“Un giorno tutto questo finirà”, urlava il mio inconscio. Ma non ne ero più così convinta. Non lo ero affatto.
Ma avrei patito mille volte tutto questo, pur di farlo stare bene e, in un qualche modo, vicino a me. Avrei preferito andare all’inferno anziché vederlo tra le braccia di qualcun altro...
Mi alzai cercando la forza nelle gambe ed entrai in camera mia. Evitai lo specchio e raggiunsi il mobiletto impolverato. Presi il primo pantalone della tuta e una maglietta bucherellata e li indossai. Mi lasciai cadere sul letto e afferrai la sua foto, stringendola al petto.
- Perdonami...- singhiozzai, chiudendo gli occhi.
- Perdonami se puoi- i singhiozzi continuarono a scuotermi il petto, mentre i miei occhi calavano sempre di più. Sentivo la gola piena e lo stomaco bruciare. I muscoli indolenziti e la pelle ardere.
Mi addormentai, probabilmente. Ma fu un sonno movimentato. Sentivo caldo, tanto caldo. Come se mi trovassi tra le fiamme di un ardente fuoco. Come se stessi bruciando dall’interno.
Ma, molto probabilmente, era solo quello che stava realmente accadendo.
Stavo bruciando.

Dal Capitolo:
Mi guardo intorno, cercando di capire se qualcuno mi stia seguendo.
Per ora la prima parte del piano sta funzionando. Mi sto anche accorgendo che parlo come un fottuto fuggiasco, dopo aver rapinato una banca. La differenza è che non ho rapinato una banca, sto solo fuggendo dall'altra parte di me: quella che odio e disprezzo con tutto me stesso; e odio ancora di più il fatto che IO stesso ho permesso che mi facessero diventare quello che volevano.