Capitolo 24
L’elicottero
di
soccorso si stava sollevando in cielo; un altro attendeva pronto, poco
distante
dall’aereo del capitano Rabb, per riportare a Washington l’ammiraglio
Chegwidden e Clayton Webb, che avevano in custodia Palmer.
Non
appena si era resa
conto che l’ammiraglio aveva disarmato il rapitore, Sarah era riuscita
in
qualche modo a slegarsi i polsi e poi si era precipitata a liberare
Harm,
ancora a terra e legato alla sedia. Nel frattempo l’ammiraglio aveva
immobilizzato Clark Palmer ed era uscito dalla grotta con il
prigioniero per
chiamare i soccorsi, lasciandoli soli.
Nello
stesso istante
in cui Mac era riuscita a liberarlo, Harm l’aveva immediatamente
stretta tra le
braccia: non gli sembrava vero poterla finalmente riavere con sé… Lei
si era
rifugiata nel suo abbraccio e lui l’aveva sentita singhiozzare. Tutta
la
tensione e la paura accumulate in quei giorni l’avevano davvero
provata. Aveva
bisogno di lui, di poter piangere tra le sue braccia…
Harm
l’aveva tenuta
stretta, sussurrandole dolci parole rassicuranti, mentre le accarezzava
i
capelli. Lasciò che si sfogasse. Poteva capirla: anche lui
aveva fatto la stessa cosa con Harriet e, se non fosse stato per il
fatto che
era lei, in quel momento, ad aver bisogno di conforto, forse avrebbe
pianto
anche lui tra le sue braccia. Ma voleva rassicurarla, farla sentir
meglio e non
turbarla oltre. Tuttavia, quando Sarah lo aveva guardato finalmente in
viso, si
era accorta che anche gli occhi chiari di Harm erano umidi. Allora lo
aveva
baciato, gli aveva accarezzato il viso e si era stretta di nuovo a lui,
come se
avesse temuto di non poterlo più fare.
Harm
era preoccupato
moltissimo per la sua salute: temeva che l’esperienza vissuta fosse
stata
talmente traumatica, che avrebbe potuto avere conseguenze sulla
gravidanza.
Sapeva che era una donna forte, abituata a superare qualunque tipo di
difficoltà,
ma chiunque, al suo posto, sarebbe stato tanto preoccupato. Desiderava
moltissimo quel bambino…
Sarah
aveva cercato di
rassicurarlo, ma Harm era stato irremovibile e aveva preteso di
attendere i
soccorsi, prima di riportarla a casa. Voleva essere sicuro che non
avesse
bisogno di un ricovero in ospedale.
Aveva
finalmente
tirato un sospiro di sollievo, quando il medico che aveva visitato
Sarah lo
aveva rassicurato, dicendogli che l’aveva trovata bene, nonostante la
brutta
avventura. Stanca, affamata, ma stava bene! Sia lei, sia il bambino che
aspettava.
Harm
aveva chiesto,
quindi, al dottore se poteva riportarla a casa sull’aereo, anziché
farla andare
senza di lui sull’elicottero di soccorso. Il medico ci aveva pensato un
attimo
e poi aveva dichiarato che non ci sarebbero stati problemi. Quella
donna aveva
certamente più bisogno di stare con l’uomo che amava, anche se su un
giocattolino volante, piuttosto che tra sconosciuti in un mezzo magari
più
sicuro.
Mac
si voltò verso
l’ammiraglio e lo abbracciò, con le lacrime agli occhi. Gli sussurrò
all’orecchio: “Grazie”, poi si scostò da lui.
L’ammiraglio
la guardò
e sorrise, facendo appena un cenno con lo sguardo. Infine strinse la
mano che
il capitano Rabb gli porgeva, mentre anche lui gli stava dicendo: “
Grazie,
A.J.”
Accidenti!
La
situazione stava diventando troppo sdolcinata. Doveva porvi rimedio
immediatamente. Decise di assumere la sua aria più autoritaria e disse:
“Vi
concedo solo pochi
giorni di vacanza. Poi voglio entrambi in ufficio! Sulle vostre
scrivanie vi
aspetta un bel po’ di lavoro…” Quindi si voltò verso Webb e strizzò
l’occhio.
Harm
sorrise, prese
Sarah per mano e si diresse verso l’aereo. L’aiutò a salire e si
sistemò al suo
posto. Ma prima di infilarsi le cuffie, la fece voltare, sporgendosi
verso di
lei per darle un bacio. Sarah
lo ricambiò, felice. Poi ricordò che,
quando due mesi prima le aveva chiesto di sposarlo, le aveva anche
domandato:
“Vola con me”.
Rispose nella sua mente ancora una volta sì, nello stesso
istante in cui lui accendeva il motore dell’aereo.
L’ammiraglio
osservò i
suoi due pupilli, mentre Harm iniziava le manovre per il decollo: era
certo che
si sarebbero lasciati presto alle spalle quella brutta avventura.
Avrebbero
avuto tante altre cose alle quali pensare, nei prossimi
giorni… Sorrise al pensiero
che forse, negli uffici del Jag, finalmente avrebbe regnato un po’ di
pace!
Sarebbe toccato al colonnello MacKenzie, da quel momento in poi, tenere
a bada
il capitano Rabb.
La
sola idea lo
rendeva di ottimo umore.
FINE