PRESENTAZIONE:
Buondì,
gentaglio!
Ebbene, dopo aver postato vecchie drabble, flash fic, one-shot e
quant'altro, è
giunto il momento di rimettere mano a questa vecchia fanfiction a
capitoli,
sperando che almeno questa possa suscitare qualche reazione (e qualche
commento
in più! =P )
Iniziai a scriverla oramai 3 anni fa, quando lo show di House era
ancora al
massimo del suo splendore, ed è ambientata durante la serie
che davano
all'epoca: la quinta.
Per la precisione in un punto imprecisato dopo la 5x11 - 5x12.
So che oramai i ricordi di quelle puntate sono sfumati e chiusi nei
cassettini
della memoria, per cui ho pensato di farvi un veloce "ripasso" dei
personaggi e di cosa combinavano all'epoca.
House: ha baciato qualche puntata prima la Cuddy
(5x06), ma non vuole
avere una relazione con lei, o almeno così dice. Non ha
ancora le
allucinazioni.
Wilson: è ancora un pò scosso
dalla morte di Amber (finale 4 stagione),
ma ha capito di non poter stare lontano da House, l'unica persona in
grado di
farlo sorridere.
Cuddy: è riuscita ad adottare una
bambina, Rachel (5x11), e ora cerca di
destreggiarsi tra i suoi nuovi impegni di mamma e quelli vecchi di capo
dell'ospedale. Nelle puntate precedenti, forse, ha pensato davvero
potesse
nascere una relazione con House, ma quest'ultimo le ha fatto cambiare
idea...
Cameron e Chase: la prima a capo del pronto
soccorso, l'altro in
chirurgia, stanno finalmente (e seriamente insieme). Ogni tanto aiutano
ancora
House e i suoi nuovi "paperotti".
Foreman e Tredici: si frequentano, da poco. Tredici
è entrata nel trial
clinico, capitanato da Foreman.
Taub: ha confessato alla moglie di averla tradita,
ma le cose sembrano
andare bene (no, non si sono ancora separati e le figlie non sono
ancora nate).
Kutner: si è da poco scoperto che al
liceo era un bullo, e i suoi
pensieri sul suicidio (no, non è ancora morto...
>.< ).
Bene, fatta questa carrellata di personaggi, ho ancora da dirvi due
cosucce:
- questa fanfiction è piuttosto particolare
perchè è scritta a mo' di
"canovaccio", perchè volevo rendere la recitazione. I
capitoli
saranno per cui divisi in "scene", con scritto solitamente il luogo e
i personaggi in scena (es. Ufficio della Cuddy, House e Wilson). I
dialoghi invece
saranno scritti mettendo all'inizio il personaggio che parla (es.
House:
"Ciao, come va?"). Ci potrebbero essere flashback, nel qual caso ci
saranno indicazioni nel titolo della scena. [Sembra tutto molto
complicato, ma
in realtà è più semplice della
spiegazione!]
- la storia è divisa in parti, che sono poi i giorni in cui
si svolge (es.
Prima parte = Primo giorno). Ho già tutta la prima parte
pronta, e mentre la
posterò (credo di riuscire un capitolo a settimana),
andrò avanti a scrivere.
Che dire? Scusate per questa pappardella, ma serviva per spiegarvi,
giuro. xD
Spero che vi piaccia, e che riuscirà ad emozionarvi almeno
un pò!
Rika (=
Everybody Lies
- Good to Know -
Prima parte - Day 1
Chapter
1 – Something
is
happening
- Ospedale noto,
due medici di nostra conoscenza-
Scarpe
marroni, pantaloni
grigi, camicia bianca, giacca beige e cravatta caki: pessimi
abbinamenti.
L’uomo,
seduto
davanti ad una scrivania, leggeva delle cartelle, e ogni tanto scriveva
qualcosa con una stilografica dalla bella fattura, in assoluto silenzio.
Non
si sentiva nulla,
tranne un fastidioso rumore regolare: tum-tum-tum.
Era
una pallina rossa
e grigia, che un secondo uomo, che indossava sneakers, blue jeans e una
maglietta nera dei “The Who”, tirava con una mano
contro il muro, per poi riprenderla
con l’altra mano.
Wilson
come al solito
cercava di fare il proprio lavoro, mentre House, altrettanto
ordinariamente,
era svaccato a far nulla sul divanetto dell’ufficio di
Wilson, il bastone
abbandonato a terra.
Tum-tum-tum.
House:
« Esattamente quanti
disgraziati con il cancro, ma naturalmente miracolati dal tuo aiuto,
sono stati
seduti su questo divanetto? »
L’altro
rispondendo
continuò a scrivere. E non badò al tono ironico
di House.
Wilson:
« Ma non so…
ti va di leggere le mie cartelle? »
House:
« No, per
carità! Non ci tengo a sapere quante malate di tumore ti sei
portato a letto! »
Wilson
sbuffò. Non
aveva nessuna intenzione di rispondere.
Tum-tum-tum.
Wilson:
« Ma non hai…
? »
House:
« Se stai per
chiedermi se non ho nulla da fare, risparmia il fiato,
perché la risposta è
ovvia. Certo, potrei andare all’ambulatorio… oh,
ma aspetta! Credevo che il
compito dei medici fosse curare le malattie! »
Wilson:
« Per la
verità sarebbe curare i malati, e… »
replicò alzando appena lo sguardo verso di
lui.
House:
« Ah, tutte
cavolate! Evitami la ramanzina! »
Wilson
tornò a
scrivere, scuotendo la testa sconsolato.
Tum-tum-tum.
Wilson
smise di
scrivere all’improvviso, corrugando la fronte.
Wilson:
« Hai notato
l’assenza della Cuddy, questa mattina? »
House:
« Ah, ecco
cos’è che mi mancava oggi! Mi chiedevo come mai
non sentissi quella
fastidiosissima vocina nell’orecchio, che cerca sempre di
dirmi cosa fare e non
ci riesce mai. »
Wilson:
« Si sarà
presa la mattina per Rachel. » affermò, ignorando
l’amico.
House
smise un attimo
di tirare la pallina, alzò le spalle e sollevò un
angolo della bocca in un
sorrisetto, con la sua solita espressione beffarda.
House:
« Giusto! Che
dici?! Si sarà finalmente decisa ad affogare la piccola
“Rachel-pappa-cacca-vomito-pianto-amore di mamma”?!
»
Wilson
scosse la
testa.
Wilson:
« Sei sempre
il solito. » commentò borbottando.
Sospirò
e ricominciò
a scrivere.
Tum-tum-tum.
- Tre ore prima,
davanti ad una graziosa villetta-
La
donna uscì di
fretta dalla casa, spingendo avanti la carrozzina e sbattendosi la
porta dietro
le spalle.
Vestiva
scarpe nere a
spillo, una gonna blu che gli arrivava alle ginocchia con uno spacco di
qualche
centimetro, una camicia azzurra i cui bottoni erano sbottonati fin
quasi al
seno, una giacchetta coordinata alla gonna e un foulard bianco al
collo. Infine
aveva i capelli sciolti, lasciati cadere sopra il tailleur.
Mosse
qualche passo
in avanti, ma all’improvviso si sentì tirata dal
collo, e fu sbalzato
all’indietro. Imprecando a bassa voce, strattonò
il foulard per toglierlo
dall’incastro nella porta, quando –crash!-.
Cuddy:
« Perfetto. »
disse arrabbiata mentre si rialzava da terra « ora ci si
mette anche il
foulard! »
Cuddy
lasciò il
foulard rotto in mezzo alla porta, e sbuffando e borbottando che era
uno dei
suoi preferiti, afferrò i manici della carrozzina e la
spinse lungo il vialetto
della villa.
Cuddy:
« Proprio oggi
doveva ammalarsi la baby-sitter! » guardò
nervosamente l’orologio « Sono in
ritardassimo! »
Arrivata
davanti
all’automobile si accorse di aver dimenticato le chiavi della
sua macchina in
casa. Alzò gli occhi al cielo, arrabbiata. Diede
un’occhiata a Rachel per
assicurarsi che fosse tutto a post, poi fece dietro-front e
tornò a passo di
marcia dentro alla villa.
Pochi
secondi dopo,
affannata e di umore già nero, era nuovamente vicino alla
macchina.
Cuddy:
« Ah, Rachel,
Rachel. Stavolta la mamma è proprio in ritardo. »
disse guardando la bambina
nella carrozzina « Sono davvero nei guai. »
Improvvisamente
si
sentì immobilizzata in una presa ferrea, un braccio spuntato
dietro di lei le
stringeva le braccia alla vita, mentre una mano le chiudeva la bocca.
Una voce
profonda le sussurrò all’orecchio: «
Sì, dottoressa Cuddy. Lei è davvero nei
guai. »
L’ultima
cosa che
vide, mentre sprofondava nell’oblio, fu
l’espressione della figlia che la
guardava curiosa con i suoi grandi occhi grigi. Con gli occhi sbarrati
dal
terrore, alla Cuddy non servirono le proprie competenze mediche per
capire che
qualcuno la stava drogando con il fazzoletto premuto sulla sua
bocca…
-Sei ore dopo,
House’s home-
House
era stravaccato
sul suo divano, e stava facendo zapping alla tv. Era appena tornato, in
anticipo come sempre, dal lavoro. Il suo telefono cellulare
cominciò a
squillare: si protese sul divano, arrivando appena con le dita ad
afferrarlo.
Guardò il nome apparso sul telefonino e sorrise.
House:
« Cuddy! »
rispose con la sua intonazione beffeggiatrice « Wilson ti ha
cercato tutto il
giorno! Dov’eri finita?! Anche se personalmente non ho
sentito la tua mancanza,
ma… Non ti avranno mica rapito? »
ridacchiò stupidamente, non sapeva quanto
vere potessero essere le sue parole derisorie, ma si fermò
subito sentendo il tono
di lei e la sua voce incrinata.