An unforgettable 14 February
Naruto
non aveva mai visto una pistola dal vero, tantomeno a venti metri di
distanza.
Non aveva però dubitato un momento
dell’autenticità dell’arma né
gli era
saltato per la testa l’idea che tutto potesse essere un
assurdo scherzo, di
quelli che si vedono in tv, che fanno quasi ridere quando si nota con
quanta
facilità i poveri sciagurati cadono nella burla.
Non riusciva a muoversi, si sentiva un topino caduto dritto dritto
nella
trappola del gatto, il minimo movimento avrebbe potuto essergli fatale.
La
persona di fronte a lui, quasi a fiutare la paura che piano piano si
stava
impossessando del biondo, alzò di scatto lo sguardo, prima
nascosto dalla
frangia troppo lunga, e premette il grilletto, una, due, tre volte, ma
fu solo
il rumore del battito accelerato del cuore di Naruto che si diffuse per
la
stanza.
Scarica.
La
pistola era scarica. Naruto avvertì il terrore che si era
impossessato di lui
in quei secondi scemare lentamente, il suo respiro tornare regolare
mentre la
figura nera continuava a premere il grilletto, in modo ossessivo, come
se non
comprendesse l’assenza dei proiettili nella pistola. Fu
allora che Naruto lo
notò, fu allora che incontrò davvero i suoi occhi.
C’era qualcosa di malsano in loro, qualcosa che gli impediva
di vedere,
qualcosa che lo rendeva folle.
Sarebbe stato quasi bello, quello guardo, che brillava sul volto
coperto di
sangue.
Sangue.
Naruto sbatté le palpebre una o due volte, per accertarsi
che la paura non gli
stesse giocando brutti scherzi, in quel contesto pericolosamente
hollywoodiano.
Era decisamente sangue quello sul ragazzo, sul pavimento, sui vestiti.
Ed era
troppo. Non che Naruto fosse un accanito studioso di anatomia, ma
riconosceva
quando la vita era pericolosamente appesa ad un filo rosso.
«Ehi,
stai bene…?». Domante
intelligenti, si rimproverò il biondo dandosi del
deficiente, avvicinandosi
lentamente alla figura di fronte a lui «non hai una bella
cera…».
Decisamente non l’aveva; le gambe pallide, che reggevano
quasi per miracolo
quel corpo magro, erano imbrattate di rosso, sicuramente sangue, e di
nero,
come se fosse caduto rovinosamente diverse volte, le braccia erano
avvolte da
bende bianche, che di candido non aveva però più
niente, tantomeno l’aspetto,
ed il volto, beh, sembrava ridotto peggio del resto.
Al suono della voce di Naruto, quello si bloccò
all’improvviso, ma non parve
minimamente intenzionato a rispondergli, anzi, eliminò
qualunque contatto
visivo con il biondo; abbassò la testa e fece cadere sul
pavimento la pistola,
che con un tonfo fastidioso piombò sul vecchio parquet.
Non ci voleva niente a capirlo, perfino Naruto lo intuì. Il
ragazzo tentò uno
scatto verso la finestra da cui era entrato, peccato che le gambe non
approvarono la scelta.
Durò un attimo, la gamba destra dello sconosciuto, che aveva
puntato
all’uscita, cedette, accompagnando il corpo in una caduta
cieca, che Naruto non
riuscì ad impedire: si ritrovò a pochi centimetri
dal corpo incosciente che
giaceva sul pavimento, in una pozza di sangue.
«Merda».
Sakura
Haruno era una ragazza ordinaria, senza
particolari vizi o capricci, amava tante cose e ne odiava altrettante;
la cosa
che più non tollerava, nemmeno per un minuto, era
l’essere completamente
ignorata.
Quando quel pomeriggio era uscita da scuola, e non aveva visto Naruto
ad
aspettarla, come d’abitudine, una pericolosa vena aveva
iniziato a pulsarle
sulla tempia.
A ben pensarci, Sakura aveva subito capito perché Naruto se
l’era svignata a
gambe levate, quindi non se l’era particolarmente presa,
convinta che l’amico
le avrebbe telefonato per la serata.
Eppure niente, nisba, nada, Naruto non l’aveva richiamata.
In
un primo momento le era passato la testa di
chiamarlo lei, non certo per scusarsi per il comportamento tenuto la
mattina,
ma per sapere se stava bene, se non era finito in ospedale per una
lavanda
gastrica come due anni prima (non l’aveva fatto apposta, di
sostituire la
farina con la calce!), ma poi l’orgoglio aveva preso il
sopravvento.
«Dio,
mi sto comportando come una ragazzina che
ha litigato col ragazzo» sbuffò Sakura accendendo
il computer. Sbirciò le news
sulla homepage della posta elettronica, tasse che salivano,
insignificanti
ragazze famose, più per scandali che per talento, in vacanza
la propria nuova
fiamma, buco nell’ozono sempre più
grande…solite cose.
Tranne una, che colpì l’interesse di Sakura solo
per la foto che copriva tutta
l’intestazione della seconda pagina.
«Evaso
di prigione…» iniziò a leggere, ma il
telefonino iniziò a squillare.
-
N
a
r u t o –
«Si
pr---».
«Sakura
chan! Come si ferma un’emorragia?»
Naruto
aveva pensato per prima cosa di chiamare
un’ambulanza, ma c’era stato qualcosa che
l’aveva fatto tentennare; un
paranoia, niente di più, eppure quando aveva preso il
cellulare, invece
dell’ospedale aveva composto il numero di Sakura. La voce
squillante dell’amica
aveva provato a salutarlo, ma lui aveva avuto il bisogno più
urgente di
chiederle aiuto.
«Sakura chan! Come si ferma
un’emorragia?». A ben pensarci, nemmeno sapeva se
c’era
un’emorragia, come gli era uscita poi una parola
così complicata in un momento
di panico come quello.
Aveva sentito il panico anche dall’altra parte.
«Naruto cosa stai---?»
«Lo sai non è così? Hai fatto il corso
di primo soccorso!»
«E’ una cosa completamente diversa, per una cosa
del genere devi chiamare
un’ambulanza subito! Ma poi dove sei, che stai---».
Riattaccò.
Che stupido, avrebbe dovuto farlo fin
dall’inizio.
Compose il numero giusto.
Osservò i numeretti per qualche istante, poi di nuovo il
ragazzo, poi di nuovo
il telefonino.
Si chiese per un secondo se non fosse l’essere più
stupido del pianeta; stava
cercando di difendere colui che un secondo prima gli aveva puntato
un’arma e
aveva indugiato giusto due secondi prima di premere il grilletto.
Perché si stava facendo paranoie inutili, maledizione.
Fece per cliccare “chiama”, quando un movimento lo
fece sussultare.
Rivolse uno sguardo alla figura stesa a terra. Magari era pure
già morto e lui
stava indugiando se chiamare soccorsi. Idiota. Gli voltò le
spalle e premette
il tasto.
«Non
chiamare nessuno».
Ma
fu interrotto.
E ora mi odierete perché non vi ho detto chi è
Mr. Pistolero #ride
Grazie delle recensioni :) fanno sempre piacerissimo