Quando ti ho inseguito fin quasi in Nebraska?-
- E mi hai quasi mandato fuori strada? E chi se lo scorda?- chiese lui, allontanando un momento la bottiglia, ormai già quasi finita - Me ne serve un’altra…- sentenziò, andando a prenderla.
- Sì, quello…- annuì la ragazza, tornando a fissare le fiamme - Vedi… io ero arrabbiata… tanto, tanto arrabbiata.-
- Certo che lo eri.- annuì il mezzodemone, sedendosi di nuovo ed appoggiando non meno di tre bottiglie sul pavimento - E ne avevi anche il dovere, se permetti. Non mi sono comportato molto bene.-
- Sì… ma ho avuto una reazione esagerata, te lo posso garantire.- sospirò Nadine - Vedi… ho spinto io i ragazzi a disubbidire al Sommo Concilio…-
- Cosa che io vi sto cercando di insegnare da più di un anno…-
- Mi fai parlare o no?- sbottò Nadine.
Lui bevve e tacque.
- Dunque… come dicevo, è colpa mia se abbiamo infranto gli ordini. Loro non erano molto d’accordo, a dire il vero. Ce li ho trascinati quasi a forza. E ho anche… usato la magia in strada, per procurarmi la macchina che hai visto…-
A quelle parole gli tornò in mente che doveva andare a riprendersi la sua, ma poteva attendere: in effetti, Nadine non era assolutamente il tipo di ragazza che fa follie del genere. Sì, era una persona forte, e sapeva sfoderare la grinta, quando occorreva. Quando avevano affrontato la Fornace se l’era vista da sola con un lupo mannaro, ed era armata solo di una spranga di ferro. Tuttavia, per tutto il resto del tempo era tutt’altro che aggressiva.
Lì per lì non ci aveva pensato (anche perché si sentiva in colpa) ma la sua reazione era stata… esagerata.
- E poi…- continuò lei - … ho anche mandato al diavolo Jo.-
- Bah, c’è abituato.- osservò Timmi, incapace di trattenersi - Io lo faccio continuamente, che sarà mai.-
- Ma tu sei il fratello maggiore. È un tuo diritto, se fa l’idiota.- gli fece notare Nadine.
- Sì, e tu sei la sorella maggiore.- aggiunse il mezzodemone - Il diritto è anche tuo.-
- Non quando gli altri cercano di farmi tornare in me.- contraddisse la ragazza - Non l’avresti fatto neanche tu, te l’assicuro.-
Timmi annuì, senza staccarsi dalla bottiglia: non capiva proprio dove volesse andare a parare. Era troppo stanco ed abbattuto per riuscirci.
- Accidenti…- gemette Nadine. Pareva sull’orlo delle lacrime - No… non ci riesco…-
Timmi appoggiò la bottiglia sul tavolo e le strinse le mani con la sua.
- Ascoltami, non ho assolutamente la più pallida idea di cosa tu mi stia dicendo.- ammise - Ma, qualunque sia il tuo problema, ti garantisco che non me la prenderò, qualsiasi cosa tu debba dirmi. Ricordi cosa ti ho grida… detto in autostrada?-
- Che sei un mezzodemone?-
- No, non quello… cioè, sì, quello, ma anche l’altra cosa.-
Nadine rimase in silenzio per un momento, cercando di ricordare.
- Che… non saresti cambiato dal giorno alla notte?- chiese.
Lui annuì.
- Sì, quello.- rispose - Bhè, non prendermi alla lettera. Non posso diventare umano, questo lo abbiamo appurato, grazie a quel pazzo di Flynn, ma non è che dovrò restare un bastardo in eterno. Dimmi quello che ti pare, ti assicuro che ne parleremo da adulti.-
La ragazza sorrise.
- Grazie.- disse, asciugandosi gli occhi umidi - Grazie infinite.-
- Piantala!- sbottò acidamente lui, distogliendo lo sguardo.
Nadine ridacchiò.
- Ah, sì… scusa.- poi tornò seria e si passò le mani sulla faccia e sul collo, respirando a fondo per riacquistare controllo - O… okay… ascolta, è una cosa grossa. Potrebbe anche farti diventare pazzo.-
Timmi staccò un istante la bottiglia dalla bocca.
- E sarebbe?-
- Sono incinta.-
La vodka gli finì nella trachea.

***

La bottiglia cadde a terra con un tintinnio soffocato, rovesciando il resto del suo contenuto sul tappeto e facendone cadere almeno un’altra. Timmi crollò in ginocchio con una mano sul collo, tossendo in maniera rauca, la gola irritata.
Nadine non riuscì a guardarlo. Non era nemmeno in grado di aprire gli occhi, le pareva di avere le palpebre cucite.
Quando la tosse si spense, Timmi si alzò in piedi, gli occhi quasi fuori dalle orbite.
- Tu…- gracchiò, la gola ancora secca - Tu sei… tu…-
- Ho detto che sono incinta, Timmi.- disse lei, con una calma che la sorprese e la gelò.
Lui deglutì, fissando un punto non meglio identificato, a metà strada tra il muro e il pavimento.
- Da… da quanto?- le chiese.
Nadine ci pensò un momento.
- Dieci settimane.- disse infine.
- Dieci… settimane…- ripeté con estrema lentezza Timmi.
Dapprima non fece niente di niente, rimanendo impalato dov’era. Poi aggrottò la fronte, non sapendo bene perché: c’era qualcosa che non gli tornava, ma non sapeva bene cosa. C’era un particolare che… non gli quadrava. Ma quale? Ah, maledetto cervello intorpidito…
- Un attimo!- esclamò arrabbiato, quando ebbe capito - Tu… tu sei andata a zonzo, ad ammazzare demoni e bestie, per più di due mesi in queste… condizioni… senza nemmeno dirmelo?-
Finalmente, Nadine trovò la forza di alzare lo sguardo su di lui, furente.
- Non azzardarti a dire…- ringhiò - Cosa credi, che io ne sapessi qualcosa? L’ho scoperto da poco, porca miseria!-
Lui annuì, acquietandosi, dispiaciuto per il proprio scatto.
- Sì… scusami… non volevo…- scosse la testa - Porca… miseria.- gemette - Cioè…- aggiunse rapidamente, gettandole uno sguardo preoccupato e anche un po’ spaventato - Mi dispiace… ho detto una cosa che…- chiuse gli occhi e si lasciò cadere sulla poltrona, sospirando - Scusami. Avevo promesso di non prenderla male.-
Nadine scosse la testa.
- No, lascia stare. Lo so che sei sconvolto… con tutto quello che è successo stanotte… la Convergenza, i demoni, la lotta contro Demon… hai anche rischiato di morire. E ora arrivo io e ti scarico addosso questa cosa…-
Rimasero in silenzio per qualche istante, mentre il crepitio del fuoco faceva loro compagnia. Entrambi guardavano in direzioni diverse, e l’atmosfera era talmente pesante che sembravano i partecipanti ad una veglia funebre con pochi invitati.
Alla fine, Timmi fu preso da un dubbio talmente atroce che non poté non esprimerlo a parole.
- E se fosse… come me?- chiese.
Nadine lo guardò leggermente stupita, e vide che la fissava preoccupato.
- Cosa?-
- Il bambino… cosa succederà se… se dovesse ereditare qualcosa del demone? Io… io sono un mezzodemone, dopotutto…-
Lei scosse la testa.
- No.- disse - Non vuol dire niente. Tu sei demone solo per metà, lo hai appena detto, e io sono totalmente umana. Quindi, se dovesse ereditare qualcosa, sarà solo una minima parte. Non avrà che un quarto dei problemi che hai avuto tu.-
Timmi annuì.
- Sì… sì, forse hai ragione.- concordò - O almeno lo spero… non è mai successo niente del genere, nella storia della magia.-
- Non importa.- replicò Nadine - Non è questo il punto, ora come ora. Se dovesse esserci qualcosa potremo affrontarla dopo. sinceramente, non sono affatto preoccupata per i tuoi poteri, ora come ora.-
Lui sospirò.
- D’accordo.- disse - Ascolta, finiamola. Niente sovrannaturale per un momento… fanculo quel dannato demone, parliamone come se fossimo persone normali. Ci stai?-
Nadine sorrise.
- Certo.- rispose.
- Bene…- esalò Timmi - Perché… vorrei sapere che intenzioni hai.-
Lei lo guardò con aria interrogativa.
- Come?-
- Io voglio sapere…- spiegò - … cosa vuoi farne. Del bambino.-
Lei annuì.
- Non lo so.- ammise.
- La legge è dalla tua.- osservò Timmi - A dover decidere sei tu.-
- E tu cosa vuoi?- chiese.
Lui scosse la testa.
- Io…-
Gran bella domanda: che voleva, lui?

Non rispose subito, e lei non gli mise fretta. Aveva fantasticato su situazioni come quella, certo, e si era chiesto cosa avrebbe provato se le avesse vissute davvero. Ma tutte le volte che si era ritrovato a formulare simili pensieri aveva creduto di dover aspettare anni e anni prima di viverli davvero.
E adesso?
Per quattordici anni si era isolato dal mondo e dagli altri, impedendo persino a Daniel e a Liz di essere la sua famiglia, nonostante i loro ripetuti e instancabili tentativi. Skin, Raven, Trys e Darth avrebbero potuto essere quasi dei fratelli maggiori, per lui, già da molto tempo, ma aveva dovuto aspettare di incontrare Nadine prima di aprire il guscio.
Questo pensiero bastò per fargli capire cosa volesse.
- Accetterò qualsiasi cosa deciderai.- disse alla fine - Ma non posso negare di… volere che nasca.- ammise infine.
Nadine annuì.
- Va bene.- disse, alzandosi ed avvicinandosi a lui. Quando gli fu di fronte, si inginocchiò davanti a lui e gli prese il volto tra le mani - Allora non faremo niente. Lasciamo le cose come stanno, okay?-
Timmi sorrise e le passò le proprie mani dietro la nuca, attirandola a sé fino a che le loro fronti non si toccarono.
- Che genitori del cazzo…- borbottò lui - Scegliere un momento migliore per tenersi un figlio proprio no, eh?-
Nadine rise.
- Non pensare al sovrannaturale.- gli ricordò - L’hai detto tu, ricordi?-
Timmi sbuffò una risatina.
- D’accordo, allora pensiamo a tuo padre.- borbottò - Cosa ne dici, vado da te e gli nascondo tutta la collezione di armi o mi limito alle munizioni?-

Questo era l'ultimo capitolo. Stavolta niente epilogo, no. La chiudiamo qui, così. Ma niente paura, perché tra non molto inizierò a pubblicare il seguito: "L'ultima guerra - Atto Finale". Nell'attesa ringrazio i lettori che hanno seguito tutta la storia, ovvero Ely79, LullabyMylla, NemoTheNameless, Fatelfay, _Arse_, RahizelRahtalos e Fantasy_40. Qualcuno ha lasciato recensioni, qualcuno no, ma non importa. A presto, gente!

   
 
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