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Autore: Reghina    17/03/2012    2 recensioni
Una terra di pirati. Ma dalla morte del Re Gol D Roger, Line non è più un bel posto dove vivere. I Tenryūbito hanno vietato la pirateria e solo le famiglie nobili che sono passate dalla loro parte non fanno la fame. Trent'anni dopo la morte del Sovrano, c'è chi si è abituato e chi ancora lotta per riavere indietro l'identità di Pirata. E poi c'è chi vive alla giornata, come Zoro.
Questa fic è una AU solo nel senso che non siamo in mare. In realtà è One Piece ambientato sulla terra ferma. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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10. Riflessioni.

Zoro sorrise appena e incrociò le braccia, inarcò un sopracciglio guardando Rufy e infine scosse il capo.
“Non sei cambiato” borbottò.
Il ragazzo si voltò verso il suo Vice, gli sorrise solare e chiuse gli occhi ridacchiando.
“Zoro!” chiamò.
Lo spadaccino si poggiò allo stipite della porta, lanciò un'occhiata verso l'esterno.
Sanji si stava gustando la cucina del villaggio, girava con penna e taccuino appuntandosi tutte le ricette che potevano interessarlo per dirigersi da Robin e offrirle alla ragazza seduta con Chopper sulle gambe, vicino a Nami.
Franky ballava su un palco improvvisato mentre Usopp cantava inni di lode a se stesso per aver sconfitto gli Uomini-pesce.
Zoro tornò a guardare all'interno della casetta, Rufy era su un letto coperto dalle lenzuola che si muoveva lievemente, il petto e le braccia erano bendate ma il ragazzo sorrideva guardando l'amico.
“Chopper ha detto di non muovermi per almeno dieci minuti, altrimenti perdo troppo sangue” disse il moretto.
Gonfiò le guance guardando fuori, poi tornò allo spadaccino.
“Neh, Zoro...mi prendi del cibo? Sto morendo di fame! Se non mangio della carne, non guarirò mai!” si lamentò.
Il maggiore inarcò un sopracciglio e scosse il capo, si avvicinò al letto e si mise seduto sullo sgabello lì di fianco.
“Ascolta, Chopper ha detto che mangerai dopo. Quindi resisti, ok?” disse.
Rufy gonfiò le guance, mosse le gambe nelle coperte stringendole tra le mani.
“Ma io ho fame!” si lamentò.
Si bloccò, sorrise come illuminato.
“Ah! E poi non posso rimanere fermo. Oggi è il mio compleanno!” si ricordò.
Lo spadaccino aprì la bocca sorpreso, s'alzò in piedi di scatto.
Certo, era ovvio, come aveva fatto a non pensarci prima.
Tra la sorpresa di ritrovarsi tutti insieme dopo anni e la faccenda di Arlong che era spuntata dal nulla come un fungo, non era arrivato al concetto che Rufy faceva gli anni quel giorno.
A stento era riuscito a capire che era con lui che aveva un debito, debito che doveva ancora ripagare checché ne dicesse il ragazzo, ma il fatto che fosse il compleanno del giovane nobile l'aveva totalmente rimosso.
Se era vero – e se Rufy l'aveva detto così candidamente era sicuramente vero – allora significava che probabilmente in tutta Line era pieno di Marine che cercavano il ragazzo disperso che invece di essere in casa sua al suo compleanno si trovava in una catapecchia adibita ad infermeria.
Certo probabilmente Ace e i suoi amici avevano provato a fare qualcosa, ma per quanto tempo si poteva rimandare l'entrata in scena del festeggiato, proprio il giorno del suo diciottesimo compleanno?
Zoro non s'intendeva di nobili e nobiltà ma il fatto che Rufy ne facesse parte gli sembrava molto strano.
Aveva sempre sentito dire che erano persone spocchiose che si credevano superiori a tutti e tutto, che pensavano di poter giocare con la povera gente come volevano e consideravano tutti alla pari di pupazzi da poter buttare appena si erano stancati o erano rotti.
Nelle strade di Line aveva visto spesso scene che dimostravano quelle voci che in fondo non erano di meno che lo specchio della realtà.
I nobili trascinavano al guinzaglio persone semi-nude, che strusciavano il corpo sull'asfalto in qualsiasi stagione; sia quando era rovente per l'estate che quando era gelido per l'inverno; quando era bagnato di pioggia e anche se era ricoperto di vetri ed oggetti pungenti che potevano ferirli.
Si muovevano strisciando o a quattro zampe dietro i padroni, li osservavano mangiare e bere senza prendere nulla e per sfamarsi mangiavano da terra, quello che scartavano i nobili davanti a loro buttandolo nelle strade.
A volte non avevano il permesso nemmeno di far quello e se non obbedivano agli ordini esplodevano in mille pezzi a causa del collare che portavano.
Zoro aveva visto molti preferire la morte all'umiliazione ed era sicuro che anche lui avrebbe scelto una simile fine piuttosto che vivere come schiavo di quella gente schifosa.
Era questo uno dei motivi che aveva spinto molti a tornare pirati nonostante il pericolo, la voglia di libertà e la pretesa che Line tornasse la terra pacifica che era un tempo, dove tutti potevano fare ciò che volevano e i nobili non esistevano.
Roger non avrebbe mai reso nessuno schiavo, gli anziani di Line che l'avevano conosciuto quando si radunavano insieme ai giovani vogliosi di vendetta verso le ingiustizie raccontavano spesso come l'Ex Re del paese fosse una persona che odiava quel genere di cose, che odiava perfino le classi sociali nonostante lui fosse il sovrano assoluto del regno.
Non aveva mai prevaricato il suo popolo, spesso anzi girava per le vie di Line insieme alla sua sposa e s'interessava che le leggi venissero rispettati da tutti e più che da chiunque dai suoi favoriti.
Se non avessero dato l'esempio loro che governavano, diceva, allora il popolo sarebbe andato allo sbaraglio.
Zoro non sapeva se era vero, ma aveva partecipato a quelle riunioni e capiva che anche fossero state bugie servivano semplicemente ad aizzare maggiormente i ragazzi contro il governo dei Tenryūbito.
Lui era un Cacciatore, ufficialmente proprio dalla parte dei nobili e della Marina, uno di coloro che aiutavano l'ordine a catturare i rivoltosi che si definivano Pirati.
Era vero, molte volte aveva portato gente di quel tipo per averne la taglia e sopravvivere fino alla successiva caccia ma erano più frequenti le volte in cui chiedeva i soldi a Nami che quelle in cui catturava Pirati.
Perché in fondo anche lui odiava i nobili.
E Rufy era un nobile, ma se non gliel'avesse detto il ragazzo Zoro probabilmente non c'avrebbe mai creduto, perché il suo Capitano di quelle creature che trattavano tutti come bambolotti non aveva niente.
I nobili che lo spadaccino tante volte aveva visto erano grassi, vivevano nell'abbondanza e nell'ozio, la loro mole stringeva i vestiti che indossavano simili a quelli di un sub; per non entrare in contatto con la gente comune.
Rufy era esile, aveva muscoli ben definiti che spiccavano quando si toglieva la camicia rossa ed era agile come una scimmia che si arrampica sugli alberi; sorrideva a chiunque gli capitasse a tiro.
I nobili erano spocchiosi e se avevi un debito con loro, ti conveniva spararti in bocca perché sicuramente ti avrebbero reso uno schiavo e avrebbero torturato fino a spezzare la tua volontà, fin quando non saresti vissuto solo per loro e nient'altro.
Rufy scrollava le spalle, allargava il sorriso e qualsiasi debito avessi con lui lo liquidava con un semplice “Siamo compagni, no?” che pareva non esistesse problema al mondo.
Quindi il fatto che il suo Capitano fosse un nobile era una cosa così strana, che Zoro non era veramente sicuro di averla totalmente accettata.
Non che gli interessasse veramente, però era una cosa così assurda paragonare quel ragazzino ai Tenryūbito che sarebbe venuto difficile a chiunque.
In fondo, però, si trattava di Rufy.
Era ovvio fosse unico nel suo genere.
Quindi loro avevano praticamente rapito un nobile.
Non era andata così, in realtà, ma chi mai avrebbe ammesso che un Monkey D era andato di sua spontanea volontà in giro, aveva raccattato ragazzacci di strada ed infine era entrato nel territorio di Kaido mettendolo sottosopra per una di questi?
Assolutamente nessuno, ecco chi.
Ed invece erano loro che avevano seguito Rufy, non certo lui che era stato rapito.
Questo però almeno spiegava perché ancora il Nero non era venuto a punire chi era nel suo territorio impunemente, o non aveva mandato il componente dei Sette che doveva occuparsene.
Sicuramente erano entrambi alla festa del ragazzo, insieme alla Gialla e a tutti i pezzi grossi di Line e dintorni.
Faceva diciotto anni, in fondo, Rufy.
Zoro non era sicuro di cosa volesse dire, però diventava maggiorenne e probabilmente essendo nobile avrebbe dovuto sposarsi con una ragazza che nemmeno conosceva.
Ce lo vedeva poco il suo Capitano a fare una cosa del genere e immaginava già che avrebbe trovato un modo per evitarlo.
A costo di scappare di casa trascinandoseli dietro, perché ormai era certo che non li avrebbe mai più lasciati andare.
Era diventato abbastanza forte da difenderli e la faccenda di Arlong dimostrava che era pronto a rischiare il tutto per tutto per loro.
“Rufy...tu non muoverti, torno subito” disse al ragazzo.
Il giovane Capitano spalancò gli occhi vedendo Zoro uscire di corsa.
“Non muoverti? ZORO!!” urlò disperato.
Si stese pesantemente sul letto e chiuse gli occhi, gonfiò le guance sbuffando.
“Come faccio a non muovermi se sto morendo di fame?” si chiese.
Premette il cappello di paglia sul capo e sorrise appena.
Aveva di nuovo la sua Navigatrice, era una cosa che lo faceva davvero felice.
Non era sicuro di aver capito bene cosa fosse successo, in realtà, l'unica cosa che gli era chiara è che la sua Nami aveva sofferto moltissimo a causa di quel pesce mal riuscito che ora era sepolto sotto le macerie del suo stesso castello.
Pensò che forse avrebbe dovuto farsi dire il motivo per cui lei era stata male, ma scartò immediatamente l'idea.
Non era importante, la cosa che contava era che ora nessuno le avrebbe più fatto del male perché lui non l'avrebbe mai permesso.
Non permetteva mai a nessuno di fare del male alla sua ciurma e non avrebbe certo iniziato adesso che era quasi maggiorenne.
Sospirò all'idea, incupendosi.
Erano passati tanti anni senza che rivedesse molto dei suoi compagni ma anche così tutti loro si erano comportati come non contasse niente.
Soprattutto Zoro, che era tornato a camminare appena un passo dietro di lui con in mezzo Nami e al fianco Sanji, quasi quella fosse la loro posizione naturale e non sapessero mettersi in nessun altro modo.
Il suo Vice era rimasto lo stesso, il suo cuoco e il suo carpentiere non erano cambiati di una virgola e perfino Nami si era dimostrata sempre la stessa orgogliosa che non voleva l'aiuto di nessuno, ma capace di fidarsi di lui quando ce n'era veramente bisogno.
Per questo non aveva esitato ad affidarle il suo preziosissimo cappello di paglia, il tesoro che gli aveva regalato Shanks poco dopo averlo salvato dall'annegamento perdendo un braccio e poco prima che il Rosso si allontanasse lentamente da lui, quasi fosse risucchiato in un vortice che non gli permetteva più di passare il tempo con l'adorato bambino che aveva sempre cresciuto.
Il primo a sparire era stato Dragon, il padre che fino al giorno prima gli stava accanto e lo prendeva in braccio mostrandogli oltre il balcone le meraviglie del mondo e il giorno dopo non c'era più e non era mai più tornato.
Poi era toccato a lui separarsi dai suoi compagni, rimanendo in contatto solo con Usopp, Chopper grazie al fatto che vivevano lì vicino a lui, abbastanza da permettergli di andarli a trovare e a loro di recarsi da lui.
Era ricomparsa Robin, anni dopo, quando si era sposata con suo fratello Ace per puro scopo di sopravvivenza, con l'unico interesse di non essere perseguitata dai Tenryūbito e poter stare vicino al suo Capitano, cosa che il figlio del Bianco aveva approvato in pieno.
Ora era riuscito a riavere i suoi compagni, tutti quanti insieme che lo seguivano fedelmente senza aspettarsi da lui niente di meno e niente di più di quanto si fossero sempre aspettati, ma nonostante tutto Rufy si rendeva conto che la persona che era stata il suo punto fermo per tutti quegli anni, il suo mentore e la sua guida, se ne stava lentamente andando senza spiegargli il motivo proprio come aveva fatto Dragon.
Ed era una cosa che Rufy non riusciva davvero a sopportare, specie se considerava il fatto che di lì a poco probabilmente avrebbe anche lui dovuto prendere una moglie che non amava e che invece probabilmente avrebbe odiato perché se fosse stato sposato, non avrebbe potuto conquistare la cosa a cui teneva di più al mondo.
Il titolo di Re dei Pirati e la libertà che ne conseguiva.
Non sapeva chi suo nonno e gli altri avessero scelto come sua futura sposa, non lo aveva mai chiesto e sapeva che se anche l'avesse fatto probabilmente Garp non gliel'avrebbe detto e non per cattiveria ma perché era contrario quanto lui a quel genere di cose.
Si era sposato per amore, il Marine, all'epoca di Roger e della Line splendente e folgorante, all'epoca d'oro di un paese che ormai era libero solo di nome e presto forse non lo sarebbe stato più nemmeno per quello.
Quindi l'avrebbe conosciuta quel giorno stesso, la sua futura sposa.
Era sicuro che fosse qualche nobile, magari una proprietaria di molte ricchezze e senza scrupoli come tutte quelle che aveva incontrato per caso o di malavoglia alle feste che venivano periodicamente organizzate e a cui lui partecipava recitando un copione perfetto che poi andava a vomitare appena finita la festa.
Lui non sarebbe sottostato a quella messinscena, lo sapevano tutti quelli che lo conoscevano veramente appena un poco che non avrebbe mai accettato di sposarsi con nessuna, nemmeno se avesse provato per quella donna un'amore smisurato.
Perché aveva un sogno importante da seguire e non l'avrebbe messo da parte per niente al mondo, mai e poi mai.
Si sistemò meglio sul letto e sospirò.
Doveva solo aspettare che Zoro tornasse, poi qualcosa sarebbe sicuramente successo.
Non poteva davvero sperare che suo nonno avesse dimenticato che quello era il giorno del compleanno del suo prezioso nipotino.

   
 
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